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CASSAZIONE PENALE: 1989
(3) Non si rinvengono precedenti specifici della Cmte di cassazione. .
Nella giurisprudenza di merito Ia costituzione di parte civile del o n ~ i g l i o di fabbrica nel case d1
infortunio sullavoro e stata ritenuta ammissibile da Trib. Vercelli, 19 maggie 1983, Munda, in Riv.
giur. lav., 1983, p. 647; Trib. Lodi, 25 maggie 1982, Ligorio, ivi, 1983, p. 648. In sense contrario v.
Trib. Milano, 19 maggie 1982, Ambrogio, in Dir. lav., 1983, II, p. 156.
In genere, sulla costituzione di parte civile delle organizzazioni sindacali v. FoGUA, Sindacato e
costituzione di parte civile: ancora in discussione Ia tutela deg/i interessi co/lettivi, in questa Rivista,
1983, p. 1828; LuCCIOLI, Brevi riflessioni sui/a giurisprudenza piii recente in tema di costituzione di
parte civile delle associazioni sindacali, ivi, 1984, p. 155.
(4) Non si rinvengono precedenti specifici, rna l'affermazione sembra direttamente ricollega-
bile alla disposizione del!'art. 186 c.p.; infatti Ia pubblicazione della sentenza prevista da questo
articolo" ha natura diversa da quella prevista dall'art. 19 che configura una pena accessoria: si tratta
di una sanzione civile diretta a riparare il danno non patrimoniale cagionato da qualsiasi reate
(SCHIAVANO, in Commentario breve a/ codice penale, diretto da Crespi, Zuccala, Stella, 1986, p. 377).
1191- Sez. un. - C.c. 23 novembre 1988 ( dep. 8 maggio 1989)- Pres. Zucconi Galli Fonse-
ca- Rei. Dolce- P. M. (cone!. conf.)- Polo Castro.
[1092/192] Estradizione - Ordine di arresto dell'estradando - Ricorso per cassazione - AmmissibilitA.
(C.p.p. artt. 263-bis, 663).
[1668/4] Legge penale - Convenzione europea per Ia salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle Iiberti
fondamentali - lmmediata applicazione delle sue norme in Italia - Limiti.
(L. 4 agosto 1955 n. 848; Convenzione europea per Ia salvaguardia dei diritti dell'uomo
e delle liberta fondamentali 4 novembre 1950).
{1092/1921 Estradizione - Ordine di arresto dell'estradando - Termine per ricorrere in cassazione -
Decorrenza - OperativitA per l'estradando e pe.r il difensore.
(C.p.p. art. 663; d.P.R. 25 ottobre 1955 n. 932, art. 10).
Avverso l'ordi'ne di cattura (ora di arresto, ai sensi dell' art. 691. 5 agosto 1988 n. 330)
emesso, a richiesta del ministro della giustizia, dal procuratore generate presso Ia corte di
appello o dal procuratore della Repubblica del luogo in cui si trova una persona di cui if
ministro intende offrire 0 di cui e domandata da uno SUllO estero l'estradizione e ammissibile
esclusivamente il ricorso per cassazione perche Ia solenne enunciazione dell'inviolabilito della
Iiberto personale fatta dall' art. 13 Cost. non solo impone allegislatore e all'interprete il ricono-
scimento di una tendenziale priorito al bene della Iiberto personate quando esso entra in con-
flitto con .un diverso interesse e non sussistono altri strumenti di risoluzione dell'antinomia, ma
si estende ai rimedi volti ad assicurare la reintegrazione dello status libertatis e in ogni caso
garantisce Ia legittimazione ad avvalersi del minimum di tutela processuale espressamente
riconosciuto dall'art. 111 Cost., ove si intenda controllare se it sacrificio imposto alia Iiberto
personate dai pubblici poteri abbia travalicato i limiti ammessi dalla Carta fondamentale (1).
Le norme della Convenzione europea per Ia salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle
Iiberto fondamentali, salvo quelle il cui contenuto sia da considerarsi cosi generico da non
delineare specie sufficientemente puntualizzate, sono di immediata applicazione nel nostro
Paese e vanrw concretamente valutate nella /oro incidenza sul piu ampio complesso normativo
che si e venuto a determinare in conseguenza del/oro inserimento nell' ordinamento italumo.
La precettivita in Italia delle norme della Convenzione consegue dal principia di adatta-
mento del diritto italiano at diritto internazionale convenzionale per cui ove /'alto oil Jatto
normativo internazionale contenga il modello di un atto interno completo nei suoi elementi
essenziali, tale cioe da poter senz' altro creare obblighi e diritti, l' adozione intern a del modello
di origine internazionale e automatica (adattamento automatico), ove invece l'atto internazio-
nale non contenga detto modello le situazioni giuridiche interne da esso imposte abbisognano,
per realizzarsi, di una specifica attivita normativa dello Stato (2).
11 termine di tre giorni per ricorrere in cassazione avverso il provvedimento (ordine di
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DECISION! DELLE SEZIONI UNITE
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arresto) che ordina Ia cattura dell'estradando decorre dal giorno della consegna a costui del
provvedimento stesso, ove tale atto debba essere eseguito, o dal giorno della notifica, ove
l'estradando sia gia detenuto per altra causa. Tale decorrenza opera sia nei confronti dell'im-
putato che nei confronti del difensore (3).
FArro.- A seguito di richiesta del Ministero eli grazia e giustizia del3 .agosto 1988, il12
agosto 1988 il procuratore generale della Repubblica presso Ia Corte d' appello di Firenze ha
emesso ordine di cattura, ai sensi dell'art. 663 c.p.p. nei confronti di Roberto Polo Castro,
col pi to da mandato di arresto del giudice istruttore del Tribunale di Ginevra per truffa, falso
ed altro.
L'ordine di cattura e stato notificato in carcere a! Castro \o stesso giorno 12 agosto 1988.
II difensore, avv. Berni, ne ha presa visione formalmente i19 settembre 1988, pur aven-
done gia avuto conoscenza i! 22 agosto 1988, giorno nel quale ha presenziato all'interrogato-
rio dell'estradando da parte del sostituto procuratore della Repubblica.
Avverso il provvedimento, divenuto frattanto << ordine di arresto >>per effetto dell'art.
69 I. 5 agosto 1988 n. 330, il difensore, con atto 9 settembre 1988, ha proposto ricorso per
cassazione ed ill3 dello stesso mese ha depositato i correlativi motivi.
Con questi, asserita l'amrnissibilita del gravame, lamenta violazione di Iegge e mancan-
za di motivazione, quali distinti vizi del provvedimento impugnato.
Ai fini di dimostrare l'ammissibilita del ricorso, il Polo Castro premette che con ordi-
nanza 11 ottobre 1983 della seconda sezione penale, ricorrente Angelopoulos, questa Corte
ha mutato il precedente indirizzo giurisprudenziale, in quanto ha ritenuto ammissibile il
ricorso per cassazione avverso l'ordine di cattura emesso dal pubblico ministero per fini
estradizionali.
Rileva che una diversa soluzione sarebbe incompatibile con Ia Convenzione europea
per Ia salvaguardia dei diritti dell'uomo, per Ia quale (art. 5) ogni persona, privata della
liberta personale, ha diritto di presentare ricorso ad un'autorita giurisdizionale peril control-
lo della legittimita del provvedimento restrittivo.
Poiche- aggiunge - !'art. 16 della Convenzione europea di estradizione - prevalente
sulle norme di diritto interno in forza dell'art. 656 c.p.p.- prevede l'arresto provvisorio a
fini estradiziona!i soltanto in caso di urgenza e poiche I' art. 13 Cost. sottopone comunque a
controllo giurisdizionale questa forma di privazione della liberta personale, l'assenza di tale
controllo sarebbe in contrasto con Ia norma costituzionale. Non solo: l'affermazione che
l'autorita giudiziaria, quale e senza dubbio il pubblico ministero che emette l'ordine di arre-
sto a richiesta del guardasigilli, sarebbe vincolata a tale richiesta, svuoterebbe di contenuto
l'obbligo, sancito sempre daU'art. 13 Cost., di motivazione dei provvedimenti restrittivi della
liberta personale e lederebbe il principio di cui all'art. 104 comma 1 Cost., in virtu del quale
la magistratura, cui sicuramente appartiene il pubblico ministero, costituisce un ordineauto-
nomo ed indipendente da ogni altro potere.
Circa i vizi innanzi indicati, :il ricorrente ravvisa Ia mancanza di motivazione in quanto
- a suo avviso- allorche sia disposta Ia cattura della persona richiesta in estradizione e gia
arrestata provvisoriamente, e indispensabile il riferimento, quanto meno, al pericolo di fuga:
per soddisfare Ia ratio dell'art. 16 della Convenzione europea per l'estradizione, secondo il
quale lo stato di detenzione none necessitato dalla procedura estradiziona!e a meno che non
sussista tal pericolo.
Altrimenti opinando, l'ordine di cattura emesso ex art. 663 c.p.p. perde i requisiti tipici
di un provvedimento giurisdiziona!e e si risolve in un atto dovuto per effetto della richiesta
del ministro: il che ingenera il dubbio di incostituzionalita di detto articolo del codice di
procedura penale in riferimento all'art. 13 Cost.
L'altro vizio sussisterebbe in quanto !'art. 254-bis c.p.p. sarebbe applicabile anche alia
custodia per fini estradizionali, in virtu del principio di adeguatezza al quale va ragguagliato
ogni provvedimento incidente sulla liberta personale. Ma quello disposto nei confronti di
esso ricorrente non da contezza della mancata adozione di una misura diversa dalla custodia
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in carcere. Talche il vizio di motivazione innanzi en uncia to da luogo l!nche ad l,lna violazione
di Iegge processuale, cioe, per l'appunto, della norma contenuta nell'art. 254-bis c.p.p.
II procuratore generale presso questa Corte, nella requisitoria scritta, conclude per l'i-
nammissibilita del gravame. Anzitutto, sotto il profilo della inoppugnabilita del provvedi-
mento, anche soltanto per cassazione; cosi uniformandosi alia prevalente giurisprudenza,
della quale si dira analiticamente in seguito.
E, poi, sotto il profilo della tardivita della dichiarazione d'impugnazione, in quanta il
provvedimento, nella sua interezza, e stato ritualmente notificato a! Polo Castro il12 agosto
1988 ed e venuto a conoscenza del difensore il 22 agosto 1988, giomo in cui, alia presenza
dell'avv. Berni, l'estradando e stato interrogato in carcere dal pubblico ministero.
Con una memoria 8 novembre 1988 Ia difesa ribadisce l'ammissibilita del ricorso facen-
do richiamo anche alia sentenza della Corte costituzionale n. 54 del21 giugno 1979, confer-
mativa del principio peril quale, in assenza di norme di diritto internazionale generalmente
riconosciute, Ia conformita della Costituzione si impone anche per le leggi di esecuzione
degli accordi di estradizione.
E ritiene di contestare validamente l'argomento addotto dal procuratore generale a
sostegno della rappresentata tardivita dell'impugnazione- il provvedimento dover ritenersi
cognito dai difensore sin dal22 agosto 1988 - mettendo in evidenza che cio non puo assurge-
re ad una sottoscrivibile deroga al disposto dell'art. 263-bis c.p.p., << che in fattispecie analo-
ga, rna perfettamente assimiiabile alia presente , prevede che il termine per proporre istan-
za di riesame decorre, peril difensore, dalla data della notificazione dell' avviso di deposito
del provvedimento.
Nel caso che ne occupa non si e fatto luogo a tale notificazione e di essa puo essere
ritenuto valido sostitutivo soltanto l'attestazione <<per presa visione all' avv. Berni ai fini
della notifica , apposta da esso avvocato in calce alia copia dell'ordine di cattura, il 9 set-
tembre 1988.
AII'udienza camerale dellS novembre 1988, Ia quinta sezione penale di questa Corte,
rilevata Ia sussistenza di contrasto giurisprudenziale sull'assoggettabilita a ricorso per cassa-
zione dell' ordine di arresto emesso nei confronti dell'estradando, ha inviato gli atti - per
!' eventuate assegnazione del ricorso alle sezioni penali unite- a! primo presidente. II quale,
ritenuta Ia convenienza, ha disposto tale assegnazione.
DIRIITo. - Questa Corte, a sezioni unite, e chiamata a decidere se e ammissibile il
ricorso per cassazione avverso l'ordine di cattura (ora di arresto: art. 69 I. S agosto 1988 n.
330) emesso, a richiesta del ministro della giustizia, dal procuratore generale presso Ia corte
d'appello o dal procuratore della Repubblica delluogo in cui si trova una persona << di cui iJ
ministro intende offrire o di cui e domandata da uno stato estero l'estradizione (art. 663
comma l o c.p.p.).
Fino al1983, le sezioni semplici hanno costantemente escluso Ia suddetta impugnazione
(per l' ammissibilita, in genere, avverso i provvedimenti relativi alia liberta personale nella
procedura di estradizione, facendone applicazione all'ordine di scarcerazione per perenzio-
ne dell'arresto, un pronunciato dell'S aprile 1954, della seconda sezione di questa Corte
imputato Reyna Madariaga, in Giust. pen., 1954, III, 401) rilevando:
- che J'ordine di cattura dell'estradando si ricollega ad una facolta discrezionale del
ministro e che << nessun mezzo di impugnazione e previsto neUe norme che disciplinano lo
Speciale istituto della estradizione (Sez. II, 8 marzo 1961, Sarfati);
- che detto ordine, perche relativo a tal procedimento, << diretto ad assicurare Ia colla-
borazione degli Stati contro Ia delinquenza, non fa parte di un normale procedimento pena-
le, ne quindi puo essere compreso fra i provvedimenti giurisdizionali, ne fra quelli relativi
alia liberta personale, <!Spressamente impugnabili per cassazione (Sez. fer., 4 settembre
1968, Faiola);
- che Ia richiesta del ministero della giustizia e insindacabile e vincolante peril procu-
ratore generale e per ii procuratore della Repubblica; talche il provvedimento- caratteriz-
zato dalla provvisorieta - da questi adottato, ha natura meramente strumentale, cioe si
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DECISIONI DELLE SEZIONI UNITE
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esaurisce nel dare l'avvio alia procedura di estradizione e, pertanto, non ha carattere giuri-
sdizionale (Sez. I, 1 giugno 1976, Arcano) ne puo essere compreso tra quelli restrittivi della
liberta personale, che presuppongono un procedimento penale, laddove il procedimento in
questione e soltanto un procedimento di volontaria giurisdizione, modellato nelle forme
della giurisdizione contenziosa, Ne deriva che il ripetuto ordine, avendo natura puramente
cautelare amministrativa, none impugnabile per cassazione ne a norma dell'art.l90 c.p.p. e
1l1 Cost., ne ai sensi dell' art. 263-bis c.p.p. >> (Sez. r, 4 giugno 1980, Caliari; Sez. II, 18
febbraio 1983, Dreyfus).
Nello stesso senso, argomentando dall'uno o dall'altro dei profili innanzi sintetizzati,
anche: Sez. II, 14 febbraio 1972, Klicker; Sez. l, 23 ottobre 1972, Wiedemann; Sez. II, 8
ottobre 1973, Stainicic; Sez. I, 14 maggio 1976, Zippo; Sez. I, 18 dicembre 1983, Matic; Sez.
V, 19 dicembre 1983, Wolf.
Nel1983, con ordinanza 11 ottobre (imputato Angelopoulos) Ia seconda sezione di que-
sta Corte ha invece ritenuto I'ammissibilita dell'impugnazione che ne occupa richiamando
all'uomo, anzitutto, quella dottrina secondo Ia quale l'inviolabilita del diritto di liberta sand-
to dall'art. 13 comma 1 Cost. ha un duplice significate: che deve essere ammesso, come
minimo, un rimedio idoneo a promuovere l'accertamento sull'esistenza o meno dei presup-
posti che legittimano Ia misura restrittiva e che tale rimedio deve riuscire operante in qual-
siasi situazione lesiva, indipendentemente dalla natura dell'autorita che dispone il prov-
vedimento coercitivo, non potendo ritenersi violabile o inviolabile il bene della liberta, se-
condo che sia un organo o l'altro dei pubblici poteri ad assumere l'iniziativa.
L'ordinanza pone in rilievo, poi; che l'indirizzo giurisprudenziale innanzi sintetizzato e
in contrasto con Ia Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle
liberta fondamentali (format a a Roma il 4 novembre 1950 e resa esecutiva in ltalia, insieme
al protocollo addizionale firmato a Parigi il 20 marzo 1952, con I. 4 agosto 1955 n. 848), Ia
quale nell'art. 5 n. 1, lett. f) consente espressamente di adottare misure di coercizione perso-
nale a carico del soggetto contro il quale e in corso un procedimento di estradizione, accor-
dando pero, nel n. 4 dello stesso articolo, a chiunque venga privato della liberta personale il
diritto di proporre un ricorso, diretto a sollecitare una decisione sulla legalita dell'arresto o
della detenz.ione.
Nell'ordinanza si fa presente, inoltre, che all'impugnabilita per cassazione dell'ordine di
cattura emesso ai sensi dell' art. 663 c.p.p.- non suscettibile, si precisa, del riesame previsto
dall'art. 263-bis comma 1 dello stesso codice- none di ostacolo la natura amministrativa
del procedimento di estradizione. E cio perche, non essendo questa consentita ove non
intervenga una delibazione favorevole dall'autorita giudiziaria circa Ia sussistenza delle con-
dizioni richieste dalla Iegge per farvi luogo, consegue che il ripetuto ordine di cattura- atto
che legittima Ia detenzione dell'estradando- non puo essere considerate atto amministra-
tivo di mera esecuzione della richiesta ministeriale, pena il contrasto del citato art. 663 con
!'art. 13 Cost., rna deve essere motivato, quanto meno, con una prima deliberazione e sulla
legittimitit della richiesta, deliberazione che, quindi, non puo essere sottratta a! controllo
della Corte di cassazione '' .
A tal controllo - si conclude - non e di ostacolo nemmeno il carattere provvisorio
del provvedimento " posto che nella relazione ministeriale al codice di rito e detto che esso
non ha necessariamente carattere di provvisorieta pili che non lo abbia l'arresto avvenuto
per ordine di cattura del pubblico ministero nell'istruzione .
Queste sezioni unite condividono il secondo dei surriportati orientamenti, integrando e
rettificando, tuttavia, le argomentazioni sulle quali esso si articola, li dove le medesime sene
rivelano abbisognevoli.
Ai fini della giustificazione e della migliore intelligenza del richiamo - esatto - al
duplice significate da annettere al comma 1 dell' art. 13 Cost., e che
si precisi- come compiutamente fa Ia dottrina- che_la solenne della
bilita della liberta personale ha una portata che va a! d1 Ia della forza d11mporre allegislatore
e all'interj:>rete il riconoscimento di una tendenziale priorita a! bene della liberta personale
quando esso entra in conflitto con un diverso interesse e non sussistono altri strumenti di
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CASSAZIONE PENALE: 1989
risoluzione dell'antinomia: si estende nel settore dei rimedi volti ad ottenere Ia reintegrazio-
ne dello status libertatis. Talche Ia Costituzione, dichiarando detto status inviolabile, garanti-
sce in ogni caso Ia legittimazione ad avvalersi del minimum di tutela processuale espressa-
mente riconosciuto (art. ill Cost.), ove si intenda controllare se il sacrificio imposto alia
liberta personale dai pubblici poteri abbia travalicato i limiti ammessi da essa carta fonda-
roentale. n che riferito ad un atto del pubblico ministero, qua\e e l'ordine di cattura (arresto)
dell'estradando- e stante l' art. 263-bis c.p.p. (in qualunque delle formulazioni assunte
nella sua evoluzione: Iegge 1955, 1982, 1984 e 1988), e bastevole a far ritenere ammissibile il
ricorso per cassazione avverso il detto ordine di cattura.
L'orientamento giurisprudenziale condiviso fa richiarno, altresi, come si e detto, alla
Convenzione europea per Ia salvaguardia dei diritti dell'uomo e deUe liberta fondamentali.
II richiamo- e ovvio-e pertinente. Ma questa Corte non puo limitarsi a confermarlo.
Perche anche qui, stante Ia sussistenza di due indirizzi giurisprudenziali divergenti, e a deci-
dere- dandone contezza - quale di essi e da privilegiare.
In quest'ultimo quinquennio Ia prima sezione penale in alcune sue decisioni, ha affer-
mato - con riferimento al principio che l'imputato va tempestivamente informato delle
fonti e delle ragioni dell'accusa, ovvero che sia giusto il processo al quale viene sottopo-
sto- che Ia menzionata convenzione ha natura pattizia e, quindi, efficacia vincolante per
<< le alte parti contraenti >> e non anche peri relativi sudditi , nonostante l'oggetto della con-
venzione e dei corrispondenti obblighi internazionali riguardi proprio cost oro ed i !oro diritti
fondamentali.
A riprova dell'affermazione - cioe << Ia non agibilita delle violazioni della convenzione
dinanzi ai giudici nazionali >>- si adduce che con ia stessa convenzione, allo scopo di assicu-
rare il rispetto degli impegni assunti dalle alte parti contraenti, sono stati creati due organi:
una Commissione europea dei diritti dell'uomo ed una Corte europea dei diritti dell'uomo,
che possono essere aditi solo dalle << alte parti contraenti >> . E see consentito adire Ia Com-
missione anche ad<< ogni persona fisica, ... ogni organizzazione non governativa e a gruppi
di cittadini , cio non puo avvenire << che dopo I' espletamento di ricorsi interni ... e nel
termine di sei mesi a partire dalla data della decisione interna definitiva >>.
Si aggiunge che il carattere mediato delle disposizioni contenute nella Convenzione e
chiaramente denunziato dall'art. 57, il quale impone ad ogni altra parte contraente di forni-
re, su domanda del segretario generale del Consiglio d'Europa, le delucidazioni richieste
circa il modo con cui le norme del suo diritto interne assicurano l'applicazione effettiva di
tutte le disposizioni della Convenzione (Sez. I, 23 marzo 1983, Fignagnani; Sez. I , 20 ottobre
1983, Bonazzi; Sez. I, 7 novembre 1983, Canale; Sez. I, 19 gennaio 1984, Giusto. Sostanzial-
mente, nello stesso senso, in precedenza, con riferimento alla rinuncia alla difesa tecnica:
Sez. III, 31 marzo 1978, D'Aiessio; Sez. V, 12 febbraio 1982, De Fazio).
In altre decisioni Ia stessa prima sezione (7 dicembre 1981, Faglietti; 20 aprile 1982,
Bonfanti; 27 ottobre 1984, Venditti) - ancora in riferimento al processo giusto- ha per
contro affermato che le norme della Convenzione- salvo, ovviamente, quelle il cui conte-
nuto, pur utilizzati gli usuali metodi interpretativi, sia da considerarsi s1 generico da non
delineare specie sufficientemente puntualizzate - sono di immediata applicazione nel no-
stro Paese e vanno concretamente valutate nella !oro incidenza sui piu ampio complesso
normativo che si e venuto a determinare in conseguenza del !oro inserimento nell' ordina-
mento italiano.
Piu analiticamente, per dimostrare che il cittadino e titolare della pretesa a! rispetto dei
diritti garantitigli dalla Convenzione, si e fatto richiamo agli artt. 1 e 13 della medesima
rilevando che, a mente dell'art. lie << Alte Parti contraenti riconoscono >> (e non gia << si
impegnano a rispettare come figurava nella prima stesura del progetto di Convenzione e
come figura in altri trattati, ivi compreso il Patto internazionale dei diritti civili e politici)
<< ad ogni persona soggetta alia !oro giurisdizione i diritti e Ia liberta definiti al titolo primo
della presente Convenzione >>. E rilevando, altresi, che ai sensi del secondo di detti articoli
(art. 13) ogni persona i cui diritti e liberta riconosciuti nella presente Convenzione fossero
v!olati_ ha diritto a presentare un ricorso avanti ad magistrato nazionale, anche quando Ia
VIolazJOne fosse stata commessa da persone che ag1scono nell' esercizio di funzioni ufficiali ''
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DECISIONl DELLE SEZIONl UNITE
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Dall' esame congiunto delle due surriportate disposizioni- delle quali Ia seconda istitu-
tiva di una garanzia interna, internazionalmente prevista e resa obbligatoria- e evidente-
si argomenta - che all'interno di ciascuno Stato, per il singolo Cittadino, Ia protezione dei
diritti umani non e << riflessa >> - tutelata, cioe, per il tramite dell'impegno assunto dal
destinatario della norma, che sarebbe lo Stato - rna diretta >> , proprio perche i diritti
umani ineriscono al singolo quale attributo della sua personalita e Ia convenzione, da un Ia to
riconosce formalmente Ia !oro esistenza e, dall'altro, conferisce al singolo Ia legittimazione
attiva per garantirne Ia tutela giurisdizionale.
La facolta - si soggiunge - per il singolo che alleghi Ia violazione di un suo diritto
riconosciuto dalla Convenzione di adire, ai sensi dell'art. 25 della stessa, Ia Commissione
europea dei diritti dell' uomo non pregiudica ne Ia immediata applicabilita interna delle nor-
me della Convenzione ne Ia natura dei diritti (soggettivi e perfetti), riconosciuti all'indivi-
duo. L'una e l'altra, anzi, ricevono ulteriore conferma dalla circostanza chela Commissione
non puo essere adita se non previo esperimento dei rimedi interni. In realta- si conclude-
Ia Convenzione, con Ia istituzione di organi internazionali di giustizia (che l'Italia ha accetta-
to) ha inteso rafforzare all'interno Ia tutela dei diritti riconosciuti ed ha, al contempo, previ-
sto Ia possibilita di un controllo sui modo con il quale le auto rita giudiziarie nazionali assicu-
rano il rispetto dei diritti stessi.
Queste sezioni unite condividono il secondo degli orientamenti giurisprudenziali innan-
zi riferiti, avvertendo, tuttavia, Ia opportunita di completare le argomentazioni sulle quali
esso si articola per annettere << precettivita >> aile norme della Convenzione e, quindi, per
contestare Ia fondatezza di quelle addotte dall'indirizzo opposto per inferirne, invece, Ia
natura programmatica '' Puo, anzi, subito aggiungersi che l' unica argomentazione, in so-
stanza, formulata a riprova di tal natura- Ia previsione di organi internazionali di giustizia
da poter adire, pero, soltanto dopo avere esperito i rimedi interni - anche a parere di
questa Corte non accredita - e definitivamente come sembra invece si ritenga - Ia bonta
della tesi sostenuta. Pur se, per converso per quanto si dira subito qui di seguito, non puo
essere assunta a considerazione determinativamente confermativa che nel nostro paese, in
linea di massima, le norme della Convenzione sono di immediata applicazione e, soprattut-
to, che all'interno dello Stato aderente alia Convenzione, e i diritti da questo riconosciuti
agli individui sono << soggettivi e perfetti >>.
La << precettivita >> o meno, nel nostro Paese, delle norme della Convenzione- atteso
che per essa e peril protocollo addizionale e intervenuta l' autorizzazione alia ratifica e l'atto
di esecuzione (!. 4 agosto 1955 n. 848)-consegue dal principio generalmente indica to come
quello di adattamento del diritto italiano al diritto internazionale convenzionale ( e non gia al
diritto internazionale generate, per il quale e operante l' art. 10 Cost.).
Per dottrina concorde e corrente, ove l'atto oil fatto normativo internazionale contenga
il modello di un atto interno completo nei suoi elementi essenziali, tale cioe da poter senz' al
tro creare obblighi e diritti, l'adozione interna del mode!lo di origine internazionale e auto-
matica (cosiddetto adattamento, per l'appunto, automatico). Ove, invece, l' atto internazio-
nale non contenga detto mode!lo, non sia, quindi, come suol dirsi self-executing, le situazioni
giuridiche interne da esso imposte abbisognano, perche si realizzino di una specifica attivita
normativa dello Stato.
Con queste precisazioni, le sezioni unite ritengono di determinare l' indirizzo giurispru-
denzia!e che hanno innanzi dichiarato di condividere e, quindi, di affermare- cosl dirimen-
do il contrasto sottoposto a! !oro esame- Ia immediata operativita, in Italia, delle norme
della Convenzione.
Da questa conclusione Ia dottrina attenta alia specie che ne occupa gia da tempo -
eccezion fatta per qualche voce rimasta isolata- trae Ia conseguenza che esistendo nell'or-
dinamento italiano norme quali queUe contenute negli artt. 111 comma 2 Cost. , 190 comma
2 c.p.p. e 263-bis stesso codice (nella sua originaria formulazione) -Ia previsione, cioe, di
un mezzo atto a rimruovere Ia situazione lesiva dello status libertatis- non e suscettibile di
fondata contestazione Ia immediata applicabilita del!' art. 5 n. 4 della Convenzione. Questa,
insomma, si pone come norma attributiva del potere di adottare il rimedio gia previsto dal
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CASSAZIONE PENALE: 1989
codice di procedura penale per i casi in cui l'ordinamento interno non lo contempli, in
contrasto con il principio consacrato nella Convenzione (cioe dal ripetuto art. 5 n. 4 in
relazione al n. I lett. f) dello stesso articolo).
La Corte ritiene esatta questa conclusione e rileva che le vicende dell' art. 263-bis c.p.p.
- cioe l'ampliamento e Ia piu circostanziata regolamentazione dell'istituto in esso disciplina-
to - di certo non informano tal ritenuta esattezza.
La quale, al contrario, trae ulteriore confenna dalla recente formulazione di detto arti-
colo (1. 5 agosto 1988 n. 330) li dove consente, alternativamente, Ia richiesta di riesame o,
immediatamente, il ricorso-per cassazione per violazione di Iegge avverso i provvedimenti
limitativi della liberti:t personale.
L'ordinanza 11 ottobre 1983 della seconda sezione penale- che ha detenninato il con-
trasto in esame- va condivisa anche per quanto attiene a\la esclusione del provvedimento
in parola dal riesame, previsto dall'art. 263-bis c.p.p. a far tempo dalla I. 12 agosto 1982 n.
532 e ristrutturato con le successive I. n. 398 del 1984 e n. 330 del 1988. E cio non gia per Ia
considerazione espressa in detta ordinanza 11 aprile 1983 - certamente valida all'epoca,
attesa Ia fonnulazione nel1983 del comma 1 dell' art. 263-bis c.p.p.-cioe essere ammesso
il riesame esclusivamente contro i provvedimenti emessi nel corso della fase istruttoria o a
conclusione della stessa. E neppure perche-come invece ritenuto nella sentenza della Sez.
II, 18 agosto 1988, Catalano - l'applicazione in via analogica, nella procedura a fini di
estradizione, del complesso di disposizioni sulla custodia cautelare e sui regime di impugna-
zione dei provvedimenti limitativi della liberta personale, dettate ai fini diversi, potrebbe .
frustrarele finalita del procedimento estradizionale, diretto alia realizzazione di impegni in-
ternazionali assunti dal nostro Stato.
None dato, invero, stabilire univocamente come tale effetto negativo possa trovare sua
causa nell' applicazione anche al provvedimento limitativo della liberta personate che ne
occupa del regime dei rimedi previsto datl'art. 263-bis c.p.p., atteso, tra l' altro, che tal
regime e improntato rigorosamente ad una spiccata celerita. E a! riguardo Ia menzionata
sentenza non e di ausilio, perche non offre alcun argomento ai fini di dar contezza del
convi_ncimento della paventata verificazione del cennato effetto.
E da rilevare, piuttosto, che una fattispecie cosi circostanziata quale quella delineata
nell' attuale art. 263-bis c.p. e dagli articoli ai quali esso fa rinvio (80, 173, 197, 198, 253
c.p.p., 254-bis, 263 comma 2, 263-ter, 282, 297) denunzia univocamente di essere stata
contemplata per le esigenze- e nel tempo, via via ad esse sempre piu adeguata- di tutela
della liberta personate con riferimento a procedure tese all'accertamento della responsabilita
o della innocenza, articolantesi in stati e gradi e, quindi, in tempi e con modalita profonda-
mente diversi da quelli che caratterizzano Ie attiviti\ (amministrativa e giurisdizionale) volte
all'accertamento delle condizioni per l'estradizione per !'estero e alia valutazione dell'oppor-
tunita (politica) di concederla.
In questa conclusione e di conforto il nuovo codice di procedura penale: prevede all' art.
719 il ricorso per cassazione per violazione di Iegge avverso i provvedimenti relativi aile
misure cautelari disposte nei confronti dell'estradando. Ed e, altresl, di conforto anche Ia
considerazione che altrimenti opinando si annetterebbe all'obbligo previsto dalla Conven-
zione (art. 5) un ambito piu ampio di quello effettivamente contemplato nel documento
internazionale e assunto daii'Italia con Ia ratifica e l'ordine di esecuzione di tal documento.
Concludendo, anche sotto il Secondo profilo ora svolto e a ritenere ammissibile il ricor-
so per cassazione - ed esso soltanto - avverso l'ordine di arresto emesso nei confronti
dell' estradando.
Rimane a dire della decorrenza del termine per proporre I' impugnazione.
L' esclusione, fin qui sostenuta, dell' applicazione analogica all' ordine di arresto emesso
nei confronti dell'estradando della disciplina contemplata nell'art. 263-bis c.p.p. comporta,
ovviamente, che non puo farsi capo a tale articolo (nella precedente o nell'attuale formula-
zione: I. 5 agosto 1988 n. 330) neppure per affennare siffatta applicazione limitatamente alla
decorrenza che ne occupa. Nel senso che, fermo restando di tre giorni il termine per propor-
re ricorso per cassazione- unica impugnazione, ripetesi, consentita all 'estradando avverso
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OECISIONI DELLE SEZIONI UNITE
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il provvedimento che ne ordini Ia cattura, essendo a lui interdetta Ia richiesta di riesame -
tal termine, tuttavia, decorrerebbe come previsto per questo ultimo rimedio. Cioe, per l'e-
stradando, dall'esecuzione del provvedimento e, peril difensore, dalla data della notificazio-
ne dell'avviso di deposito di tal provvedimento.
Ed, invero, prima di fare ricorso al procedimento analogico- cioe ritenere applicabile
nella specie per Ia proposizione dell'impugnazione un termine e Ia sua correlativa decorren-
za stabiliti per esperire un altro particolare rimedio: il riesame- e d'uopo accertare se tal
proposizione non trovi gia sua regolamentazione nel sistema. E l'accertamento e agevole.
Basta far capo, peril termine, al comma 1 dell'art. 199 c.p.p.: tre giorni; per Ia decor-
renza, all'art. 10 delle norme di attuazione e di coordinamento della I. 18 giugno 1955 n. 517,
contenente modificazioni al codice di procedura penale (d. P.R. 25 ottobre 1955 n. 932): dal
giorno della consegna o della notificazione del mandata o dell'ordine limitativo della liberta
personale. Cioe (art. 266 c.p.p.), consegna all'imputato nei confronti del quale il provvedi-
mento deve essere eseguito, notificazione all'imputato gia detenuto per altra causa. E siffat-
ta decorrenza opera anche per il difensore (Sez. II, 20 maggio 1966, Ventura; Sez. III, 5
marzo 1975, Curcio; Sez. I, 13 aprile 1976; Castori; Sez. I, 11 marzo 1977, Zanolla).
Ne e dato dubitare della legittimita attuale del richiamo all'art. 10 sopra sintetizzato.
Soccorre a! riguardo Ia giurisprudenza di questa Corte, secondo Ia quale - anche dopo Ia
introduzione, nel sistema, della richiesta di riesame -nei casi in cui e ammesso il ricorso
immediate per cassazione contro il provvedimento di cattura o di arresto, Ia norma contenu-
ta in detto articolo, mancando una specifica disposizione di attuazione, continua a regolare
Ia decorrenza del termine per l'impugnazione (Sez. I, 2 marzo 1983, Olivieri). II che e fonda-
tamente a ritenere valga anche dopo le modifiche introdotte a! ripetuto art. 263-bis c.p.p.
dalla Iegge del1984 e da q1.1ella del1988, in quanto in entrambe, Ia decorrenza del termine,
peril difensore, dalla data della notificazione dell'avviso di deposito del provvedimento, e
prevista sol tanto per Ia proposizione della richiesta di riesame e non anche peril ricorso per
cassazione (se direttamente ammesso ). E purse, disattendendo questa conclusione, si ipotiz-
zasse che peril difensore, ai sensi dello stesso art. 263-bis c.p.p. - gia nella formulazione
conseguente alla Iegge del1984 -Ia decorrenza del termine per proporre ricorso per cassa-
zione, ove direttamente ammesso, sia, per implicita previsione, Ia stessa di quella stabilita
per la richiesta di riesame, non si farebbe con cio opera conferente all'assunto della difesa.
Perche questa Corte ha innanzi respinto - spiegandone i motivi - l'applicabilita anche
parziale, in via analogica, al caso che ne occupa, della disciplina dettata nell'art. 263-bis
c.p.p.
A Roberto Castro Polo, arrestato il 24 giugno 1988, ai sensi del comma 2 dell'art. 663
c.p.p., l'ordine di cattura (aneslo) emesso nei suoi confronti dal procuratore generate della
Repubblica presso Ia Corte d'appello di Firenze e stato notificato in carcere il12 agosto 1988
e, avverso tal provvedimento, il difensore, avv. Berni, ha proposto ricorso per cassazione il9
settembre 1988.
Da queste due premesse, !'una giuridica, l' altra storica consegue !a constatazione della
tardivita della proposizione del gravame e, quindi, Ia dichiarazione per tal causa della sua
inammissibiJita.
(l-3) Le sezioni unite sono intervenute a dirimere il contrasto giurisprudenziale sulla questio
ne relativa alia assoggettabilita a ricorso per cassazione dell'ordine di arresto emesso ai sensi dell' art.
663 c.p.p. come risulta dalla sentenza. La giurisprudenza, nettamente maggioritaria, era nel senso di
escludere Ia ricorribilita (Sez. V, 19 dicembre 1983, Wolf, in questa Rivista, 1985, p. 933, m. 546; Sez.
I, 5 giugno 1980, Caliari, ivi, 1981, p. 1308, m. 1182; Sez. I, 1 giugno 1976, Arcano, ivi, 1976, p. 1171,
m. 1510; Sez. I, 14 maggio 1976, Zippo, ivi, 1977, p. 932, m. 114 e peril resto della giurisprudenza v.
V!GONI D., Liberto personale ed estradizione, in lndice pen. , 1983, p. 622 ss.); con Ia decisione
Angelopoulos (Sez. II, 11 ottobre 1983, Angelopoulos, in questa Rivista, 1984, p. 341) Ia Corte aveva
pero mutato iodirizzo, fondando le sue argomentazioni sull'art. 13 comma 1 Cost. e sull'art. 5 n. 1
lett. f) della Convenzione europea sui diritti dell'uomo.
Sulla questione v. Ia nota di IsABELLA BAZUCCHI che segue.
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CASSAZIONE PENALE: 1989
Poiche quanto a[fermato nella decisione non costituisce un obiter dictum, va segnalata Ia svolta
innovatrice della cassazione penale sui punto della precettivitA >> delle norrne convenzionali sui
diritti umani, che ava\Ja recente, rna minoritaria giurisprudenza: v. , da ultimo, Sez. I, 14 novembre
1985, Andriani, in questa Rivista, 1986, p. 938, m. 733 con nota di citazioni di giurisprudenza e di
dottrina cui si rinvia; v. inoltre UccELLA, Costituzione, Conven.zione europea dei dirilli dell'uomo e
dirirto comune in ordine all'incidenza della custodia preventiva dell'estradando ai fini della scarcera-
zione per decorrenza termini, in Giur. it., 1985, IV, c. 435 ss., nt. 49 e che consente di parlare di
diritti umani come diritti garantiti ,, (su cui , da ultimo, v. UCCELLA F., Diritti dell'uomo come
" diritti garantui , Relazi.one al Convegno Poteri del cittadino e diritto dello Stato: quali riforme
istituzionali , Roma, 27-29 aprile 1989, a cura della Lega peri diritti del cittadino, dattiloscritto in
corso di stampa).
La svolt.a delle sezioni unite e auspicabile sia seguita da tutte le sezioni semplici della Corte
di cassazione, nella consapevolezza che il diritto dello Stato >> , sia pure faticosamente, sta acqui-
sendo un patrimonio, per troppo tempo negletto, quale quello costituzionale e, dove con questo
compatibile, quello internazionale. (FutVIO UccELLA).
(1) [1092/192] I controlli sui provvedimenti coercitivi in materia di estradizione secondo le Sezioni
unite.
L' asserita impossibilita di estendere in via analogica Ia disciplina delle impugnazioni pena\i, in
ossequio al principio di tassativita delle s1esse (art. 190 c.p.p.), ai provvedimenti restrittivi della
liberta personate dell'estradando, data Ia struttura autonoma del procedimento estradizionale (1)
rispetto al processo ordinario di cognizione, ha fino ad oggi indotto Ia Corte di cassazione, sulla base
della sola disciplina ordinaria, ad escludere qualsiasi possibilita di controllo circa ta legittimita del
provvedimento emesso dal procuratore generate o dal procuratore della Repubblica su richiesta del
ministro di grazia e giustizia, ex art. 663 comma 1 c.p.p.
In particolare si e esclusa l'applicabilita dell'art. 190 comma 2 c.p.p. che, nell'introdurre una
cospicua deroga al principio di tassativita (2) delle impugnazioni, prevedendo il ricorso per cassazio-
ne dei provvedimenti con i quali il giudice decide sulla liberta personale quando non altrimenti
impugnabili, non fa menzione degli atti del p.m. (3).
Ugualmeote, Ia giurisprudenza della S.C. ha negato, perle medesime ragioni addotte in relazio-
ne all'art. 190 c.p.p., l'applicabilita della corrispondente norma costituzionale, costitu.ita dall'art. Jll
comma 2 Cost. , che limita Ia sua operativita ai provvedimenti emessi dall'autorita giudiziaria, esclu-
dendo dal novero dei soggetti legittimati il p.m. in quanto soggetto dell' accusa (4).
La problematica della riferibilita della garanzia del controllo di legittimitA in cassazione ex art .
111 comma 2 Cost. (5), anche ai provvedimenti sulla liberta personate adottati a non iudice e stata
ampiamente dibattuta in dottrina, in considerazione del fatto che prima della soppressione dell'ordi-
ne di cattura, emesso dal p.m. peri reati di sua cornpetenza, a seguito della I. 5 agosto 1988 n. 330,
l' organo dell'accusa ha potuto esercitare ampi poteri limitativi della liberta personate (6).
Ne consegue che, al fine di non vanificare le garanzie riconosciute dalla Costituzione in riferi-
mento all'esperibilita dei ricorsi nei confronti dei soggetti privati della liberta personale sulla base di
provvedimentt del p.m. , si e reso necessario interpretare estensivamente Ia portata dell'art. 111
comma 2 Cost. , onde qualificare l' organo requirente come autorita giudiziaria '' data Ia natura
obiettivamente giurisdizionale degli atti dell'accusa in tema di liberta personate (7).
Tali consi.derazioni valgono, evidentemente, anche in riferimento all'estradando nei cui con-
fronti sia stata attuata una misura cautelare person ale, in forza di un provvedimento del procuratore
generale o del procuratore della Repubblica, ai sensi del comma 1 delt'art. 663 c.p.p., in quanto Ia
richiesta avanzata da quest'ultimo none certamente da ritenersi vincolante per gli organi giudiziari, i
quali dovranno sempre valutare Ia sussistenza delle condizioni richieste dalle convenzioni o dalla
leggeper l'estradizione (8), configurandosi piuttosto come un presupposto imprescindibile finalizza-
to a limitare i provvedimenti restrittivi ai soli casi in cui il ministro i.ntende offrire o concedere
l'estradizione (9).
Pertanto, di fronte aile evidenti lacune della disciplina ordinaria e conformemente aile interpre-
tazioni estensive operate sin qui dalla dottrina (10) al fine di permettere all'estradando in vinculis di
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DECISIONI DELLE SEZIONI UNITE
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usufruire di un minimum di tutela, riconoscendogli un rimedio idoneo ad accertare l'esistenza dei
presupposti legittimanti Ia misura restrittiva, Je sezioni unite della Cassazione penale, con Ia senten-
za qui in esame, hanno ritenuto ammissibile it ricorso per cassazione ex art. 111 comma 2 Cost. e 190
c.p.p. avverso l'ordine di arresto de!ineato nell'art. 663 c.p.p. prospettando l'immediata applicazio-
ne nel nostro ordinamento delle disposizioni di foote intemazionale, con specifico riferimento al-
!'art. 5 n. 1lett. f) della Convenzione europea per Ia salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta
foodamentali, che consentc di adottarc misure di coercizione personate a carico dell'estradando, in
relazione at n. 4 del medesimo articolo, che conferisce a chiunque venga privato della liberta perso-
nate di proporre ricorso at fine di accertare !a legalita della sua detenzione.
Stante Ia normativa vigente net nostro ordinamento che prevede all'uopo specifiche disposizioni
idonee ad attivare un controllo sulla regolarita formale de! provvedimento restrittivo della Jiberta, Ia
norma convenzionale richiamata dalle sczioni unite acquista carattere self-executing, cioe capace di
funzionare direttamente perche precisata nei presupposti e negli effetti, permettendo di ricorrere
agli strumenti giuridici offerti dal nostro sistema processuale penale, senza percio limitarsi ad una
efficacia solamente programmatica, tale da richiedere una specifica attivita normativa dello Stato al
fine di ottemperare all'obbligo internazionalmente assunto.
E da segnalare, inoltre, come l'analisi del dettato della Convenzione non risulti di alcuna utilita
riguardo la possibili ta di applicare I' art. 263-bis c.p.p. (11) che, nel delineare l'istituto del riesame dei
provvedimenti restrittivi della libertll personate, consente a! giudice adito di sindacare anche nel
merito it provvedimento (12), risultando pertanto sufficiente , at fine di assicurare il rispetto dell' art.
5 della Convenzione, la previsione di un controllo di legittimita compiuto da un organo giurisdizio-
nale (13).
In considerazione dell'impossibilita di giungere ad una diversa soluzione per via di interpreta-
zione, ostandovi l' insuperabile regola delta tassativita delle impugnazioni ex art. 190 c.p.p., none da
escludersi una questione circa Ia legittimita costituzionale in relazione all' art. 3 Cost. , della discipli-
na estradizionale nella parte in cui non riconosce all'estradando in vinculis l' ammissibilita detl' appel-
lo al tribunate della liberta, determinando una evidente ed effettiva disparita di trattameoto, anche
in considerazione del fatto che nel nuovo codice di procedura penale Ia carcerazione del soggetto
none piu condizione indispensabile per il procedimento di estradizione, potendo essere richiesta
dal ministro di grazia e giustizia (14).
ISABELLA BAZZUCCHJ
(1) La dottrina prevalente riconduce il procedimento di estradizione at genus di que IIi comple-
mentari, in quanto finalizzato a rendere possibile Ia presenza del reo nello svolgimento di un
processo penale a suo carico ovvero a garantire l' esecuzione di una sentenza irrevocabile di condan-
na : G. GrANZI, voce Estradizione, in Enciclopedia del dir., vol. V, p. 59; v. anche G. LEONE,
Trattato di diritto processuale penale, vol. I, 1961, p. 150; Gius. SABATINI, Trallato dei procedimemi
speciali e complementari nel processo penale, 1956, p. 36.
(2) In tal senso, E. AMODIO, II ricorso contro l'ordine di cattura dell'estradando alia luce della
Costituzione e della Convenzione europea dei diritti del/'uomo, in Riv. dir. proc. , 1970, p. 315.
(3) Conformemente, M. ScAPAJl.ONE, Sull'impagnabilitd dell'ordine di cattura che dispone l'ar-
resto del/'estradando, in Riv. it. dir. e proc. pen. , 1961, p. 938. Per Ia giurisprudenza, il provvedimen-
to del p.m. non avrebbe carattere giurisdizionale, risultando un mero strumento di attivazione del
procedimento di estradizione: cfr. Sez. I, 1 giugno 1976, Arcano, in Giust. pen. , 1977, III, c. 195.
(4) Circa l'ammissibilita del ricorso avverso tutti i provvedimenti emessi a non iudice in tema
di liberta personale dell'imputato ai sensi dell' art. 111 comma 2 Cost. , con esplicito riferimento
all'art. 663 c.p.p. , anche in assenza di un'apposita previsione nella normativa sull' estradizione, V.
GREvr, Libertii personale e Costiwzione, 1975, p. 240.
(5) Sulla natura di norma irnrnediatamente precettiva dell' art. 111 comma 2 Cost., v. P. BARI-
LE, La libertii nella Costituzione, 1966, p. 141; G.D. PrSAPIA, Impugnabilita del mandata di cattura e
saccessione di leggi processuali, in Riv. it. dir. pen. , 1957, p. 51; V. ORE VI, op. cit., p. 232, il quale
sottolinea come il principio sancito dalt'art . Ill comma 2 Cost., rappresenti << l'unica guarentigia
riconosciuta all'imputato, a Jivelto costituzionale, onde far valere il proprio diritto di liberta di fronte
ai provvedimenti restrittivi dell'autorita giudiziaria che egli assuma adottati contra legem >.
(6) Le nuove disposizioni in tema di custodia cautelare introdotte dalla Iegge n. 330 del 1988,
anticipando in parte Ia riforma del nuovo codice di procedura penale che configura it p.m. come una
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1191-1192
CASSAZIONE PENALE: 1989
delle parti del processo, contrapposte ad un giudice terzo , hanno limitato sensibilmente l'eserci-
zio del potere di cattura dell'organo requirente, confonnemente all'art. 13 comma 3 Cost., che
consente a quest'ultimo di adottare provvedimenti restrittivi nei soli casi di assoluta urgenza e con
limitata efficacia temporale.
(7) In tal senso Gius. SABATINI, Trattato dei procedimenti incidentali, cit., p. 473, il quale
ritiene il provvedimento custodialistico avente natura e carattere giurisdizionale per illoro contenu-
to, indipendentemente dalla natura dell'organo cbe li adotta; confonnemente, E. AMoDio, op. cit.,
p. 318; V. GREVI, op. cit., p. 236.
(8) In particolare, il giudice dovra accertare in concreto il pericolo di fuga dell'estradando, in
attuazione dell'art. 16 n. 4 della Convenzione europea di estradizione, che prevede l'arresto prov-
visorio a fini estradiz.ionali solo in caso di urgenza.
(9) L'art. 13 comma 2 Cost., nel richiedere un atto motivato, riserva alia Iibera valutazione
dell'autorita giudiziaria i requisiti giuridici per l'emissione delle misure cautelari, non tollerando
alcuna limitazione dell'esecutivo. Conseguentemente Ia vincolativita della richiesta non puo essere
argomentata dal fatto che involge Ia responsabilita politica del governo, giacche- se cosl fosse-
I' ordine di cattura non integrerebbe l'atto motivato dell'autorita giudiziaria di cui all'art. 13
comma 2, Cost. ;E. FtLIPPI, La libertti personale nell'estradizione passiva, in Riv. it. dir. e proc.
pen., 1978, p. 1238-1239; analogamente, T. TREVISSON LUPACCHINt, Note a margine di una pronuncia
in tema di estradizione dali'Italia verso Stati nei quali ancora in vigore Ia pena di morte, ivi, 1987,
195.
(10) Fra tanti, cfr. U. ALotst, N. FtNI, voce Estradizione, in Noviss. dig. it. , vol. VI, 1960, p.
1019; A. GAtTO, Dei rapporti giurisdizionali con auto rita straniere, 1985, p. 88; GALANTINt, Estradizio-
ne e libertti provvisoria, in Giur. it., 1976, II, c. 30; V. GREVI, op. cit. , p. 240; M.R. MARCHEITI,
Ri/ievi sulfa legittimitti costituziona/e del procedimento di estradizione, in Giur. cost. , 1975, p. 3071; e
da ultimo, con particolare vivacita, A. GAITo, I poteri coercitivi del p.m. in materia di estradizione, in
Giur. it. , 1989, II, 227.
(11) Sui punto v. E. AMoDio, op. cit. , p. 327, il quale esclude che Ia Convenzione presenti uno
stadio di tutela piu avanzato rispetto all'art. 111 comma 2 Cost., in quanto i termini tribunal e court
non si riferiscono ad un organo collegiale competente anche nel merito. Contra M. PISANI, Conven-
zione europea dei diritti dell'uomo e riforma del processo penale, in Riv. dir. proc., 1968, p. 322;
nonche M. CHIAVARIO, Le garanzie fondamentali della persona umana nella Convenzione di Roma e
nel processo penale italiano, in Riv. dir. matr., 1966, p. 504; G. CoNSO, I diritti dell'uomo e il proces-
so penale, in Riv. dir. proc., 1968, p. 322.
(12) In dottrina, favorevoli all' applicazione dell' art. 263-bis c.p.p. nella sua formulazione ori-
ginaria, che consentiva il ricorso per cassazione per violazione di Iegge contro l'ordine o il mandato
di cattura o di arresto emesso in qualsiasi stato e grado del procedimento, M. ScAPARONE, op. cit. , p.
937; M.R . . MARCHEITI, op. cit., p. 3065.
(13) A tale proposito, L. D1 NANNI, G. Fusco, G. VACCA, II tribunate della liberta, 1983, p.l37,
peri quali non puo ritenersi ammissibile il riesame, ostandovi il principia della tassativita dei mezzi
di impugnazione, contro l'ordine di cattura emesso a norma dell'art. 663 c.p.p. dal procuratore
generate o dal procuratore della Repubblica, su richiesta insindacabile del ministro di grazia e giusti-
zia nei confronti dell'estradando .
(14) Cfr. art. 714 comma t c.p.p. 1988, conformemente con l'abolizione della cattura obbliga-
toria introdotta dalla Iegge n. 330 del1988, per cui l'emissione del provvedimento e legittima solo in
presenza dei presupposti indicati nell'art. 253 c.p.p. (art. 273 c.p.p. 1988). In dottrina v. A. GArro,
Rapporti giurisdizionali con autoritil straniere, in Prolegomeni a/ nuovo processo penale, a cura di G.
Conso, in corso di pubblicazione.
1192- Sez. un- Ud. 15 marzo 1989 ( dep. 15 maggio 1989)- Pres. Zucconi Galli Fonseca-
Rei. DiMauro- P. M. (cone!. conf.)- DiPalma.
[1692/276} Proeedimenti d'accusa Applicabilita deUa nuova disciplina costituzionale ai proeedimenti
in corso - Sussistenza Mandato di arresto emesso da giudlce istruttore contestualmente a declarato-
ria di difetto di giurisdizione Provvedimento aboorme - Ricorso per ca.ssazione - AmmisSibilita.
(Cost. artt. 96, 111; 1. cost. 16 gennaio 1989 n. 1, artt. 9, 11, 13; c.p.p. artt. 33, 38, 253; 1. 5
giugno 1989 n. 219, artt. 3, 4).
[1692/276} Libert& personate Impugnazione - L. n. 330 dell988 - Ricorso per cassazione in attemativa
at riesame Applicabilita nei rapporti di impugnazione in atto Esclusione.
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DECISION! DELLE SEZIONI UNITE
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(Cost. artt. 96, 111; I. cost. 16 gennaio 1989 n. 1, artt. 9, 11, 13; c.p.p. artt. 33, 38, 253,
263-bis; I. 5 agosto 1988 n. 330, art. 23).
[1692/276) Liberta personale - Mandato dl arresto - Limitazione ai soli casi di incompetenza per terri
torio Sussistenza - Mandato d'arresto emesso da gludlce carente di giurisdizione Abnormita -
Sussistenza.
(Cost. artt. lll; c.p.p. artt. 33, 38, 42, 253; I. 18 giugno 1955 n. 517, art. 1; 1. 5 agosto 1988
n. 330, art. 2).
Le disposizioni di cui alia l. cost. 16 gennaio 1989 n. 1 si applicano anche ai procedimenti
pendenti alia data di entrata in vigore della Iegge stessa, giusto quanto stabilito dall' art. 13 della
medesima; ne consegue che compete alia Cassazione verificare l' ammissibilitd e Ia fondatezza
di un ricorso avverso un provvedimento limitativo della Iiberto personate emesso, in un proce-
dimento relativo a reati di cui all'art. 96 Cost., nei confronti di un coimputato non ministro
anteriormente a tale data( nella specie il ricorso riguardava un mandato provvisorio d'arresto
emesso da un giudice istruttore che contestualmente aveva dichiarato il difetto di giurisdizione
ed ordinato Ia trasmissione degli atti at Parlamento e Ia Corte suprema ha ritenuto tale prov-
vedimento abnorme ed immediatamente ricorribile ex art. 111 comma 2, Cost:) (1).
La possibilitii di proporre, in luogo del riesame, ricorso immediato per cassazione av-
verso i mandati di cattura o di arresto e gli ordini di arresto, consentita dal nuovo testo dell' art.
263-bis c.p.p., come sostituito dall'art. 23 l. 5 agosto 1988 n. 330, non si estende ai rapporti di
impugnazione gia in atto alia data di entrata in vigore di tale Legge, ostandovi il principia,
fondamentale in campo processuale, del tempus regit actum (nella specie, pur enunciando if
principia di cui alia massima, Ia Cassazione ha comunque ritenuto ammissibile ex art. 111
comma 2, Cost., if ricorso proposto avverso un mandato d'arresto emesso anteriormente alia
data di entrata in vigore della I. n. 330 de/1988 da un giudice istruttore che contestualmente
aveva dichiarato il difetto di giurisdizione) (2).
L'istituto del mandato provvisorio d'arresto, a seguito della riforma de/1955 (confermata
in parte de qua dalla /. n. 330 del1988), risu/ta de/iberatamente negato per quanto attiene alia
dichiarazione di incompetenza per materia ed espressamente conservato e ribadito per quanto
attiene al/'incompetenza per territorio, mentre, non essendo stato riprodotto il capoverso del-
l'art. 33 c.p.p., cui ['art. 38 dello stesso codice fa riferiment.o e rinvio recettizio, esso deve
intendersi implicitamente negato nei casi in cui it giudice ritenga it difetto di giurisdizione. Ne
consegue che il mandata provvisorio d'arresto emesso da un giudice carente di giurisdizione
costituisce un provvedimento abnorme (3).
SvoLGIMENTO DEL PROCEsso. - Con sentenza del 29 giugno 1988 il giudice istruttore
presso il Tribunale di Milano dichiaro il proprio difetto di giurisdizione in relazione al reato
di corruzione propria attribuito, come in epigrafe, a Gabriele Di Palma e ordino Ia trasmis-
sione del procedimento al presidente della camera dei deputati nella sua qualita di presiden-
te del Parlamento in seduta comune per le valutazioni e i provvedimenti di competenza
( eventuale riunione del procedimento a carico del Di Palma <con quello a caricodel ministro
del tempo Nicolazzi o, in alternativa, restituzione degli atti a carico del Di Palma all'autorita
giudiziaria di Milano). Contestualmente e separatamente, Io stesso giudice istruttore emise a
carico del DiPalma, ai sensi degli artt. 251 e 254 c.p.p., mandato provvisorio d'arresto peril
delitto suindicato.
Avverso quest' ultimo provvedimento propose ricorso il DiPalma, denunziando Ia nulli-
ta del mandato ex artt. 474 n. 4, 475 nn. 3 e 4 e 524 nn. 1, 2 e 3 c.p.p. per violazione ed
erronea applicazione della Iegge e chiedendo che fosse dichiarata << l'inesistenza e Ia conse
guente mancanza di effetti del mandato provvisorio d'arresto emesso dal g.i. di Milano in
data 29 giugno 1988 >>. . . ..
Deduceva: che, avendo riconosciuto il giudice istruttore if proprio difetto di giurisdizio-
ne, il mandato, in quanto emesso da autorita priva di giurisdizione, doveva essere considera-
to inesistente; che sola autoritil legittimata a compiere Ia valutazione circa Ia legittimita, Ia
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CASSAZJONE PENALE: 1989
validita e L' efficacia del mandata emesso dal giudice istruttore di Milano ed a pronunciare La
necessaria declaratoria era Ia Corte di cassazione, anche perche non risultava ancora adotta-
to alcun provvedimenfo di riunione tra il processo a carico del Di Palma e quello a carico del
ministro del tempo, on. Nicolazzi.
Con requisitoria del 20 ottobre 1988 il procuratore generale presso questa Corte chiese
che gli atti fossero trasmessi dal tribunate competente per il riesame, sui rilievo che non
risultava fosse stato esercitato il potere di riunione, da cui sarebbe derivata - secondo
l'insegnamento delle sezioni unite di questa Corte (sentenza 23 novembre 1976, Antonelli)
-l'attrazione del procedimento ordinaria nella sfera della giurisdizione penale costituziona-
le e Ia conseguente inoppugnabilita del provvedimento coercitivo con i rimedi ordinari.
Con motivi aggiunti iJ ricorrente reitero l'eccezione sulla competenza esclusiva di questa
Corte a pronunciarsi in ordine alia validita-esistenza del provvedimento impugnato, anche
alia luce della modifica introdotta al comma 3 dell'art. 263-bis c.p.p. dall'art. 23 della I. 5
agosto 1988 n. 330; rilievo, quest'ultimo, assorbente rispetto ad ogni questione circa l' esi-
stenza o meno di un provvedimento formate di riunione tra il processo a carico del laico >>
Di Palma e quello a carico dei << politici >> Nicolazzi e Darida. Dedusse altresi che il Parla-
mento in seduta comune aveva rimesso tutti gli atti alia commissione inquirente per l'esple-
tamento di nuove indagini, _il che- non essendo necessaria un provvedimento formale di
riunione, mentre e previsto esplicitamente l'eventuale provvedimento di separazione dei
procedimenti stessi - palesava Ia volonta del giudice speciale di considerare uniti per con-
nessione tutti g!i atti pervenuti, ne Ia commissione inquirente aveva piu il potere, per effetto
della I. 20 maggio 1988 n. 163, di revocare il mandato d'arresto o comunque di adottare
decisioni in tema di !iberta personate.
Nella discussione, svoltasi il 25 novembre 1988 in camera di consiglio, si rese evidente Ia
peculiarita della fattispecie, dipendente da due questioni: quella concernente l' ammissibilita
del ricorso avanti a questa Corte e Ia competenza della stessa a provvedere; l'altra sulla
sussistenza o meno- per il giudice istruttore che dichiari il proprio difetto di giurisdizione
-del potere-dovere di emettere mandata provvisorio d'arresto. In considerazione di cio il
presidente della VI sezione penale, in data 31 dicembre 1988, trasmise gli atti a! primo presi-
dente della Corte che, in considerazione della speciale importanza delle questioni proposte,
assegno il ricorso a queste sezioni unite .
.
MonVI DELLA DECISION. - Delle due questioni sulle quali il collegia e chiamato a
pronunziarsi - ammissibilita del ricorso, sua fondatezza - Ia prima presenta un duplice
aspetto: quello, pregiudiziale, della legittiinazione di questa Corte a verificare oggi l' ammis-
sibilita e Ia fondatezza del ricorso; !'altro, della corrispondenza del ricorso proposto dal Di
Palma con il tipo di impugnazione consentito dalla Iegge.
Quanto a! primo, Ia risposta non puo che essere affermativa e deriva dalla I. cost. 16
gennaio 1989 n. 1, recante norrne in materia di procedimenti re!ativi ai reati c.d. presidenziali
o ministeriali ed a que!li agli stessi connessi ai sensi dell'art. 45 c.p.p. L' art.l3 di questa Iegge
i.nfatti stabilisce che peri procedimenti pendenti alia data di entrata in vigore della Iegge, Ia
commissione parlamentare peri procedimenti d'accusa trasmette gli atti a! procuratore della
Repubblica competente perche abbiano applicazione le norme stabilite dalla Iegge medesi-
ma. E poiche gli artt. 9 comma 4 e 11 comma 2 prevedono che il giudizio, anche nei gradi di
impugnazione, si svolga secondo le norme del vigente codice di procedura penale non v' e
dubbio che- anche in mancanza di una norma specifica a! riguardo nell' art. 10, relativo aile
misure limitative della liberia personale - dalla stessa Iegge discende un'attribuzione di
giurisdizione piena all'autorita giudiziaria ordinaria; in particolare, per quanto concerne
l'attuale procedimento incidentale sulla liberta persona!e, compete alia Corte di cassazione
di verificare oggi l' ammissibilita e Ia fondatezza del ricorso del Di Palma.
Analoga risposta affermativa va data all' altro quesito sull'ammissibilita del ricorso.
Osserva al riguardo il procuratore generate: che Ia menzionata Iegge costituzionale non
detta alcuna norma specifica sui regime dei provvedimenti concernenti Ia !iberta personale e
sulle relative impugnazioni; che il problema va risotto attraverso !'applicazione dei prindpi
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DECISION! DELLE SEZIONI UNITE
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regolatori deiJa successione delle norme processuali, nel tempo, in quanto, dopo Ia proposi-
zione del ricorso, e entrata in vigore Ia I. 5 agosto 1988 n. 330, Ia quale, attraverso Ia modifica
dell' art. 263-bis c.p.p., consente, aiJ'imputato che intenda impugnare un mandato d'arresto,
Ia scelta fra un riesame di merito ad opera del competente tribunale e l'immediato controllo
di legittimita da parte di questa Corte; che tuttavia il principio tempus reg it actum non vale a
risolvere compiutamente Ia situazione normativa in esame dato che Ia nuova norma dell'art.
263-bis modificato, variando il tipo di gravame, finisce per incidere in maniera determinante
sia suiJ'individuazione dell'organo che decidera sia sui possibile contenuto della sua decisio-
ne (in alternativa, riesame pieno o mero controllo di legittimita). C9nclude pertanto il requi-
rente affermando che Ia norma innovativa e immediatamente applicabile per Ia qualificazio-
ne dell'impugnazione consentita e per l'individuazione della Corte di cassazione come giudi-
ce ad quem. Del resto, aggiunge, le ragioni dell'immediata applicabilita della normativa ai
rapporti d'impugnazione in pendenza trovano una base ulteriore nel principio della conser-
vazione degli atti processuali che questa Corte ha ritenuto fondamentale per affermare Ia
possibilita di conversione del mezzo d'impugnazione presceltodall'impugnante, rna non con-
sentito, in quello previsto daiJa Iegge.
Le argomentazioni del procuratore generale, chiaramente ispirate ad una sorta di jus
superveniens, non possono essere condivise. In primo luogo per Ia mancanza, in relazione
alia modifica dell'art. 263-bis c.p.p., di una norma transitoria che possa legittimarne l'appli-
cazione a provvedimenti emessi nel!'ambito della legislazione previgente. In secondo luogo
peril principio, fondamentale in campo processuale, tempus reg it actum, per ii quale Ia .Iegge
processuale, in assenza di contrarie disposizioni espresse, opera con effetti immediati in
relazione agli atti da compiere, senza possibilita di applicazione del principio di ultrattivita
della Iegge preesistente ne di retroattivita della Iegge sopravvenuta. Ne discende che, per
una corretta soluzione del problema, occorre rifarsi alia legislazione vigente nel momento in
cui fu emesso dal giudice istruttore presso il Tribunale di Milano il mandato provvisorio di
arresto
Va subito detto che in quel momento l'autorita competente a conoscere dell'impugna-
zione non poteva essere che Ia Corte di cassazione, ed ai sensi dell'art. 111 Cost.
Tale soluzione non contrasta con i due precedenti di queste sezioni unite penali del 23
ottobre 1976, Olivi e Antonelli, richiamati dal ricorrente e ritenuti superati, in virtu deUa
nuova normativa, dal procuratore generale.
Nel primo caso infatti- emesso il22 marzo 1976 ordine di cattura da parte del procura-
tore della Repubblica di Roma a carico dell'Olivi e trasmessi gli atti a! presidente della
camera dei deputati il 29 marzo successivo -Ia commissione inquirente, ritenuta Ia connes-
sione tra i reati ascritti ali'Oiivi e quelli previsti dagli artt. 90 e 96 Cost. peri quali procedeva,
aveva dapprima esercitato il potere di riunione riconosciutole dall'art. 16 comma 1 della I.
25 gennaio 1962 ed aveva poi, il 7 aprile successivo, revocato l'ordine di cattura del 22 marzo
1976 sostituendolo con un proprio ordine di cattura. ll ricorso dunque si risolveva in un'im-
pugnazione avverso un provvedimento restrittivo emesso dalla commissione inquirente sic-
che, ed a ragione, fu ritenuto dalla Corte il proprio difetto di giurisdizione nei confronti della
giurisdizione costituzionale penale esclusiva, sui rilievo che il procedimento era ormai sfug-
gito a! controllo della Corte di cassazione ed avrebbe potuto essere oggetto di valutazione
soltanto da parte della commissione inquirente.
Nel secondo caso - emessi dal procuratore della Repubblica di Roma tre ordini di
cattura (in data 21 febbraio, 28 febbraio e 22 marzo 1976) a carico dell' Antonelli e trasmessi
gli atti a! presidente della camera dei deputati - Ia commissione inquirente aveva ordinato
Ia riunione per connessione dei procedimenti, sicche le sezioni unite di questa Corte dichia-
rarono il difetto di giurisdizione dell'autorita giudiziaria ordinaria sui rilievo che, in virtu
dell'avvenuta riunione, ancorche i provvedimenti restrittivi fossero stati emessi dall'autoriu-
ta giudiziaria ordinaria ancora investita di giurisdizione e competenza, tutti gli atti del proce-
dimento e l'intera regiudicanda erano ormai attratti nella sfera della giurisdizione costituzio-
na!e penale.
Nella specie si versa in situazione del tutto diversa poiche alia data del ricorso non
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CASSAZIONE PENALE: 1989
esisteva piu Ia commissione inquirente, qual' era stata disciplinata dalla I. 25 gennaio 1962 .n.
20, ed era stata abrogata .per referendum Ia I. 10 maggio 1978 n. 170, ne Ia commissione
prevista dall'art. 2 della I. 20 maggio 1988 n. 163 aveva i poteri deU'autorita giudiziaria
ordinaria (nell'ipotesi concreta: di revocare o confermare il mandata d'arresto), essendone
stata limitata l'attivita agli accertamenti necessari, con le stesse procedure d' infonnazione e
di indagine previste, per le commissioni parlamentari permanenti, dal regolamento della
camera dei deputati.
Inoltre, il Parlamento in seduta comune non aveva esercitato- ne espressamente, ne
implicitamente - il potere di riunione.
Ne consegue che - a! di Ia di qualsiasi ipotesi di connessione e in mancanza di un
provvedimento di riunione ad opera del Parlamento in seduta comune - deve porsi il pro-
blema, riportato a! momenta della emissione del mandata d' arresto, dell' individuazione del-
l'autorita competente a conoscere dell'impugnazione proposta con il ricorso del 2 luglio
1988, posto che quel mandata fu emesso da un giudice ordinaria privo, per sua stessa pro-
nuncia, di giurisdizione.
II problema va risolto alia luce dell'art. 111 Cost. ; so\uzione, questa, giustamente ritenu-
ta superata da\le sezioni unite di questa Corte nei casi Olivi e Antonelli, per le assorbenti
ragioni in quelle sentenze addotte, rna imposta net caso in esame; per un verso, dal vuoto
legislativo determinato dalla soppressione della commissione inquirente, con Ia conseguente
mancanza di un provvedimento di riunione; per altro verso, dall'esistenza di un provvedi-
mento limitativo delta liberta personate emesso dagiudice che si era dichiarato carente di
giurisdizione.
II ricorso all'art. 111 Cost., invocato da\la difesa, rappresenta, com' e stato affennato da
autorevole dottrina, J' unica guarentigia riconosciuta all'imputato a livello costituzionale,
onde far valere il proprio diritto di liberta di fronte a provvedimenti restrittivi delt'autorita
giudiziaria che egli assuma adottati contra legem .
Peraltro, Ia violazione di Iegge net caso in esame era tale da non potere essere eliminata
attraverso Ia via del riesame, perche, trattandosi di provvedimento emesso da giudice caren-
te di giurisdizione, doveva considerarsi abnorme e come tale, secondo Ia costante giurispru-
denza di questa Corte, immediatamente ricorribile per Cassazione.
Nel merito, il ricorso e fondato e merita accoglimento.
La possibilita di ernissione del mandata provvisorio d' arresto, preparatorio di quello di
cattura, da parte del giudice istruttore che dichiari il proprio difetto di giurisdizione' e disci-
plinata dall'art. 38 c.p.p. , il quale richiama Ia disposizione del capoverso dell'art. 33 stesso
codice. Tale capoverso, nel sistema originario disponeva che il giudice, nel dichiarare Ia
propria incompetenza, qualora l'imputato non fosse detenuto, aveva obbligo ovvero facolta
di emettere mandata d'arresto nei casi in cui Ia Iegge obbligava o autorizzava il giudice
competente ad emettere mandata di cattura. La disposizione citata fu soppressa dalla J. 18
giugno 1955 n. 517, Ia quale, nel sostituire l' art. 33, ne riprodusse soltanto il pri.mo comma e
Ia relazione alia camera del ministro della giustizia spiego Ia soppressione del secondo com-
ma con la seguente considerazione: In omaggio a! detto principio (dell'inderogabilita della
competenza per materia) si e soppressa Ia seconda parte del comma 1 dell' art. 33, disponen-
dosi che l'incompetenza per materia e dichiarata anche d'ufficio in ogni stato e grado del
procedimento; mentre Ia limitazione dell'emissione del mandata di arresto ai soli casi di
obbligatorieta del mandata di cattura vale a ribadire che il giudice incompetente per materia
non ha alcun pot ere discrezionale da esercitare .
La menzionata facolta fu poi ripristinata dall'art. 12 delle disposizioni di attuazione della
Iegge citata, approvate con il d.P.R. 25 ottobre 1955 n. 932, il quale stabill che, nel caso
indicato dall'art. 42 c.p.p. , quindi soltanto con riferimento ai casi d'incompetenza territoria-
le, il giudice oil pubblico ministero, nel trasmettere gli atti all'autorita competente, avevano
l'obbligo o Ia facolta di emettere mandata ovvero ordine d' arresto nei casi in cui Ia Iegge
obbligava o autorizzava il giudice competente ad emettere mandata di cattura.
Tali modifiche, riguardanti i\ mandata d' arresto in caso di ritenuta incompetenza per
materia o per territorio, non possono riflettersi sull' art. 38 c.p.p. non modificato o sostituito
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DECISIONI DELLE SEZIONI UNITE
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ne dalla novella del 1955 ne dalle successive integrazioni ed il cui ultimo comma fa tuttora
riferimento e rinvio ricettizio al capoverso dell'art. 33.
Ne discende che- perle vicende delle disposizioni di cui agli artt. 33, 38 e 42 c.p.p. -
l'istituto del mandato provvisorio d'arresto, a seguito della riforma del1955, risulta delibera-
tamente negato per quanto attiene alia dichiarazione d' incompetenza per materia ed espres-
sarnente conservato e ribadito per quanto attiene all'incompetenza per temitorio, mentre
deve intendersi implicitamente negato in relazione al ritenuto difetto di giurisdizione. Inve-
ro, quando il legislatore ha voluto, con Ia novella dell'art. 12 del d.P.R. n. 932, riparare
all'omissione determinata dalla soppressione del capoverso dell'art. 33 c.p.p. e sancire Ia
sopravvivenza dell'istituto, lo ha fatto espressamente, come per l'art. 42 c.p.p.
In questa situazione - posto che !'ultimo capoverso dell' art. 38 non ha piil alcun signifi-
cato, contenendo un rinvio ad una norma soppressa - il giudice istruttore presso il Tribuna-
le di Milano, nel dichiarare il proprio difetto di giurisdizione, non poteva emettere mandato
provvisorio d'arresto.
Una conferma di tale orientamento proviene dall'unica modifica che, iin materia, ha
apportato Ia l. 5 agosto 1988 n. 330, Ia quale, con riferimento alia sola incompetenza territo-
riale, ha abrogato l'art. 12 del d.P.R. 25 ottobre 1955 n. 932 ed ha sostituito il comma 3
dell' art. 42 c.p.p. disponendo che nel trasmettere gli atti all'autorita competemte il giudice e
il pubblico ministero hanno facolta, quando sussistono le condizioni previste dal comma 1
dell'art. 393 per l'emissione dell'ordine diarresto, di emettere rispettivamente mandato od
ordine d'arresto.
Consegue aile ragioni fin qui esposte che il provvedimento impugnato dev'essere annul-
Jato senza rinvio.
(1) In ordine alla prima massima, sembra utile segnalare che le previsioni r'ecate dall'art. 9
comma 4, I. cost. 16 gennaio 1989 n. 1 (aHa stregua del quale I' Asscmblea, ovc ccmceda l'autoriz-
zazione, rimette gli atti al collegio di cui all' art. 7 percbe continui il proccdimento secondo le norme
vigcnti ) e dall'art. 11 della stessa Iegge ( che radica Ia competenza a coooscere dei reati commessi
dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri oell'esercizio delle loro funzioni , e in concorso
con gli stessi da altre personc, nel tribunale del capoluogo del distretto di corte d'appeJJo competen-
te per territorio ) , risultano, per cosl dire, completate dalla successiva Iegge ordinaria attuativa
(sulle leggi ordinarie attuative di norme costituzionali v. tra le altre C. cost. 3 febbraio 1987 n. 27, in
Giur. cost., 1987, p. 153, in Giur. it. , 1987, I , 1, c. 1524, che nel ritenere l' ammissibilita del referen-
dum abrogativo dei primi 8 articoli della I. 10 maggio 1978 n. 170, recante nuove norme sui procedi-
menti d'accusa di cui alia I. 25 gennaio 1962 n. 20, ha svolto una serie di considerazioni di notevole
rilievo in ordine ai possibili contenuti di tali leggi).
Piu specificamente quest'ultima (I. 5 giugno 1989 n. 219, concernente nuove norme in tema di
reati ministeriali e di reati previsti dall'art. 90 Cost. ), mentre nell'art. 3 comma 1 stabilisce che
quando gli atti siano stati rimessi a:i sensi del comma 4 dell'art. 9 della I. cost. 16 gennaio 1989 n. 1,
al collegio ivi indicato, il proccdimento continua secondo le norme ordinarie vigenti al momento
della rimessione , nel successivo art .. 4 chiarisce che il procedimento volto a rimuovere l'ostacolo
alia sottoposizione alia giurisdizione ordinaria degli imputati di reati ministeriali, rappresentato dal
diniego di autorizzazione a procedere, ha riguardo a tutti i concorrenti nel reato, ivi compresi,
quindi i laici >> (v. il comma 2 dell' art. 4 alia stregua del quale se il procedimento e relativo ad un
reato commesso da piu soggetti in concorso tra loro, l'assemblea indica a quale concorrente, anche
se non ministro ne parlamentare, non si riferisce il diniego, per l'assenza dei presupposti di cui a!
comma 3 dell'art. 9 della I. cost. 16 gennaio 1989 n. 1 >>).
A tale ultimo proposito sembra utile ricordare come nella Relazione al disegno di I. n. 1603/S
(quello << genetico >> della L n. 219 del1989), nella parte illustrativa dell'art. 4 {norma, questa,
che ha subito oe! successive iter legislativo qualche modificazione), si legga, tra l'altro, che puo
accadere peraltro che alia commissiQne del reato ministeriale abbiano concorso anche soggetti diver-
si dai ministri. Orbene, benche Ia lettera della Iegge costituzionale non sia in proposito affatto
chiara, una corretta interpretazione. sistematica porta a concludere che anche ai concorrenti parla-
meotari o " laici " si estende lo speciale regime previsto da tale Iegge. In propos.ito giova invero
rilevare che, se il disposto dell'art. 5 della Iegge costituzionale puo non essere considerato signifi-
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CASSAZIONE PENALE: 1989
cativo >> dell'estensione in parola, potendosi ritenere che esso abbia riguardato all'ipotesi di ministri
che non siano parlamentari, tuttavia a questi ultimi ha certo riguardo Ia dizione " altri inquisiti "che
figura nel comma 1 dell' art. 10 della Iegge suddetta, mentre d'altro canto l'espressione" altre perso-
ne " che compare nel comma 1 dell'art. 11 della stessa Iegge non puo che riferirsi ad ogni altro
soggetto (anche non parlamentare) che abbia concorso coni soggetti" qualificati " nella commissio-
ne del reato ministeriale. Ne consegue, dunque, che, se si vuole dare un senso alle previsioni surri-
cordate e un minimo di organicita al sistema delineato dalla Iegge costituzionale, non puo non
accedersi all'interpretazione di cui si e detto. Ora, considerate che, per cosl dire, le " scriminanti "
che ai sensi del comma 3 dell' art. 9 della Iegge costituzionale consentono di negare l'autorizzazione
a procedere hanno natura squisitamente soggettiva, e poi ipotizzabile che nell'ambito di un procedi-
mento a carico di piu persone per reati ministeriali l' autorizzazione a procedere possa essere conces-
sa per tal una di esse e negata per altre. Avendo riguardo ad ipotesi siffatte si e, dunque, stabilito nel
comma 2 dell'art. 4 che, ricorrendo le stesse, l'assemblea, nel dare al collegio Ia comunicazione di
cui a! comma 1, deve specificamente indicare a quali concorrenti il diniego di autorizzazione si
riferisce (v. Rei. cit., p. 3 e 4).
Conviene, comunque, sottolineare che Ia vis acrracriva in tema di autorizzazione a procedere,
contrariamente a quel che sembrerebbe esser stato ritenuto dalla Cassazione nella sentenza che qui
si considera, risulta limitata alle sole ipotesi di concorso nel reato (v. in merito anche il comma 9"
dell'art. 135-b!S del regolamento del Senato introdotto con deliberazione 7 giugno 1989, in Gazz.
Uff., 13 giugno 1989 n. 136), non essendo stata riprodotta Ia disposizione gia recata dal comma 2
dell'art. 5 I. 10 maggio 1978 n. 170, che consentiva alia commissione inquirente di far luogo alia
riunione dei procedimenti nei casi di cui all'art. 45 nn. 1 e 2 c.p.p. .
Sez. un. 23 ottobre 1976, O!ivi e Sez. un. 23 ottobre 1976, Antonelli, citate nella motivazione
della sentenza in esame, possono esser lette in questa Rivista, 1977, rispettivamente p. 33 (con nota
di M. Lo PIANO, Sulla legittimita costituzionale della disposizione che allribuisce alia commissione
inquirente il potere di d!Sporre Ia custodia dell'inquisito) e p. 39. Le massime tratte dalla prima delle
surricordate decisioni ( chc queUe tratte dalla second a sostanzialrnente confermano) so no del se-
guente tenore: La normativa vigente costituzionale e ordinaria prevede, in materia di reati cosid-
detti presidenziali c ministeriali, e di reati agli stessi connessi ai sensi dell' art. 45 c.p.p. non una
giurisdizione speciale, rna una giurisdizione costituzionale penale esclusiva attribuita ad organi so-
vrani dello Stato non inseriti nell'ordinamento giurisdizionale disciplinato nella parte 2, titolo IV
deiJa Carta costituzionale; con Ia conseguenza che Ia Corte di cassazione di.fetta di giurisdizione
rispetto al controllo di legittimita dei provvedimenti sulla liberta person ale relativi a soggetti diversi
da quelli previsti dagli artt. 90 e 96 Cost., per i quali Ia commissione parlamentare inquirente per i
procedimenti di accusa abbia esercitato il potere di riunione: cio tanto se si tratta di provvedimenti
emessi dalla suddetta commissionc, quanto se si tratta di provvedimenti adottati dall' autorita giudi-
ziaria ordinaria, prima della trasmissione degli ani a1 presidente della camera dei deputati, posto che
ildifetto di giurisdizione riguarda tutti gli atti e l'intera regiudicanda, ormai attratti nella sfera della
giurisdizione penale costituzionale.
La Corte di cassazione, una volta che abbia dichiarato il proprio difetto di giurisdizione a
conoscere del ricorso proposto contro un provvedimento relative alia liberta personale di un sogget-
to imputato di reati connessi a reati ministeriali, non puo formulare giudizi di sorta in ordine all' asse-
rita illegittimita costituzionale delle norme che regolano il procedimento penale per i reati presiden-
ziali e ministeriali, in quanto effetto tipico di ogni pronuncia declinatoria della giurisdizione e Ia
traslatio iudicii all'organo cui spetta Ia potestas iudicandi, Ia quale, ovviamente, deve ritenersi com-
prensiva della suddetta questione >>.
Quanto ai provvedimenti abnormi, avverso i quali, non essendo previsto alcun mezzo di grava-
me in quanto estranei all'intero sistema organico della Iegge penale, si rende necessaria il ricorso alia
Corte suprema per rimuovcre una situazione proccssuale altrimenti insanabile, v ., tra le piu receoti,
Sez. 11, 24 novembre 1987, Bianchi, retro, p. 234, m. 222; Sez. I , 9 ottobre 1987, Cancellaro, retro, p.
84, m. 57, con nota di ampi richiami giurisprudenziali e dottrinali cui si rinvia per ulteriori approfon-
dimenti. V. pure, con riguardo ad un'ipotesi in cui vcniva in rilievo un provvedimento relativo alia
liberta personale emesso dal pubblico ministero Sez. I, 7 aprile 1986, Saraceno, in questa Rivista,
1987, p. 790, m. 592.
(2-3) SuU'applicabilita in materia processuale del principio del tempus regir actum v. C. cost.,
1 febbraio 1982 n. 15, in questa Rivista, 1982, p. 409, con nota di richiami anche dottrinali; cfr. anchc
Sez. I, 26 maggio 1980, Roda, ivi, 1981, p. 1330, m. 1213; Sez. I , 19 marzo 1980, Musone, ivi, 1980, p.
825, m. 788.
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DECISIONI DELLE SEZIONI UNITE
1192-1193
In ordioe alia terza massima non si rinvengono precedenti in termini . Mentre per que! che
attiene alla nozione di << provvedimento abnorme " si rinvia a quanto esposto nella nota aHa prima
massima, sembra altresl utile ricordare come, in tema di competenza per materia, Ia Cassazione
abbia altra volta sottolineato che Ia l. n. 517 dei195S, modificando gli artt. 33, 34, 36 e 37 c.p.p. ha
posto Ia regola della inderogabilita assoluta della competenza per materia . .. >> (v. Sez. I, IS febbraio
1979, Fambrini, in questa Rivisra, 1981, p. 373, m. 416). V. poi in dottrina, tra i piii recenti, C.M.
ZAMPI, Mandato (o ordine) di arresto: problematiche varie ed attuali, in questa Rivista, 1987, p. 1254
s. (in particolare p. 1265), il quale, tra l'altro, rileva, da un Jato, come anche ]'art. 74 comma 2,
c.p.p. richiami il cpv. dell' art. 33 dello stesso codice e, dall'altro, che per quanto riguarda il pretore
<< i perniciosi effetti dell' abrogazione del comma zo dell' art. 33 c.p.p. , sono, sia pure parzialmente,
ovviati dalla vigenza del comma 2 dell' art. 231 c.p.p. .
1193- Sez. un. - Ud. 26 aprile 1989 (dep. 9 maggio 1989) - Pres. Zucconi Galli Fonseca-
Rel. Teresi- P. M. (cone!. conf.) - Goria.
[304/8] Procedimenti di accusa - lndagini preliminari - Archiviazione - Natura di sentenza di proscio-
g)jmento - Esclusione - Ricorso per cassazione - Inammissibilitii.
(Cost. artt. 96, 111; c.p.p. artt. 74 e 190; I. cost. 16 gennaio 1989 n. 1, art. 8; I. 5 giugno
1989 n. 219, art. 2).
[304/8] Procedimenfi di accusa - Esperj biJita di atti istruttori prima della concessione dell' autorizzazio-
ne a procedere - Esclusione - Possibil.itii di emettere provvedimenti di sequestro anteriormente a tale
mome.nfo - Esclusione.
(Cost. artt. 68, 96; I. cost. 16 gennaio 1989 n. 1, artt. 7, 8, 9, 10).
[304/8] Procedimenti di accusa - lndagiru preliminari - Archiviazione - Vizi della procedura di estrazio-
ne a sorte dei magistrati component i il collegio - Conseguente abnormita o inesistenu del decreto di
archiviazione - Esclusione - Ricorso per cassazione - Inammissibilitii.
(Cost. artt. 96, 111; c.p.p. artt. 74, 185, 189, 190; I. cost. 16 gennaio 1989 n. 1, artt. 7, 8; I.
5 giugno 1989 n. 219, art. 2).
II provvedimento previsto dal comma 2 dell' art. 81. cost. 16 gennaio 1989 n.J, presuppo-
nendo una delibazione sommaria, non implicante alcuna definitivita in ordine al giudizio
formulato, coerentemente con la mancanza di una vera e propria indagine di merito, non ha
natura sostanziale di sentenza definitiva di proscioglimento in sede istruttoria, bensi, formal-
mente e sostanzialmente, quella di decreto di archiviazione e Ia previsione della sua non impu-
gnabilita ad opera della medesima norma e confermiltiva della disciplina generate in tema di
archiviazione (sulfa base dell'enunciato principio la Cassazione ha escluso che il menzionato
provvedimento rientri tra quelli avverso i quali l'art. Ill comma 2 Cost. consente il ricorso per
cassazione) (1).
Nei procedimenti relativi a reati ministeriali il collegio previsto dall' art. 7 della l. cost. 16
gennaio 1989 n. 1, pub compiere solo indagini preliminari, non essendo esperibile attivitil
istruttoria in senso tecnico se non a seguito della concessione dell'autorizzazione a procedere e
dovendosi altresi escludere, ai sensi dell' art. 10 della predetta Iegge, anche Ia possibilita di
emettere, prima di detto atto di competenza parlamentare, provvedimenti di sequestra (2).
Jl ricorso per cassazione avverso il decreta di archiviazione emesso dal collegio previsto
daft' art. 7 l. cost. 16 gennaio 1989 n. 1, proposto per asserita abnormita o inesistenza del
provvedimento conseguente a vizi della procedura di estrazione a sorte dei magistrati compo-
nenti il collegio, e inammissibile in quanto se da un lato deve escludersi che nella specie il
contenuto del provvedimento possa essere ritenuto avulso dall'intero ordinamento giuridico e
dunque abnorme, dall'altro, essendo anche gli appartenenti at collegio giil ritualmente investiti
di funzioni giurisdizionali, non e configurabile neppure l'inesistenza del provvedimento per
provenienza da un organo non rivestito del potere giurisdizionale, giacche i vizi riconducibili
al difetto di legittimazione del giudice, sia che si riflettano sulla capacitil generica, sia che
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CASSAZIONE PENALE: 1989
attengano alia capacita specifica di esercizio dell' attivita giurisdizionale, possono solo integra-
re ipotesi di nullitii assoluta ex art. 185 n. 1 c.p.p. (3).
FATIO.- Con atti separati, rna di identico contenuto, datati, rispettivamente, 25 e 27
febbraio 1989, il procuratore generale della Repubblica presso Ia Corte di appello di Roma e
il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, hanno proposto ricorso per
cassazione avverso il decreta di archiviazione emesso il 24 febbraio s.a. dal collegio costituito
ai sensi dell' art. 7 I. cost. n. 1 del1989 presso il Tribunale di Roma, avuto riguardo ad una
denuncia presentata nei confronti dell'on. Giovanni Goria, gia Presidente del Consiglio dei
ministri.
I ricorrenti premettono:
a) che, entrata in vigore Ia I. cost. n. 1 del 1989, il presidente della Corte di appello di
Roma aveva emanato due distinti decreti 27 gennaio e 30 gennaio 1989), determinando in
tale modo autonomamente, senza sentire gli organi del pubblico ministero, le formalita in
base aile quali si sarebbe proceduto aile modalita di estrazione dei magistrati destinati a
comporre il collegio previsto dall'art. 7 della citata Iegge, nonche queUe concernenti Ia costi-
tuzione del seggio elettorale;
b) che, nonostante Je precise contestazioni mosse, anche in relazione alia Iegittima-
zione da parte del presidente della corte di appello di provvedere alle necessarie operazioni,
si era proceduto all'insediamento del seggio elettorale in data 2 febbraio 1989, con sospensio-
ne peraltro di ogni attivita a seguito delle contestazioni sorte circa il conferimento dei poteri
a! presidente della corte di appello, riconosciuti invero dall'articolo unico del d.l. emanato il
successivo 3 febbraio;
c) che il presidente della corte di appello aveva emanato altri due decreti- entrambi
in data 6 febbraio 1989 e parzialmente modificatiYi dei precedenti o n i quali, tra l' altro,
aveva delegato al compimento di tutte le operazioni un presidente di sezione, fissando per Ie
stesse Ia data del9 febbraio, nella quale si era concretamente proceduto all' estrazione ed alia
nomina dei componenti il collegio.
Il collegio, insediatosi formalmente, aveva quimli pronunciato il decreto oggetto dei
ricorsi.
Su questi presupposti, dopa avere affermato che il provvedimento impugnato doveva
essere assimilato ad una sentenza istruttoria di proscioglimento- ed in quanto tale ricorribi-
le in cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. - si formulavano le seguenti censure:
1) nullita dei quattro decreti emanati dal presidente della corte di appello e conse-
guente nullita della costituzione del collegio - ex art. 189 c.p.p. - sotto un quadruplice
profilo:
a) per mancata partecipazione del p.m. aile attivita precedenti I'estrazione (artt.
76 e 185 comma 2 c.p.p.);
b) per mancanza del pot ere di delega da parte del presidente della corte di appello,
atteso il carattere giurisdizionale delle attivita, esulanti da quelle previste dall'art. 108 ord.
giud.: quanta sopra, tra I'altro, in relazione a quanto disposto in via analogica dagli artt. 8,
26 e 27 I. n . 287 del 1951 (riordinamento dei giudizi di assise);
c) per Ia mancanza di qualsiasi riscontro circa l'integralita e Ia regolarita degli elen-
chi predisposti peril sorteggio dei magistrati, nonche della rispondenza dei relativi norninati-
vi aile schede imbussolate (violazione art. 7 della Iegge);
d) per Ia fissazione di criteri di individuazione dei magistrati contra legem (art. 7
citato), con riferimento sia alia esclusione di intere categorie di giudici, che alla ooncreta
investitura dei titolari e dei supplenti, avvenuta seguendo l' ordine di anzianita- per tutti-
e non quello della estrazione;
2) nullita degli atti compiuti dal magistrato delegato dal presidente della corte di
appello per:
a) carenza dell'originario potere di delega;
b) illegittimita del criteria adottato per I'atto di << proclamazione-nornina ;
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DECISIONI DELLE SEZIONI UNITE
U93
c) esclusione dall'estrazione a sorte dei magistrati appartenenti aJ tribunale per i
minorenni, nonche a! tribunale ed agli uffici di sorveglianza.
Da quanto sopra, secondo i ricorrenti, Ia nullita - ai sensi dell'art.189 c.p.p.-dell'at-
to di << proclamazione nomina sia del collegio come tale, che dei singoli magistrati chiamati
a fame parte e, quale ulteriore effetto, Ia nullita del provvedimento emesso il 24 febbraio
1989, siccome pronunciato in situazione corrispondente o analoga >> a quella tipica della
decisione inesistente , resa a non iudice.
Sono state poi formulate altre censure in via dichiaratamente subordinata di cui non
occorre dare qui conto.
II ricorso e stato assegnato aile sezioni unite dal primo presidente, su richiesta formulata
dal procuratore generale, attesa Ia speciale importanza delle questioni prospettate con i
ricorsi.
MOTIVI DELLA DECISIONE. :- Osserva preliminarment e il collegio che le censure formula-
te dai ricorrenti - da ritenersi entrambi legittimati, per l'innegabile qualita di organo del
pubblico ministero presso il collegio in esame del procuratore della Repubblica, desumibile
dagli artt. 6, 8 e 13 I. cost. n. 1 del1989- muovono daA presupposto che il provvedimento
impugnato abbia natura sostanziale di sentenza definitiva di proscioglimento in sede istrutto-
ria, in quanto tale impugnabile con ricorso in cassazione ai sensi dell'art. 111 comma 2 Cost. ,
con particolare riguardo alia violazione di specifiche disposizioni relative alia nomina ed alia
costituzione del giudice.
Tali violazioni, siccome integranti nu!lita assolute, determinerebbero Ia nullita del prov-
vedimento (artt. 185 n. 1 e 189 c.p.p.) in quanto emesso in situazione corrispondente-
secondo i ricorrenti- a quella tipica della decisione '' inesistente , perche resa a non iudice
(cfr. ricorso pag. 65), e per tale ragione - a quanto e dato comprendere - secondo i
ricorrenti, dovrebbe poi ritenersi inoperante Ia prescrizione di non impugnabilita posta dal-
l'art. 81. cost. (che, in quanto tale, e atta a limitare l'applicazione dell' art. 111 Cost.), giacche
il provvedimento impugnato non si identificherebbe con quello emesso dall' organo di cui
alia I. n. 1 del 1989, siccome abnorme o inesistente.
Entrambe Je affermazioni devono essere disattese, ed i ricorsi vanno pertanto dichiarati
inammissibili.
1. Quanto alia natura del provvedimento impugnato, innanzitutto, va rilevato che lo
stesso ha, formalmente e sostanzialmente, natura di decreto di archiviazione, come emerge
dallo stesso tenore dell'art. 8 I. cost. n. 1 del1989, che non solo qualifica in modo espresso
decreto >> l'atto con il quale il collegio dispone l' archiviazione, rna prevede anche che lo
stesso giudice, nell'ipotesi in cui ritenga invece di trasmettere gli atti a! procuratore della
Repubblica per il successivo inoltro al presidente dell a camera competente a concedere
l'autorizzazione a procedere di cui al successivo art. 9, si limita a compiere soltanto delle
indagini preliminari e nel termine perentorio di 90 gg. dal ricevimento degli atti.
Tali previsioni, ricollegate all'obbligo imposto a! procuratore della Repubblica di tra-
smettere entro 15 gg. dalla loro iniziale ricezione gli atti comunque pervenutigli, ometten-
do ogni indagine (art. 6 comma 2 I. cost. n. 1 del1989'), comportano necessariamente che
qualsiasi attivita istruttoria in senso tecnico non possa essere esperita che a seguito della
menzionata autorizzazione.
In tal senso depone anche !'art. 10 della Iegge, che esclude --'- prima di detto atto, di
competenza parlamentare- anche Ia possibiliHt di emettere provvedimenti come quelli di
sequestro, ritenuti in genere sottratti alia speciale disciplina dell'art. 68 Cost. , in quanto
finalizzati alia mera acquisizione di elementi probatori (Sez. III, 13 gennaio 1984, De Cocci e
Sez. VI, 24 aprile 1989, Mastrantuono), e non rientranti, come tali, tra quelli istruttori in
senso stretto.
Le argomentazioni che precedono, pertanto, escludono che possa essere definito sen-
tenza un provvedimento che peril suo stesso contenuto e peril momento- o piil esattamen-
te fase - in cui viene emesso, e finalizzato in modo evidente ad evitare il coinvolgimento in
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CASSAZIONE PENALE: 1989
procedimenti penati di presidenti del consiglio e di ministri - ancorche cessati dalla carica
- sulla base di denunce manifestamente infondate: il che presuppone una delibazione sam-
maria, non implicante alcuna definitivita in ordine a! giudizio formulato, coerentemente con
Ia mancanza di una vera e propria indagine di merito.
D'altra parte, tale carattere e proprio del decreto di archiviazione previsto dall'art. 74
c.p.p. che, per giurisprudenza costante, non da luogo ad alcuna preclusione e non produce
gli effetti propri della cos a giudicata, tanto che l'azione penale puo essere esercitata successi-
vamente, anche in difetto di elementi sopravvenuti, sulla sola base di una nuova valutazione
degli stessi fatti (Sez. II, 13 ottobre 1977, Riggio; Sez. I, 6 luglio 1979, Trava; Sez. VI, 9
novembre 1982, Spinelli; Sez. V, 17novembre 1983, Manti; Sez. VI, 22 dicembre 1983, Gual-
di).
Da cio anche l'inoppugnabilita del decreto di archiviazione - quand' anche si trattasse
di provvedimento abnorme o con forma del tutto anomala (Sez. I , ord. del 1979, Trava
citata)- attesa l'inesistenza di qualsiasi efficacia preclusiva dell'azione penale, in ogni mo-
mento, senza necessita di revoca o di annullamento del provvedimento.
La non impugnabilita del decreto, sancita espressamente dall' art. 81. cost. n. 1 del1989,
e previsione confermativa, pertanto, della disciplina generale vigente in tema di archiviazio-
ne.
Sotto il profilo esaminato, e escluso quindi che il provvedimento in questione possa
essere impugnato ai sensi dell'art. 111 comma 2" Cost. , non rientrando in ogni caso tra quelli
per i quali e consentito da tale disposizione il ricorso per cassazione.
2. Ma ugualmente disatteso - come gia accennato - dev' essere anche il secondo
ordine di argomentazioni, secondo cui il ricorso per cassazione sarebbe ammissibile in quan-
to i vizi denunciati, attenendo alia costituzione del giudice, avrebbero inciso ab initio sulla
stessa, sl da far considerare il provvedimento in questione, abnorme, ovvero emesso a non
iudice.
Osservano queste sezioni unite che il principia della tassativita dei mezzi di impugnazio-
ne, sancito dall'art. 190 c.p.p., trova un correttivo nella previsione contenuta nella stessa
norma a! comma 2, n dove viene espressamente riconosciuta Ia possibilita di ricorrere in
cassazione anche nei confronti di determinati provvedimenti, non altrimenti impugnabili, tra
i quali dottrina e giurisprudenza hanno ricompreso quelli affetti da vizi in procedendo o in
giudicando cos! radicali, e at tempo stesso cos! imprevedibili, da non poterli inquadrare in
alcun schema legale.
L' abnormita delle situazioni processuali in tal modo realizzate - suscettibili comunque
di consolidarsi e di determinare Ia res iudicata - giustificano pertanto in tali casi il ricorso
per cassazione, ai sensi dell'art. 111 Cost. , essendo solo questo lo strumento processuale
utilizzabile per rimuovere gli effetti di un provvedimento che, per Ia singolarita e Ia stranezza
del suo contenuto, deve essere considerate come avulso dall' intero ordinamento giuridico
(Sez. VI, 18 gennaio 1972, Ceccarone; Sez. I, 6 maggio 1975, Giannettini; Sez. V, 17 ottobre
1983, Podini).
Ma pare evidente che in tali fattispecie non possa rientrare il decreto di archiviazione in
esame, non potendosi considerare abnorme il suo contenuto sotto nessun profilo.
I ricorrenti, peraltro, come si e sottolineato, sembrano sostenere che i vizi radicali de-
nunciati , attinenti, sia alia fase precedente J'estrazione, che a quella immediatamente succes-
siva- e costituenti nullita assolute ex art. 185 n. 1 c.p.p.- comportano l'inesistenza stessa
del provvedimento, quale effetto espressamente previsto dall' art. 189 c.p.p.: cosicche il de-
creto dovrebbe essere considerate come proveniente a non iudic.e e, per questa ragione,
estraneo alia previsione di non impugnabilita di cui al citato art. 8.
Anche ~ l e tesi non puo essere condivisa.
Va sottcilineato a1 riguardo che Ia categoria degli atti processuali inesistenti >> non
appare giuridicamente ben definita, e l'approfondimento che e stato fatto - soprattutto in
sede dottrinaria -l' ha ricondotta a quelle manifestazioni cos\ gravi di patologia processua-
le, da escludere qualsiasi possibilita di sanatoria, per l' assoluta inidoneita di tali atti a conse
guire un riconoscimento giuridico.
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