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Il diavolo

“La ‘giusta libertà’ del cittadino cattolico è quella libertà che le autorità
ecclesiastiche gli lasciano dopo che hanno riservato per sé le materie dogmatiche,
le materie morali, le materie miste e tutte quelle materie politiche e tecniche
sulle quali esse ritengono loro obbligo di esercitare il ‘potere indiretto’. Anche
il cane, che è tenuto al guinzaglio, è libero fin dove arriva il guinzaglio [...].
Chi non è cattolico domanda alla propria coscienza individuale la soluzione di
qualunque problema; può anche domandare l’opinione delle autorità della sua
Chiesa, se appartiene ad una chiesa; ma non sente a priori nessun dovere di
obbedire a quella opinione, se essa si troverà in contrasto col punto di vista che
la propria coscienza individuale gli comanderà in ultima istanza di accettare. Ben
diversa è la condizione del cattolico: suo obbligo è di obbedire al ‘magistero
dottrinale’ del pontefice e dei vescovi anche se alla sua coscienza individuale
ripugna. Gli è permesso, tutt’al più, di tacere e non contrastare, se non vuol
cadere in peccato. Se egli rivendica il diritto di obbedire, in ultima istanza,
non alla gerarchia ecclesiastica, ma alla sua coscienza individuale, egli si mette
ipso facto fuori della legge. Questa è la teoria costruita dai canonisti e
costantemente ripetuta nei documenti pontifici. La pratica non corrisponde mai
perfettamente alla teoria. La libertà dello spirito individuale non può essere del
tutto soppressa. Nella Chiesa cattolica, come in ogni altra organizzazione
sociale, c’è un contrasto continuo, più o meno vivace, più o meno esplicito, fra
legge scritta e le esigenze di molte coscienze individuali. Nei casi più gravi, il
contrasto diventa ribellione o eresia. Nella più parte dei casi, il contrasto
viene attutito grazie a concessioni reciproche, adattamenti, compromessi,
‘combinazioni’.”

“Questo è il lato più atroce dell’insegnamento morale quale è impartito dai papi e
dal clero: che esso sviluppa i lati più vili della natura umana, avvezzandola a
non sentire le proprie responsabilità, ma a mettere le decisioni finali nelle mani
di un sacerdozio, che non dà il consiglio dell’amico, ma dà l’assoluzione o la
condanna del giudice. E’ solo dopo essere vissuto in paesi protestanti, che io ho
capito pienamente quale disastro morale sia per il nostro paese non il
‘cattolicismo’ astratto, che comprende 6666 forme di possibili cattolicismi, fra
cui quelle di san Francesco e di Gasparone, di Savonarola e di Molina, di santa
Caterina e di Alessandro VI, ma quella forma di ‘educazione morale’, che il clero
cattolico italiano dà al popolo italiano e che i papi vogliono sia sempre data al
popolo italiano.”

“Quando debbo spiegare quali sono le basi della mia fede morale, rispondo senza
esitazione che sono ‘cristiano’. E se la gente mi domanda che mi spieghi meglio,
dichiaro che sono cristiano perché accetto incondizionatamente gli insegnamenti
morali di Gesù Cristo, e cerco di praticarli per quanto la debolezza della natura
umana me lo consente; quanto ai dogmi, che sono andati sovrapponendosi nei secoli
agli insegnamenti morali di Cristo, non me ne importa proprio nulla; non li
accetto, non li respingo, non li discuto: la mia fede in certe norme di condotta
morale non dipende dal credere che Cristo era figlio di Dio. Vi sono canaglie che
credono alla divinità di Cristo, e galantuomini che non ci credono. Io divido gli
uomini secondo che sono canaglie o galantuomini, e non secondo che hanno gli occhi
neri o azzurri, o secondo che credono alla divinità di Cristo. Le norme della vita
morale sono state elaborate dalla umanità, attraverso l’esperienza di centinaia e
centinaia di secoli, e sono le stesse per tutti sotto qualunque latitudine e
longitudine. Alcuni associarono quelle norme morali alla dottrina buddista; altri
alla dottrina confuciana; altri alla dottrina mosaica; altri alla dottrina
cristiana; io, per conto mio, associo le mie idee morali a nessuna dottrina
religiosa. Le mie idee morali si trovano quasi tutte nella filosofia stoica prima
che Cristo nascesse. Cristo aggiunse ad esse una nuova, quella della carità. Poi
vennero i teologi a fabbricare intorno ai suoi insegnamenti un catafalco di dogmi.
Io mi sono arrestato all’anno della crocifissione. Dopo quell’anno non c’è più
nulla di nuovo che io abbia imparato come precetto di vita morale, e i catafalchi
dogmatici dei secoli successivi non mi riguardano. Vi sono in tutte le parti del
mondo uomini che professano la stessa religione, ma alcuni sono santi e altri
canaglie; e vi sono uomini che sono santi o canaglie appartenendo alle più
differenti religioni. Quel che m’interessa è la pratica morale, e non la fede
dogmatica di ciascuno. Beninteso che se un uomo onesto ritiene di dover appoggiare
la sua pratica morale su una fede religiosa, io non lo crederò per questo meno
intelligente di me. Ognuno nel proprio spirito a modo proprio giustifica le
proprie azioni. La vecchierella, che pregando innanzi alla immagine della Madonna
trova conforto al suo dolore e un raggio di speranza, è altrettanto rispettabile
quanto il filosofo che pesta l’acqua nel mortaio delle sue astrazioni.”

[Gaetano Salvemini, Dizionario delle idee ]

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