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Luigi Giussani, Il tempo e il tempio. Dio e luomo, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1995, 128 pp.

(I libri dello spirito cristiano).

Stralcio da pag. 11 a pag. 23


La conversazione di questa mattina un dialogo che voglio istituire tra me e voi che farete la professione1 stasera. Ma, pi profondamente, anche se c' il pericolo che si realizzi sordamente, un dialogo di richiamo con chi, per dono di Dio chiamato come voi, gi anni e anni, e molti anni, ha passato nella grande possibilit di quelle quattro mura della casa; per rozzezza dello spirito, che produce inintelligenza e insensibilit, il tempo pu essere passato in una distrazione, che non tuttavia un'obiezione talmente radicale da istituire un tradimento, che la parola esattamente contraria a professione. Professione affermare davanti al mondo e tradimento negare di fronte al mondo. Il di fronte al mondo sinonimo del davanti a Dio, perch nel mondo che conosciamo Dio, nel mondo che noi camminiamo verso Dio, nel mondo che noi glorifichiamo Cristo, nel mondo che noi costruiamo il regno di Cristo. Il mondo non Dio, ma il luogo di Dio: questo mondo. Vorrei che quello che diremo stamattina, lentamente incominciasse a gocciolare nella vostra anima, originalmente arida, di una aridit che ha sete, e spoglia, perch deve essere rivestita di verzura, di freschezza, di questa casa, cui abbiamo accennato ieri sera, come il pezzo di tempo e di spazio, il pezzo di mondo, il pezzo di storia che vi interessa, che attraversa ed entra nel vostro essere, proprio come il luogo dove si dimostra, si espone come in una mostra, si mostra Cristo come Re dell'universo. Ora, di questa casa, che anticamente era segnata col termine dimora o tempio, qual la legge? La legge la descrizione di un meccanismo stabile, di un dinamismo stabile, come dicevo tanti anni fa, quando facevo scuola di religione; se c' una vita, la legge la descrizione del dinamismo della vita, segnala il perch la vita cresce, segnala quando la vita cresce e quanto la vita cresce.
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Nell'esperienza dei Memores Domini, la professione l'impegno per tutta la vita ad aderire a quegli ideali in cui la Chiesa tradizionalmente ha identificato la realizzazione dell'umanit vera, quella cio generata dalla morte e resurrezione di Cristo e continuamente rinnovata nel Battesimo. I Memores Domini sono coloro che vivono la dedizione a Cristo e alla Chiesa nella verginit. Tale esperienza nata nel movimento di Comunione e Liberazione. L'Associazione Memores Domini (denominata comunemente Gruppo Adulto) si propone di attuare una presenza missionaria proprio attraverso la forma della verginit per riportare la fede nella vita degli uomini, incontrandoli dovunque, ma, in particolare, nei diversi ambiti del mondo del lavoro: scuola, ufficio, fabbrica. I Memores Domini tendenzialmente vivono insieme in case, in una compagnia determinata da tre a dodici persone.

La legge. Qual la legge dinamica perch la casa sia casa? Qual la legge dinamica per lo sviluppo della casa? Tutto ci che Dio permette per uno sviluppo, per una vita, per una storia, per un destino; dalle Sue mani tutto esce come seme, come promessa. Qual la legge dinamica dell'essere e dello sviluppo della casa? Spero sia chiara la domanda. C' un libro scritto per richiamare l'umanit proprio a questo avvenimento, all'avvenimento dell'organismo intero che Dio ha destato perch sia e resti nel mondo il punto di richiamo e il traguardo di sviluppo, la partenza e lo scopo di tutto. C' un libro scritto per richiamare l'umanit all'avvenimento di questo grande organismo di cui cerchiamo la legge, la legge generativa, la legge che lo protegge da tutto il resto e che fa vincere tutte le resistenze, che non tira via le resistenze, ma fa vincere tutte le resistenze per portarlo a compimento, per portarlo al giorno della giustizia, nel grande giorno di Cristo, il giorno dell'Apocalisse. Questo libro - chiaro la Bibbia. Infatti, tutta la storia del popolo ebraico il preavviso di ci che sarebbe successo a tutta l'umanit. Perci, leggendo con intelligenza e umilt - e affetto verso il mistero dell'Essere, verso il mistero del Padre - la storia del popolo ebraico, si possono benissimo osservare queste linee di sviluppo, questi contrassegni di scopo. San Paolo chiama la storia del popolo ebraico il grande pedagogo, il grande maestro che Dio ha creato, Formulato, assistito, destinato per preparare l'umanit2. Badate che la preparazione che il popolo ebraico per l'Avvenimento grande, la pedagogia che esso rappresenta, vale pi per noi, che veniamo dopo, che non per la gente di allora, che non conobbe e non riconobbe il significato del popolo ebraico. Ma il popolo ebraico con la sua storia fu fatto da Dio come pedagogia, come introduzione illuminante la natura del Suo intervento nel mondo, la natura del Suo intervento nella storia. Questa preparazione fatta pi per noi che per quelli di allora. fatta per tutti, ma per quelli di allora fu come un baluginare nelle tenebre della nebbia; per noi la verifica di una giornata serena, di una giornata dove la luce gi apparsa e ha gi fatto tanto cammino il sole, forse tracciando il suo solco dentro lo spazio della nostra distrazione, ma il percorso lo ha fatto. In ogni momento tu ti puoi redimere e accorgere di quello di cui non ti eri mai accorto. E la parola casa centrale per questo accorgimento, per questa scoperta, per questo ritorno tuo. Bene, il regno di Cristo come un grande organismo che ha avuto una legge di essere e di sviluppo: una legge creativa di esso, del suo principio e, quindi, della sua crescita, fino al raggiungimento del suo destino, del suo fine, che la gloria totale di Cristo. Questa legge possiamo chiamarla la legge della scelta o della elezione. Perch Cristo sia tutto in tutti, perch Cristo appaia tutto in tutti, perch la gloria di Cristo appaia come la forma e il contenuto di tutte le cose - tutto in Lui consiste 3 -, perch questo appaia, c', operata da Dio, dal Mistero, dal Padre, una scelta o elezione. Al di fuori di questa scelta o elezione non pu esserci che la realt di una folla di pezzenti, di mendicanti, che raccolgono le briciole che cadono dalla mensa dei figli, esattamente come diceva la cananea: anche i cani possono cibarsi delle briciole che cadono dalla mensa dei figli. Vediamo, dunque, di accennare al progressivo arricchimento del contenuto oggettivo di questo gesto del Padre, del Mistero, che si chiama scelta, elezione o chiamata. da questo che tutto parte. Infatti, la grande chiamata, la grande elezione, la grande scelta che Dio ha fatto per il suo disegno nel mondo la chiamata, la elezione di Cristo, l'uomo che diceva: Quello che vedo fare dal Padre mio, io faccio sempre. Io non faccio altro che quello che vedo fare dal Padre mio. Rileggete al riguardo i capitoli 5, 6, 7 e 8 di san Giovanni: Per questo sono stato mandato: scelta, elezione, missione.
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Cfr. Gal 3, 6-25.

Cfr. Col 1, 17 e Gv 1, 3.

Ma, premesso questo accenno, quasi intimidito e furtivo, alla grande chiamata che tutto raccoglie e tutto spiega - il mondo, la vita di ogni uomo e di tutti gli uomini, di tutti i popoli, le stesse movenze dei popoli, le stesse grandi migrazioni dei popoli hanno come scopo, dice san Paolo nell'Areopago di Atene, la ricerca del disegno di Dio, la ricerca di Dio, cio la ricerca del disegno che Dio ha sopra il loro esistere, il loro muoversi4 ; lasciatolo da parte, cio lasciata inscritta dentro la volta del cielo, che illumina i nostri passi, questa misteriosa ed eterna elezione di Cristo, vediamo nella storia, in quella storia che porta il nome del mese e il numero dell'anno in cui tu sei nato, in cui io sono nato, in questa storia, nella storia degli uomini, nella storia del mondo, nella storia-storia, vediamo come questa elezione, questa chiamata, che poi diventer, lo diremo, missione, si pu tradurre in elenco, nel senso greco della parola. Primo. L'elezione della Madonna, la scelta di questa giovane donna di 15-17 anni, perch fosse e creasse la prima dimora di Dio nel mondo, il primo tempio di Dio nel mondo, del Dio vero e vivo; perch fosse la prima casa di Dio nel mondo. Maria, tu sei la prima casa di Dio nel mondo, il primo contesto, il primo mbito, il primo luogo in cui tutto ci che c'era era di Dio, d Dio che veniva a vivere tra di noi. Tutto ci che tu sei - tutto! per Dio, dimora Sua. Non c' nessuna falsit in te: Gratia plena. Il dono di Dio, la scelta di Dio ti ha resa pura tutta; anzi, pi che resa, ti ha fatta pura tutta: Gratia plena. Perci sei la bellissima, perch la bellezza lo splendore della verit: bellissima! E Nazareth, la casa di Nazareth - che la cosa che pi colpisce in un pellegrinaggio in Palestina; di tutte le cose mi pare che questa sia quella che colpisce di pi: quando uno, da poco pi in alto, legge sotto: Il Verbo qui si reso carne (Verbum caro hic factum est); qui, qui!, casa -; la casa di Nazareth il primo sviluppo di quella casa che il seno di Maria, che Maria. il primo sviluppo di quella personalit investita totalmente, che totalmente era per Cristo: fatta, esistente, viva, vivente, creativa, piena di grazie, perch Cristo sia riconosciuto. La casa di Nazareth il primo sviluppo della casa che la Madonna. E pensare, ragazzi, che tre nostri amici hanno fatto una casa a Nazareth quest'anno! Non questo un segno che ci deve scuotere? Non un segno di Dio, per il quale nulla accade a vuoto - queste cose, poi, figuratevi! -, non un segno che vuole che ci risvegliamo tutti, che si risveglino tutti i Memores Domini, perch compiano la loro missione nel mondo con pi intelligenza, con pi affezione, con pi creativit, con pi presenza e non con l'opacit in cui annegano la maggior parte delle loro giornate? Ogni frase che in me sembri recriminazione, amici miei, oggi, per rispetto a voi, un richiamo a voi, un augurio fatto a voi! Non permane come recriminazione fatta ai vostri compagni maggiori, e a me stesso, quindi. Secondo. Guardate che questi punti sono quadri da meditare, pezzi di storia da meditare, con cui immedesimarsi, perch ci che vive oggi vive come sviluppo di quello che abbiamo appena richiamato, che presente, quindi, e sta all'oggi come la radice sta alla sua pianta. Abbiamo detto di questa realt della casa di Nazareth, di questa dimora di Nazareth, realt di tempo e di spazio in cui tutto per Cristo. E chi il mediatore, il demiurgo, che rende quello che c' nel suo ambito tutto per Cristo? L'uomo, l'uomo chiamato! Questo rinnova il mondo, questo partecipa alla redenzione del mondo, questo il redentore del mondo in atto, che si vede: l'uomo chiamato, l'uomo eletto, tu che rispondi. Questa realt della casa di Nazareth si diffusa in tutto il mondo. Si diffusa: noi gi possiamo dir questo! San Paolo diceva: si diffonde, sta diffondendosi. 5

4 Cfr.

At 17, 26-28.

Col 1, 5-6; Rm 1, 8.

Noi possiamo dire che si diffusa in tutto il mondo - abbiamo due case in Siberia, una casa a Mosca, due case a New York, case e case nell'America del Sud, in Kenia e in Uganda. Questa realt della casa di Nazareth si diffusa in tutto il mondo attraverso la elezione di uomini fatti tutti insieme come una forma unica - la Chiesa -, come una realt unica: come il corpo di Cristo che si dilata nel tempo e nello spazio, come Colui che nato dalla Madonna, nella sua continua nascita dentro il mondo. la Chiesa, l'avvenimento che diventa presente nel mondo, presente al mondo, in tutti i momenti, anni, mesi, giorni, ore, minuti, della sua storia: la Chiesa, corpo misterioso di Cristo. A questo secondo punto segue un nota bene. Amici miei, di quanta emozione, di quanta commozione, di quanto rimorso, di quanto pentimento, di quanto dolore e di quanta gioia consapevolmente fatta ogni parola che dico! In tanti anni di vita! Non solo per me, ma anche per i vostri compagni maggiori che hanno la responsabilit di condurre la vostra persona e la vostra compagnia. Ogni parola che dico vuole essere l'ultima parola sulle cose cui accenno, sul tempo cui accenno, sulla realt dell'uomo che cammina, sul mondo e sulla storia; vuole essere la definizione del destino vostro, del destino vostro in questo mondo e alla fine di questo mondo, quando Cristo sar, finalmente, tutto in tutti, e tutti Lo vedranno e diranno: Avevate ragione voi!. Ma gi lo dicono, gi lo dicono tanti. Li avete sentiti magari anche voi, e la lettera di cui dar lettura alla fine, se avanza tempo, sar un esempio - fra mille - mirabile. Quelle che vi sembrano frasi dette, sono cose immense, da guardare e da scoprire, da abbracciare, da amare, in cui penetrare come in un lungo viaggio (che molto meglio di tutti i viaggi turistici che sognate e anche di tutti i pellegrinaggi che sostituiscono, come pretesto, desideri turistici). Ecco dunque il nota bene. Qual la forza che permette questo continuo sviluppo, il continuo sviluppo di quel l'organismo, il continuo permanere e rinnovarsi e moltiplicarsi di quelle dimore, delle case, che permette cio il dilatarsi della Chiesa? Ci che permette questo continuo sviluppo il Fatto, l'Ospite di quella casa che fu il seno della Madonna. Quest'Ospite, Re dell'universo, cunctorum dominator alme,6 l'Ospite di quella casa che fu il seno della Madonna morto in croce perch cos avvenisse, ed resuscitato perch tutti capissero che Egli il Re dell'universo. E dopo poche settimane sal al cielo, cio discese alla profondit dove le cose nascono, dove tutto generato, dove tutto creato, istante per istante, tutto. E da l manda il suo Spirito nel mondo, che Spirito creatore: Veni, creator Spiritus. Il culmine e il senso di questa creazione del suo Spirito, che come vento investe la realt mondana, la realt del tempo e dello spazio, la investe trasformandola continuamente, tale culmine il dilatarsi della Sua Chiesa e il moltiplicarsi delle Sue case, delle Sue dimore. Questa la storia che porta il senso del mondo, la storia che porta il senso della storia del mondo. E noi siamo tra quelli che sono stati chiamati: neanche uno qui che non lo sia stato, neanche tu, fossi l l per andartene. Vale pi questo, questa parola mia molto pi decisiva, giudicatrice, fattrice, creatrice, di qualsiasi verbo di donna o di uomo. Terzo. La grande dimora della Chiesa si incarna per usare il termine con cui viene definito il grande Avvenimento originale per cui tutto nato e da cui tutto nasce: il Verbo si incarna nel seno di una giovane donna -, la grande dimora della Chiesa si incarna, si realizza; si incarna, cio si realizza, diventa esistente in terminali capillari (come le vene terminano in sottilissimi capillari), per cui diventa presente in ogni ambiente particolare, in ogni ambiente scelto dal disegno di Dio: il Tibet promesso, non ancora scelto. La grande dimora della Chiesa si incarna, si realizza in terminali capillari dentro ogni ambiente particolare, scelto. E, soprattutto, dentro le case, le dimore. Prendiamo queste case, queste dimore in cui i terminali sono veramente terminali e definiscono, fanno capire, la stoffa
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Christe, cunctorum dominator alme, Inno della dedicazione del tempio, in Analecla Hymnica Medii Aevi, vol. 27, a cura di C. Blume, Leipzig 1897, p. 265. Il testo integrale riportato in Appendice, pp. 118-121.

dell'ambiente in cui si , del popolo cui si appartiene; queste case, o dimore, possono essere di due specie: a) la casa di coloro che sono chiamati a fare famiglia e quindi (attenzione!) a plasmare lo strumento - la famiglia strumento -, a plasmare lo strumento generatore da cui esce il soggetto di tutta l'azione storica, il protagonista del disegno di Dio, che l'uomo. Questa la vocazione normale, senza della quale finirebbe la storia: la famiglia, radice del perenne sviluppo della storia, casa di Ges, dimora del Figlio dell'Uomo; b) il monastero, che la parola etimologicamente pi significativa tra tutte, perch monastero deriva da monos, solo, solingo, solitario, solo. Il rapporto della umanit con Dio, con il Mistero, diventa infatti coscienza, libert e amore nel singolo uomo: diventa un io nuovo. Ma monastero vuol dire tanti io che stanno insieme. Anche l'esempio dell'eremita ha una provvisoriet che non fa legge: tutti questi monoi, in un modo o nell'altro, esprimono e documentano il loro essere una cosa sola tra di loro nella Chiesa di Dio: si mettono insieme. Ecco allora la seconda parola analoga alla parola monastero: convento - mettersi insieme -, o compagnia, o famiglia, o casa. Monastero, convento o casa, secondo la varia modalit della chiamata: chi andasse con padre Emmanuel va in convento, chi andasse con madre Rosy va in monastero, chi andasse con Dario va in una casa. Monastero, convento, o casa: fatti, creati, costruiti, generati da chi stato scelto come pietra viva. Scelto per che cosa? Scelto come pietra viva a formare, a generare una esistenza sperimentabile a tutti, con la quale si dimostri, per la sua stessa forma visibile, che Egli solo . Nel monastero, nel convento o nelle case, queste pietre vive, coloro che sono stati chiamati e scelti sono stati chiamati a dimostrare con la stessa forma visibile della loro vita - tu che fai la professione oggi sei chiamato a dimostrare con la forma visibile della tua vita, solo con la stessa forma visibile della tua vita - che Egli solo ; cio che Cristo il Re dell'universo: Christe, cunctorum dominator alme, omnia in ipso constant: tutto ha consistenza in Lui, da Lui. Monastero, convento o casa sono, perci, quel luogo creato perch coloro che vi abitano gridino davanti a tutti, in ogni istante - tutta la loro vita fatta per questo - che Cristo l'unica cosa per cui valga la pena vivere, che Cristo l'unica cosa per cui valga la pena che il mondo esista. Ma questo vero come due pi due uguale a quattro: che Cristo l'unica cosa per cui valga la pena che il mondo esista, che Cristo l'unica cosa per cui valga la pena che si realizzi la storia. Come fate voi? Avete sentito quelli pi grandi di voi che sono in casa, li avete sentiti gridare davanti a tutti, in ogni momento? Sarebbero pazzi, sarebbero pazzi! No, non sono pazzi: sono pazzi se non ne hanno coscienza, laddove non ne hanno coscienza. Ma tutta la loro vita fatta di questo. Che gridino davanti a tutti in ogni istante che Cristo l'unica cosa per cui valga la pena vivere, la forma stessa della loro vita. la forma stessa della loro vita, a prescindere - lo ridir due volte ancora -,a prescindere addirittura dalla coerenza che la loro esistenza produce. Quasi nonostante loro. Questo il valore oggettivo della vocazione: la forma della loro vita gioca nel mondo per Cristo, lotta nel mondo per Cristo. La forma stessa della loro vita! Perci, quando hanno fatto la professione, hanno fatto un gesto grandioso, il pi grande della loro esistenza. Se le loro giornate, i loro istanti, tutti i loro istanti, i loro passi, se tutto il loro cammino non tiene dietro a questa dedizione, manca, viene meno - che il concetto di peccato -, se viene meno a questa dedizione, lottano lo stesso in forza della forma oggettiva della loro vita: una vita consacrata a Ges. una vita che come forma grida: Ges tutto. Gridano questo davanti a tutti, a tutti coloro che li vedono, a tutti coloro che in loro si imbattono, a tutti coloro che li sentono, a tutti coloro che li guardano. Coloro che abitano nel monastero, nel convento o nella casa sono cio stati chiamati ad essere profeti. la profezia nel mondo, perch essere profeti vuol dire gridare davanti a tutti (pro5

fem), gridare davanti a tutti che Cristo tutto. E dire Cristo tutto essere profeti del futuro: perch se Cristo tutto, che ne sar dei tuoi tradimenti di oggi e di ieri? Perci, la profezia tende a cambiare la vita di oggi perch non avvenga l'inferno di domani, il non senso del domani. Profeti. Come Mos, di cui andrete a leggere, nel capitolo 3 dell'Esodo, il momento in cui Dio l'ha chiamato e lui subito risponde: Ma chi sono io per andare a far questo? Chi sono io per far questo nel mondo?. Nel mondo: poich si tratta della storia del mondo. E il tuo protagonismo tale che se non ci fosse verrebbe meno qualche cosa alla storia del mondo - alla storia del mondo! Oppure come Isaia, che al capitolo 6 risponde: Eccomi, manda me, con la spontaneit, la vivezza, la ricchezza, lo splendore di un adolescente. O Geremia al capitolo 20, che ben rappresenta i vostri compagni anziani e anche non troppo anziani, che rappresenter magari voi stessi tra pochi mesi, se la vivezza non implorata tutti i giorni, se non brandita tutte le mattine, quando vi alzate dal letto, e non opposta ad ogni tentazione. Se invece implorata, entra nel male di un errore fatto per scavare in esso e ridare vita alla carne: la loro carne sar come erba fresca. Geremia, al capitolo 20, dice: Quando mai sono entrato in questo ordine di idee! Ma chi mi ha chiamato? Perch mi hai chiamato? Quasi maledico il giorno in cui mia madre mi ha fatto nascere! Ma guarda in quale battaglia sono finito! Che sclta continua devo fare! Che rinuncia!. E sembra esser tale: quando scoprirai, presto o tardi, che sembra essere rinuncia quello che non rinuncia, ma possesso pi profondo - non rinuncia, ma possesso pi profondo , allora non avrai vergogna di te: avrai stupore per l'Altissimo, avrai stupore per Cristo, e ti sentirai inondato di tenerezza verso il tuo corpo, il tuo cuore e il tuo spirito. Di una tenerezza che attorno a te non esiste, se non come copertura dell'istinto, formula dell'istintivit. La tenerezza la grandezza commossa dell'occhio spalancato sull'infinito, la dilatazione del cuore che abbraccia l'infinito, che abbraccia tutto. Cristo tutto in tutti: una formula che diventa nel tempo sempre pi esperienza - sempre pi esperienza! Profeta tu sei, che fai la professione oggi, a dirigere i nostri piedi - i piedi di noi poveri uomini - in una via di pace.7 Tu solo potrai veramente, consapevolmente, augurare, saper augurare ai tuoi fratelli uomini che ti passano vicini, che stanno con te sul tram, che incontri per la strada, che ti osteggiano o ti favoriscono o ti sono indifferenti, tu solo potrai augurare: Sint dies laeti placida eque noctes, secondo l'espressione del Christe, cunctorum dominator alme (che potrebbe essere un inno di sant'Ambrogio, parole e musica; il suo modo supremo di predicare, di evangelizzare, era il canto: parole e musica; potrebbe essere di sant'Ambrogio, perch un'opera grande, una poesia grande, grandiosa e grande). A tutti gli uomini dobbiamo portare questo augurio: Sint dies laeti placidaeque noctes. Noctes placidae, pacate, in pace, non sovvertite dal veleno della tentazione, dall'approssimarsi della caduta, dal tormento della paura per gli avvenimenti. Dies laeti, lieti come una giornata di sole, anche se la giornata fosse fredda: ma ardente, come le giornate di marzo descritte da Maria Barbara Tosatti nelle sue poesie.8 Bene, la profezia questa.
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Lc 1, 76-79.

Quando dal dolce sonno dell'infanzia / Ignara ancor mi ridestai, nel cuore / Di portare m'avvidi un'infinita / Tenerezza e credei che umana cosa / Fosse; ma tosto accorta del mio errore / Mi resi, ch la vita / Quel divino tumulto duramente / Respinse, onde con vane / Querele la mia sorte dolorosa / Lamentando n'andai miseramente. / Oggi non pi! di quel celeste dono / Che intatto ancor nel mio ferito cuore / Io chiudo, l'immortale / Sorte compresi, ed il mio spirto alfine / D'ogni terrestre laccio, / D'ogni codardo indugio fieramente / Liberando, l'amaro mio destino / Cui sottrarmi tentai, liberamente, / Festevolmente abbraccio. / Ch'io porti sulle cose i miei dolenti / Occhi profondi, che il mio breve duolo / Al mio spirto riveli l'infinito / Duolo e la solitudine infinita / Degli esseri, che questo infido suolo / Con lieve pi calcando, ferma stanza / Io non abbia quaggi, ma la mia vita / Come un giorno di marzo fredda e ardente / Disadorna e feconda, senza posa / Si rischiari e s'imbruni, arda e s'adombri / Di contento e di pace disdegnosa. / Che giammai dei felici e dei potenti / Al convito obliandomi, perire / Io lasci quell'ardente / Arcana sete e quel celeste ardore / Che nascendo portai, ma di mistero / E di pietate l'anima nutrendo, / Nel silenzio riarder di quei doni / La sacra fiamma io vegga. / Che quando e come degni del Signore / Lo spirto visitarmi, io nulla chiegga, 7 Ma di repente trepida sorgendo, / Senza tema ove piaccia al suo divino / Soffio condurmi, dolcemente io vada. (Maria Barbara Tosatti, Resurrezione in Canti e Preghiere, Morcelliana, Brescia 1945, pp. 29-30).

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