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Ottica Geometrica

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III - OTTICA GEOMETRICA






III-1. introduzione

A frequenze ottiche lo studio dei fenomeni propagativi pu semplificarsi se si
tiene conto che la lunghezza donda molto piccola (dellordine di 10
-7
m). In tal
caso, almeno in prima approssimazione, pu porsi 0 e sviluppare una metodologia
di analisi basata sullindividuazione di particolari curve dello spazio, i raggi ottici,
lungo le quali fluisce lenergia associata al campo. Le relazioni che descrivono sia le
traiettorie dei raggi sia le variazioni del campo lungo tali curve possono essere ricavate
dalle equazioni di Maxwell.




III-2. dalle equazioni di Maxwell allottica geometrica

Si consideri una regione dello spazio priva di sorgenti sede di un mezzo lineare,
isotropo, stazionario, spazialmente non dispersivo e privo di perdite. In tale regione le
equazioni di Maxwell per i fasori del campo si scrivono:

) ( i ) (
o
r H r E = (III-1)
) ( ) ( i ) ( r E r r H = (III-2)
| | 0 ) ( ) ( = r E r (III-3)
0 ) ( = r H (III-4)

nelle quali si assunto che la permeabilit del mezzo sia uguale a quella del vuoto. Il
sistema (III-1) - (III-4) non generalmente risolvibile (si noti che la permittivit
funzione della posizione) a meno che non vengano imposte opportune ipotesi
semplificative. In molti casi di interesse pratico, variazioni significative della
permittivit del mezzo si sviluppano solo su una distanza molto pi grande di quella
che caratterizza le variazioni dellampiezza dei campi, ovvero la lunghezza donda
(mezzo lentamente variabile). In tale situazione ragionevole attendersi per i fasori
del campo una espressione non molto diversa da quella che, in un mezzo omogeneo,
presentano i fasori di unonda piana uniforme. E quindi possibile porre:

) ( L ik
o
o
e ) ( ) (
r
r E r E

= (III-5)
) ( L ik
o
o
e ) ( ) (
r
r H r H

= (III-6)

nelle quali ) (
o
r E e ) ( r H
o
sono funzioni dello spazio generalmente complesse (per
tener conto dei possibili stati di polarizzazione del campo) e ) ( L r una funzione
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scalare, per semplicit reale, nota come funzione iconale. Sostituendo le (III-5) e (III-
6) nelle equazioni di Maxwell si ha
[A1-A4]
:

o
o
k
i L
o
o o
E
H E

= + (III-7)
o o
2
k
i

n
L
o
o o
H
E H

= (III-8)
o
k

i L
o o
o
E E
E

+
= (III-9)
o
k
i L
o
o
H
H

= (III-10)

nelle quali stata omessa la dipendenza spaziale delle grandezze coinvolte e si
indicato con
o
e
o o o
/ = rispettivamente la permettivit e limpedenza
caratteristica del vuoto, e con
o
r r / ) ( ) ( n n = = lindice di rifrazione del mezzo.
Le frequenze di interesse in ottica sono dellordine 10
14
Hz, corrispondenti a lunghezze
donda nel vuoto dellordine di 10
-7
m; una possibile semplificazione consiste quindi
nel considerare la lunghezza donda tanto piccola da poter essere trascurata, ovvero nel
porsi nel caso limite 0 . La branca dellottica che si sviluppa a partire da tale
ipotesi viene chiamata ottica geometrica perch, come si vedr nel seguito, sotto tale
approssimazione la propagazione pu essere analizzata con semplici considerazioni
geometriche. Si noti che lipotesi di piccola lunghezza donda equivale a considerare
valori del numero donda / 2 k = molto grandi (ad esempio, se =632 nm,
7
10 k
m
-1
), al limite tendenti allinfinito se 0 . Pertanto, se le quantit al numeratore delle
frazioni a secondo membro delle (III-7)-(III-10) non assumono valori impulsivi,
possibile riscrivere tali relazioni nella seguente forma:

0 L
o
= +
o o
H E (III-11)
0 / n L
o
2
=
o o
E H (III-12)
0 L =
o
E (III-13)
0 L =
o
H (III-14)

delle quali solo le prime due sono indipendenti (le ultime due si ottengono dalle prime
moltiplicando scalarmente per L ). Le (III-11) e (III-12) costituiscono quindi un
sistema di 6 equazioni scalari omogenee lineari per le incognite
ox
E ,
oy
E ,
oz
E ,
ox
H ,
oy
H ,
oz
H , componenti cartesiane di
o
E e
o
H . Il sistema ha soluzione diversa
da quella banale solo se nullo il determinante della matrice dei coefficienti delle
incognite. Imponendo tale condizione si ottiene una equazione che deve essere
soddisfatta dalla funzione scalare ) ( L r . Tale equazione pu determinarsi pi
semplicemente per sostituzione. Ricavando infatti
o
H dalla (III-11) e sostituendo nella
(III-12) si ottiene
[A5]
:
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2
2
n L = (III-15)

che unequazione differenziale del I ordine nota come equazione delliconale. La
(III-15) rappresenta la condizione che deve essere soddisfatta dalla funzione scalare
) ( L r perch le (III-5) e (III-6) siano soluzioni delle equazioni di Maxwell. E
possibile mostrare che ulteriori condizioni riguardano anche le funzioni vettoriali
o
E e
o
H . In particolare, partendo dallequazione vettoriale di Helmholtz si dimostra che
o
E
deve soddisfare la
[A6]
:

0 ) L ( 2 ) L (
2
= +
o o
E E (III-16)

nota come equazione del trasporto.




III-3. limiti di validit dellottica geometrica

Le relazioni che hanno portato allequazione delliconale sono state ricavate
imponendo, nellipotesi 0
o
(
o
k ), che il secondo membro delle (III-7)-(III-10)
sia trascurabile rispetto al primo. Ci possibile a patto che i fattori per i quali
moltiplicata la quantit
o
k / 1 a secondo membro di tali relazioni non divergano. Poich
nei fattori in questione compaiono operatori differenziali che operano sulla dipendenza
spaziale dei campi, necessario quindi che le variazioni spaziali di
o
E e
o
H si
mantengono finite. Ovviamente tale condizione deve verificarsi nellambito di regioni
spaziali nella quali verificata lipotesi di variabilit lenta del mezzo che ha consentito
di scrivere le (III-5) e (III-6). Si deduce pertanto che, cos come assunto per la
permittivit del mezzo , anche
o
E e
o
H devono essere funzioni lentamente variabili
su domini spaziali di dimensione lineare dellordine della lunghezza donda. Ci
significa che le considerazioni fatte (e quelle che seguiranno) non valgono in
corrispondenza di brusche variazioni dellintensit dei campi riscontrabili, in ambito
ottico, nel passaggio da regioni illuminate a regioni in ombra o nei punti focali di un
sistema ottico.




III-4. considerazioni energetiche

Sostituendo le (III-5) e (III-6) nellespressione del vettore di Poynting per campi
sinusoidali, dopo alcuni passaggi si ha
[A7]
:

) ( L
2
1
2
2
o
r S E
H E
S
o
= =

=

. (III-17)

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La (III-17) mostra che S reale (la funzione iconale reale) ed parallelo al vettore
L . E possibile inoltre dimostrare che
[A8]
:

0 = S (III-18)

relazione che esprime il principio di conservazione dellenergia.
Si definisce intensit ottica il modulo del vettore di Poynting. Poich per
lequazione delliconale s n L = (la direzione del versore s funzione della posizione)
lintensit ottica si scrive:

n
2
1
L
2
1
I
2
o
2
o
o o
E E S = = = (III-19)





III-5. onde localmente piane

Le (III-11) e (III-12) consentono di scrivere:

L

1
o
o
= E H
o
(III-20)
L
n

2
o
o
=
o
H E (III-21)

che, nellipotesi di vettori
o
E e
o
H reali (campi polarizzati linearmente), insieme alle
(III-13) e (III-14) mostrano che
o
E ,
o
H e L formano una terna di vettori
mutuamente ortogonali. Analizzando poi la (III-17) e ricordando le condizioni di
ortogonalit che sussistono tra i vettori di campo di unonda piana uniforme, si pu
inoltre dire che il vettore L (reale) prende il posto che nellonda piana uniforme
compete al vettore di propagazione. Si pu definire quindi un vettore donda locale
) ( r k :

s n k L k ) (
o o
= = r k (III-22)

che indica (localmente) la direzione di propagazione dellonda.
Le considerazioni fatte sulle variazioni dei campi e delle caratteristiche del
mezzo, consentono di dire che le (III-5)-(III-6) possono esser viste come onde
localmente piane (uniformi, se la funzione iconale reale) in quanto localmente
(ovvero su domini spaziali di dimensione dellordine di ) ) (
o
r E , ) ( r H
o
e ) ( r k
(ed anche ) possono considerarsi praticamente costanti e presentano le caratteristiche
dei vettori
o
E ,
o
H e k di unonda piana. Ovviamente tutto quanto detto vale anche nel
caso di mezzo omogeneo. In tal caso nelle (III-5) e (III-6) i vettori
o
E e
o
H sono
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costanti e il vettore donda locale (invariante nello spazio) coincide con il vettore di
propagazione di unonda piana uniforme.



III-6. raggi ottici

Si consideri il fasore del campo elettrico di unonda localmente piana:

) ( L ik
o
o
e ) ( ) (
r
r E r E

= .

Le superfici ) ( L r =costante sono chiamate fronti donda geometrici e coincidono
con le superfici equifase dellonda. Si definiscono raggi ottici le curve orientate dello
spazio ortogonali in ogni loro punto alle superfici equifase dellonda (Figura 1). Poich
L per definizione ortogonale alle superfici ) ( L r =costante (orientato nel verso
crescente di L ), i raggi ottici possono anche definirsi come curve orientata dello spazio
tangenti in ogni loro punto al vettore L e quindi, per la (III-17), al vettore di
Poynting. Ne consegue che lungo i raggi fluisce lenergia elettromagnetica associata
allonda.
E possibile dimostrare che, assegnata la distribuzione dellindice di rifrazione
del mezzo, la traiettoria dei raggi pu essere determinata risolvendo lequazione
[A9]


n
ds
d
n
ds
d
=
(

r
(III-23)

nota come equazione dei raggi, in cui s lascissa curvilinea che individua
la posizione di un generico punto lungo il raggio (Figura 2).













Figura 1 Figura 2

Nel caso di mezzo omogeneo ( 0 n = ) la (III-23) pu essere facilmente risolta e
fornisce
[A10]
:

B A r + = s (III-24)

s




r


s=0

O





L=L
1



raggi

fronti donda

L=L
3

L=L
2

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con A e B vettori costanti, che lequazione vettoriale di una retta (Figura 3). Pertanto
in un mezzo omogeneo i raggi hanno traiettoria rettilinea. Nel caso pi generale di
mezzo non omogeneo possibile dimostrare che la traiettoria dei raggi curvilinea e
che in un generico punto della traiettoria langolo compreso tra il versore normale
principale v ed il vettore n minore di /2 (Figura 4). Poich per definizione v
rivolto verso il centro di curvatura della curva e n diretto nel verso di n crescente,
si deduce che la traiettoria del raggio tende a curvare verso le regioni a indice di
rifrazione pi elevato.














Figura 3 Figura 4

Un parametro di particolare importanza il cammino ottico di un raggio tra due
punti della traiettoria di ascissa curvilinea s
o
e s
1

=
1
o
1 o
s
s
s , s
nds co (III-25)

che pu anche scriversi
[A9]
:

) s ( L ) s ( L co
o 1
s , s
1 o
= . (III-26)

Ricordando che lindice di rifrazione dato dal rapporto tra la velocit della luce nel
vuoto c e quella v nel mezzo in esame e che vdt ds = , la (III-25) fornisce

=
1
o
1 o
t
t
s , s
dt c co (III-27)

e quindi il cammino ottico il prodotto tra la velocit della luce nel vuoto ed il tempo
impiegato dalla luce per coprire la distanza tra i due punti s
o
e s
1
. La (III-25) mostra che
in un mezzo omogeneo il cammino ottico il prodotto dellindice di rifrazione del
mezzo per la lunghezza del cammino geometrico del segmento di traiettoria considerato.
La (III-26) mostra invece che il cammino ottico valutato tra due fronti donda una
costante indipendente dal particolare raggio lungo il quale valutato, ovvero i due
fronti donda sono otticamente paralleli. Ne consegue che in un mezzo non
omogeneo i fronti donda si deformano nel corso della propagazione per mantenersi
otticamente paralleli. Nel caso di mezzo omogeneo invece, i due fronti donda sono


A



|A|s


r

B
O








n
v
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anche geometricamente paralleli e quindi, ancora una volta, si deduce che i raggi hanno
traiettoria rettilinea (Figura 5).




III-7. legge dellintensit dellottica geometrica

Si consideri il sottile fascio di raggi che partendo dal fronte donda
o
L L =
raggiunge il fronte
1
L L = intercettandovi rispettivamente le areole
o
d e
1
d
(Figura 6). Si supponga inoltre che le dimensioni di tali areole siano cos piccole da
potervi considerare costante lintensit dellonda. Le (III-18) e (III-19) consentono di
scrivere:

0 ) s I ( = = S (III-28)

Integrando la (III-28) nel volume V occupato dal fascio di raggi ed applicando il
Teorema di Gauss si ha:

0 ds n ) s I ( dv ) s I (
S V
= =

(III-29)

in cui S la superficie che delimita il fascio di raggi ed n il versore normale uscente
da tale superficie.














Figura 5 Figura 6

Decomponendo lintegrale superficiale nella somma di tre integrali, uno esteso alla
superficie laterale del fascio e gli altri due alle areole
o
d e
1
d , ed osservando che
0 n s = sulla superficie laterale, 1 n s = sullareola
o
d e 1 n s = sullareola
1
d ,
la (III-29) fornisce:


=
o 1
d d
Ids Ids (III-30)












raggi

n

1
L
1
d


s s
n
V
o
L
n
2
d

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da cui, ricordando che sulle areole lintensit e costante, si ottiene:

o o 1 1
d I d I = (III-31)

avendo indicato con
o
I e
1
I lintensit dellonda rispettivamente sulle areole
o
d e
1
d . La (III-31) nota come legge dellintensit dellottica geometrica e mostra che il
prodotto Id resta costante lungo un fascio di raggi. Di conseguenza, se la sezione del
fascio tende a zero (come ad es. nei punti focali di un sistema ottico) l'intensit diverge
e quindi i risultati dellottica geometrica non sono pi validi.




III-8. cenni sulle variazioni del campo lungo un raggio ottico

Una volta individuate le traiettorie dei raggi pu essere utile capire come varia
lampiezza, la fase e la polarizzazione dellonda piana locale lungo queste curve.
Assegnati sul raggio due punti di ascissa curvilinea 0 s
o
= e ' s , per lampiezza
dellonda possibile scrivere la seguente relazione
[A11]
:

(

=

ds ) n / L (
2
1
exp ) 0 ( ) ' s (
' s
o
2
o o
E E (III-32)

che evidenzia che nei punti in cui L
2
lampiezza del campo diverge. Tali punti
descrivono una superficie che viene chiamata superficie caustica. Ovviamente, in
corrispondenza di una caustica lottica geometrica non applicabile (lintensit del
campo diverge).
La (III-5) consente di valutare la variazione della fase del campo tra i punti
o
s e ' s sul raggio:

) L ' L ( k
o o
= (III-33)

in cui ' L e
o
L sono i valori della funzione iconale rispettivamente in ' s e
o
s .
Utilizzando nellordine la (III-26) e la (III-22), la (III-33) si pu scrivere


= = =
' s
s
' s
s
o
' s , s
o
o o
o
ds s nds k ) co ( k k . (III-34)

Per quanto riguarda infine la polarizzazione del campo, lanalisi della sua
variazione lungo il raggio in generale piuttosto laboriosa. Si pu comunque
facilmente dimostrare che in un mezzo omogeneo la polarizzazione non cambia lungo
il raggio.


Ottica Geometrica
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III-9. il principio di Fermat

Il principio di Fermat nella sua formulazione debole stabilisce che il cammino
ottico tra due punti della traiettoria di un raggio stazionario rispetto alle sue possibili
variazioni (in altre parole, tra le diverse curve passanti per due punti dello spazio, la
traiettoria del raggio quella contraddistinta dal cammino ottico minimo, massimo o
stazionario).




















Figura 7




IIII-10. le leggi di Snell

Per studiare il comportamento di un raggio ottico a ridosso di una discontinuit
del mezzo si consideri la situazione illustrata in Figura 8 nella quale due mezzi
omogenei diversi siano separati da uninterfaccia piana. Fissati i punti A e B , il
cammino ottico del raggio tracciato in figura dipende dalla posizione del punto P
(ovvero dalla variabile x):

2 2
2
2 2
1 2 1 APB
) x a ( b n x h n PB n AP n co + + + = + = . (III-35)

La stazionariet del cammino ottico si impone annullandone la derivata rispetto ad x:

0
) x a ( h
) x a ( n
x h
x
n
dx
) co ( d
2 2
2
2 2
1
APB
=
+

+
= (III-36)

min max
specchio
sferico
specchio
ellittico
staz
A
A
B
P
B
B
A
P
2

P
1

ellisse di fuochi
A e B
P
1

P
2

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da cui

2 2 1 1
sin n sin n = (III-37)

ovvero la ben nota legge della rifrazione. Riferendosi invece alla Figura 9 (superficie
riflettente piana), la stazionariet del cammino ottico fornisce:

0
) x a ( h
) x a (
x h
x
dx
) co ( d
2 2 2 2
APB
=
+

+
= (III-38)

da cui

2 1 2 1
sin sin = = (III-39)

ovvero la legge della riflessione.















Figura 8 Figura 9

















A

1
n

h

1

P

2
b
x B

2
n
a
A
1
n


h B


1

2
b

P
x

a n
2

Ottica Geometrica
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APPENDICE


A1 - equazione (III-7)
Sostituendo le (III-5) e (III-6) nella (III-1) si ottiene:
) L ik exp( i )] L ik exp( [
o o o o o
= H E
che, per la relazione differenziale
A A A + = ) ( (A1-1)
pu scriversi
) L ik exp( i ) L ik exp( )] L ik [exp(
o o o o o o o
= + H E E
da cui
) L ik exp( i ) L ik exp( L ) L ik exp( ik
o o o o o o o o
= + H E E
ovvero, dividendo per ) L ik exp( ik
o o

o o o
o
o
o
o
o

k

ik
L H H
E
E = =

+
e quindi lequazione (III-7):
o
o
o o o
k
i L
E
H E

= + .


A2 - equazione (III-8)
Sostituendo le (III-5) e (III-6) nella (III-2) si ottiene:
) L ik exp( i )] L ik exp( [
o o o o
= E H
che, per la relazione differenziale (A1-1) pu scriversi
) L ik exp( i ) L ik exp( )] L ik [exp(
o o o o o o
= + E H H
da cui
) L ik exp( i ) L ik exp( L ) L ik exp( ik
o o o o o o o
= + E H H
ovvero
o
o
2
o
o o
o
o

n
k

ik
L E E
H
H = =

+
e quindi lequazione (III-8):
o
o
o
o
2
o
k
i

n
L
H
E H

= + .


A3 - equazione (III-9)
Sostituendo la (III-5) nella (III-3) si ottiene
0 )] L ik exp( [
o o
= E
che, per le relazioni differenziali
A A A + = ) ( (A3-1)
) ( + = (A3-2)
pu scriversi
0 ) L ik exp( )] L ik exp( [
o o o o
= + E E
ovvero
0 ) L ik exp( ] L ) L ik exp( ik ) L ik [exp(
o o o o o o
= + E E
da cui
0
ik ik

L
o
o
o
o
o
=

+

+
E E
E
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e quindi lequazione (III-9):
0

k
i
L
o o
o
o
= |
.
|

\
|

+ = E E E .



A4 - equazione (III-10)
Sostituendo la (III-6) nella (III-4) si ottiene
0 )] L ik exp( [
o o
= H
che, per la relazione differenziale (A3-1) pu scriversi
0 ) L ik exp( )] L ik [exp(
o o o o
= + H H
da cui
0 ) L ik exp( L ) L ik exp( ik
o o o o o
= + H H
ovvero
0
ik
L
o
o
o
=

+
H
H
e quindi lequazione (III-10):
o
o
o
k
i L
H
H

= .



A5- equazione (III-15)
Ricavando
o
H dalla (III-7)
o o o
E E H = = L

1
L

1
o o

e sostituendo nella (III-8) si ottiene
0

n
L L

1
o
2
o
=
o o
E E
che, esplicitando il doppio prodotto vettoriale
) ( ) ( B A C C A B C B A = (A5-1)
per la (III-9) pu scriversi
0

n
) L ( L ) L L (

1
o
2
o
=
o o o
E E E
ovvero
0 ] n | L [|

1
2 2
o
=
o
E
dalla quale si ottiene lequazione (III-15):
0 n | L |
2 2
= .



A6 - equazione (III-16)
In un mezzo lentamente variabile, lequazione vettoriale di Helmholtz in assenza di sorgenti si scrive
0 ) ( n k
2 2
o
2
= + E r E .
Sostituendovi la (III-5) si ottiene
0 ) L ik exp( n k )] L ik exp( [
o o
2 2
o o o
2
= + E E
che, per la relazione differenziale
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A A A A ) ( 2 ) (
2 2 2
+ + = (A6-1)
si scrive
{ } 0 ) L ik exp( n k )] L ik [exp( 2 )] L ik [exp( ) L ik exp(
o o
2 2
o o o o
2
o o
2
o
= + + + E E E E . (A6-2)
Poich
L ) L ik exp( ik ) L )( L ik exp( k
L ) L ik exp( ik L L ) L ik exp( k
L ) L ik exp( ik L )] L ik exp( ik [
] L ) L ik exp( ik [ )] L ik [exp( )] L ik [exp(
2
o o
2
o
2
o
2
o o o
2
o
o o o o
o o o o
2
=
= =
= =
= = =

(nella quale si tenuto conto che L reale e quindi
2
L L L = ), sostituendo nella (A6-2) si ha
{ }
0 ) L ik exp( n k
] L ) L ik exp( ik [ 2 L ) L ik exp( ik L ) L ik exp( k ) L ik exp(
o o
2 2
o
o o o
2
o o
2
o
2
o o o
2
o
= +
+ + +
E
E E E
da cui
0 n k ] L [ 2 ik ) L ( ik L k
o
2 2
o o o o
2
o o
2
2
o o
2
= + E E E E E
e quindi
0
k
1
] ) L ( 2 ) L [(
k
i
) n L ( k
o
2
2
o
o o
2
o
2
2
o
2
o
= + + + E E E E . (A6-3)
Se L soluzione dellequazione delliconale il primo termine nullo e quindi
o
2
o
o o
2
k
i
) L ( 2 ) L ( E E E = + ;
che, se 0
o
(
o
k ) fornisce la (III-16). Si noti che uguagliando a zero i termini di ugual potenza
in 1/k
o
nella (A6-3), possibile ricavare lequazione delliconale.



A7 - equazione (III-17)
Sostituendo le (III-5) e (III-6) nella (III-17) nellespressione del vettore di Poynting e ricordando che la
funzione L reale, si ha:
2 2
) L ik exp( ) L ik exp(
2
*
o o o
*
o o o
H E H E H E
S
*

=

=

= .
Sostituendovi
o
H ricavato dalla (III-7) si ha
* ) ( L
2
1
)* L (

1
2
1
o o
o o
o
E E E E S
o
= = ;
che per la (A5-1) e la (III-9) si scrive
| | L
2
1
) L ( * ) ( L
2
1 2
o
2
o
= =
o o o o
E E E E S
ottenendo cos lequazione (III-17).



A8 - equazione (III-18)
In un mezzo non dispersivo privo di perdite in assenza di sorgenti il teorema di Poynting per campi
sinusoidali fornisce
0 ) w w ( i 2
e m
= + S (A8-1)
in cui w
m
e w
e
sono rispettivamente il valor medio nel periodo della densit volumetrica di energia
magnetica ed elettrica
*
o o m

2
1
w H H
o
= (A8-2)
Ottica Geometrica
14
*
o o
E E =
2
1
w
e
. (A8-3)
Ricavando H
o
dalla (III-11), sostituendo nella (A8-2) ed utilizzando lidentit
) ( ) ( B A C C B A = (A8-4)
si ottiene
) L (
2
1

2
1
w
o
*
o o
o
*
o o m
=

= H E
E
H
o
o

mentre, ricavando E
o
dalla (III-12), la (A8-3) si scrive
) L (
2
1
) L (
n

2
1
w
o
*
o o
*
o
2
o
m
= = H E E H
o o
.
Le due quantit sono quindi uguali e quindi la (A8-1) fornisce la (III-18).



A9 - equazione dei raggi (III-23)
Si valuti il gradiente di
2
n
n n 2 n
2
=
da cui
2
n
n 2
1
n =
che, per lequazione delliconale pu scriversi
] L L [
n 2
1
) L (
n 2
1
n
2
= = . (A9-1)
Poich
A B B A A B B A B A ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( + + + = (A9-2)
e quindi
L ) L ( 2 L ) L ( L ) L ( ) L ( L ) L ( L ) L L ( = + + + =
la (A9-2) si scrive
s n ) s ( s n ) s n (
n
1
L ) L (
n
1
n = = = . (A9-3)
Ricordando che per definizione
z
ds
dz
y
ds
dy
x
ds
dx
) z z y y x x (
ds
d
ds
d
s

lim
s
0 s
+ + = + + = = =

r r

e che ds / d s = la derivata direzionale lungo s , la precedente relazione fornisce
(

= = =
ds
d
n
ds
d
) s n (
ds
d
s n ) s ( n
r

che lequazione dei raggi (III-23).



A0 - equazione (III-24)
In un mezzo omogeneo 0 n = e quindi lequazione dei raggi si scrive
0 n
ds
d
n
ds
d
= =
(

r
.
Esplicitando le componenti del vettore posizione r si ha:
0 z
ds
dz
y
ds
dy
x
ds
dx
ds
d
=
(

+ +
ovvero
z , y , x p 0
ds
p d
2
2
= = .
Ottica Geometrica
15
Integrando lungo il raggio a partire da un punto iniziale ( 0 s = ) si ha
z , y , x p (0) p s
ds
dp
p
0
= + =
ovvero
z , y , x p p ) 0 ( p p s
ds
dp
0
= + = r
che pu anche scriversi
B A r + = s
avendo indicato con A e B i vettori
z
ds
dz
y
ds
dy
x
ds
dx
0 0 0
+ + = A
z ) 0 ( z y ) 0 ( y x ) 0 ( x + + = B .
Lequazione ottenuta lequazione vettoriale della retta passante per il punto individuato dallestremo
del vettore B parallela al vettore A.



A11 - equazione (III-26)
Lequazione delliconale fornisce
s n L =
per cui il cammino ottico pu scriversi:

= =
1
o
1
o
1 o
s
s
s
s
s , s
ds L s nds co .
Poich
ds / d s =
sostituendo nellintegrale si ha
) s ( L ) s ( L ds
ds
dL
ds L s co
o 1
s
s
s
s
s , s
1
o
1
o
1 o
= = =

.



A12 - equazione (III-32)
Le (III-18), (III-19) e (A3-1) consentono di scrivere
0
ds
dI
s I I s s I ) s I ( = + = + = = S
da cui, ponendo ds d s = si ha
ds
dI
I
1
s = .
Integrando lungo il raggio tra s=0 e s=s
1

)] 0 ( I ln ) s ( I [ln
I
dI
ds s
1
s
0
s
0
1 1
= =


da cui
(

=

1
s
0
1
ds s exp
) 0 ( I
) s ( I
.
che, esplicitando lintensit ottica
2
o
) s ( ) s ( n
2
1
) s ( I
o
E =
fornisce
Ottica Geometrica
16
(

=

1
s
0
1
2
2
1
ds s exp
) s ( n
) 0 ( n
) 0 (
) s (
o
o
E
E
. (A12-1)
Osservando che
ds
dn
n
1
L
n
1
n s
n
1
L
n
1
n
n
L L
n
1
n
1
L L
n
1
n
L
s
2 2
2
2
= =

= |
.
|

\
|
+ = |
.
|

\
|
=
) 0 ( n
) s ( n
2
)) 0 ( n ln( )) s ( n ln(
exp ds
ds
dn
n
1
2
1
exp
1 1
s
0
1
=
(


=
(


dalla (A12-1) pu ottenersi la (III-32).



A13 principio di Fermat
Poich il mezzo omogeneo, per valutare le differenze di cammino ottico tra i diversi raggi basta
analizzare il percorso geometrico dei raggi.
specchio sferico
APB soddisfa la legge di Snell pu essere un raggio
AP
2
B non soddisfa la legge di Snell quindi non pu essere un raggio, ma, AP
1
B =APB (P e P
1
giacciono
sullellisse di fuochi A e B)
quindi APB >AP
2
B.
specchio ellittico
sia A P
1
B sia AP
2
B soddisfano la legge di Snell e quindi possono essere raggi. Poich P
1
e P
2
giacciono
sullellisse di fuochi A e B AP
1
B = AP
2
B

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