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Descrizione:
Questa opera non è per i curiosi, ne per chi affronta con superficialità temi cristiani e di fede. Quest'opera è per chi ama l'onestà intellettuale e la logica nella difesa della Fede cristiana, messa sempre più in discussione da "studiosi" del nulla.
Titolo originale
Facciamo Il Pelo e Contropelo a Destro e Pesce Su La Morte Di Gesù
Questa opera non è per i curiosi, ne per chi affronta con superficialità temi cristiani e di fede. Quest'opera è per chi ama l'onestà intellettuale e la logica nella difesa della Fede cristiana, messa sempre più in discussione da "studiosi" del nulla.
Questa opera non è per i curiosi, ne per chi affronta con superficialità temi cristiani e di fede. Quest'opera è per chi ama l'onestà intellettuale e la logica nella difesa della Fede cristiana, messa sempre più in discussione da "studiosi" del nulla.
Romano di nascita ha vissuto ad Ariccia. Da tempo, vive e lavora a Cesena. E maestro dArte Pittura e Disegno diplomatosi presso l Istituto Statale dArte di Marino; possiede la qualifica di Architetto Interior Designer; ha frequentato la Facolt di Architettura a Firenze; Critico dArte;
Con questa opera si chiude la trilogia del Pelo e Contropelo che lautore ha dedicato alle opere di Augias-Pesce Inchiesta su Ges; allopera di Augias Inchiesta su Maria e infine allopera di Destro- Pesce La Morte di Ges. Indagine su un mistero Una iniziativa fatta solo per ristabilire la logica in un ambito, quello della fede in Cristo, in cui i Vangeli (quelli riconosciuti da Madre Chiesa), gli Atti e le Lettere, che ci trasmettono questa fede, sono gli unici documenti che abbiamo e che si possono accettare in toto o respingere in toto. Non esistono le mezze misure come vorrebbero farci credere gli autori su nominati
Prefazione dellautore
E stato scoperto, da qualche anno, un filone letterario che assicura, a quanto pare, un bell introito economico ai vari autori che si cimentano con esso: mi riferisco al filone religioso. Questo argomento sembra trovare riscontro tra i lettori in quanto, credo, si sente sempre pi, in un epoca di incertezze come la nostra, il bisogno di trovare risposte in valori che vanno oltre la materialit delle cose che ci circondano. E anche vero che molto spesso, in termini generali, largomentazione religiosa, spesso ammantata di mistero, di segreti non rivelati, romanzati, viene affrontata, soprattutto quella che affronta lambito cristiano, con una gentile quanto affabile vis polemica che vorrebbe far intendere come la Verit di fondo, in realt, sia stata nascosta volutamente per eludere la realt legata a Ges che, una volta disvelata, mostra come tutto sia differente da quanto racconta e insegna il magistero della Chiesa di Roma. E il caso dello scrittore Dan Brown, di Corrado Augias e Mauro Pesce e ora di questultimo con la moglie Adriana Destro. Lopera in esame, alla quale faremo il pelo e il contropelo, La morte di Ges, indagine su un mistero. Inutile nasconderlo, come avevo intuito, sin dallintroduzione si inizia a sentir odore di bruciato e non intendo quello infernale, ma quello della, a mio parere, reinterpretazione gratuita poich, nellaffrontare un argomento importante per la fede cristiana, la morte di Ges nello specifico, si usano i Tre Vangeli Sinottici, e quello di Giovanni, quelli riconosciuti dalla Chiesa di Roma, da un paio di millenni (dal II secolo d.C per lesattezza) circa, riconosce essere i soli autentici e autorizzati a parlare di Ges, si usano, dicevo, in maniera cos arzigogolata per sfornare ipotesi che di fatto, negano la resurrezione di Ges, ammettendo che questa sia una fantasia resasi necessaria . E il solito sporco gioco: si confida sullignoranza in materia del lettore per propinare di tutto e di pi. Chi legge argomenti del genere deve sempre tenere a mente una cosa fondamentale: i soli Vangeli che possono essere presi a riferimento per affrontare argomenti su Ges sono quelli che indica la Madre Chiesa di Roma e non gli apocrifi, che dalla Chiesa sono considerati poco pi di una letteratura depoca non utile alle necessit della Salvezza intesa in senso cristiano; laffermazione che si fa a pag 11, quindi, e cio: Ges parlava aramaico ma le sue parole sono giunte a noi in una lingua diversa; per afferrarne il significato dobbiamo immergerci nella storia e negli ambienti in cui sono nati. appare fuorviante per due ragioni 1) Matteo per esempio scrisse in aramaico il suo Vangelo per i cristiani provenienti dal Giudaismo e solo in seguito fu tradotto in greco. E la traduzione in lingua greca venne fatta per i giudei che da tempo mancavano dalla patria perch dispersi e che potevano comprendere solo il greco; 2) laffermazione un controsenso anche per il fatto che si nega validit alla traduzione, come se chi, traducendo in greco i primi scritti, quelli originali e andati persi, avesse inventato qualcosa di nuovo. Un ultima osservazione: il giorno 14 giugno, sul quotidiano la Stampa apparve una considerazione scritta da Enzo Bianchi, priore della Comunit cristiana di Bose, sullopera in questione che, leggendola, mi trasmise la certezza che questa opera fosse coerente con il credo cristiano, per come ne parl. Ma leggendo di questa sua riflessione tratta dal sito http://www.monasterodibose.it/ 20 luglio 2014 riflessione sul Vangelo di ENZO BIANCHI Il Signore non fa di ogni erba un fascio: vede e giudica che la zizzania zizzania e che il grano buon grano, e lo stesso devono fare i credenti in lui. Ma il giudizio appartiene a Dio. mi d da pensare che Bianchi non abbia letto il libro; che lo abbia sfogliato senza entrare nella lettura profondamente o che addirittura gli abbiano raccontato a grandi linee il contenuto, poich non posso credere che possa aver condiviso la tesi di un Ges morto e sepolto in cui la sua resurrezione fu una invenzione resasi , rielaborazione, resasi necessaria per giustificare la missione terrena non di un maestro, di un Rabbi, ma di un leader che fall il suo progetto a causa di una morte inaspettata!!
Iniziamo il nostro pelo e contropelo Capitolo I Dopo una breve escursione storica, da parte degli autori, sul tempo di Ges e lazione esercitata dai Romani sulla terra di Davide, nel paragrafo 2, pag 17 leggiamo: Ges era un ragazzo allora. Non sappiamo quale sia stato linflusso di queste vicende sulle sue decisioni future. Ci che riguarda pi la sua esistenza, il suo atteggiamento verso il popolo, sono le condizioni di vita e le difficolt causate dallavvento dei Romani. Ebbene, chi ha letto il Vangelo, uno dei Vangeli noti ai Cristiano- Cattolici, sapr benissimo che mai Ges ha affrontato la condizione economica dei suoi conterranei, anzi nota la frase Rendete dunque a Cesare quel che di Cesare e a Dio quel che di Dio Mt 22,21, che evidenzia il suo distacco dalle questioni economiche, ribadito anche dalla frase Il mio Regno non di questo mondo Gv 18 33-37. Senza contare che la Palestina sotto lamministrazione romana conobbe maggior benessere, grazie anche alle strade costruite dai Romani lungo le quali il commercio pot viaggiare speditamente da una citt allaltra; le condizioni che preoccuparono Ges non dipendevano quindi dalla presenza dellegemonia romana sui territori, ma dalle condizioni morali del popolo, del suo popolo. Se continuiamo a leggere, il periodo seguente appare non aver alcun legame con le affermazioni precedenti: luso di infatti, appare contorto e contraddittorio, Anzi, la citata attivit urbanistica di Erode cosa pu indicare se non un periodo di grande benessere? Tanto pi se si sottolinea che le difficolt causate dallavvento dei Romani. si finisce per rendere non chiaro quanto poi si scrive a pag 18 Ges incontrava direttamente non i Romani, ma coloro che esercitavano il potere al loro posto. Sinceramente c un po di confusione che nulla ha a che fare con la figura del Cristo !!
Con il paragrafo 3 gli autori ci fanno sorridere; per le affermazioni che i due iniziano, con disinvoltura, a fare. Leggiamo a pag 18 quanto segue: A un certo punto (Ges N.d.R) fu accolto da Giovanni il Battezzatore tra i suoi seguaci. Poi decise di annunciare la volont di Dio al suo popolo. Quello che non sappiamo come si convinse delle sue idee. Carissimi autori, ma ci avete preso per imbecilli? Voi volete parlare di Ges e non tenete conto di quello che i Vangeli descrivono? Nel vangelo di Luca 3 15-16.21-22 ecco cosa leggiamo: In quel tempo, poich il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che pi forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzer in Spirito Santo e fuoco. Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Ges, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si apr e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, lamato: in te ho posto il mio compiacimento.
Ora ditemi voi se a riguardo Giovanni il Battezzatore si possa usare lespressione fu accolto da Giovanni il Battezzatore tra i suoi seguaci ? Se Giovanni riconosce che Ges maggiore di lui, forse Giovanni al massimo avrebbe potuto chiedere Signore accoglimi tra i tuoi discepoli e non viceversa. Ma non lo fece, perch Giovanni sapeva che la sua missione era da considerarsi ormai conclusa con laffermazione che Dio Padre fece durante il battesimo. Caro Pesce, e consorte, noi non siamo pesci che abboccano allamo della vostra stravagante interpretazione: Ges Cristo ci noto solo dai Vangeli che madre Chiesa ci indica e quindi la fantasia che state usando per fare le vostre affermazioni offende la vostra reputazione di studiosi, ma se poi insistete con questa metodologia, chiedendovi: Quello che non sappiamo come si convinse delle sue idee- quando lo stesso Vangelo di Luca che ci indica al Capitolo 4 quello che successo nel deserto per i famosi quaranta giorni allora date di voi una forte rilevanza negativa in tema di analisi esegetica. O voi fate come Augias che trae dai Vangeli solo quello che gli appare pi congruo ad appoggiare o giustificare il proprio parere? Andiamo avanti. Non si capisce perch gli autori tengano a sottolineare la presenza dei Romani in Palestina. Possiamo sospettare che essi vogliano dare a Ges il ruolo di rivoluzionario che intende combattere contro gli odiati Romani, usurpatori delle libert date da Jahweh? Se cos fosse, e lo scopriremo strada facendo, saremmo davanti allennesima mistificazione. Ges non odiava: a tutti nota la frase Ama il prossimo tuo come te stesso per capire che se ad un regno egli pensava, questo non poteva essere che il Regno della Concordia e della Pace. Ma leggiamo cosa scrivono i due a pag 19: Ges visse per tutta la vita sotto il dominio dei Romani. Li incroci forse durante le sue peregrinazioni nella Terra di Israele, poi li incontr faccia a faccia quando lo catturarono e lo uccisero in tutta fretta. Appare scritto in fretta questo paragrafo, poich non assolutamente certo che Ges fosse stato catturato da un manipolo di soldati romani; molto probabilmente erano le guardie del Sinedrio mandate dal Sommo sacerdote, assieme ad una folla tumultuante e armata di spade e di bastoni. Affermo questo perch, come si legge nel vangelo di Matteo cap 26 al paragrafo 57 Or quelli che avevano Ges, lo condussero dal Sommo sacerdote Caifa se fossero stati i Romani ad arrestarlo non lo avrebbero portato da Caifa, ma sarebbe stato condotto davanti, al cospetto del Prefetto o Governatore, Ponzio Pilato. I Romani riconoscevano una sola autorit a cui ubbidire: Roma. Ma al di l della mia ipotesi di certo che nulla certo su chi arrest Ges e quindi gli autori non possono fare questa affermazione li incontr faccia a faccia quando lo catturarono . Ora mi chiedo e vi chiedo: se tali affermazioni risultano un prodotto della faciloneria interpretativa, come si pu dare credito a quello che si dir? E vedremo andando avanti la stoffa delle ulteriori affermazioni. La disamina che segue si svolge abbastanza coerente con quanto sappiamo dai vangeli anche se il motore di ricerca sembra avere il carburatore un po sporco e quindi scoppietta un po. La nota n9 a pag 20 richiama ancora una volta i vangeli apocrifi come materiale idoneo per capire la figura di Cristo, citando altri autori come E. Norelli il quale un fautore, assieme a Pesce, ad Augias, degli studi sul Ges storico che nulla ha a che fare con il Ges Cristo, il Messia, colui che venuto per redimere lumanit attraverso la fede in Lui, il continuatore del Messaggio di Salvezza iniziato con Abramo . E questo fatto importante perch mette in evidenza la frattura che si vuole creare attorno alla figura di Ges-Messia per ridurlo alla stregua di un qualsiasi personaggio storico, sebbene importante, ma definitivamente morto e sepolto. E a questo tentativo, per altro intriso di supposizioni e teorie, che va interpretato il passo seguente in cui si citano i nomignoli dati a Ges per cercare di inquadrarlo in ambito della Storia delle Religioni o delle Scienze Sociali. Il procedimento, diremmo materialista per inquadrare Ges probabilmente spinge gli autori a riportare allattenzione una affermazione fatta da altri autori: pag 21: Dopo la morte, secondo le antiche leggende, viene divinizzato A quali leggende si riferiscono gli autori a cui Pesce-Destro? Forse le profezie contenute nel Vecchio Testamento sono leggende? Io conosco solo i Vangeli, quelli riconosciuti da Madre Chiesa, perfettamente coerenti con il proseguo del messaggio della Salvezza iniziato con il Vecchio Testamento; altre leggende non ne conosco. Quindi i Vangeli sono un luogo di leggenda? Ecco un tentativo corposo della volont di smontare la fede in Cristo. Lo sforzo degli autori per costruire il profilo del Ges storico, non si comprende, perch debba passare attraverso la distruzione del Ges della Fede o escatologico; sembrerebbe che lobiettivo sia non tanto di dimostrare levento storico di Ges, impossibile perch non ci sono, per cos dire, documenti laici, certificati, opere che ne parlano in maniera laica, ma soprattutto in maniera estensiva, quanto per lo sforzo di dimostrare che il Ges della fede uninvenzione. E per dimostrare il Ges storico gli autori cosa fanno? Usano materiale ritenuto frutto di invenzione. Lattenzione che gli autori mettono sulla leadership di Ges pag 22 - appare contaminata dalle moderne concezioni che si ritrovano nella sociologia e nellantropologia sociale, finalizzate a fare di Ges un uomo, fallito infine, con intenzioni di destabilizzare la societ per costruirla nuova: Il mio regno non di questo mondo, non dimentichiamo questa affermazione che Ges fece a Pilato, se il mio regno fosse di questo mondo i miei servitori avrebbero combattuto perch io non fossi consegnato ai Giudei Gv 18, 36. Risulta inutile quindi affermare che egli fosse un rivoluzionario pronto a sollevare le masse contro i Romani; quale occasione migliore per rivendicare questo obiettivo trovandosi davanti a Pilato? Ma noi sappiamo che Ges venne a ricondurre il popolo dIsraele alla casa del Padre. Lepisodio della cacciata dei mercanti dal Tempio testimonia il suo zelo: Non forse scritto: La casa mia sar chiamata casa di preghiera da tutte le genti? Voi ne avete fatto una caverna di briganti! Mc 11,15, zelo che riconduce al rispetto del vero culto a Jahweh, corrotto dal secolarismo indotto da una classe sacerdotale allontanatasi dalla scienza di Dio: Avete nascosto la chiave della vera scienza: voi non ci siete entrati e non avete lasciato entrare quelli che avrebbero voluto Lc 11. E quale era la Chiave della scienza di Dio? Quella chiave era ed Ges Cristo, il Logos, la Parola. Ges non rivendic alcuna strategia politica sovversiva, ma il ripristino della legalit salvifica. La cacciata dei cambiavalute e dei venditori di colombe dal Tempio tuttavia contraddice laffermazione degli autori, Destro e Pesce, quando a pag 25 scrivono: La religiosit ( espressa da Ges N.d.R. ) non legata a luoghi specifici Ges, infatti afferm la centralit del Tempio, quello di Gerusalemme, nella societ del tempo, che poi verr rapportato al Tempio-Corpo: ogni uomo tempio di Dio, ma il popolo ha il suo tempio, simbolo di pietra che va rispettato come il corpo. La visione di riscatto, il sogno di popolo libero dai Romani era un tema presente, cos lattesa del Messia liberatore, e che aveva suscitato anche dei rivoluzionari ma che, con armi alla mano, avevano tentato di liberarsi del potere romano secondo i soliti schemi della ribellione violenta. Ma furono episodi legati pi alla delinquenza locale che ad un disegno religioso, altrimenti ci sarebbero stati inevitabilmente elementi della classe sacerdotale nella veste di sobillatori. Ma nulla di tutto ci emerge dalle fonti storiche. Barabba fu uno di questi, probabilmente legato al gruppo degli Zeloti noti, presso i Romani, come sicarii o latrones e che miravano a liberarsi degli occupanti. Ironia della sorte: Yeshua Barabba ( nome che ritroviamo nel Vangelo di Matteo nella sua lingua originale) o Barabba fu contrapposto a Yeshua ben Yosef Nazarani o semplicemente Ges, ma se ci pensiamo bene il nome italianizzato di Barabba deriva, salvo considerare un errore di trascrittura, da Bar- Abb che significa Figlio del padre e Yeshua-Ges significa Salvatore. Detto questo, Pilato, pur volendo liberare Yeshua ben Yosef Nazarani= Salvatore fu costretto dalla folla a liberare Yeshua Barabba=Salvatore il figlio del padre al posto di Salvatore (Ges)? C una correlazione tra questi nomi che va oltre il fatto? Chiss! Comunque sia, Pilato volle indicare Ges come Re dei Giudei e una simile definizione poteva venire solo dallaver intuito il legame esistente tra Ges e il popolo giudaico, legame legato alla religione, poich nessunaltra situazione emerse tale da poter far esprimere a Pilato un giudizio politico, anche perch il Re dei Giudei cera ed era Erode, ed avrebbe potuto anche compromettere la sua posizione nei confronti di Roma, dellimperatore Tiberio. E forse la compromise. E giusto quello che affermano i due autori che Ges non incit mai a ribellarsi allegemonia romana, allordine costituito, ma anche vero, e qui st la ragione di questa sottomissione allautorit, invitava a convertirsi per entrare a far parte di quel Regno di Dio che sarebbe stato instaurato. Era, e noi lo sappiamo, un insegnamento spirituale, lo sempre stato fin dalle sue prime battute: il Tempio era il corpo delluomo, di ogni uomo, e sarebbe stato nel tempio-corpo che il Regno di Dio si sarebbe manifestato. Ma questo era un insegnamento nuovo - sebbene fosse il proseguo del messaggio della Salvezza iniziatosi con Abramo - messaggio espresso anche in parabole al fine di rendere comprensibile il meccanismo, ma necessitava di ulteriori approfondimenti, cosa che non era possibile. La classe sacerdotale aveva nascosto la chiave della scienza e la conoscenza sullavvento del Messia, per liberare il popolo di Dio, aveva assunto risvolti materialistici. Da qui il fraintendimento che port molti discepoli alla delusione dopo la crocifissione di Ges, ma anche alla formazione, parallelamente, di gruppi di rivoltosi, come quello di Barabba, lomicida.
Il paragrafo 7 a pag 28, dimostra la materializzazione del messaggio di Salvezza che prese piede tra i Giudei, la classe colta dei Giudei che affidava al calcolo matematico lavvento del Regno di Dio. Ma Ges si espresse chiaramente in tal senso, Marco 13, 32-33 e Matteo 24,36 Circa poi quel giorno e quell'ora, nessuno sa nulla, neanche gli angeli in cielo, n il Figlio, fuorch il Padre E questo vale anche per i tanti messaggi che affollano la religiosit del nostro tempo, in cui sembra che molti veggenti sappiamo tutto. Noi siamo chiamati a credere alle parole di Ges, se cos non fosse, allora sarebbe lecito dubitare di altre cose. Quindi i conticini fatti dai colti Giudei, scribi o farisei o sacerdoti erano, furono, cose senza senso, perch prive della scienza esatta, quella richiamata da Ges, ma influenzarono molto il popolo. Cos gli scritti di Qumran che parlano della restaurazione del Regno di Dio, salvo dare in chiave spirituale, cristiana, la giusta interpretazione. Ma va aggiunto un altro aspetto legato al linguaggio. Il libro o rotolo che gli autori citano, il 4Q246 cita testuali parole: Dio gli verr (al Figlio di Dio N.d.R.) in aiuto facendo la guerra per lui: metter i popoli in suo potere e li getter davanti a lui il regno sar eterno tutti abbandoneranno la spada tutti faranno la pace. Il linguaggio usato qui, ma anche in molte parabole dette da Ges, come battaglia, spada, fuoco, le stelle che cadranno dal cielo e per non parlare delle immagini che sono nel Libro dellApocalisse di Giovanni, sono riferimenti simbolici propri del linguaggio contemporaneo a chi li espresse. La spada, per esempio, era il mezzo per uccidere, ma anche per riportare giustizia attraverso la battaglia; il fuoco serviva per purificare come nei sacrifici fatti dai sacerdoti nel tempio di Gerusalemme ecc Ma in chiave moderna con cosa potrebbero essere sostituiti? La parola locomotiva sostitu il cavallo di ferro degli indiani di America e la parola fucile sostitu la parola bastone che sputa fuoco degli stessi, ma noi, con il nostro linguaggio, con cosa potremmo sostituire le parole spada battaglia fuoco ecc.?
Nel paragrafo 8 pag 30, i nostri autori, nello sforzo di dar carne al Ges storico, snaturalizzano il Ges dei Vangeli, della fede, senza aver in possesso documenti laici che comprovino le loro affermazioni, per dar corpo ad unimmagine che appartiene ad un altro Ges, non violento, ma che assimilabile ad un leader politico. Scrivono i due: Ges non era un teologo con lo scopo principale di ideare teorie, divulgarle e farle conoscere agli altri teologi. Era un uomo di azione che voleva cambiare la vita delle persone, la realt concreta dei contadini e degli abitanti dei villaggi Cosa c da aggiungere a questa mostruosit, antistorica e soprattutto non scientifica dal punto di vista antropologico, poich, e lo ripeto, non esiste letteratura laica su Ges, ma solo quella religiosa. Perch quindi i due autori non prendono in esame le parabole del regno di Dio come quella del contadino che trova un tesoro nel suo campo, vende tutto e si va a godere questo tesoro? Queste parole non sono in evidente antitesi con la pretesa intenzione svelata dai due autori, sulla volont di Ges a far cambiare vita ai contadini? Senza sottolineare che in una societ violenta come quella di allora, il consigliare di porgere laltra guancia Lc 29, o consigliare di perdonare non sette ma settanta volte sette Mt 18, 21, come poteva cambiare la vita, dal punto di vista economico e sociale, degli abitanti dei villaggi? Ma i due autori, non prendendo in esame queste frasi, come possono inventarsi un diverso ruolo su Ges? E una pura invenzione infatti!!
Lo sforzo di creare ab novo una figura storica, che si adatti al figlio del falegname, Ges, da dove pu nascere se non dal fascino che questa figura esercita su tutti, ma anche vero che il fascino che esercita nasce dal ruolo che i vangeli hanno dato a Ges, quindi perch inventarsi cose che non troveranno mai riscontro per mancanza, ripeto, di documenti laici? Dal mio punto di vista ritengo che questo sforzo, per una ragione o per unaltra, abbia come scopo ultimo il negare che Cristo si Dio fatto uomo, ed tipico di scienza e scienziati negare ci che loro non possono vedere o riprodurre in laboratorio; manca loro la fede, quella che ha smosso personaggi altrettanto famosi, noti ma anche non noti, e che noi definiamo santi. In questo panorama, infarcito dai tanti tentativi di far passare Ges, bench abbia lasciato tracce importanti nella storia delluomo, come un uomo morto e sepolto, cosa possiamo fare se non fare il pelo e contropelo a questi saccenti, al pari di Dario Fo, che con le sue affabulazioni, spesso e coattamente legate o alla religione o al sesso, trasforma i vangeli in episodi carnevaleschi, conditi con un linguaggio fantamedioevale creato per suscitare solo ilarit.
Con il paragrafo 2, pag 34, i due autori si cimentano sulle dinamiche di gruppo come se la cosa fosse di qualche importanza per dimostrare che Ges poteva contare sul gruppo ristretto degli apostoli per raggiungere una platea maggiore ed eterogenea di Giudei, al punto da affermare a pag 35 quanto segue, e con presunzione, secondo me: Egli sarebbe stato molto pi isolato e meno efficace senza la presenza di compagni solidali sotto la sua guida Praticamente si vuole insinuare che il ruolo di Ges, se avesse predicato da solo, avrebbe corso il serio rischio di passare inosservato o, per lo meno, non avrebbe raggiunto gli obiettivi che Ges stesso si prefigurava: egli cont sulla forza del gruppo. Questo, nellottica laicista, significa far passare Ges come personaggio non autosufficiente. Era cos? Fu cos? Ma se Giovanni Battista che viveva nel deserto e che non compiva gesti eclatanti, come le guarigioni, la liberazione degli ossessi ecc. con la sua sola predicazione era riuscito a metter su un cospicuo numero di seguaci!!! I discepoli pi vicini o apostoli, furono tali solo per creare, dopo la morte e resurrezione, ripeto RE-SUR- RE-ZIO-NE, le condizioni della continuit del messaggio di Cristo; costoro, condividendo con Ges le difficolt giornaliere della predicazione, della preghiera, furono destinati a raccontare di Lui, della sua speranza di Salvezza nel migliore dei modi, perch lo conobbero da vicino, perch vissero con Lui i tre anni pi impegnativi e formativi della loro vita. Se non consideriamo questo a che serve parlare di dinamiche di gruppo? Non si capisce nemmeno lanalisi sulla differenza delle tipologie sociali dei discepoli che fanno gli autori. Ges parl alla gente e per questo chiam a s la gente, di qualsiasi estrazione sociale: cerano i poveri, i ricchi borghesi, i militari e personaggi del Sinedrio; egli parlava al cuore delle persone e non parlava certo di economia o di politica, ma parlando al cuore incontrava i bisogni, quelli pi intimi che essi avevano, che noi tutti continuiamo, nonostante siano passati duemila anni, abbiamo, quindi chiedersi: Che tipo di persone erano non ha senso. Erano persone che incontrarono la speranza, che attendevano con speranza il messaggio della Salvezza, il bisogno di trovare il linguaggio del cuore e non pi quello della pietra su cui furono scritte le leggi mosaiche. E da questo punto di vista le persone non sono cambiate: ieri come oggi. Cos sar in futuro. Nel vangelo di Matteo, Mt1,21-28 leggiamo In quel tempo, Ges, entrato di sabato nella sinagoga, (a Cafrnao) insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorit, e non come gli scribi. E in queste parole c anche la risposta all affermazione prima citata: Egli sarebbe stato molto pi isolato e meno efficace senza la presenza di compagni solidali sotto la sua guida Lautorit con cui insegnava e predicava era la sua forza, poich le sue parole non erano frutto di frasi stereotipate che spesso ascoltiamo anche nelle messe domenicali, ma erano dirette ai bisogni che erano nei cuori della gente e per questo profondamente efficaci. Erano le parole di chi poteva dire: Io e il Padre siamo una sola cosa. Gv 10,30. Tanto pi che nel proseguo della lettura del Vangelo citato (Mt1,21-28) leggiamo Che mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorit. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono! La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Ges avrebbe potuto fare a meno di avere il codazzo, ma se scelse i Dodici lo fece per costruire la struttura primitiva della sua Chiesa dopo la sua morte e resurrezione, ripeto RE-SUR-RE-ZIO-NE. E questo vale come risposta anche per coloro che affermano che Ges non aveva alcuna intenzione di fondare la Chiesa. Dal momento che si crea una comunit in suo nome ecco che la Chiesa bella che formata. Anche perch Chiesa deriva da Ecclesia che significa comunit. E Ges con i Dodici, per tre anni cosa fu se non una Ecclesia o Comunit? Lorganizzazione come le vicende storiche sono ben altra cosa e la storia testimone di come le cose sono destinate a cambiare, ma la Chiesa, intesa come comunit di fratelli in Cristo, rimarr in eterno perch il corpo di Cristo sulla terra. Come ci riferisce e chiarisce San Paolo in Col 1,18 Paragrafo 3 pag 38 Voler sapere chi fosse Ges dal punto di vista storico un esercizio destinato a fallire, ma se vogliamo sapere, conoscere, chi fosse il Ges che storicamente si mosse sulla terra dei Giudei troviamo la risposta nel Vangelo di Matteo, Mt16,15-16 Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente Ecco chi Ges: luomo nuovo, colui che in perfetta unione con il Padre e che solo in questa condizione potr dire, disse: Io sono la Via, la Vita, la Verit Gv 14,6. Nessun uomo, figlio di uomo, potr mai dire Io sono la Verit, al massimo potrebbe azzardare a dire Io ho la Verit. Ma la risposta che leggiamo in Matteo non interessa ai due studiosi, poich tutto ci che legato al messaggio di Salvezza, alla fede, alla trascendenza spirituale sembra non interessare e quindi, non entra nel merito dellanalisi. Il loro lavoro consiste nello scarnificare Ges lasciandogli solo qualche lacerto storico, ma NEMMENO TANTO VISTO LE IPOTESI CHE FARANNO NEL CAP 10 A PAG 244. Ma cosa rimane di Ges? Talmente poco da non poterne definire nemmeno la sua vita storica. Ma si insiste nel percorrere una strada che porta al nulla. A pag 38 si tratta della costituzione dei Dodici, gli apostoli, coloro che saranno chiamati a giudicare le dodici trib dIsraele. Gli autori scrivono: ... possiamo affermare che ci fu un cambiamento nella sua ( di Ges N.d.R.) consapevolezza Perbacco!!! Gli autori possono, sono in grado di affermare... . Ora mi par di cogliere uno dei tanti elementi di contraddizione che si incontrano nelle loro affermazioni, poich dapprima danno limpressione concreta di non tenere conto, totalmente, dei Vangeli, ma poi prendono come sostanziale le parole contenute nella cosiddetta fonte Q ( dove Q probabilmente deriva dal tedesco Quelle (pron. Kvelle) che significa fonte, sorgente N.d.R.) Ebbene, laffermazione valida solo perch viene da un antico papiro? E perch quello che nei vangeli non pare valido? Per affermare, forse, come si fa a pag 39 : Ges era, quindi, convinto che il regno di Dio fosse imminente e perci fosse urgente prepararsi ai compiti e alle funzioni che avrebbe richiesto.? Capite il marchingegno intellettuale dei due? I Vangeli non sono fonti attendibili, ma la fonte Q lo !! E come possono affermare questo? Se avessero preso in esame i Vangeli o San Paolo, avrebbero letto che il Regno di Dio, come Ges stesso riferisce, sarebbe venuto solo dopo che cataclismi, guerre e terremoti avrebbero preannunciato la fine del mondo e linizio del nuovo mondo. San Paolo ci lasci scritto in 1Cor 15,20-28 Ora, invece, Cristo risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. poi sar la fine, quando egli consegner il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potest e potenza. E quando tutto gli sar stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sar sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perch Dio sia tutto in tutti. Il Regno di Dio, come espressione corale, escatologica e collettiva, , sar, quindi latto finale in cui lHomo Sapiens Sapiens , lessere umano avr riconquistato la sua natura spirituale. Quindi, molto semplicemente, se San Paolo che minore di Cristo ha affermato tali cose, come si pu dire che Ges era convinto che il Regno di Dio fosse imminente? Tanto pi che San Paolo ebbe la pienezza della scienza di Dio attraverso la manifestazione di Cristo sulla via di Damasco, senza mediazioni, ma direttamente. A tal proposito voglio ricordare, per sottolineare come Cristo pu dare, rivelare direttamente alluomo la Verit e la Scienza di Dio, ci che accadde a San Tommaso dAquino, lautore della Summa Teologica. Due anni prima di morire, cosa che avvenne nellanno 1274, Tommaso si trovava a Parigi, dove insegnava Teologia e Filosofia, ebbene, improvvisamente smise di lavorare, di scrivere. A chi viveva attorno a lui e lo incitava a riprendere il suo lavoro, ad uscire dalla sua chiusura totale, egli rispondeva: Mi sono state rivelate tante e tali cose, che tutto ci che io ho scritto non rappresenta nemmeno la pi pallida idea! Dio fece dono a Tommaso di una visione totale delle cose che lui aveva immaginato, intuito per tutta una vita a proposito del regno dei cieli, della sua struttura, facendogli conoscere in anticipo quello che avrebbe visto dopo la sua dipartita terrena. Quindi Dio pu tutto. ( a meno che non diagnosticare anche per Tommaso lepilessia, come stato ipotizzato per Paolo a proposito della visione avuta sulla via di Damasco nellopera Inchiesta su Ges di Augias-Pesce, nella quale leggiamo testuali parole: personalmente soggetto ad avere visioni, come quella celeberrima sulla via di Damasco ( a proposito della quale si parlato di un possibile attacco epilettico) e ancora: Si potrebbe facilmente obiettare,ed stato fatto, che la Maddalena era talmente presa o innamorata di Ges che crede di vederlo in quel giardino, in una di quelle che sono state definite visioni isteriche o allucinazioni Quindi, dire che Ges era convinto che il Regno di Dio fosse imminente rappresenta una tale contraddizione, a mio parere, che offende lintelligenza e soprattutto smaschera lincedere di una analisi molto distorta e parziale, tale da far sospettare che lobiettivo ultimo sia, in realt, il demolire il vero ruolo di Ges Cristo, anche in vista di queste parole, gi citate in Mc13, 32-33 e in Mt24,36: Circa poi quel giorno e quell'ora, nessuno sa nulla, neanche gli angeli in cielo, n il Figlio, fuorch il Padre. Ma andiamo avanti nella nostra disamina.
Perch la scelta di dodici apostoli? La missione di Ges fu quella di continuare il messaggio di Salvezza iniziato con Abramo. La presenza delle Dodici trib dIsraele rappresenta la limitazione dellattenzione di Dio riservata solo agli Israeliti. Ora possiamo anche fare mille ipotesi, e ce ne sono gi, sul valore o significato del numero Dodici, e chiederci perch non tredici o quattordici, comunque sia, coerentemente , con questa ottica divina, che Ges istitu i Dodici, ma questa volta non in una visione limitata ad Israele, ma al mondo intero. Leggiamo in Mc3,15 e anche per mandarli a predicare. Non pi il Dodici sar legato al nome della trib, ma e sar legato alla funzione evangelizzatrice. Ges nuovo fondatore dellultimo atto del messaggio della Salvezza.
Fare il pelo e contropelo sinceramente appare pi faticoso che scrivere, poich ogni parola che si legge ti invita a riflettere e a rispondere in modo adeguato. A pag 40 si legge: Ges prega per avere da Dio un segno su quello che deve accadere. Non si sa cosa gli sia stato rivelato, sembra che non lo abbia mai comunicato a nessuno, ma alla fine della preghiera convinto che i tempi del giudizio finale di Dio sullumanit siano vicini. Queste parole scritte dai due autori mi spingono a sottolineare che: 1) Ges si avvicina al Padre con la preghiera per condividere le proprie intenzioni e non per ricevere un segno come un pagano qualsiasi. Ricordate cosa disse prima di resuscitare Lazzaro? Gv 1,41-42 . Ges allora alz gli occhi al cielo e disse Padre, ti ringrazio perch mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma lho detto per la gente che mi sta attorno, perch credano che tu mi hai mandato. Ges nel Padre e da lui e in lui egli si riconosce nella comunione di pensiero; non ha bisogno di cogliere segni come fanno i pagani o i superstiziosi; 2) Leggiamo inoltre: non si sa cosa gli sia stato rivelato Ma carissimi autori, siete degli studiosi laici o siete studiosi credenti, cristiani? Laffermare che ci sia stata un rivelazione presuppone che voi crediate che Dio esiste e che parla gli uomini. Allora? Che operazione state facendo? Se la frase contiene un qualcosa di ironico perch non avete virgolettato rivelato ? In questa maniera dimostrate di avere della confusione in merito al Ges che state analizzando!! Ma c di pi. Se non si sa cosa gli sia stato rivelato, come fate voi a sapere che qualcosa gli stato rivelato? Bah!! 3) sembra che non lo abbia mai comunicato a nessuno.. Altra affermazione priva di senso. Oltre a rafforzare la contraddizione su espressa, quel sembra presuppone lesistenza di un qualcosa che prima o poi potrebbe uscire fuori, tipo un documento, un certificato Che analisi la vostra? 4) ma alla fine della preghiera convinto che i tempi del giudizio finale di Dio sullumanit siano vicini. E qui vale quello che abbiamo detto prima a proposito della Fine del Mondo e del Regno di Dio che subito dopo verr istituito. Questa ultima affermazione in contraddizione con non si sa cosa gli sia stato rivelato e quindi, con laffermare che convinto che i tempi del giudizio finale di Dio sullumanit siano vicini. Non ha alcun senso poich non si sa, appunto cosa gli sia stato rivelato. 5) Inoltre, rapportando la frase scritta dagli autori a pag 18 - Quello che non sappiamo come si convinse delle sue idee con la certezza che voi date del fatto che egli sicuramente ricevette una rivelazione durante la sua preghiera, emerge appieno come la vostra analisi sia priva di coerenza. E per questo semplice motivo: nella preghiera date per certo che abbia ricevuto una rivelazione da Dio, mentre non date alcun valore in fatto che Ges pass quaranta giorni nel deserto per prepararsi alla predicazione e alla sua missione. Quante preghiere e rivelazioni avr ricevuto in quei quaranta giorni!! Ma voi vi ostinate a tal punto da affermare che egli inizi a predicare senza avere piena consapevolezza di quello che stava facendo. Non vi viene in mente che nel deserto Ges ricevette la piena consapevolezza della sua missione? Non potete escludere questo se riconoscete che egli possa aver ricevuto una rivelazione nella preghiera al punto 2.
Come vedete, cari lettori, in poche frasi c una alta concentrazione di contraddizioni concettuali.
La dissertazione che segue appare sofisticata ma priva di realismo se si afferma a Pag 40, che Ges mandava i Dodici a due a due a predicare per qualche criterio di opportunit, peraltro non esplicitato.. Se non esplicitato perch affermarlo? Come si fa ad affermare una cosa che non si conosce, tanto pi che si ammette di non conoscerla? Tutte le ipotesi valgono, tra le quali anche quella che vede Ges mandare gli apostoli in giro, a predicare, in coppia, per evitare che un singolo apostolo potesse scoraggiarsi o impaurirsi davanti ad unimpresa come quella di esorcizzare o guarire i malati o addirittura essere cacciato, malmenato. Avere un compagno significa avere un appoggio con cui parlare, confrontarsi per non perdere di vista la propria missione. Succedeva allora come succede oggi. Andare a guarire gli impossessati sconvolgerebbe qualsiasi mente se non supportata da una forte fede o da una mano amica che ti possa ricordare quanto potente sia il nome di Ges. Il resto della lettura sembra un esercizio dialettico sulla sociologia di gruppo per rassicurare gli accademici colleghi, sempre pronti a demolirsi tra di loro con il tipico quanto becero fare italico. Ma il problema di fondo rimane sempre i bisogno di coerenza e onest intellettuale.
Il paragrafo 4, pag 41-43 sottolinea come Ges parlasse in maniera chiara con i Dodici, mentre con gli altri discepoli, seguaci, il popolo, la gente quelli di fuori, parlasse in parabole, affinch, come ricorda Mc 4,12, pur ascoltando non intendano , senza dimenticare che il parlare in parabole alla folla, affinch non potesse intendere ci che ascoltava coerente con il metodo di insegnamento che risale al profeta Isaia Is 6,9-10. Ma allinterno dei Dodici, Ges si scelse alcuni con cui stringere una maggiore amicizia e renderli partecipi di esperienze negate agli altri. Questo vero: Pietro, Giovanni e Giacomo appaiono essere prediletti, ma non dimentichiamo che Ges conosceva a fondo il cuore degli uomini e le sue scelte furono in funzione del Messaggio salvifico. Pietro sappiamo che ruolo avr poi; di Giovanni, lapostolo prediletto, sappiamo che Ges gli affid la madre dalla croce e la Chiesa gli attribuisce anche la stesura del Libro dellApocalisse; Giacomo per ragioni, connotazioni che a noi sfuggono. Ges parlava s a uomini, ma pensando ai loro cuori e alle loro menti. Ma anche vero che ai Dodici, come riferiscono gli autori, vennero conferiti i poteri di esorcizzare e di guarigione. Questo aspetto li rende tutti e dodici dei prediletti, li mette sullo stesso piano. Ma lesorcizzare e il guarire, va sottolineato, seguono la predicazione, quindi: Ges aveva istruito anche gli altri ai segreti del Regno di Dio, per cui, possiamo tranquillamente affermare, che se vero che i tre prediletti siano stati testimoni di eventi straordinari, anche vero che, dal punto di vista dellindottrinamento sul Regno di Dio, tutti ricevettero lo stesso trattamento pedagogico. Bench sfuggir loro il senso profondo che verr poi tutto sar svelato grazie allo Spirito nellevento della Pentecoste.
Non appare chiaro cosa, invece, i due autori intendono - pag 44- con: Ges con la scelta dei dodici aveva lintenzione di ricostituire Israele, di inaugurare il regno, a partire dallistituzione dei giudici che avrebbero presieduto il giudizio universale. Intendono la Gerusalemme spirituale o intendono insistere con la versione che Ges fosse convinto dellimminente instaurarsi del Regno di Dio sulla terra? Qui non lo specificano i due autori, preferendo rimanere sul vago senza esprimersi apertamente. Per, nel proseguo della lettura, danno ad intendere che essi propendono per il secondo punto di vista. Infatti scrivono: Dopo la sua scomparsa ( la morte di Ges, ma non la sua resurrezione N.d.R.) fra i suoi seguaci si diffusero nuove idee sul gruppo dei Dodici. In pratica: i seguaci, stando al punto di vista dei due autori, dopo aver constatato il fallimento della missione di Ges, pur rimanendo fedeli al suo insegnamento dovettero adattarlo ad altre soluzioni. Questo mi par di comprendere. Il paragrafo 5, pag 44-47, mette in evidenza la questione delle aspettative che gli apostoli e i seguaci si crearono con linsegnamento di Ges sulla venuta del Regno di Dio. Si fa cenno alla pretesa della madre di Giovanni e Giacomo, figli di Zebedeo, di volerli vedere seduti sullo scranno pi alto del regno Mc 10,35-40. Non va strumentalizzato pi di tanto questo passo, poich reale la visione poco chiara dei discepoli salvo lilluminazione di Simon Pietro che rivela di aver compreso chi Ges. Mt 16,13-19 Ma un momento di grazia spirituale che per annuncia la realt del Regno di Dio, una realt meramente spirituale, dapprima, grazie alla quale la Giustizia di Dio potr, poi, incarnarsi anche sulla Terra. Per il resto, le difficolt dei Giudei a comprendere la vera essenza del Messaggio della Salvezza sta nel fatto che la Legge, la Torah e gli insegnamenti degli scribi, della classe sacerdotale, avevano distorto tale messaggio e radicato credenze errate. Non deve quindi stupire se gli stessi apostoli e tutti gli altri discepoli verranno presi da turbamento alla morte in croce di Ges. Infatti costoro, saranno totalmente messi nella condizione di comprendere la realt di Cristo nel cenacolo, con Maria, narrato negli Atti. Non vanno nemmeno strumentalizzate le parole di alcuni discepoli di Emmaus riportate dai due autori: Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele. Gv 6,68-69. Pi avanti infatti scritto ( e qui a mio parere leggo della malafede, ) lo sconosciuto risponde ai discepoli in questo tono: Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti. Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? Gv 6, 25-26. Ecco dunque: Ges ricalc le profezie in obbedienza alle, diremmo con linguaggio moderno, disposizioni del Padre. E il saper interpretare nel modo giusto le profezie era compito dei sacerdoti, compiti che hanno mancato influenzando cos leducazione del popolo in merito al Messia. E questo errore dura ancora, visto che gli Ebrei sono ancora in attesa del Messia. Ma non finita riguardo ai discepoli delusi di Emmaus, poich Giovanni ci riferisce Gv 6, 30-31 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezz e lo diede a loro. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero. Riconobbero Ges risorto dallo spezzare il pane un rito innovativo, introdotto dalla devozione (cristiana), evidentemente sin da subito, se fu sufficiente a riconoscere Ges Cristo risorto. Questa sottolineatura per affermare nuovamente che la figura di Ges non pu essere estrapolata come e quando si ritiene possa compiacere le proprie riflessioni, per supportare idee che risultano poi essere fantasiose. I paragrafi 7 e 8 pagg 47-52, vanno intesi secondo quando detto, salvo fare attenzione a come viene inteso il passo evangelico citato a pag51 allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poich dicevano. E fuori di s Mc 3,20-21. Il credere che Ges fosse fuori di s appartiene al periodo di inizio della sua predicazione pubblica; nessuno aveva mai inteso parlare di Ges, salvo i suoi compaesani che lo conoscevano come il figlio del falegname, quindi era comprensibile pensare di lui come ad una persona stramba, strana, posseduta. Ho voluto sottolineare questo perch le frasi evangeliche sono riportate allinterno di un discorso avanzato e non iniziale. Spesso gli autori fanno riferimento ai vangeli per analizzare una frase contenuta, in termini simili, allinterno di essi. Nella fattispecie della citazione evangelica contenuta a pag 52, paragrafo 9, questo non avviene. Perch? Rimango del parere che i due autori si ostinano nel voler dimostrare che Ges fu solo un uomo, grande, ma uomo; sub la stessa sorte di tutti gli altri uomini, ossia morti e sepolti. Infatti essi citano il Vangelo di Marco, Mc 8, 29, allinterno della riflessione sui i tanti dubbi che assalirono i seguaci di Ges. Essi scrivono: Egli, per, vuole mostrare che soltanto Pietro (e non la gente) ha compreso che Ges il Messia. Alla domanda: E voi che dite che io sia? solo Pietro gli risponde, infatti: Tu sei lunto, il messia. E pi avanti i due autori affermano: nel racconto di Marco, Pietro ha una concezione di unto o messia che sintomatica della sua cultura. I due autori cos, vogliono dimostrare che Pietro laveva buttata l, giusto perch figlio della sua cultura, cercando di dare una spiegazione al sentimento di meraviglia che Ges destava nelle folle: uno che si comporta cos (seda le tempeste, guarisce i malati, scaccia i demoni) non pu essere che il messia. Ma i due dimenticano quello che disse un altro evangelista, Matteo, al cap 16, 15-17 Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Ges rispose: Beato te Simone figlio di Giona, perch n la carne n il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli. Ecco il senso pieno dellaffermazione citata dai due autori: non il frutto di un retaggio culturale ( la carne e il sangue), ma dellapertura della mente di Pietro grazie allazione dello Spirito, poich senza lazione dello Spirito Santo nulla si pu comprendere del mistero di Cristo. Ma questo i due autori lhanno taciuto; riferire questo passo evangelico sarebbe stato un errore per dimostrare lindimostrabile. Ora le parole contenute nel paragrafo 9, sotto questo punto di vista vi appariranno pi chiare, anche laccusa che Ges lancia nei confronti di Pietro che ragionava secondo gli uomini.
Il paragrafo 10, pagg 54-57, una riflessione sullinstaurazione del Regno di Dio, ma anche una riflessione sugli eventi escatologici che lo precederanno. Guerre, terremoti, disordini sociali, ma siccome di questi fenomeni la Storia delluomo ne piena, non possono essere che immagini simboliche, di un travaglio oltre che personale anche collettivo. Infatti il Regno di Dio arriver solo dopo che la predicazione del Vangelo si sar compiuta. Ma non va intesa solo come l ascolto di una predicazione via etere, ma come la conversione dei cuori. E accanto a questa attesa c la tribolazione di chi impegnato a predicare il Vangelo. Il Re dIsraele acclamato allentrata in Gerusalemme di Ges, a dorso di un asino, limmagine di Cristo che entra nei cuori, nella Gerusalemme dello spirito. Ognuno di noi paragonabile ad una Gerusalemme e questa va intesa anche con la parabola delle Dieci vergini sagge che accendono le lampade in attesa dello sposo Mt 25, 1-13. Non dobbiamo quindi meravigliarci, anche per quello che stato detto precedentemente, se i discepoli e gli apostoli ebbero una visione distorta degli avvenimenti ultimi: solo dopo la resurrezione Ges aprir loro gli occhi sul senso reale nascosto dietro le simbologie e i messaggi legati al Vecchio Testamento. D'altronde la Legge veterotestamentaria fu scritta nella pietra, quella di Cristo fu stata scritta nei cuori, da sempre, ma solo con lui fu svelata, quindi una traccia di crescita spirituale personale e collettiva naturale. Genetica.
Capitolo 3 pag 58
Il paragrafo 1 esordisce con: Tutto lo sforzo di Ges era dominato dallaspirazione che Dio trasformasse il mondo, che realizzasse il suo dominio in terra. Facendo, ancora una volta, intendere che Ges avesse frainteso o non avesse chiaro in mente il proprio mandato, la propria missione. In soldoni, secondo i due autori, Ges sperava che la sua predicazione facilitasse, promuovesse, linstaurazione del Regno di Dio sulla terra durante la sua vita terrena. Questo lennesimo tentativo di distorcere la figura di Ges Cristo, facendola passare per un rivoluzionario pacifista, ma rivoluzionario legato solo agli sviluppi politici della sua terra. Un Ghandi ante litteram. E con questa chiave distorta che gli autori danno una lettura errata alle parole del Padrenostro venga il tuo regno, una invocazione riguardo alla quale i due autori soffiano lipotesi che non sia direttamente venuta da Ges. Ma con quale prove dicono questo? Si possono fare affermazioni basate su ipotesi che appartengano ad altri studiosi? Le ipotesi sono tali perch non sono verit e quindi non possono essere oggetto di affermazioni. Ripetiamo, ripeto ancora che con Cristo, duemila anni fa, si concluse il messaggio della Salvezza iniziato con Abramo, ma che durer per tutte le generazioni a venire, in quanto ogni uomo Tempio di Dio e Gerusalemme, la citt santa. Era un uomo che non aveva altro potere, se non quello, enorme, della parola. Cos dipingono i due autori Ges a pag 59. Quindi, un individuo che risorge i morti e i cadaveri che gi puzzano, dona la vista ai ciechi, guarisce i paralitici, calma le acque del lago di Tiberiade soggette alla tempesta, libera gli ossessi ecc non altro potere, se non quello,enorme,della parola. ? Se poi gli autori volessero dire che tramite la sua parola egli compiva i prodigi qui elencati il discorso un altro, ma andava esplicitato e chiarito; cos come messa la cosa rafforza lipotesi che i due fanno di Ges, ossia che era un ottimo predicatore e basta.
Il paragrafo 2, pag 59, scorre su una analisi che non suscita perplessit, tranne le considerazioni che i due autori, fanno sulla parola spada, si fa intendere che essa viene nominata nei vangeli come strumento di divisione e di difesa. Ovviamente un richiamo simbolico ad uno strumento in uso allepoca, un richiamo ad usi e costumi coerente con le parabole che usano oggetti e mestieri in uso per raccontare del Regno di Dio. Ma a questo punto la riflessione dei due autori avara si spiegazioni che sarebbero dovute andare in questa direzione, tant che scrivono pag 61- testuali parole: la spada simbolo inequivocabile di lotta e di scontro corpo a corpo ( il problema se si tratti di spade reali o metaforiche qui trascurabile), Beh, sarebbe stata trascurabile se fosse emersa la reale interpretazione, ma questa viene taciuta. Sarebbe stato sufficiente andare oltre il citato episodio del discepolo, che nellorto del Getsemani, al momento della cattura di Ges, taglia con la spada un orecchio ad una guardia. Ges infatti reagir dicendo, Gv 18,13 chi di spada ferisce di spada perisce. Con questa risposta Ges sottolinea che la sua strada non la violenza, ma ..porgi laltra guancia, poich portare la giustizia sulla terra affare di Dio, quindi, conseguentemente, la sua Rivelazione-Rivoluzione non prevede spade!!! E talmente ovvio che, ovviamente, ai due, hem sfugge.
Paragrafo 3, pag 62
Non emergono particolarit tali da fermarsi a riflettere pi di tanto, salvo il concetto che viene messo in evidenza con il passo evangelico Lc 14,26-27, con il quale gli autori si soffermano sul concetto delle divisioni in famiglia a causa di Cristo: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non pu essere mio discepolo. che se messo a stretto confronto con quello che leggiamo poi: In conclusione, Ges stesso cercava un certo tipo di rottura, perch voleva opporsi alle situazioni che impedivano di cambiare vita e aderire a quella che egli considerava essere la volont di Dio. Par di capire che linterpretazione che i due danno al passo del vangelo citato sia univoca: Occorreva distruggere per ricostruire, passando anche attraverso la rottura dei nuclei familiari! Chi ha sviluppata la fede e la riflessione sapr che le cose non sono cos: lodiare citato nei vangeli a noi noti ( quello di Tommaso non ci interessa) significa solo un invito a comprendere che oltre la realt parentale naturale esiste una realt parentale superiore che quella di Dio. Tutti noi siamo figli di Dio e quindi mio padre e mia madre cosa sono se non fratelli in Cristo? Odiare significa ribaltare il punto di vista naturale, rompere, da un punto di vista spirituale, con la cultura patriarcale, poich sopra tutti noi c la volont di Dio a cui anche i padri ( specialmente quelli dellepoca di Ges) erano soggetti: una autorit superiore, quella antica, ma nella, potremmo dire, versione nuova: non pi il Dio della vendetta o degli eserciti, ma il Dio dellamore. E quindi: come si pu odiare se si chiamati ad amare il prossimo come se stessi? Non ordin Dio stesso Onora il padre e la madre? E come poteva Ges contraddire la volont di Dio? Quindi, ci che i due scrivono perch voleva opporsi alle situazioni che impedivano di cambiare vita e aderire a quella che egli considerava essere la volont di Dio. appare fuorviante, irrazionale e in piena contraddizione nei confronti del Messaggio di Cristo. Daltronde abbiamo anche Paolo pi tardi inviter gli schiavi a rimanere in questa situazione, accentandola, poich essi erano ormai liberi in Cristo (1Cor 7,21) Chi pi dello schiavo auspica a rompere le catene? Eppure chi in Cristo libero poich levento terreno nulla di fronte alla maestosit della realt spirituale.
Il paragrafo 4 pag 65 affronta le reazioni che il potere costituito, sacerdotale e politico, manifesta alla predicazione di Giovanni Battista e Ges. Nulla da eccepire poich tipico di ogni epoca culturale guardare male chi denuncia il malaffare e limmoralit.
Il paragrafo 5 pag 67 inizia con una affermazione ambigua, nel senso che mette in luce o lillusione di uno che si crede rivoluzionario, nel senso a noi noto o di chi porta avanti un programma di rinnovamento la cui chiarezza limitata. Gli autori scrivono: Convinto di essere investito di un compito preciso, Ges annunciava il dominio di Dio sulla terra Questa apparentemente innocua affermazione, contiene la negazione della divinit di Ges, Figlio di Dio, inviato a realizzare lultima parte del Messaggio della Salvezza. Inoltre dire che annunciava il dominio di Dio sulla terra rivela un gap culturale e religioso: gli Ebrei sapevano da sempre che la terra appartiene a Dio e che il suo dominio su essa non venne mai meno da quando Abramo usc da Uhr. Quindi? Che senso ha questa affermazione? Giusto per dire? Gli Ebrei erano gi indottrinati sulla fine del mondo e su quello che sarebbe accaduto, possiamo cos riassumere: Secondo la tradizione giudaica, quelli in vita durante i tempi della fine vedranno: 1. La riunione degli ebrei dispersi nella realt geografica d'Israele; 2. La disfatta di tutti i nemici di Israele ( Il giudizio finale); 3. La ricostruzione dell'edificio (oppure il miracoloso riposizionamento per intervento divino) del terzo tempio ebraico di Gerusalemme e la restaurazione delle offerte sacrificali e del sacerdozio nel tempio; 4. Il ritorno in vita dei morti (in ebraico techiat hameitim), oppure la Risurrezione intesa in qualche modo; 5. Ad un certo punto, il Messia degli ebrei dovrebbe comparire, ed essere unto dagli alti sacerdoti come il Re di Israele. Lui divider i giudei di Israele nello loro suddivisioni tribali ancestrali nella terra promessa. Durante questo tempo, Gog, re di Magog, attaccher Israele. Quali siano le nazioni di Gog e Magog risulta molto vago, praticamente indefinito. Magog combatter una grande battaglia, nella quale molti moriranno in entrambi gli schieramenti, ma Dio interverr a salvare i Giudei. Questa battaglia viene definita l'Armageddon. Dopo aver annientato questo suo nemico finale una volta e per tutte, in pieno accordo alla costruzione di un mondo perfetto, Dio vieter ed impedir ogni forma malvagit dall'esistenza umana. Dopo l'anno 6000 (nel calendario ebraico), il settimo millennio sar un era di santit, tranquillit, vita spirituale, e pace universale, era denominata dagli ebrei Olam Haba ("Mondo Futuro"), dove tutte le persone avranno una conoscenza diretta di Dio." "Tutto Israele ha una porzione nel mondo a venire" (Talmud Sanhedrin 10:1; cfr Zaddiq): Nel Ramban, lo scrittore Nahmanide interpreta il "mondo che verr" come il bene ultimo e lo scopo della creazione, dunque Nahmanide sostiene che il concetto del "mondo che verr" in realt si riferisca alla risurrezione dei morti. Un evento che dovrebbe accadere dopo l'avvenuto inizio dell'Era messianica. Nel libro del Ramban si legge che tutto il popolo d'Israele, tutti gli ebrei di tutti i secoli, includendo i suoi peccatori, avr una porzione in questo periodo di risurrezione. (dalla Tzemach Tzedek, Derech Mitzvosecha, Legge di Tzitzis). Ges cosa predicava? Invitava gli uditori a convertirsi, ma usava un linguaggio non pi simbolico legato alla tradizione; usava un linguaggio nuovo, quello che caratterizzer i giorni a venire con Paolo. Non pi simbolismi corali diretti ad una stirpe, ma appelli diretti al cuore e alle coscienze di ognuno di noi, invitati a comprendere che tutta lescatologia della salvezza avviene dentro ognuno di noi. Questo il messaggio di Cristo. I tempi sono maturi per comprendere, ma accompagnando la sua predicazione con eventi miracolosi, suscit la rabbia di una classe sacerdotale sclerotizzata su riti stanchi e vuoti, ormai, dello Spirito di Dio. Mos e i profeti avevano fatto il loro tempo!! Dio si era manifestato in suo figlio, Ges Cristo, lUomo Nuovo, preannunciando la nuova era in cui lumanit verr spinta verso una nuova consapevolezza. Ricordate cosa disse Ges alla Samaritana? Gv 4,13-21 Rispose Ges: Chiunque beve di quest'acqua avr di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli dar, non avr mai pi sete, anzi, l'acqua che io gli dar diventer in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perch non abbia pi sete e non continui a venire qui ad attingere acqua... Gli replic la donna: Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare. Ges le dice: Credimi, donna, giunto il momento in cui n su questo monte, n in Gerusalemme adorerete il Padre. n su questo monte, n in Gerusalemme questa la rivelazione, il mistero tenuto nascosto per secoli, come ci dice Paolo. Ogni uomo Figlio di Dio e in ogni uomo avverr linstaurazione del Regno di Dio. Non pi un evento legato alla legge, ad un luogo, ma un evento, da sempre esistito, ma con Ges rivelato, un evento che riguarda, che guarda alla genetica delluomo, essere creato per manifestare la deit: creato ad immagine e somiglianza di Dio E luomo la Gerusalemme in cui verr unto Messia il Figlio di Dio, Ges Cristo. Ora come si fa a sostenere che Ges fosse un rivoluzionario dalla sola caratura umana? Ma loro lo credono e lo sostengono, ingarbugliando limmagine di Ges con limpasto di una esperienza meramente storica, tant che questa loro cecit li spinge a scrivere, pag 70: Da Gerusalemme, per esempio, si allontanava la sera per andare a rifugiarsi a Betania o sul monte degli Ulivi: temeva che lambiente della citt non gli garantisse sufficiente protezione. In poche parole, Ges, fanno capire i due autori, aveva paura di essere catturato!! Banale considerazione che nasce dal non tener conto di molti aspetti che sono contenuti nel Vangeli. Nella riflessione che i due autori fanno sulle invettive che Ges rivolge ai prepotenti, ai ricchi essi finiscono per distorcere il significato addirittura delle beatitudini. Affermano infatti, pag 68 che: Matteo spiega le disgrazie e i dolori di chi puro di cuore per affermare che saranno domati e annullati nei cieli ( Mt 5,10) Il regno sar dunque dei deboli, che erediteranno al contempo la Terra dIsraele (Mt 5,5), propriet esclusiva di Dio e dono agli uomini Allora, se leggiamo Mt5, 10 leggeremo: Beati i perseguitati per causa della giustizia, perch di essi il regno dei cieli e in Mt 5,5 leggeremo: Beati i miti, perch erediteranno la terra. Esiste una bella differenza di immagine con quella data dagli autori di unumanit disgraziata e addolorata e, infine, debole. I perseguitati a causa della giustizia sono coloro che vengono perseguiti perch aspirano alla giustizia, ossia a Dio, saranno i martiri; i miti sono coloro che hanno accettato Cristo nel loro cuore e, avendo sviluppato lesatta visione esistenziale, saranno coloro che porgeranno laltra guancia, non risponderanno alla violenza con la violenza. Tutti costoro sono coloro che avendo accettato il messaggio di Cristo e avendolo compreso fino in fondo, diventeranno oggetto di critica e di persecuzione, come ora in Africa e in Siria, grazie al nuovo profeta dellIslam, il califfo, sono vittime della violenza mussulmana. Quindi la speranza a cui si riferiscono gli autori a pi pagina, che i discorsi di Ges vogliono instillare negli ultimi, non la speranza di un riscatto terreno, (come annunciano i Testimoni di Geova, che nei pi ignoranti tra i loro membri hanno gi individuato la viletta in cui andranno ad abitare quando Geova avr trucidato i legittimi proprietari infedeli) ma la speranza che la Giustizia, ossia la volont di Dio, trionfer su tutti. E un invito a accogliere cristianamente le sofferenze, e questo sta a significare che occorre dare il senso giusto, secondo la visione cristiana, alle cose, agli eventi personali e non, agli atteggiamenti di chi ci sta vicino. E quello che io chiamo essere la giusta visione esistenziale della propria vita.
Il paragrafo 7 pagg 71-74 sottolinea come Ges, con le sue predicazioni rompe definitivamente lo schema e il rapporto che legava la classe sacerdotale alla societ. Denuncia le ipocrisie e la ricchezza fine a se stessa e, ovviamente, chiama in causa i potenti. La sua attivit di guaritore poi, fa emergere come egli non sia solo un parolaio ma, mostrando lamore e il perdono di Dio, si impone come un vero profeta. Tutto ci inevitabilmente susciter lira dei potenti, della classe sacerdotale e quindi linizio della trama che lo vedr accusato e denunciato. E Ges lo sapeva. Per questo la parabola al pargarafo 8, pag 75, denuncia che la ..pietra scartata diventer pietra dangolo.. Mc 12,10. Egli sapeva come sarebbe finita la sua parabola terrena, ma le profezie dovevano compiersi. E quindi non lesin la sua critica al sistema sclerotizzato. Gli autori cercano di sminuire la continuit narrativa del Vangelo di Marco, affermando che la frase citata sia estranea al contesto evangelico stesso. Essi, gli autori, scrivono: Bisogna anzitutto rendersi conto che essa proviene dalla Sacre Scritture giudaiche: si tratta del versetto 22 del salmo 118... ecco, il caso proprio di dire che la coppia Destro-Pesce ha scoperto lacqua calda. Perch? Perch i salmi erano noti a Ges, in quanto era il libro delle preghiere che veniva usato nelle cerimonie e quindi, chiss quante volte Ges pronunci le parole del salmo nelle preghiere dentro le sinagoghe. Egli fino a trentanni visse come tutti Giudei del suo tempo rispettando il calendario liturgico delle festivit. Quindi a che serve affermare quello che dicono gli autori? Vogliono far emergere il Ges storico e poi non tengono in considerazione la sua osservanza della Legge e nelle occasioni cerimoniali, la lettura dei salmi. Assai debole linterpretazione che segue poi la riflessione sul versetto in oggetto: affermando che la pietra angolare non Ges, significa negare a Ges stesso la piena consapevolezza della sua missione. Egli, con la sua crocifissione, non forse paragonato ad una pietra scartata? Con la sua resurrezione non forse diventato la pietra dangolo di un nuovo sistema? Il punto di riferimento strutturale su cui appoggia la chiesa, la nuova Gerusalemme?. Gli autori, iniziano sempre pi a citare il Vangelo di Tommaso, che, sappiamo, considerato apocrifo e questo riferirsi continuo ci spiazza, mi spiazza, poich si allontana dallobiettivo che i due autori si sono posti si dallinizio, ossia raccontare il Ges storico e non quello della fede. Quindi, mi chiedo: perch riferirsi anche al Vangelo apocrifo quando quelli sinottici sono di per se esaustivi? E il caso della riflessione al paragrafo 8, pag 74, che pongono lipotesi di un Ges che si sente rifiutato in rapporto alla parabola dei vignaiuoli uccisi assieme al figlio del padrone della vigna. Ci che dice Marco, per i due non va bene, ossia che il figlio del padrone della vigna in realt Ges, ma i due mettono in dubbio questa visione. Ma oltre tutto sembrerebbe che i due autori abbiano anche la certezza che il Vangelo di Marco fosse stato redatto appiccicando tra loro detti di Ges senza che lautore sapesse dove e quando fossero state, le parabole, dette da Ges. La loro sicurezza strabiliante!!! Secondo me umilia la procedura scientifica che vorrebbe che almeno qualche documento stabilisse e supportasse ci che essi affermano. Le ipotesi per i due diventano certezza. Ma quel che pi strabilia che si continua a portare avanti lipotesi che Ges credeva fermamente che il Regno di Dio poteva manifestarsi con lui in vita e quindi, il rifiuto da parte di alcuni pezzi della societ giudaica, secondo gli autori, lo turbassero. Ma non solo e concludo, leggendo le ultime battute di questo paragrafo, emerge la certezza ( per i due) che il taglia e cuci operato da Marco nella stesura del suo Vangelom, abbia dato come risultato un Ges virtuale, nel senso che con il suo Vangelo Marco abbia cucito addosso a Ges un ruolo inventato, quindi falso, ossia il ruolo di redentore del mondo a venire, quello avulso dal contesto sociale e confinato in quello spirituale e non di un liberatore di Israele come, nella realt, Ges avrebbe voluto essere in vita. Ecco le parole che usano gli autori, a pag 76, per affermare questo: Marco le ha tolte ( le parole di Ges N.d.R.) dai luoghi in cui giacevano e le ha riutilizzate per costruire un altro discorso, in cui hanno assunto un senso diverso. In soldoni: Marco con il suo lavoro ha stravolto il messaggio di Ges e per duemila anni generazioni di cristiani, di martiri e santi, hanno inseguito lucciole per lanterne. Complimenti ai due!!!
Capitolo 4 Non mi soffermo sula paragrafo 1, poich una analisi storica sulla gestione romana della Palestina, della terra di Giuda e, sappiamo, come si comportavano i Romani quando le sommosse si manifestavano. Mi soffermer invece sulla riflessione che i due autori fanno a proposito della pericolosit, che poteva suscitare sulla sua stessa persona, la predicazione di Ges. E chiaro che il giudizio che i due autori hanno di Ges confinato dentro i parametri umani rapportabili a qualsiasi individuo che voglia fare il leader di una rivoluzione qualsiasi, vedi Ghandi, vedi Martin Luter King, vedi Malkom X; gli stessi rivoluzionari risorgimentali, come Leonida Montanari, avevano una visione nuova della societ, improntata sulla libert individuale ecc. e molti di loro sono stati ammazzati a causa della loro idea di societ. Certo, anche Ges aveva la sua idea di societ, coerente con la volont di Dio e quindi una societ fatta da individui pienamente coscienti della loro natura, fratelli tra loro e amanti della pace e della conoscenza ultima, ma questo aspetto terreno solo marginale alla missione di Ges. Per cui, se non si crede che Ges il Cristo, il Messia, il figlio di Dio, Dio stesso che in lui trov compiacimento, allora possiamo affermare assieme ai due autori che la missione di Ges fu fallimentare. Questo in realt ci che i due vogliono dimostrare. Ma non potendo escludere appieno laspetto spirituale della missione di Ges, visto che non si pu fare a meno di prendere in esame le parole che Cristo profer ai discepoli, alla folla, le contraddizioni dellanalisi dei due, inevitabilmente, non possono fare a meno di emergere. Pensare quindi che Ges fuggiva per paura di essere catturato e messo a morte stride in realt con quello che egli disse. Intanto una prima contraddizione ( una delle tante) emerge fortemente e riguarda le precedenti affermazioni. Per esempio abbiamo letto quanto gli autori hanno scritto a proposito del Vangelo di Marco a pag 76; riproponiamo le parole: Marco le ha tolte ( le parole di Ges N.d.R.) dai luoghi in cui giacevano e le ha riutilizzate per costruire un altro discorso, in cui hanno assunto un senso diverso e questo appare chiaro di per se, ma poi a pag 82 affermano: Ci sono per frasi attribuite a Ges (gi dalla tradizione orale che precede i Vangeli) che ci aiutano a comprendere il suo ( di Ges N.d.R.) pensiero. I due autori riconoscono che esistette una tradizione orale prima della stesura dei Vangeli e quindi, come tutte le tradizioni orali che si rispettano, queste indicano anche i luoghi in cui i fatti avvennero. Allora Marco come pu aver fatto dei racconti di Ges un Vangelo somigliante ad un patchwork con un senso differente dalla realt storica? Come possono i due affermare questo? Passiamo oltre: i due citano il passo del vangelo di Mc8,34-35, che cos recita: Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua, Perch chi vorr salvare la propria vita la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salver. E ne danno una visione terrena, al pari di un avvertimento di un capopattuglia che in unazione di guerra dice a i suoi: Voi vi siete offerti volontari, ma se ci rimettete la pelle sappiate che lo avete fatto in nome della missione che abbiamo scelto di compiere. Quindi Ges, secondo i due, mette sul chi va l i propri discepoli sul rischio di seguirlo, rischio che anche lui teme fortemente, la punto tale che i due autori affermano a pag 81: Voleva ( Ges N.d.R.) portare avanti il proprio progetto fin dove possibile, evitando attacchi che lo avrebbero messo fuori gioco. e pi avanti: limmagine che emerge dai Vangeli quella di un leader concentrato sul proprio progetto e che fa di tutto per portarlo a termine. Appare chiaro, ancora con pi evidenza, che i due autori considerano Ges alla stregua di un leader come Martin Luther King, il quale per, sappiamo, non faceva miracoli, ma che sicuramente aveva un sogno ( I have a dream..) e aveva un seguito e sicuramente aveva anche paura di essere ammazzato. Ma la di l dellimmaginario religioso.. attribuito a Ges ( pag 83) come fanno i due autori, dopo aver detto che abbracciare la croce di Cristo significava essere messi, con un margine altissimo di probabilit, a morte ( perch questa linterpretazione che i due danno al passo evangelico di Marco) ad affermare poi che: Solo coloro che si fossero convertiti sarebbero sfuggiti a tutto questo e avrebbero potuto salvarsi da una morte violenta. Ma per convertirsi non occorre abbracciare la propria croce e seguire Ges? Allora se il teorema dei due che seguire Ges significa poter venire accoppati, come pu esso conciliarsi con le parole dette subito dopo? E possibile solo con interpretazioni sbagliate a causa della mancata visione spirituale della missione di Ges, il quale non era, come si dice a pag 81, concentrato sul proprio progetto, ma sul progetto di Dio iniziato con Abramo: Ges fu il perfezionatore ultimo di questo progetto che con la sua morte e resurrezione inizi nel mondo. Per cui, il perdere la propria vita e assumere la propria croce si adatta benissimo ancor oggi sia a quelli che vengono ammazzati dai mussulmani integralisti sia a quelli che magari si ritirano in convento sia a quelli che decidono di rigare dritto spogliandosi del proprio ego, morendo giorno dopo giorno, per rinascere in Cristo. Non esiste un immaginario ma una precisa e profetizzata volont di dare alluomo la Via ( Cristo) attraverso la quale sviluppare la coscienza di Figlio di Dio. In questa ottica trova anche spiegazione il contenuto del paragrafo 5 nel quale si prefigura la morte, in rapporto a Ges, come un evento accidentale pi che un evento profetico. I due autori, con i loro ricamini mentali, si chiedono del perch dello stupore degli apostoli quando ascoltarono come il Figlio dellUomo dovesse essere messo a morte per poi resuscitare. I due autori non si chiedono infatti che il messaggio di salvezza di Ges, come gi accennato, rivoluziona la visione veterotestamentaria spostando le dinamiche della salvezza da un panorama corale ad uno strettamente individuale. Ma la morte e la resurrezione di Cristo Ges rappresentano larchetipo evolutivo di ogni singolo individuo, un archetipo che non legato ad alcuna visione religiosa, se non nella sua fase iniziale, ma legata alla genetica delluomo, allimpronta creativa che nella genetica e dalla genetica si evince la presenza del divino. Questo, gli apostoli non lo potevano capire, occorrer aspettare la Pentecoste affinch lo Spirito Santo potesse rivelare pienamente il mistero della salvezza e la conoscenza completa del Cristo. San Paolo lo dice chiaramente Lettera agli Ebrei 10, 8-10 : Dopo aver detto prima non hai voluto e non hai gradito n sacrifici n offerte, n olocausti n sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volont. Con ci stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed appunto per quella volont che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Ges Cristo, fatta una volta per sempre. E inoltre, sempre San Paolo, sottolinea, dando al gesto di Cristo il significato nuovo che in termini moderni pu essere espresso come leredit genetica, Eb 10,16, che: Questa lalleanza che io stipuler con loro dopo quei giorni, dice il signore: io porr le mie leggi nei loro cuori e le imprimer nella loro mente.. Ecco dunque, il mistero della salvezza di Cristo che gli apostoli non erano in grado ancora di comprendere: Dio ha rivelato che la nostra figliolanza impressa nella mente e nel cuore, ossia fa parte di noi come esseri umani. Al paragrafo 6, pag 86, gli autori insistono con il voler mettere in evidenza come la morte di Ges fosse slegata da qualsiasi intento divino e scrivono testualmente: Sembra vogliano legittimare ( gli autori dei Vangeli N.d.R.) la convinzione che la sua morte fosse un piano divino per la salvezza degli uomini, ma contrastano, va ripetuto, con il comportamento dei discepoli, che sembrano ignari; sono disorientati e sopraffatti dalla sua uccisione. Abbiamo gi spiegato abbondantemente che una visione laica della vita di Ges non porta che al nulla. Ma soprattutto non porta alcun beneficio alla salute della societ. Chi pensa a Ghandi nelle proprie azioni quotidiane o davanti ad una disgrazia? Chi pensa a Martin Luther King in occasione della morte di un congiunto? I due autori comunque non si tirano indietro ogni qualvolta trovano lo spiraglio esegetico, secondo il loro punto di vista, per affermare che Marco si sia alla fine inventato molte cose. Tra queste le affermazioni di Ges riguardo alla predizione sulla sua morte. Ma dimenticano ci che hanno pocanzi affermato e noi abbiamo ricordato, ossia che: Ci sono per frasi attribuite a Ges (gi dalla tradizione orale che precede i Vangeli) che ci aiutano a comprendere il suo ( di Ges N.d.R.) pensiero Ergo, ancora una volta, se i due ammettono lesistenza di una tradizione orale, perch continuano ad affermare, pag 88, che: Dal punto di vista letterario, le tre predizioni sembrano una vera e propria creazione di Marco. Matteo e Luca si limitano a riprenderle; erano assenti anche nella collezione di detti di Ges chiamata Q.?, Perch il loro scopo, appare evidente, quello di gettare dubbi sullautenticit dei racconti dei Vangeli per demolire limmagine sostanziale di Ges come il Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto!! Tanto vero quello che affermo, che a pag 89 leggiamo: I vangeli sono stati scritti per poter dire che Ges sapeva tutto. Se non avesse presagito la catastrofe, la sua crocifissione sarebbe apparsa come una sconfitta involontaria e irreparabilmente sterile. Molto chiaro il pensiero dei due che sono in grado di affermare lincontrario di ci che essi stessi affermano a proposito della tradizione orale. In parole povere si contraddicono!!! Ma non poteva essere altrimenti. E continuano a fare affermazioni tali da mettere i brividi a qualsiasi analista serio. I due autori sono in grado di conoscere ci che gli apostoli di Ges pensavano a proposito del loro Maestro, senza pericolo di dubbi. Scrivono i due: Il messaggio di Ges, dunque, non era stato recepito e non aveva alcuna efficacia su di loro. Pensate, cari lettori, cos come il prof Pesce ebbe a dire, nel libro di Augias-Pesce Inchiesta su Ges a pag 177, a proposito di San Paolo che, questultimo probabilmente soffriva di epilessia (relativo allepisodio sulla via per Damasco) senza che il professore avesse avuto il bisogno di compiere analisi mediche o genetiche, cosa che, sappiamo, aspettano, tralaltro, solo ad un medico, dimostra ancora una strabiliante sicumera e una totale conoscenza della psiche dei Dodici e di discepoli sul fatto che Ges, il suo messaggio, non esercit alcuna influenza su di loro. Non trovate strabiliante la cosa? Ci chiediamo, a quando un saggio sul pensiero di Gengis Kahn, di Rasputin, dellUomo di Neanderthal? Concludendo il paragrafo 6 i due affermano: I Vangeli sono stati scritti per rispondere ai problemi dei seguaci, per eliminare le dissonanze e le paure, le incomprensioni che levento della morte aveva generato. Torno a dire quindi che, stando a quanto abbiamo fin qui letto, anche i seguaci delle generazioni a venire sono stati tutti ingannati, facendo s che i Vangeli hanno creato una sequela di adoratori di fantasmi... secondo i due ex machina dellesegesi cristiana. Ma queste ultime affermazioni contengono anche un messaggio nascosto, ma palese se ci si sofferma a ragionarci sopra: i Vangeli, ossi la loro funzione, sono scaduti, perch datati!! Infatti, se sono stati scritti per coloro che rimasero frastornati dalla morte di Ges, allora a tutte le generazioni a venire, quelle che non hanno subito alcun trauma per questa morte, ci si chiede, a cosa servono i Vangeli? Ci rispondano gli autori.
Il paragrafo 7 continua con la solita analisi che lascia, che ci lascia perplessi per alcune affermazioni, come a pag 90, in cui si afferma. Questo racconto ( dellunguento costoso versato sui piedi di Ges Mc 14,3-8 N.d.R.) orale circolava fra i seguaci di Ges da molto tempo prima affermazione che induce a chiederci: Se un racconto orale, come fanno i due a conoscerlo? . Inoltre, gli autori hanno anche lardire di affermare ( cosa si fa pur di dimostrare lindimostrabile!) che gli autori dei Vangeli, che sono Ebrei, Giudei, non conoscessero gli usi del loro popolo. Leggiamo a pag 91 testuali parole: oppure il segno di una carente informazione sulle usanze funebri giudaiche. Come dire che un Italiano non conosce come si fa a mandare in parlamento un deputato o un senatore, perch non ha le idee chiare che cosa sono le elezioni politiche!!! Ma c di pi. Dove hanno letto che: Dopo la sua morte i seguaci si chiesero se il loro leader ( gli apostoli e i discepoli chiamavano Ges maestro, rabbun e non capo N.d.R. ) avesse avuto una sepoltura onorevole, come avrebbero desiderato. ? Nel Vangelo di Giovanni Gv 19, 36-42 leggiamo: Dopo quei fatti vi and anche Nicodemo essi presero allora il corpo di Ges e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici l dunque deposero Ges, a motivo della Preparazione dei Giudei, poich il sepolcro era vicino. ; Nel Vangelo di Luca leggiamo Lc 23, 50-56 Cera un uomo di nome Giuseppe lo cal dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia (Impensabile che abbia fatto tutto da solo N.dR.) . Le donne poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati; Nel Vangelo di Marco- Mc 16, 1- leggiamo: Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono olii aromatici, per andare ad imbalsamare Ges e Nel Vangelo di Matteo Mt27, 57-61 leggiamo: Venuta la sera un uomo ricco di Arimata preso il corpo di Ges, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella tomba nuova erano l, davanti al sepolcro, Maria di Magdala e laltra Maria.. Ecco, non c alcun riscontro di quanto detto sulla preoccupazione espressa dai due autori e attribuita ai discepoli, a proposito della preoccupazione di dare una sepoltura idonea al loro leader.
Il paragrafo 8, pag 91, un trionfo della banalit. Praticamente Ges si sbagliato sul tutto il fronte: il Regno di Dio non venne quando Ges era in vita e quindi, deduzione logica ( per i due) Ges ha preso lucciole per lanterne. E gli autori esprimono tale concetto come segue: Ci che contraddice lidea che Ges abbia parlato della necessit della propria morte sono proprio alcuni discorsi in cui presenta il centro del suo messaggio. Naturalmente il metodo usato dai due lo stesso di sempre: prendere dal Vangelo (come fanno i Testimoni di Geova) quello che pi si addice a confermare il proprio punto di vista, tralasciando quello che contraddice lo stesso. Praticamente i due, citando alcuni passi evangelici (Mc 9,1; Mc 13,30; Mt 16,28; Mt 10,23; Lc9,27) vogliono sottolineare come Ges, dicendo che la generazione presente non morir prima di aver visto laffermazione del Regno di Dio con la venuta del Figlio di Dio, di fatto si sia sbagliato, poich alla sua morte, non prevista, del Regno di Dio non si ebbe sentore alcuno. Prese cos come sono i passi evangelici citati dicono quello, ma se non si integra con il resto dei Vangeli lerrore alla portata di mano. Per esempio il Vangelo di Giovanni Gv 14 1-14 ci dice: 1 Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! 2 Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? 3 Quando sar andato e vi avr preparato un luogo, torner e vi accoglier presso di me, affinch dove sono io, siate anche voi; 4 e del luogo dove io vado, sapete anche la via. 5 Tommaso gli disse: Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via? 6 Ges gli disse: Io sono la via, la verit e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete visto. 8 Filippo gli disse: Signore, mostraci il Padre e ci basta. 9 Ges gli disse: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: "Mostraci il Padre"? 10 Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse 12 In verit, in verit vi dico che chi crede in me far anch'egli le opere che faccio io; e ne far di maggiori, perch io me ne vado al Padre; 13 e quello che chiederete nel mio nome, lo far; affinch il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la far. Ecco, frasi come Gv14, 3 Quando sar andato... oppure nel versetto 12 perch io me ne vado al Padre contraddicono appieno la versione che i due autori danno dei versetti degli altri Vangeli: Ges sapeva che per affermare la nuova era, ossia il nuovo corso del Messaggio di Salvezza, avrebbe dovuto affrontare la morte, per dimostrare con la Resurrezione la nostra radice divina di Figli di Dio. Ed con la resurrezione che si ha linizio del Regno di Dio annunciato e profetizzato: non con la morte, ma con la resurrezione!!!
Paragrafo 9, pag 92. Si potrebbe essere daccordo con i due autori sul fatto che i discepoli non avevano ancora una chiara visione della predicazione di Cristo e della sua morte necessaria ai fini del messaggio della Salvezza, ma questo non pu essere dovuto a fraintendimenti o ad immagini illusorie trasmette da Ges, da un Ges che si sbagliava sulla tempistica dellavvento del regno. Non dobbiamo dimenticare come i discepoli di Ges, i Dodici, fossero inevitabilmente imbevuti della dottrina impartita da una classe sacerdotale, messa pi volte sotto accusa da Ges stesso, una dottrina che non dette loro, al popolo ebraico del tempo, la possibilit di elaborare esattamente il ruolo di Ges. Molto pi aperti di mente erano i soldati romani che, vedendo cosa accadde alla morte di Ges sulla croce, esclamarono: questo realmente il Figlio di Dio, ma non perch illuminati dallo Spirito, ma perch la loro religione pagana prevedeva che gli dei potessero dare figli alla terra: Cesare discendeva da stirpe divina; Augusto era figlio di Marte Ma se leggiamo Gv 14, 25-26 capiremo che la verit piena pu essere solo dono dello Spirito santo. Leggiamo infatti: Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre mander nel mio nome, vi insegner ogni cosa e vi ricorder tutto quello che vi ho detto. Sar lo Spirito Santo che dar ai Dodici e ai discepoli lesatta visione del Messaggio di Salvezza predicato da Ges. Ma questa certezza, risulter ai due autori come la soluzione, lescamotage, messa in atto a posteriori, per giustificare la catastrofe della morte del leader, Ges. Per queste ragioni, affermazioni come quella che leggiamo, a proposito dellultima cena, a pag 93: Ges sembrava pensare che la commensalit allargata e il cibo abbondante anticipassero il regno che sarebbe venuto. hanno il sapore dellinverosimile: pensare che Ges avesse unidea materialista del regno di Dio farebbe sorridere lattempato professore che ha davanti un giovincello presuntuoso ansioso di dare nuove versioni. Il regno dove scorre latte e miele tipico della mentalit veterotestamentaria, mentalit che non apparteneva a Ges. Lultima cena, il momento di convivio, non fu altro che la voglia di raccogliere presso di s, per lultima volta, coloro con i quali condivise tre anni e ai quali voleva imprimere il sigillo di apostolo futuro, ma soprattutto, con lo SPEZZARE DEL PANE E BERE IL VINO dette alla piccola comunit il segno della diversit, quel segno che contraddistinguer la comunit cristiana nel mondo a venire; quel segno che permetter ai discepoli di Emmaus nel riconoscere nello sconosciuto incontrato sulla spiaggia, Ges morto e risorto. Ed proprio in questo segno che verr detto chiaramente che il suo sangue dovr essere versato in nome della nuova alleanza. A questo punto, emerge prepotentemente che le affermazioni fatte in precedenza dai due autori sulla morte non voluta e inaspettata che avrebbe colto Ges, sono come paglia al vento. Nellultima cena Ges svela chiaramente il senso delle profezie fatte sulla sua morte, ma anche vero che, umanamente, i discepoli rimasero turbati. Volevano bene a Ges e pensare di vederlo morire ovviamente li intristiva e turbava. Ma non avevano ancora chiara la visione della nuova alleanza, la quale sar la Resurrezione e lo Spirito a costruirla nelle loro menti. A meno che gli autori non insistano ancora sul fatto che Ges non saspettasse di morire. E insistono!! Mettono anche in gioco la preghiera del Padre nostro, pag 96, alludendo che la remissione dei peccati fosse possibile senza che questa avesse la necessit della morte di Ges per attuarsi. E questa una analisi sul Ges storico? Questa una bella e buona rilettura in chiave laico-alias/teologica dei Vangeli!!!
Tant che i due autori pur di dimostrare lesattezza delle loro tesi chiamano in causa un altro vangelo apocrifo, quello di Pietro!! Al paragrafo 10, pag 96, leggiamo: Dal punto di vista storico, non sappiamo se lultima cena sia una cena pasquale, come sembra pensino Marco, Luca e Matteo, o una cena consueta del gruppo, bench lultima, come in Giovanni e nel vangelo di Pietro. A parte il fatto che il Vangelo di Giovanni Gv 13, 1 dice espressamente: Prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta la sua ora... lo sanno anche i sassi che lultima cena fatta a ridosso della Pasqua ebraica ( Psach o Pesah (ebraico ), detta anche Pasqua ebraica, una festivit ebraica che dura otto giorni (sette nel solo Israele) e che ricorda l'esodo e la liberazione del popolo israelita dall'Egitto) e visto che lo dicono i tre vangeli sinottici ( Mt, Mc e Lc) non si capisce perch i due autori mettono in dubbio la cosa. Bah!! Comunque, se la cena quella pasquale, dicono i due, ovvio che il senso della cena acquista particolare significato. I due autori, laicamente, dicono che non parlando specificatamente di agnello sacrificale della pasqua in realt vi poco. Ma dimenticano i due che lagnello sacrificale Ges stesso. Per si inventano che le parole riguardo al pane=corpo e vino=sangue versato potrebbero essere state gi dette in altre cenette fuori porta. Insomma, i due autori preferiscono linvenzione alla coerenza. Che senso ha dire, pag 97, quanto segue: lunico che potrebbe esserlo ( simbolo pasquale N.d.R) la benedizione sul vino, che simboleggia il sangue dellagnello e il suo uso rituale. Le parole di Ges pronunciate in quelloccasione potevano essere state dette, dunque, in altre situazioni conviviali. Ma se non lo sappiamo, come possiamo affermarlo? E scientifica questa procedura di analisi? Praticamente potremmo affermare, usando lo stesso metodo, che il mondo fu creato in otto giorni. S scritto in sette, ma nulla toglie che possano essere stai otto. Cos qui: gli evangelisti parlano di cena pasquale, ma, secondo i due, non detto che sia stato proprio cos. Ma la serissima analisi degli autori, che cercano di spiegare i fatti legati allultima cena come una metafora, assurgono allapoteosi della scoperta storica che, pag 97, denuncia come: Ges serve i suoi seguaci come uno schiavo. Ecco limmagine che i due autori danno di Ges, riferendosi allepisodio della lavanda dei piedi nel Vangelo di Giovanni Gv 13 1-11 : limmagine di uno schiavo e non limmagine del maestro che insegna come nessuno possa definirsi maggiore di un altro; tutti noi siamo miseri nella nostra piccolezza, lorgoglio il male maggiore e, contemporaneamente, insegna Ges, che solo chi stato lavato da Cristo pu far parte del suo seguito. Ed essere lavato da Cristo significa essere convertiti dal Vangelo e dallo Spirito. Ma questo non vale per i due autori, i quali vogliono crearsi a tutti i costi limmagine di un personaggio storico pur senza quei documenti laici che potrebbero svelare altri lati della personalit di Ges, finiscono per storpiare il senso dei Vangeli stessi. Ma il paradosso i due lo raggiungono con queste parole pag 98 Le parole sul pane e sul vino (in Marco, Luca Matteo), cos come quelle del distacco (in Giovanni), sono misteriose, dense di metafore. Restano dubbi su cosa volesse realmente dire Ges. Ecco, ci che a generazioni di cristiani fu da sempre chiaro, ci che apparve chiaro a generazioni di individui che hanno dato la loro vita per Cristo, i santi, ci che chiaro ai teologi, per i due autori, queste parole sono dense di metafore. Scopriamo che Ges non parl solo con parabole, ma anche con metafore inspiegabili!! Ma nonostante la citazione che fanno relativamente a San Paolo con la sua prima lettera ai Corinti - 1Cor 11,23-25 grazie alla quale si legge chiaramente come queste parole siano di fatto legate allEucarestia, i due autori rimangono fermi con la testa tra le pieghe delle metafore, delle stratificazioni storiche, degli emendamenti e risignificazioni varie, ma non si fermano a pensare, coerentemente con la successione temporale, che se Paolo cita il rito eucaristico gi negli anni 50 del I secolo, ossia 20-25 anni dopo la morte e resurrezione di Cristo, vorr pur dire che lo spezzare del pane e il bere il vino erano, sono, di fatto il memoriale della morte e resurrezione di Cristo entrato in uso nelle comunit cristiane da subito? Non si fermano a pensare i due arguti autori che i discepoli di Emmaus, riconosceranno nello sconosciuto incontrato, Ges risorto e lo riconosceranno grazie allo spezzare il pane? Certo che non si soffermano su questi fatti, perch se lo avessero fatto la loro impostazione storico-antropologica sarebbe risultata una spiaccicata polentata informe depositata sul desco.
Ma c di pi. Se siamo stati attenti a ci che abbiamo letto del libro in oggetto, sappiamo quante volte i due autori si sono soffermati sul fatto che la morte, per Ges, fu un fatto inaspettato; che Ges, non avendo ancora chiara in mente la sua missione, credeva che il Regno di Dio sarebbe arrivato con lui in vita. Ebbene, ora questa tesi, pi volte ribadita, viene dai due contraddetta. Leggiamo infatti a pag 99 : Nonostante la diversit dei Vangeli su un punto non hanno dubbi. In questultimo incontro ( ecco perch si chiama ultima cena N.d.R.) Ges non prevede soltanto la propria morte, ma annuncia che il momento finale arrivato. Per questo, urgente che comunichi ai suoi commensali il significato di ci che sta per accadere. Voi penserete a questo punto che i due hanno finalmente compreso che le tre premonizioni della sua morte non furono un fatto aggiunto poi o un elemento casuale. E invece no!!! Perch i due rimettono in gioco tutto con due ipotesi che fanno della loro analisi un pallone sgonfiato, poich non traggono conclusioni costruttive, ma rimettono tutto in alto mare come se il tutto debba ancora essere analizzato. In pratica affermano: 1) Gli apostoli non erano preparati alla morte di Ges e quindi dovevano essere preparati, anzi, testualmente: dovettero darsi una spiegazione, E cosa vuol dire questo darsi una spiegazione? Dove se la sono data? Quando se la sono data? I due ventilano ancora lipotesi gi affermata a proposito del Vangelo di Marco, che lo stesso venne costruito artatamente per dare spiegazioni ai discepoli delusi? 2) Ges ( e ci risiamo ) non aveva previsto la sua morte e testuali parole: la sua uccisione rappresent un fallimento e le aspettative dei seguaci furono deluse. A questo punto, nonostante le 99 pagine di analisi fatte sin qui dai due, occorre dedurre che tali analisi sono state inutili perch non hanno deciso che nulla!! Per dirla alla romana: Se mi nonno scavesse avuto na rota, sarebbe stato na cariola!. E coerentemente allo sforzo fatto di estrapolare il profilo storico di Ges, i due autori affermano un punto di vista totalmente errato, antistorico; scrivono a fine paragrafo: In ogni caso, per un leader come Ges leventualit di essere ucciso non era certo impensabile, il rischio incombente di una repressione brutale da parte dei Romani era reale. Nulla di pi falso!! Ai Romani, la predicazione di Ges non creava alcun problema, poich non incitava alcuna rivolta; non parlava contro limperatore, anzi Date a Cesare quel che di Cesare e poi ai Romani, le beghe giudaiche sul regno di Dio erano incomprensibili, roba da gossip salottiero. La violenza esercitata poi dai Romani su Ges, fu solo in seguito alla denuncia falsa fatta dai Sacerdoti e dagli scribi che costrinse, per non essere accusato dalla classe sacerdotale del Tempio di Gerusalemme di essere nemico di Cesare, Pilato ad intervenire. Un bel ricatto!! E scritto nel Vangelo di Giovanni Gv 19, 12: Se liberi costui non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare. Infatti Pilato non aveva trovato colpevole di alcunch Ges ( e questo conferma laffermazione errata dei due).
Il paragrafo 11, pag 99, d inizio alle danze illogiche gi nel suo incipit Episodi che smentiscono che Ges volesse morire Leggiamo questi episodi contenuti, ovviamente, non in documenti laici ma nei vangeli e confrontiamoli con altrettanti episodi che smentiscono queste tesi contenuti, ovviamente, nei vangeli stessi. Si cita, la-co-ni-ca-men-te il passo di Marco, MC 8,27-33 che dice: Poi, Ges part con i suoi discepoli Chi dice la gente che io sia? E voi chi dite che io sia?. Pietro rispose: Tu sei Cristo. E cominci ad insegnar loro che il figlio delluomo doveva soffrire poi venire ucciso. Allora Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo rimprover Pietro e gli disse: Lungi da me, Satana! Perch tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Il quale passo d una risposta coerente con la missione che Ges aveva in mente, missione coerente con le profezie. I due autori hanno letto bene il passo citato? Se lo hanno letto bene non lo hanno capito, se lo hanno capito, hanno fatto finta di non averlo capito, poich la risposta di Ges afferma il contrario di ci che vogliono asserire: Ges sapeva che doveva essere messo a morte. Erano gli apostoli che non avevano, ripetiamo per lennesima volta, chiara la profezia sul Messia e la necessit del sacrificio di Cristo, perch educati da una classe sacerdotale sclerotizzata e priva, ormai, dello Spirito di Conoscenza. Quindi lo stesso passo evangelico citato li smentisce; Vediamo ora il secondo esempio citato, che sempre tratto a Marco, Mc 14,66-72 nel quale leggiamo, il famoso rinnegamento di Pietro che afferm di non essere mai stato discepolo di Cristo e che non lo conosceva nemmeno. Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte. Mc14,72. Cosa, secondo i due autori, questo passo vorrebbe dimostrare? A noi non suscita nessun pensiero sul fatto che Ges non volesse morire, ma solo la debolezza di colui che poi, una volta compreso appieno il sacrificio di Cristo, morir crocifisso a Roma presso la necropoli pagana che era sul fianco destro del Circo di Nerone e che sulla verticale della tomba di Pietro, Costantino edificher la basilica che a lui, il principe degli apostoli, dedicher. Il passo citato non ha alcun senso didattico in merito alla tesi espressa. Ovviamente, per confermare la quale i due mettono in campo il metodo usato nella politica per screditare un avversario politico, ossia il dubbio!! Scrivono infatti a pag 100: Se questi due episodi fossero storicamente attendibili, porterebbero ad affermare che lesito devastante della vicenda di Ges non era quasi certamente stato previsto. Ma i due non hanno affermato che Marco attinse per il suo Vangelo dalla Tradizione orale? Se esisteva una Tradizione orale, come i due dicono, come possono mettere in dubbio lautenticit dei due episodi? Ma suscita spontanea anche una certa ilarit sulla scientificit della loro analisi; essi scrivono quasi certamente E cosa significa quel quasi? Dove hanno potuto attingere informazioni tali, poste tra il certo e lincerto, tanto da definire con precisione un confine in cui il quasi possa trovare significato? Questo procedere mi ricorda alcuni testi scientifici che quando non sanno spiegare certi fenomeni usano frasi tipo per caso dando al caso una forma di intelligenza organizzativa strabiliante, poich dal caso molti aspetti scientifici hanno assunto costruzioni inaspettate.
Leggendo inoltre le parole: Pietro si oppone allidea della morte, dunque, che giudica nettamente contraria allavvento della sovranit di Dio., abbiamo la certezza che i due autori confondano la causa con leffetto: lignoranza, causa, di Pietro diventa leffetto che giustifica linaspettatezza della morte per Ges. Ma quello che pi sorprende, al punto tale da poter interpretare come offensivo nei confronti dellintelligenza del lettore, quello che i due scrivono poi: Se gli fosse stata presentata come necessaria per il regno ( la morte di Ges N.d.R.) probabilmente lavrebbe accettata Ma come si pu affermare che la sua morte Ges non labbia prospettata ai suoi apostoli? Leggiamo, nello stesso Vangelo di Marco, Mc10,33-34, testuali parole: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio delluomo sar consegnato ai Sommi Sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciter. Gli apostoli, quindi, sapevano della morte di Ges, cos Ges stesso ne era consapevole, ma non era loro ancora chiaro in mente il profondo significato del riscatto: ci che con la legge mosaica era concreto, come il sacrificio dellagnello pasquale, con Cristo tutto ci diventava virtuale in vista della concretezza del sacrificio di Cristo-agnello pasquale. Leggere la Lettera agli Ebrei di San Paolo per capire come Cristo diventa la chiave di lettura di gran parte del Vecchio Testamento, delle Scritture . Ma anche sufficiente leggere Lc24,31 in cui si piega come ai discepoli di Emmaus ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?
La riflessione si snoda, andando avanti nella lettura sul problema della resurrezione dai morti. I due autori, riferendosi allepisodio della Trasfigurazione di Ges a pag 102 scrivono,: dice ai tre di nascondere a tutti ci che avvenuto fino a quando il Figlio delluomo non fosse resuscitato dai morti (Mc 9,9). I tre discepoli si domandano cosa sia il risuscitare dai morti, e la loro domanda illuminante, perch mostra come il tema della resurrezione, secondo lautore (Marco N.d.R.), era oscuro, strano o terribile per i discepoli, come se Ges non ne avesse mai parlato. Ai due autori, a meno che i discepoli di Ges non fossero mai stati educati alla fede ebraica, sembrano dimenticare che il tema della Resurrezione dai morti era presente nellebraismo; sufficiente indicare ci che scritto in Daniele, Dn12,2: Molti di coloro che riposano nella polvere della terra si sveglieranno: alcuni, per vivere una vita eterna; e altri, per lobbrobrio e lorrore eterno. E langelo gli rispose (ibid. v. 13): E tu, vai verso la fine; e riposerai e alla fine dei giorni ti rialzerai per seguire il tuo destino.. Laffermazione ch i due fanno sul presunto stupore appare fuori luogo, al massimo possiamo concedere che con tale dottrina acquisita gli apostoli non riuscirono ad incastrarla allinterno del messaggio di Salvezza predicato da Ges. E cosa ovvia, poich Ges venne per uno scopo preciso e lo leggiamo in Mt 5,17: Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento." Ecco dunque la chiave di lettura necessaria per comprendere lo scopo della predicazione di Ges: dare pieno compimento (alla legge e a quello che i profeti dissero). Ma come detto pi volte, i due autori e altri come loro, prendono dal Vangelo solo i versi che fanno comodo per affermare (che potrebbero affermare) le loro tesi. Ma noi non siamo stupidi e sappiamo ragionare. Questo basterebbe per troncare qui il pelo e il contropelo, ma andiamo avanti per vedere dove vogliono parare infine.
Da qui in avanti risulter maggiormente chiaro a chi legger questa analisi, che lo scopo della missione di Ges dare compimento alle previsioni, le profezie del passato sulla salvezza, alla Legge mosaica e sul ruolo del messia. Si tenga conto di questo e risulter maggiormente facile capire le assurdit che i due esporranno in seguito.
Paragrafo 12, pag 103 In questo corto paragrafo i due autori pongono laccento sulleventuale struttura del movimento. Ma una riflessione distorta se non viene integrata dal senso della nuova realt svelata da Ges. Lepisodio, citato dal Vangelo di Luca- Lc 22,24-27- racconta di una discussione tra gli apostoli durante lultima cena, ma non ha alcun senso parlare di una struttura o organigramma del movimento cristiano che possa dare senso alla pretesa chi di loro poteva essere considerato il pi grande.., poich lepisodio citato strettamente legato alla lavanda dei piedi ed indicativo del messaggio morale che porta: Chi si sente grande si comporti come lultimo dei servi, degli umili. La stessa cosa vale per la citazione delle dodici trib e dei dodici troni su cui siederanno gli apostoli per giudicare le dodici trib dIsraele: non hanno alcun riferimento ad un regno terrestre, come asseriscono i due autori per validar la loro tesi, che la morte di Ges un fatto meramente deludente e fallimentare, per il semplice motivo che se dal vangelo traiamo questi episodi allora si tenga conto di quello che Ges disse a Pilato Gv 18,33-37 - : [In quel tempo] Pilato disse a Ges: Sei tu il re dei Giudei?. Ges rispose: Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?. Pilato disse: Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?. Rispose Ges: Il mio regno non di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perch non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non di quaggi Ecco, Ges che ci conferma che il suo Regno non di questo mondo, quindi non appare forse faziosa la tesi espressa dai due autori? Essi infatti scrivono, pag 104: Il riferimento alle dodici trib, per i pi, sembra voler mantenere il discorso di Ges sul piano terreno piuttosto che solo su quello celeste. Ma larte dellingarbugliamento dialettico non conosce limiti!
Il paragrafo 13, pag 104, parla del rapporto di Ges con Giovanni Battista, rapporto fatto di sottomissione di Ges nei confronti di Giovani della (solita) paura di Ges di fare la fine del battezzatore, ossia finire ammazzato. Per quanto riguarda il primo aspetto i due, a pag 106, scrivono, testualmente: Dopo la morte di Giovanni, per non abbandon mai ( Ges N.d.R.) la speranza che aveva condiviso con il suo maestro. Ancora una volta linvenzione che Ges sia stato discepolo di Giovanni. Ma costoro li leggono i Vangeli, visto che ne stanno facendo lesegesi o se li fanno raccontare da qualcuno? La mia domanda non illegittima, poich questo leggiamo nei Vangeli: 1) Leggiamo nel Vangelo di Matteo: In quel tempo Ges dalla Galilea and al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni per voleva impedirglielo, dicendo: Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?. Ma Ges gli disse: Lascia fare per ora, poich conviene che cos adempiamo ogni giustizia. Allora Giovanni acconsent. Mt3,3- 15. Giovanni qui si riconosce non degno di battezzare Ges quindi come possono i due affermare che egli fosse stato il mastro di Ges?; 2) Leggiamo nel Vangelo di Marco: Dopo di me viene uno che pi forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere i legacci dei suoi sandali Mc 1,8. Come sopra; 3) Leggiamo il Vangelo di Luca: io vi battezzo con acqua; ma viene uno che pi forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali Lc 3,16. Come sopra: 4) Leggiamo il Vangelo di Giovanni: io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo.Gv1,26. Ora ditemi voi se, nonostante Giovanni affermi di essere inferiore a Ges, come fanno i due a dire che Giovani fu il maestro di Ges? Bah!!!
Inoltre, se caso mai vi ventilasse nella testa lidea che i due cugini si conoscessero e si frequentassero, la risposta ce la d sempre il Vangelo di Giovanni: Dopo di me viene un uomo che mi passato avanti, perch era prima di me. Io non lo conoscevo Gv 1,30-31. Ma si pu vedere anche Mt 11, 1-3. Ges non conosceva Giovanni!! E a proposito dei documenti laici a cui accennai pi volte, ebbene, ne abbiamo uno rappresentato dagli scritti di Giuseppe Flavio, un Ebreo romanizzato che parla della cattura di Giovanni Battista da parte di Erode. In questo caso possiamo parlare di Giovanni, sicuramente come figura storica. Ma su Ges, quali documenti storici laici abbiamo in maniera cos numerosa da poter costruire, grazie alle abbondanti notizie contenute in esse una figura differente da quella che ci narrano i Vangeli? Vediamo cosa c in circolazione: 1) da Giuseppe Flavio, autore di Antichit giudaiche noto anche come Testimonium Flavianum (Flavio Giuseppe, Antichit giudaiche, XX, 200) leggiamo: Cos (il sommo sacerdote Anano) convoc i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Ges, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegn perch fossero lapidati.; Laltro brano cos recita:
Ci fu verso questo tempo Ges, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verit, e attir a s molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo pun di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo gi annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non venuta meno la trib di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. (Giuseppe Flavio, Antichit giudaiche, XVIII, 63-64) In stampatello non corsivo i principali passi che potrebbero essere stati aggiunti successivamente al testo originale. Questo lovvio parere degli storici. Sappiamo anche che il termine cristiano fu pronunciato per la prima volta da Giuseppe Flavio Inoltre: 2) Nei primi anni settanta per, grazie agli studi del filologo ebreo Shlomo Pines, professore all'Universit di Gerusalemme, stata trovata la forma originaria del Testimonium Flavianum, una forma diversa, contestualizzata all'interno della "Storia Universale " di Agapio di Ierapoli, un vescovo e storico di lingua araba vissuto nel X secolo: Egli afferma nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: In questo tempo viveva un uomo saggio che si chiamava Ges, e la sua condotta era irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso. E molti fra i Giudei e le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo condann a essere crocifisso e morire. E quelli che erano divenuti suoi discepoli non abbandonarono la propria lealt per lui. Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, e che egli era vivo. Di conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti avevano raccontato le meraviglie. (Traduzione di Shlomo Pines, citata da J.D. Crossan.) Tale citazione del Testimonium, non edulcorata e non interpolata, evidenzia come Giuseppe Flavio, senza entrare nel merito della divinit di Ges, ne parli come personaggio storico realmente esistito. Inoltre (da wikipedia: far ricerca significa anche consultazione generale): 3) l Talmud di Babilonia Moderni volumi del Talmud di Babilonia Il Talmud di Babilonia, testo ebraico che raccoglie tradizioni molto antiche e messo per iscritto nel V-VI secolo, contiene un riferimento a Ges, nel quale si dice che egli fu giustiziato alla vigilia di Pasqua perch "praticava la stregoneria". Questo sembrerebbe confermare che Ges abbia compiuto dei prodigi, che i suoi avversari attribuivano all'opera del demonio. 4) Esistono peraltro scarsissimi documenti storici relativi all'era del Secondo Tempio: a parte i lavori di Giuseppe Flavio, il pi antico testo del periodo, da ricordare la Mishnah, che comunque pi un codice di leggi piuttosto che un registro di procedimenti giudiziari o un testo di storia generale. 5) Occorre comunque tener conto che l'esiguit dei riferimenti a Ges negli scritti talmudici potrebbe semplicemente essere dovuto al fatto che il Cristianesimo fosse ancora una realt di minore importanza ai tempi in cui la maggior parte del Talmud stato redatto, unito al fatto che il testo stato concepito pi per insegnare la legge che come manuale storico. 6) Le Diciotto Benedizioni In una delle redazioni pervenute delle "Diciotto Benedizioni", testo liturgico ebraico, compare un riferimento ai cristiani (o "nazareni") Che per gli apostati non vi sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il dominio dell'usurpazione, e periscano in un istante i Cristiani (nserm) e gli eretici (minim): siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti con i giusti. Benedetto sei tu, Signore, che schiacci gli arroganti La preghiera, (maledizione pi che benedizione, nei confronti dei cristiani, e questo la dice lunga sullimportanza della svolta che Ges ha dato allantica legge mosaica) chiamata Birkat Ha Minim, risale alla fine del I secolo (85-100, anche se si ritiene ci siano redazioni antecedenti), ma non chiaro quando sia esattamente stato inserito il riferimento ai cristiani, visto che le altre redazioni del testo menzionano solo "gli eretici"; si ritiene comunque che fu un rabbi di poco successivo a Samuele il piccolo a redigere la versione che citava i cristiani, infatti gi Giustino (oltre a Girolamo e Epifanio) parla di preghiere ebraiche contro i cristiani, si pensa che la forma pi arcaica della preghiera in questo senso sia quella ritrovata al Cairo nel 1898 dove a fianco al termine Minim (eretici) si trova anche il termine Notserim (Nazareni: intendendo i giudeo-cristiani) 7) E che i cristiani, quindi Ges, fossero invisi ai Giudei lo abbiamo nell'avvertimento riportato da Giustino di Nablus Il filosofo cristiano Giustino di Nablus (100-162/168), nel Dialogo col giudeo Trifone, riporta un avvertimento che sarebbe stato inviato dagli ebrei della Terra d'Israele a quelli della diaspora. sorta un'eresia senza Dio e senza Legge da un certo Ges, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli lo trafugarono nottetempo dalla tomba ove lo si era sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano gli uomini dicendo che sia risorto dai morti ed asceso al cielo (Trifone, CVIII, 2) In assenza di altre conferme documentarie non possibile sapere se questo avvertimento sia mai stato dato per davvero o se esso, invece, fosse un artificio letterario con il quale Giustino fornisce la sua versione sull'opinione dei giudei del suo tempo a proposito di Cristo e dei cristiani. Testi di origine romana 8) Tallo Sesto Giulio Africano (160/170 240) riporta un passo dello storico romano (per altri greco) Tallo del I secolo (si ritiene del 52 se identificato con Tallo il Samaritano di Giuseppe Flavio) il primo che afferma la realt della crocifissione di Ges: Tallo, nel terzo libro della sua Storia, definisce questa oscurit un'eclisse solare. Questo mi sembra inaccettabile. (Ed. K. Mller, Fragmenta Historicorum Graecorum, Paris, 1841- 1870, vol. III, 517-519, frammento 8) Anche Flegonte di Tralles (circa 100-150), ripreso da Eusebio di Cesarea, riporta lo stesso passo affermando che l'episodio avvenne al quarto anno dell'olimpiade 202 (32-33) e dur 3 ore dall'ora sesta alla nona. Con oscurit cio riferisce al fatto che, alla morte di Ges sulla croce, loscurit cal su Gerusalemme, oltre al terremoto, e questo passo conferma lautenticit dellevento, ma visto da un angolazione laica. 9) Corrispondenza tra Plinio il Giovane e l'imperatore Traiano Circa nel 112, in una lettera tra l'imperatore Traiano e il governatore delle province del Ponto e della Bitinia, Plinio il Giovane, viene fatto un riferimento ai cristiani. Plinio chiede all'imperatore come comportarsi verso i cristiani che rifiutano di adorare l'imperatore e pregano "Cristo" come dio. I Cristiani... Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell'esser soliti riunirsi prima dell'alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere n furti, n frodi, n adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti. (Plinio il giovane a Traiano imperatore, Lettere 10.96 97) Il testo si limita a indicare Cristo come persona (venerata quasi deo), ma non fornisce ulteriori informazioni dirette su Ges: Charles Guignebert ha quindi evidenziato come questo breve passaggio non fornisca, da solo, elementi utili a definire i contorni della sua figura storica. La lettera documenta piuttosto la diffusione delle prime comunit cristiane e l'atteggiamento dell'amministrazione romana nei loro confronti. Nella sua risposta a Plinio, che li considera colpevoli di una deplorevole superstiti, Traiano dispone che i Cristiani non debbano essere ricercati dalle autorit, ma possano essere perseguitati solo se denunciati da qualcuno, purch non anonimo, salvo che, sacrificando agli dei dell'impero, non rinneghino la loro fede. 10) Svetonio in "Vita dei dodici Cesari" Lo storico Svetonio (70-122), nella sua opera dedicata alle Vite dei dodici Cesari (112), scrive di "giudei, che, istigati da Cresto (sic) durante il regno di Claudio avevano provocato dei tumulti", e che perci l'imperatore li aveva espulsi da Roma. Questo passo, comunque, testimonia la presenza di cristiani a Roma in epoca molto antica (Claudio mor nel 54), anche se l'utilizzo del termine cristiani per indicare i seguaci di Ges a Roma probabilmente pi tardo. (LA) Iudaeos, impulsore Chresto, assidue tumultuantes Roma expulit (IT) Dato che i Giudei, istigati da Cresto, provocavano costantemente dei tumulti, [Claudio] li espulse da Roma. (Gaio Svetonio, Vite dei dodici cesari) Chrestus viene generalmente interpretato come una distorsione del nome Christus (Cristo) e quindi come un riferimento a Ges. Il termine Chrestus appare infatti anche in testi successivi riferito a Ges: un errore di scrittura quindi plausibile, anche perch forse le due parole in greco antico venivano pronunciate in modo identico, il che pu aver influito nella redazione del testo. Del resto a quel tempo i termini crestiani e cristiani venivano usati comunemente e con lo stesso significato, cos come documentato, ad esempio, da Tertulliano. Secondo alcuni studiosi la scelta delle parole nel passo di Svetonio sembra per implicare la presenza di "Chrestus" a Roma nell'anno 54 dopo Cristo: in questo caso l'identificazione con Ges sarebbe molto improbabile. Chrestus era inoltre un nome comune tra gli schiavi a Roma, significava buono o utile, ed il passo tratta di una rivolta di schiavi. L'interpretazione del passo quindi, nel complesso, controversa. Oltre al passo citato, Svetonio nelle sue opere fa inoltre un riferimento ai cristiani nella sua Vita di Nerone: sottopose a supplizio i Cristiani, razza di uomini d'una superstizione nuova e malefica (Vita Neronis XVI, 2) 11) Cornelio Tacito negli "Annales" Il nome di Cristo viene citato dallo storico latino Tacito (56-123) nel quindicesimo libro degli Annali, quando narra della persecuzione dei cristiani ad opera di Nerone: egli afferma che i cristiani avevano avuto origine da Cristo, il quale era stato condannato a morte sotto Ponzio Pilato. Tacito scrive due paragrafi che menzionano Cristo e i Cristiani nel 116. Il primo afferma che alcuni cristiani erano presenti a Roma al tempo dell'imperatore Nerone (dal 54 al 68) e che egli, per evitare di essere accusato dell'incendio di Roma del 64 li incolp: (LA) subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus Chrestianos appellabat. (IT) ne present come rei e colp con supplizi raffinatissmi coloro che il volgo, odiandoli per i loro delitti, chiamava Crestiani.
(Annales, XV, 44) Il secondo che la fede cristiana si era diffusa a Roma e in Giudea e che Cristo fu messo a morte dal 'procuratore Ponzio Pilato'. (LA) Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiabilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam, quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque. (IT) L'autore di questa denominazione, Cristo, sotto l'impero di Tiberio (imperatore dal 14 al 37), era stato condannato al supplizio dal Procuratore Ponzio Pilato; ma, repressa per il momento, l'esiziale superstizione erompeva di nuovo, non solo per la Giudea, origine di quel male, ma anche per l'Urbe, ove da ogni parte confluiscono tutte le cose atroci e vergognose (Annales, XV, 44) Il passo comunemente riconosciuto come autentico dagli studiosi. La descrizione del cristianesimo infatti proposta in chiave decisamente negativa, bollata come "pericolosa superstizione" e "primitiva e immorale", cosicch improbabile che il testo sia un'interpolazione cristiana. L'uso del termine Cristo - traduzione dal greco della parola ebraica "Messia" - da Tacito collegato al nome della nuova religione. Sull'attribuzione a Ponzio Pilato della carica di procuratore (e non di prefetto, come appare invece nei Vangeli e in evidenze archeologiche), sono state proposte diverse ipotesi: dalla scelta di utilizzare i termini in uso al tempo in cui Tacito scrisse, alla possibile traduzione di un termine greco. Alcuni studiosi ritengono che Tacito si basi su fonti cristiane, mentre altri, tra cui Karl Adam, ritengono che Tacito, come nemico dei cristiani e storico, abbia investigato sull'esecuzione di Ges prima di riportarne la notizia. Una minoranza di studiosi ipotizza che il passo sia stato falsificato 12) Dione Cassio
Dione Cassio (155-dopo il 229) storico e senatore pagano cita i cristiani nella sua Storia romana: Tutti adunque convengono nel dire che Antonino fu uomo giusto e dabbene; perciocch n gli altri sudditi aggrav, n i Cristiani, ai quali grande rispetto e venerazione us, e l'onore accrebbe col quale erano stati trattati da Adriano. Perciocch da Eusebio Panflio nella istoria si riferisce certa epistola di Adriano, nella quale gravemente sdegnato si mostra con coloro che i Cristiani molestavano o denunziavano... (Cassio Dione, Storia romana [32] , 70, 3)
13) Tertulliano e il senatoconsulto del 35
Tertulliano (150-220) fa cenno nell'Apologetico al fatto che l'imperatore Tiberio avrebbe proposto al Senato romano di riconoscere Ges come dio (i romani spesso incorporavano nel loro pantheon le divinit dei popoli da loro sottomessi). La proposta fu respinta il che, secondo l'autore, costitu la base giuridica per le successive persecuzioni dei cristiani, seguaci di un "culto illecito". Un frammento porfiriano (fr. 64 von Harnack, Marcario di Magnesia, IV secolo, riporta informazioni dall'opera di Porfirio Contro i cristiani): ...(Ges) non apparve a molti uomini contemporanei e degni di fede, e soprattutto al senato e al popolo di Roma onde essi, stupiti dei suoi prodigi, non potessero, per comune consenso, emettere sentenza di morte, sotto accusa di empiet contro coloro che erano obbedienti a Lui.[...] (Marcario di Magnesia, Apocritico [34] , II,14) e fonti orientali confermano la notizia di Tertulliano: Dunque Tiberio, al tempo del quale il Cristianesimo entr nel mondo, i fatti annunziatigli dalla Siria Palestina, che col la verit avevano rivelato della Divinit stessa, sottomise al parere del senato, votando egli per primo favorevolmente. Il senato, poich quei fatti non aveva esso approvati, li rigett. Cesare rest del suo parere, pericolo minacciando agli accusatori dei Cristiani. (Tertulliano, Apologetico, V,2) ed Eusebio di Cesarea sul senatoconsulto del tempo di Tiberio (35) che, rifiutando la proposta dell'imperatore di riconoscere il Cristianesimo, faceva di questa religione una superstitio illicita, i cui seguaci potevano essere messi a morte come tali. Non tutti gli storici sono concordi nel ritenere attendibile la notizia poich potrebbe essere stata sia inventata dallo stesso Tertulliano (spesso acceso nel sostenere le proprie tesi, ma con l'attenuante di scrivere oltre 160 anni dopo i presunti fatti, a Cartagine e in un periodo di persecuzioni), sia alterata successivamente. Secondo invece lo storico ebreo Edoardo Volterra, Tertulliano appunto perch cristiano in anni di persecuzioni, non aveva alcun interesse a inventare l'esistenza di un senatoconsulto che aveva dichiarato il cristianesimo una superstitio illicita. Anzi, aveva l'interesse opposto. Proprio l'esistenza di quel senatoconsulto infatti rendeva legali le persecuzioni contro i cristiani. 14) Gli scritti dell'imperatore Adriano Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica, riporta la risposta dell'imperatore Adriano al proconsole della provincia d'Asia Quinto Licinio Silvano Graniano che in una lettera aveva richiesto come comportarsi nei confronti dei cristiani che fossero stati oggetto di delazioni anonime o accuse. Se pertanto i provinciali sono in grado di sostenere chiaramente questa petizione contro i Cristiani, in modo che possano anche replicare in tribunale, ricorrano solo a questa procedura, e non ad opinioni o clamori. infatti assai pi opportuno che tu istituisca un processo, se qualcuno vuole formalizzare un'accusa. Allora, se qualcuno li accusa e dimostra che essi stanno agendo contro le leggi, decidi secondo la gravit del reato; ma, per Ercole, se qualcuno sporge denuncia per calunnia, stabiliscine la gravit e abbi cura di punirlo (Eusebio, Hist. Eccl., IV.9, 2-3) La risposta era indirizzata a Gaio Minucio Fundano, nuovo proconsole d'Asia, che fu in carica dal 122 al 123. Esiste anche una lettera di Adriano al console Lucio Giulio Urso Serviano del 133 riportata nella Historia Augusta (la cui autenticit in discussione tutt'oggi poich l'opera presenta delle incongruenze) di Flavio Vopisco (IV secolo): Adriano Augusto saluta il console Serviano. Quell'Egitto che tu lodavi, Serviano carissimo, a me ha dato l'impressione di una terra di gente leggera, indecisa e pronta a mutar partito a ogni occasione. Laggi gli adoratori di Serapide sono cristiani, e quelli che si dicono vescovi di Cristo sono devoti di Serapide. Non c' capo di sinagoga giudea, samaritano o sacerdote cristiano che non sia anche astrologo, aruspice o praticone. Lo stesso patriarca, test arrivato in Egitto, per accontentare tutti costretto ad adorare ora Serapide, ora Cristo. Si tratta di gente incostante, insolente e irrequieta, anche se vive in ambiente opulento, ricco e produttivo. [...]L'unico loro dio per il danaro: lo venerano un po' tutti dai Cristiani ai Giudei... (Flavio Vopisco, Historia Augusta, Vita di Saturnino VIII)
15) Gli scritti laici, anche greci, addirittura romanzi del I sec. D.C., come il Cherea e Calliroe di Caritone, Abrocome e Anzia di Senofonte Efisio continuano e fanno riferimento soprattutto ai cristiani e al loro comportamento o a parodie della crocifissione. Come, si visto, lo sforzo dei due nostri autori, Destro e Pesce, di far emergere, schizzare fuori dai Vangeli, un profilo storico ampio di Ges, perdente in partenza. Possiamo solo capire, dagli scritti laici citati, che Cristo veramente esistito, ma tutto ci che sappiamo di lui viene dagli scritti cristiani a partire dai Vangeli, dalle Lettere, dagli Atti e dei quali non si pu farne un uso improprio per dimostrare lindimostrabile. Ma andiamo avanti!! Con il paragrafo 14, pag 106 si vorrebbe dimostrare che Ges, nella visione che i due ne fanno di lui, ossia di profeta work in progress, non abbia pianificato il futuro. Ora: se le fonti storiche laiche nulla dicono, nello specifico, riguardo a questo argomento, da dove traggono questa convinzione? Dai Vangeli? E vediamo cosa dicono i Vangeli in merito, nonostante i due abbiano scritto, a pag 107, testuali parole: Secondo i Vangeli, Ges diede qualche frammentaria risposta, ma quasi sempre dopo la sua resurrezione: questo perch gli autori ( gli evangelisti N.dR) sapevano bene che in vita non ne aveva parlato. Ma alla nota 83, associata a questo passo, gli stessi autori si correggono (che senso ha questa tiritera?) e scrivono: Certo il silenzio non prova in modo assoluto che lui non ne avesse parlato. Praticamente come dire: Il sole rotondo!! Ma potrebbe essere quadrato. Ma veramente nei Vangeli riguardo alle cose che dovranno accadere, il futuro, Ges nulla disse?. Vediamolo nel Vangelo di Matteo Mt 10,16-22 Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17 E guardatevi dagli uomini; perch vi metteranno in man de tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete menati davanti a governatori e re per cagion mia, per servir di testimonianza dinanzi a loro ed ai Gentili. 19 Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non siate in ansiet del come parlerete o di quel che avrete a dire; perch in quellora stessa vi sar dato ci che avrete a dire. 20 Poich non siete voi che parlate, ma lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21 Or il fratello dar il fratello a morte, e il padre il figliuolo; e i figliuoli si leveranno contro i genitori e li faranno morire. 22 E sarete odiati da tutti a cagion del mio nome; ma chi avr perseverato sino alla fine sar salvato. Mt 10, 16-22; Questa la visione di ci che accadr ai discepoli nel futuro prossimo, dopo la morte e resurrezione di Ges. Ma abbiamo anche un altro passo, noto, in Mt16,14-18 : ...tu sei Pietro e su questa pietra edificher la mia chiesa a te dar le chiavi del regno dei cieli; Mentre si trovavano insieme in Galilea, Ges disse loro: Il Figlio delluomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorger. Mt 17,22-23; vedi anche Mt 20,17-19 e soprattutto leggere Mt24,1-14 che il discorso escatologico sul Futuro dellumanit. Ovviamente tutte queste affermazioni avranno suscitato degli interrogativi nei discepoli o apostoli e possiamo affermare che Ges non abbia risposto alle loro domande inevitabili? Nel Vangelo di Marco troviamo il discorso scatologico Mc 13, 1-13 che mette in evidenza anche cosa succeder ai discepoli di Ges ( pi futuro di cos!!); Nel Vangelo di Luca troviamo il senso degli avvenimenti futuri nella parabola dei vignaioli omicidi, LC20, 9-17 che sicuramente sar stata spiegata, decodificata, agli apostoli; ma in Lc21, 8-28 ritroviamo il discorso escatologico; Nel Vangelo di Giovanni troviamo lannunzio della sua glorificazione attraverso la morte Gv12, 23-36.
Come vedete, le occasioni di parlare del futuro non sono mancate e sono i Vangeli a dircelo. Ma se per futuro i due autori intendono su come lorganizzazione della comunit cristiana dovr essere strutturata beh, mi sembra un po troppo, e anacronistico, anche perch Ges pi volte ha detto che sar il Consolatore, lo Spirito Santo che suggerir agli apostoli cosa fare e cosa dire. Ma i due non sono di questo parere, poich egli leader e visto che avevano anche un fondo cassa Ges, probabilmente ne era anche lAD (Administrator) della Governance comunitaria. Infatti i due scrivono: In Marco, come si visto, Ges si sottrae a qualsiasi decisione sui posti direttivi Manca poco che si parli di Consiglio di Amministrazione!!
Da questo momento in poi, ci soffermeremo solo sui passi significativi dellopera in esame, poich dalla prima centinaia di pagine abbiamo appreso che: 1) I vangeli sono opera postuma costruita sulla figura di un capo carismatico che ha fallito i suoi intenti di portare il regno di Dio quandegli era ancora in vita; 2) i Vangeli raccolgono notizie che vengono contestualizzate solo in seguito alla morte di Ges. Su questa impostazione, ribadita pi volte, nonostante, come abbiamo detto, non esistendo documenti laici a riprova di quanto viene scritto se non le sole teorie, le sole ipotesi di studiosi, vengono date per fatti certi le ipotesi e i costrutti che i due autori fanno. Il Capitolo 5, pag108, inizia con il chiedersi chi fossero i nemici di Ges e ovviamente, non esistendo risposte certe se non quelle che gli stessi Vangeli ci danno, ossia, essenzialmente la classe sacerdotale, gli scribi e i farisei, si mette in dubbio tutto ci con laffermazione fatta a pag 112 con queste parole: I racconti su Ges vennero ripresentati per adattarsi a questa situazione. E quindi, difficile che le informazioni sugli avversari del leader siano del tutto fondate storicamente. Leggendo questo passo, gli autori ci dicono di non prendere per oro colato quello che vi scritto a proposito dei nemici di Ges, ma dopo qualche riga pi in l, a pag 113, si legge,: Va detto che queste attribuzioni spesso non sono totalmente inaffidabili, poich verosimile che nei flussi di trasmissione circolassero idee su specifici avversari di Ges. In pratica come se gli autori affermassero di credere poco a quello che essi stesi hanno scritto, perch poi dopo lo smentiranno!! Bella analisi, nonostante i flussi di informazione...! Ma il bello st nellaffermazione che segue: Non stato conservato, per, il punto di vista dei nemici, che dunque ci sfugge. Ecco, questa lennesima testimonianza che costoro, i due autori, usano il Vangelo a loro uso e consumo per creare un vangelo inesistente con affermazioni strampalate. Cosa leggiamo del motivo per cui Ges fu consegnato dalla Classe sacerdotale giudaica per essere messo a morte? Semplicemente lo leggiamo in Mt26,63-65: ti scongiuro per il Dio vivente, perch ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio. Tu lhai detto, gli rispose Ges, anzi io vi dico Allora il sommo sacerdote si stracci le vesti reo di morte! Ecco, Ges fu messo a morte, per volont del Sinedrio, sede della classe sacerdotale, perch si era dichiarato essere il Figlio di Dio, ossia il Messia, lUnto, il Cristo! Gli altri vangeli sono concordi e ai nostri autori sfugge il punto di vista dei nemici? Anzi, a loro non risulta alcun punto di vista perch non stato conservato Ma dove sarebbe dovuto essere stato conservato? Il ruolo di Pilato chiaro: per non passare da inetto agli occhi di Tiberio imperatore, di Roma, prefer assecondare, ricattato, i sacerdoti per evitare disordini. Ma appare anche ovvio che il cartello che impose sulla croce, indicando Ges come Re dei Giudei lo pens come scherno fatto nei confronti dei sacerdoti stessi, per sottolineare lassurdit di tale odio espresso nei confronti di uno in cui non vide alcuna colpa. E, probabilmente, per la velata minaccia di non essere amico di Cesare Ecco i nemici di Ges: i sacerdoti, gli scribi e i farisei; i Romani non possono essere considerati nemici, poich Ges non dette mai loro alcun motivo, in quanto non mise in discussione lautorit e non inve mai contro gli dei pagani: la sua missione fu soltanto quella di portare a termine, allinterno del popolo ebreo, il messaggio di Salvezza iniziato da Abramo. Ma i due autori non tengono conto di questo e sinventano ipotesi che non stanno in piedi. Per esempio, a pag 122 sottolineano che in Luca 22, 66-71, il Sinedrio non pronuncia la condanna a morte per Ges. E vero, ma nello stesso Vangelo si racconta che Ges fu portato dai sacerdoti dinnanzi a Pilato, al quale, con varie falsit e menzogne, vollero creare le condizioni affinch Pilato lo giudicasse colpevole di morte. Infatti accusare un uomo di sobillare il popolo contro Cesare, invitandolo a non pagare i tributi equivaleva condannarlo a morte. E non questo che volevano i sacerdoti? Anche se non dichiarata lintenzione appare chiara!! Tutto il capitolo 5 dedicato, secondo me, al nulla!! In seguito andr meglio? Vediamo.
I capitoli 6 e 7 non li prendo in considerazione, poich li considero un mero esercizio di bla-bla che non porta a nulla anche se infarcito di teorie sociologiche spalmate sulla figura del leader, e la funzione della dinamica di gruppo e le reazioni del gruppo in relazione al leader insomma un mero esercizio di psicologia di gruppo, ma dal forte sapore anacronistico, in cui riappare il vangelo apocrifo di Tommaso. I Vangeli accettati dalla Chiesa Madre sono messi in continua discussione, quello apocrifo oro colato. Bah!! Interessante il capitolo 8, pag 179, ma interessante lo troviamo solo per capire cosa si inventeranno i due autori per spiegare la resurrezione di Ges. La frase quasi segreta riferita alla sepoltura di Ges, sembra essere messa l solo per indurre il lettore sprovveduto a vedere che qualcosa di losco sta per succedere, qualcosa di truffaldino pensato e progettato per ingannare i discepoli di Ges e poi tutta lumanit. Dai Vangeli non trapela, infatti, nessuna situazione che possa indurre a pensar questo!! E la cosa emerge subito con gli autori, Destro e Pesce, poich non parlano di resurrezione ma di scomparsa del corpo; del fatto che il cadavere di Ges non si vide pi e conseguenza logica, ma solo per gli autori di questo libro, ecco che, pag 180: la scomparsa del corpo, alla fine, si rivel una sfida per i seguaci si cominci a cercare un futuro, una via duscita dalla tragedia. Quindi, fanno intendere i due autori, i discepoli di Ges, colui che disse: Io sono la Via, la Vita la Verit scelsero la menzogna, perch tale sarebbe stata qualsiasi via duscita trovata, escogitata, per portare avanti, a questo punto, la favola del regno di Dio. Vi pare coerente tutto questo? Lanalisi che i due fanno sullo sconforto dei discepoli tutti che, nella morte di Ges videro il fallimento della missione del Maestro stesso, e linsistenza che pongono su tale stato danimo, non tiene conto che Ges, venendo a perfezionare il messaggio della Salvezza, svelava la realt della natura delluomo, figlio di Dio, nella quale realt Ges era la primizia, luomo nuovo di una generazione a venire. Il linguaggio era quindi di per s rivoluzionario, nuovo; spaccava gli schemi sclerotizzati ad opera di una classe sacerdotale accusata dallo stesso Ges di aver perduto la Chiave della scienza . I discepoli di Ges non potevano comprendere da subito la missione di Ges, ma lo avrebbero capito in seguito, con laiuto promesso del Consolatore: lo Spirito Santo. Ovviamente, per i due autori anche questo un escamotage per uscire dallimpasse. La teoria dei due autori basata sul fallimento di Ges, coincidente con una morte in croce non prevista, ovviamente questa la chiave di lettura per tutte le affermazioni che hanno preceduto e che seguiranno. Essi, gli autori, infatti - pag 184 individuano questa morte come una catastrofe. Ma quel che fa pensare sulla concretezza delle teorie qui espresse luso di parole pag 185 come: che probabilmente ovverossia essi cercano di dimostrare la concretezza delle loro tesi con un probabilmente. La certezza che viene affidata allinsicurezza!! Infatti leggiamo poco dopo, a proposito della risposta che i seguaci pi vicini (perch non usano la parola Apostoli? N.d.R.) si sentono di elaborare, per rimediare alla catastrofe, ma questa elaborazione ( che i due autori non hanno il coraggio di chiamarla invenzione della resurrezione visto che a questo vogliono arrivare) stando alle loro congetture risulter disomogenea: gli apostoli, secondo loro, appaiono cos disorientati da andare avanti e indietro tra Gerusalemme e la Galilea senza una ragione specifica, sottolineando come questa divergenza di elaborazione traspari anche dai Vangeli. Ma cosa dicono i vangeli di cos tanto ingarbugliato? Leggiamolo: 1) Dal Vangelo di Matteo MT28 19- che tra laltro sottolinea che la sottrazione del corpo per elaborare una impossibile resurrezione, sia una diceria che si sparsa tra la gente, leggiamo: Andate dunque ammaestrate tutte le nazioni battezzandole; 2) Dal Vangelo di Marco Mc16 15- leggiamo: Ges disse loro: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura: 3) Dal Vangelo di Luca Lc24 45-47- in cui tralaltro si evince una cosa molto importante e che conferma quello che ho detto poco prima a proposito della comprensione del linguaggio nuovo espresso da Ges con la sua predicazione e i concetti contenuti di una nuova visione della Salvezza: Allora apr loro la mente allintelligenza delle Sacre Scritture e disse: Cos sta scritto: il Cristo dovr patire e resuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono; 4) Dal Vangelo di Giovanni Gv21,16- Gli disse di nuovo: Simone di Giovanni, mi vuoi bene?. Gli rispose: Certo Signore, tu sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci le mie pecorelle Con quel Pasci le mie pecorelle si intende il portare il vangelo a tutte le genti. Ecco, tutti e quattro i Vangeli sono concordi nellaffermare che Ges risorto comand agli apostoli di iniziare il viaggio tra le genti e convertirle. Ma la tesi dellelaborazione raggiunge lapice quando si nomina San Paolo che, come sappiamo, non ebbe a che fare con Ges quando era vivo. Eppure i due autori arrivano ad affermare pag 198- che San Paolo, al pari di coloro che non conobbero Ges: elaborarono una propria visione sulla sua vicenda cos fece San Paolo che da persecutore dei cristiani divenne il primo apostolo a divulgare il Vangelo tra i gentili a causa, affermano, di alcune rilevazioni che lo convinsero della resurrezione. Pens, anzi, che proprio a lui Ges avesse affidato la missione di convertire anche i non Giudei. Questa volta il prof Pesce non ipotizza per Paolo una crisi epilettica, come fece in occasione delopera di Augias-Pesce Inchiesta su Ges . Ma bench non epilettico sicuramente un eccentrico, per pensare di essere il prescelto. Su questa presunzione si basa poi lo sviluppo delle riflessione che gli autori faranno su Paolo e sulla sua concezione della venuta del Regno di Dio. Qui si compie lerrore di accettare lidea che il Regno sia un evento temporale e non spirituale o per lo meno di pensare che questa convinzione fosse presente anche negli apostoli, al punto tale da riformulare il concetto della venuta del Regno di Dio. In povere parole, dopo la morte di Ges, per gli autori e per coloro che sposano le loro tesi, i Vangeli, le lettere e gli Atti sono artefatti e ingannatori, poich rimane certo il fallimento della missione di Ges a causa dellinaspettata morte in croce. Eppure San Paolo lo esprime chiaramente in 1Cor 15 12-19, che: Ora, se si predica che Cristo risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo risuscitato! Ma se Cristo non risuscitato, allora vana la nostra predicazione ed vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perch contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo risorto; ma se Cristo non risorto, vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere pi di tutti gli uomini. Come abbiamo letto: Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perch contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se vero che i morti non risorgono Falsi testimoni, ma non solo, possiamo dedurre che se Cristo non risorto Dio non esiste, poich Ges Cristo stesso col risorgere d testimonianza a Dio, per cui, la deduzione di San Paolo appare chiara: siamo da compiangere pi di tutti gli uomini. Semplicemente perch siamo seguaci di una menzogna in un mondo senza pi la speranza. Vi pare possibile che la resurrezione di Cristo sia una montatura fatta solo per sostituire lo sgomento di un sogno infranto? Questo quello che credono i due autori, altrimenti non avrebbero scritto pag 202 tali parole: Allo scandalo della morte seguirono, quindi, elaborazioni trasformazioni rilevanti il messaggio di Ges in parole povere si reinventarono il Messaggio della Salvezza. Cos come si afferma, a proposito di invenzioni, nel capitolo 9, pag 223, il noto verso di Matteo, Mt 16,18, che le parole : Tu sei Pietro e su questa pietra edificher la mia chiesa Ges non le ha mai dette, ma sono state uninvenzione di Matteo ( Ma non si detto che esisteva una tradizione orale?). Quindi la Salvezza un incedere tra incertezze e invenzogne, un mio neologismo per dire invenzioni pi menzogne. Si pu credere a questa tesi? Chi ci pu credere? Appare chiaro anche il concetto che Ges non ha mai pensato di fondare una comunit cristiana, tesi ripetuta nelle opere teologiche di Augias, Ma quando Ges si ritirava con i sui seguaci o apostoli non formavano una piccola Ecclesia o Comunit? Non fu Ges a dire: dove due o tre sono uniti nel mio nome, l sono io in mezzo a loro (Mt 18,20) ? Ecco questa la chiesa o comunit cristiana, altro che dire che Ges non ci aveva mai pensato. Va comunque sottolineato che lerrore di fondo, la portante delle deduzioni dei due autori nel dare al significato della venuta del Regno di Dio una risposta puramente e solamente temporale. Se vero che nella mentalit veterotestamentaria questo significato poteva trovare riferimenti tali, con il linguaggio nuovo innescato da Ges nel Messaggio della Salvezza, conferisce allaspettativa un senso nuovo, universale, ma soprattutto personale. Se, per esempio leggessimo Mt13,24-26, una delle tante parabole sul Regno di Dio, appare chiaro come il linguaggio nuovo d allevento un significato strettamente personale, valido sempre e per tutte le generazioni a venire. Leggiamo infatti: In quel tempo Ges espose alla folla unaltra parabola, dicendo: Il regno dei cieli simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, semin della zizzania in mezzo al grano e se ne and. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spunt anche la zizzania Quindi il regno di Dio o dei cieli cresce nellanimo di un uomo, pu crescere nellanimo di ogni uomo se semina del buon seme ossia la Parola di Dio con ragionamenti e azioni coerenti ad essa. Ma se poi lattenzione, la fede, la speranza si addormentano, arriva il nemico, ossia Satana, che semina erbacce, zizzania, le quali crescer assieme allo sforzo di far fruttare la Parola di Dio Quindi il Regno di Dio, nella visione cristiana dentro ognuno di noi se seminiamo bene nella nostra coscienza: Il regno di Dio dentro di noi. E questo chiaro ad ogni cristiano, il quale non ha labitudine dottrinale di chiedersi e chiedere quando arriver il Regno di Dio su questa terra; lo auspica nel Padre nostro, ma non aspetta la fine del mondo come invece auspicano i Testimoni di Geova inventandosi delle date che da sempre sono risultate sballate, o come gli Ebrei che ancora attendono la venuta del Messia. E questo sarebbe di per s stesso sufficiente per stoppare la tesi della visione temporale della venuta del Regno di Dio che ai due autori sembra di leggere nei Vangeli e in San Paolo. Nel capitolo 10, pag 231, i due non abbandonano lidea dei Vangeli come il risultato di una rielaborazione atta ad inventarsi un finale migliore, pi consono alle aspettative tradite dalla morte inaspettata del leader. A pag 232 scrivono: Latto di scrittura diventava uninvenzione capace di modificare il passato Ecco, ritorna lidea che i Vangeli, sullargomento resurrezione, sono una mera invenzione. Praticamente, ripetiamo: per i due autori la Verit viene espressa tramite la menzogna, linvenzione o per meglio dire, tramite la rielaborazione del messaggio di Ges . Inoltre, pag 233, leggiamo: I vangeli furono redatti per avvalorare e diffondere la figura e il messaggio di Ges e diventarono strumenti per la creazione di un grande movimento questa affermazione non sposta di una virgola il presupposto iniziale di invenzione, sulla quale nacque un grande movimento. Sappiamo infatti che di grandi uomini la Storia ne offre a bizzeffe, ma solo Ges ha creato un movimento che da duemila anni ancora fiorisce, ma, purtroppo per i cristiani di ieri, di oggi e di domani, stando alla visone della d.ssa Destro e del coniuge prof. Pesce, il grande movimento si nutre dellillusione che Cristo sia risorto. Ma non solo: la Chiesa fa santi delle persone che in vita ebbero a che fare con le allucinazioni e le traveggole, soprattutto quelli, come Padre Pio, che con Ges ebbe numerosi incontri e colloqui. La riflessione in questo capitolo continua attraverso lanalisi sulle motivazioni create per far morire Ges, focalizzando lattenzione su chi volle la morte di Ges. Insomma il mistero della morte di Ges come intende il titolo dellopera che stiamo analizzando. Ovviamente i vangeli narrano che a desiderare la morte di Ges furono le autorit religiose in combutta con quelle militari al servizio di Erode, non certo dallautorit romana. Quindi lo sappiamo che furono gli erodiani, in stretto contatto con il Sinedrio e ovviamente con i farisei e gli scribi. Non c alcun mistero in questo, eppure se ne fa oggetto di dibattito per far emergere delle incongruenze. E ci sono molti passi evangelici che supportano questa certezza: lazione di Ges toglieva autorit alla classe sacerdotale, perch egli parlava come un maestro, un Rabbi come tale era riconosciuto dalla folla. Con il paragrafo 4, pag 241, gli autori sposano lipotesi che la morte di Ges, pi volte descritta come catastrofe, venne rielaborata dagli evangelisti secondo le Sacre Scritture, per far passare lidea che Ges doveva morire come prefigurato in vari passi delle Sacre Scritture. Quindi un escamotage accettato dallo sforzo di far passare Ges come il Messia profetizzato. I due autori scrivono, pag 244, quanto segue: Questa profonda e strabiliante rielaborazione ha spinto a pensare che gli elementi di storicit siano via via pi scarsi. Non si tratterebbe tanto di una narrazione di eventi accaduti, quanto del tentativo di dimostrare che la cattura, la tortura e luccisione di Ges erano avvenuti secondo un piano divino. Di strabiliante, secondo me, la forte contraddizione che questo passo contiene: se si afferma che le narrazioni evangeliche siano scarse di concretezza storica, come si pu, al contempo, parlare di cattura, tortura e uccisione che sono inevitabilmente evento storici avvenuti sotto Ponzio Pilato con la regia della classe sacerdotale del Sinedrio? LO abbiamo letto anche in quei documenti laici che qui sono riportati, Questo un vero e proprio rintorcinamento dialettico che dimostra come ci si pu contraddire con due parole!! I paragrafi a seguire mostrano altre ipotesi attorno alluccisione di Ges a proposito della quale, nella sezione dedicata alla conclusione, pag 259, abbiamo in maniera sintetica la visione che i due autori danno della loro analisi su Ges e sulla sua morte. Abbiamo sintetizzato i concetti:
1) Ges non voleva morire. Il suo proposito era quello di preparare lingresso degli uomini nel regno divino; desiderava che il mondo cambiasse e che si concretizzasse al pi presto il grande avvento. 2) E a proposito degli apostoli, i Dodici, si scrive: Presi dalentusiasmo si convinsero di essere accanto al messia 3) a pag 260: Dopo lo smarrimento iniziale, i seguaci reinterpretarono la morte rapida e infamante del loro leader; 4) pag 261: Ges non fu ucciso perch i suoi nemici erano accecati da Satana, n perch cos era stato stabilito da Dio, ma perch rappresentava un elemento di destabilizzazione (ma il voler eliminare un avversario uccidendolo non opera satanica? E forse un opera culturale?); 5) A partire dalla morte, gli autori rielaborarono il messaggio di Ges Anno dopo anno, generazione dopo generazione, accumularono e mescolarono realt e immaginazione (si pu intendere anche come menzogna e falsit N.d.R.) con grande fervore; 6) Tutti gli autori (di Vangeli, degli Atti e delle Lettere N.dR.) hanno proceduto secondo un sistema di assemblaggio di bricolage di ci che avevano a disposizione nel loro ambiente giudaico; 7) pag 262: Nel cercare il perch delluccisione di Ges i primi seguaci furono guidati dal bisogno di continuare il progetto inaugurato da lui la certezza dellavvento imminente del Regno di divino ma lo spostarono al futuro Si convinsero che Ges non sapeva quando il regno sarebbe venuto e che sarebbe tornato presto sulla terra per instaurarlo 8) In questo nuovo disegno, la sua morte non pi lesito tragico della volont degli avversari diventa cos unazione programmata da Dio. 9) pag 263: Gli autori dei Vangeli e degli altri scritti non conobbero Ges e proprio per questo sperimentarono una posizione singolare e feconda. Unirono infatti lesperienza del dover portare avanti il progetto intrapreso da lui alla rielaborazione del suo messaggio. 10) I racconti dei Vangeli trasformarono la figura di Ges, la idealizzarono: oltre la banalit del quotidiano e lincertezza della memoria, mostrarono la forza e la persistenza del messaggio originario Ecco, questultima affermazione contiene unaltro di quei rintorcinamenti dialettici che i due autori ci hanno abituato: Al punto nove affermano che gli autori dei Vangeli non conobbero Ges, ma poi, al punto dieci, si parla del messaggio originario. Ma se non conobbero Ges, come potevano distinguere tra i vari racconti il messaggio originario ossia il vero messaggio? Destro e Pesce scrivono, pag 262, che : I vari gruppi di seguaci presero strade proprie e si inserirono in contesti differenti. Ossia, seguirono concezioni, basate su racconti rielaborati che, essendo in contesti differenti, si differenziarono tra loro. Quindi da dove nasce laffermazione sul messaggio originario? Boh! Bah! Ecco, abbiamo fatto il pelo e il contropelo alla coppia di scienziati e teologi, per il resto lasciamo al lettore il condividere quello che qui scritto, chiedendoci come stato possibile che il Priore della comunit di Bose, Enzo Bianchi ne abbia fatto una presentazione lusinghiera. Probabilmente lo sfasato sono io!!