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Per una nuova mappa della filosofia politica: un contributo

1. Un contributo al dibattito Una riflessione sulla natura, sul ruolo e sul significato della filosofia politica appare un compito dovuto per una rivista quale la nostra, a ventanni dalla sua nascita e in seguito ad un intenso lavoro di ricerca che in essa ha spesso trovato un punto di riferimento e anche un esito. A maggior ragione se si intende considerare lesperienza fatta, il cammino di ricerca percorso e gli eventuali spostamenti di prospettiva che nel frattempo possono essere emersi. Punto di partenza per tale riflessione mi pare debba essere quel dibattito sulla politica e sulla filosofia politica che ha segnato il nostro incontro e la nostra collaborazione fin dallinizio e che ha poi dato luogo ad uno dei primi fascicoli della rivista 1. Si allora trattato di una riflessione corale, in cui posizioni diverse e non omogenee si collocavano tuttavia allinterno di un orizzonte problematico, che si riteneva caratterizzasse le ricerche che si muovevano nellambito di !ilosofia politica". Assai significativo per delineare questo orizzonte fu allora, e mi pare che continui ad essere anche oggi, lefficace ed autorevole editoriale di #icola $atteucci, attorno al quale ci eravamo riuniti per dare vita allimpresa della rivista. %n tale editoriale risulta evidente che la via che abbiamo intrapreso si differenzia da altri percorsi e risulta critica nei confronti di diversi modi in cui il termine di filosofia politica viene solitamente declinato. &irei che non rientra nemmeno nelle diverse tipologie nelle quali, secondo #orberto 'obbio, padre della disciplina in %talia, si presenta di fatto ci( che egli chiama filosofia politica". )d proprio con la posizione di 'obbio che intende esplicitamente confrontarsi $atteucci*. +a radice del dissenso e della impossibilit, di trovare una collocazione nella mappa disegnata delle diverse forme di filosofia politica sta nel fatto che non ravvisabile la natura della filosofia allinterno di quellorizzonte che distingue e contrappone fatti e valori, dover essere e realt, empirica. - dal presupposto della verit, e della assolutezza di questa distinzione che nasce la convinzione che ci siano due forme di sapere, quella descrittiva e quella normativa. +a nozione di filosofia che deriva da tale distinzione pregiudicata dalla mancanza di rigore di tale contrapposizione e dellatto di pensiero che la pone. ) solo mettendo in questione questo atto di pensiero e dunque andando al di l, del dualismo di idee e fatti, di ideali e prassi concreta che si pu( tentare di recuperare la natura del filosofico. % riferimenti a 'obbio e a Sartori sono emblematici in questo contesto per illustrare, attraverso posizioni autorevoli, queste direzioni che non erano sentite come nostre .. /redo che la
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Si propone al dibattito sullo statuto della filosofia politica un saggio apparso in !ilosofia politica" *11231, con il titolo &alla storia concettuale alla filosofia politica" 4pp. 5678*9. 1 Si tratta del numero 1:8:31, dedicato al concetto politica". * /fr. #. $atteucci, Alla ricerca della filosofia politica, !ilosofia politica", 1:8:, n. 1, pp. 2715. ;iene qui ricordato 4p. 29 che si tratta in effetti dellintervento svolto a proposito della relazione di 'obbio al convegno su +a filosofia politica oggi", tenutosi a Siena il 1*71< maggio 1:88, nella quale questultimo riprendeva una mappatura della filosofia politica e delle sue tipologie che aveva presentato negli anni Settanta, al nascere della disciplina in %talia de un punto di vista accademico. . /fr. $atteucci, Alla ricerca della filosofia politica, pp. :711. #on mi soffermo qui sul confronto con queste altre vie, perch= altrimenti tale confronto assorbirebbe il mio intervento. $i permetto di rinviare per qualche considerazione a Scienza politica e filosofia, in, +. >rnaghi, A. ;itale 4a cura9, 1

critica della prospettiva aperta dalla distinzione di fatti e valori e dunque la negazione dellefficacia che connoterebbe la distinzione tra sapere normativo e sapere descrittivo ? spesso accettata nellambito della filosofia politica quale praticata come disciplina accademica 7, il richiamo ad una filosofia che, lungi da essere il prodotto di quella distinzione, ne costituisce piuttosto il superamento critico, linteresse per la prassi e lutilit, dellattraversamento dei classici costituiscano gli elementi rilevanti di quelleditoriale, che resta, a mio avviso, ancora oggi il punto di riferimento che segna la direzione per le ricerche che ci accomunano e che trovano il proprio esito nella rivista. #ello stesso editoriale $atteucci segnalava come caratteristica strutturale della rivista fossero i numeri monografici, dedicati allanalisi di un concetto, di un lemma che appare fondamentale nel lessico politico e sociale europeo, e questo in un contesto in cui distingueva ? e una tale indicazione, nella rilettura che oggi ne possiamo fare, si mostra preveggente in relazione non solo agli intenti iniziali del lavoro comune, ma anche a quanto maturato in seguito<7 dal procedere del teorico della politica quello del filosofo della 'egriffsgeschichte"6. %n questo modo risultavano nel progetto della rivista strettamente intrecciati un intento teoretico 4cio filosofico e non teorico9, un rapporto con i classici e un compito di ricerca dedicato alla storia dei concetti politici. Si pu( facilmente intuire quanto facilmente si potesse riconoscere allinterno di un tale orizzonte quel lavoro di storia dei concetti e quella pratica della filosofia politica che aveva caratterizzato il lavoro che io e altri amici padovani avevamo iniziato a compiere fin dalla fine degli anni Settanta e che poi si consolidato nelle ricerche dedicate ai concetti politici. >ra si tratta di comprendere in che cosa sia consistito il cammino percorso, quale sia stata cio la natura di questo lavoro di storia dei concetti@ cosa sia ancora valido di questo cammino e cosa possa o debba cambiare. Per quanto mi riguarda ritengo che ci possano e ci debbano essere alcuni avanzamenti nella riflessione teoretica e in parte anche alcuni spostamenti nei temi di ricerca, ma che tali mutamenti costituiscano un approfondimento e completamento e non una svolta o un abbandono della via intrapresa. &al momento che la riflessione che deve trovare esito in questo numero ha trovato una anticipazione e un avvio nelleditoriale di Aoberto )sposito, che pone il problema di una filosofia che sappia confrontarsi con il proprio presente, in alternativa ad un lavoro di storia dei concetti, penso sia utile in questa fase non affrontare direttamente il tema della filosofia politica oggi", ma limitarsi ad aprire solamente la riflessione su questo tema a partire dal rapporto che la natura della filosofia politica ha con le ricerche di storia dei concetti. &al momento che molteplici sono le posizioni allinterno della rivista, da tenere presente che, nel momento in cui mi riferisco alla storia concettuale, non intendo dare ragione del lavoro complessivo ospitato nei diversi numeri 7 come si pu(
Multiformit e unit della politica . Atti del /onvegno tenuto in occasione del 21B compleanno di Cianfranco $iglio, *<7*5 ottobre 1:88, Ciuffr, $ilano, 1::*, pp.*267*:., e anche alla Introduzione a Filosofia politica e pratica del pensiero Eric Voegelin, Leo Strauss e Hannah Arendt , Angeli, $ilano 1:88, sp. pp. 11 ss. < $i riferisco al saggio Storia concettuale come filosofia politica, !ilosofia politica" D% 41::29, n. ., pp. .:57<*5 4poi in La logica del potere Storia concettuale come filosofia politica, +aterza, Aoma7'ari 1:::, ora nelled., Polimetrica, $onza *115 4anche on7line, scaricabile gratuitamente9, che, allinterno di un numero dedicato alla storia dei concetti, intendeva indicare una modalit, del lavoro storico7 concettuale che evidenziasse il riferimento agli storici tedeschi della !egriffsgeschichte e nello stesso tempo mostrare la funzione nuova che in esso veniva ad assumere lelemento filosofico, in un modo tale, da intrecciare strettamente la storia concettuale con una pratica della filosofia politica. 6 /fr. $ateucci, Alla ricerca cit. p. 11. *

facilmente capire dal modo specifico di intendere la storia dei concetti e dalle considerazioni che seguono 7, ma solo della riflessione teoretica che esplicitamente o implicitamente ha sostanziato il mio lavoro e delle concrete ricerche collettanee che, sulla base di un intento condiviso, sono state organizzate in seminari comuni e hanno dato luogo a interi numeri o a buona parte di essi 4ricordo ad esempio, oltre ai primi numeri sulla rappresentanza e sulla politica che hanno avuto una organizzazione piE corale, i fascicoli dedicati al governo, alla nascita del moderno concetto di societ civile, alla storia dei concetti, alla giustizia, alla costituzione mista e lultimo, dedicato alla democrazia9. Fuesta parzialit,, assieme allutile mossa critica che connota leditoriale del fascicolo sulla !iopolitica, pu( stimolare anche altri interventi ed un confronto non solo con lesterno, ma anche allinterno alla rivista, visto che diversi sono i modi di concepire la filosofia politica e la storia dei concetti 5. Go cercato io stesso, ma vanamente, di suscitare nel numero 1::231, dedicato alla storia dei concetti, un dibattito che coinvolgesse coloro che lavorano nellambito della rivista. Allinterno di questo fascicolo, dedicato alla !egriffsgeschichte tedesca e al confronto tra questa e la linea di ricerca di area anglosassone sul discorso politico, avevo cercato di mostrare la rilevanza che la !egriffsgeschichte di HosellecI e di 'runner aveva avuto per il nostro lavoro e nello stesso tempo lo specifico del nostro contributo e del taglio filosofico della nostra ricerca2. Cli elementi presenti nelleditoriale di $atteucci trovavano qui un loro intreccio determinato, in una prospettiva teoretico7metodologica che stata strettamente legata al concreto lavoro di ricerca svolto per piE di ventanni e che ha trovato modo di rappresentarsi mediante la formula, che suona come una proposta, di Storia concettuale come filosofia politica". Fuesta proposta e il lavoro di ricerca a cui essa si riferiva, intendeva confrontarsi con altre linee di ricerca e altri modi di intendere storia e filosofia politica, sia esterni sia interni alla rivista. %n questa proposta il lavoro di storia dei concetti, che passa attraverso il rapporto con le fonti, e la modalit, del pensiero che possiamo indicare come filosofia politica venivano strettamente intrecciate, fino ad identificarsi. +a riflessione degli ultimi tempi, approfittando anche dello stimolo offertomi dalla critica, mi permette non tanto di rovesciare la proposta, ma di avanzare modificandola nel senso espresso dal titolo del presente interventoJ "alla storia concettuale alla filosofia politica. %l tentativo in questa sede dunque sar,J 19 in primo luogo di chiarire il senso della proposta iniziale e del lavoro compiuto in questi anni, cercando di fugare una serie di fraintendimenti che ancora persistono@ *9 %n secondo luogo di indicare alcune modificazioni della prospettiva, che forse meglio possono fare intendere la relazione tra la filosofia politica, il lavoro storico, il rapporto con le fonti e lattualit, del nostro pensare nel presente@ .9 %nfine di indicare 7 solamente di indicare 7 in che direzione si potrebbe precisare il senso della filosofia politica, il filosofico che la determina, e insieme lo specifico del suo rapporto con la dimensione della prassi e dellagire in comune degli uomini8.
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#on ho potuto tenere conto dellintervento critico di Pierpaolo Portinaro, pubblicato nel presente fascicolo, ma spero che le cose qui dette siano utili a chiarire alcuni punti e a rendere il dibattito piE determinato e preciso. 2 ) da meditare sul fatto che, a partire dallo stesso titolo, la nostra rivista si presenta non come una rivista di storia del pensiero politico, con pretese 4che in realt, sarebbero destinate al fallimento9 di un lavoro neutrale e non impegnato filosoficamente, ma come una rivista appunto di filosofia politica# si trattava e si tratta allora di capire il senso che, al suo interno ha il lavoro storico, e il senso che ha avuto intendere questo lavoro storico 4i numeri monografici sono tutti dedicati alla storia dei concetti9 come pratica filosofica. 8 Per intendere il senso della presente riflessione necessario tenere presente il mio saggio La democrazia e il pro$lema del governo del numero .3*115 di !ilosofia politica", non solo per quanto .

2. La storia concettuale come filosofia politica #on si pu( qui non dare per scontato il riferimento a tutti lavori di ricerca compiuti, perch= altrimenti il presente ragionamento viene ridotto al piano di un astratto metodologismo:. Per quanto riguarda il senso di quei lavori di storia concettuale e la proposta teoretica test= richiamata, mi trovo costretto, per la chiarezza del dibattito, a riprendere alcuni punti che gi, sono stati oggetto di trattazione e argomentazione. %nnanzitutto mi sembra necessario ripetere ancora una volta come il modo comune di intendere e di praticare la storia dei concetti 4a questo mi sembrano riferirsi alcune cose dette da )sposito9, in %talia e non solo, e anche da parte di coloro che pretendono esplicitamente di rifarsi alla !egriffsgeschichte tedesca di 'runner e HosellecI, sia quello che tende a percorrere le varie declinazioni e trasformazioni che un concetto ha avuto nello sviluppo storico , scambiando in molti casi il concetto con la parola. Ci, piE volte ho cercato di mostrare 11 come un tale atteggiamento non solo sia quanto di piE lontano c dalla nostra pratica della storia concettuale, ma sia in contraddizione con gli stessi intenti di 'runner e HosellecI, rischiando di identificarsi proprio con la modalit, di lavoro che viene da essi criticata e a volte denominata come storia delle idee". %nfatti si potrebbero rintracciare le differenze che storicamente si sono date del significato di un concetto solo a patto che questultimo rimanga lo stesso concetto, pur nelle diversit,. %n questa prospettiva cio le modificazioni implicano un nucleo di identit,, senza il quale non assisteremmo alle modificazioni di un concetto, ma semplicemente alla descrizione di contenuti diversi e irrelati tra loro. Se si interroga questo nucleo unitario si pu( mostrare, senza grandi difficolt,, che esso in altro non consiste che nell%ipostatizzazione del concetto moderno, che oramai connota la parola che usiamo 11. %l punto di vista della storia concettuale non certo questo, e non solo perch= lipoteca della ipostatizzazione dei
riguarda il rapporto che il tentativo di determinare cosa filosofia politica e storia concettuale ha con il concreto lavoro di ricerca svolto, ma anche perch= in quella sede vi sono alcune anticipazioni di quanto si vuole qui presentare alla discussione. Si potrebbe rappresentare il nesso tra i due contributi pensando questo secondo come un tentativo di risposta alla domanda su cosa viene ad essere in concreto la filosofia politica nel momento in cui il lavoro di storia dei concetti precipita nell%analisi delle aporie della democrazia. : #on si pu( scambiare la presente riflessione come una autonoma e in s= sufficiente proposta teorica. Si tratta piuttosto di un tentativo di esprimere il senso del lavoro di ricerca, che non dunque pensabile senza quel lavoro di ricerca, il quale non pu( certo essere giudicato, come spesso si tende a fare, senza entrare nel suo merito e a partire solamente dallimmagine che di essa si pu( dare. /i si incontra qui con un problema rilevante e classico del procedimento filosofico, quello relativo alla natura della riflessione sulle modalit, del procedimento filosofico o alla natura delle introduzioni alla filosofia. Se permesso, per il chiarimento di ci(, il riferimento a punti alti della filosofia, si pu( ricordare 4e questo per le presenti considerazioni assai piE che un esempio9 il modo in cui nei "ialoghi di Platone viene rappresentato il procedere della confutazione di Socrate non come la critica delle do&ai che si fonda sul possesso di un sapere vero, ma piuttosto come linterrogazione che nasce dal sapere di non sapere Fuesta ultima formula, in quanto si configura come una mera affermazione, manca di quel movimento della confutazione a cui allude e che costituisce il rigore del procedimento socratico. +a formula non ha la natura del movimento di pensiero filosofico, ma un immagine con cui si cerca di rappresentare quel movimento, di introdurre ad esso. %n relazione a questo problema si pu( anche riferirsi ai punti in cui il complesso e difficile cammino logico della "ottrina della scienza di !ichte lascia lo spazio a illuminazioni sul cammino che si sta percorrendo. >ppure, ancora al modo in cui si presenta la natura delle introduzioni nelle opere hegeliane. 11 /fr. da ultimo Il potere e la nascita dei concetti politici moderni , in S. /hignola e C. &uso, Sui concetti giuridici e politici della costituzione dell%Europa , !rancoAngeli, $ilano *116, pp.16:71:., sp. p. 151@ in questo saggio non solo si cerca di evidenziare la parzialit, dei concetti moderni che si concentrano in quello di potere e la radicale differenza di un modo di pensare la politica che implica la nozione di governo, ma si porta avanti il confronto critico con la corrente storiografica tedesca a proposito di un lemma fondamentale per tutto il lavoro dei 'eschichtliche 'rund$egriffe, quale quello di Herrschaft. <

concetti moderni non permetterebbe di comprendere le fonti del passato e, nello stesso tempo scambierebbe i concetti epocalmente determinati con verit, universali, ma anche perch= in tal modo si verrebbe ad ipotizzare la situazione ben strana di un osservatore che giudica tempi ed epoche storiche ponendosi fuori dalla storia o, meglio, dal concreto temporale dellesperienza. %l lavoro storico7concettuale1* non ha niente a che vedere con la determinazione di un quadro storico onnicomprensivo nel quale sono collocate le diverse epoche, n= con una concezione di filosofia della storia, n= con una concezione di tipo storicistico. %l punto focale piuttosto un altro, e, ancora una volta, gi, affermato dagli storici tedeschi, da 'runner in particolare 1., ed , nellambito di una riflessione filosofica, difficilmente negabile in relazione allesperienza concreta del pensiero. Si tratta cio dei concetti che abitano le parole che usiamo nel nostro presente. Sono questi concetti che, tanto piE sono diffusi e condivisi, tanto meno possiamo dare per scontati. % concetti relativi alla vita pratica e alla politica 7 pensiamo ad esempio a diritti delluomo, libert,, uguaglianza, sovranit, del popolo, , potere, politica, democrazia 7 sono normalmente usati non solo come armi per la lotta politica, ma anche come punti di riferimento per rassicurarci della nostra identit,. Sono intesi come universali, a volte come indicanti immediatamente realt, oggettive. &ifficilmente sono interrogati, messi in questione. +atteggiamento storico7concettuale consiste nellinterrogarli, nel comprenderne la particolarit,, la loro genesi determinata, le loro conseguenze, le contraddizioni che spesso implicano. Kale interrogazione critica deve essere contemporanea allesame che si compie delle fonti, altrimenti queste vengono facilmente fraintese. Allora fare storia concettuale significa, in fondo, chiedere ragione dei significati delle nostre paroleJ non si tratta allora di una conoscenza storica oggettiva" e descrittiva", ma di quella pratica del pensiero filosofico che gi, con Platone si manifestata nella forma della interrogazione delle do&ai diffuse, delle opinioni che pretendono di porsi come verit, senza riuscire a dare ragione di s=. Sono i concetti moderni a costituire le opinioni diffuse di cui bisogna chiedere ragione. &a questo punto di vista la nostra realt, e la nostra esperienza ad essere sempre presente. Fuesto era un primo senso della proposta della storia concettuale come filosofia politica, anche se resta a questo punto ancora non chiarito lesito di questa critica alla do&a e la questione se si tratti di un lavoro semplicemente critico e decostruttivo. %l riferimento a Platone ci fa intendere fin dora che non di questo si tratta. /erto si pu( dire che, se questa lanima teoretica del lavoro di ricerca, questultimo si prevalentemente concentrato sullanalisi di autori e della genesi e della logica dei concetti politici fondamentali, non facendo, se non in maniera ridotta in modo esplicito, del presente il proprio obiettivo 1<. Kuttavia, se si tiene presente che si tratta di un lavoro che cerca di attingere la genesi e la logica dei concetti con cui
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Id., sp. pp. 121712., a proposito del concetto di potere, ma riflessioni analoghe si possono fare a proposito di li$ert, sovranit, democrazia 4per questultimo concetto cfr. lIntroduzione a C. &uso 4a cura9 (ltre la democrazia. )n itinerario attraverso i classici, /arocci, Aoma, *11<, pp. :7*: e C. &uso, (ltre la democrazia* "!ilosofia politica", .3*115, pp. .517.5<. 1* /on lespressione storia concettuale intendo dora in poi riferirmi alla riflessione teoretica compiuta nel passato e in questa stessa occasione 4e di questa porto io solo la responsabilit,9 e alle ricerche su concetti e autori compiute in modo monografico o allinterno di imprese collettanee dal gruppo di ricerca sui concetti politici di Padova in questi ultimi ventanni 4che come si detto non certo riducibile a quanto viene qui detto. 1. Sulla critica di 'runner al concetto moderno di storia e alla concezione storicistica, cfr. Storia concettuale come filosofia politica 4ed. +aterza cit., sp. pp 1< ss. 6

oggi si pensa la politica ? e dunque lo stretto legame che stato posto tra storia concettuale e filosofia politica 7 si pu( facilmente intendere che sempre il modo di intendere la politica a noi contemporaneo che costituisce il punto focale. Fuesto lavoro ha comportato uno degli esiti peculiari in relazione agli storici tedeschi, cio la comprensione che i concetti che occupano le parole nel modo diffuso di intendere la politica ai nostri giorni ha la sua radice ultima nella cosiddetta scienza o filosofia politica moderna, quella che si presenta nella forma della nuova scienza del diritto naturale. Fuesto stato un momento rilevante del lavoro di ricerca che ha avuto peso anche per i lavori successivi, dedicati ad autori e a temi che non rientrano nel quadro di questa nuova scienza. $a, a proposito di questo lavoro, sono qui necessarie alcune precisazioni. 3. Storia dei concetti e accezione del termine moderno Si pu( dire che nellambito del cosiddetto giusnaturalismo moderno nasca un vero e proprio dispositivo per pensare la politica, che si pone come radicale negazione di una lunga tradizione di filosofia politica e che condiziona il modo di intendere la politica oggi16. Si tratta di quel dispositivo che ritiene lordine della societ, come prodotto del soggetto, la politica come pensabile mediante la forma giuridica, il potere necessario alla societ, come impersonale e fondato sulla volont, degli individui e sui loro diritti, uguaglianza e libert, in primis. %n questo dispositivo i concetti hanno una loro funzione logica, tanto piE precisa e ferrea quanto meno legata a contenutiJ si tratta di una razionalit, formale, allLinterno della quale il potere politico non tale se non legittimato e la legittimazione non ha niente a che vedere con eventuali giudizi sul contenuto del comando, ma piuttosto con lLassetto che vengono ad assumere coloro che ubbidiscono nei confronti del comando. ) la logica moderna della sovranit, o di quel potere unico e legittimo che si cela ancora in ci( che si invoca oggi come legittimazione democratica. %l fatto che, nelle ricerche svolte, si sia mostrato un filo rosso che lega alcuni autori, al di la della consapevolezza che essi ne hanno, o che si sia conferita alla proposta hobbesiana una rilevanza per lo sviluppo del pensiero politico di gran lunga maggiore di quanto le diverse tradizioni storiografiche abbiano solitamente affermato, non ha il significato dellappiattimento delle differenze tra gli autori, ma tende piuttosto a fare emergere il problema di fondo del loro pensiero, risalendo ai suoi presupposti. %n altri termini la lettura ad esempio in parallelo di Gobbes e di Aousseau fatta da 'iral, non certo inconsapevole delle differenze15. %l problema un altro, e la
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Fuesto anche latteggiamento presente nel lavoro collettaneo (ltre la democrazia, che difatti ha come sottotitolo )n itinerario attraverso i classici . %l numero .3*115 di !ilosofia politica", dedicato alla democrazia, vuole costituire un passo ulteriore, cercando di mostrare le conseguenze che le aporie dei concetti emerse hanno in relazione al nostro presente, cominciando a muoversi nella direzione della comprensione di tale presente, e nel reperimento insieme di linee di orientamento. /ome si dice nellIntroduzione a (ltre la democrazia e soprattutto si ribadisce in La democrazia e il pro$lema del governo, !ilosofia politica" .3*115, sp. p. .8*, loltre a cui si fa riferimento non va letto in una chiave storicistica e di filosofia della storia, ma piuttosto nella direzione della confutazione di una tale prospettiva che legata alla riflessione sulle aporie interne ai concetti. 16 Kale aspetto chiaramente messo in luce da S. /hignola, Aspetti della recezione della 'egriffsgeschichte in Italia, ora in S. /hignola e C. &uso, Sui concetti giuridici e politici cit., sp. pp. :* ss. 15 ) da tenere presente che, in ogni caso, una discussione su ci( non si pu( fare confrontando in astratto linee interpretative, come se la validit, di queste ultime fosse esclusivamente dipendente dalle ipotesi di partenza, ma piuttosto confrontandosi con i testi, mostrando la capacit, di attraversarli e comprenderli. Anche se in questa sede lattenzione maggiormente rivolta allaspetto filosofico del 5

sua ricerca ha mostrato, a me pare con una notevole forza teoretica e filologica, che proprio la differenza piE decisiva tra i due autori, cio la negazione da parte di Aousseau del principio rappresentativo, che connota la sovranit, in Gobbes, mostra di non avere come esito la soluzione delle aporie che si presentano nella concezione della sovranit, di Gobbes, ma di ripresentarle in una forma diversa. ) ci( perch= ci si muove allinterno dello stesso orizzonte, quello che intende fondare lordine attraverso la sovranit, e che ha come punti fondamentali della costruzione gli individui e il soggetto collettivo. $a allora una tale lettura mostra non tanto di essere incapace di individuare le differenze tra paradigmi, quanto piuttosto di avere la forza di cogliere, proprio attraverso le differenze, un problema di fondo che sfugge se ci si allinea allatteggiamento di contrapposizione e di critica che un autore ha nei confronti dellaltro. Se allora in questo orizzonte comune che si annidano le contraddizioni, questo il nodo che il pensiero deve attraversare. Per rendere proficuo il nostro attuale dibattito, affinch= le critiche rivolte al lavoro storico concettuale si riferiscano a questo e non ad altre posizioni, mi sento costretto a tentare di precisare ancora una volta, il senso che ha lespressione concetti moderni"12. Aibadisco che non si vuole con tale espressione indicare il pensiero dellepoca modernaJ essa ha un significato piE specifico e limitato. #on si tratta infatti di etichettare un determinato arco storico, e dunque di decidere dove cominci e dove eventualmente finisca qualcosa che si chiama epoca moderna. /on essa si vuole soltanto riferirsi a quellinsieme di concetti che hanno determinato il modo comune, socialmente diffuso, di intendere la politica e che hanno costituito i pilastri dellorganizzazione della vita degli Stati mediante le costituzioni. 'en altro il panorama della filosofia politica moderna, o del pensiero politico moderno. Anzi, si pu( dire che tutta la grande produzione della filosofia politica moderna costituisca una problematizzazione e un superamento di quel dispositivo 4che come vedremo non prodotto della filosofia, ma costituisce una pretesa negazione del movimento di pensiero che caratterizza questultima9. #on solo, ma non nemmeno vero che i concetti moderni siano adeguati ad una presunta et moderna e permettano di comprenderla. Al contrario la comprensione dei concetti e della realt, a cui quei concetti sem$rano adeguati comporta un movimento di pensiero che interroga quei concetti e trova al loro centro proprio ci( che essi tentano di rimuovere e di estromettere dalla riflessione. &unque lapertura alla comprensione viene non da quei concetti, ma dalla loro critica. #onostante tutto ci(, pu( tuttavia essere giustificato usare ancora il termine di moderno, proprio perch= essi, come si detto, hanno determinato il modo comune di intendere la politica e sono presenti come valori indiscussi nelle carte costituzionali. %ndividuare un tale dispositivo concettuale e la forza della sua diffusione al di l, della consapevolezza che se ne ha, non configura tale dispositivo come un paradigma creato dalla storia concettuale o da una nostra intenzione interpretativaJ se quello della sovranit pu( essere definito un paradigma, esso non lo in quanto prodotto di un atteggiamento storico+concettuale, che si configurerebbe come un punto di vista, una particolare prospettiva interpretativa. Un tale atteggiamento consiste, al contrario, nel
lavoro, da tenere presente la rilevanza che ha nelle ricerche compiute il rapporto con il testo dei classici e lindividuazione dei fraintendimenti a cui porta la mancanza di una coscienza storico7 concettuale della parzialit, di concetti che vengono usati come se fossero universali e onnicomprensivi. 12 /fr. ad es. ,erch- leggere oggi Althusius* in Il lessico della politica di .ohannes Althusius , a cura di !. %ngravalle e /. $alandrino, +eo S. >lschIi ed., !irenze *116, sp. pp. .:7<<@ ci( che viene detto a questo proposito nellIntroduzione dello stesso volume mostra quanto sia difficile un confronto che comprenda e tenga presente in modo determinato le posizioni che si vogliono criticare. 2

porsi allinterno di quel dispositivo e di quei concetti, chiedendone ragione. %n quanto investiti da questa domanda, a cui non riescono a sottrarsi, i concetti mostrano le loro contraddizioni. Pu( sembrare troppo pretenzioso cercare di dare un senso al termine di filosofia politica, tanto piE se un tale tentativo porta ad escludere molto di ci( che va sotto questo nome nelle storie della filosofia. %n ogni caso un tale rischio si corre sempre e forse anche in modo meno giustificato, anche quando si cerca, ad esempio, di dare al termine un significato piE neutrale e apparentemente pluralistico, identificandolo con la variopinta costruzione teorica di modelli e dottrine, assumendo in tal modo a proprio fondamento una concezione relativistica o storicistica. Allora, accettando la sfida che ci sta di fronte, si pu( dire, per non ingenerare confusioni, che la filosofia implicata dalla storia concettuale non consiste per niente nella costruzione dei concetti, ma piuttosto nella loro messa in questione. Fuesto significa che la cosiddetta filosofia politica del giusnaturalismo e delle dottrine contrattualistiche, che costruisce il congegno del potere legittimo e che va dalla libert, degli individui alla sovranit, del corpo collettivo, non / filosofia politica. +a si potrebbe chiamare teoria, nel senso della costruzione teorica in cui il razionale non consiste nel pensare la realt, 4$egreifen nel senso etimologico e concreto del termine9, ma nella coerenza di una costruzione prodotta dallintelletto, di una ragione che, per quanto riguarda la sfera pratica dellagire, parte solo da se stessa e non dalla realt, della vita politica18. Fuesto non significa che negli autori del giusnaturalismo non si possa rintracciare un movimento di pensiero filosofico, ma che questo non si identifica con la costruzione teorica, in quanto in questa il rigore del pensiero viene affidato ad una procedimento coerente e incontraddittorio, che si basa su presupposti che non sono dimostrati nel ragionamento 4scienza condizionale, o scienza delle conseguenze delle parole, che parte dalle definizioni 7 dice Gobbes9 e dunque ci troviamo di fronte ad un movimento di pensiero che non riesce a prendersi totalmente in carico il suo operare e a dare ragione di s=. %l lavoro filosofico non consiste nella costruzione del paradigma, ma nella sua interrogazione critica. 4. Critica dei concetti e filosofia $a qui si impone un approfondimento nel ragionamento. Una volta infatti scartato un modo storico7narrativo di intendere la storia dei concetti e recuperato una valenza critica e confutatoria. Potrebbe sembrare che la filosofia si presenti come mera decostruzione dei concetti, come mera critica, come una dimensione del pensiero solamente negativa, a maggior ragione in quanto non sembra essere caratterizzata dalla positivit, e dalla determinatezza che connota i concetti. #on mi sembra che sia cosM, e ci( per quanto riguarda sia lelemento filosofico che essa contiene, sia lo specifico che la determina come filosofia politica. Per il primo aspetto da precisare che la dimensione filosofica non definibile, in senso proprio, come critica. +a critica, infatti, o rischia di essere meramente negativa, tendendo semplicemente a negare ci( su cui si esercita, oppure, sulla base di un atteggiamento dicotomico, svelato dal suo stesso etimo, che separa vero e falso, implica alla radice del suo agire il possesso della verit,. %n tal modo si presenta una duplice possibilit,J o di lasciare le cose come stanno, in quanto lesercizio della critica nei confronti dei concetti propri della forma politica moderna si esercita grazie al presupposto di tale forma@ oppure di dare luogo, con una assolutezza che contradittoriamente viene a connotare lagire

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) evidente la vicinanza tra quanto qui detto e luso del termine 0heorie, quale lo troviamo nella ,refazione dei Lineamenti della filosofia del diritto di Gegel. 8

rivoluzionario, alla creazione di nuova forma, di un nuovo paradigma 1:. Altro mi sembra il procedere filosofico, che non presuppone il vero ma interroga le opinioni 4nel nostro caso i concetti diffusi9. #el movimento concreto di interrogazione, cio di richiesta di ragione, dei concetti viene ad emergere in realt,, allinterno della loro stessa logica, un problema originario che essi non riescono ad esprimere. Un problema senza il quale essi non si pongono, ma che contemporaneamente tendono ad esorcizzare. #on c qui un atteggiamento dualistico, n= una verit, presuppostaJ ci si colloca totalmente allinterno dei concetti criticati, rintracciando in essi e al di l, della loro immediatezza e del loro punto di vista, ci( che li fa essere. Per indicare qualcosa che costituisce piE che un esempio, in quanto mostra questo movimento in un punto nodale, ci si pu( riferire al numero della rivista dedicato alla giustizia*1. %n esso si da una parte mostrato che il nuovo concetto di libert, a soppiantare la rilevanza che per duemila anni ha avuto per la filosofia politica la questione della giustizia e a divenire centrale per il significato che viene ad acquisire il termine di politica*1J dunque libert, al posto di giustizia. $a dallaltra si cercato di far vedere come il concetto di libert,, che si pone 7 assieme agli altri concetti che da quello di si dipartono, fino al necessario diritto di coazione che appartiene di necessit, allintero corpo politico 7 per rispondere alla domanda del giusto nella vita in comune degli uomini, miri proprio ad esorcizzare la questione della giustizia, a porla da parte, poich= troppo pericolosa in relazione alle diverse risposte che ognuno ad essa tende a dare, in favore di una soluzione formale che non pu( che essere da tutti accettata. Si pu( descrivere questo processo in questo modoJ a partire da questa costruzione teorica il problema della giustizia viene ridotto a quello del diritto, il quale nasce proprio dalla questione della giustizia, ma tende a dare a questa una soluzione formale che impedisca il suo inquietante ripresentarsi. Se ha una qualche giustificazione questo modo di leggere il processo teorico costituivo della nuova scienza politica, che si presenta nella veste della scienza del diritto naturale, si pu( notare come lo stesso movimento di pensiero 4filosofico9 che mostra le aporie dei concetti moderni, faccia emergere allinterno della loro concreta costituzione un problema che originario, in quanto proprio del rapporto in quanto tale tra gli uomini, della loro prassi in comuneJ non sta a noi assumerlo oppure no, porlo nelle nostre ipotesi teoriche oppure no, ma esso si impone nel ragionamento e si impone anche allinterno di quelle posizioni che tendono a negarlo. Fuesto emergere di un problema originario d, una prima risposta alla domanda su come sia possibile il rapporto con un passato che altro 7 si configura in modo diverso 7 dalla nostra concettualit,, nel momento in cui si tiene ben fermo il fatto che noi non possiamo che essere radicati nel nostro presente. /i( tanto piE quanto piE si mostra il fraintendimento di chi pretende di creare una qualche unit, concettuale tra concetti moderni e un modo precedente di pensare luomo e la politica. %n passato si
1:

Si pensi alla relazione tra rivoluzione e potere costituente 4su ci(, in modo efficace, C. Aametta, Le 1difficolt2 del potere costituente 4ma il titolo originario portava il termine aporie"9, !ilosofia politica" .3*115, pp. .:17<1*9. *1 !ilosofia politica" , 13*111. *1 Si veda soprattutto il contributo di Gasso Gofmann, che si incrocia con i risultati del nostro lavoro sui concetti politici moderni. Ci, questa acquisizione un contributo rilevante, perch= non smentisce la centralit, che ha il potere per laccezione moderna di politica, ma ne mostra il segreto. %l potere politico, la sovranit, infatti, come piE volte si cercato di mostrare 4vedi da ultimo Il potere e la nascita dei concetti politici moderni cit., sp. pp. 125718<9, il prodotto del nuovo concetto di libert,. Se il concetto di sovranit, appare aporetico e in crisi anche dal punto di vista specifico della nostra situazione presente, allora il compito necessario per il suo superamento costituito dal superamento del suo fondamento, cio di 3uel concetto di libert,. :

detto che anche HosellecI corre questo rischio, e che appare debole e contraddittoria la via di creare categorie metastoriche per far sM che gli antichi ancora ci parlino **. )ssi ci parlano in modo ben piE forte di quanto rendano possibili le categorie moderne della storia, e ci parlano proprio perch= sono coinvolti in un problema originario che anche il nostro. $a per attingere il loro insegnamento dobbiamo superare i luoghi comuni con i quali pensiamo la politica e la pretesa universalit, di concetti quali potere, diritti, uguaglianza, libert,, democrazia. ) questa una impostazione che si incontra con il problema tipico dello storico, di chi in ogni caso voglia intendere il passato, e che lo stesso !oucault si pone quando si chiede come sia possibile la comprensione se ci poniamo allinterno di un archivio che non il nostro. Allora un lavoro di storia concettuale, che ci colloca sempre nel nostro presente, ma sempre anche al di l di esso, in quanto ne interroghiamo i presupposti, non ha certo come compito la determinazione di epocheJ quella moderna, quella premoderna, e magari una post+moderna. !orse dalla nostra prospettiva si pu( ancora dire quello che diceva 'runner, che di epoche ce n una sola, quella dei concetti moderni, ma questi, come abbiamo visto non sono espressivi di una nostra realt moderna, quanto piuttosto tendono ad occultarla. %l superamento delle epoche e di un modo storicistico di pensare, della onnipervadenza di un concetto di storia che non ha fatto i conti con lipoteca che lo caratterizza a causa del condizionamento che gli viene dalla scienza moderna, non comporta certo la possibilit, di pensare nellambito astratto della ragione. ) vero piuttosto il contrarioJ ci costringe cio continuamente a fare i conti con il presente e con la realt, determinata, allinterno della quale sola pensiamo. &unque al di l, del condizionamento provocato dal concetto moderno di storia e del nesso storia7scienza moderna, che possibile assumere fino in fondo lattualit, della nostra esperienza e un senso concreto del tempo. 5. Il problema politico !o"erno e pluralit# Un possibile fraintendimento pu( essere stato prodotto dalla radicalit, con cui stata posta la cesura che il contesto in cui nascono i concetti moderno pone in relazione al passato. Go cercato di esprimere questa scansione radicale mediante la formula !ine del governo e nascita del potere" *.. Penso che questa abbia ancora la sua validit,, per laspetto secondo cui indica che il concetto di potere moderno e non solo non pu( essere usato per contesti precedenti, ma nasce proprio per negare il modo in cui nel lungo cammino della filosofia politica stato pensato il comando e lobbligazione politica, attraverso quel principio del governo, che nei modi piE diversi era stato al centro del pensiero politico *<. Kuttavia questa formulazione si presta a diversi equivociJ 19 %nnanzitutto pu( fare pensare che la storia dei concetti consista nella distinzione e determinazione delle diverse epoche, con le difficolt, sopra
**

/fr. A. 'iral, recensione a HosellecI, Futuro passato, !ilosofia politica" *31:82, pp.<.17<.5, ora 4osellec5 e la concezione della storia, ora con il titolo, 4osellec5 e la concezione della storia , in %d. Storia e critica della filosofia politica moderna , !rancoAngeli, $ilano 1:::, pp. *617*68, e S. /hignola, 6oncetti e storia 4sul concetto di storia9, in /hignola, &uso, Sui concetti giuridici e politici cit., pp.1:67**.. *. Ci, nel saggio con il medesimo titolo, contenuto nel numero della rivista dedicato al concetto di governo 4 !ilosofia politica" .31::*, pp. <*:7<5*9, ora in La logica del potere cit *< $i sembra che luso del termine di potere per il pensiero greco porti a fraintendere le fonti, non tanto perch= in queste non ci sia lelemento del comando o della decisione, ma piuttosto perch= non ci troviamo in un orizzonte del pensiero in cui il rapporto di comando7ubbidienza venga assolutizzato, inteso dunque in una dimensione meramente formale, con la perdita di quei riferimenti che appaiono invece essenziali per conferire a quel rapporto il suo significato determinato. 11

ricordate. *9 %noltre la formula sembra porre governo e potere sullo stesso piano, quasi ci fosse una mera sostituzione di un termine con laltro. Si potrebbe allora pensare che con la nascita dei concetti moderni e con la capacit, da essi mostrata di imporsi da un punto di vista normativo nellorganizzazione costituzionale della vita della societ,, sia per sempre tramontato lorizzonte del governo, proprio di unepoca ormai premoderna !orse qualche slittamento in questa direzione pu( essere stato determinato dallo stesso uso dei termini di premoderno e moderno. .9 /ome conseguenza di una tale impostazione, pu( derivare limpressione che, nel momento in cui il concetto di potere appare connotato da aporie strutturali e viene rievocata lutilit, della nozione di governo, si voglia riproporre un modello pre7moderno come soluzione delle aporie moderneJ un atteggiamento nostalgico del passato e conservatore. Per questo si recentemente tentato di superare tale formula tentando un passo ulteriore. Si cio tentato di mostrare *6 che, se vero che il concetto di sovranit, nasce da un concetto di libert, che tende a negare il rapporto di governo, in realt, tale rapporto viene mantenuto allinterno della formalit, che caratterizza il potere. %l meccanismo legittimante il potere, sia da un punto di vista teorico, sia attraverso le procedure concrete delle costituzioni democratiche da quello originate, tende a negare che ci sia un rapporto di sottomissione tra chi comanda e chi ubbidisce, al punto che lelemento decisivo della legittimazione del potere consiste nella convinzione che il vero soggetto del comando altri non pu( essere che colui che ubbidisce@ e ci( attraverso le diverse, ma poi non sostanzialmente opposte, strategie della democrazia diretta e di quella rappresentativa. Kuttavia questa operazione non riesce a togliere leteronomia del comando e la differenza personale tra chi comanda e chi ubbidisce. +a strategia legittimante semplicemente non permette di pensare sino in fondo la dimensione politica, e perci( in senso pieno responsabile, sia di chi comanda, sia di chi ubbidisce. #on mi soffermo in questa sede sullapprofondimento di cosa possa significare lammissione del rapporto di governo come strutturale per la politica e sul tentativo di eliminare gli innumerevoli fraintendimenti che immediatamente si presentano di fronte ad una tale affermazione@ nemmeno tento qui di giustificare la convinzione che per questa via forse possibile pensare quella dimensione politica del popolo e quella soggettivit, politica del cittadino, che paradossalmente vanno perse proprio a causa della strategia legittimante dei concetti della democrazia*5. %n questa sede vorrei solo riflettere sulle conseguenze che comporta per la natura della filosofia politica la comprensione che entro la democrazia e forse oltre la democrazia sia da pensare ci( che si pensava anche prima della democrazia, e cio il problema del governo con il suo indispensabile correlato che costituito dalla pluralit della realt, politica. &a questo punto di vista 7 che non si contrappone daltra parte alla comprensione del fatto che il concetto moderno di potere pu( venire alla luce solo mediante la negazione del rapporto di governo 7 viene a togliersi limpressione che quello del governo sia un problema superato, passato, di cui lepoca moderna si sia definitivamente liberata. /he il governo finisca la prospettiva soggettiva della costruzione teorica in cui nascono i principali concetti moderni, ma in realt, il problema permane e deve essere colto dal pensiero, al di l, della strategia di quel dispositivo moderno che ha il suo compimento nella democrazia, secondo il quale gli autori del comando sono coloro stessi i quali
*6

Si veda per intendere largomentazione di quanto qui ricordato, La democrazia e il pro$lema del governo cit., pp. .257.8*. *5 Per un chiarimento del significato che viene ad avere la ripresa della categoria di governo e per un primo tentativo di eliminare alcuni fraintendimenti cfr. Idem, pp. .8.7.85. 11

ubbidiscono, in quanto stanno alla base della costituzione dellautorit e dunque autorizzano, secondo la logica tipica della rappresentanza, lagire di coloro che soli saranno gli attori politici*2. AlloraJ prima, entro e oltre i concetti moderni il problema sempre quello del governo. $a ci( non comporta alcun modello e tutti gli autori ci diventano contemporanei, proprio in quanto possiamo pensare con loro e attraverso loro@ ma nello stesso tempo il nostro pensare nel presente e nella nostra realt,. Fuesta prospettiva ci permette di meglio comprendere quanto possa essere proficuo il rapporto con i filosofi del passato, al di l, di quanto possa fare pensare la cesura sopra ricordata. Attraversando i filosofi del passato, Platone, Aristotele, $arsilio, Althusius, noi cogliamo un movimento di pensiero e un problema che anche il nostro, ma non troviamo pensata in modo determinato la nostra realt, politica e nemmeno un modello che permetta di affrontare il nostro presente. %n questo incontro con i classici non c nessun bisogno di farli portatori di un pensare di cui noi portiamo la responsabilit,. #on siamo qui di fronte a un paradigma, vecchio o nuovo, ma a un problema da pensare nella attualit, del presenteJ dunque sempre lo stesso, ma sempre nuovo e sempre diverso, non solo da un punto di vista delloggetto considerato, ma anche dellatto soggettivo del nostro pensiero. Aitrovare il problema del governo entro la teoria e le procedure della democrazia, mi pare permetta di attribuire una dimensione politica ai cittadini di fronte al comando, che non sono essi a dare, anche se sono proprio essi ad istituire colui o coloro che governano. Aiscoprire il problema del governo ci pone di fronte a compiti ardui di pensiero, ma forse ci offre vie piE proficue di quelle della razionalit, formale che caratterizza la legittimazione democratica per pensare problemi ai quali spesso si allude con i termini di globalizzazione e di governance o processi quali quelli costituenti lUnione europea*8. $a non questo il tema di questa riflessione, che intende invece terminare arrischiando di avanzare una schematica prima indicazione sulla natura del pensiero della politica o della filosofia politica. $. La natura della filosofia politica e il rapporto con il presente #ella comprensione delle aporie dei concetti moderni*: si apre allora lo spazio per la riflessione filosofica. Ci, nellindicazione di quelle aporie emerge un senso positivo della filosofia, in quanto si impone una questione originaria che non pu( non essere intrinseca alla natura dellagire delluomo, quale quella dellagire giusto@ con questa questione, contemporaneamente, si pone il compito di pensare la realt, politica e il rapporto di governo che in essa si manifesta. $a proprio per questo lanalisi critica dei concetti, assieme al passaggio attraverso i classici ? utile sia nella direzione della ricostruzione della genesi di quei concetti, sia in quella della loro filosofica problematizzazione 7, pur essendo un momento rilevante e in qualche modo preliminare, non esaurisce il compito della filosofia politica .1. Per questo bisogna
*2

Sulla logica della rappresentanza moderna mi permetto di rimandare a C. &uso, La rappresentanza politica# genesi e crisi del concetto, !rancoAngeli, $ilano *115.. *8 Per quanto riguarda la difficolt, delluso di quelli che sono qui chiamati concetti moderni" per pensare la realt, politica dell)uropa, si veda da ultimo la ripresa di precedenti riflessioni in C. &uso, 7uali concetti politici per l%Europa*, Scienza N politica", *116, n. .., pp. .:765. *: %n che senso si possa dire che i concetti siano solo moderni e non coincidano con il pensiero, ho cercato di mostrare in Struttura speculativa del concetto e filosofia politica 4in Marino 'entile nella filosofia del 8ovecento, a cura di ). 'erti, )dizione Scientifiche %taliane, #apoli *11., pp. 1517128. .1 %n questo mi sembra giusta e stimolante la critica di )sposito, anche se la via che qui indico non consiste certo nella costruzione di nuovi concetti, o nellassunzione di un nuovo paradigma, e nemmeno nellaccettazione della $iopolitica, sulla scorta della proposta foucaultiana, come declinazione unica 1*

andare oltre la formulazione della storia concettuale come filosofia politica, nella direzione di un compito per la filosofia politica consistente nel pensare quella questione originaria che emerge nella confutazione dei concetti, e nel pensarla nel concreto determinato della realt, politica presente. %l lavoro sulla democrazia evidenzia la duplicit, del compitoJ come ripensare la giustizia al di l, della sua riduzione alla razionalit, formale che caratterizza la cosiddetta legittimit, democratica, e come pensare il rapporto di governo in una realt, complessa come quella odierna. Si detto che pu( sembrare troppo ambizioso il tentativo di precisare cosa filosofia politica, ma che, in ogni caso, esso inevitabile. /on lavvertenza che in questo tentativo non presente un movimento di pensiero in atto, non si ha il rigore logico della confutazione e dellostensione dellinnegabilit, del rapporto allidea, ma solo unimmagine.1, si pu( forse dire che un momento essenziale della filosofia politica consiste nella riflessione critica delle opinioni diffuse e nellimporsi della questione originaria, dellidea di giustizia. $a ci( non sufficiente a determinare la natura della filosofia politica, che anche impegnata a pensare, in relazione allidea emersa, la realt, presente. ) cio necessario un tentativo di discorso positivo sulla realt, politica. #on si tratta qui della costruzione di concetti politici, cio dellatteggiamento teorico che ha caratterizzato quel pensiero che determina nellautonomia di un intelletto autosufficiente la razionalit, della politica. Si tratta piuttosto di pensare, senza previe garanzie e senza un processo deduttivo che parta da norme di per s= valide, la realt, politica in cui siamo, orientati da quellidea di giustizia che problematicamente emersa. #on c filosofia politica se non c filosofia come pensiero dellessere e della natura stessa del pensare, ma lo specifico della filosofia politica richiede, in relazione a questo elemento filosofico, un ulteriore momento, che comporta, per quanto riguarda il suo statuto logico, lo scarto dovuto al riconoscimento della sfera dellagire degli uomini e della realt, determinata in cui questo agire viene pensato. Si presenta allora la questione di come questa realt, possa al meglio rispondere al problema che in essa emerge, dunque essere se stessa, realizzarsi al meglio .*. Fuesto scarto richiede che venga pensata la prassi degli uomini e dunque la comunit, politica non ipotizzando lessere filosofi degli uomini, cio il loro possibile porsi dal punto di vista della verit, e dellidea, ma considerando quello che sono, le loro diversit, e le diverse motivazioni e impulsi del loro agire. Fuesta mi sembra la lezione dei filosofi. /erto, non possibile intendere il loro pensiero politico se non tenendo presente le strutture speculative e il movimento di pensiero che le caratterizza@ altrimenti si crede di essere di fronte alla semplice esposizione di una dottrina, allavanzamento di una proposta tra le altre, perdendo in tal modo la possibilit, di mettersi realmente in relazione con la modalit, di pensiero che caratterizza la loro filosofia politica ... $a non c in essi
della filosofia politica. .1 /fr. nota : del presente lavoro. .* Aimando per questo atteggiamento, su cui riflettere uscendo dalle maglie dellatteggiamento teorico che spesso considerato come proprio della filosofia politica 4da ci( la normativit, attribuita a questultima9, ad una conferenza di Alessandro 'iral sulla politica, ora pubblicata in A. 'iral , Sulla politica, a cura di $. 'ernardi e +. $ori, %l prato, Padova *11., pp.52 ss.4cfr. su ci( il mio Filosofia e filosofia politica, in 6he cos%/ la politica* "ialoghi con Alessandro !iral , a cura di !. 'attistin, %l prato, Padova *112, pp..17<19. .. Fuesta necessit, di considerare il nucleo speculativo degli autori si cercato di tenere costantemente presente nei lavori compiuti e nelle diverse trattazione dei classici@ questo rapporto tra strutture speculative e pensiero politico ci( che caratterizza quelle linee di storia della filosofia politica che sono state tracciate in un orizzonte storico7concettuale 4mi riferisco in particolare a Il potere ,er la 1.

mera deduzione della politica dallontologiaJ la trattazione della politica richiede uno scarto. /i( si pu( riscontrare nel tentativo di disegnare la citt, di Platone, nei diversi momenti del suo pensiero politico, nella trattazione della ,olitica di Aristotele, nel superamento hegeliano della teoria dello Stato per la comprensione della natura e del problema che lo Stato reale pone. $a ci( vale anche per Spinoza, che nel pensare la societ, implica necessariamente lontologia della potenza, ma non pensa i rapporti politici e lagire soggettivo degli uomini come se questi fossero mossi dalla comprensione della potenza, e tanto meno fa della potenza un soggetto, magari collettivo.<. +o scarto nel quale si costituisce la filosofia politica, comporta anche, come si detto, un diverso statuto logico. Se lostensione delle contraddizioni delle opinioni o dei concetti moderni rivela un carattere rigoroso e nella confutazione vale quanto si impone nel ragionamento comune .6, il discorso positivo sulla vita in comune degli uomini connotato dal rischio, da un tentativo non garantito, sempre legato allattualit, del proprio presente. Kuttavia se non si tratta di un disegno che pretende di essere perfetto e perfettamente fondato, di essere di per s= vero, non si tratta nemmeno di un brancolare come ciechi, senza punti di riferimento. /i( che difficile comprendere come muoversi in relazione alla realt, politica e alla prassi guardando continuamente alla via aperta dalla contraddizione e dal rapporto con lidea che appare insieme innegabile e tuttavia irriducibile al possesso del nostro sapere. Alcune prime esili indicazioni per un discorso positivo sulla politica, mi pare sia iniziato a proposito della democrazia.5. +e aporie emerse dai concetti della democrazia 4intesa questa come forma costituzionale9 non permettono di pensare di risolvere i problemi del presente invocando sempre pi9 democrazia, o pensando di sostituire forme di democrazia diretta per superare il dualismo della democrazia rappresentativa. &a queste aporie tuttavia e dalla consapevolezza che il rapporto di governo che bisogna determinare nellorizzonte della questione del giusto, sembrano emergere categorie utili per pensare il nostro presente e per dare corpo a quella politicit, dei singoli e a quella partecipazione politica che non sembrano realizzabili mediante la razionalit, formale della democrazia. #on si tratta tanto di nuovi concetti, che tendano a costruire, mediante una funzione incontraddittoria e univoca, una nuova forma, ma appunto di categorie.2 che si pongano non nella dimensione del dover essere, o di una istanza di tipo morale o normativo, ma che sappiano cogliere il senso strutturale dei rapporti e anche dare indicazioni sulla via in cui impostare costituzionalmente" la vita in comune. $i pare che su questa via si tratti di andare avantiJ a questo proposito lo stimolo che viene dalla critica di )sposito appare particolarmente utile.8 e condivido anchio la
storia della filosofia politica moderna, /arocci, Aoma *111*9 dalle altre storie del pensiero politico 4si veda per questo l%Introduzione. /fr. su ci( anche La storia della filosofia politica tra storia concettuale e filosofia, di prossima pubblicazione. .< /fr. su ci( C. &uso. 0ransizione infinita alla politica o altro modo di pensare la politica, #ovecento", *112. .6 Si potrebbe direJ in un dialogo inteso nel senso platonico della ricerca del logos comune e non del confronto tra posizioni e ipotesi diverse 4nel quale le ipotesi sarebbero cristallizzate nella loro identit, e assolutizzate, sia pure nella forma del relativismo, impedendo in tal modo la ricerca comune9. .5 /fr. La "emocrazia e il pro$lema del governo cit., pp. 867:1. .2 #el precedente saggio si nominano, ma solo in forma esemplificativa, governo, pluralit, partecipazione, solidariet , responsa$ilit, originariet, dei rapporti anzich= diritti individuali .8 #on questa la sede per aprire una discussione sulla proposta della $iopolitica come paradigma che consentirebbe una filosofia politica dellattualit,. Kuttavia alcune domande si affacciano in relazione ad 1<

necessit, di uno scarto nella vita della rivista. +abitudine di fare la storia dei concetti, tanto piE quanto piE questa ha potuto dare limpressione di una trattazione apparentemente oggettiva e neutrale che percorre le diverse epoche storiche, deve lasciare il campo ad un piE diretto impegno teoretico e ad un piE pressante confronto con il presente. #on credo certo che il lavoro storiografico e il passaggio attraverso i classici debbano essere abbandonati, come del resto ribadivo allinizio, riprendendo leditoriale di $atteucci@ ma il lavoro che si pu( fare attorno a concetti, 4nel senso determinato del termine che stato qui ricordato9, categorie, problemi e autori, devono trovare la loro giustificazione in uno sforzo di pensiero che consono a quanto si cercato di nominare con il termine di filosofia politica e dunque con un momento del nostro pensare, nel quale da ravvisare sia lelemento filosofico nella sua attualit,, sia un difficile a arrischiato tentativo di pensare la politica nel nostro presente.

una possibile e proficua discussione futura. /osa significa che la biopolitica l%unica modalit, di ontologia dellattualit,O %n che cosa consiste il filosofico, o la natura del pensiero della politica in questo atteggiamentoO Fuale la dimensione del concetto, interessante in !oucault, di governamentalit e quali incroci con il reperimento del governo come problema politicoO /osa significa tentare un uso positivo della biopolitica" e quale statuto di sapere questo uso verrebbe ad assumereO ) sufficiente il concetto di $ios o non appare troppo povero, troppo connotato dallimmediatezzaJ non appare presupposto, e la proposta non si libera troppo presto dellalterit, e della dimensione della coscienza 4si veda il saggio di C. Aametta, !iopolitica e coscienza :iflessioni intorno all%ultimo "eleuze , !ilosofia politica" 13*115, pp. *:7<*9. #on si ricrea qui il rischio di quel cortocircuito di ontologia e politica che rischia di porsi sul piano della teologia politica 4intesa nella pretesa fondativa che spesso viene a connotare il termine9 e che appare smentito dagli stessi filosofi a cui ci si riferisce 4in particolare Spinoza9O 16

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