Sei sulla pagina 1di 22

4.

Studio statico di giacimento

4.5.1 Introduzione
La definizione del modello statico della roccia serbatoio (reservoir) rappresenta probabilmente la fase pi importante di uno studio di giacimento, sia per la molteplicit di attivit che essa comprende, sia per limpatto sui risultati finali. Poich la capacit produttiva di un giacimento dipende, come noto, dalle caratteristiche geometrico-strutturali e petrofisiche del reservoir, la disponibilit di un modello statico rappresentativo una condizione essenziale per la successiva fase di modellizzazione dinamica. Nellambito di uno studio statico di giacimento si possono tipicamente identificare quattro fasi principali, alle quali partecipano gli specialisti delle differenti discipline (Cosentino, 2001). Modellizzazione strutturale. Consiste nella ricostruzione dellassetto geometrico-strutturale del giacimento, cio nella definizione della mappa del tetto (top) strutturale e dellinsieme di faglie che lo interessano. Questa fase di lavoro viene realizzata integrando le interpretazioni dei rilievi geofisici con i dati dei pozzi disponibili. Modellizzazione stratigrafica. Riguarda la definizione di uno schema stratigrafico riconoscibile dai dati dei pozzi, che rappresenta la base per le correlazioni pozzo a pozzo. I dati utilizzabili in questo caso sono tipicamente i diagrammi (logs) elettrici, acustici e radioattivi registrati nei pozzi e le carote disponibili, integrati eventualmente con dati provenienti da studi specialistici e con le informazioni di produzione. Modellizzazione litologica. Consiste nella definizione di un certo numero di tipi litologici (facies elementari) per il reservoir in oggetto, che vengono caratterizzati da un punto di vista litologico vero e proprio, sedimentologico e petrofisico. Questa classificazione in facies rappresenta una conveniente maniera di sintetizzare le

caratteristiche geologiche di un reservoir, soprattutto ai fini di una successiva modellizzazione tridimensionale. Modellizzazione petrofisica. Consiste nellinterpretazione quantitativa dei log di pozzo, ai fini della determinazione di alcune delle caratteristiche petrofisiche fondamentali della roccia serbatoio, quali porosit, saturazione in acqua e permeabilit. I dati di carota rappresentano la base essenziale per la taratura dei processi interpretativi. I risultati di queste fasi di lavoro vanno integrati fra loro, in un contesto bi- (2D) o tridimensionale (3D), a costituire quello che potremmo chiamare il modello geologico integrato del giacimento, il quale rappresenta da un lato il riferimento per il calcolo della quantit degli idrocarburi in posto e dallaltro la base per linizializzazione del modello dinamico. Nei prossimi paragrafi verranno illustrate con maggior dettaglio queste fasi di lavoro.

4.5.2 Modello strutturale


La costruzione del modello strutturale di giacimento consiste fondamentalmente nella definizione della mappa del tetto strutturale e nellinterpretazione dellinsieme di faglie che interessano il giacimento stesso. Tradizionalmente, questa fase di studio viene sviluppata nellambito della geofisica, in quanto i rilievi sismici rappresentano senza dubbio il mezzo migliore per visualizzare le strutture del sottosuolo e inferire da ci un modello geometrico del giacimento. Altri contributi possono venire da studi specialistici quali studi tettonici regionali e, per quanto riguarda la distribuzione delle faglie, dai dati dinamici disponibili (pressioni, prove e dati di produzione). La definizione del tetto strutturale del giacimento consiste nellidentificazione della struttura geometrica di base della trappola di idrocarburi. Ci si riferisce in

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

553

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

questo caso ai limiti esterni del giacimento, in quanto la struttura interna viene considerata in relazione al modello stratigrafico del reservoir (v. oltre). Nella maggior parte dei casi, la mappa del tetto strutturale del giacimento viene definita sulla base di uninterpretazione geofisica di dati 2D o 3D. In questultimo caso, il pi frequente, il geofisico interpreta orizzonti significativi in un blocco sismico in funzione dei tempi, e genera un insieme di dati (x, y, t) che rappresentano la base per la successiva fase di gridding, ovvero la generazione di una superficie che rappresenta la mappa in tempi dellorizzonte considerato. Questa mappa in tempi viene successivamente convertita in profondit attraverso opportune leggi di velocit delle onde sismiche, calcolate sulla base delle caratteristiche delle formazioni sovrastanti il reservoir. Esistono varie tecniche per realizzare questa conversione, alcune delle quali molto sofisticate, e la scelta di quella pi adeguata dipende dalla complessit geologica e dalle risorse umane, tecnologiche e finanziarie disponibili. In ogni caso, comunque, la mappa risultante viene assestata ai dati di pozzo. In alcuni casi, la mappa del tetto strutturale pu essere generata unicamente sulla base dei dati di pozzo disponibili e con laiuto dei dati derivanti dal rilievo geologico di superficie, se il giacimento si trova in una zona con affioramenti di formazioni geologiche. Ci avviene in assenza di un rilievo sismico, oppure quando la quantit di pozzi disponibili sia tale da fornire unadeguata copertura della struttura. In casi come questi, il miglioramento della qualit della mappa del tetto risultante da uninterpretazione sismica non giustifica il lavoro supplementare insito nellinterpretazione stessa, dovuto soprattutto ai problemi di calibrazione di un elevato numero di pozzi. L interpretazione dellinsieme di faglie che interessano il reservoir ha un impatto notevole sulle caratteristiche produttive di un giacimento, e in particolare sul piano di sviluppo pi appropriato da adottare. A parit di volume di idrocarburi in posto, il numero di pozzi richiesto sar infatti maggiore nei casi di giacimenti caratterizzati da faglie che isolano blocchi indipendenti o parzialmente indipendenti dal punto di vista dei fluidi contenuti. Nel caso di giacimenti in acque profonde (per esempio, nel Golfo del Messico, in Africa occidentale, ecc.), il numero di pozzi ha spesso un impatto essenziale nella valutazione dei progetti di sviluppo e, di conseguenza, una accurata valutazione delle faglie e delle loro caratteristiche pu risultare determinante. La definizione dellinsieme di faglie di un giacimento si basa, in generale, su quattro tipi di tecniche che portano a dati che vanno poi integrati fra loro. Inconsistenze di correlazione. La presenza di faglie pu a volte essere riconosciuta nei dati di pozzo sulla base di inconsistenze nello schema di correlazione. Tipicamente, per esempio, la profondit di un orizzonte in un pozzo pu rivelarsi troppo alta o troppo bassa rispetto alla

profondit attesa, dal che si pu dedurre la possibile presenza di una faglia. In passato, quando la disponibilit di rilievi sismici 3D era molto minore di oggi, questa tecnica consentiva di identificare e di ubicare con buona approssimazione solo le faglie maggiori. Evidenze di pozzo. La presenza di faglie nel pozzo pu essere generalmente accertata attraverso lanalisi della sequenza stratigrafica. Sequenze geologiche mancanti rivelano la presenza di faglie dirette, mentre sequenze ripetute indicano la presenza di faglie inverse. Prove geofisiche. Il dato geofisico rappresenta la principale fonte di informazioni sulla presenza di faglie, in virt del fatto che, a differenza delle due tecniche precedenti, esso investiga anche le parti di reservoir lontane dai pozzi. La presenza di faglie pu essere evidenziata attraverso lidentificazione di discontinuit nel segnale sismico. Ci applicabile sia ai dati relativi a rilievi sismici di superficie, sia ai dati registrati nelle operazioni di sismica di pozzo (VSP, crosswell seismic). Inoltre, il lavoro di interpretazione pu essere effettuato sia nel modo tradizionale, mappando un orizzonte geologico riflettente, sia utilizzando gli attributi sismici (dip, azimuth, ampiezza, ecc.). Prove dinamiche di pozzo. La presenza di faglie pu essere messa in evidenza attraverso linterpretazione delle prove dinamiche di pozzo (v. cap. 4.4), nei casi in cui le faglie eventualmente presenti abbiano un impatto sul flusso dei fluidi e quindi sugli andamenti delle pressioni nel tempo. Unadeguata integrazione di questo tipo di informazioni permette, nella maggior parte dei casi, una ricostruzione sufficientemente accurata della rete di faglie che interessa il giacimento in oggetto. Tuttavia, questa operazione di integrazione va fatta tenendo in considerazione una serie di fattori che possono risultare decisivi per la qualit del risultato finale. Un primo fattore legato al grado di dettaglio che si vuole raggiungere nellinterpretazione. Nella maggior parte dei casi questo grado di dettaglio dipende pi dagli strumenti a disposizione che dai reali obiettivi dello studio. Un geofisico infatti tende spesso a inserire nella sua interpretazione tutte quelle discontinuit che sono identificabili dal rilievo sismico, indipendentemente dal fatto che tali discontinuit abbiano o no un impatto sul flusso dei fluidi. Il risultato che spesso, nella fase di simulazione dinamica, lingegnere di giacimento deve provvedere a una semplificazione, mantenendo solo quelle faglie che risultano avere un impatto significativo sui risultati del modello di simulazione. Faglie pi corte della dimensione media delle celle del modello, per esempio, possono essere sicuramente trascurate. Ne deriva che il grado di dettaglio di uninterpretazione geofisica deve andare di pari passo con le esigenze globali dello studio, andando poi discusso e definito con gli altri componenti del gruppo di lavoro.

554

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

Un altro fattore connesso alla trasmissibilit idraulica delle faglie. Nellambito di uno studio di giacimento, infatti, si interessati solamente a quelle faglie che hanno un comportamento sigillante (sealing) o, in alternativa, che sono pi trasmissive rispetto alla roccia serbatoio. Faglie che non hanno un impatto sul flusso dei fluidi, al contrario, possono essere trascurate. Da questo punto di vista importante sottolineare che le prove geofisiche offrono la possibilit di ubicare con relativa esattezza le faglie nello spazio, ma non danno indicazioni sulleffetto sealing delle stesse. Viceversa, le prove dinamiche di pozzo permettono di quantificare limpatto delle faglie sul flusso dei fluidi, ma non consentono di ubicarle con precisione nello spazio. Risulta quindi chiaro che le due tecniche sono complementari e che unadeguata integrazione consente un miglioramento dei risultati finali. Ricostruire la rete di faglie che interessa un giacimento quindi unattivit complessa, che richiede la combinazione di dati differenti per tipo, qualit e scala di riferimento. La qualit della ricostruzione finale viene generalmente messa alla prova nella fase di validazione del modello di simulazione (v. cap. 4.6), dove si cerca di ricostruire la storia passata di produzione del giacimento (history match). In questa fase possibile che emerga la necessit di rivedere linterpretazione iniziale, e da questo punto di vista tale fase di lavoro assume un carattere iterativo, volto a raffinare progressivamente le assunzioni iniziali. Va da s comunque che ogni modifica deve essere fatta consultando il geologo/geofisico che ha realizzato il lavoro, in modo da mantenere la necessaria coerenza geologico-strutturale del modello. Il modello strutturale di un giacimento deriva dalla combinazione dei risultati ottenuti nella fase di definizione del tetto strutturale e nella fase di interpretazione della rete di faglie. In un contesto bidimensionale (2D) ci si concretizza semplicemente in una mappa in profondit assestata ai pozzi, con la sovrapposizione delle tracce delle faglie dove queste intercettano il tetto strutturale. A completamento del modello, inteso come architettura esterna del giacimento, vi inoltre una mappa della base (bottom), derivata con lo stesso metodo. Negli ultimi anni tuttavia si assistito alla progressiva affermazione di software che consentono la modellizzazione tridimensionale (3D) delle strutture del sottosuolo e che rappresentano ormai lapproccio pi diffuso nel settore. I vantaggi di queste tecniche 3D sono collegati principalmente alla possibilit di modellizzare strutture complesse (per esempio, faglie inverse) altrimenti impossibili da trattare con le tradizionali tecniche a due dimensioni, basate sulla mappatura di superfici che rappresentano i parametri geometrici e petrofisici di giacimento, nonch alla loro rapidit e facilit duso. Le procedure che consentono di costruire un modello strutturale tridimensionale di giacimento variano a

fig. 1. Esempio di modellizzazione strutturale 3D di un giacimento (per cortesia di L. Cosentino).

seconda delle applicazioni considerate, ma in generale possibile identificare le seguenti fasi. Modellizzazione delle faglie principali. Queste faglie sono quelle che delimitano i blocchi principali che costituiscono il giacimento. I piani di faglia sono in questo caso modellizzati in modo esplicito come superfici, e definiscono a loro volta i limiti dei principali blocchi del modello tridimensionale. Costruzione delle superfici geologiche. Allinterno di ogni blocco principale si generano delle superfici parametriche che rappresentano i principali orizzonti geologici, tipicamente i top e bottom delle sequenze principali. Queste superfici devono essere coerenti con le profondit rilevate in tutti i pozzi disponibili. Modellizzazione delle faglie minori. Sono le faglie che, pur avendo uninfluenza sulla dinamica dei fluidi, hanno uno scarso impatto sulla geometria generale del giacimento. Queste faglie dislocano localmente le superfici geologiche. La fig. 1 mostra un esempio di modellizzazione strutturale tridimensionale di un giacimento: sono chiaramente visibili le faglie principali, le superfici e le faglie minori. chiaro che strutture di questa complessit non potrebbero essere modellizzate utilizzando i metodi tradizionali di mappatura bidimensionale.

4.5.3 Modello stratigrafico


La creazione del modello stratigrafico rappresenta senza dubbio uno dei compiti pi tradizionali del geologo di giacimento, che deve eseguire la correlazione pozzo a pozzo con lobiettivo di definire gli orizzonti stratigrafici che delimitano le principali sequenze geologiche

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

555

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

allinterno della formazione mineralizzata. Questo compito di importanza fondamentale per laccuratezza globale dello studio, perch il flusso dei fluidi largamente condizionato dalla geometria interna del reservoir. quindi importante dedicare a questa fase del progetto le risorse necessarie, sia in termini di risorse umane e tecnologiche sia in termini di tempo, per una accurata ricostruzione del modello. Le difficolt che si riscontrano in questa fase dello studio di giacimento sono legate principalmente allambiente deposizionale nel quale si pu inquadrare il reservoir in oggetto. In alcuni casi infatti, quando le sequenze sedimentarie presentano una notevole estensione laterale, le correlazioni tra pozzi possono risultare relativamente semplici. Sono questi, per esempio, i casi delle aree di piattaforma, sia a sedimentazione terrigena sia carbonatica, dominate dai fenomeni di marea. Un esempio estremo di correlabilit offerto dalle facies distali di alcuni complessi torbiditici di mare profondo, come avviene in diversi campi del Mare Adriatico, dove possibile correlare con sicurezza eventi individuali dello spessore di pochi centimetri anche fra pozzi distanti tra loro vari chilometri. Tali esempi sono tuttavia eccezionali. Nella maggior parte dei casi infatti, lestensione laterale dei corpi sedimentari molto minore, e in molti casi, purtroppo, anche inferiore alla distanza media tra i pozzi. questo il caso della maggior parte delle formazioni geologiche continentali e di transizione, come complessi alluvionali, fluviali e deltizi, dove la ricostruzione della geometria interna del giacimento pu rivelarsi estremamente complessa e rappresentare una sfida spesso insormontabile per il geologo di giacimento.

In questi casi, come verr illustrato nel seguito, lintegrazione delle diverse discipline che concorrono allo studio di giacimento pu rivelarsi decisiva per migliorare laccuratezza del risultato finale.
Tecniche di correlazione

I dati di base utilizzati per le correlazioni pozzo a pozzo sono i diagrammi registrati (log) in foro scoperto o tubato e le carote. Questi dati vengono utilizzati per creare sezioni e correlazioni stratigrafiche, in profondit reale o rispetto a un livello di riferimento, attraverso le quali possibile in generale identificare le linee corrispondenti a variazioni geologiche di interesse. La fig. 2 illustra un esempio classico di sezione geologica tra due pozzi, dove si evidenziano i log utilizzati per la correlazione stessa. Come stato gi accennato, in molti casi il rischio di generare correlazioni spurie pu essere elevato, e il geologo di giacimento deve scegliere attentamente le metodologie da adottare in modo da minimizzare gli errori possibili. In questo senso, una delle tecniche migliori la stratigrafia sequenziale che costituisce un approccio relativamente nuovo, la cui apparizione ufficiale pu essere fissata al 1977 (Vail et al., 1977). Si tratta di un sistema di tipo cronostratigrafico basato sullipotesi che la deposizione dei corpi sedimentari sia regolata dalleffetto combinato dei cambiamenti del livello del mare (fenomeni eustatici), di sedimentazione, di subsidenza e di tettonica. Su queste basi possibile identificare, allinterno di ununit geologica, sequenze di vario ordine gerarchico, le quali sono separate da limiti di sequenza che rappresentano discontinuit (unconformities) o superfici di

fig. 2. Esempio di correlazione tra pozzi (per cortesia di L. Cosentino).

556

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

massima inondazione. Queste superfici sono i livelli di riferimento (markers) pi importanti che un geologo di giacimento possa reperire nei profili di pozzo. La corretta identificazione di queste unit consente la generazione di unarchitettura cronostratigrafica di grande dettaglio che si rivela particolarmente adatta agli studi di giacimento, poich esiste nella maggior parte dei casi uno stretto legame tra unit cronostratigrafiche e flusso dei fluidi. Questo legame non necessariamente esiste considerando le tradizionali unit di tipo litostratigrafico (ovvero correlando fra loro, per esempio, i tetti delle unit arenacee). Nei casi in cui lapplicazione della stratigrafia sequenziale non sia possibile o non dia i risultati sperati possibile ricorrere a correlazioni basate sulle propriet idrauliche dei corpi sedimentari. Questo approccio tende cos a definire delle unit di flusso (flow units o hydraulic units) che non necessariamente coincidono con le unit geologiche, ma che possono essere considerate omogenee da un punto di vista dinamico. Una delle metodologie classiche per la definizione di unit di flusso descritta in Amaefule et al. (1993).
Validazione dello schema stratigrafico

Dati di perforazione. La velocit di perforazione (Rate Of Penetration, ROP) pu fornire utili informazioni circa la sequenza stratigrafica attraversata. Spesso infatti le differenti unit geologiche presentano una differente resistenza allavanzamento dello scalpello. In questi casi, i dati provenienti dal cantiere di perforazione possono essere usati per verificare la coerenza delle correlazioni disponibili. Va da s che questa lista di tecniche non vuole n pu essere esaustiva, perch ogni studio di giacimento possiede dati e informazioni peculiari, che possono essere sfruttati per le varie fasi dello studio stesso. quindi responsabilit del geologo di giacimento verificare tutte le opportunit esistenti e utilizzarle nel modo migliore.
Costruzione di un modello stratigrafico

Una volta definito lo schema correlativo di riferimento, buona norma corroborarne laccuratezza attraverso luso di altri tipi di tecniche e di dati, che possono dare informazioni utili in questo senso. Biostratigrafia e palinologia. I campioni di roccia disponibili (carote o detriti di perforazione) vengono spesso analizzati con lo scopo di studiare le associazioni micropaleontologiche e/o palinologiche (spore e pollini). Questi dati possono in alcuni casi aiutare a confermare lo schema stratigrafico. Occorre tuttavia verificare la coerenza tra cronostratigrafia e biostratigrafia e, nel caso dei detriti di perforazione, considerare la limitata risoluzione verticale del dato. Dati di pressione. I dati di pressione statica disponibili, e soprattutto i dati di pressione raccolti in pozzo con strumenti tipo WFT (Wireline Formation Tester), forniscono informazioni molto significative sulla continuit e connettivit dei diversi corpi sedimentari. Infatti, in assenza di discontinuit di tipo strutturale (per esempio, faglie), le pressioni misurate in pozzi diversi nelle stesse sequenze geologiche dovrebbero essere simili. Se questo non si verifica, potrebbero esistere problemi di correlazione. Dati di produzione. Allinterno di ununit geologica continua deve potersi osservare un equilibrio termodinamico, al quale corrispondono precise caratteristiche dei fluidi prodotti in superficie (rapporto gas-olio e densit dellolio). La presenza di anomalie in tali caratteristiche pu essere legata a problemi correlativi. Ovviamente, in questi casi necessario anzitutto poter escludere problemi di pozzo (per esempio, cementazioni difettose).

Gli orizzonti stratigrafici definiti ai pozzi attraverso la fase di correlazione vengono successivamente collegati fra loro attraverso la costruzione di superfici, che nel loro insieme costituiscono quello che potremmo chiamare il modello stratigrafico del giacimento. Tale modello si concretizza in una serie di mappe di spessore dei singoli orizzonti geologici, compresi entro le superfici limite, superiore e inferiore, del giacimento. La costruzione di queste mappe viene fatta normalmente utilizzando appositi programmi di mappatura tramite computer (computer mapping). Anche nel caso della modellizzazione stratigrafica tuttavia, lapproccio tridimensionale quello ormai pi comunemente utilizzato dai geologi di giacimento. In questo caso, dopo aver costruito larchitettura esterna del giacimento secondo la procedura descritta nel paragrafo precedente, si procede alla definizione della geometria interna, ossia alla creazione di quellinsieme di superfici comprese fra il tetto e la base del giacimento che rappresentano i limiti delle sequenze geologiche che si scelto di correlare. In generale, come gi stato sottolineato, queste superfici delimitano delle unit di flusso indipendenti fra loro.

fig. 3. Esempio di modellizzazione stratigrafica 3D

(per cortesia di L. Cosentino).

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

557

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

La procedura specifica che permette la costruzione di questo schema stratigrafico dipende ovviamente dalle applicazioni utilizzate. In generale comunque possibile modellizzare tutte le possibili geometrie sedimentarie (superfici conformi e di erosione, pinch-out, onlap, toplap, downlap, ecc.) e arrivare a riprodurre fedelmente lo schema deposizionale considerato. La fig. 3 illustra un esempio di modellizzazione stratigrafica tridimensionale, dove possibile apprezzare le differenti geometrie deposizionali delle varie unit sedimentarie. Si osservi in particolare la geometria di tipo onlap dellunit inferiore sulla zona di alto strutturale.

4.5.4 Modello litologico


La modellizzazione strutturale e stratigrafica discussa nei paragrafi precedenti costituisce nel suo insieme la architettura di riferimento del reservoir. La fase successiva di uno studio di giacimento consiste nella definizione della distribuzione spaziale delle caratteristiche petrofisiche della roccia serbatoio. Nel gergo della modellizzazione geologica tridimensionale questoperazione viene spesso definita come il riempimento, o la popolazione del modello di giacimento. In linea generale, possibile realizzare questa operazione attraverso opportune funzioni, di tipo deterministico o stocastico, che consentono di generare delle distribuzioni spaziali bi- o tridimensionali delle caratteristiche di interesse, quali, per esempio, la porosit e la permeabilit, direttamente a partire dai dati di pozzo. Tuttavia, questoperazione risulta spesso di difficile realizzazione, poich la continuit laterale e verticale di tali parametri di giacimento in genere incerta, e la modellizzazione deve essere fatta assumendo a priori delle funzioni di continuit e di regolarit spaziale che non necessariamente corrispondono alla realt. Ci specialmente vero per parametri come la permeabilit, la cui continuit spaziale generalmente molto inferiore alla distanza media tra i punti di controllo disponibili (i pozzi). Per questo motivo, quando si lavora in tre dimensioni, spesso preferibile costruire preliminarmente un modello litologico del giacimento, cio un modello basato sullidentificazione e sulla caratterizzazione di un certo numero di facies elementari, tipiche del giacimento in esame. Tali facies vengono identificate per mezzo dei dati acquisiti nei pozzi attraverso specifici criteri classificativi, e successivamente distribuite allinterno del modello strutturale-stratigrafico tridimensionale utilizzando speciali algoritmi. Il principale vantaggio di questapproccio che risulta in generale molto pi semplice realizzare la distribuzione spaziale delle facies elementari, piuttosto che dei parametri della roccia serbatoio, in quanto per le facies tale distribuzione si basa su criteri geologici ben precisi, che dipendono dallambiente sedimentario considerato. La distribuzione dei

parametri petrofisici viene quindi realizzata successivamente, e si appoggia sul modello litologico realizzato. L idea in questo caso che le caratteristiche petrofisiche del reservoir si possano considerare intimamente legate alle facies litologiche. Il concetto di facies si rivela particolarmente adatto per gli studi di giacimento. Infatti, una volta create e caratterizzate le facies attraverso lintegrazione dei dati dei log, delle carote e quando possibile dei dati sismici, tale sistema classificativo pu essere utilizzato in diverse fasi dello studio, fra le quali si possono ricordare le seguenti. Modellizzazione tridimensionale. Le facies possono essere utilizzate come mattoni di base per la creazione di modelli geologici tridimensionali, normalmente attraverso lutilizzo di algoritmi di tipo stocastico. Come abbiamo gi detto, questa lutilizzazione pi tipica del concetto di facies. Interpretazione quantitativa dei log. possibile associare a ogni facies, o gruppi di facies, un tipico modello interpretativo, per esempio in termini mineralogici (densit di matrice), di esponente di saturazione o fattore di cementazione. Definizione delle facies tipo (rock types). Nonostante non sia possibile effettuare un cambiamento di scala (upscaling) diretto sulle facies per la fase di simulazione (trattandosi di un parametro discreto), la loro distribuzione pu essere usata come riferimento qualitativo nel modello dinamico per lassegnazione delle funzioni di saturazione (pressione capillare e permeabilit relativa). Questa fase viene comunemente chiamata di definizione delle rock types. quindi evidente che la scala ridotta della modellizzazione geologica tridimensionale che descrive e caratterizza le facies pu essere utilizzata in differenti fasi dello studio e in differenti contesti. La facies pu essere quindi considerata come lo strumento pi idoneo per trasferire linformazione geologica in senso lato attraverso le varie fasi dello studio fino al modello di simulazione, garantendo la consistenza del flusso di lavoro. Da questo punto di vista significativo che il concetto di facies rappresenti anche un conveniente linguaggio comune per tutti gli esperti coinvolti nello studio. Da un punto di vista pratico, il modello litologico di un reservoir si costruisce integrando una rappresentazione ideale del giacimento (modello sedimentologico), una fase di classificazione (definizione delle facies) e una fase di distribuzione spaziale (modellizzazione tridimensionale).
Modello sedimentologico

Il modello sedimentologico/deposizionale del giacimento costituisce la base della modellizzazione litologica e viene definito in due fasi principali: la descrizione e la classificazione delle singole unit litologiche (litotipi) che costituiscono la roccia serbatoio, da realizzarsi sulle

558

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

carote disponibili; e la definizione di un modello deposizionale, che definisce lambiente di sedimentazione (fluviale, deltizio, marino, ecc.). Questo modello consente anche di ipotizzare le geometrie e le dimensioni dei corpi geologici, informazioni che verranno utilizzate nella fase di modellizzazione tridimensionale.
Classificazione delle facies

Le facies possono essere considerate i mattoni di base del modello litologico di giacimento. Possono essere definite in vari modi, il pi semplice dei quali prevede lapplicazione di valori di soglia (cut-off ) alle curve log registrate in pozzo. Per esempio, una semplice classificazione sabbie-argille pu essere realizzata identificando un valore di soglia nella curva del gamma ray log (registrazione dellattivit gamma emessa dalla roccia in funzione della profondit). Pi in generale, una classificazione in facies si ottiene attraverso un processo pi complesso, che prevede la selezione delle curve log pi idonee, lidentificazione di un certo numero di pozzi di riferimento (cio i pozzi carotati e con log di buona qualit) e lapplicazione di algoritmi statistici tipo cluster analysis o processi pi complessi basati sulle reti neurali. Su queste basi, per ogni pozzo di riferimento viene generata una colonna litologica dove ogni intervallo di profondit associato a una facies specifica (log facies). Il processo iterativo e tende a identificare il numero ottimale di facies utili a descrivere la roccia serbatoio nel grado di dettaglio richiesto. Successivamente, queste log facies vengono comparate con i dati delle carote disponibili e caratterizzate da un punto di vista litologico e petrofisico. In sostanza, a ogni log facies vengono associate tipiche descrizioni litologiche e valori (medi e/o distribuzioni statistiche) di

parametri petrofisici. Il dettaglio e laccuratezza di questa fase di caratterizzazione ovviamente dipendono dal numero e dalla qualit dei log utilizzati. Nei casi di pozzi vecchi, con limitata disponibilit di log (per esempio, log elettrici di potenziale spontaneo e/o di resistivit), il processo classificativo risulter sommario e la fase di caratterizzazione si limiter a un semplice riconoscimento litologico tipo sabbie/silt/argille, con limitata risoluzione verticale. Viceversa, nei casi in cui vi sia la disponibilit di log di pi recente generazione (per esempio, del tipo density/neutron, PEF, sonic e NMR), le facies derivanti dal processo di classificazione potranno essere caratterizzate in modo pi completo, associando per esempio a ognuna di esse non solo le caratteristiche litologiche pi evidenti, ma anche dei precisi valori petrofisici (porosit, permeabilit, comportamento capillare, comprimibilit, fattore di cementazione, esponente di saturazione, ecc.). In una fase finale, la classificazione definita sui pozzi di riferimento viene poi estesa a tutti gli altri pozzi del giacimento attraverso un processo di aggregazione statistica. Questa fase consente di ottenere colonne litostratigrafiche in termini di facies per tutti i pozzi del giacimento in esame.
Distribuzione tridimensionale delle facies

Le distribuzioni delle facies nello spazio in tre dimensioni vengono usualmente ottenute attraverso lapplicazione di algoritmi di tipo stocastico, utilizzando come base il modello stratigrafico tridimensionale (v. sopra). Tali algoritmi, che verranno discussi pi in dettaglio nel seguito, consentono di generare dei modelli geologici estremamente realistici, condizionati a tutti i dati disponibili (geofisica, dati di log e carote, talvolta anche dati dinamici). La fig. 4 mostra un esempio di questo tipo

fig. 4. Esempio

di modellizzazione stocastica di facies (per cortesia di L. Cosentino).

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

559

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

di modelli, dove si pu apprezzare il grado di dettaglio ottenibile in studi geologici che possono ormai essere considerati di routine. Questi modelli utilizzano infatti un numero elevatissimo di celle elementari, spesso dellordine delle decine di milioni, e consentono quindi una rappresentazione estremamente dettagliata del modello geologico reale del giacimento. In una fase successiva, a valle di unoperazione di semplificazione e riduzione del numero di celle (upscaling), questi modelli geologici (in termini di caratteristiche petrofisiche della roccia serbatoio) vengono inseriti allinterno del modello dinamico per la simulazione del comportamento produttivo del giacimento.

4.5.5 Modello petrofisico


Il flusso dei fluidi di giacimento ha luogo in un reticolo interconnesso di spazi porosi allinterno della roccia serbatoio. Le caratteristiche del reticolo definiscono la quantit di fluidi presenti, la loro distribuzione relativa e la facilit con la quale essi possono fluire verso i pozzi di produzione. Le propriet di questo sistema poroso sono legate alle caratteristiche (mineralogiche, granulometriche e di tessitura) delle particelle solide che lo delimitano, le quali a loro volta sono funzione dellambiente di deposizione originario e dei processi postsedimentari (diagenesi, cementazione, dissoluzione, fratturazione) che possono aver interessato la roccia dopo la sua formazione. Lo studio quantitativo dello spazio poroso della roccia serbatoio viene affrontato in petrofisica, disciplina che gioca un ruolo fondamentale nelleconomia di uno studio di giacimento, perch getta le basi per la descrizione dinamica del flusso dei fluidi e quindi del comportamento (osservato o previsto) dei pozzi di produzione. Per questo motivo essenziale dedicare a questa fase tutto il tempo e le risorse necessarie, sia in termini di raccolta e analisi dei dati (includendo le esperienze di laboratorio su carote), sia in termini di interpretazione, ai fini della generazione di un modello petrofisico rappresentativo del giacimento in oggetto. Questo paragrafo organizzato in due parti: la prima dedicata allinterpretazione petrofisica in senso stretto, cio alla valutazione quantitativa delle propriet di giacimento nei pozzi. Verranno trattati in particolare i parametri di maggior rilevanza (porosit, saturazione in acqua e permeabilit), che costituiscono una tipica interpretazione petrofisica di pozzo, e verr discusso il problema della determinazione del valore di soglia (cutoff) da applicare ai parametri petrofisici per ricavare il net pay del giacimento in esame, ovvero lo spessore di roccia che realmente contribuisce alla produzione. La seconda parte dedicata alla distribuzione allinterno

fig. 5. Esempio di interpretazione petrofisica di pozzo (per cortesia di L. Cosentino).

del giacimento dei parametri petrofisici calcolati ai pozzi, trattando separatamente i casi 2D e 3D. Verranno descritte le principali tecniche deterministiche e stocastiche utilizzabili a questo scopo.
Interpretazione petrofisica di pozzo

La classica interpretazione petrofisica consiste nella generazione, per ogni pozzo del giacimento, di una serie di profili verticali delle principali propriet del sistema poroso della roccia serbatoio, quali porosit, saturazione in acqua e permeabilit. In aggiunta, tale analisi fornisce uninterpretazione mineralogica pi o meno sofisticata della parte solida del sistema, cio della roccia serbatoio vera e propria. La fig. 5 mostra un esempio tipico di interpretazione petrofisica, dove si possono osservare i risultati in termini di parametri petrofisici e mineralogici. Sia le propriet del sistema poroso sia la composizione della parte solida possono essere analizzate e misurate direttamente su carote. In questo caso i risultati possono essere generalmente considerati piuttosto accurati, perlomeno nei casi in cui le porzioni carotate siano effettivamente rappresentative della roccia serbatoio. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le carote ricoprono solamente una porzione limitata rispetto alla totalit degli intervalli attraversati dai pozzi; di conseguenza, linterpretazione petrofisica viene normalmente realizzata utilizzando i log disponibili, mentre le carote vengono usate per la calibrazione degli algoritmi interpretativi e

560

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

per il controllo dei risultati. Di seguito vengono illustrati brevemente i principali parametri petrofisici e le tecniche utilizzate per la loro determinazione, che gi sono state descritte nel capitolo 4.1.
Porosit

Saturazione in acqua

La determinazione della porosit (v. capp. 1.3 e 4.1) pu essere in generale considerata come la fase meno complessa dellinterpretazione petrofisica. Si tratta tuttavia di una fase molto importante, perch definisce, in ultima analisi, la quantit di idrocarburi presenti in giacimento. La porosit viene misurata in laboratorio su campioni di roccia di dimensioni lineari generalmente limitate (11,5 pollici), utilizzando tecniche che prevedono lestrazione di fluidi o, al contrario, lintroduzione di fluidi nel sistema poroso del campione. Queste tecniche, in uso ormai da pi di 40 anni, forniscono in generale valori abbastanza accurati e possono essere applicate anche in condizioni di temperatura e pressione corrispondenti a quelle iniziali del giacimento. I problemi di questo tipo di misure, quando esistono, dipendono dalla rappresentativit dei campioni di roccia. Un tipico esempio fornito dalla misurazione della porosit secondaria, che essendo legata a fenomeni genetici di intensit spazialmente molto irregolare, pu non essere affatto rappresentativa delle condizioni medie di giacimento. In questo senso, la porosit di rocce fratturate o interessate da intensi fenomeni di dissoluzione e/o cementazione possono essere di difficile determinazione. Un altro esempio di scarsa rappresentativit offerto da rocce di tipo conglomeratico, nelle quali la distribuzione del sistema poroso risulta molto irregolare, perlomeno alla scala della carota. I metodi pi frequentemente utilizzati per la determinazione della porosit sono comunque quelli basati sullinterpretazione dei log registrati nel pozzo. Linterpretazione quantitativa della porosit riveste un significato particolare nellambito degli studi di giacimento, nei casi nei quali la determinazione del volume poroso del giacimento pu rivelarsi estremamente complessa. il caso, per esempio, di vecchi giacimenti, con pochi dati di scarsa qualit e risoluzione; di giacimenti carbonatici, caratterizzati da prevalente porosit di tipo secondario; e, infine, di giacimenti fratturati, per i quali gli strumenti di pozzo possono a volte rivelarsi assolutamente inadeguati a un calcolo quantitativo della porosit. In tutti questi casi indispensabile integrare la normale interpretazione petrofisica, basata sui dati di log e carote, con tutte le tecniche, statiche e dinamiche, che possano dare indicazioni anche indirette sul volume poroso del giacimento. Questo processo di integrazione pu dare un contributo fondamentale alla valutazione del volume poroso del giacimento e alla comprensione della sua distribuzione spaziale.

Il sistema poroso della roccia serbatoio riempito di fluidi, tipicamente acqua e idrocarburi. La distribuzione relativa di queste fasi fluide allinterno dello spazio poroso dipende da una serie di fattori legati alle propriet chimico-fisiche della roccia e dei fluidi stessi, nonch alle interazioni roccia-fluido (bagnabilit, o wettability, della roccia). La determinazione delle condizioni di saturazione della roccia serbatoio rappresenta una delle fasi pi importanti di uno studio di giacimento, in quanto influenza non solo il calcolo della quantit degli idrocarburi in posto, ma anche la determinazione della meccanica dei fluidi, cio in ultima analisi della produttivit dei pozzi. Si tratta per di pi di una fase complessa, che non di rado comporta notevoli incertezze nella costruzione finale del modello integrato di giacimento. La saturazione in acqua di una roccia, come la porosit, pu essere misurata su carote o sulla base dei log. Misure significative di saturazione in acqua possono essere ottenute in laboratorio a partire dai dati di estrazione tipo Dean-Stark su campioni allo stato nativo, perlomeno nei casi in cui linvasione del filtrato di fango sia limitata e quando lespansione della fase gassosa non determini un importante cambiamento delle condizioni iniziali di saturazione del campione. Spesso, utilizzando opportune tecniche di carotaggio e fanghi di perforazione poco invasivi a base dolio, possibile ottenere dati di notevole accuratezza, almeno nelle zone del giacimento lontane dalla zona di transizione chiamata anche frangia capillare. Un esempio di indagine sistematica di questo tipo, realizzata sul campo di Prudhoe Bay, in Alaska, descritta in McCoy et al. (1997). La saturazione in acqua di una roccia pu essere determinata anche a partire da misure di pressione capillare, basandosi sul fatto che proprio le forze capillari sono responsabili della reciproca distribuzione di acqua e idrocarburi allinterno dello spazio poroso. La saturazione in acqua per lo studio dei giacimenti viene comunque soprattutto misurata sulla base dei log di pozzo registrati in foro scoperto, e in particolare dei log elettrici di tipo resistivo/induttivo, utilizzando comunemente la famosa equazione di Archie, pubblicata per la prima volta nel 1942 (Archie, 1942). In foro tubato, invece, la saturazione in acqua pu essere misurata utilizzando dati ottenuti con strumenti di tipo pulsed neutron, i quali hanno il vantaggio di poter essere registrati anche attraverso il tubino di produzione e con il pozzo in erogazione. Questi strumenti vengono spesso utilizzati nellambito di campagne sistematiche di monitoraggio dellevoluzione delle condizioni di saturazione dei giacimenti, e rappresentano quindi delle fonti di informazione estremamente interessanti per uno studio di giacimento. Per esempio, la possibilit di seguire lavanzamento dei contatti olio-acqua o gas-acqua

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

561

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

nelle varie zone del giacimento in funzione del tempo, non solo consente lottimizzazione della gestione operativa del campo, ma fornisce anche delle informazioni essenziali per calibrare i risultati del modello di giacimento.
Permeabilit

misura (in situ o laboratorio). Nel processo di integrazione dei dati necessario quindi operare una normalizzazione che tenga in considerazione queste differenze.
Analisi di carote

La permeabilit (v. cap. 4.1) costituisce senza dubbio il parametro petrofisico pi importante di un giacimento, dal quale dipendono la produttivit dei pozzi e la capacit del reservoir di alimentare le zone drenate, quindi, in ultima istanza, la possibilit da parte del giacimento di sostenere per tempi sufficientemente lunghi portate di livello economico. Daltro canto, anche il parametro di pi difficile determinazione. Si tratta infatti di una propriet misurabile direttamente solo su carote, mentre attraverso i log si possono di solito ottenere solamente delle stime approssimative. Inoltre, la permeabilit caratterizzata nella maggior parte dei casi da unelevatissima variabilit spaziale, che ne rende difficile la stima anche in zone limitrofe ai punti di misura disponibili. La determinazione della permeabilit quindi una fase importante e complessa dello studio di giacimento, che richiede lintegrazione di tutti i dati disponibili e di conseguenza una notevole sinergia tra gli ingegneri e i geologi del gruppo di lavoro. La stima della permeabilit di un giacimento viene fatta, nella maggior parte dei casi, sulla base dei dati da carote disponibili, possibilmente calibrati sui risultati delle interpretazioni delle prove di erogazione di pozzo, quando esistono. Questo approccio pu talora dare dei risultati accettabili, ma in realt molto comune che nella successiva fase di simulazione dinamica lingegnere di giacimento sia costretto a modificare profondamente la distribuzione dei valori di permeabilit allinterno del modello di simulazione, per poter riprodurre il comportamento produttivo osservato nei pozzi. Tale necessit indica chiaramente uninadeguata determinazione iniziale della permeabilit. Il metodo migliore per definire in modo soddisfacente la distribuzione iniziale dei valori di permeabilit consiste senza dubbio nellintegrazione delle varie fonti che possono dare, in modo diretto o indiretto, indicazioni su tale propriet. Tali fonti sono in numero maggiore di quello che solitamente si portati a ritenere, e in molti casi questo processo di integrazione porta a generare modelli di permeabilit piuttosto accurati, che si rivelano adeguati nella fase di simulazione. Di seguito, vengono brevemente ricordate alcune delle tecniche disponibili che forniscono informazioni sulla permeabilit del giacimento. Ognuna di queste tecniche fornisce indicazioni che si riferiscono a un certo volume di supporto (cio a una scala di riferimento), a certe condizioni di saturazione (quindi di permeabilit assoluta o relativa) e a certe condizioni di

La permeabilit assoluta pu essere misurata in laboratorio su campioni di carota di varie dimensioni. Tali misure, che rappresentano la sola fonte di dati di tipo diretto, possono essere riferite sia a condizioni di laboratorio sia di giacimento. I dati misurati vengono poi corretti per tenere conto del cosiddetto effetto Klinkenberg (gas slippage) dovuto a fuga di gas dal giacimento e degli effetti di carico geostatico (overburden). Il punto pi critico di questo tipo di dati il volume di supporto estremamente piccolo, che rende spesso le misure poco rappresentative del giacimento nel suo complesso.
Analisi con minipermeametro

La permeabilit pu essere misurata molto rapidamente e con sufficiente accuratezza in laboratorio mediante uno strumento detto minipermeametro. Il confronto con le normali misure ottenute da carote in condizioni ambiente mostra spesso un buon accordo fra i due tipi di dati. L interesse di questo tipo di misure legato alla possibilit di identificare eterogeneit a piccola scala. Il punto critico anche in questo caso rappresentato dal volume di investigazione, che risulta ancora minore rispetto ai normali campioni di carota. Inoltre, le misure si riferiscono solamente alle condizioni di laboratorio.
Interpretazione di prove di pozzo

La permeabilit di una formazione pu essere stimata (v. cap. 4.4) attraverso linterpretazione delle prove condotte ai pozzi (erogazione e risalita della pressione, prove di iniettivit e di interferenza, ecc.). Queste interpretazioni forniscono dei valori di permeabilit effettiva allidrocarburo in condizioni di giacimento, e si riferiscono a un volume di supporto molto maggiore rispetto a tutte le altre tecniche. In presenza di dati di pressione di buona qualit, le prove di pozzo consentono di stimare la permeabilit media del giacimento con notevole accuratezza.
Log di produzione (PLT)

Questi strumenti vengono normalmente utilizzati per il monitoraggio dei pozzi (v. cap. 6.1), tuttavia nei casi in cui si disponga di una prova di produzione possibile utilizzare i dati PLT (Production Logging Tool) per calcolare un profilo di permeabilit al pozzo (Mezghani et al., 2000). Questi dati si riferiscono alla permeabilit effettiva allidrocarburo in condizioni di giacimento, e rappresentano in generale un interessante punto di contatto fra le stime dinamiche derivanti dallinterpretazione delle prove di pozzo e le stime statiche ottenibili per esempio

562

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

tab. 1. Caratteristiche dei vari metodi impiegati Metodo Analisi carote Minipermeametro Prove di pozzo PLT WFT NMR Regressioni Equazioni empiriche Reti neurali Scala Macro Micro Mega Mega Macro Macro Macro Macro Macro Pressione e Temperatura Ambiente/In situ Ambiente In situ In situ In situ In situ In situ In situ In situ Saturazione Assoluta Assoluta Relativa Relativa Relativa Assoluta Assoluta Assoluta Assoluta Misura Diretta Diretta Indiretta Indiretta Indiretta Indiretta Indiretta Indiretta Indiretta

sulla base dei dati dei log. necessario tuttavia fare attenzione ai possibili danneggiamenti subiti dalla formazione geologica (skin) nellintorno del pozzo.
Wireline Formation Testing (WFT)

accettabili, ma sempre buona norma verificare i risultati sulla base dei dati delle carote disponibili.
Reti neurali

Si tratta di un test che misura le pressioni di formazione a intervalli di profondit predeterminati, realizzando brevi fasi di erogazione e di risalita della pressione. Queste fasi vengono interpretate in modo analogo a una prova di produzione, per ricavarne delle stime di permeabilit. I valori ottenuti possono in questo caso essere considerati di permeabilit relativa ai fluidi presenti nella zona invasa, in condizioni di pressione e temperatura di giacimento.
Log di risonanza magnetica nucleare (NMR)

Gli strumenti di risonanza magnetica nucleare rappresentano il solo mezzo per ottenere un profilo verticale continuo di permeabilit nel pozzo. La permeabilit viene calcolata attraverso equazioni basate sul tempo di rilassamento protonico e i risultati ottenuti possono essere piuttosto accurati, soprattutto quando sia possibile calibrare alcuni dei parametri di input su misure realizzate su campioni di carota in laboratorio.
Correlazioni petrofisiche

Si tratta di una metodologia recente, che consente di generare profili di permeabilit a partire dai log o da altri profili petrofisici. Laspetto pi interessante di questa metodologia (Mohaghegh e Ameri, 1996) che le stime ottenute rappresentano correttamente il grado originale di eterogeneit del dato misurato e i risultati non risentono, come avviene per quelli ottenuti con i metodi statistici, delleffetto di smoothing. Particolare attenzione va posta nel processo di addestramento preliminare (training) delle reti neurali, che richiede dei dati di calibrazione adeguati, in mancanza dei quali i risultati ottenuti possono essere fuorvianti. In tab. 1 sono riportate le caratteristiche relative ai vari metodi. Il processo di integrazione dei dati derivanti dalle diverse tecniche permette spesso di generare dei modelli affidabili di permeabilit, che rispecchiano sia gli aspetti statici sia quelli dinamici di tale propriet. In ultima analisi, ci consente di migliorare e abbreviare il processo di validazione (history matching) del modello di simulazione dinamica e quindi di ottimizzare la qualit e la tempistica dello studio di giacimento.
Determinazione del net pay

La permeabilit viene spesso misurata utilizzando la correlazione con la porosit, sulla base delle misure su carote (Nelson, 1994). Tale metodo tuttavia tende a generare profili di permeabilit pi regolari rispetto alla realt, ed esistono varie tecniche di elaborazione statistica dei dati che consentono di preservare almeno in parte leterogeneit della distribuzione originale della permeabilit. Tra queste, si possono menzionare le regressioni per facies litologiche individuali e le regressioni lineari multiple (Wendt et al., 1986).
Equazioni empiriche

Esistono in letteratura diverse equazioni empiriche per la stima della permeabilit a partire da altri parametri petrofisici conosciuti. In alcuni casi particolari, queste equazioni possono fornire risultati abbastanza

Il net pay (spessore pagante) di un giacimento rappresenta quella porzione di roccia che effettivamente contribuisce alla produzione. Questo valore calcolato attraverso appropriati valori di soglia (cut-off) che vengono applicati ai parametri petrofisici. Nonostante la semplicit della definizione possa far pensare il contrario, il cut-off senzaltro uno dei concetti pi controversi allinterno della comunit dei geologi e degli ingegneri di giacimento, a causa della mancanza di una metodologia chiara e condivisa per la sua definizione. Ci risulta evidente anche dalla scarsit della letteratura su questo tema, nonostante la determinazione del net pay sia un passo praticamente ineludibile in ogni studio di giacimento (Worthington e Cosentino, 2003).

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

563

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

Uno dei punti chiave nella determinazione del cutoff da applicare alle curve petrofisiche la comprensione della sua natura dinamica, in quanto esso associato a condizioni che implicano la producibilit degli idrocarburi sotto certe condizioni di pressione, e con un certo piano di sviluppo associato. Tipicamente, un cutoff di porosit viene selezionato sulla base dei grafici permeabilit vs. porosit costruiti con i dati ottenuti dalle analisi delle carote, fissando un valore limite di permeabilit che spesso risulta uguale a un valore convenzionale di 1 mD (microdarcy). In realt, nella scelta del cut-off si dovrebbero tenere in considerazione perlomeno i seguenti due aspetti: il cut-off dovrebbe essere scelto sulla base della mobilit dei fluidi, piuttosto che della sola permeabilit. Ci implica che, per una stessa formazione geologica, il valore del cut-off cambia in funzione del fluido presente. Questa la ragione per cui molti giacimenti di gas nel mondo producono da reservoir a permeabilit bassissime, dellordine dei mD, mentre i cut-off applicati normalmente per i giacimenti di olio pesante sono dellordine di decine di mD. Valori indicativi di cut-off per la mobilit si aggirano sui 0,5-1 mD/cp. Inoltre, la scelta del cut-off deve essere funzione del meccanismo di produzione. In giacimenti che producono per semplice espansione del fluido (depletion drive), il valore del cut-off dipende dal livello di pressione prevalente. infatti intuitivo che rocce con bassa permeabilit, sottoposte a elevati salti di pressione (differenza tra la pressione di giacimento e la pressione imposta nel tubo di produzione), possano contribuire alla produzione. Di conseguenza, in un giacimento di questo tipo, il cut-off reale cambia nel tempo, con laumento della differenza di pressione. Questa dipendenza del cut-off dal tempo sottolinea un aspetto ulteriore della complessit del problema. Viceversa, in giacimenti dominati da fenomeni di tipo convettivo (per esempio, giacimenti sottoposti a tecniche di recupero secondario tramite iniezione dacqua), dove la

pressione non cambia significativamente durante la produzione, il cut-off dipende maggiormente dallefficienza del processo di spiazzamento ed quindi legato pi in generale ai concetti di Saturazione in Olio Residua (SOR). Va comunque sottolineato che, anche considerando gli aspetti di cui sopra, la selezione di un valore appropriato di cut-off risulta difficile e spesso elusiva. Questo spiega lelevato grado di soggettivit di questa scelta e le difficolt insite nella giustificazione della stessa. Non a caso, uno dei punti maggiormente controversi nei processi di unitizzazione di giacimenti (coltivazione in comune di un giacimento che si estende su due o pi concessioni di ricerca, concordata o imposta per via legale) si riferisce spesso proprio alla scelta del cut-off e alla determinazione del net pay. Il problema principale nella determinazione del cutoff risiede in sintesi nella scelta del valore di riferimento di permeabilit che rappresenta il limite tra rocce che possono o non possono produrre. Vari fattori devono contribuire a questa scelta: una chiara conoscenza delle litologie e dei fluidi del giacimento, il meccanismo di produzione prevalente, lanalisi di dati che possono dare indicazioni dirette o indirette in questo senso (prove di produzione e DST, dati ottenuti con misure effettuate con strumenti di pozzo tipo WFT e NMR, ecc.). Lintegrazione di tutte queste informazioni pu consentire una scelta abbastanza oculata dei valori da adottare. Una volta definito il valore di soglia di permeabilit per ottenere produzioni commerciali, gli altri valori di cut-off di natura petrofisica associati possono essere ricavati abbastanza semplicemente sulla base di diagrammi (crossplots) delle propriet di giacimento. Tale metodologia illustrata schematicamente nella fig. 6. Quando si disponga di una classificazione litologica (v. sopra), risulta conveniente applicare questa procedura indipendentemente per ogni facies. Ci consente in generale una maggior accuratezza e quindi un pi efficace discernimento tra rocce produttive e non. In alcuni

log K

log SW

SWC

KC

VshC

Vsh

fig. 6. Procedura per la definizione di un insieme consistente di cut-off petrofisici. K, permeabilit; F, porosit; SW, saturazione in acqua; Vsh, argillosit; c, valore critico (cut-off).

564

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

casi, la classificazione litologica pu portare anche alla definizione di facies manifestamente reservoir e non reservoir, facilitando quindi ancor pi la definizione del net pay, soprattutto quando si lavora su modelli geologici complessi in tre dimensioni. Infine, sempre raccomandabile effettuare delle prove di sensibilit del metodo impiegato utilizzando diverse ipotesi di lavoro, quindi differenti valori di cut-off, rilevando le variazioni sui valori finali del volume degli idrocarburi in posto. Questa fase consente spesso di affinare le ipotesi iniziali e ottimizzare la scelta finale.
Distribuzione dei parametri petrofisici

L interpretazione petrofisica di pozzo rappresenta la base per la fase successiva dello studio, che consiste nella distribuzione laterale (caso 2D) o spaziale (caso 3D) delle propriet del giacimento. In entrambi i casi, il problema pi complesso rappresentato dalla mancanza di informazioni nelle zone di reservoir comprese fra i pozzi, soprattutto nei casi di formazioni geologiche molto eterogenee o caratterizzate da scarsa continuit laterale. Tradizionalmente, linterpolazione dei valori noti ai pozzi ha rappresentato la metodologia classica per la costruzione delle mappe di giacimento e il modello geologico/sedimentologico ha costituito lunico punto di riferimento per tale operazione. In passato queste mappe venivano costruite a mano dal geologo di giacimento e solo a partire dagli anni Ottanta si sono cominciate a utilizzare tecniche di mappatura al computer. A partire dagli anni Novanta, il panorama cambiato in modo radicale. Da un lato, la disponibilit di computer dotati di capacit di elaborazione e potenzialit grafiche sempre maggiori ha modificato in modo decisivo il modo di lavorare del geologo di giacimento. Dallaltro, lo sviluppo di nuove metodologie quali la geostatistica e la straordinaria evoluzione delle tecniche legate allacquisizione e allelaborazione dei dati geofisici ha consegnato al geologo nuovi strumenti che consentono una modellizzazione pi accurata e meno soggettiva. Nel seguito verranno descritti separatamente i due tipi di approccio possibili, quello bidimensionale e quello tridimensionale.
Modellizzazione bidimensionale dei parametri di giacimento

La modellizzazione geologica bidimensionale consiste nella generazione di un insieme di mappe che rappresentano la distribuzione laterale dei parametri di giacimento. Si possono distinguere due tipi fondamentali di mappe: quelle che descrivono la geometria delle unit geologiche (tetto, base e spessore dei vari livelli: v. sopra), e quelle che ne descrivono le propriet petrofisiche, cio porosit , saturazione in acqua, rapporto net/gross e permeabilit. Va sottolineato che questultima mappa, pur non essendo necessaria ai fini della

modellizzazione statica in senso stretto, diventa indispensabile ai fini della simulazione dinamica. La procedura per la generazione delle mappe di porosit e net/gross (rapporto tra net pay e spessore lordo) sostanzialmente simile. Nei pozzi vengono calcolati i valori medi per ogni unit geologica, questi valori vengono poi utilizzati nella procedura di interpolazione utilizzando le applicazioni di computer mapping. Nei casi pi semplici, come gi menzionato, questoperazione viene effettuata solo sulla base del modello sedimentologico del giacimento, ma i risultati possono comunque essere abbastanza affidabili, perlomeno nei casi in cui la densit dei pozzi esistenti sia elevata. Occorre comunque fare molta attenzione alle zone periferiche del giacimento, dove lalgoritmo di mappatura potrebbe estrapolare valori privi di significato. In questi casi si utilizzano spesso dei punti di controllo di riferimento, che prevengono questo tipo di estrapolazioni incontrollate. Un miglioramento della procedura descritta pu essere ottenuto attraverso lutilizzazione di tecniche di tipo geostatistico. In questo caso, la funzione di correlazione utilizzata, anzich essere predefinita come nei casi degli algoritmi commerciali, viene calcolata direttamente sulla base dei dati disponibili, con evidenti benefici sullattendibilit dei risultati finali. Queste funzioni di correlazione (il variogramma o il suo inverso, la covarianza) esprimono la reale continuit laterale della variabile modellizzata, e permettono anche di tenere in considerazione le possibili anisotropie direzionali. L algoritmo geostatistico utilizzato per la successiva fase di stima viene detto kriging. Questo algoritmo consente una rappresentazione accurata della distribuzione laterale dei parametri, e ha anche il vantaggio di fornire una stima dellincertezza locale (varianza di kriging). Un ulteriore miglioramento dei risultati attesi si pu ottenere attraverso lutilizzazione del dato sismico. La geofisica infatti lunica fonte diretta di informazione relativa alle zone di giacimento lontane dai pozzi e negli ultimi anni levoluzione delle tecniche geofisiche in questo senso stata notevolissima. Lapproccio si basa in questo caso sullutilizzazione di una possibile correlazione tra certi caratteri (o attributi) del segnale sismico registrato e le caratteristiche petrofisiche di giacimento (tipicamente la porosit e/o il net pay). Questa correlazione viene definita nella fase detta di calibrazione, confrontando i dati sismici di superficie con i dati misurati ai pozzi (log sonici e di velocit, VSP, ecc.). Una volta definita la correlazione, si passa alla fase di integrazione del dato sismico, la quale pu essere in generale realizzata nei seguenti modi (in ordine di complessit): attraverso la normale fase di interpolazione dei dati misurati nei pozzi, migliorata con lutilizzazione di mappe di attributi sismici, le quali vengono utilizzate nel calcolo per landamento a grande scala (trend) del parametro in questione;

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

565

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

attraverso la trasformazione diretta della mappa dellattributo sismico in oggetto (per esempio, ampiezza o impedenza acustica) in una mappa di porosit, mediante la correlazione definita ai pozzi. Successivamente, la mappa risultante viene modificata per essere coerente con i valori disponibili dei pozzi; attraverso un approccio di tipo geostatistico, che utilizza delle funzioni di distribuzione spaziale calcolate sulla base della correlazione fra i dati di pozzo e i dati sismici. L impiego di tecniche tipo collocated cokriging (Xu Wenlong et al., 1992) ha trovato larga utilizzazione negli ultimi anni. La fig. 7 illustra un esempio di mappa di porosit ottenuta integrando le informazioni ottenute dal pozzo con quelle di tipo geofisico. Questo tipo di approccio per la ricostruzione delle mappe di giacimento sta diventando sempre pi comune nella pratica corrente, soprattutto in seguito alla disponibilit di applicazioni software altamente sofisticate, che consentono per esempio la simultanea visualizzazione del dato sismico e di quello geologico tradizionale, con evidenti benefici nella fase di modellizzazione. Occorre comunque molta prudenza in queste operazioni: il segnale sismico infatti influenzato da una lunga serie di fattori (litologia, caratteristiche petrofisiche, contenuto in fluidi, formazioni sovrastanti) ed quindi importante verificare accuratamente la correlazione esistente tra il dato sismico e quello di pozzo. Le correlazioni spurie sono infatti pi comuni di quello che si sarebbe portati a pensare, soprattutto quando i pozzi a disposizione per il controllo sono pochi (Kalkomey, 1997). Anche nel caso della realizzazione di mappe di saturazione in acqua esistono diverse metodologie. La tecnica pi tradizionale si basa, come nel caso della porosit e del net/gross, sulla mappatura diretta dei valori misurati ai pozzi, per ogni livello geologico. Tale procedura funziona abbastanza bene nei casi in cui si disponga di un elevato numero di pozzi, e ha anche il vantaggio di rispecchiare i valori effettivamente misurati nei pozzi stessi. Tuttavia, questa metodologia non tiene conto della correlazione con altri parametri petrofisici (porosit e permeabilit) e non consente una accurata riproduzione della frangia capillare (v. cap. 4.1). Inoltre, molto sensibile ai problemi di coerenza dellinterpretazione petrofisica dei vari pozzi. Unaltra tecnica molto utilizzata per la generazione di mappe di saturazione consiste nellapplicazione diretta di una correlazione porosit-saturazione in acqua. Infatti, nei casi in cui la geometria dei pori sia relativamente semplice, spesso possibile osservare una correlazione lineare tra questi parametri in scala semilogaritmica. Il vantaggio principale di questa tecnica consiste nella rapidit di esecuzione e nella coerenza dei risultati, mentre non consente la modellizzazione della frangia capillare, per cui la principale applicazione risulta per i

campi a gas e in generale per quei giacimenti nei quali laltezza della frangia capillare risulti trascurabile. Altre tecniche per la generazione delle mappe di saturazione si basano sullapplicazione di funzioni di pressione capillare, che riproducono la distribuzione delle fasi fluide in relazione allaltezza sopra il contatto acquaidrocarburo. Tali funzioni possono essere derivate dai dati di pressione capillare misurati in laboratorio (v. sopra), o possono essere calcolate sulla base di regressioni lineari multiple. In questultimo caso si utilizzano sia le curve petrofisiche (di porosit), sia laltezza sul contatto e ci permette di tenere in considerazione contemporaneamente la dipendenza dal sistema poroso e dalla distanza dallinterfaccia tra i fluidi. Questi metodi, sebbene pi laboriosi, rappresentano in generale il miglior compromesso per la generazione di mappe di saturazione, anche perch la metodologia affine a quella utilizzata dalla simulazione dinamica nella fase di inizializzazione del modello. Da questo punto di vista, il metodo permette una maggior coerenza fra i valori di idrocarburi in posto calcolati nella fase di modellizzazione geologica e quelli calcolati nella fase di simulazione dinamica. La costruzione di unaccurata mappa di permeabilit uno dei punti pi importanti di uno studio di giacimento, perch da essa dipendono in buona misura i risultati del modello di simulazione dinamica. Le metodologie disponibili sono varie e la scelta di quella da applicare dipende dalle caratteristiche del giacimento in esame e soprattutto dai dati disponibili, oltre che dalle risorse umane e tecnologiche disponibili. Il metodo tradizionale, come nel caso della porosit e del net/gross, la mappatura diretta dei valori disponibili dei pozzi. Questa metodologia per, rispetto agli altri parametri petrofisici, soffre di maggiori limitazioni, in relazione a diversi aspetti. Disponibilit di dati. In generale, la disponibilit di dati per un processo di mappatura pi limitata rispetto

0,275 0,250 0,225 0,200 0,175 0,150 0,125 0,100 0,075 0,050 0,025

fig. 7. Esempio di una mappa di porosit ottenuta mediante lintegrazione con dati sismici (per cortesia di L. Cosentino).

566

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

ad altri parametri petrofisici, considerando che, con la parziale eccezione di profili di risonanza magnetica nucleare, i dati di permeabilit sono disponibili solamente ai pozzi carotati. Tipo di dati. Come gi visto (v. sopra), vi sono in generale diverse fonti possibili per i dati di permeabilit, ognuna delle quali fornisce valori caratteristici per scala, condizioni di saturazione e tipo di informazione (diretta/indiretta). La necessaria omogeneizzazione di questi dati prima di un processo di mappatura si rivela spesso un compito arduo e soggetto a compromessi. Variabilit spaziale. La continuit spaziale (laterale e verticale) della permeabilit in generale molto inferiore a quella degli altri parametri di giacimento. Nei casi di formazioni altamente eterogenee, tale continuit pu essere di ordine del metro o addirittura non esistere del tutto. In questo senso, vale la pena ricordare che la maggior parte degli algoritmi impiegati nei pacchetti software tradizionali assume una continuit spaziale prefissata e implicitamente molto elevata, che d origine a mappe piuttosto regolari, cosa che nel caso della permeabilit si rivela spesso irrealistica. Nonostante quanto detto, la mappatura della permeabilit derivata da prove di produzione effettuate nei pozzi pu dar luogo a mappe accurate, in particolare nei casi in cui si disponga di un numero sufficientemente elevato di prove. Tali valori di permeabilit risultano infatti in alcuni casi molto rappresentativi, e consentono di generare mappe coerenti e particolarmente adatte ai fini della simulazione dinamica. Nei casi di reservoir fratturati, dove i dati di carote si rivelano inadeguati a rappresentare la reale permeabilit del giacimento, questo tipo di approccio rappresenta spesso una scelta obbligata. Va infine sottolineato che, come nel caso degli altri parametri di giacimento, queste interpolazioni possono essere ulteriormente migliorate attraverso lutilizzazione di tecniche geostatistiche e algoritmi tipo kriging. Una metodologia alternativa frequentemente utilizzata si basa sulla generazione di una mappa di permeabilit a partire da una mappa di porosit, utilizzando una correlazione fra i due parametri, normalmente calcolata sulla base dei dati di carote disponibili. In questo caso, la mappa di permeabilit risultante avr unintrinseca somiglianza con quella di porosit e lassunzione implicita, in generale discutibile, che la funzione di correlazione spaziale per i due parametri sia dello stesso tipo. Le mappe risultanti appaiono infatti spesso innaturalmente regolari. Inoltre va sottolineato che in molti casi la relazione porosit-permeabilit su cui poggia questo metodo tuttaltro che chiara, soprattutto nei casi di sedimenti carbonatici. In questo senso, un miglioramento dei risultati si pu ottenere attraverso unattenta analisi della correlazione di base e lidentificazione di correlazioni di ordine inferiore, possibilmente per facies individuali.

Modellizzazione tridimensionale dei parametri di giacimento

La metodologia 2D descritta nel paragrafo precedente sta lentamente lasciando il campo a tecniche pi complesse, sostanzialmente basate su un approccio tridimensionale alla modellizzazione geologica. ormai possibile generare e visualizzare rapidamente modelli tridimensionali di qualunque parametro di giacimento, con una risoluzione che non di rado supera la decina di milioni di celle. Il geologo di giacimento ha quindi la possibilit di verificare rapidamente differenti ipotesi di lavoro e indagare in dettaglio i risultati direttamente sullo schermo del proprio computer, con evidenti vantaggi in termini di tempi e accuratezza dei risultati finali. La modellizzazione tridimensionale pu essere applicata a tutti i parametri di giacimento, fondamentalmente con le stesse accortezze gi menzionate per il caso bidimensionale. Si possono identificare in generale due tipi di approcci: nel primo, la distribuzione dei parametri petrofisici si realizza direttamente nello spazio tridimensionale del giacimento, a partire dai profili di pozzo (single-stage model). Questo metodo prescinde dalla disponibilit di un modello litologico tridimensionale delle facies (v. sopra). Nel secondo, la distribuzione si realizza sulla base del modello litologico. In questo caso, i parametri petrofisici vengono distribuiti a valle della modellizzazione tridimensionale delle facies, secondo leggi statistiche specifiche a ognuna delle facies (two-stage model). Il secondo metodo ha il vantaggio di poggiare su un modello geologico di riferimento, che costituisce la base della modellizzazione litologica, e permette in genere una migliore attribuzione delle propriet petrofisiche, soprattutto in presenza di litologie complesse caratterizzate da differenti sistemi porosi.

fig. 8. Esempio di sezioni sismiche caratterizzate in sismo-facies (per cortesia di L. Cosentino).

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

567

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

Un aspetto particolarmente interessante della modellizzazione 3D legato alla possibilit di integrare direttamente in tre dimensioni anche il dato sismico, tradizionalmente utilizzato in un contesto bidimensionale. Grazie alla disponibilit di sofisticati algoritmi di elaborazione, che consentono un miglioramento della risoluzione verticale del dato sismico, e allutilizzazione di nuove tecniche di caratterizzazione del segnale sismico possibile lidentificazione di sismo-facies allinterno del complesso di dati sismici, che possono essere a loro volta correlate con le pi tradizionali facies derivanti dalla caratterizzazione litologica di giacimento. La fig. 8 mostra un esempio relativo a sezioni derivate dai dati sismici caratterizzato in sismo-facies. Esempi di questo tipo rappresentano notevoli punti di convergenza tra la modellizzazione litologica, petrofisica e sismica, la cui integrazione pu dare luogo a modelli tridimensionali estremamente accurati.

4.5.6 Modello geologico integrato


Fino a qualche anno fa il modello geologico si riferiva a un flusso di lavoro piuttosto che a un oggetto. Negli ultimi dieci anni la straordinaria evoluzione delle tecnologie informatiche e della modellizzazione spaziale dei giacimenti petroliferi ha prodotto un cambiamento cos radicale nel modo di lavorare e nel modo stesso di pensare dei geologi di giacimento da modificare sensibilmente il significato di modello geologico. Da un lato emerso con chiarezza che lintegrazione delle diverse discipline, non solo di quelle statiche ma anche e soprattutto di quelle dinamiche, costituisce un aspetto fondamentale per una corretta caratterizzazione statica del giacimento. Dallaltro, le piattaforme informatiche sulle quali oggi si lavora consentono la costruzione progressiva di un modello (prima strutturale, poi stratigrafico, quindi litologico, infine petrofisico), che comprende e sintetizza i risultati delle interpretazioni dei vari specialisti che partecipano allo studio interdisciplinare. Il modello geologico integrato ha assunto cos un significato rivoluzionario rispetto al passato. Si tratta di un oggetto virtuale che rappresenta in modo discreto (ma molto dettagliato) il reale giacimento presente nel sottosuolo. Esso caratterizzato in modo quantitativo da parametri petrofisici distribuiti nello spazio tridimensionale del giacimento, e pu essere modificato e aggiornato rapidamente in presenza di nuovi dati, per esempio nel caso di nuovi pozzi. Il fondamento teorico e applicativo di questo nuovo approccio alla geologia di giacimento rappresentato dalla modellizzazione stocastica. L utilizzazione di modelli stocastici (o geostatistici) relativamente recente ma si sta imponendo come la pratica pi diffusa fra i geologi di giacimento. A partire dagli anni Novanta sono

stati sviluppati numerosi algoritmi, i pi versatili dei quali sono stati impiegati allinterno di applicazioni commerciali che ne hanno reso lutilizzazione abbastanza semplice. In sintesi (Haldorsen e Damsleth, 1990), la modellizzazione stocastica si riferisce alla generazione di modelli geologici sintetici (in termini di facies e parametri petrofisici), condizionati a tutte le informazioni disponibili, sia di tipo qualitativo (soft), sia di tipo quantitativo (hard). Questi modelli generano realizzazioni equiprobabili, che condividono le stesse propriet statistiche e che rappresentano possibili immagini della complessit geologica del giacimento. Non esiste un metodo a priori per scegliere la realizzazione da utilizzare nello studio di giacimento e questo fatto rappresenta un ostacolo alla piena accettazione di queste metodologie allinterno della comunit geologica. Daltra parte, la disponibilit di una serie teoricamente illimitata di realizzazioni consente di esplorare in modo rigoroso (per un dato algoritmo e i parametri a esso associati) le incertezze legate ai dati disponibili. Lapproccio stocastico rappresenta comunque un salto di qualit considerevole rispetto alle tecniche tradizionali di modellizzazione geologica. Attualmente, i tipi di algoritmi pi diffusi per la modellizzazione stocastica appartengono a una delle categorie denominate rispettivamente pixel-based e objectbased. Nei modelli pixel-based, detti anche modelli continui, la variabile simulata viene considerata una funzione aleatoria (random function) continua, la cui distribuzione (spesso di tipo gaussiano) caratterizzata da valori di soglia che identificano differenti facies o differenti intervalli di valori petrofisici. Gli algoritmi pi usati in questa categoria sono le funzioni aleatorie gaussiane troncate (Matheron et al., 1987) e le funzioni di tipo indicator kriging (Journel et al., 1990). Questi modelli si applicano soprattutto in presenza di associazioni di facies che variano con continuit allinterno del giacimento, come accade spesso nelle formazioni geologiche di tipo deltizio o in quelle marine di acque poco profonde. Non viene fatta nessuna assunzione a priori sulla forma e sullestensione dei corpi sedimentari, i quali vengono simulati unicamente sulla base delle funzioni di distribuzione spaziale utilizzate (variogramma e curve di proporzionalit). Questo approccio viene spesso utilizzato nei casi caratterizzati da rapporti net/gross piuttosto alti, cio in formazioni geologiche prevalentemente sabbiose con intercalazioni di argilla o di altri livelli non produttivi. Viceversa, i modelli object-based, detti anche booleani, generano distribuzioni tridimensionali di corpi sedimentari, che si ottengono per giustapposizione di oggetti dalla geometria semplificata, come dischi o corpi tabulari, allinterno di una matrice di tipo argilloso. I parametri di tali corpi (orientazione, sinuosit, lunghezza, larghezza, ecc.) possono essere stimati sulla base del

568

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

modello sedimentologico adottato, dei dati geofisici, di affioramenti di rocce analoghe oppure sulla base delle interpretazioni delle prove di erogazione disponibili. Questo tipo di modelli viene utilizzato con pi frequenza nei casi di giacimenti in rocce serbatoio di ambiente continentale di tipo fluviale, caratterizzati da canali o meandri ubicati allinterno di unit geologiche prevalentemente argillose, dove il rapporto net/gross globale relativamente basso. In queste situazioni, si possono ottenere dei risultati molto interessanti, con immagini anche molto realistiche della geologia simulata. Viceversa, nei casi in cui il rapporto net/gross pi alto (indicativamente >40%), e quando il numero di pozzi condizionante elevato, questi algoritmi possono presentare tempi di elaborazione molto elevati. La fig. 9 mostra un esempio di modello geologico generato con un algoritmo pixel-based. Si pu notare il carattere discontinuo delle facies generate, la cui estensione e orientazione dipendono dai parametri del variogramma utilizzato. La fig. 10 mostra invece unimmagine generata con un algoritmo object-based, nella quale i corpi sedimentari risultano pi chiaramente definiti e separati fra loro. Occorre sottolineare il fatto che non esiste a priori un criterio per scegliere uno dei due approcci, n tanto meno un algoritmo specifico allinterno di queste famiglie. Se si prescinde dalle indicazioni generali fornite sopra, basate sullambiente di sedimentazione, la scelta dellalgoritmo da utilizzare rimane un fatto largamente soggettivo, una scelta nelle mani del geologo che esegue lo studio. Poich diversi algoritmi generano immagini geologiche spesso molto diverse fra loro, soprattutto quando i dati condizionanti sono pochi, evidente che il risultato finale va inteso in senso statistico, anche nei casi (i pi frequenti) in cui esso viene utilizzato in modo deterministico. Una corretta utilizzazione di questo tipo di risultati andrebbe quindi vista nel quadro ben pi complesso della valutazione delle incertezze legate alla

fig. 10. Esempio di modello geologico realizzato con algoritmo object-based (per cortesia di L. Cosentino).

fig. 9. Esempio di modello geologico realizzato con algoritmo pixel-based (per cortesia di L. Cosentino).

modellizzazione geologica, argomento che verr affrontato pi avanti. La grande potenzialit della modellizzazione stocastica fondamentalmente legata alla possibilit di integrare in modo quantitativo una serie di informazioni e dati generati durante lo studio dai vari specialisti. Tale tecnica si rivela particolarmente utile per la conoscenza geologica generale. Le conoscenze geologiche generali del giacimento, basate per esempio su modelli deposizionali conosciuti o sullesistenza di affioramenti analoghi, possono essere inserite nel modello stocastico a integrare le informazioni derivanti dai pozzi, che si rivelano spesso insufficienti, consentendo cos di generare dei modelli geologici pi realistici. Recenti sviluppi teorici (multi-point geostatistics) permettono di utilizzare, in modo quantitativo nel modello stocastico, dati derivati da modelli geologici generali. Anche linterpretazione petrofisica della roccia serbatoio, definita nella fase di interpretazione quantitativa dei log di pozzo, pu essere estesa a tutto il reservoir attraverso la modellizzazione stocastica. Come gi accennato, ci si pu ottenere sia in modo diretto, ossia simulando direttamente le propriet petrofisiche, oppure in modo indiretto, simulando delle facies e associando poi alle facies stesse dei valori petrofisici medi o delle distribuzioni di frequenza. Lapproccio stocastico pu essere utilizzato anche per simulare caratteristiche strutturali a piccola e media scala (faglie e fratture), che non possono essere individuate in modo deterministico sulla base dei dati disponibili. Successivamente, queste faglie e fratture possono anche essere caratterizzate con parametri idraulici. L integrazione dei dati dinamici (prove di erogazione e dati di produzione) rappresenta, infine, una delle odierne frontiere della modellizzazione stocastica. L aspetto

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

569

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

interessante consiste nel fatto che un modello geologico condizionato ai dati dinamici disponibili, una volta inserito nel modello dinamico di simulazione, dovrebbe consentire una validazione molto pi rapida della storia produttiva del giacimento (history match). Attualmente non vi sono metodologie standard per realizzare questa integrazione, ma in letteratura sono gi stati presentati diversi approcci di sicuro interesse. Il modello geologico integrato generato sulla base dellapproccio stocastico rappresenta il risultato finale del processo di modellizzazione statica. Una volta disponibile, viene utilizzato per la valutazione della quantit degli idrocarburi in posto e, quando richiesto, pu essere usato per la valutazione delle incertezze.

derivano semplicemente dal modello geologico utilizzato come input. Nel seguito vengono presentati pi in dettaglio solamente i metodi di valutazione geologica. Va comunque sottolineato che le tecniche di bilancio di massa possono fornire in molti casi delle stime estremamente accurate degli idrocarburi in posto, ed compito del geologo di giacimento verificare laccordo tra i vari metodi e giustificare eventuali discordanze.
Valutazioni volumetriche

Si riferiscono alla stima della quantit degli idrocarburi originalmente in posto fatta attraverso le risultanze del modello geologico integrato. Tali valutazioni si basano sulla seguente relazione: [2] N OHIPGBV 1 /(1Sw) G

4.5.7 Calcolo degli idrocarburi in posto


La determinazione degli idrocarburi originalmente in posto (OHIP, oppure OOIP per lolio e GOIP per il gas) viene generalmente considerata come la fase conclusiva dello studio statico di giacimento. in questa fase che la descrizione del reservoir, in termini di geometria esterna e interna e propriet della roccia serbatoio, viene quantificata attraverso un numero che esprime la quantit di idrocarburi presenti nel giacimento al momento della scoperta. In realt, il numero pi importante ai fini della valutazione economica di un giacimento quello relativo alle riserve, cio a quella parte di idrocarburi che effettivamente possono essere recuperati a fronte di un certo piano di sviluppo. La relazione esistente tra idrocarburi in posto e Riserve Recuperabili (RR) espressa dalla ben nota equazione: [1] RROHIPRf

dove Rf il fattore di recupero del giacimento. Il valore di tale fattore, e quindi delle riserve, dipende oltre che dalle caratteristiche geologiche del giacimento, da diversi elementi fra i quali il tipo di idrocarburo, le caratteristiche dei meccanismi di spinta, il piano di sviluppo adottato, gli impianti di superficie, il prezzo del petrolio e del gas, ecc. (v. cap. 4.6). Il valore degli idrocarburi in posto invece indipendente da tali fattori, e riveste quindi un significato notevole, soprattutto perch d unimmagine chiara e immediata dellimportanza e delle potenzialit dellaccumulo esistente. Esistono fondamentalmente due tecniche per la valutazione degli idrocarburi in posto. Il metodo tradizionale, basato sulle tecniche di calcolo volumetrico geologico, e i metodi basati sul bilancio materiale (v. cap. 4.3). In questo contesto utile ricordare che la simulazione dinamica non fornisce una stima indipendente degli idrocarburi in posto, giacch i valori calcolati dal simulatore

dove GBV (Gross Bulk Volume) indica il volume di roccia totale del giacimento; N/G il net to gross (rapporto tra net pay e spessore lordo); / la porosit (frazione); Sw la saturazione in acqua (frazione); (1Sw), pari a Sh, la saturazione in idrocarburi (frazione). Conoscendo quindi i valori medi di questi parametri per il giacimento in esame, si pu calcolare rapidamente la quantit di idrocarburi in posto. In realt, nella pratica comune, questo calcolo non si realizza attraverso luso di valori medi (se non in via preliminare), bens utilizzando superfici (quando si lavora in due dimensioni) o volumi (quando si lavora in tre dimensioni), che rappresentano le distribuzioni spaziali dei parametri che appaiono nellequazione. Tutte le applicazioni informatiche comunemente utilizzate nella modellizzazione statica bidimensionale o tridimensionale dispongono di appositi algoritmi di calcolo che consentono di ricavare in modo semplice e rapido i volumi di idrocarburi in posto. Nel caso della tradizionale modellizzazione bidimensionale, basata sulla combinazione di superfici (grids), si ottiene una mappa denominata colonna equivalente di idrocarburi (Gross pay NG / Sh), la quale fornisce unimmagine chiara e immediata della distribuzione della mineralizzazione entro il giacimento. Il valore dellOHIP si ottiene poi per semplice integrazione di tale mappa. Nel caso di modellizzazione tridimensionale il valore dellOHIP viene calcolato direttamente sulla base del modello geologico integrato, attraverso opportuni algoritmi di calcolo che realizzano la somma del volume di idrocarburi presente in ognuna delle celle elementari del modello. Va sottolineato che lequazione [2] fornisce un valore di OHIP in condizioni di giacimento. Per riportare questo valore in condizioni di superficie necessario considerare la variazione di volume che subiscono lolio e/o il gas quando questi arrivano in superficie. Questa variazione di volume, che funzione soprattutto della

570

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

pressione, viene misurata sperimentalmente in laboratorio e prende il nome di fattore di volume. Nel caso dellolio, la relazione che lega i volumi a fondo pozzo e in superficie la seguente: [3] OHIP R 121 OHIP ST B o

dove OHIP ST il volume in condizioni stock tank, OHIP R il volume in condizioni di giacimento, e Bo il fattore di volume dellolio, espresso in barili giacimento su barili stock tank. Nel caso del gas il fattore di volume viene indicato con un analogo fattore di volume Bg. Occorre sottolineare che lapplicazione di questa formula d spesso adito a equivoci, perch in realt nei rapporti sulle analisi PVT degli oli di giacimento (v. cap. 4.2) appaiono normalmente diversi valori del fattore di volume, a seconda delle esperienze realizzate in laboratorio. Si definiscono infatti un Bo differenziale, un Bo flash e ancora altri Bo derivati da prove di separazione a differenti pressioni e temperature. Questi valori di Bo sono in generale differenti fra loro, soprattutto nei casi di oli volatili. Inoltre, combinando i valori dei Bo differenziale con quelli da prove di separazione, si pu calcolare un Bo composite, il quale tiene conto in qualche modo sia del comportamento dellolio in condizioni di giacimento (prova differenziale), sia delle reali condizioni di separazione in superficie. Questo valore composite rappresenta quindi in generale la migliore approssimazione del comportamento volumetrico del fluido, ed quello da utilizzare nella relazione [3]. L uso diretto del valore in condizioni di giacimento, espresso dalla relazione [1], elimina comunque le possibili ambiguit relative alla scelta e alluso del fattore di volume, soprattutto quando si devono confrontare i dati calcolati volumetricamente con i dati calcolati dal modello di simulazione, dove i fattori di volume sono determinati attraverso calcoli pi complessi.
Valutazioni deterministiche e probabilistiche

effettuata con maggior frequenza. In realt, il processo di ricostruzione di un modello geologico a partire da poche informazioni sparse (i pozzi) legato a incertezze relative a errori di misura, a mancanza di dati rappresentativi, a problemi interpretativi, ecc., perci il valore di OHIP calcolato attraverso questo tipo di procedura soltanto uno dei valori possibili, e dipende dal particolare processo interpretativo adottato. Se fosse stato utilizzato, per esempio, un differente algoritmo di interpolazione, si sarebbe in generale ottenuto un valore di OHIP diverso, a priori altrettanto valido. In contrapposizione alle valutazioni deterministiche, le valutazioni di tipo probabilistico forniscono in generale una stima molto pi realistica della quantit degli idrocarburi in posto, poich esse danno anche una valutazione dellaccuratezza della stima stessa. L approccio probabilistico consiste infatti nel tenere in considerazione, nel calcolo, le distribuzioni di probabilit di ogni singolo parametro coinvolto. Ognuna di queste distribuzioni di probabilit riflette in modo quantitativo il grado di conoscenza, e quindi di incertezza, relativo al parametro considerato. Nel caso pi semplice (a una dimensione), tali distribuzioni vengono ripetutamente campionate in modo casuale (metodo Monte Carlo), generando cos alla fine una distribuzione di valori di OHIP. Questa distribuzione caratterizzata da parametri statistici (media, mediana, deviazione standard, ecc.) che rappresentano in modo sintetico i risultati ottenuti. Nel caso in due o tre dimensioni, la procedura Monte Carlo pu essere ugualmente applicata, sostituendo alle semplici distribuzioni unidimensionali delle distribuzioni di superfici e grid. Il risultato finale comunque ancora rappresentato da una distribuzione di frequenza, e quindi di probabilit, dei valori di OHIP. In generale tuttavia, nei casi in cui si voglia procedere alla valutazione probabilistica degli idrocarburi in posto, la metodologia preferita quella legata alla modellizzazione stocastica.
Incertezze relative alla modellizzazione geologica

Il calcolo del volume degli idrocarburi in posto pu essere fatto, in generale, in modo deterministico e/o in modo probabilistico. Le valutazioni deterministiche dellOHIP si ottengono semplicemente combinando i valori medi (caso a una dimensione), le superfici (caso a due dimensioni), o i grid (caso a tre dimensioni), relativi ai parametri di giacimento indicati nella relazione [2]. Queste valutazioni sono deterministiche in quanto tutti i parametri sono calcolati in modo univoco, senza tenere in considerazione le possibili incertezze associate a ognuno di essi. In altre parole, le stime realizzate per la rappresentazione di questi parametri vengono implicitamente considerate esatte. Questo tipo di valutazione quella che tradizionalmente fornisce il geologo di giacimento e che viene

Il geologo di giacimento ha il difficile compito di ricostruire con la massima accuratezza la geometria e la petrofisica di un giacimento del quale possiede generalmente poche informazioni, per lo pi di tipo indiretto. quindi evidente che il modello finale presenter, in tutti i casi, un certo grado di incertezza. La valutazione quantitativa delle incertezze legate alla modellizzazione geologica uno degli aspetti pi complessi e pi interessanti nellambito di uno studio di giacimento. In un tipico studio di modellizzazione statica di giacimento, si possono identificare almeno quattro fonti principali di incertezza. Incertezze legate alla qualit dei dati e alla loro interpretazione. Tutti i dati di base di uno studio, da quelli della geofisica ai log, ai dati di carote, sono associati a

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

571

CARATTERISTICHE DEI GIACIMENTI E RELATIVI STUDI

errori di misura che si riflettono sullaccuratezza del risultato finale. Anche se teoricamente sarebbe possibile quantificare tali errori, questo lavoro non viene quasi mai fatto e i dati di base vengono assunti come esatti. Lo stesso vale, e a maggior ragione, per le fasi interpretative. Incertezze legate ai modelli strutturale e stratigrafico. Linterpretazione strutturale effettuata dal geofisico , nella maggioranza dei casi, di tipo deterministico e non prevede la quantificazione delle incertezze associate, nonostante sia chiaro che questa fase del lavoro abbia un certo grado di soggettivit. Lo stesso si pu dire della fase correlativa (modello stratigrafico), soprattutto nei casi relativi ad ambienti deposizionali caratterizzati da scarsa continuit laterale (per esempio, depositi di tipo continentale). Incertezze legate al modello stocastico e ai suoi parametri. La modellizzazione statica pu essere realizzata tramite differenti algoritmi stocastici, e ognuno di essi dar, in generale, risultati differenti. Inoltre, come gi menzionato, non esistono regole stabilite per preferire a priori un algoritmo piuttosto di un altro. Unaltra fonte di incertezze legata ai parametri relativi allalgoritmo stesso, per esempio la lunghezza di correlazione scelta per il variogramma o le geometrie delle unit deposizionali in un algoritmo booleano. Le incertezze relative a questi punti vengono raramente esplorate, pur avendo un impatto significativo sui risultati finali. Incertezze legate alle differenti realizzazioni dellalgoritmo stocastico. Tali incertezze si possono quantificare semplicemente comparando diverse realizzazioni del modello stocastico utilizzato. Questa valutazione quella che viene effettuata pi di sovente (probabilmente proprio per la semplicit dellapproccio), tuttavia le incertezze legate a questaspetto dello studio sono trascurabili o quasi rispetto a quelle menzionate. Queste brevi considerazioni evidenziano un aspetto importante, relativo allo spazio delle incertezze che si sta esplorando. Lo spazio totale delle incertezze ovviamente sconosciuto, ma quando si tenta una valutazione quantitativa delle incertezze di un modello geologico importante assicurarsi che tale spazio venga campionato in maniera adeguata. Considerando solo gli aspetti relativi al quarto punto, per esempio, si rischia di quantificare in modo dettagliato una porzione limitata dellincertezza globale, generando quindi una illusione di accuratezza. Il problema diventa ancora pi complesso quando si passa a valutare le incertezze legate alla fase di simulazione dinamica, le quali sono ancora pi significative in quanto hanno un impatto diretto sulle valutazioni economiche di un giacimento (e contengono implicitamente le incertezze legate al modello geologico). Quando si realizza unanalisi completa di tali incertezze attraverso per esempio un approccio massivo (cio realizzando

acquifero contatto olio-acqua inspiegato abbassamento della pressione di fondo modello Cr skin Kr
fig. 11. Risultati dellanalisi di rischio su un giacimento in acque profonde.

81,79789 14,02499 1,64918 1,16589 0,71339 0,39629 0,25219 0,00019

centinaia di simulazioni dinamiche con diversi parametri di input), ci si pu rendere conto che alcuni aspetti diventano tanto significativi da cancellare quasi completamente limpatto di fattori che, nellambito della sola modellizzazione statica, apparivano importanti. La fig. 11 illustra un esempio relativo a unanalisi di rischio condotta su un giacimento in acque profonde. In questo caso, lanalisi ha preso in considerazione una serie di parametri, sia di tipo statico sia dinamico. I risultati mostrano che le maggiori incertezze sui risultati finali sono relative alle dimensioni dellacquifero, in misura di oltre il 75%, seguite dalla posizione del contatto acquapetrolio. Le incertezze riguardanti la modellizzazione statica, daltra parte, risultano praticamente trascurabili, nonostante si siano utilizzati modelli geologici piuttosto differenti fra loro. In questo caso evidentemente uno studio dettagliato delle incertezze legate alla sola modellizzazione statica non trova, perlomeno a posteriori, ragione dessere.

Bibliografia citata
Amaefule J.O. et al. (1993) Enhanced reservoir description: using core and log data to identify hydraulic (flow) units and predict permeability in uncored intervals/wells, in: Oil and gas strategies in the 21st century. Proceedings of the 68th conference of the Society of Petroleum Engineers, Houston (TX), 3-6 October, SPE 26436.

572

ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

STUDIO STATICO DI GIACIMENTO

Archie G.E. (1942) The electrical resistivity log as an aid in determining some reservoir characteristics, American Institute of Mining, Metallurgical, and Petroleum Engineers. Transactions, 146, 54-62. Cosentino L. (2001) Integrated reservoir studies, Paris, Technip. Haldorsen H.H., Damsleth E. (1990) Stochastic modelling, Journal of Petroleum Technology, April, 404-412. Journel A.G. et al. (1990) New method for reservoir mapping, Journal of Petroleum Technology, 42, 212-218. Kalkomey C.T. (1997) Potential risks when using seismic attributes as predictors of reservoir properties, The Leading Edge, March, 247-251. McCoy D.D. et al. (1997) Water salinity variations in the Ivishak and Sag River reservoirs at Prudhoe Bay, Society of Petroleum Engineers. Reservoir Engineering, 12, 37-44. Matheron G. et al. (1987) Conditional simulation of the geometry of fluvio-deltaic reservoirs, in: Proceedings of the Society of Petroleum Engineers annual technical conference and exhibition, Dallas (TX), 20-30 September, SPE 16753. Mezghani M. et al. (2000) Conditioning geostatistical models to flowmeter logs, in: Proceedings of the Society of Petroleum Engineers European petroleum conference, Paris, 24-25 October, SPE 65122.

Mohaghegh S., Ameri S. (1996) Virtual measurement of heterogeneous formation permeability using geophysical well log responses, The Log Analyst, 37, 32-39. Nelson P.H. (1994) Permeability-porosity relationships in sedimentary rocks, The Log Analyst, 35, 38-62. Vail P.R. et al. (1997) Seismic stratigraphy and global changes of sea level, in: Payton C.E. (edited by), Seismic stratigraphy. Applications to hydrocarbon exploration, American Association of Petroleum Geologists. Memoir, 26, 63-98. Wendt W.A. et al. (1986) Permeability prediction from well logs using multiple regression, in: Reservoir characterization. Proceedings of the Reservoir characterization technical conference, Dallas (TX), 29 April-1 May 1985, 181-221. Worthington P., Cosentino L. (2003) The role of cut-off in integrated reservoir studies, in: Proceedings of the Society of Petroleum Engineers annual technical conference and exhibition, Denver (CO), 5-8 October, SPE 84387. Xu Wenlong et al. (1992) Integrating seismic data in reservoir modeling. The collocated cokriging alternative, in: Proceedings of the Society of Petroleum Engineers annual technical conference and exhibition, Washington (D.C.), 4-7 October, SPE 24742.

Luca Cosentino
Eni - Agip San Donato Milanese, Milano, Italia

VOLUME I / ESPLORAZIONE, PRODUZIONE E TRASPORTO

573

Potrebbero piacerti anche