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FRANCESCO MIGLIORINO
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Premessa.
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Per dirla con Carlo Sini, per pratica non si intende qualcosa
di pratico, di strumentale, di subordinato alla teoria . Il rapporto tra
teoria e prassi il risultato di una sorta di mondo capovolto. Non c
mai il mondo, o un mondo, che se ne stia l, chiuso in se stesso, cio
senza riferimento a una qualche pratica di mondo . Da Peirce a
Nietzsche, da Husserl ad Heidegger, da Wittgenstein a Foucault, si
sviluppata una riessione della prassi trascendentale che costitutiva delle cose che la coscienza ingenua incontra di volta in volta nel
mondo, prendendole come reali in s e per s (14). Le pratiche non
sono mai meramente pragmatiche, sono la possibilit di esistenza dei
soggetti e degli oggetti di conoscenza. Viene alla mente linnocente
risposta data dal contadino analfabeta allinfaticabile neurologo Alexander Lurija che gli chiedeva di dare una denizione delle cose che
trasformava e degli attrezzi che maneggiava per riscaldare la casa.
Imprendibile nelle maglie della scrittura, egli si sottraeva volentieri a
quella coazione che ci , invece, cos familiare, di spiegare e di denire.
Lalbero e i rami, la sega e i tronchi non potevano essere messi a
distanza dalla sua quotidiana fatica di fare la legna, portarla in casa per
poi arderla. Col suo descrivere e non denire, stava rappresentando la
pratica di cui egli stesso era parte, insieme alle cose, alle procedure e al
patrimonio testuale di una sapienza antica (15). Diversamente da quanto
accade a noi quando esibiamo la nostra sovranit (il nostro senso
estetico) nel mettere a distanza le cose: restiamo abbagliati dal mondo e
non ci accorgiamo che ogni giorno esigiamo una apertura di senso, ogni
giorno riscuotiamo un debito sociale (e culturale) in virt delle molteplici pratiche che insieme alle cose ci fanno stare-al-mondo (16).
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cento, nel frattempo si era fatta strada una spiegazione diversa (del
grande Pinel): la sua era una imbecillit congenita.
Come si vede, siamo giunti a un vero crocevia. Le inferiorit
dellantico regime dei rustici in primo luogo rinviano a quello
spazio liminale in cui lumano si specchia nella sua natura animale e
misura il bordo tagliente della sua nitudine.
Il nostro libro stracolmo di riferimenti e citazioni testuali. Le
bestie personicate che subivano processi nei tribunali laici ed
ecclesiastici (p. 63 e ss.); i bambini che con la loro misera capacit di
discernimento erano, come gli animali, soggetti allira e al desiderio
sfrenato: di tutti gli animali, il bambino il pi intrattabile e insidioso,
un animale difcile e molto stupido (p. 72); i prodighi, con la loro
impotenza dellanima, erano simili agli animali selvatici (p. 109); i
montanari della Corsica che in compagnia solo delle bestie se ne
stavano dispersi in piccoli villaggi di sei o sette misere capanne (p. 163);
le donne lascive che, come le giumente, toccavano il massimo della loro
perversione nei rapporti sessuali (p. 114). Insomma, uno sgangherato
esercito di deboli nel corpo e carenti nello spirito, a cui il potere col
suo volto paterno e severo elargiva protezioni e tutele.
Ci muoviamo lungo le linee di frattura in cui l alterit umana
sincontra con quella non umana . Uno spazio metaforico in cui il
discorso giuridico, coi suoi lemmi e i suoi dogmi, ha istituito alla vita
lefferato, il mostruoso, linumano. LAnimale, infatti, direttamente
coinvolto, insieme al Divino, nella riessione losoca quando questa si
rivolge ai suoi propri conni. Nella costruzione del mito, gli animali
hanno avuto in tutti i sistemi di pensiero un ruolo fondamentale
di mediazione con la sfera del sacro: una funzione vitale per provare a
leggere ad alta voce il libro sigillato delluniverso. L alterit umana
ha di mira, invece, il diverso, lospite, lefferato, lo storpio, linfame, il
folle. Una alterit, per, che si confonde a volte con quella non
umana , sicch la questione animale entra volentieri in scena come
elemento rafforzativo di una opposizione che si fa tanto pi radicale
quanto pi lAltro sfugge alle maglie del riconoscimento.
Al conne fra umano e inumano operano due strategie distinte:
lanalogia e lopposizione. Sarebbe per un errore pensare a procedure
che si escludono vicendevolmente. I giuristi, da sempre, sono stati
abilissimi nel combinarle insieme, propendendo ora per luna ora per
laltra. Non allo scopo di escludere (oggi useremmo rimuovere) il
perturbante , ma per nominarlo e catturarlo nelle maglie del
diritto.
Per Horkheimer e Adorno, lidea delluomo, nella storia europea, trova espressione nella distinzione dallanimale. Con lirragionevolezza dellanimale si dimostra la dignit delluomo . Lanimalit enun-
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In una societ profondamente cristiana, la narrazione della creazione svolgeva un ruolo strutturante e ispirava la teologia politica
dellet medievale e moderna. Un Dio comunicativo, che era insieme
principio regolatore e cibernetico, aveva dotato gli enti sici e quelli
morali di unintrinseca natura relazionale. La condizione umana non era
fatta da individui isolati e socialmente indifferenziati. Cerano padri,
gli, professori, scolari, donne, laici, chierici, insieme con prodighi,
dementi, rustici, selvaggi e poveri. Al di fuori e allinterno della condizione di imbecillitas. Ciascuno, per la sua misera parte, era legato a tutti
gli altri per mezzo di predicati e attributi, che li segnavano nella loro
concreta soggettivit. Lidea di un ordine oggettivo e indisponibile delle
cose dominava il senso della vita, le rappresentazioni del mondo e le
azioni degli uomini.
Per assecondare la Verit, il comportamento degli uomini doveva
specchiarsi nella natura. La ricerca dellarmonia dalla dissonanza era il
vero sapere implicito che guidava tutti, dai pi dotti ai pi inmi.
Un vero capolavoro di immaginario radicale e inconscio. La comunit
era mantenuta in vita grazie alla capacit di rendere laltro familiare, di
trasformarlo in una persona compiutamente denita .
Si capisce, allora, perch i segni sincaricassero di stabilizzare il
usso sociale rendendo riconoscibili gli status, le diversit e le devianze (26). Come recita una glossa di Piacentino, ad ogni status un abito
diverso: clamis militum, purpura regum, stola clericorum vel sacerdotum, toga advocatorum, birrus rusticorum, coculla monachorum (27). Una trasparenza che i moderni scrittori di utopie avrebbero
sognato come un indice di societ ideale , ma che a quel tempo era
una realt quotidiana, un effetto naturale della continua e totale apertura della vita di ogni singolo membro della comunit allo sguardo di
tutti gli altri (28).
questa via la cultura come prassi, di ispirazione marxiana, si incontra con lantropologia
e la sociologia, in particolare con la corrente ermeneutica inaugurata da Clifford Geertz.
Il risultato signicativo: La cultura non un insieme di particolarizzazioni della
funzione comunicativa incorporata nel linguaggio, ma invece il linguaggio che si
trasforma in uno dei tanti strumenti dello sforzo generalizzato di ordinare portato avanti
dalla cultura come un tutto (p. 146).
(26) Cfr. M. DOUGLAS, Come pensano le istituzioni, trad. it., Bologna, il Mulino,
1990, p. 141 ss.
(27)
Ed. E. CONTE, Tres Libri Codicis. La ricomparsa del testo e lesegesi
scolastica prima di Accursio, Frankfurt am Main, Klostermann, 1990, p. 158.
(28) Cfr. Z. BAUMAN, La decadenza degli intellettuali. Da legislatori a interpreti,
trad. it., Torino, Bollati Boringhieri, 2007, p. 53.
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si chiede se sia operante una frattura tra linterno (ci che non si vede,
ci che nascosto) e lesterno (ci che si manifesta, ci che appare).
Comincia a serpeggiare il sospetto dellimpossibilit (o almeno, della
difcolt) di rendere trasparente linvisibile e di leggervi come in un
libro aperto attraverso segni, cifre e corrispondenze canoniche. Si
individua persino uno scarto tra lesplicito e limplicito dei discorsi, tra
quello che si dice e ci di cui si parla, tra lenunciato e lenunciazione (32).
Dinanzi alla naturale inclinazione degli uomini alla simulazione e
al nascondimento, Bonifacio individua nella gestualit del corpo una
sorta di lingua naturale in cui possibile leggere, meglio che nel comune
parlare, i pi segreti pensieri, i pi celati affetti degli animi . Per
questa via il corpo, per la prima volta, diventa il teatro della verit.
Questa diversa sensibilit non potrebbe intendersi al di fuori della
copiosa trattatistica sulla simulazione e sulla dissimulazione che si
impegna a consigliare al principe e al cortigiano le regole della Ragion
di Stato, le forme oneste e necessarie dellarte di governo. La simulacome al tempo di Tommaso
zione cinque e seicentesca non pi
dAquino
il registro dellerrore n tanto meno una variante della
menzogna. Se la verit tanto pi insondabile quanto pi il segreto si
inscrive nel cuore delluomo e nelle leggi della natura, si rendono allora
necessarie tecniche pi agguerrite per stanarla. La coscienza, per la
prima volta, fa irruzione nel teatro del diritto.
Ma, torniamo al nostro libro, che pi volte rafgura un universo
di status che annichilisce la concretezza corporea dei singoli: Di fronte
a questa molteplicit di stati, la materialit sica e psicologica degli
uomini scompare. La persona non corrisponde pi a un sostrato sico,
ma passa a costituire lente che il diritto crea per ogni aspetto, ogni
fattezza, situazione o stato in cui un individuo gli si presenta . Di
fronte alla molteplicit dei corpi sociali, la materialit (sica e psicologica) degli uomini si frantuma no a dissolversi. La persona non trova
pi il suo naturale sostegno e rimane incorporato nellente che il diritto
crea per ogni situazione: la realt giuridica decisiva, la vera persona
giuridica, questo stato, che permanente, e non gli individui, transitori, che gli conferiscono momentaneamente un volto . Alla ne,
labito si fa corpo (p. 59).
Francamente, mi pare ci sia una rilevante differenza tra i muti
attaccapanni che erano il frutto dellastrazione del Codice (33) e gli
(32) Su questi temi cfr. le dense e colte pagine di A. FONTANA, Il vizio occulto.
Cinque saggi sulle origini della modernit, Ancona, Transeuropa, 1989, pp. 15-21.
(33) Cfr. P. CARONI, Saggi sulla storia della codicazione, Milano, Giuffr, 1998,
p. 29: milioni di individui, ai quali la soppressione delle strutture comunitarie
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uomini dantico regime, che in virt dei loro habitus e dei loro
privilegi (iura singularia) erano classicati entro i recinti di uno status
determinato.
Nel tentativo di individuare il fondamento dellincapacit di folli
e prodighi, la tesi di fondo del libro che la teoria della personalit
giuridica, sin dal nire del secolo XVIII (sic!), si sarebbe associata a
quella della capacit, nella sua duplice accezione di Rechtsfhigkeit
(capacit giuridica) e di Handlungsfhigkeit (capacit dagire): Per
lantropologia losoca e politica della modernit, libert di volere e
capacit di intendere erano inseparabili, a tal punto che la volont
razionale e la libert degradata non erano nemmeno volont n libert,
ma passione e tirannia delle passioni e degli istinti , dal momento che
il modello individualista e contrattualista della societ aveva [ormai]
abbandonato lidea che i diritti e i doveri provenissero dalla natura e
aveva stabilito come principio fondatore degli obblighi e delle prerogative sociali un atto di volont dichiarata e razionale (p. 83).
Ci avrebbe dato origine a una concezione unitaria del soggetto
di diritto (teoria unitria da personalidade) che, spostando il fulcro dei
diritti dallo status alla persona, fece della volont e della ragione la
condizione essenziale, tanto della titolarit quanto dellesercizio dei
diritti. pregevole il tentativo di evidenziare come lantico regime
vedesse la questione della capacit inscindibilmente legata agli stati e,
anche per questo motivo, non avesse un atteggiamento marcatamente
discriminatorio nei confronti della follia, considerata come una delle
tante peculiarit dellessere umano. Laffermarsi del paradigma liberale,
invece, nel valorizzare volont e ragione, avrebbe denitivamente privato i folli della loro specialit , ponendoli al di fuori del vincolo
politico e relegandoli alla condizione di incapaci e interdetti.
Non chiaro, invece, perch lAutore abbia scelto di giustapporre
lopera di Franois-Emmanuel Fodr, medico neanche tra i pi celebri
della Francia di ne Settecento, a quella dei giuristi portoghesi, le cui
teorie avrebbero segnato per motivi diversi una involuzione
della teoria generale della personalit, datata mezzo secolo prima.
Lopera di Correia Telles colloca la trattazione sugli incapaci nellambito del diritto di famiglia, Coelho da Rocha, invece, riconduce la
questione agli stati delle persone. Per Hespanha, si dovr attendere il
primo codice civile del 1867 perch la teoria unitaria della personalit
dellAncien Rgime aveva irrimediabilmente sottratto ogni possibilit di identicazione
sociale, e che in questo senso erano spaesati e disorganizzati, di colpo divennero attori
di un gioco che li trascendeva, possibili destinatari di diritti e di obblighi, potenziali
titolari di rapporti giuridici [...]. Come una lunga serie di muti attaccapanni in attesa di
possibili cappotti .
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(47) Cfr. D. SPARTI, Oltre la politica del riconoscimento. Per una rilettura del
nesso identit/riconoscimento a partire da Hannah Arendt e Stanley Cavell, in Teoria
politica , XXI (2005), 2, p. 121 e ss.
(48) M. FOUCAULT, Bisogna difendere la societ, trad. it., a cura di F. Ewald, A.
Fontana, M. Bertani, Milano, Feltrinelli, 1998, p. 33.