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numero 4 anno V 30 gennaio 2013


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ArcipelagoMilano MILANO: IN COMUNE VA IN ONDA IL RIMPASTO Valentina Magri MILANO: UNA BOMBA (DEMOGRAFICA) A OROLOGERIA Edoardo Salzano URBANISTICA: LETTERA APERTA AI CANDIDATI IN REGIONE LOMBARDIA Valentino Ballabio
MARIO MONTI TECNICO E POLITICO AL DUELLO DEL TECOPPA

Giulia Mattace Raso ANCHE SUL WEB LA MOBILIT LA FA DA PADRONA Elena Grandi PROGETTO DARSENA: COME SAR IL PORTO DEI MILANESI Giulia Mattace Raso ANCHE SUL WEB LA MOBILIT LA FA DA PADRONA Giuseppe Rotondo SANIT LOMBARDA: PREVENZIONE E PREGIUDIZIO Ilaria Li Vigni MARIANGELA MELATO: UNA GRANDE MILANESE Stefano Rolando AMBROSOLI: CHE C DI NUOVO Giuseppe Gario URNE LOMBARDE VIDEO UN VOLTO DAL COMITATO ELETTORALE E. MARCORA CAPOLISTA DEL CENTRO POPOLARE LOMBARDO SUGGERIMENTI MUSICALI Villages MY LIGHTHOUSE Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani

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MILANO: IN COMUNE VA IN ONDA IL RIMPASTO ArcipelagoMilano


Tra noi e i nostri lettori si creato un rapporto molto stretto, quasi una comunit. Lespressione delle opinioni dei nostri redattori (una cinquantina di abituali collaboratori e tutti a titolo non oneroso per il giornale) ha suscitato spesso consenso e pi raramente critica. Questa volta riteniamo di dover dar voce a chi ci legge, per quel che siamo riusciti a cogliere dai loro commenti. Veniamo dunque al rimpasto. Secondo il dizionario alla voce rimpasto si legge Consiste nella sostituzione di uno o pi Ministri all'interno del Governo, perch costoro non godono pi della fiducia del Presidente del Consiglio, o per altre cause (malattia, morte, dimissioni etc.). Poich non morto nessuno, restano in piedi le altre ipotesi: dimissioni o mancanza di fiducia, le prime evidenti la seconda meno. Certamente n gli assesori partenti hanno manifestato una grande voglia di restare, rispettando il contratto con la citt, n sembra che nessuno si sia dato molto da fare per trattenerli. un rimpasto provvisorio, e gi questo curioso: un rimpasto con annuncio di uno successivo a breve; un rimpasto che passa quasi nell'indifferenza dellopinione pubblica e dei media, stretto com' dall'urgenza politica delle elezioni nazionali e regionali, e dunque proprio normale amministrazione non . Se ne va la vicesindaco che, a quanto si potuto capire, ha anche cambiato area di appartenenza; se ne va l'assessore al bilancio considerato a torto o a ragione uno degli artefici della vittoria di Pisapia, almeno per il valore simbolico che ebbe il suo approdare ai lidi della sinistra; se ne va un assessore venuto della societ civile molto autorevole, tant' che capeggia la lista Ambrosoli in Regione; forse se ne va anche qualcun altro come Maurizio Baruffi, capo di Gabinetto del Sindaco. Cambia un quarto dell'esecutivo e bisogna sostituire quelli che almeno teoricamente erano il numero 2 e il numero 3; per ritrovare la sostituzione in corsa di un vicesindaco e assessore al bilancio occorre risalire alla giunta Cassinis e alla dipartita di Meda. Un tempo sarebbe stato un terremoto politico oggi non si vede nessuno mettersi le mani nei capelli semmai, salvo qualche cauto strillo dellopposizione, forse frenata dal fatto che altrove i rimpasti si sono fatti con tintinnio di manette. Non mancano i sospiri di sollievo. Non nostro compito dare pagelle agli assessori tuttavia ci si avvicina rapidamente alla met della legislatura e il tagliando meriterebbe una riflessione pi attenta e un dibattito ben pi consistente che travalichi il cerchio magico. La luna di miele tra nuova amministrazione e citt rischia di tramontare. Una delle promesse della campagna elettorale era quella che non vi sarebbe pi stato "un uomo solo al comando" ma una gestione collettiva e partecipata dell'amministrazione, una nouvelle vague colorata di arancione. Un rimpasto con la scelta di donne e uomini nuovi sarebbe sembrata l'occasione migliore per confermare questa volont di ampliare la partecipazione, magari proponendo una consultazione allargata in sedicesimo, qualcosa di simile alle primarie che hanno rafforzato ovunque il centro sinistra. Invece nulla di tutto ci. L'arancione appare un po stinto e il rituale di questo rimpasto non sembra una gran novit: consultazione dei partiti, promozione dei capigruppo, come negli anni 70, con l'aggiunta di un esterno voluto dal sindaco. Partecipazione e dibattito allargato meno di zero. Valutazione dell'operato dei partenti ancora meno, manco fossero stati ospiti di un Grand Hotel (gente che va gente che viene) e non membri di una Giunta. Fossimo in un campo di calcio scatterebbe per il centro sinistra in Comune il cartellino giallo dell'ammonizione. Non un buon viatico per le elezioni regionali, soprattutto per un candidato che, come Umberto Ambrosoli, si richiama alle ragioni del successo delle ultime comunali.

MILANO: UNA BOMBA (DEMOGRAFICA) A OROLOGERIA Valentina Magri


La riforma pensionistica del Ministro Fornero ha riportato alla ribalta il tema dellequit tra generazioni: sacrifici per i pensionati di oggi per garantire la tenuta dellintero sistema pensionistico, a fronte di un invecchiamento progressivo della popolazione e di un calo delle nascite a livello nazionale. E a Milano? I dati del censimento ISTAT, rielaborati da tuttitalia.it, fanno luce su questi aspetti. In termini di andamento, la popolazione milanese aumentata tra il 1951 e il 1971 (+14,2 e +9,5%), per poi subire un brusco calo dal 1981 al 2011 (tra il 7,3 e l1,1%). Et media: circa 45 anni, praticamente stabile fra il 2002 e il 2011. Et mediana: molto simile; le proiezioni per il 2016 e il 2021 ne ipotizzano un innalzamento a 46 (Fonte: Indicatori Demografici 2011, Comune di Milano). Indice di natalit: intorno a 9,5 tra il 2003 e il 2011; indice di mortalit: calato di pi di un punto (da 11,5 a 10,3). La piramide delle et del 2011 ci informa che quasi un terzo dei milanesi ha tra i 35 e i 54 anni, mentre i 15 - 24enni sono circa il 10%. Da notare lincremento degli ultraottantenni che vivono soli (7,4%), destinati a raddoppiare nellarco di un ventennio secondo le proiezioni del Comune di Milano. Ma il dato pi preoccupante lindice di carico sociale (rapporto tra non attivi e attivi sul mercato del lavoro), schizzato dal 50,7 del 2002 al 57,1 del 2011: significa che ci sono 57,5 individui a carico ogni 100 che lavorano. Due le possibili cause. Numeratore alto: ci sono troppi anziani (over 65) a Milano. Denominatore basso: la popolazione attiva milanese (15 - 64 anni) non abbastanza numerosa. Esaminiamo il numeratore: gli over 65 sono in aumento fra il 2002 e il 2011: dal 22,9% al 23,6%. Le proiezioni del Comune di Milano prevedono un aumento del numero degli anziani, che far schizzare verso lalto lindice di vecchiaia dallattuale 185,5 a 201,1 nel 2031. Disaggregando lindice di carico sociale nelle sue due componenti (giovani e anziani), la questione demografica emerge in tutta la sua nettezza. La componente preponderante

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www.arcipelagomilano.org lindice di carico degli anziani (37,1 rispetto al 20 dei giovani), destinata a sfiorare il 67% dellindice totale nel 2031. Passiamo ora al denominatore: i milanesi attivi (dai 15 ai 64 anni) sono effettivamente diminuiti fra il 2002 e il 2011, passando dal 66,3 al 63,7%. Cosa implicano questi indicatori, concretamente? Che ci troviamo tra le mani una bomba (demografica) a orologeria. E quando la bomba scoppier, volenti o nolenti, le tensioni finanziarie su previdenza e sanit dovranno essere fronteggiate con nuovi tagli alla spesa pubblica e delle pensioni e un maggiore intervento dei privati. La situazione potrebbe in parte essere temperata da un aumento dei giovani, o perlomeno di quelli che lavorano. Ma i numeri parlano chiaro: il tasso di occupazione dei milanesi tra i 15 e i 24 anni calato di quasi 4 punti tra il 2004 e il 2011 (dal 24,4 al 20,7%; Fonte: dati.comune.milano.it). La performance negativa dellindice dovuta in

larga misura al pessimo indice occupazionale delle giovani donne milanesi: da 25,4 a 18,4%. Se consideriamo anche i giovani in cerca di lavoro oltre agli occupati al numeratore e manteniamo la popolazione tra i 15 e i 24 anni al denominatore, otteniamo un altro dato interessante: il tasso di attivit giovanile. Anchesso sconfortante: in calo tra il 2004 e il 2011 dal 32% al 26%, salvo un picco del 30,7% nel 2009, in corrispondenza di un boom della disoccupazione giovanile. Manco a dirlo, anche in termini di attivit le donne sono le pi penalizzate: il loro tasso di attivit ha subito un tracollo dal 34,6 al 22,3% nel giro di 7 anni. Perdita di capitale umano per oggi. E ripercussioni future: il replacement rate (rapporto tra pensione e stipendio percepito durante la vita lavorativa) in netto calo: secondo le stime del 2010 della Fondazione Rodolfo Debenedetti, esso si aggira tra il 49% e il 79% (nellipotesi di crescita del PIL rispettivamente dell1 e dell1,5%) per i lavoratori duali. Questi ultimi se-

guono un percorso di carriera piuttosto comune: lavoratori temporanei tra i 25 e il 28 anni; disoccupati a 29, per poi passare a contratti a termine tra i 29 e 31, attraversare un nuovo periodo di disoccupazione a 32 anni, fino a un nuovo contratto a termine a 33 anni e infine approdare allagognato posto fisso a 35. Un rilancio delloccupazione giovanile potrebbe riequilibrare in parte la situazione. A livello regionale, la Dote Lavoro Tirocini per i giovani promuove con incentivi alle imprese gli stage per i giovani lombardi di et compresa fra i 18 e i 29 anni, neolaureati o neodiplomati e non occupati da almeno 6 mesi. Sono previsti bonus di 1.000 euro alle imprese che li assumono in stage e un bonus aggiuntivo di 8.000 euro in caso di successiva assunzione del giovane con contratto di lavoro subordinato full-time/part-time non inferiore a 12 mesi. Peccato che manchi ancora una prospettiva di stabilit lavorativa per il giovane.

URBANISTICA: LETTERA APERTA AI CANDIDATI ALLA REGIONE LOMBARDIA Edoardo Salzano


Caro direttore, partecipammo insieme a Milano, nella sala dello splendido Museo Diocesano allassegnazione a eddyburg * del premio Silvia dellOrso. Proprio l, dopo la tavola rotonda, abbiamo ragionato con alcuni vecchi e nuovi amici della sordit dei politici doggi allascolto e alla riflessione. Partivamo da una valutazione positiva dallimpegno e la franchezza con cui lassessore Lucia De Cesaris aveva replicato alle nostre critiche per valutare con molta preoccupazione la generale sordit dei decisori nei confronti delle ragioni dellurbanistica (mi verrebbe da dire, delle ragioni della ragione). Come fare per stimolare lattenzione dei politici alla realt dei fatti. Ecco allora che a qualcuno degli amici con cui discorrevamo (Gianni Beltrame, Cristina Gibelli, Michele Monti, Donato Belloni) viene in mente di lanciare un appello. A poco sono servite fino adesso le battaglia che alcuni di noi hanno condotto, anche utilizzando strumenti che spesso sono stati utili per informare, denunciare e proporre, trovando riscontri ampi nel mondo dei preoccupati e degli indignati, ma non in quello dei decisori, o aspiranti tali. Qualcuno propose dunque di redigere e lanciare un appello, una lettera aperta nella quale esporre sinteticamente a chi si sarebbe candidato alle prossime elezioni (allora non sembravano tanto vicine) le nostre idee. Io lasciai cadere la proposta. Devo dire che ho molta poca fiducia sia su chi si agita oggi sul teatrino della politica sia nellutilit dello strumento dellappello: spesso sembrano promossi e lanciati pi per dare visibilit a quel gruppo o gruppetto o per polemizzare col fratello o col cugino che per far diventare realt unidea, una proposta, una soluzione... Per fortuna altri, invece, ci lavorarono sopra e fecero bene: in primis Beltrame e Monti, poi Cristina Gibelli, poi Beppe Boatti. Quando vidi il testo che avevano preparato mi sembr che potesse essere utile, almeno per due ragioni, che ritrovavo nelleditoriale di eddyburg che avevo scritto dopo lincontro di Milano: due ragioni che riguardavano da un lato la condizione nella quale erano finiti i membri del ceto politico italiano, non sempre per colpa, dallaltra per il ruolo che aveva svolto il gruppo professionale al quale apparteniamo: semplifichiamo, la corruzione ideale dei politici, il tradimento degli urbanisti. In quelleddytoriale denunciavo unombra pesante che si getta su tutta larea della sinistra, ivi compr esa quella che - almeno nelle intenzioni dichiarate - si propone di essere radicale (nel senso di mirare alle radici dei problemi) e meno compromessa con i poteri dominanti. Ponevo due domande. (1) Quali sono i poteri che governano oggi le citt e i territori: quelli espressi dalle istituzioni democraticamente elette secondo le regole della democrazia rappresentativa, oppure quelli costituiti dai tre interessi, sempre pi solidalmente legati tra loro, dalla grande propriet immobiliare, del sistema finanziario, dei mass media? (2) Rispetto a questo sistema di potere, rispetto alla triade mattone, banche, grandi media, sono complici o succubi solo i soggetti politici facenti capo al vecchio sistema dei partiti, arricchito dai partiti dei tycoons e del razzismo padano, oppure anche quelli che vogliono esprimere unalternativa? I casi che abbiamo sottocchio obbligano - concludevo su questo punto - a dare risposte molto sconfortanti a entrambe le domande. E sul versante nostro, quello degli intellettuali, in particolare degli urbanisti? Ho ripreso un vecchio titolo di Julian Benda, nato del clima del

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cedimento della cultura europea al fascismo: La trahison des clercs, il tradimento degli intellettuali. E ho espresso una critica a quegli intellettuali che, professando il sapere e praticando il mestiere dellurbanistica, hanno accreditato, o addirittura inventato, gli strumenti che consentono ai portatori dinteressi privati di scardinare i principi dellinteresse pubblico. Mi riferivo a chi ha criticato la urbanistica autoritativa, a chi ha inventato i diritti edificatori, a chi ha dichiarato fuori moda gli standard urbanistici" e ha gettato alle ortiche il metodo del rigoroso calcolo delle quantit di ur-

banizzazione necessarie per i fabbisogni sociali non soddisfabili nei volumi gi edificati e sui suoli gi laterizzati. Rinvio chi voglia comprendere meglio le mie affermazioni alleddytoriale n. 155 di eddyburg.it. Concludo adesso dicendo che ho alla fine accettato di sottoscrivere lappello e lavorare per la sua diff usione non solo per la mia piena adesione al suo contenuto, ma anche perch mi sembra rilevante aprire, proprio in Lombardia, la speranza de una nuova strategia per la citt e il territorio che abbia la sua base in una politica liberata dalla soggezione alla Triade e in unurbanistica

finalizzata alla costruzione della citt dei cittadini e non alla facilitazione del trionfo della citt della rendita. Ti sarei molto grato se volessi ospitare su ArcipelagoMilano (uno spazio che considero bellissimo e utilissimo, in costante miglioramento), il nostro appello. * Blog a cura di Edoardo Salzano PER LEGGERE CLICCA QUI LAPPELLO:

MARIO MONTI TECNICO E POLITICO AL DUELLO DEL TECOPPA Valentino Ballabio


Il vecchio morto ma il nuovo stenta a nascere. Chiusa la fase del governo tecnico accade che il suo illustre presidente invece di ritirarsi super/extra partes entri apertamente nellagone politico (per usare un termine consono al personaggio - superate finalmente le insopportabili discese in campo) col proposito di salire verso una politica da ricollocarsi possibilmente sul ripiano sopraelevato. Non solo. L'annuncio addirittura preceduto da un'innovazione di metodo che, se avesse avuto seguito, avrebbe forse consentito di far uscire il Paese dalle secche della seconda repubblica e aprire una fase nuova, aperta a possibili sviluppi e occasioni anche per la sinistra. Il metodo evocava un copernicano capovolgimento del punto di osservazione (rovesciare il mondo per metterlo per la prima volta con i piedi per terra). Infatti l'agenda Monti ha inizialmente preteso di ribaltare la sequenza usuale "leader - coalizione - candidati - programma" procedendo in senso opposto. Prima l'agenda, poi "erga omnes" chi credibilmente la condivida o quantomeno la prenda in considerazione; infine i concorrenti a leader/premier ecc. pi adatti ad attuarla. Tanto che la politica tradizionale, compresa quella pi consapevole per altro reduce dalla gioiosa macchina da guerra delle varie primarie, risultata alquanto spiazzata e infastidita dalla novit fino a chiedere una bizzarra esclusione del protagonista dalla competizione, con una logica simile a quella invocata dal Tecoppa nel celebre duello: io vorrei infilzalo ma lui non sta fermo. Non sta al di sopra delle parti! Purtroppo l'illusione di ribaltare gli usi e costumi della politicaspettacolo (*) e dei politicipersonaggi, dando la precedenza al fare che cosa in luogo del dove sta e con chi sta, durata lo spazio di un mattino. La frenesia elettorale ha ben presto riproposto i soliti rituali, coinvolgendo e condizionando partiti e coalizioni, liste e candidati vecchi e nuovi nonch le consuete promesse e attrazioni propagandistiche. Vogliamo ad esempio provare mediante una cartina di tornasole (preliminare a ogni analisi chimica e non) a testare le velleit di riduzione dei costi della politica e di razionalizzazione dei centri di spesa, simmetrica a ogni eventuale diminuzione delle tasse ecc? Che futuro avr il decreto taglia-province/ introduzione delle citt metropolitane fatto saltare in commissione al Senato all'unanimit il 10 dicembre 2012? Perch l'argomento pressoch scomparso dalla pur accanita e variegata polemica elettorale, salvo riottose contestazioni campanilistiche? A controprova vedi purtroppo la recentissima legge elettorale lombarda - bipartisan - con tanto di circoscrizioni ritagliate sulle invariate dodici province preesistenti! Passando dal metodo al merito invece il discorso cambia sostanzialmente. E' evidente che l'agenda Monti risulta congruente e consequenziale a sistema economicofinanziario vigente invariato. I vincoli e i condizionamenti dell'Europa che conta sono evidenti e cogenti. A livello globale poi la gigantesca rivoluzione passiva della Cina, dove un capitalismo nella fase della sua accumulazione primitiva persegue i propri scopi avvalendosi dell'ultimo e unico Partito Comunista rimasto saldamente al potere, ne la paradossale controprova. Pensiero unico, societ liquida e crisi del compromesso socialdemocratico rendono per altro sempre pi difficili le tradizionali possibilit di mediazione. La stessa ispirazione della nostra Costituzione Repubblicana, a sua volta frutto di uno storico compromesso, oggi appare in critica controtendenza rispetto all'andamento del turbo-capitalismo globale dominante. Una possibile agenda alternativa non pu allora che presupporre due condizioni indispensabili. Una dimensione, anche organizzativa, estesa almeno all'ambito europeo e una profondit di analisi e di coscienza critica paragonabili alla forza propulsiva delle ideologie vissute nei due secoli precedenti e ora dichiarate morte senza rimpianti n ripensamenti. Infatti la storia non si ripete e all'orizzonte non appare alcuna ennesima Internazionale del ventunesimo secolo! Invece si presentano minacciosi baratri che dettano un'agenda forzata, dai ristretti margini di correzione e scelta democratica a fronte di una crisi inedita destinata a prolungarsi ben oltre la congiuntura elettorale. Certamente sui temi di medio raggio, in particolare quelli che attengono l'hardware del sistema, quali territorio e ambiente, scelte anche importanti sono possibili. Pertanto vincere e mettere alle spalle il penoso retaggio berlusconiano/ formigoniano necessario ma non di per s sufficiente a cambiare significativamente lo stato di fatto, come purtroppo dimostrato dall'esito del PGT milanese ufficialmente pubblicato

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www.arcipelagomilano.org (vedi G. Boatti sul n. 2 di ArcipelagoMilano), corretto solo in apparenza dopo l'agognato alternarsi del governo cittadino. (*) quella metamorfosi integrale della rappresentanza in rappresentazione che sta alla base della mutazione genetica delle democrazie post-moderne (M. Revelli, I demoni del potere, Laterza 2012, p. 64)

ANCHE SUL WEB LA MOBILIT LA FA DA PADRONA Giulia Mattace Raso


Crescono le visite del sito web istituzionale del Comune di Milano: tra il 2011 e il 2012, infatti, si registrato un aumento di 3 milioni e mezzo di accessi. Con una grande attenzione alle pagine e alle news sulla mobilit e Area C, che nel 2012 sono risultate tra le pi consultate dagli utenti. () Per quanto riguarda i contenuti, le pagine che interessano maggiormente riguardano la mobilit, in particolare Area C: larea del sito Per saperne di pi - Area C ha totalizzato da sola 1.202.196 visite. Anche fra le news prevale questa tendenza: ben 8 delle prime 10 notizie pi viste sul sito sono riconducibili alla mobilit. () Non si scappa: anche sul web la mobilit la fa da padrona, lo dicono i numeri dei comunicati stampa del comune. Forse a ben vedere non una notizia. La mobilit uno dei modi permanenti con cui ci relazioniamo con la citt. Il nostro attraversarla disegna la mappa delle nostre relazioni, fila e intreccia il tessuto connettivo che tutta la tiene insieme. un dato sostanziale al nostro abitare la citt e determina la struttura stessa delle giornate di tutti noi. Forse per questo che linformazione sulla mobilit quella che pi ci interessa sapere quando interroghiamo il sito del Comune: dove, quando, per quanto tempo, quanto mi costa. In fondo sempre di spazio tempo e denaro si tratta. Questa se vogliamo una lettura profonda della questione, quella pi superficiale e concreta racconta le nostre peripezie quotidiane. Area C: alcuni giorni attiva, altri no; sospesa per festivit, sciopero dei mezzi, variate le categorie di auto ammesse a seconda delle restrizioni regionali o provinciali, euro 3 si no, con filtro antiparticolato o senza, la combinazione infinita, il naufragio quasi certo, il sito del Comune lancora di salvezza. Credo bene che larea del sito Per saperne di pi - Area C ha totalizzato da sola 1.202.196 visite! Ma ecco che le magnifiche sorti progressive dellumanit ci vengono incontro: La novit del 2012 stata il lancio, il 2 ottobre 2012, del portale Open Data. Su dati.comune.milano.it, il sito dedicato alla statistica, gli accessi sino al 14 gennaio 2013 sono stati 21.482. A oggi sono presenti 125 dataset, di cui 77 alfanumerici, 46 geografici e 2 banche dati interrogabili dove, se si considerano i dataset per struttura organizzativa, il numero pi alto di download relativo a quelli di propriet della DC Mobilit Trasporti e Ambiente, con 12 pacchetti pubblicati e 3.580 download. (). La miniera di dati messa a disposizione dal Comune di Milano nel portale Open Data una manna per chi ci si voglia applicare e costruire, per lappunto, per noi le famose app. Non credo sia un caso che anche qui il numero pi alto dei download sia quello relativo ai trasporti: la lingua batte dove il dente duole, e chi conosce il bisogno si ingegna a formulare risposte. E averle tutte nel vero senso della parola a portata di mano, sul cellulare, ci rende tutti cittadini smart. Caro Maran mi sono dimenticata di dirtelo, ma la app che non funziona quella di BikeMi: lapplicazione ufficiale di iBikeMi per il tuo iPhone, a pagamento (!), con tanto di simbolo Expo, segnala costantemente che tutte le stazioni non hanno bici disponibili. Ci pensi tu?

PROGETTO DARSENA: COME SAR IL PORTO DEI MILANESI Elena Grandi


Nelle ultime settimane sui giornali e nei social network il dibattito sulla Darsena, sugli imminenti lavori di restauro del bacino, sulla possibilit di salvarne loasi o di ripulire lintera area sradicando alberi e piante, stato molto acceso: un segnale importante, al di l dei contenuti, di come i Milanesi siano determinati a intervenire attivamente nelle decisioni sul futuro di quello che sanno essere la loro citt. La Darsena, storico monumento e antico porto cittadino, luogo darrivo dei grandi barconi che nel passato trasportavano sale e granaglie, pietre e sabbia, derrate alimentari e bestiame, rimasta per anni in secca: prima oggetto di scavi per un parcheggio che (fortunatamente) non si sarebbe mai fatto, poi abbandonata a se stessa. Cos un luogo bello e prezioso, e caro a tutti noi, si trasformato in una sorta di discarica, regno di immondizia e di imperdonabile incuria. La natura, invece, in questi anni non ha abbandonato la Darsena, anzi: in qualche modo, quasi avesse voluto sostituirsi al colpevole disinteresse delluomo, se ne appropriata e ha fatto s che l si sviluppasse lo stesso ecosistema che abita le rive dei fiumi e dei canali della Lombardia. Allocchio attento di chi sia in grado di vedere oltre a unapparenza fatta di cespugli informi e di alberi cresciuti disordinatamente, si svela unoasi rigogliosa che stata colonizzata da decine di specie di animali. E non solo dalle pantegane (che, come ben sappiamo, abitano le rive dei Navigli, ma anche il sottosuolo, le strade e i parchi della citt). Sul destino delloasi della Darsena si sono spese molte parole, molte polemiche, molte discussioni, molti articoli di giornali; e molto impegno da parte di chi avrebbe voluto vederla salvata. Si sono dette cose vere e altre meno vere. Vi sono state posizioni intransigenti e altre pi possibiliste. Da venerd sera, dopo lincontro pubblico organizzato dal Comune, sappiamo che loasi non sar mantenuta: e che, se anche vi fosse stata la possibilit di prevedere una variante in corso dopera del progetto esecutivo del ripristino della darsena o uno stralcio dellarea interessata dalloasi, tale possibilit stata scartata nel timore (forse giustificato, ma forse non fondato) di

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incorrere in ritardi insostenibili rispetto a una data di consegna che non permette deroghe: quella dellinizio di EXPO 2015. Questa scelta dellAmministrazione ha, come sempre accade, provocato soddisfazione da un lato e scontento dallaltro. Soddisfazione in chi crede che la Darsena debba essere riportata al suo aspetto originario, lapideo, senza interferenze che ne possano compromettere limmagine portuale e monumentale, e che questo debba essere fatto subito, senza varianti e modifiche che si teme possano fonte di ritardi nei lavori. Scontento in chi pensa che i luoghi della citt, anche quelli monumentali, possano (e debbano in taluni casi) essere oggetto di metamorfosi e di trasformazione; in chi ha visto in quella piccola area verde il simbolo del tema di EXPO 2015, ossia lesempio di quelle foreste planiziali che rappresentano la natura da salvaguardare nelle nostre pianure; in chi crede che Milano dovrebbe essere oggetto di un nuovo modo di concepire il paesaggio urbano, il verde pubblico, gli spazi comuni. Ma la battaglia per loasi della darsena, sia pure perduta, non sar stata vana se in futuro noi amministratori faremo nostro il profondo significato di espressioni quali salvaguardia dellambiente, cultura del

paesaggio, citt sostenibile; e inizieremo a tenere in maggior conto le istanze, i suggerimenti, le sollecitazioni dei cittadini: che spesso hanno del territorio una percezione utile a pragmatica, che molto sarebbe daiuto a chi si trova a decidere scelte urbanistiche o ambientali. Un primo e positivo passo in questa direzione stato proprio lincontro pubblico indetto dal Comune venerd scorso alla Ex Fornace (e futuro luogo di cultura del quartiere) sulla Ripa del Naviglio Pavese: erano presenti oltre allAssessore De Cesaris, a Gianni Cofalonieri, a Gabriele Rabaiotti, allarchitetto Rossi dello Studio Bodin, il presidente dei Consiglio di Zona 1, alcuni consiglieri comunali e di Zona, funzionari del Comune, e moltissimi cittadini. Nonostante il freddo intenso (ledificio, dove sono da poco finiti i lavori di ristrutturazione, non ha ancora il riscaldamento), tutti hanno assistito al lungo dibattito (lincontro si concluso oltre la mezzanotte) che, dopo la presentazione del progetto della Darsena da parte dellarchitetto Rossi, stato acceso e certamente fecondo di idee, di proposte, di critiche (sempre per costruttive). Il progetto con cui si riconsegner la darsena ai Milanesi, frutto di anni di modifiche perlopi dettate dalla progressiva riduzione dei fondi disponibili, avrebbe potuto essere migliore

ma, come stato detto, quando si salta su un cavallo in corsa, se il cavallo zoppo, zoppo rimane. Forse qualche piccola cosa si sarebbe potuta tentare; forse la presentazione del progetto ai cittadini avrebbe potuto essere fatta prima, quando ancora qualche margine dintervento sarebbe stata possibile. Ma il tempo, in questo caso, stato nemico. Resta il fatto che entro due anni (ma come mai ci vorranno due anni per un cantiere che non sembra presentare difficolt tecniche insormontabili? Su questo, e sulla durata dei cantieri in generale, varrebbe la pena di farsi qualche domanda e di cercare qualche soluzione) la Darsena sar riconsegnata ai milanesi, riempita dallacqua e resa navigabile per piccole e medie imbarcazioni. Ma resta anche, sacrosanto, il desiderio dei cittadini di essere pi ascoltati, in tempi utili, con modalit efficaci: in questo modo lAmministrazione potr prendere in considerazione proposte e suggerimenti, richieste e progetti che non sono quasi mai frutto di prese di posizione intransigenti, ma che potranno portare a un modo migliore di concepire la nostra citt: nel quale la partecipazione attiva dei cittadini non sia solo una parola vana.

SANIT LOMBARDA: PREVENZIONE E PREGIUDIZIO Giuseppe Rotondo


Parliamo di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale: aspetto trascurato da vent'anni di gestione Formigoni della sanit per ragioni ideologiche e di opportunit politica, causando quindi costi sociali e aumento della spesa centrata sulla cura, pur avendo un grosso impatto sulla cittadinanza lombarda e milanese in particolare. Investire nella prevenzione significa risparmiare le ingenti risorse necessarie per le cure. In Lombardia la sanit deve fare un salto di qualit che anche culturale: la tutela della salute deve essere centrata non soltanto sulla cura delle malattie ma anche e soprattutto sulla prevenzione che passa attraverso leducazione sanitaria mirata per le diverse comunit. Senza lasciare che pregiudizi e opportunit politiche possano minare la salvaguardia della salute della persona e appesantire i costi della sanit. Non si pu pi ignorare la questione dell'HIV, specialmente nella nostra Regione. Nel l'Istituto superiore di Sanit registra fra le 3000 e le 4000 nuove infezioni diagnosticate: di queste circa 600 in Lombardia (1). Non si possono contare quanti hanno contratto il virus e non lo sanno perch non hanno fatto il test. In Italia si stima che circa 150mila persone vivano con l'HIV, compresi i casi di AIDS conclamato e le persone che non sanno di averlo. Secondo le stime dell'Iis, un sieropositivo su quattro non sa di esserlo, non riceve le cure adeguate e non consapevole dei rischi che corre. Quasi l'80% delle nuove infezioni provocato da una trasmissione sessuale etero oppure omosessuale. Nel 2012 sono stati quasi 300 i nuovi casi diagnosticati solo a Milano, in aumento rispetto all'anno precedente. Il 20% delle nuove infezioni riguarda immigrati. Non solo HIV, per. In Lombardia si contano il 45% e il 53% dei nuovi casi italiani di sifilide e blenorragia e Milano conta pi del 70% delle segnalazioni regionali per entrambe le patologie (2). Servono campagne di informazione a partire dalle scuole superiori per promuovere le pratiche di sesso sicuro e bloccare la diffusione del virus. Non solo campagne di informazione generali, ma anche campagne mirate alle comunit pi a rischio, giovani, immigrati, comunit LGBT, adattandole ai diversi contesti culturali per renderle pi efficaci. Bisogna potenziare le strutture territoriali, le pi vicine alle persone da trattare; necessaria una campagna di screening pi capillare, magari attraverso il test salivare che pi rapido e semplice, dal momento che stato dimostrato come le persone in terapia - che quindi hanno gi scoperto di avere l'HIV - sono molto meno contagiose di chi non in trattamento. Tutto questo pu avvenire solo se siamo capaci di liberare lazione di prevenzione sanitaria da luoghi comuni e pregiudizi determinati da i-

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www.arcipelagomilano.org stanze socio-culturali ed economiche dominanti del momento. (1) http://www.ausl.ra.it/files/prevenzion e_salute/aids/Dati%20per%20sito.p df (1) http://www.iss.it/binary/publ/cont/onli ne_2_dicembre.pdf (2) http://www.epicentro.iss.it/problemi/ aids/studi.asp

MARIANGELA MELATO: UNA GRANDE MILANESE Ilaria Li Vigni


Una donna severa con se stessa, ma nello stesso tempo autoironica nel midollo; appassionata di diritti civili e politici, ma capace di ridere della vita. E una grande, grandissima artista nel mondo del teatro, del cinema e della televisione. Un talento, prestato ai pi grandi palcoscenici e ai pi capaci registi, che ha imparato da Giorgio Strehler e dal Piccolo della sua Milano a piangere sul palco e ha lavorato con artisti del calibro di Dario Fo, Pupi Avati, Garinei e Giovannini e molti altri, confermando la sua capacit poliedrica misurandosi con i testi pi vari, dalle tragedie greche alle commedie musicali. Mariangela, ho letto che qualcuno la considerava lerede di Anna Magnani, ebbene s, vero: la stessa grinta, la stessa forza e potenza recitativa, lo stesso modo di prenderti e coinvolgerti e renderti spettatore attivo, perfettamente intrappolato, magicamente attratto, dal suo recitare che diventava parte stessa di te spettatore consapevole del grande magnetismo che emanava ogni sua battuta. Queste immagini mi passano nella mente e rivivo come fosse un cortometraggio i vari personaggi che ha interpretato al cinema e a teatro, fino ad arrivare a uno dei suoi ultimi lavori: la sua impareggiabile interpretazione di Filumena Marturano con laltrettanto grande Massimo Ranieri. Ha lasciato cos nella memoria della vasta platea italiana che l'ha sempre amata e apprezzata, personaggi indimenticabili, da quelli sul grande schermo come Fiore, amante milanese di Giannini in Mim Metallurgico ferito nellonore e Raffaella Pavone Lanzetti in Travolti da un insolito destino nellazzurro mare dagosto a quelli sul palcoscenico del teatro come nellOrestea di Eschilo diretta da Luca Ronconi. Attrice e donna forte, stupenda, meravigliosa interprete di ogni ruolo. Lei si vestiva addosso ogni personaggio e lo faceva suo e non era pi lattrice protagonista di un ruolo, ma diveniva ella stessa il ruolo, come se appartenesse davvero a lei quel che andava dipanandosi sul set cinematografico o sul palcoscenico del teatro. Mariangela sapeva darci delle grandissime emozioni che resteranno vive in tutti noi che labbiamo amata come attrice e come donna, che resteranno fisse nei nostri occhi e nelle nostre menti e soprattutto salde nel nostro cuore. La scomparsa di Mariangela Melato stata, per molti di noi, come perdere un parente, una di famiglia, per quanto assurdo possa sembrare, perch avevamo imparato ad apprezzarne la vivace schiettezza e la superba bravura. Davvero commovente che a ricordarla sia stata una donna, una politica che, come lei stessa ci ha raccontato, non la conosceva bene, ma cui era evidentemente legata da quei contatti non fisici che spesso uniscono le persone anche senza la conoscenza e la frequentazione. Mi piace riportare, con il dovuto rispetto, un pezzetto del ricordo di Emma Bonino alle sue esequie: In queste ore mi sono chiesta e ho chiesto in giro come definirla con poche parole, perch volevo mettere in questo breve ricordo un qualcosa di pi corale. Tra le lacrime Renzo ha usato il trittico passione pulizia - impegno; Irene di getto ha detto: grazia, simpatia, leggerezza. Una lottatrice combattente, lha definita Mimmo, anche nellaffrontare la malattia e il dolore. So anche che non amava essere definita una donna forte. La capisco. Per parte mia, mi rimarr dentro come donna autenticamente coraggiosa, se per coraggio non si intende non provare paura, ma saper governare le proprie fragilit, le proprie paure, per farne forza, consapevolezza collettiva e potenzialmente contagiosa. Per tutte queste ragioni, Mariangela Melato, regina del palcoscenico, anticonformista per autenticit e non per moda, appassionata cittadina italiana, ci mancherai.

AMBROSOLI: CHE C DI NUOVO Stefano Rolando


L'analisi di Walter Marossi corretta nella scomposizione dell'elettorato e nella valutazione delle congiunture favorevoli. Probabilmente anche vera la crucialit del rapporto tra immagine del candidato e cambiamenti percettivi dell'elettorato. Ma qui non si capisce se la differenza la fa l'idea diffusa che i lombardi sono stati governati tutto sommato abbastanza bene (che la tesi che Marossi sente prevalere) o l'idea che prevalga una domanda di discontinuit (che la bussola della campagna elettorale di Ambrosoli). Quindi lascerei perdere i riferimenti alla folla degli spin doctor del centrosinistra e mi concentrerei - per far capire il senso di marcia - su questa divaricazione. Da cui dipende anche il tono della campagna, la muscolatura politica del candidato e la dominante della comunicazione. Naturalmente - in questo Marossi ci coglie - i due temi co-esistono: il sentimento di un elettorato resistente al cambiamento (che non detto sia tutto a destra); il sentimento invece reattivo alle crisi (economica, etica, occupazionale, istituzionale) per cui cambiare la ragione della speranza. Non c' molto spazio per un "centro" ambiguo, che cerchi di raccordare questi due sentimenti. Salvo drenare un po' di scontento nell'elettorato di destra disposto a timidi segnali. Se non prevarr la capacit di rappresentare il secondo punto di vista, sar difficile avere successo. Che Maroni non sia nuovo rispetto alla vecchia ventennale alleanza della destra oltre a tutto argomento sensibile per lelettorato che vuole il cambiamento non per quello a cui sta bene la continuit. La scommessa comunicativa che Ambrosoli sta facendo che questa

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rappresentazione avviene senza urlare, senza essere paghi della protesta, senza limitarsi al malcontento. La scommessa molto semplice: nutrire l'argomento della discontinuit con un buon programma e con proposte (anche le metaproposte, attenzione, quindi anche quelle simboliche) che rendano visibile una cultura di governo. Lautolesionismo tradizionale del centrosinistra tre intelligenti osservazioni di Marossi sulle recriminazioni preventive, sulla mania dei sondaggi, sul ragionare dei partiti con in testa gli anni 80 tutto vero. Non replico su questo. Ma sulla questione di fondo del mood della domanda maggioritaria degli elettori: continuit o cambiamento?

In elezioni quasi lampo difficile fare sociologia. Lopzione stata quella di ascoltare centralmente la rappresentanza di profondit. Associativa e soprattutto amministrativa. La bussola venuta dalla struttura del "Patto civico" in cui la politica rappresentata dagli amministratori locali. questa la parte pi significativa - pragmatismo, poca ideologia, molto orientamento alle soluzioni - della classe dirigente alternativa (senza la quale non si regge una legislatura) che questa volta appare insieme al candidato presidente. Ora siamo alla stretta finale della campagna. Il voto dell'elettorato di sinistra (anche qui attenzione: non era scontato) quasi integralmente recuperato. Il sistema degli interessi

- fatto anche di tessuto piccolo e medio dell'economia - deve tuttavia decidere se il cambiamento pu migliorare il quadro delle opportunit per tutti, oppure meglio stare a cuccia, nelle relazioni consolidate da un potere che oggettivamente in declino. Rispetto a questa realt Umberto Ambrosoli non ha bisogno di "muscoli", di linguaggi esclamativi, di "una folla di spin doctor". Deve essere se stesso e raccontare le cose che mescolano la sua forza politica e simbolica con il "noi" che gli assicurato da forti segnali di giovani e donne e da una classe dirigente di buon senso che ha incontrato giorno per giorno vedendo in lui la prima potenzialit vera dopo 18 anni.

URNE LOMBARDE Giuseppe Gario


Le prossime elezioni rianimano in Lombardia i movimenti di pancia, con gli umori resi pi acri da frustrazioni e fallimenti crescenti perch la pancia ragiona, se cos si pu dire, in modo dicotomico: ho fame, non ho pi fame, ho ancora fame. Una pancia sempre piena impossibile, soprattutto per i bulimici, non pi affamati ma malati. La proposta di trattenere in Lombardia il 75% delle tasse non convince e laltro 25%? e non competitiva con quella di non pagarle proprio, prassi sempre pi diffusa negli ultimi ventanni, di fatto legalizzata. Ai piani alti ora il problema che fare con gli amici elvetici, da un po di tempo in qua collusi con i governi europei per far pagare le tasse anche a chi si sempre fidato della loro discrezione, che peraltro non viene meno. Ai piani bassi il problema come tirare avanti, pur senza pagare le tasse, se chi che le paga spende sempre meno perch tartassato dallIMU, riedizione potenziata dellICI magicamente abolita sulla prima casa. LICI non c pi, stata sostituita dallIMU. Sembra un giochino delle tre carte, come quello del candidato leader della alleanza tra Lega e Pdl. arrivato anche a me le vie di quel signore sono traverse un patto del parlamentare con cui i candidati (immaginate di chi) si impegnano a fare solo due legislature (a che scopo?), dimezzarsi lo stipendio (inclusi gli incerti extra legem?) e di numero (tirando a sorte?), azzerare il finanziamento pubblico ai partiti (rilanciando il privato?), non tradire il mandato degli elettori (quale mandato?) e fare la massima trasparenza sui propri redditi e attivit (anche illegali, adesso subito?). Chi fa tali promesse ha una ben scarsa opinione di noi elettori italiani, condivisa purtroppo dagli europei e per lo stesso motivo: se agli italiani piace essere presi in giro, perch no? Quando ne eravamo padroni, trentanni fa, il nostro debito pubbl ico dava con linflazione interessi ben pi alti degli attuali legati allo spread, in gran parte alla Lombardia, attratti allora come oggi dal magnetismo della ricchezza che si accumula. Anche allora pagavano i poveri, ma nel consolidato nazionale era tutta una grande famiglia, anche perch in buona misura gli interessi erano pagati con nuovo debito, sempre a beneficio degli italiani pi ricchi, lombardi in testa anche per la centralit finanziaria lombarda nel cosiddetto sistema-paese. Quel sostanziale trasferimento di ricchezza dalle aree pi povere alle pi ricche, in continuit con le grandi migrazioni interne precedenti, port la Lombardia oltre la soglia magica che trasforma il denaro non pi in lavoro, ma in rendita, a carico dello Stato allora solvibile. La soglia magica la politica e non a caso la Lombardia, fin allora nano politico, negli ultimi trentanni ha prodotto miracoli non pi economici, ma politici e autocertificati da profeti padani e messia tv. Pi che di politica tuttavia si tratta di costume, alla Piero Chiara, e con lanziana vedova di Nina Berberova (in Ronqueval) si pu dire: Mio marito sosteneva che solo chi imbecille si rovina per avere molte donne. A me ne bastata una sola ed era la mia legittima moglie Che cosa non ha fatto per me. E ancora, con Luigi Santucci, si pu notare la passione per la fisicit dei lombardi ossessionati dallidea di arrivare incolumi alla morte, alle urne che come le altre non si sa che cosa significhino (Il velocifero). Abbiamo dato di noi al mondo una immagine di simpatici cialtroni, nella migliore delle ipotesi dei perditempo da tenere alla larga quando ci sono problemi veri e gravi da risolvere. gi successo. Purtroppo non basta: nei giorni scorsi, su Euronews, il nostro campione ha informato il mondo che The Economist nella rete europea dei giornali di sinistra regolarmente imbeccati da la Repubblica. The Economist la voce della City londinese, a sua volta partner-guida della Borsa Italiana; ancora un piccolo sforzo, e la si dir tutta e tonda: la Repubblica e The Economist sono la voce delleterno demonio demoplutogiudaico. ora di tornare alla realt e alla verit del senso della vita che ci stato trasmesso: per tutti il pane quotidiano, la remissione reciproca dei debiti, la forza di affrontare le prove, la liberazione dal male. SantAmbrus, dacci una mano.

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Scrive Enrico Biraghi a PierVito Antoniazzi


Grazie al piano regolatore e alliniziativa politica di Albertini si realizzata Porta Nuova che era rimasta per 50 anni spazio per circhi e ottovolanti. Bella ed economicamente utile innovazione che mantiene Milano al passo dei tempi. Perch la sinistra sempre critica su ogni innovazione e cambiamento? Quale alternativa di sviluppo aveva proposto?

Scrive Alessandro Gargnani a LBG


L.B.G. ha fatto unanalisi condivisibile, ma ha trascurato di considerare laumento del moltiplicatore catast ale dal 2011 al 2012: + 160%. E questo fattore che ha reso lIMU in taluni casi pesantissima: non le aliquote che sono di poco superiori a quelle dellICI. Va anche tenuto presente che lIMU, al pari dellICI, unimposta patrimoniale che grava su un bene immobile: concettualmente lobbligato di imposta, il contribuente inciso dallimposta, la cosa materiale stessa, limmobile, la res pi che la persona che possiede la cosa anche se questi risulta, alla fine, colui che ne sopporta il peso. Per questo motivo limposta patrimoniale unimposta reale, non personale, e non pu essere progressiva. Va anche ricordato che limposta patrimoniale sugli immobili in Italia esiste dal 1993, quando lICI ha sostituito lILOR. LILOR era deducibile dal reddito personale del contribuente e pertanto non poteva definirsi patrimoniale, lICI no, vi etandolo esplicitamente lart 17 della sua legge istitutiva. Ne discende una doppia tassazione sul medesimo cespite immobiliare: prima in forza dellaliquota ICI (ora IMU) poi, in base allIRPEF, sul reddito dellimmobile gi inciso dallICI/IMU.

Scrive Sergio dAgostini a LBG


Come non concordare col tuo editoriale di ieri! Ma voglio aggiungere che, pur consapevole delle difficolt di bilancio del Comune di Milano, anche la nostra amministrazione avrebbe potuto fare qualcosa di meglio nella graduazione delle aliquote Imu al fine di favorire laffitto e soprattutto laffitto sociale. Molto interessanti i tuoi conteggi sul patrimonio Aler, dai quali emerge che buona parte delle entrate degli affitti vengono mangiate dal prelievo fiscale, almeno per alcune fasce di reddito (e sarebbe assai opportuno avere dati pi completi e che tengano conto delle morosit reali). Ma gi cos lassurdit evidente ed resa ancor pi stridente da un altro aspetto che conosco direttamente essendovi coinvolto con la mia Cooperativa (Dar-Casa). Si tratta del patrimonio Aler, cosiddetto fuori ERP (oltre un migliaio di alloggi) che, essendo affidato in affitto o in comodato a enti no profit che a loro volta lo affittano/assegnano a soggetti ugualmente o ancor pi bisognosi, non pu usufruire della aliquota agevolata, che spetta soltanto agli alloggi assegnati direttamente da Aler. Il risultato che per questi alloggi Aler stessa (o i soggetti no profit se la specifica convenzione lo prevede) sono assoggettati allaliquota IMU pi elevata! Eh s, perch la delibera di CC n. 22 del 26.06.2012 non prevede nessuna agevolazione per gli alloggi affittati con contratto regolare registrato, se non per quello sparuto numero di contratti stipulati in base allaccordo locale (sindacale). Auspico che nelle trattative gi aperte con Milano o in altra da aprirsi specificamente per una revisione delle aliquote pi equa per laffitto, trovi posto anche una soluzione di questa evidente sperequazione, che rappresenta una vera ingiustizia sociale.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Bach e Beethoven


Una strana sensazione hanno provato, luned e marted scorso, gli spettatori presenti al Conservatorio a due recital dedicati rispettivamente a Bach e a Beethoven: il primo affidato dalle Serate Musicali ad Andrea Bacchetti che orfano per improvvise e non meglio precisate difficolt tecniche dellorchestra Filarmonica torinese, che avrebbe dovuto accompagnarlo ha eseguito da solo al pianoforte tre dei famosi concerti bachiani (BWV 1054 in re maggiore, BWV 1058 in sol minore, BWV 1059 in la maggiore) scritti e trascritti pi volte per diversi strumenti (violino, oboe, clavicembalo) con e senza accompagnamento di continuo e di archi. Laltro, che costituiva la seconda giornata dellintegrale delle 32 Sonate per pianoforte di Beethoven, affidato dalla Societ del Quartetto ad Andrs Schiff che ha eseguito le Sonate nn. 5, 6 e 7 dellopera 10, la f amosa Patetica n. 8 opera 13 e le due meno felici e meno note nn. 9 e 10 dellopera 14. Strana sensazione, dicevamo, a causa del possibile/impossibile confronto fra due monumenti della storia della musica di tutti i tempi, fra due dei tre grandi B (il terzo essendo Brahms) dellorgoglio musicale tedesco, e fra i due ottimi pianisti della scena contemporanea. Innanzitutto le due opere: i Concerti di Bach sono stati scritti nei primi decenni del XVIII secolo e destinati

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www.arcipelagomilano.org alla collettivit - fosse quella limitata della di Cthen o quella ben pi ampia di Lipsia - per celebrare la grandiosit della musica come parte integrante e sostegno della grandiosit barocca della Corte o della Chiesa; le prime Sonate di Beethoven sono invece immediatamente successive alla rivoluzione francese, degli ultimi anni novanta, dunque indirizzate allUomo nuovo formatosi con lIlluminismo - sicch scavano nellintimit dellindividuo e creano un rapporto univoco e diretto sia con lesecutore che con lascoltatore. Il confronto ravvicinato Bach - Beethoven sempre sorprendente: per un lungo periodo questi due giganti hanno rappresentato lalfa e lomega della storia della musica tedesca. Da una parte la logica allo stato puro, sostenuta dalla precisione delle regole del contrappunto, dallaltra un distillato di emozioni e di passioni controllate solo dalla professionalit e dallautorevolezza dellautore. (Sarebbe stato interessante fra luno e laltro ascoltare anche un recital interamente dedicato a Mozart, il terzo gigante a met strada e ponte, insieme ad Haydn, fra i due: Bach nasce nel 1685, Mozart solo sei anni dopo la sua morte, Beethoven quando Mozart aveva appena quattordici anni. Eppure sembrano appartenere a tre secoli diversi). Infine i due esecutori. Abbiamo gi detto di loro in pi occasioni, su Schiff ci siamo soffermati proprio due mesi fa in occasione della prima serata dellintegrale beethoveniana, di Bacchetti riferimmo tempo addietro delle sue Variazioni Goldberg senza ritornelli (!). Schiff peraltro un illustre interprete bachiano - ha inciso lopera omnia delle opere per tastiera del Kantor, una grande impresa pianistica e discografica - poi passato attraverso una indimenticabile integrale di Schubert, da qualche anno si sta dedicando molto a Beethoven. Anche fra Schiff e Bacchetti c un abisso, in molti sensi. Intanto li separa una generazione: lormai celebre maestro ungherese, che vive da anni in Toscana, ha sessantanni mentre quello strambo personaggio di Bacchetti, che fa di tutto per allontanare da s lautorevolezza, ne ha solo trentasei. Grazie anche alla maggiore esperienza, Schiff ha una capacit di imporsi al pubblico un carisma - che Bacchetti ancora non possiede. Bench sembrino avere le stesse intenzioni musicali (asciutti, scarni, poco inclini alla teatralit e piuttosto votati alla sobriet), tanto da sembrare uno allievo dellaltro, hanno un rapporto con la musica diverso per non dire opposto: il primo la sente come una religione e la vive come se ne fosse una sorta di sacerdote, laltro scandalizzava il suo pubblico facendo lospite fisso del programma televisivo superleggero Chiambretti Night. Eppure non sapremmo dire chi ci piace di pi, nel senso pi volte da noi evocato di chi ci d pi godimento. La sensazione che Bacchetti trasferisca agli ascoltatori passioni ed emozioni che Schiff, teso alla cura della perfezione tecnica, sembra quasi non provare. Il Beethoven di Schiff spesso algido, glaciale, i tempi veloci troppo veloci, quelli lenti troppo lenti (anche se cos riesce ad ottenere suggestioni straordinarie) e c sempre qualche cosa di didascalico nelle sue esecuzioni che ne mortifica lispirazione. Dopo Beethoven, come bis, ha eseguito due preludi e fughe dal primo libro del Clavicembalo ben temperato, il n. 1 in do maggiore e il n. 5 in re maggiore; bellissimi, ma dobbiamo confessare che il Bach di Bacchetti ha una umanit, una intimit e un calore che stentano a emergere nel perfettissimo Bach di Schiff. Il quale Schiff stato anche vittima, laltra sera, di due immeritati incidenti di percorso: durante il meraviglioso e misterioso Largo e mesto della Sonata n. 7 un telefono cellulare particolarmente petulante lo ha obbligato a interrompersi e a ritirarsi visibilmente contrariato, tanto che solo dopo lunghi minuti di vuoto seguiti da un intervento adirato (e anche un po sopra le righe) del presidente Magnocavallo - rientrato in palcoscenico e puntigliosamente ha ripreso daccapo lintera Sonata. Ma non basta, perch poco dopo un improvvido applauso del sussiegoso pubblico del Quartetto interrompeva brutalmente la stessa Sonata fra il Menuetto e il Rondo. Una serata davvero sfortunata.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Le mostre del 2013. Milano si risveglia?
Nuovo anno, nuove mostre. Dopo il clamoroso successo della retrospettiva su Picasso, che stata la mostra pi visitata dItalia e che ha r egalato numeri da capogiro in termini di biglietti staccati, si pensa gi alle nuove iniziative. Ancora da vedere, fino a marzo, la bella mostra di Costantino 313 d.C., sempre a Palazzo Reale, sede che ospiter anche, a partire dal 21 febbraio, un altro gigante della pittura: Modigliani. E infatti la mostra dal titolo Modigliani e gli artisti di Montparnasse: la collezione Jonas Netter, racconter la vita, le opere, larte e le passioni di Modigliani, livornese ma parigino dadozione, e dei tanti artisti che con lui hanno condiviso gli anni della Parigi, difficile, affascinante, vivissima, di inizio secolo. Sempre a Palazzo Reale, in autunno, prevista una mostra che non mancher di affascinare e stupire: protagonista sar August Rodin, lartista del Pensatore, con una mostra monografica in cui verranno presentati, per la prima volta in Italia, sculture e opere per lo pi in marmo. Il programma espositivo dellanno molto ricco, con nomi, come si visto, di grande richiamo. Continuiamo proprio con Palazzo Reale e le sue mostre pi importanti. A fine gennaio aprir Il vero e il falso, mostra che propone un viaggio sul fenomeno della falsificazione nel mondo dellarte, a cura della Guardia di Finanza, mentre in febbraio ci sar invece una piacevole sorpresa per gli appassionati di Bob Dylan: verranno infatti esposti 22 dipinti creati dal musicista-artista, che da anni si diletta anche di pittura. A cura di Francesco Bonami intitolata The New Orleans Series. Larte contemporanea prende ancora il sopravvento, con la mostra The desire for freedom. Arte in Europa dal 1945. Nata dalla collaborazione tra Milano e prestigiosi musei europei, lesposizione racconta levoluzione dellarte e dei suoi temi dal 45 a oggi, attraverso oltre 100

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www.arcipelagomilano.org lavori di grandi artisti contemporanei come Daniel Hirst, Richter e Merz. A giugno entra in gioco la fotografia. Quasi 1000 fotografie provenienti dal prestigioso Moderna Museet di Stoccolma, racconteranno la storia della fotografia a partire dal 1840 fino ad oggi. Da ottobre in poi la stagione riprender con grande vigore con due super mostre. La prima si intitoler Da Pollock alla Pop Art, e proporr ai visitatori niente meno che le prestigiose opere degli Espressionisti Astratti americani conservate presso il Whitney Museum di New York, concentrandosi sugli artisti pi influenti e importanti, coprendo un arco di tempo che va dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Sessanta: da Jackson Pollock - protagonista indiscusso - a Willem de Kooning, Mark Rothko, Franz Kline e Barnett Newman. Se questo non bastasse, ecco arrivare anche una retrospettiva sullitaliano Piero Manzoni, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Per gli appassionati della pittura pi tradizionale ci sar invece la possibilit di visitare la mostra su Bernardino Luini, pittore lombardo leonardesco, a cui sar dedicata una mostra autoctona, curata dal Comune di Milano e dalla Pinacoteca di Brera. Anche il PAC far la sua parte, con le mostre di Jeff Wall, artista canadese considerato uno dei pi influenti fotografi contemporanei (a marzo), e di Adrian Paci (a ottobre), artista albanese di grande successo internazionale. Non poteva mancare anche il Museo del 900, che ad aprile propone il nome di un artista intramontabile: Andy Warhol. Non pitture, film o fotografie, ma stampe, relative ai pi celebri nuclei e soggetti dellartista, protagonista della Pop art americana. La GAM di via Palestro invece punta su artista di casa, Medardo Rosso. Unoccasione per presentare le nuove sale della galleria, aperte dal prossimo autunno, in cui verr risistemato e riqualificato il pi importante nucleo di opere al mondo di questo artista. Ci fermiamo qui, ma il programma in realt molto pi vasto e sviluppato su quasi tutte le sedi museali milanesi, dal Castello, al Museo del Fumetto, allArcheologico, alla Rotonda della Besana. Un programma vario e ricco, sintomo di una rinnovata attenzione verso larte e le sue manifestazioni.

Larrampicata al cielo e la musica elettronica - Le mostre dellHangar


Chi lha detto che larte contemporanea non pu essere divertente? Presso lHangar Bicocca, fino al 3 febbraio, due mostre convinceranno anche i pi scettici. La prima, e pi sensazionale, On space time foam, di Toms Saraceno, artista argentino gi avvezzo a unarte non convenzionale e partecipata. Artista, ma anche architetto, Saraceno crea grandi installazioni, visionarie e sorprendenti, praticabili dal pubblico e in grado di modificare la percezione e luso degli spazi architettonici. Le sue opere, ispirate alla tradizione dellarchitettura utopista del 900, nascono dal desiderio di creare strutture aeree abitabili dalluomo, energeticamente autosufficienti e a basso impatto. Unarte, la sua, fatta di scambi tra discipline, di incontri e condivisioni con mondi diversi, per creare progetti, e un futuro, sostenibili dallambiente. On space time foam una struttura fluttuante sollevata tra i 14 e i 20 metri da terra, costituita da tre livelli di pellicole trasparenti in PVC, ispirata dalla conformazione cubica di una parte dellHangar e praticabile dal pubblico. E qui sta il bello. Il visitatore pu entrare in questo mondo fuori da ogni logica, gattonando e rotolando sulle pellicole trasparenti mentre, sugli altri livelli, altre persone fanno lo stesso, restituendo cos una sensazione simile a un gioco di specchi, o meglio, a un acquario. Qual lo scopo di questopera che, pi che arte, da molti viene recepita come un grande gonfiabile-giocattolo? Saraceno rifiuta definizioni e letture obbligate: questopera pu essere letta con una molteplicit di visioni e interpretazioni, a seconda della sensibilit dello spettatore. un qualcosa che sconvolge, che ci fa perdere la percezione reale del tempo e dello spazio; mette in discussione le nostre certezze, destabilizza lo spazio che lo ospita; oppure, chiss, un qualcosa che ci permettere di sfidare la gravit, si sollevarci verso il cielo e di interagire in maniera nuova con le persone che, letteralmente, ci circondano. Ma bene ricordare che, per quanto divertente, questo non un gioco. Guide alpine e soccorritori vigilano sullopera e sul corretto comportamento dei visitatori (si entra solo 5 persone alla volta per ogni livello), c una durata massima (15 minuti di permanenza), bisogna essere maggiorenni, non pesare pi di 100 kg ed essere in buona forma fisica. La scalata a queste pareti che si gonfiano, si spostano, ci tirano verso il basso, non cosa facile. In contemporanea, fino al 6 gennaio, possibile vedere ancora il lavoro di Carsten Nicolai, unidisplay, uninstallazione lunga 40 metri e che unesperienza visiva, uditiva e anche fisica. Artista, musicista e produttore tedesco, Nicolai conosciuto internazionalmente per le sue installazioni e le sue performance che esplorano le connessioni tra visione, suono, architettura, scienza e tecnologia. Le sue opere coinvolgono lo spettatore nella sua fisicit, lo rendono partecipe, unendolo non solo allopera darte ma anche allo spazio che le ospita, cambiando i concetti di spazio e di tempo. unidispaly fatta da 6 grandi schermi su cui vengono proiettati, a ciclo continuo e per tutta la loro lunghezza, immagini grafiche essenziali in bianco e nero, che si accompagnano a suoni elettronici cadenzati e monotoni, che seguono il ritmo dei movimenti delle figure. Secondo lautore per lopera non va letta come un mero schermo ma come uno spazio mentale tridimensionale, basato sullidea dellinfinito e in cui si perde la nozione e la cognizione del tempo. Unora passata a guardare lintero ciclo risulta percepita davvero come una decina di minuti. E perdere il senso del tempo il suo obiettivo, ottenuto tentando di dare, con queste immagini fatte di punti, di linee, di sinusoidi, un fluire unico connesso alleterno movimento. Collabora a tutto ci anche una panca vibrante, che emette vibrazioni seguendo i suoni elettrici riferiti alle immagini. Difficile da descrivere, pi facile da provare e da vivere. Con questo lavoro Nicolai unisce alcuni dei suoi tratti pi caratteristici: la capacit di rendere percepibile il suono in modo ottico; l'estetica minimale che si traduce nelluso del colore (variazioni sul bianco e nero) e delle sonorit; la propensione verso l'astrazione e quella verso l'infinito. Due opere interattive da non perdere, tanto pi che l ingresso allHangar sempre gratuito. Toms Saraceno On Space Time Foam fino al 03.02.2013 Orari: Lun

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www.arcipelagomilano.org Mar - Merc: chiuso; Gio Ven Sab - Dom: 11.00-23.00 Ingresso libero

Claudia Gian Ferrari e le sue passioni


Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari, collezionista, gallerista e storica dellarte il primo appuntamento di un ciclo di mostre che il Museo del 900 dedica a collezionisti importanti che hanno messo al centro larte del XX secolo. Si inizia con Claudia Gian Ferrari, collezionista, studiosa, appassionata darte e figlia di Ettore, importante gallerista milanese, dal quale erediter la gestione della galleria. Claudia si propone fin da subito come una importante figura di riferimento per il mondo artistico milanese, tramite un lungo percorso, che ha portato la Gian Ferrari a far scoprire e riscoprire importanti artisti del 900 attraverso mostre e accurate monografie, quali quelle su Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Fausto Pirandello e Mario Sironi. Ma un artista fu forse pi importante di altri, Arturo Martini. Sulla scia del padre, che aveva fondato lAssociazione Amici di Arturo Martini a sostegno delle opere del maestro, Claudia Gian Ferrari nel 1998 ne cura limportante catalogo generale e ragionato delle sculture, che porta a scoprirne una serie di inedite e anche alcune ritenute disperse. Tra queste, lOfelia acquistata dalla Pinacoteca di Brera proprio quando Claudia fu presidente dellAssociazione (opera presente in mostra). Quindici le opere che entrano da oggi a far parte delle collezioni del Museo, donate dalla famiglia e a cui Claudia fu sempre particolarmente legata, opere che occupavano un posto speciale allinterno della sua abitazione privata. Troveranno spazio un Achrome di Manzoni, destinato alla sala Azimuth del museo, una gouache di Lucio Fontana e unesemplare delle uova in terracotta realizzate dallartista allinizio degli anni Sessanta, ci sar Mario Merz, con la sua Proliferazione laterale del 1975, Apollo e Dafne di Giulio Paolini, una composizione di sale di Giuseppe Penone, una piccola installazione di Pier Paolo Calzolari, e una Stella del 1977 di Gilberto Zorio. La donazione include poi Prire de toucher realizzata da Marcel Duchamp per la copertina del catalogo pubblicato in occasione della mostra Esposizione surrealista, organizzata con Andr Breton alla Galerie Maeght di Parigi nel 1947, le fotografie di Dan Graham, Bruno Kirchgraber e Giorgio Colombo e uno schizzo di De Kooning. Per concludere, ci saranno anche una Macchina drogata di Vincenzo Agnetti del 1969 e un gesso di Fausto Melotti. Inoltre in mostra anche opere di artisti molto amati dalla Gian Ferrari, e prestati appositamente per loccasione, come Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto Pirandello e Mario Sironi, a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni ed esposizioni. Infine, due degli artisti contemporanei pi vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare intensit. Interessante anche la selezione di materiali provenienti dai documenti dellarchivio storico della galleria Gian Ferrari, che Claudia ha destinato con un legato testamentario agli Archivi del Novecento, attraverso i quali si potr capire e approfondire meglio i momenti pi salienti e le scelte artistiche della Galleria. Documenti, fotografie, lettere e una biblioteca relativa a circa settantanni di attivit per far rivivere unepoca intera. Pitture e sculture ma non solo. Nel percorso espositivo sono inseriti anche mise e accessori amati e usati in vita dalla Gian Ferrari. Vengono proposti alcuni abiti del suo guardaroba, firmato quasi esclusivamente da Issey Miyake, e dei cappellini dautore che Claudia ha sempre indossato, vera e propria passione trasformatasi nel tempo in collezionismo. Claudia ha lasciato a Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume, Moda e Immagine del Comune, oltre cento abiti di Miyake e altrettanti copricapo, tra cui quelli dello stilista Alan Journo e dellartista, da lei promossa, Lucia Sammarco. Una vera amante dellarte e della filantropia. Nel 2006, prima dellapertura del Museo del 900, furono donati consistenti nuclei di opere a Villa Necchi Campiglio e al MART di Rovereto. Una parte di queste collezioni sono andate anche a far parte del MAXXI di Roma, altra citt amata e frequentata dalla collezionista. Lallestimento della mostra altrettanto di eccezione, firmato Libeskind. In una sorta di labirinto dalle pareti disuguali il visitatore potr ammirare da ogni angolo le singole opere, avviluppandosi man mano nel mondo tutto privato che fu un tempo della collezionista, e che da oggi diventa spazio pubblico. Molteplici punti di vista come molteplici e di diversi orientamenti furono le passioni di Claudia Gian Ferrari. Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dellarte - Fino al 3 marzo 2013 Museo del 900 Orari lun 14.30 19.30 mar, merc, ven e dom 9.30 19.30 giov e sab 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro

Costantino 313. Il sogno che cambi lEuropa


Per celebrare la nascita del famoso Editto di tolleranza, datato 313 d.C., il Museo Diocesano e la casa editrice Electa, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica e della Segreteria di Stato del Vaticano, presentano la mostra Costantino 313 d.C. Una grande esposizione celebrativa non solo di quelleditto che di fatto cambi il corso della storia europea, ma anche del ruolo di Milano come citt imperiale e punto di riferimento politico, religioso e culturale. LEditto di Milano fu emanato nel 313 d. C. dallimperatore romano dOccidente Costantino e dal suo omologo dOriente, Licinio, che si incontrarono nel palazzo imperiale milanese e decisero che, da quel momento, il Cristianesimo, culto gi affermato in larghi strati della popolazione dellImpero, dopo secoli di persecuzioni veniva dichiarato lecito, inaugurando cos un periodo di tolleranza religiosa e di grandi rinnovamenti politici e culturali. Dal palazzo imperiale a Palazzo Reale, dunque. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la Milano dellepoca, ricostruendone idealmente spazi e palazzi, luoghi, arte e suppellettili che circolavano non solo nella capitale ma anche in tutto il

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www.arcipelagomilano.org mondo romano. Con pi di duecento preziosi oggetti darcheologia e darte, vengono indagate tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose: da Milano capitale imperiale, alla conversione di Costantino, con quellaura di leggenda, fino ai simboli del suo trionfo. Attraverso la ricostruzione di Milano, il visitatore potr ritrovarsi nella capitale dellepoca, con tutti gli edifici funzionali a una grande citt: dal Palatium, edificio polifunzionale destinato ad accogliere non solo limperatore ma anche la complessa burocrazia dello Stato, alle grandiose terme erculee, identificabili tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e via Larga, fino alla necropoli dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione uffici ale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della soci et, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere lunica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima Sant Elena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50 10.00 19.00. Chiuso il marted.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Novecento


Tony judt Editori Laterza, dicembre 2012 pp. 413, euro 22
Una cavalcata nel secolo breve. Entrambi, io e Judt scrisse tempo fa Eric Hobsbawm sapevamo che la politica stata nel XX secolo la chiave di volta tanto delle nostre verit quanto dei nostri miti. Tony Judt stato il pi influente intellettuale americano dell'ultimo ventennio. E anche il pi letto. Il suo celebre Dopoguerra edito da Mondadori nel 2007, ha troneggiato per anni in vetta ai saggi storici pi venduti nel mondo anglofono. Ha insegnato a Cambridge, Oxford, Berkley e alla New York University. Il volume costruito come una lunga intervista di Timothy Snyder, che attualmente insegna storia all'Universit di Yale. Le due parole chiave di Novecento sono comprensione e pluralismo. Per comprendere, e far comprendere, un determinato evento storico Judt rinuncia a un unico quadro e accetta, per cos dire, simultaneamente la diversit di diversi quadri. La soddisfazione immediata di chi scrive e di chi legge, sottolinea l'autore, certamente minore, ma i risultati sono pi duraturi. , poi, sulla questione del pluralismo che il percorso intellettuale di Judt incrocia la storia delle idee del XX secolo, costruendo un racconto nel quale prospettiva biografica e prospettiva storica finiscono nell'incontrarsi nel cruciale 1989, l'anno delle rivoluzioni nell'Europa orientale e del crollo definitivo del modello marxista, aprendo una strada che ancora oggi gli storici hanno percorso solo nei primi tratti. la distanza sui fatti che confluisce sulla percezione e sull'analisi delle vicende storiche. Il 1989 si legge nelle prime pagine di Novecentonon cos lontano da farci dimenticare quanto plausibile apparisse a molti la prospettiva comunista. E ci che abbiamo completamente dimenticato che negli anni tra le due guerre l'alternativa pi credibile al comunismo in tutta Europa, non era l'Occidente capitalista e liberale, ma il fascismo e in particolare quello della versione italiana, che dava risalto alla relazione tra governo autoritario e modernit. Che il liberalismo a un certo punto sia emerso vittorioso sia pure in larga misura grazie alla sua ricostruzione su fondamenti istituzionali molto diversi da quelli tradizionali fu uno degli sviluppi veramente inattesi del secolo appena trascorso. In realt il liberalismo, come il capitalismo, si rivelarono sorprendentemente adattabili alle pi diverse situazioni storiche politiche e sociali. Perch sia andata cos, e attraverso quali percorsi, il tema principale del libro. (Paolo Bonaccorsi)

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TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Anima errante


di Roberto Cavosi Con Maddalena Crippa, Francesco Colella, Carlotta Viscoso E con Francesca Mria, Stefania Medri, Raffaella Tagliabue Regia C. Rifici Scene D. Spisa Costumi M.Baldoni Canti a cura di E. De Checchi Luci Matteo Crespi Produzione Tieffe Teatro con Proxima Res e Fondazione istituto dramma popolare di San Miniato
Nel 1976 un guasto alla ciminiera di una fabbrica di profumi di Seveso causa la fuoriuscita di una grande nube di diossina, sostanza estremamente tossica, ustionante, cancerogena e teratogena. In questo contesto una donna felicemente sposata, Sara, aspetta un figlio e si scontra con il marito che vorrebbe farla abortire per paura delle malformazioni con cui potrebbe nascere il bambino. Lo scontro fra luomo, che vorrebbe parlarle per convincerla, e la donna, che invece si rifugia nella preghiera per Maria, aumenta finch, in un crescendo di disperazione, Sara incontra veramente la Madonna, che appare in scena come un Deus ex Machina e le propone di scambiarsi reciprocamente il ruolo: la Madonna a Seveso e Sara sul Golgota. Il testo molto coraggioso, sia per la tematica che affronta sia per lo stile, che fin da subito lascia pochissimo spazio allironia o alle divagazioni affrontando in modo diretto i temi drammatici che sono alla base dello spettacolo. Ma se nella prima parte i dialoghi serrati e ben costruiti favoriscono lemergere di un conflitto che risulta interessante quanto pi si delinea come immenso e inevitabile, nella seconda parte la tensione drammatica cala e il linguaggio troppo allusivo, pieno di citazioni bibliche e dichiaratamente metaforico, fa scendere anzich aumentare lintensit dellazione e lattenzione del pubblico. Larrivo in scena della Madonna, poi, una caduta di stile perfino un po ridondante, dato che fin dallinizio era pi che evidente lallegoria fra la protagonista e la madre di Cristo, e lapparizione sul palco del simbolo che si stava evocando ha un effetto goffo, come se un prestigiatore, prima di far uscire una colomba dal cappello, ci facesse vedere che ce la sta nascondendo dentro. La regia segue landamento del testo ed pi efficace l dove il conflitto pi forte e quindi le invenzioni di Rifici (alcune molto belle come la ghiaia rovesciata sul palco che riesce a ricreare davvero leffetto di una nube tossica) risultano in supporto allazione, perde invece un po di pregnanza laddove nella seconda parte lazione fra i personaggi si fa pi vaga e allusiva. Molto belli i canti a cura di Emanuele De Cecchi e molto brava Maddalena Crippa, che riesce a reggere con grande presenza scenica un ruolo molto difficile. Teatro TF Menotti dal 10 al 27 gennaio. In scena Al Piccolo Teatro Strehler fino al 6 febbraio La modestia di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi. Al Teatro Elfo Puccini dal 29 gennaio al 24 febbraio Romeo e Giulietta, regia di Al Teatro I dal 30 gennaio al 4 febbraio La rivincita di Michele Santeramo, regia di Leo Muscato. Al Teatro Litta dal 29 gennaio al 6 febbraio Balkan Burger di Stefano Massini.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Quartet


di Dustin Hoffman [Gran Bretagna, 2013, 98'] con Maggie Smith, Albert Finney, Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins
La vecchiaia non roba da femminucce. Queste parole di Bette Davis sono l'esortazione costante con cui l'allegra e vitale Cissy (Pauline Collins) prova a superare i momenti peggiori. Questa frase richiama anche, ironicamente, il coraggio di Dustin Hoffman che con Quartet fa il suo esordio da regista a 75 anni. Sicuramente non roba da femminucce, considerando che alcuni suoi illustri colleghi come Clint Eastwood e Robert De Niro avevano atteso, rispettivamente, 41 e 50 anni. Tratto dalla pice teatrale di Ronald Harwood, autore anche della sceneggiatura, Quartet ci racconta la turbolenta e divertente atmosfera della Beecham House, una casa di riposo per musicisti. Wilf (Billy Connolly), Reginald (Tom Courtenay), Jean (Maggie Smith) e Cissy compongono il celeberrimo quartetto del Rigoletto, fiore allocchiello di uno spettacolo di fine anno che garantisce alla struttura il sostentamento economico per i successivi dodici mesi. Questi egocentrici personaggi, incapaci di dividere camerini e applausi nel periodo d'oro della loro carriera, sono costretti a convivere e collaborare. I loro battibecchi, la licenziosit e la sfrontatezza di alcune battute sono il punto di forza della pellicola. La complicit che si crea tra i protagonisti e la contagiosa vitalit che esprimono riescono cos a colmare le lacune di una trama forse troppo prevedibile. Dustin Hoffman, dietro la macchina da presa, sembra voler lasciare tutta la scena agli attori. La sua mano

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www.arcipelagomilano.org leggera, quasi invisibile, e mira a esaltare le capacit espressive degli interpreti che lo ricambiano con un'intensa prova corale. Restando in tema musicale, Quartet un film senza acuti n stecche ma con una melodia sicuramente orecchiabile. Marco Santarpia In sala a Milano: Anteo, Apollo, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca. .

GALLERY

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ENRICO MARCORA Capolista Centro Popolare Lombardo https://www.youtube.com/watch?v=3LuDPOgvKPo

UN VOLTO DAL COMITATO ELETTORALE

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