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Relativit`a Ristretta

Appunti (non rivisti) delle lezioni del professor Emilio dEmilio


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Appunti di Relativit`a Ristretta
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Pisa, 10 Ottobre 2012
1
Indice
1 Introduzione 3
1.1 Pippone sul perche la relativit`a `e saltata fuori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2 Spaziotempo di Minkowski . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
2 Trasformazioni di Lorentz 4
2.1 In 1+1 dimensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2.2 In 3+1 dimensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
3 Cenni di teoria dei gruppi 9
3.1 Rappresentazioni di gruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.2 Rappresentazioni irriducibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
4 Formulazione covariante della Dinamica 14
4.1 Principi della Dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
4.2 Quantit`a di moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
4.3 Secondo principio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
4.4 Forze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
5 Meccanica analitica e relativit`a 21
6 Esercizi 22
2
Capitolo 1
Introduzione
1.1 Pippone sul perche la relativit`a `e saltata fuori
1.2 Spaziotempo di Minkowski
Un punto dello spaziotempo di Minkowski `e detto evento, e le traiettorie sono dette linee duniverso. La
bisettrice indica come si muove la luce, tutti gli altri eventi possono propagarsi nel doppio cono individuato
dalle bisettrici. V
+
`e denominato cono futuro e V

invece cono passato. La quantit`a


=
_
t
B
t
A
dt
_
1
v
2
(t)
c
2
`e detta tempo proprio.
3
Capitolo 2
Trasformazioni di Lorentz
2.1 In 1+1 dimensioni
Consideriamo due sistemi di riferimento inerziali, K, K

, con K

che si muove rispetto a K con velocit`a .


Allistante t = 0, le origini dei due sistemi coincidono. Il versore dellasse ct

nel sistema K `e
1

1+
2
(, 1);
allora le coordinate in K dei punti A ed E saranno
A =

_
1 +
2
(, 1) E =

_
1 +
2
(, 1)
Per costruzione, si ha
A = E +r(1, 1) +s(1, 1)
da cui si ottiene
r =
1 +
_
1 +
2
, s =
1
_
1 +
2

e di conseguenza le coordinate di R nel sistema di riferimento K saranno


R =

_
1 +
2
(1, )
R pertanto giace su una retta simmetrica a ct

rispetto alla bisettrice, che rappresenta lasse x

nel sistema
K. Passando da K

a K avremo dunque le seguenti relazioni:


A =
_
t

0
_
a()
_
1

_
t
R =
_
0
x

_
b()
_

1
_
x
Se tali trasformazioni sono lineari, allora conoscendo una base dello spazio `e possibile sapere come viene
trasformato ogni punto. Intanto, osserviamo che mandano rette in rette. La linearit`a discende direttamente
dallomogeneit`a dello spazio. In virt` u di ci`o, possiamo riscrivere le trasformazioni come:
_

_
t

= a()t +b()x
x

= a()t +b()x
(1)
4
Restano quindi da determinare a(), b(). Osserviamo che se K

si muove rispetto a K con velocit`a , allora


K si muover`a rispetto a K

con velocit`a . Allora le equazioni (1) diventano:


_

_
t = a()t

b()x

x = a()t

+b()x
Dato che mandando in le trasformazioni devono coincidere, si conclude che a, b sono funzioni pari di
, cio`e
_

_
t

= a([[)t +b([[)x
x

= a([[)t +b([[)x
(2.1)
_

_
t = a([[)t

b([[)x

x = a([[)t

+b([[)x

(2.2)
In forma matriciale:
_
t

_
=
_
a b
a b
_
=
_
a b
a b
__
a b
a b
__
t

_
Allora dovr`a essere
_
a b
a b
__
a b
a b
_
=
_
a
2

2
ab ab +b
2
a
2
ab
2
ab +b
2
_
=
_
1 0
0 1
_
da ci`o si ricava
_

_
b(a b) = 0 =a = b
a
2
(1
2
) = 1 =a
2
=
1
1
2
dunque, posto = v/c si ha
a = b =
1
_
1 v
2
/c
2
(v)
In conclusione, le equazioni
_

_
x

= (x +t)
t

= (t +x)
(2.3)
rappresentano le trasformazioni di Lorentz ortocrone e proprie in 1+1 dimensioni. In forma matriciale, le
trasformazioni saranno
L =
_


_
Ricaviamo inne la legge di composizione delle velocit`a. Eseguiamo il dierenziale delle trasformazioni (2.3):
_

_
dx

= (dx +dt)
dt

= (dt +dx)
e dunque
dx

dt

= v

=
dx +dt
dt +dx
=
dx
dt
+u
1 +u
dx
dt
=
u +v
1 +
uv
c
2
5
La quantit`a conservata nella metrica di Minkowski `e la lunghezza di Minkowski
_
(x)
2
(ct)
2
.
Osserviamo che det L =
2

2
=
2
(1
2
) = 1. Allora esister`a un parametro , detto rapidit`a, tale che
_

_
= cosh
= sinh
Allora le trasformazioni di Lorentz possono essere scritte nella forma
_
dt

dx

_
=
_
cosh sinh
sinh cosh
__
dt
dx
_
(2.4)
Verichiamo se vi sono analogie con le rotazioni in R
2
. Se applichiamo due trasformazioni con rapidit`a
1
e

2
, si ha
_
t

_
=
_
cosh
1
sinh
1
sinh
1
cosh
1
__
cosh
2
sinh
2
sinh
2
cosh
2
__
t
x
_
=
=
_
cosh
1
cosh
2
+ sinh
1
sinh
2
cosh
1
sinh
2
+ sinh
1
cosh
2
sinh
1
cosh
2
+ cosh
1
sinh
2
sinh
1
sinh
2
+ cosh
1
cosh
2
__
t
x
_
=
=
_
cosh(
1
+
2
) sinh(
1
+
2
)
sinh(
1
+
2
) cosh(
1
+
2
)
__
t
x
_
Osserviamo che anche in questa forma la lunghezza di Minkowski `e conservata:
(d)
2
= (dt

)
2
(dx

)
2
= (cosh dt + sinh dx)
2
(sinh dt + cosh dx)
2
=
= (cosh
2
sinh
2
)(dt)
2
(cosh
2
sinh
2
)(dx)
2
=
= (dt)
2
(dx)
2
Il gruppo di matrici indotte da trasformazioni di Lorentz `e denominato gruppo ortogonale speciale (1,1), e
di denota con SO(1, 1).
Ricaviamo anche in questa forma la legge di composizione delle velocit`a. Sapendo che
v
c
= =
sinh
cosh
= tanh
si ha

1

2
= tanh(
1
+
2
) =
tanh
1
+ tanh
2
1 + tanh
1
tanh
2
=

1
+
2
1 +
1

2
Moltiplicando tutto per c otteniamo
v
1
v
2
=
v
1
+v
2
1 +
v1v2
c
2
(2.5)
La legge di composizione delle velocit`a della meccanica Newtoniana rientra nellordine zero di approssima-
zione per piccole velocit`a. Infatti se
v1
c
,
v2
c
1, allora, sviluppando in serie di Taylor il denominatore della
(2.5) si ha
v
1
v
2
=
v
1
+v
2
1 +
v1v2
c
2
(v
1
+v
2
)
_
1
v
1
v
2
c
2
+
_
v
1
+v
2
Introduciamo adesso il tensore metrico g

dato da
g

=
_
1
I
n
_
= 0; 1, 2, 3 (2.6)
In 1+1 dimensioni, cio`e nello spaziotempo M
2
,
g

=
_
1 0
0 1
_
6
e le trasformazioni di Lorentz sono date da
_
x

_
= L()
_
x
t
_
t
x

=
t
x

t
L()g

L()x

da cui g =
t
LgL.
Dato un punto nel cono-luce, `e sempre possibile trovare un sistema di riferimento in cui il punto non abbia
componenti sugli assi spaziali, cio`e in modo tale che
dx

= (dx +dt) = 0 =
dx
dt
=
quindi `e suciente scegliere un sistema di riferimento che si muova rispetto al primo con velocit`a . Un
vettore dello spaziotempo non avente componenti sugli assi spaziali `e detto vettore-tempo. Si osserva che il
prodotto scalare fra due vettori-tempo `e sempre negativo. Da questo si deduce che i coni-luce V
+
e V

sono
invarianti per trasformazioni di Lorentz.
2.2 In 3+1 dimensioni
Il gruppo delle rotazioni in R
3
`e un sottogruppo delle matrici di Lorentz. Nello spazio di Minkowski M
4
,
possiamo generalizzare la (2.4) a 3+1 dimensioni:
_
_
_
_
t

_
_
_
_
=
_
A B
0 D
_
_
_
_
_
t
x
y
z
_
_
_
_
Con la condizione che la matrice della trasformazione, che denotiamo sia tale che
t
g = g. Allora i
quadrivettori (x, y, z, t) M
4
sono tali che
_

_
x

t
g = g
x

, y

= x, y
SO(3, 1)
Vi sono particolari forme della matrice di Lorentz che danno luogo alle cosidette inversioni :
Se =
_
1
I
3
_
abbiamo linversione temporale, cio`e

_
t
x
_
=
_
t
x
_
Se =
_
1
I
3
_
abbiamo linversione spaziale, cio`e

_
t
x
_
=
_
t
x
_
7
Se =
_
1
I
3
_
abbiamo linversione dello spaziotempo, cio`e

_
t
x
_
=
_
t
x
_
Il gruppo costituito dalle matrici indotte da trasformazioni di Lorentz `e denominato gruppo di Lorentz e si
denota con /. Si tratta di un gruppo continuo non compatto ed `e unione di quattro sottogruppi:
/ = /
+

/
+

Il sottogruppo /
+

`e il gruppo di Lorentz ortocrono, cio`e costituito da trasformazioni che non coinvolgono


inversioni.
8
Capitolo 3
Cenni di teoria dei gruppi
3.1 Rappresentazioni di gruppi
Consideriamo il gruppo delle rotazioni in R
2
, con tensore metrico g =
_
1 0
0 1
_
. Una rotazione intorno all
asse z `e data da
R( z, ) =
_
cos sin
sin cos
_
SO(2)
Le matrici del gruppo delle rotazioni sono tali che
t
R = R
1
. Abbiamo inoltre una rappresentazione del
gruppo (R, +) in R() dotato del prodotto righe per colonne data da

1
,
2
(R, +)
1
+
2
R(
1
), R(
2
) (R(), ) R(
1
)R(
2
) = R(
1
+
2
)
Introduciamo adesso il generatore del sottogruppo delle rotazioni intorno allasse z L
z
, dato da:
L
z
:=
dR()
d

=0
=
_
0 1
1 0
_
Osserviamo che
L
2
z
= I, L
3
z
= L
z
, L
4
z
= I
Allora, esponenziando il generatore e sviluppando in serie di Taylor otteniamo:
e
Lz
= I +L
z
+
1
2!

2
L
2
z
+
1
3!

3
L
3
z
+ =
= I +L
z

1
2

2
I
1
6

3
L
z
+ =
=
_
1

2
2
+
_
I +
_


3
6
+
_
L
z
Il termine proporzionale a I `e lo sviluppo di cos , mentre quello proporzionale a L
z
`e lo sviluppo di sin ,
dunque si ottiene:
e
Lz
= cos
_
1 0
0 1
_
+ sin
_
0 1
1 0
_
=
=
_
cos sin
sin cos
_
= R()
9
Vediamo se adesso troviamo dei generatori del gruppo di Lorenz nello spazio di Minkowski M
2
. Il tensore
metrico sar`a g =
_
1 0
0 1
_
e consideriamo una trasformazione di rapidit`a :
L( x, ) =
_
cosh sinh
sinh cosh
_
SO(1, 1)
Anche in questo caso, ricordiamo, abbiamo una rappresentazione del gruppo (R, +) in / dotato del prodotto
righe per colonne del tutto analoga a quella delle rotazioni, cio`e
L( x,
1
)L( x,
2
) = L( x,
1
+
2
)
Le matrici di Lorentz soddisfano la relazione
t
LgL = g. Deniamo a questo punto, analogamente al caso
delle rotazioni, il generatore del sottogruppo ad un parametro del boost di Lorentz (lungo lasse x) M
x
:
M
x
:=
dL()
d

=0
=
_
0 1
1 0
_
Si ha che
M
2
x
= I, M
3
x
= M
x
Allora, sempre in analogia alle rotazioni, tramite lesponenziazione del generatore e lo sviluppo in serie di
Taylor, troviamo che
L( x, ) =
_
cosh sinh
sinh cosh
_
= e
Mx
Considerando adesso le rotazioni in R
3
, otteniamo che, dato che possiamo ruotare intorno a tre assi indipen-
dentemente, abbiamo tre generatori distinti L
x
, L
y
, L
z
, dati da
L
x
=
_
_
0 0 0
0 0 1
0 1 0
_
_
, L
y
=
_
_
0 0 1
0 0 0
1 0 0
_
_
, L
z
=
_
_
0 1 0
1 0 0
0 0 0
_
_
Sappiamo che le rotazioni non sono commutative, dunque, introducendo loperatore commutatore [A, B] =
AB BA si ha
_

_
[L
x
, L
y
] = L
z
[L
a
, L
b
] =
abk
[L
a
]
bc
=
abc
L
c
In M
4
, a seconda degli assi su cui viene eseguito il boost di Lorentz, abbiamo tre generatori di boost
M
x
, M
y
, M
z
:
M
x
=
_
_
_
_
0 1 0 0
1
0 0
0
_
_
_
_
, M
y
=
_
_
_
_
0 0 1 0
0
1 0
0
_
_
_
_
, M
z
=
_
_
_
_
0 0 0 1
0
0 0
1
_
_
_
_
Dunque in M
4
si hanno sei generatori, tre di boost e tre di rotazioni per cui valgono le relazioni:
_

_
[L
a
, L
b
] =
abk
L
k
[M
a
, M
b
] =
abk
L
k
[L
a
, L
b
] =
abk
M
k
10
Prendiamo in esame adesso un boost di Lorentz in M
4
sullasse x, senza rotazioni sugli altri assi, di rapidit`a
, cio`e
_
_
_
_
t

_
_
_
_
=
_
_
_
_
cosh sinh 0 0
sinh cosh 0 0
0 0 1 0
0 0 0 1
_
_
_
_
_
_
_
_
t
x
y
z
_
_
_
_
Le trasformazioni di Lorentz in forma dierenziale saranno pertanto
_

_
dt

= (dt +dx)
dx

= (dx +dt)
dy

= dy
dz

= dz
Vogliamo adesso scrivere come trasforma la velocit`a componente per componente. Dividendo ciascuna delle
componenti spaziali per la componente temporale si ottengono le relazioni:
dx

dt

=
v +dx/dt
1 +
v
c
2
dx/dt
dy

dt

=
1

dy
dt +dx
=
1

dy/dt
1 +
v
c
2
dx/dt
dz

dt

=
1

dz/dt
1 +
v
c
2
dx/dt
Queste trasformazioni per`o non sono soddisfacenti, in quanto le componenti y e z della velocit`a dipendono
dalla componente x. Lobiettivo `e scrivere una trasformazione simile a quella per i quadrivettori. Lunica
cosa `e pensare la velocit`a anchessa come un quadrivettore. Deniamo perci`o la velocit`a u:
u

=
dx

d
dove d `e il tempo proprio. Sappiamo che la relazione fra il tempo proprio di un sistema di riferimento e lo
stesso tempo misurato in un altro sistema di riferimento `e data da
d = dt
Allora
u

=
dx

dt
d
dt
=
dx

dt
da cui
_

_
u
0
=
d
dt
(ct) = c
u =
dx
dt
= v
(3.1)
Per i quadrivettori, sapevamo che il prodotto scalare
3

=0
x

= x
2
(ct)
2
11
`e invariante per trasformazioni di Lorentz. Per le quadrivelocit`a, la quantit`a invariante `e il modulo, dato da
u

=
2
c
2
+
2
v
2
=
v
2
c
2
1 v
2
/c
2
= c
2
v
2
c
2
c
2
v
2
= c
2
in questo caso, dato che si tratta del quadrato della velocit`a della luce, oltre ad essere invariante `e anche
costante.
3.2 Rappresentazioni irriducibili
Trovare dunque una rappresentazione irriducibile, signica trovare lunica decomposizione dello spazio in
sottospazi invarianti non ulteriormente riducibili. Il problema delle rappresentazioni irriducibili pu`o essere
riportato a trovare i generatori delle rotazioni. Il gruppo delle rotazioni, ricordiamo, `e denito da
x

i
= R
ia
x
a
i, a = 1, 2, 3
le quantit`a scalari sono tali che s

= 1 s, mentre i tensori sono matrici le cui componenti trasformano


sotto rotazione nel seguente modo:
T

ij
= R
ia
R
jb
T
ab
(3.2)
tramite i tensori siamo in grado di trasformare i polinomi omogenei. Rappresentando il tensore T come un
vettore colonna di nove componenti, cio`e
T =
_

_
T
11
T
12
T
13
.
.
.
T
33
_

_
allora la rotazione (3.2) pu`o essere espressa come
T

= R RT
dove R M(9, R) `e tale che R
1
R
1
R
2
R
2
= R
1
R
2
R
1
R
2
e dunque R
1
R
2
= R
12
. In termini di versore
n e angolo di rotazione si ha
( n, ) R
99
( n, ), R
99
1
R
99
2
= R
99
12
Abbiamo dunque una rappresentazione 9-dimensionale del gruppo delle rotazioni. Come tensore, data la
posizione e limpulso di una singola particella, possiamo considerare il prodotto esterno
T
ab
= x
a
p
b
Se un tensore S `e simmetrico, cio`e S
ab
= S
ba
, sar`a ancora simmetrico in un sistema di riferimento ruotato?
Applichiamo una rotazione al tensore S
S

ij
= R
ia
R
jb
S
ab
= R
ia
R
jb
S
ba
= R
jb
R
ia
S
ba
= S

ji
Stessa cosa se il tensore `e antisimmetrico. In particolare, ogni tensore a due indici pu`o essere scritto come
somma di un tensore simmetrico e di uno antisimmetrico. Allora, lo spazio vettoriale dei tensori `e somma
diretta del sottospazio vettoriale delle matrici simmetrice e di quello delle matrici antisimmetriche, il primo
avente dimensione 6 e il secondo 3:
T = S +A, S =
_
_
s
11
s
12
s
13
s
22
s
23
s
33
_
_
, A =
_
_
0 a
12
a
13
a
12
0 a
23
a
13
a
23
0
_
_
12
Poiche gli spazi stanno in somma diretta, rappresentando il tensore in forma vettoriale e applicando una
rotazione, le componenti provenienti dalla matrice simmetrica non devono mischiarsi con quelle provenienti
dalla matrice antisimmetrica. Allora avremo qualcosa della forma
_
R
66
1
0
0 R
33
2
_
_

_
s
1
1
s
1
2
.
.
.
s
23
a
11
a
12
a
13
_

_
Notiamo inoltre che in tre dimensioni, i tensori antisimmetrici possono essere identicati con i vettori tramite
la contrazione con lindice antisimmetrico
iab
, A
ab

iab
L
i
. Dunque bisogna ridurre il sottospazio delle
matrici simmetriche. Sia S un tensore simmetrico, e ne considero la traccia:
s = s
11
+s
22
+s
33
Allora:
S =
_
_
s
11
s
12
s
13
s
22
s
23
s
33
_
_
=
_
_
s
11

1
3
s s
12
s
13
s
22

1
3
s s
23
s
33

1
3
s
_
_
+
1
3
s
ij
da cui

ij
S

ij =
ij
R
ia
R
jb
S
ab
=
=
t
R
ai

ij
R
jb
S
ab
=
=
t
R
ai
R
ib
S
ab
=
=
ab
S
ab
Da questa relazione concludiamo che la traccia di un tensore simmetrico `e uno scalare (infatti abbiamo
provato che `e invariante per rotazione). Allora, in quanto sussiste una relazione di dipendenza lineare
non banale, abbiamo trovato una rappresentazione irriducibile del gruppo delle rotazioni in R
3
, costituita
dai tensori simmetrici stracciati (cinque parametri liberi), i vettori (matrici antisimmetriche, tre parametri
liberi) e uno spazio unidimensionale formato dagli scalari (le tracce dei tensori simmetrici). Abbiamo dunque:
3 3 = 9 = 5 3 1. Passando adesso al gruppo di Lorentz, le quantit`a invarianti per boost di Lorentz
sono i 4-scalari. Avremo similmente i 4-tensori (rango 2: T
{}
, F
[]
, . . .).
13
Capitolo 4
Formulazione covariante della
Dinamica
4.1 Principi della Dinamica
1. Principio dinerzia. Tutti i sistemi di riferimento inerziali in moto relativo uniforme sono indistinguibili.
Questo `e un caso particolare del principio di relativit`a, quindi rimane valido anche nella formulazione
relativistica.
2. Laccelerazione di un corpo `e direttamente proporzionale alla forza applicata su di esso.
3. Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, agente sulla stessa retta.
Lintroduzione delle trasformazioni di Lorentz ha avuto come conseguenza la perdita del concetto di si-
multaneit`a degli eventi, infatti se per un osservatore in un determinato sistema di riferimento due eventi
accadono nello stesso istante, `e immediato vericare che esistono inniti sistemi di riferimento in cui essi
sono sfasati. Questa `e una diretta conseguenza della costanza della velocit`a della luce. Inoltre, i sistemi in
cui si lavorava nella meccanica Newtoniana erano isolati, cio`e in assenza di forze esterne. Con lintroduzione
dei campi (gravitazionale, elettromagnetico) che regolano i diversi tipi di interazione, questa ipotesi non `e
pi` u valida, unitamente allipotesi di istantaneit`a della propagazione dellinterazione. Difatti, la velocit`a della
luce `e quella massima con cui un segnale pu`o propagarsi, dunque, per esempio, se muovo una carica e di
conseguenza modico il campo elettromagnetico che essa crea, una seconda carica posta a distanza r risentir`a
delle perturbazioni causate dalla prima al pi` u dopo un tempo r/c. Pertanto, vengono meno i presupposti su
cui veniva enunciato il terzo principio, e la sua validit`a non pu`o essere estesa alla formulazione relativistica.
Tuttavia, due conseguenze importanti derivanti dal terzo principio, sono la conservazione del tri-impulso
e del momento angolare, dunque `e naturale domandarsi se tali quantit`a siano ancora costanti nel moto nel
limite relativistico o ve ne siano comunque delle altre.
4.2 Quantit`a di moto
Ricordiamo la denizione della quadrivelocit`a in un sistema di riferimento K:
_

_
u
0
= (v)c
u = (v)v
(4.1)
con il parametro dipendente esclusivamente dal modulo della velocit`a. In un sistema di riferimento K

che si muove rispetto a K con velocit`a lungo lasse x, la quadrivelocit`a u

era data dalle trasformazioni di


14
Lorentz:
_

_
u

0
= ()[u
0
+u
x
]
u

x
= ()[u
x
+u
0
]
u

y
= u
y
u

z
= u
z
(4.2)
Supponiamo adesso di avere, in un sistema di riferimento K
0
, un urto tra due particelle puntiformi di velocit`a
iniziale uguale e di modulo v. Per la conservazione della quantit`a di moto
p
in
= p
1
+ p
2
= 0 p
fin
= p
1

+ p
2

= 0 (4.3)
Cerchiamo adesso di scrivere la quantit`a di moto nel caso generale, fermo restando che essa sia proporzionale
alla velocit`a:
p
?
= f(v)v (4.4)
Il fattore di proporzionalit`a devessere funzione unicamente del modulo di v, in quanto deve essere invariante
per rotazione. Sappiamo che nel limite non relativistico
f(v c) = m
dove m `e la quantit`a scalare chiamata massa del corpo. Inoltre, la funzione f deve essere iniettiva. As-
sumiamo adesso che esista una energia cinetica T(v), funzione scalare del modulo della velocit`a, anchessa
iniettiva, che si conserva, allora
T(v
1
) +T(v
2
) = T(v

1
) +T(v

2
) se v
1
= v
2
= v, v

1
= v

2
= v

T(v) = T(v

)
Nel sistema del centro di massa, lurto pu` o essere descritto dalle seguenti relazioni:
_

_
v
1,2
x
= v
1,2
x

v
1,2
y
= v
1,2
y

(4.5)
queste relazioni valgono per le trivelocit`a anche nel limite relativistico. In termini di quadrivelocit`a, ot-
teniamo che il modulo delle componenti spaziali `e lo stesso, dunque possiamo riscrivere la (4.4) come
p = g(v)u (4.6)
in quanto u = (v)v. Dalla relazione ( p
1
+ p
2
)
y
= 0 segue che [ p
1
[ = [ p
2
[, cio`e
[p
y
1
[ = g(v
1
)[u
y
1
[ [p
y
2
[ = g(v
2
)[u
y
2
[
sommando le relazioni ed imponendo che u
y
1
+ u
y
2
= 0, troviamo che g(v
1
) = g(v
2
). Questa relazione
`e valida in ogni sistema di riferimento inerziale, dunque g(v
1
) = g(v
2
) = g(v) `e una quantit`a costante, che
denotiamo m. Dunque
g(v) =
f(v)
(v)
= m =f = m
A questo punto, possiamo denire il quadri-impulso p

come p = mv, o in altre parole:


_

_
p
0
= mu
0
p = mu
(4.7)
15
Se si conserva il tri-impulso, cio`e p = 0, considero le trasformazioni di Lorentz
_

_
p

x
= ()[p
x
+p
0
]
p

0
= ()[p
0
+p
x
]
Se p
x
= 0, allora essa sar`a nulla in tutti i sistemi di riferimento inerziali, dunque si avr`a anche p

x
= 0,
e dalla prima trasformazione, segue che anche p
0
= 0. Il secondo membro della seconda trasformazione
`e identicamente nullo, dunque sar`a anche p

0
= 0. Concludiamo che se il tri-impulso si conserva, allora
si conserver`a anche la componente p
0
del quadri-impulso. Vediamo dunque cosa essa rappresenta. Dalla
denizione di quantit`a di modo appena data:
p
0
= mc = mc
1
_
1
v
2
c
2
_
1
2
=
nel limite non relativistico
v
c
1 si ottiene, sviluppando in serie di Taylor:
=
1
c
mc
2
_
1 +
v
2
2c
2
+
_
=
1
c
_
mc
2
+
1
2
mv
2
+
_
In termini del problema delle due particelle di massa m
1
e m
2
e velocit`a v
1
e v
2
ci`o comporta:
m
1
c
2
+
1
2
m
1
v
2
1
+m
2
c
2
+
1
2
m
2
v
2
2
= m
1
c
2
+
1
2
m
1
(v

1
)
2
+m
2
c
2
+
1
2
m
2
(v

2
)
2
cio`e
1
2
m
1
v
2
1
+
1
2
m
2
v
2
2
=
1
2
m
1
(v

1
)
2
+
1
2
m
2
(v

2
)
2
che `e esattamente la legge di conservazione dellenergia cinetica nel limite non relativistico. Concludiamo
dunque che la componente p
0
rappresenta lenergia cinetica del sistema, e, generalizzando quanto visto,
possiamo asserire che energia e tri-impulso sono le componenti di un quadrivettore denominato quadri-
impulso. Possiamo dunque scrivere limpulso nella formulazione relativistica:
p =
mv
_
1 v
2
/c
2
= mv (4.8)
dove m `e un quadri-scalare. Da questa formula, appare che, allaumentare della velocit`a della particella,
aumenti proporzionalmente anche la sua massa, cio`e m = m(v). In tal caso, sarebbe giusticato il valore
di c come limite superiore di propagazione di un evento.
4.3 Secondo principio
Nella formulazione di Newton, ricordiamo, il secondo principio era dato da
m
dv
dt
=

F (4.9)
che possiamo riscrivere come
d p
dt
=

F
con p dato dalla (4.8). Nel caso di moto unidimensionale con dato iniziale nullo, e assumendo che la massa
sia invariante, abbiamo:
d
dt
(v) =
F
m
= g v = gt
16
Sostituendo lespressione di otteniamo:
v =
gt

=
gt
_
1 v
2
/c
2
elevando al quadrato e dividendo per c
2
ambo i membri ottieniamo:
_
v
c
_
2
=
_
gt
c
_
2
_
1
v
2
c
2
_
ricavando da questa relazione il valore di v/c, si ha
_
v
c
_
2
=
(gt/c)
2
1 + (gt/c)
2
(4.10)
trattandosi di quantit`a sempre positive, possiamo osservare che dalla (4.10) segue che
v
c
`e sempre minore di
uno, che `e in accordo con quanto precedentemente detto. Ricavando inne la velocit`a v:
dx
dt
= v =
gt
_
1 + (gt/c)
2
otteniamo che la linea duniverso descritta dalla particella `e uniperbole.
Consideriamo adesso il seguente esempio: in un certo sistema di riferimento, un blocco di massa M `e in
quiete e due corpi puntiformi, ciascuno di massa m si avvicinando ad esso con velocit`a uguali e opposte,
rispettivamente u e u dirette lungo lasse y. Lurto `e anaelastico. Allora, per la legge di conservazione della
quantit`a di moto della meccanica classica, si ha:
M 0 +m(u
x
+u
y
) = 0 = (M + 2m) 0
Questa relazione deve valere in tutti i sistemi di riferimento inerziali.
Consideriamo adesso un secondo sistema di riferimento, in moto rispetto al primo con velocit`a uniforme v
diretta lungo lasse x. Allora, il blocco sar` a visto in movimento con velocit`a v e le particelle avranno velocit`a
u +v e u +v. Lungo lasse y vale la relazione descritta nel caso precedente, mentre lungo lasse x si ha:
(M + 2m)v = (M + 2m)v

=v = v

anche in questo caso, la velocit`a del blocco rimane immutata lungo gli assi e quindi viene rispettato il
principio di conservazione della quantit`a di moto.
Adesso consideriamo il blocco in quiete e mandiamo contro di esso due impulsi luminosi /c. In questo caso,
il blocco assorbir`a gli impulsi e rimarr`a fermo, in accordo con il principio classico. Se adesso diamo a tutti
gli elementi una velocit`a lungo x v e indichiamo con langolo compreso tra la direzione degli impulsi e v,
sfruttando la relativit`a, otteniamo la seguente relazione:
Mv + 2

c
sin = M
f
v
f
Questa relazione sembra violare il principio di relativit`a, in quanto v
f
,= v. Questo `e un assurdo nato dallaver
assunto che la massa del blocco rimanesse costante nellevoluzione dellevento. Imponendo che v
f
= v, la
relazione si modica in
Mv + 2

c
sin = M
f
v (M
f
M)v = 2

c
sin
Il seno dellangolo corrisponde al rapporto v/c, per cui
(M
f
M)v =
2

c
v
c
(Mc
2
) = 2

= E
luce
17
con la condizione

=
In conclusione, siamo in grado di preservare la conservazione dellimpulso e dellenergia solo se ammettiamo
che la massa non rimanga costante. A questo punto, emerge ancora pi` u chiaramente, nellequivalenza massa-
energia, che lenergia abbia un ruolo primitivo rispetto alla massa. In virt` u di queste considerazioni, vogliamo
adesso fornire unespressione del quadri-impulso indipendente dalla massa, ma solamente dallenergia.
_

_
p
0
=
E
c
= mc
p = mv

p
E/c
2
= v (4.11)
Allora deniamo il quadri-impulso come
p

=
_
E
c
, p
_
(4.12)
Adesso consideriamo la quantit`a p

. Con la nuova denizione si ha


p

= p
2

E
c
2
dove si `e usata la denizione del prodotto scalare di Minkowski. Usando invece la denizione che coinvolge
la quadrivelocit`a, si ha
p

= m
2
u

= (mc)
2
Uguagliando le due espressioni, otteniamo la relazione energia-impulso:
E
2
c
2
p
2
= m
2
c
2
E
2
= p
2
c
2
+m
2
c
4
(4.13)
dove la quantit`a mc
2
`e detta massa a riposo. Notiamo che questa relazione fornisce una relazione riguardante
il quadrato dellenergia, quindi bisogna stare attenti a considerare il doppio segno quando si estrae la radice.
Esempio 1 (Eetto Compton).
Consideriamo un fotone con quadri-impulso dato da
k

=
_

c
,

k
_
(4.14)
Abbiamo che k
2
= 0, il che implica che siamo sul bordo del cono-luce. Trattandosi di un fotone, la cosa ha
senso. Ricordando la denizione di quadri-impulso appena data
p

= (E, p) =p
2
= m
2
Leetto fotoelettrico, daltra parte, ci garantisce che
_

_
E =
p =

k
(4.15)
Se adesso consideriamo un elettrone fermo, verso cui mandiamo il fotone di impulso k

e lunghezza donda
, dopo lassorbimento seguir`a unemissione, che risulter`a inclinata di un angolo rispetto alla direzione
iniziale e con una lunghezza donda

,= , e dunque con impulso k

,= k. Imponiamo la conservazione
dellenergia sugli indici zero dei quadri-impulsi:
+m =

+E

m = (

) (4.16)
18
poiche deve essere

> 0, da questa relazione otteniamo che la lunghezza donda

`e maggiore di quella
iniziale. Sugli indici 1,2,3 del quadri-impulso imponiamo che
(k k

) = p

p
elevando al quadrato si ottiene:

2
(2kk

) = 2m
2
pp


2
kk

= pp

m
2
=
poiche la quantit`a pp

`e invariante per trasformazione di Lorentz, ne consideriamo solo la componente zero:


= m(E

m)
In conclusione, otteniamo la relazione

(1 cos ) = m(E

m) (4.17)
Mettendo a sistema le equazioni (4.16) e (4.17) otteniamo la relazione

=

mc
(1 cos ), con

mc
= 0, 024

A (4.18)
Inoltre, dopo alcuni passaggi algebrici, otteniamo unaltra relazione:
E = hc (4.19)
che ci consente di capire che per registrare variazioni bisogna usare lunghezze donda sucientemente piccole.
Vogliamo adesso fare qualche considerazione sul momento angolare

L. Sappiamo che

L pu`o essere
interpretato come un tensore antisimmetrico tale che

ijk
L
k
= x
i
p
j
x
j
p
i
In M
4
estendiamo questo concetto considerando un tensore antisimmetrico F

e introducendo il simbolo
a quattro indici

. Applicando il simbolo al tensore si ha

=

F

(4.20)
otteniamo dunque un tensore a due indici antisimmetrico, detto il duale di F. Se avevevamo completato
il tri-impulso con lenergia, possiamo completare le tre componenti del momento angolare (che ricordiamo
sono i generatori delle rotazioni) inserendole in un tensore antisimmetrico insieme ai generatori del gruppo
di Lorentz:
_
_
_
_
0 /
1
/
2
/
3
/
1
0 L
3
L
2
/
2
L
3
0 L
1
/
3
L
2
L
1
0
_
_
_
_
Possiamo denire dunque il tensore momento angolare M

:
M

:=

(4.21)
Poiche M

`e antisimmetrico, avr`a sei componenti linearmente indipendenti, tre che generano le rotazioni e
tre che generano i boost di Lorentz. Questo tensore si conserva.
19
4.4 Forze
In analogia con il secondo principio:
d p
dt
=

f
derivando il quadri-impulso rispetto al tempo proprio otteniamo qualcosa di simile a una quadri-forza
dp

d
G

=
dp

dt
d
dt
=
_

d
dt
E
c
=

c

F v = 0

F = 1, 2, 3
Poiche G

`e un quadrivettore, esso deve trasformare secondo le trasformazioni di Lorentz. Consideriamo un


sistema di riferimento in cui una particella `e a riposo, e scriviamo G

:
G
rest

=
_
0

F
rest
_
Se invece osservo la particella in un sistema di riferimento in moto relativo con velocit`a v lungo lasse x,
allora G

sar`a dato da:


G
v

=
_

F v/c

F
_
Queste due quantit`a saranno interconnesse da una trasformazione di Lorentz:
G
v
x
= F
v
x
= (F
rest
x
+v 0) = F
rest
x
G
v
y
= F
v
y
= G
v
y
= G
rest
y
= F
rest
y
Quindi, indicando con F
||
la componente parallela al boost e con F

quelle ortogonali, otteniamo le seguenti


trasformazioni:
_

_
F
v
||
= F
rest
||
F
v

=
1

F
rest

(4.22)
Allora il secondo principio covariante diventa:
d
dt
p = m
d
dt
(v) =

F
Esplicitando la derivata:
ma +mv
d
dt
=

F
Si ha che
d
dt
[(1 v
2
/c
2
)
1/2
] =
1
2
2v a
(1 v
2
/c
2
)
3/2
=
3
v a
c
2
dunque otteniamo:
ma +mv
3
v a
c
2
=

F
Proiettando tutto nelle direzioni longitudinali ed ortogonali:
_

_
(m)a

=

F

ma
||
+mv
va
||
c
2
= ma
||

_
1 +
v
2
c
2
(1 v
2
/c
2
)
1/2
_
= ma
||

3
= F
||
La prima relazione implica che m(v) m, mentre la seconda implica invece m(v) = m
3
. Poiche sono
contradditorie, non vale la pena considerarle e conviene dunque tenersi la massa come uno scalare.
20
Capitolo 5
Meccanica analitica e relativit`a
In meccanica analitica, lazione W era denita da
W =
_
t
B
t
A
/[q(t), q(t)] dt (5.1)
dove / `e la funzione, detta Lagrangiana, tale che W = 0 e soddisfacente a tal ne le equazioni di Eulero-
Lagrange
d
dt
/
q

/
q
= 0
In analogia col caso analitico, vogliamo scrivere lazione per una particella libera in ambito relativistico:
W := mc
2
_
t
B
t
A
d = mc
2
_
t
B
t
A
dt

= mc
2
_
t
B
t
A
dt
_
1
v
2
c
2
Poniamo dunque /(v) = (1 v
2
/c
2
)
1/2
. Verichiamo se questa `e una buona denizione:
/
v
= mv = p
d
dt
p = 0
Quindi `e consistente. Scriviamo adesso lenergia:
E = pv / = pv +
mc
2

= mv
2
+
mc
2

= m
_
v
2
+
c
2
v
2
_
= mc
2
Eliminando la dipendenza esplicita dalla velocit`a, cio`e esprimendo lenergia in funzione dellimpulso, otte-
niamo la funzione Hamiltoniana 1(p, q):
1 =
_
p
2
c
2
+m
2
c
4
Per una carica in presenza di campo elettromagnetico, abbiamo
/ =
mc
2

+q
_
v
c


A(r, t) V (r, t)
_
(5.2)
1 =
_
c
2
_
p
q
c

A(r, t)
_
2
+m
2
c
4
+qV (r, t) (5.3)
21
Capitolo 6
Esercizi
Esercizio 1.
Supponiamo di avere una particella in un sistema di riferimento K con velocit`a v e con velocit`a v

in un
secondo sistema di riferimento K

, in velocit`a relativa u rispetto a K. Associo a v, v

le loro corrispondenti
quadrivelocit`a

v e

v

. Dimostrare che la legge di composizione delle velocit`a `e uguale (sia per i trivettori,
che per i quadrivettori).
Le trasformazioni di Lorentz sono date da
_

_
dt

=
u
(dt +udx)
dx

=
u
(dx +udt)
(6.1)
con v =
dx
dt
e v

=
dx

dt

. Sostituendo:
v

=
dx

dt

=
dx +udt
dt +udx
=
dx+udt
dt
dt+udx
dt
=
v +u
1 +uv
Dunque

=
_

v

v
v

_
Quindi abbiamo

=
_

v

v
v

_
?
=
_

u

u
u

u
u
u
_
Svolgendo i prodotti ed eguagliando componente per componente otteniamo:
_

v
=
u

v
(1 +uv)

v
(u +v) =
v
v

Elevando al quadrato la prima equazione si ha

2
v
=
1
1
_
u+v
1+uv
_
2
=
(1 +uv)
2
(1 +uv)
2
(u +v)
2
=
(1 +uv)
2
(1 u)(1 v)
da cui semplicando otteniamo luguaglianza. La seconda equazione `e banalmente vera perche segue diret-
tamente dalla legge di composizione delle velocit`a, quindi le leggi di composizione sono equivalenti.
22
Esercizio 2. Urto tra una particella di velocit`a u e una parete che si avvicina con velocit`a v. Dire la velocit`a
della particella dopo lurto.
In un sistema di riferimento K

in moto rispetto al primo con velocit`a v, la parete `e in quiete. La


velocit`a della particella in K

sar`a data da:


u

=
u +v
1 +uv
Dopo lurto, la particella torna indietro con velocit`a u

f
= u

. Ritornando adesso al sistema di riferimento


K:
u
f
=
u

f
v
1 u

f
v
=
u

v
1 +u

v
=
_
u+v
1+uv
+v
1 +
u+v
1+uv
v
_
=
u + 2v +uv
2
1 + 2uv +v
2
Questa formula `e consistente, infatti se u = 1 (cio`e la particella `e un fotone), sostituendo nella relazione
trovata otteniamo u
f
= 1, cio`e il fotone viene riesso con velocit`a di modulo invariato (infatti la velocit`a
della luce `e costante) di segno opposto.
Esercizio 3. Stesso problema del precedente, ma le velocit`a u e v non sono collineari e formano un angolo
.
Poiche u (u
x
cos , u
y
cos ), si ha tan =
u
y
u
x
. Dopo lurto, la particella former`a un angolo
f
con la
normale alla supercie dato da
tan
f
=
u
fy
u
fx
La quadrivelocit`a `e

u ((u), (u)u
x
, (u)u
y
). Possiamo dunque denire gli angoli di incidenza e di riessione
in termini della quadrivelocit`a:
tan =

u
y

u
x
tan
f
=

u
fy

u
fx
In termini matriciali:

u
f
= L
1
_
_
1 0 0
0 1 0
0 0 1
_
_
L

u= L
1
RL

u
La matrice di Lorentz indotta dalla trasformazione `e
L =
_
_
(v) (v)v 0
(v)v (v) 0
0 0 1
_
_

u
f
=
_
_
(u
f
)
u
fx
u
fy
_
_
=
_
_
(v) (v)v 0
(v)v (v) 0
0 0 1
_
_
_
_
1 0 0
0 1 0
0 0 1
_
_
_
_
(v) (v)v 0
(v)v (v) 0
0 0 1
_
_
Da cui, eseguendo i prodotti righe per colonne, si ha

u
f
=
2
(v)
_
_
1 +v
2
2v 0
2v (1 +v
2
) 0
0 0 1
_
_
_
_
(u)
(u)u
x
(u)u
y
_
_
e dunque scrivendo le componenti di

u
f
possiamo ricavare langolo di rifrazione:
tan
f
=
1

2
(v)
sin
(1 +v
2
) cos + 2
v
u
Se la parete `e ferma, v = 0 e si ha tan = tan
f
, coerente con la meccanica classica.
23
Esercizio 4.
`
E possibile che un fotone decada in due fotoni con velocit`a formanti un angolo
12
?
Ad un fotone `e associato un quadri-impulso p() = (, ). Allora, scrivendo la conservazione del
quadri-impulso:
p = p
1
+p
2
Elevando al quadrato (e ricordando che il modulo del quadri-impulso di un fotone `e zero):
p
2
= p
2
1
+ 2p
1
p
2
+p
2
2
0 = p
1
p
2
=
1

2
(cos
12
1)
quindi la conservazione `e rispettata se e solo se
12
= 0, cio`e i due fotoni prodotti sono collineari.
Esercizio 5. Un protone e un neutrone formano uno stato legato denominato deutone. Il difetto di massa
B `e dato da B = M
p
+ M
n
M
d
. Per un protone e un neutrone M
p
= M
n
= 940 MeV e B = 2.2 MeV.
Mostrare che la relazione p +n d non `e consistente con la conservazione del quadri-impulso.
Il quadri-impulso delle due particelle `e rispettivamente dato da:
p
1
= (M
p
, M
p
v), p
2
= (M
n
, M
n
v)
Ci poniamo nel sistema del centro di massa delle due particelle: il tri-impulso iniziale, cos` come quello nale,
`e zero, quindi bisogna scrivere la conservazione dellenergia (componente zero)
M
d
= M
p
(v) +M
n
> M
p
+M
n
= B +M
d
da cui otteniamo B < 0, che contraddice lipotesi, dunque questa reazione `e impossibile.
Esercizio 6. Consideriamo adesso la reazione p + n d + , dove `e un fotone e verichiamone la
consistenza con la conservazione del quadri-impulso.
Nel sistema del c.d.m.:
M
p
(v
p
) +M
n
(v
n
) = M
d
(v
d
) +E

dove abbiamo considerato anche lenergia del fotone. Supponiamo adesso che v
p
, v
n
1. Osserviamo che
in questo caso, per non violare la conservazione del tri-impulso, il deutone prodotto deve avere una velocit`a
non nulla. Inoltre deve essere soddisfatta:
M
p
(v
p
)v
p
+M
n
(v
n
)v
n
= M
d
(v
d
)v
d
+ p
Possiamo condensare le due equazioni in una usando il quadri-impulso:
p
p
+p
n
= p
d
+p

Elevando questa al quadrato:


(M
p
+M
n
)
2
= (E
d
+E

)
2
da cui otteniamo
M
p
+M
n
=
_
p
2
+M
2
d
+p
Isolo la radice ed elevo al quadrato:
p
2
+M
2
d
= (M
n
+M
p
p)
2
= M
2
n
+M
2
p
+p
2
+ 2M
n
M
p
2M
n
p 2M
p
p
e quindi:
p =
M
2
d
+ (M
n
+M
p
)
2
2(M
n
+M
p
)
=
(M
n
+M
p
+M
d
)(M
n
+M
p
M
d
)
2(M
n
+M
p
)
= B
2(M
n
+M
p
) B
2(M
n
+M
p
)
Concludiamo dunque che
[ p[ = B
_
1
B
2(M
n
+M
p
)
_
Il rapporto `e di una parte su 10
5
, dunque la dierenza di massa B viene quasi interamente assorbita dal
fotone. Di conseguenza, il deutone prodotto ha una velocit`a quasi nulla (non totalmente nulla, altrimenti
verrebbe violata la conservazione del tri-impulso).
24
Esercizio 7. Consideriamo la reazione e

+ e
+
z
0
, con m
0
90 GeV. Vogliamo sapere, in termini
di energia, se nel sistema del laboratorio `e meno dispendioso tenere fermo lelettrone e spararvi contro il
positrone, oppure accelerare entrambi.
Nel sistema del c.d.m. si ha p
+
+p

= p
0
. In termini di energia: E
+
+E

= E
0
e poiche E
+
= E

= E
si ha 2E = E
0
, e quindi E 45 GeV.
Nel sistema del laboratorio, invece, si ha
_

_
E
+
lab
+m
e
= M
0
(v
0
)
m(v
+
)v
+
= M
0
(v
0
)v
0
Riprendiamo la relazione dei quadri-impulsi e facciamone il quadrato:
p
2
+
+p
2

+ 2p
+
p

= p
2
0
2m
2
e
+ 2E
+
lab
m
e
= M
2
0
da cui
E
+
lab
=
M
2
0
2m
2
e
2m
2
e
=
M
0
2
_
M
0
m
e
2
m
e
M
0
_
=
M
2
0
2m
e
_
1 2
_
m
e
M
0
_
2
_
45 10
4
GeV
quindi lenergia necessaria in questo caso `e molto maggiore che nel caso precedente.
Esercizio 8. Consideriamo due particelle con quadri-impulsi
p
1
= (E
1
, p
1
), p
2
= (E
2
, p
2
)
descriviamo nel caso pi` u generale il centro di massa. La formula Newtoniana non `e pi` u applicabile in quanto
presuppone la validit`a del terzo principio per sistemi isolati.
Il quadri-impulso totale del sistema `e dato da
P = (E
1
+E
2
, p
1
+ p
2
)
Posso sempre trovare un sistema di riferimento in cui la componente spaziale del quadri-impulso totale sia
solo lungo x, cio`e:
P = (E
1
+E
2
, ( p
1
+ p
2
)
x
, 0, 0)
e quindi, poiche limpulso nel sistema del c.d.m. deve essere P
cm
= (E

1
+E

2
,

0), si ottiene
p

x
= (v)[(p
1
+p
2
)
x
v(E
1
+E
2
)] = 0
la velocit`a v sar`a dunque data da:
v =
p
1
+ p
2
E
1
+E
2
Esercizio 9. Consideriamo i decadimenti
B J/ +K
0
K
0

+
+

Calcolare lenergia di K
0
.
p
B
p
K
= p
J/
, elevando al quadrato:
M
2
B
+M
2
K
2M
B
E
K
= M
2
J/
da cui:
E
K
=
M
2
B
+M
2
K
M
2
J/
2M
B
25
e per limpulso:
p
2
K
= E
2
K
M
2
K
=
(M
2
B
M
2
K
M
2
J/
)
2
4M
2
B
cio`e
p
K
=
M
2
B
M
2
K
M
2
J/
2M
B
v
K
=
p
K
E
K
1
26

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