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Universit degli studi di Firenze Dipartimento per scienze per leconomia e limpresa

Corso di laurea in: Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale e Gestione dei Conflitti

OBBIETTIVIT SENZA ELUSIONI:


CENTRALIT DELLE VALUTAZIONI E PRESCRIZIONI METODOLOGICHE DI MYRDAL PER UNA SCIENZA ECONOMICA UTILE

Relatore: Francesco DIni Candidato: Emmanuele Allamani

Anno Accademico 2012/2013

En el mercado libre es natural la victoria del fuerte y legtima la aniquilacin del dbil. As se eleva el racismo a la categora de doctrina econmica El desarrollo desarrolla la desigualdad. Eduardo Galeano

Indice
1 Introduzione ...........................................................................................................................5 1.1 1.2 Lo scopo .........................................................................................................................6 Perch Gunnar Myrdal: cenni storici. ............................................................................7 Gunnar Myrdal leconomista .................................................................................8

1.2.1 1.3

Sviluppo della tesi ..........................................................................................................9 Alcune difficolt ...................................................................................................10 Disposizione del Testo ..........................................................................................11

1.3.1 1.3.2 2

Considerazioni Iniziali:..........................................................................................................13 2.1 Definizioni ....................................................................................................................14

Capitolo I ..............................................................................................................................16 3.1 Le valutazioni oggettive ...............................................................................................16 I Primi Economisti.................................................................................................17

3.1.1 3.2

Il costo dellapparenza .................................................................................................19 Incoerenza tra approccio teorico e approccio pratico .........................................19 Elusivit terminologica .........................................................................................20

3.2.1 3.2.2 3.3 3.4 4

Prescrizioni metodologiche ed Autocritica ..................................................................23 Conclusioni ...................................................................................................................25

Capitolo II .............................................................................................................................28 4.1 4.2 Le valutazioni ed i problemi che pongono alla ricerca scientifica................................29 Occultamento dellobbiettivit Critiche alla metodologia ........................................30 Losservatore ........................................................................................................31 Matematizzazione ................................................................................................33 In relazione alla metodologia ortodossa ..............................................................34

4.2.1 4.2.2 4.2.3

4.2.4 4.3

Interpretazione dei fatti? Paralleli con la critica al positivismo di Geertz ...........36

Cambi Metodologici .....................................................................................................37 Lidea di obbiettivit.............................................................................................38 Non basta lattenersi ai fatti.................................................................................38 Ordinare in esplicite conclusioni politiche ...........................................................39 Esplicitare le premesse di valore..........................................................................40

4.3.1 4.3.2 4.3.3 4.3.4 5

Capitolo III ............................................................................................................................42 5.1 Razionalizzazioni e contrabbando di valutazioni .........................................................42 Le valutazioni, credenze e razionalizzazioni .........................................................43 Il ricercatore .........................................................................................................45

5.1.1 5.1.1 5.2

Problemi a livello metodologico: le assunzioni apriori e le premesse di valore ..........47 Navet .................................................................................................................47 Laspirazione alle scienze naturali ........................................................................50

5.2.1 5.2.2 5.3

Le conclusioni metodologiche di Myrdal .....................................................................55 Metodologia value critical ................................................................................56 La scelta delle premesse di valore .......................................................................57 Unaltra obbiettivit .............................................................................................59

5.3.1 5.3.2 5.3.3 6 7

Conclusioni ...........................................................................................................................62 Bibliografia ...........................................................................................................................65

1 Introduzione

Lidea che sta dietro questa tesi affrontare un argomento che mi ha frustrato, interessato, turbato ed irritato durante gli studi di questa triennale, ma che reputo centrale nelle mia futura scelta di studi. Fin da prima delliscrizione al corso di laurea SECI mi sempre interessata leconomia: leconomia come mercato, inteso come affascinante spazio di interazione, leconomia come politica, leconomia come fonte di manipolazione sociale e leconomia nelle sue differenti forme tra paesi e culture. Se con il proseguire degli studi questa mia convinzione della centralit delleconomia si rafforzata, la fiducia nei confronti della scienza economica ha avuto una tendenza opposta. Allinizio ero affascinato dallincredibile potenza esplicativa delle formule macroeconomiche, attraverso le quali, con semplici regolazioni di spesa pubblica, tassi di interessi e imposte, era possibile gestire leconomia. Approfondendo gli studi mi son convinto che tutto questo potere era solo sulla carta; o meglio, si applicava ad un altro mondo, un mondo dove gli esseri umani sono esanimi ed interagivano come robot, dove la societ, e la politica non esistono. Ho sviluppato un pensiero critico verso la metodologia, lapproccio e limpostazione che predominano la scienza economica; mi parso che il punto di partenza metodologico sia troppo distante dalla realt, le regole falsate, ed il gioco troppo in salita per potersi adattare alla attuale disciplina economica ed essere costruttivi. Durante i miei studi, ho sentito un accumularsi di nodi allo stomaco che non sapevo ben spiegare, che, nello studiare una particolare prospettiva o teoria, non mi permettevano di assimilarla del tutto, lasciandomi nel dubbio. E soprattutto, nello studio di visioni differenti, e di approcci metodologici diversi, cera sempre qualcosa che non mi convinceva e mi impediva di sposare una particolare visione. Il colpo finale stata unanimata e profonda discussione con un professore, alla fine della quale son riuscito a farmi dire che si, alla fine di tutto le differenti visioni nella teoria economica sono come le religioni: ci credi perch ci credi.. Essendo di madre ebrea, padre cattolico e nonno mussulmano, ho sempre avuto un rapporto problematico con la religione, e, per mia fortuna, son stato cresciuto con una mentalit molto aperta riguardo la loro compatibilit. Tuttavia, nonostante ladozione di particolari tradizioni culturali appartenenti a particolari ceppi religiosi, mi sento profondamente agnostico. Sicuramente questa mia visione ha conseguenze sul mio

pensiero scientifico, ma la menziono qui non tanto per confrontarla con la visione atea e materialista, ma per porre lenfasi sul parallelo tra la non scelta in ambito religioso e quella in ambito accademico. Trovo che la questione della obbiettivit sia una premessa fondamentale per poter discutere produttivamente nelle discipline sociali (e non solo). Appare evidente a quanto poco di produttivo portino le guerre di religione, e proprio per questo, e per evitare di rendere la piattaforma di discussione delle scienze sociali in una Gerusalemme medievale, credo che sia fondamentale affrontare la quesitone dellobbiettivit e di evitare assolutismi . Mi stato insegnato che lobbiettivo di una disciplina dovrebbe essere quello di creare una piattaforma sulla quale poter discutere in merito a posizioni e visioni differenti attraverso una stessa lingua, con lintento di accrescere la conoscenza. Tuttavia fino ad ora mi sembrato che il ruolo che svolge la disciplina economica sia il suo opposto: controllare lo sviluppo della conoscenza, incanalare i propri adepti verso una determinata visione del mondo, e sfruttare il rispetto e il mito di neutralit che le riconosciuto per attribuire un peso scientifico a visioni soggettive. Ed questo largomento che vorrei affrontare in questa tesi, proprio perch dipanerebbe il dubbio pi grande sul mio futuro di studente, e perch mi permetterebbe di argomentare e razionalizzare o magari smentire la mia attuale percezione, ovvero che per studiare leconomia meglio tenersi fuori dalla scienza economica. Per tanto, cercando un argomento che mi permettesse di trovare alcune risposte a questi quesititi, mi sono imbattuto in un ormai defunto economista svedese di nome Gunnar Myrdal.

1.1 Lo scopo

Lintento di questa tesi sar quello di analizzare parte del pensiero di Myrdal relazione al problema dellobbiettivit; per tanto partiremo dal suo testo Lobiettivit nella scienza economica, pubblicato nel 1973, soffermandosi sulle varie riflessioni che lo compongono per approfondirle, metterle in dubbio ed utilizzarle come spunto per riflessioni parallele. Lo sviluppo avverr su due piani paralleli; da un lato seguir levoluzione del pensiero di

Myrdal e la costruzione delle sue prescrizioni metodologiche, con particolare riferimento al suo testo; risulter evidente come lo sviluppo progressivo della natura delle valutazioni nel pensiero dellautore lo portino a differenti critiche e soluzioni. Parallelamente verranno analizzati, per quanto possibile, i vari concetti di Myrdal prestando attenzione implicazioni che ne derivano e confrontandoli con il pensiero di altri autori. Il pensiero di Myrdal ci far da riflettore, illuminando metaforicamente gli aspetti irrisolti e le problematiche della scienza economica e della sua metodologia. Pertanto seguendo le sue riflessioni guarderemo a quali potrebbero essere le lacune da risolvere per arrivare ad una scienza economica che sia veramente pi obbiettiva e non appaia come tale; in questo cammino vedremo limportanza che Myrdal attribuisce ai problemi portati dalle valutazioni e tenteremo di comprendere e svelare i diversi tentativi di elusione. Infine guarderemo alle prescrizioni metodologiche di Myrdal, cercando di capire cosa implichino e cosa risolvano, e soprattutto in quale maniera contribuiscano alla costruzione di una scienza economica attiva ed utile per lo sviluppo della societ. Nel perseguire questo obbiettivo seguiremo le riflessioni Myrdal concentrandoci sulle problematiche che rilevano; lattenzione non sar posta sul rigore logico delle critiche, ma sulle conseguenze costruttive che ne risultano. E questo si trasmetter nelle nostre alle

riflessioni, che, per quanto cerchino di non trascurare il rigore logico, sono principalmente orientate a mettere in evidenza i problemi della scienza economica.

1.2 Perch Gunnar Myrdal: cenni storici.

Myrdal in tutta la sua storia intellettuale ha sempre posto lenfasi sul risvolto pratico della teoria e sulla utilit sociale che a suo avviso dovrebbe intrinsecamente caratterizzarla; non casuale che oltre ad essere stato professore universitario e ricercatore sia stato parlamentare, ministro del Commercio in Svezia, e segretario esecutivo per la Commissione Economica Europea. E le critiche che rivolge alle scienze sociali, come le proposte metodologiche che fornisce, partono proprio dal presupposto di renderla oggettiva e pratica, con lobbiettivo di ricostruire una societ, una nazione e un mondo in cui la grande propensione degli uomini alla simpatia e alla cooperazione non sia cos gravemente frustrata. Nelle sue teorizzazioni ci lo porta a cercar di delineare esplicitamente eventuali

consigli e soluzioni prescrittive, il che egli fa riferendosi al particolare contesto che analizza. Myrdal pone un obbiettivo attivo alle scienze sociali, partendo proprio da un principio delleguaglianza che a suo avviso caratterizza la maggior parte del mondo. E per quanto non sia stato lunico ne il pi noto a dare un ruolo pi attivo alle scienze sociali, la sua concretezza, che non a discapito della comprensione della realt ma che incorpora la complessit presente, unitamente allattenzione ai problemi creati dagli aspetti metafisici, rende il suo pensiero molto attuale per il superamento dei problemi delle scienze sociali di oggi, nonostante i quasi trenta anni passati dalla sua morte. Egli tratta problematiche metodologiche complesse senza soffermarsi troppo sui fondamenti filosofici, ma concentrandosi su approcci pratici che possano portare ad una maggiore comprensione del ruolo delle valutazioni nella ricerca, ad una maggiore obbiettivit scientifica e soprattutto ad una maggiore utilit sociale della scienza economica.

1.2.1

Gunnar Myrdal leconomista

Nonostante il premio Nobel ottenuto, e nonostante la sua fama nel campo economico che si svilupp in particolar modo intorno alla sua idea di causazione circolare cumulativa, Myrdal non mai stato considerato un appartenente alla teoria economica dominante, o come dice lui not a part of the profession of Establishment economists.1 Per quanto non lo ritenesse necessariamente un aspetto positivo, egli di fatto era un dissidente della teoria dominante; detestava le ortodossie, di qualsiasi forma, e per quanto dedicasse pi tempo nella critica di quella liberale, che considerava pi influente, ebbe da ridire anche verso il moderno pensiero marxista. Si schierava fortemente contro lidea che non era necessaria unazione diretta su variabili non economiche. 2 Questo suo pragmatismo, probabilmente derivatogli dalle varie esperienze politiche ed amministrative, lo condusse ad ancorare le sue proposte ed idee ad una fattibilit politica. Egli dava molta rilevanza alla costruzione di istituzioni sociali, credeva che queste

avrebbero portato ad una migliore societ, e sottolineava la specificit di queste rispetto al contesto. Era contro ogni tipo di applicazione universalistica di prescrizioni derivate da un determinato ambiente e rigettava la pretesa universalistica della scienza economica; nonostante nel 1974 avesse accettato il premio Nobel per leconomia, due anni dopo ne
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(Redazione New York Times, 1987) (Streeten, Programs and Prognoses, 1954)

rimpianse la scelta, chiedendone labolizione in base al fatto che la scienza economica non una scienza dura, ma impregnata da giudizi di valore. 3 Per quanto nei suoi studi trattasse unampia serie di differenti problematiche, egli si considerava un economista, nonostante alcuni suoi colleghi lo considerassero sociologo, il che nel mondo degli economisti , come egli sottolinea, non certo un complimento.
4

Verso la fine della sua carriera rafforz la sua convinzione che nella realt non esistono problemi economici sociologici o psicologici, ma soltanto problemi e che questi di regola sono complessi5. Tale convinzione non lo allontan dal campo economico, ma lo port ad una trattazione pi complessa e profonda di questa realt. Credeva che fosse indispensabile servirsi di tutti gli strumenti possibili, sfruttando cos le conoscenze delle diverse discipline; per lui era necessario aprirsi alla realt per essere consapevoli della sua complessit. 6

1.3 Sviluppo della tesi


Seguendo il testo L'obiettivit nelle scienze sociali verranno esposti i principali concetti relativi al comportamento umano che fanno da fondamento per il pensiero di Myrdal e che ne hanno caratterizzato tutta la vita intellettuale ed accademica. Come vedremo in seguito, tali concetti formulano la base sulla quale si sviluppano le critiche e le proposte metodologhe che egli indirizza alla scienza economica. Sulla scorta del testo, potremmo suddividere questi concetti in tre gruppi, che si sono sviluppati in parallelo alla

progressione della vita accademica di Myrdal ed alla trattazione di determinati temi: la separazione tra fatti e valori; lonnipresenza dei valori; e lanalisi psicologica. Oltre a fungere da fondamento per le critiche e per le proposte, i concetti hanno

rappresentato una sorta di riflettore per Myrdal, aiutandolo a guardare con attenzione alle pratiche metodologiche comunemente utilizzate dalle tradizioni dominanti nella scienza economica. Infatti, diversamente dal comune orientamento, egli ha sempre messo in primo piano limportanza del metodo di analisi e del punto di vista utilizzato nella ricerca; non a caso, nella maggior parte delle sue pubblicazioni, si pu riscontrare un intero capitolo o

3 4

(Redazione New York Times, 1987) (Redazione New York Times, 1987) 5 Pg. 9 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 6 Pg. 10 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

appendice dedicato alle problematiche metodologiche poste dalle questioni in discussione, ed alle ragioni che lo avevano fatto scegliere un determinato approccio. Vedremo come partendo dalla prima riflessione, la soggettivit del valori, linfluenza di questi si andr ad estendere . Infatti se inizialmente Myrdal insisteva sulla difficolt posta dalla separazione tra fatti e valori, successivamente si convinse dellonnipresenza di questultimi. Losservazione dei fatti ne risultava influenzata, e la precedente pretesa di separare i due aspetti non era pi sufficiente. Il campo di studio delle scienze sociali si complessifica, come conseguenza di tali osservazioni. E nel terzo capitolo, seguendo la sua analisi psicologica del comportamento umano noteremo come si aggiungano ulteriori difficolt per la ricerca sociale e la teorizzazione; infatti non solo le valutazioni sono soggettive ed onnipresenti, ma sono spesso contraddittorie, e distorcono la percezione della realt stessa con il fine di occultare i possibili confronti.

1.3.1

Alcune difficolt

Ci sono due difficolt in particolare che vorrei chiarire. Innanzitutto il testo su cui principalmente ci baseremo, Lobiettivit nelle scienze sociali, un riassunto sintetico delle riflessioni di Myrdal in merito al tema dellobbiettivit nelle scienze sociali; il tema amplissimo, ed stato trattato da differenti autori con una quantit di differenti approcci. Per nonostante il testo faccia riferimento esclusivamente alla propria visione, Myrdal vi affronta un amplio raggio di tematiche, che lo portano a conclusioni metodologiche che egli raccomanda. Inevitabilmente, nellesporre sinteticamente i vari passaggi del ragionamento sviluppatosi nei 50 anni di carriera universitaria dellautore, il testo tralascia molte delle spiegazioni che stanno alla base di ogni passaggio, e si focalizza sullordine logico delle varie questioni trattate.ai fini di costruire un quadro coerente per supportare le conclusioni metodologiche. per questo che lanalisi di questa tesi, seguendo il metodo di esposizione del testo di Myrdal, sar incentrata sui concetti esposti, le implicazioni e soprattutto la rilevanza nellottica di una scienza economica utile. Tuttavia potr accadere che nell approfondimento dei vari passaggi la sintesi utilizzata nel testo di riferimento provochi qualche difficolt di comprensione, alla quale tenteremo di rimediare riferendoci ad altri testi di Myrdal. Ci risulter particolarmente necessario nel primo capitolo; in questo infatti vengono trattate le prime critiche alla scienza economica, con il ripudio

dellinserimento di aspetti metafisici nella ricerca scientifica. Risulter naturale che in

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questa parte il riferimento sia soprattutto allaltro testo Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica. Per questo necessario ribadire che loggetto centrale dello studio di questa tesi non il pensiero di Myrdal nel suo complesso, ma quella parte che si riferisce a Lobiettivit nelle scienze sociali, ed alle prescrizioni metodologiche contenute in esso. Laltro aspetto che ha posto particolari difficolt la collocazione dellautore e delle sue riflessioni nella storia del pensiero economico. La carenza di conoscenze personali sia della storia del pensiero scientifico che dei filoni di pensiero filosofici che si pongono alla base del pensiero di Myrdal, hanno posto difficolt nella comprensione del quadro storico generale delle posizioni di Myrdal. Come nel precedente caso, questaspetto si riveler particolarmente nel primo capitolo. Tuttavia lenfasi sar indirizzata verso lobbiettivit della scienza economica e verso la capacit della sua metodologia di inserire nell analisi la complessit posta dalla soggettivit dei valori; ci potr permettere in gran parte di evitare eccessivi rifermenti filosofici e storici.

1.3.2

Disposizione del Testo

La disposizione del testo segue levoluzione del pensiero di Myrdal in relazione ai valori e per quanto sia relativamente parallelo allo sviluppo storico del suo pensiero, sono presenti molteplici riferimenti incrociati. Alcune idee esposte risulteranno in apparente contrasto con alcune idee precedenti; il che risulta evidente in particolar modo paragonando il primo capitolo agli altri due. Ci da un lato rispecchia il momento di cambiamento ideologico che avvenne in Myrdal durante la pubblicazione del testo LElemento politico nello sviluppo della teoria economica, che sfoci in una parziale incoerenza delle posizione assunte; dallaltro lato mostra gli effetti dellevoluzione del pensiero dellautore. per questo che nel primo capitolo cercheremo di attenersi alle idee relative a quel particolare momento storico della sua vita intellettuale, e sar proprio dalla loro incoerenza rispetto a quelle dei capitoli successivi che sar visibile lo sviluppo del suo pensiero. Tuttavia, nonostante questa necessaria distinzione, risulteranno molteplici riferimenti incrociati, in particolare tra il secondo ed il terzo capitolo, in quanto risulta difficile esporre in una evoluzione logica lineare lo sviluppo dei concetti di Myrdal. Potremmo trovare un parallelo tra il concetto di causazione circolare cumulativa e levoluzione del pensiero di Myrdal. Partendo da determinate concezioni della natura dei valori, egli formula critiche al metodo di teorizzazione della scienza economica, che lo portano a formulare le sue prescrizioni

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metodologiche. Tuttavia questapprofondimento critico e propositivo lo ha portato talvolta ad approfondire il suo iniziale concetto di valori, sviluppandolo in differenti direzioni; questo a suo volta lo ha portato a formulare altre critiche di differente natura alla scienza economica, e conseguentemente altre prescrizioni metodologiche.

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2 Considerazioni Iniziali: Le conclusioni metodologiche di Myrdal

La riflessione sul problema dai valori attravers tutta la carriere accademica di Myrdal; agli inizi lo indusse a formulare critiche alla pratica di analisi nella scienza economica, mentre successivamente lo porto a criticare lapparato metodologico stesso. Ma oltre a tali critiche nella maggior parte dei suoi lavori egli esponeva le problematiche poste dalla soggettivit dei vai valori e chiariva le soluzioni utilizzate per affrontarle. In tal modo egli esplicitava lapproccio utilizzato per la trattazione di quel determinato problema di analisi, evidenziando cosi limportanza della relazione tra la metodologia di analisi e la realt analizzata. Nei tre capitoli di questo elaborato vedremo come in Myrdal si modifichi e si sviluppi la concezione dei valori e dei problemi che essi pongono nellanalisi economica; vedremo anche come questi cambiamenti di pensiero lo portino ad adottare e prescrivere differenti approcci metodologici per ovviare alle difficolt poste dalla soggettivit dei valori. Per permettere un pi chiaro riferimento in questo nostro parziale studio del pensiero di Myrdal, proporremo qui le prescrizioni metodologiche alle quali Myrdal arriva verso la fine della sua carriera nel suo testo del 73 Lobiettivit nelle scienze sociali. Come noteremo in seguito, importante chiarire che queste conclusioni metodologiche, essendo frutto di un processo di sviluppo spalmato su quaranta anni di carriera, potranno risultare incoerenti con altre esposizioni del pensiero di Myrdal. Per Myrdal ogni studio di un problema che alla base sociale, ovvero che coinvolge lessere umano, inevitabilmente determinato da giudizi di valore soggettivi. Gi questo implica che il concetto di oggettivit assoluta svanisce e viene sostituito dallaspirazione di una certa obbiettivit. Vedremo nel seguito di questo elaborato cosa si intende con questaffermazione e quali ne sono le implicazioni. Detto questo, secondo Myrdal lunico modo di aspirare a raggiungere questa certa obbiettivit innanzitutto rendere il pi possibile consce ed esplicite le valutazioni che permeano la ricerca; necessario assumere piena consapevolezza di esse. In seguito sar necessario analizzarle sotto il profilo dellattinenza e significanza nella societ studiata; non devono essere arbitrarie, ma devono fondarsi sulle effettive valutazioni delle persone. Quindi, una volta selezionate in base a questi criteri di realismo, tali valutazioni dovranno

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essere trasformate in altrettante premesse di valore formando cos una serie specifica per la ricerca; data la eterogeneit delle valutazioni soggettive, idealmente uno studio dovrebbe usare parecchie serie alternative di premesse di valore, anche se nella pratica, date le limitazioni tempistiche, ci rimane poco fattibile. Infine, queste serie di premesse di valore, che sono relative al contesto studiato, devono essere utilizzate per determinare lapproccio da utilizzare, per la definizione dei termini e la selezione dei dati; e successivamente devono essere usate come fondamento per le conclusioni operative e pratiche.7 Dietro queste prescrizioni resta lidea che sia di fondamentale importanza porre lattenzione sul ruolo che le valutazioni hanno nella ricerca, sia da un punto di vista teorico che pratico; per Myrdal queste premesse di valore, nonostante il fatto che possano essere identificate attraverso semplici impressioni, e per tanto risultino meno precise ed empiriche di quanto sia desiderabile, permettono un miglioramento metodologico. Infatti oltre a porre luce sulla loro esistenza, la loro esplicitazione concede la possibilit di confutare una determinata teoria se in disaccordo con le premesse di valore scelte. Infine secondo Myrdal questo approccio permetterebbe di formulare apertamente chiare conclusioni pratiche e politiche su una base logica e sistematica, consentendo cos alla ricerca sociale di essere molto pi uno strumento daiuto nella formazione di decisioni razionali pubbliche e collettive. 8

2.1 Definizioni
Prima di procedere necessaria una definizione di due termini spesso utilizzati da Myrdal in Lobiettivit nelle scienze sociali ai quali egli attribuisce un significato particolare: credenze e valutazioni. Le prime, di ordine cognitivo, esprimono le idee su come il reale; si riferiscono alla percezione della realt e come tali pretendono di essere conoscenza. Le valutazioni invece si attengono alla sfera emotiva ed esprimono le idee personali su come il reale dovrebbe essere; per quanto li termine abbia un significato parallelo a quello di valori, Myrdal lo preferisce ed utilizza proprio per esaltare la soggettivit del processo che porta ad esse. Tuttavia interessante notare che egli ha usato tale termine in solo alcuni dei suo lavori, cos che a volte riporteremo citazioni nelle quali il temine valori viene impiegato
7 8

Cap. I, XI, XIV (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 58 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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come sinonimo di valutazioni . Vedremo in seguito limportanza della distinzione tra credenze e valutazioni, e come il processo di formazione di questultime risulti incredibilmente complesso e instabile, ma fondamentale, per le scienze sociali. 9

Cap. III (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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3 Capitolo I La Soggettivit dei Valori


In questo capitolo affronteremo alcuni dei temi che hanno caratterizzato la prima parte della carriera accademica di Myrdal. Fin dai suoi primi lavori, egli trov che nellanalisi economica risultava problematica la trattazione del concetto di valori; credendo fermamente nella soggettivit dei valori, Myrdal si trov a scontrarsi con le tradizioni giusnaturalistiche ed utilitariste, la cui eredit rimaneva spesso presente nel pensiero economico dominante del suo tempo. Infatti il suo credo nellinesistenza di valori in senso oggettivo lo port a contrastare la pratica di derivare raccomandazioni politiche direttamente dai fatti, che nonostante le affermazioni in contrario, rimaneva presente in molte teorizzazioni economiche del suo tempo. Partendo da Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica, dove Myrdal espone alcune fallacie ed incoerenze presenti nellanalisi economica nella trattazione del problema dei valori, guarderemo ad alcune delle sue principali critiche imminenti alla nebulosa distinzione tra le conclusioni di analisi positiva (teorica) e normative (pratica).

3.1 Le valutazioni oggettive


Fin dallinizio della sua carriera lo spirito ribelle di Myrdal si sempre fatto valere. Erede della forte tradizione economica svedese degli anni 20, assieme ad altri suoi giovani colleghi prese di mira fin da subito il pensiero dominante della vecchia generazione, e in particolar modo gli insegnamenti del laissez-faire che lo caratterizzavano. Fu con questo scopo iniziale che spos la critica della metafisica dei valori di Alex Hgerstrm, filosofo svedese moto influente nel periodo tra le due guerre, la quale lo port presto a

individuare il problema dei valori come punto debole della teoria economica. Ci divent un pilastro del suo pensiero, e lo accompagn per tutta la sua carriera accademica: non si stacc mai dallidea che non esistevano valori oggettivi da stabilire e conoscere scientificamente, ma soltanto valutazioni soggettive che naturalmente potevano essere osservate.10

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Pg. 241 (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966)

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Ladozione di questa idea della soggettivit delle valutazioni si svilupp allinizio della sua carriera accademica; infatti il secondo libro di Myrdal, LElemento Politico nello sviluppo della teoria economica parte proprio da tale principio per proporre una analisi critica della scienza economica. Questo testo, pubblicato in svedese nel 1929, evidenzia la tendenza, presente nella scienza economica, di saltare alcuni indispensabili passaggi logici nella soluzione di problemi pratici e politici. Il testo parte dallidea, ereditata da Hgerstrm, che non ci sono valori in senso oggettivo, ma solo valutazioni soggettive che vanno distinte dalla percezione della realt. Ci port Myrdal a criticare la tradizione del laissez-faire per lelusione di questo principio nonostante le premesse poste, rilevando che rimaneva una tendenza a mescolare fatti con valutazioni, a causa di una metodologia prevalentemente metafisica e pseudo-oggettiva.11 Per comprendere questo passaggio necessario dare uno sguardo indietro alle prime scuole di pensiero della scienza economica, e vedere come sono state caratterizzate da Myrdal.

3.1.1

I Primi Economisti

Lidea che non esistano valori obbiettivi, per quanto ad alcuni possa apparire scontata, ha posto un problema mai del tutto risolto per la teoria economica, e contrasta con le basi filosofiche della tradizionale economia politica vittoriana, fondatrice del pensiero economico classico. Al contrario, basandosi sullidea che ci siano valori obbiettivi e che possano essere conosciuti come fatti e posti come fondamento per lo studio di altri fatti e conclusioni politiche razionali, i primi economisti del XVIII e XIX secolo, tra cui Adam Smith, avevano formulato una sorta di scienza dei valori.12Attraverso una chiara definizione di come la societ sarebbe dovuta essere, essi consideravano la formulazione di teorie normative uno dei principali obbiettivi dellanalisi teorica e le traevano direttamente da inferenze logiche dalla conoscenza dei fatti. Infatti fino al tempo di John Stuart Mill gli economisti classici non si ponevano il problema della distinzione tra scienza economica e politica. Fu la concezione dellastrazione

deduttiva di Ricardo, secondo il quale i teoremi dovessero avere unelaborazione logica partendo da pochi assiomi, che introdusse un pensiero innovativo. Questo cambiamento metodologico port al di J.S. Mill, Elements of Political Economy, nel quale distingueva tra
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Pg. 6 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

XIV (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966)

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leconomia teorica e quella pratica: la prima, concepita come pura, si sarebbe occupata dei fatti; la seconda, in quanto arte, si occupava dei valori, ed aveva uno scopo pratico. Dietro questa separazione si poneva lidea che il primo tipo di concezione delleconomia, come scienza teorica astratta, non doveva formulare conclusioni politiche dirette, perch non era ancora in possesso di dati empirici adeguati a formulare gli assiomi e le premesse necessari per trarle.13 Nonostante il rifiuto di formulazione normativa , questo implicava laccettazione che esistessero valutazioni obbiettive che un giorno sarebbero potute essere conosciute come fatti. 14 Per tanto questa distinzione tra scienza ed etica, era considerata da molti meramente classificatoria, come si rivela nelle citazione di Keynes Il problema se leconomia politica debba essere considerata come una scienza positiva, o una scienza normativa, o unarte, o una combinazione di queste in un certo senso una questione di nomenclatura e di classificazione.15 La separazione della scienza dalla politica, e la divisione in teorizzazioni positive e normative, era indispensabile per lastrazione teorica ricardiana che con il tempo prese avvento nel pensiero economico; risultava necessaria per la formulazione in termini deduttivi ed implic limpossibilit di trarre conclusioni pratiche dirette. Differente era il pensiero filosofico sul quale si fondava la scienza economica, ossia la concezione utilitarista del mondo, che non aveva mai tracciato tale distinzione.16 Secondo Myrdal per la tradizione utilitarista la distinzione tra essere e dover essere non fondamentale. Come altri sistemi filosofici razionalistici, lutilitarismo sostiene che il dover essere pu venire dedotto dallessere o dal poter essere.17 Essendo perci la separazione tra lanalisi positiva e normativa necessaria solo per dare coerenza agli strumenti analitici astratti, ne risult che in molte opere, specie della tradizione classica, venivano scritti preamboli sul carattere non politico delle loro teorizzazioni economiche; tuttavia questi divenivano semplici omaggi, poich vari argomenti della ricerca teorica sottostante venivano affrontati con un

approccio empirico, e non assiomatico, che li conduceva alla formulazione di precetti normativi basati su valori impliciti di una pretesa oggettivit.18 Questa concezione si scontra con lidea della soggettivit dei valori fatta propria da Myrdal. Come risulta da questo caso, nella teorizzazione economica di quei tempi, la filosofia morale utilitarista (come prima il
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Pg. 9 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) Pg. 42 (Myrdal, What is Politicai Economy?, 1981) 15 Pg. 39 (Keynes, 1987) 16 Pg. 11 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) 17 Pg. XIII (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) 18 Pg. 11 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949)

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giusnaturalismo) forniva le premesse per la definizione delloggettivit dei valori, permettendo cos la formulazione di conclusioni pratico-politiche direttamente dallanalisi fattuale.19 cos che il problema dei valori, che come abbiamo visto chiama anche valutazioni, entra a fare parte del pensiero di Myrdal. Per quanto inizialmente gli avesse dato importanza ai fini di poter criticare la teoria laissez-faire dei suoi maestri, tale concezione si evolver man a mano nel suo pensiero fino a divenirne un elemento centrale.

3.2 Il costo dellapparenza


3.2.1 Incoerenza tra approccio teorico e approccio pratico

Attraverso il principio che la scienza economica, se vuole essere veramente scientifica, deve astenersi dal cercare di stabilire norme politiche,20 gli economisti dei primi decenni del 900 credevano di aver creato una scienza economica amorale ed obbiettiva.21 Tuttavia era evidente a Myrdal (e molti potrebbero dire lo stesso anche al giorno doggi) che nonostante le premesse sul carattere neutrale della scienza economica, quasi tutti gli economisti tendevano a formulare consigli e raccomandazioni di natura pratica e normativa. In contraddizione con le proprie premesse, arrivavano a conclusioni politiche direttamente dalla fissazione dei fatti, e non da dichiarate assunzione dei valori; utilizzavano delle determinate concezioni di valori legate allutilitarismo che consideravano oggettive. Myrdal offre diversi esempi: la tendenza a calcolare, sulla base delle scoperte scientifiche, percorsi di azione politica che sarebbero stati economicamente desiderabili e che per tanto venivano considerati giusti; e il concetto della concorrenza perfetta che da strumento di analisi si trasformava in un desiderium politico.22 Per Myrdal questa incoerenza tra le premesse ed il metodo adottato costituiva una tendenza elusiva nei confronti dellidea della soggettivit dei valori; a differenza della precedente tradizione vittoriana, gli economisti ai quali si riferisce Myrdal accettavano, anche se con poca enfasi e sporadicamente, lidea della soggettivit dei valori, ma

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Pg. 7 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 15 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) 21 Pg. 43 (Myrdal, What is Politicai Economy?, 1981) 22 22 Pg. 5 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949)

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credevano di esentarsi dalla questione concentrandosi esclusivamente sulla ricerca positiva e tralasciando la parte normativa. Tuttavia, non rispettando questa separazione, si era creata una situazione nella quale i valori venivano inseriti in modo non dichiarato nella ricerca scientifica, come se scaturissero dalla naturale evidenza delle cose. Questa contrapposizione tra ci che molti economisti premettevano e ci che erano le loro effettive pratiche di ricerca port Myrdal a dire che da un lato viene messo in risalto che la scienza economica si limita a osservare la vita sociale senza pretendere di trarre conclusioni su come debbano essere i fatti; dallaltro, praticamente tutti gli economisti le traggono, e le diverse teorie economiche sono elaborate proprio a quello scopo. Ne risultano precetti politici che vengono presentati come scientifici e oggettivi.23

3.2.2

Elusivit terminologica teorie del benessere quelle maggiormente soggette a

Myrdal rilevava che erano le

mantenere lidea vittoriana della oggettivit delle valutazioni. Come gi detto, le prime teorie del benessere, nate agli albori delleconomia neoclassica, partivano proprio da questo presupposto, poggiandosi sulla filosofia utilitarista/edonista secondo la quale, nelle parole di Wiksell, forse un giorno i fisiologi riusciranno ad isolate e valutare i vari bisogni umani di calore corporeo, nutrizione, variet, svago, stimolazione, ornamento, armonia ecc., e con ci a porre un fondamento razionale per la teoria del consumo.24 Myrdal trov che pochi altri economisti del 900 avrebbero accettato questa definizione in quanto sporadicamente accennavano allidea che i valori fossero di natura soggettiva. Ma nella pratica essi si erano conformati alle precedenti teorie del benessere, ma occultavano le basi filosofiche utilitariste sulle quali poggiavano e la soro concezione dei valori. Di fatto, sena esplicitarlo, continuavano a lavorare sul principio che esistono valutazioni oggettive possono essere conosciute, anche se le ritenevano se difficili da scoprire. In Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica Myrdal si sforza di mostrare proprio come nonostante la apparente confutazione della pretesa vittoriane che i valori potessero essere concepiti come oggettivi, le teorizzazioni degli economisti della tradizione del laissez-faire degli anni 20 (tipica dei suoi maestri) avessero continuato a conservare le caratteristiche
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Pg. 5 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) Pg. 46 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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metafisiche della passata tradizione. Infatti egli sostiene che quegli economisti avevano mantenuto la teoria del benessere di vecchia tradizione, non dichiarandone le obsolete fondamenta filosofiche (utilitarismo) e psicologiche (edonismo). Nella teoria neoclassica risulta molto interessante lintroduzione del concetto di valore soggettivo, in sostituzione della concezione classica di valore reale; a questo, che si fondava sulla filosofia utilitaristica, veniva aggiunto un elemento psicologico basato sulla concezione edonistica. 25 In seguito, con le critiche al razionalismo, e con labbandono della concezione edonistica associazionistica, gli economisti sostenitori della teoria del valore soggettivo la rielaborarono nella pretesa di eliminare ledonismo psicologico. La conseguenza fu che la teoria del valore soggettivo piano piano si ridusse ad una formula vuota con un contenuto psicologico minimo, basata su una complessa formulazione, con una funzione primaria di mascherare gli errori logici che portavano alla formulazione di norme politiche.26 Tale passaggio risulta anchesso portato a nascondere le valutazioni dietro una terminologia dallapparenza neutrale.27 La teoria del valore soggettivo poneva una base psicologica, ma la rendeva puramente individualista, e per tanto insufficiente a permettere di trattare conclusioni politiche, che richiedono una definizione di cosa abbia valore per la societ nel suo insieme. Ne risult una trasformazione in una teoria del valore sociale, concepita come somma dei valori soggettivi, la cui nozione spesso utilizzata ed espressa in differenti termini, tra cui il termine benessere generale.28 Myrdal enfatizza questi cambi metodologici spesso non erano altro che rivoluzioni terminologiche; abbiamo visto come il rifiuto che i valori potessero e essere oggettivi, si traducesse non tanto in una effettivo cambio di percorso metodologico, quanto nella costruzione di un elaborato sistema metodologico che li occultava. Ci che rimane interessante, e forse ancor pi drammatico, che in questa trasformazione c stata una perdita di coscienza e di comprensione, da parte delleconomista stesso, delle fondamenta su cui poggia lapproccio metodologico utilizzato. Diversamente, gli economisti del XIX secolo, che avevano sviluppato la teoria benessere edonistica ed utilitarista, operavano con una certa consapevolezza di tali basi filosofiche e psicologiche. Per Myrdal molti economisti del proprio tempo al contrario rimanevano inconsapevoli delle basi filosofiche sulle quali si basavano le loro stesse teorie del benessere. Un altro caso di elusione terminologica che
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Pg. 18 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) Pg. 19 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) 27 47 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 28 Pg. 19 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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Myrdal cita quello di Pareto come uno dei primi tentativi di un esplicito ripudio della psicologia edonista, e la correlata filosofia utilitarista; nel coniare il termine ofelimita come sostituto del pi carico utilit, egli apparentemente rifiuta una le implicazioni metafisiche della filosofia utilitarista, ma al tempo stesso ne crea delle nuove che risultano molto simili. Infatti per Myrdal tale rivoluzione appare pi di natura terminologica che sostanziale, avendo un prevalente scopo elusivo nei confronti del concetto di valutazione. Resta che la sua critica alla moderna teoria del benessere totale: Nel suo complesso, la moderna teoria del benessere - welfare theory sulla quale in anni recenti si sperperato cos tanto intelletto, satura di questo tipo di elusivit. Si tratta di un corpo teorico che potrebbe altrimenti dirsi vuoto di contenuto, non fosse per il fatto di incorporare implicitamente una versione o l'altra dell'antiquata e screditata psicologia razionalista e della non meno vetusta filosofia morale utilitarista. Per il fatto stesso di implicarle - come le conclusioni pratiche del resto evidenziano - essa diventa falsa e infondata 29 Riassumendo, Myrdal ci ha mostrato come la teoria economica del suo tempo fosse rimasta permeata dagli assunti relativi alle valutazioni oggettive tipici della vecchia tradizione vittoriana. Ci ha anche mostrato come la teoria economica avesse preservato elaborate strutture di speculazione normativa costruita attraverso i concetti di valori, utilit e benessere, nonostante la maggior parte degli economisti da John Stuart Mill in poi tendesse a ribadire che la scienza economica si debba occupare solo dellessere e non del dover essere. A differenza dei primi economisti politici, che esponevano esplicitamente la loro credenza nelle valutazioni obbiettive e che da esse traevano esplicitamente prescrizioni normative, gli economisti del suo tempo celavano gli elementi dottrinali, che si rivelavano solo implicitamente attraverso i problemi posti, lapproccio di analisi utilizzato e le soluzioni offerte.30 E proprio per via della sua convinzione nella soggettivit delle valutazioni che Myrdal nel libro Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica fa una critica immanente delle teorie dellestablishment economico in voga e svela che dietro la terminologia utilizzata spesso sono nascoste determinate visioni relative alla natura delle valutazioni. Inoltre tenta di smascherare gli errori logici portati dallintroduzione di valutazioni nellanalisi che a suo avviso inevitabilmente si manifestano proprio per via
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47 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 7 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005)

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dellimpossibilit logica di trarre conclusioni politiche positive da semplici premesse di fatti. Nelle sue parole: La scienza normativa si trova ad affrontare il seguente dilemma: per rispettare loggettivit scientifica, i principi normativi fondamentali di una data questione devono essere formulati in modo da non aver alcun contenuto; mentre possono ricevere un contenuto solo tramite linserimento clandestino di premesse tacite, ci di valutazioni concrete derivanti da altre fonti.31 Loggettivit scientifica alla quale si riferisce Myrdal solo apparente; la realt adattata al metodo, il quale non conduce a migliori risultati in termini di oggettivit, ma porta invece all elusione del problema posto dalla soggettivit delle valutazioni. Ma necessario ricordare che lincoerenza degli economisti classici tra le premesse di distinzione di principio, la separazione tra la ricerca positiva e normativa, e l effettiva procedura di ricerca, nella quale questa distinzione non avviene, era la conseguenza del mantenimento delle filosofie razionalistiche del diritto naturale e dellutilitarismo - secondo cui regole e valori si identificano con i fatti, o possono essere derivati da essi32

3.3 Prescrizioni metodologiche ed Autocritica


Nonostante gli attacchi formulati da Myrdal allestablishment economico del suo tempo, possiamo dire che la critica espressa in Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica sia stata immanente. A differenza della critica trascendente che attacca la struttura complessiva di un approccio metodologico, rifiutando i suoi assunti fondamentali, per quanto forti e di ampie implicazioni, la critica immanente si focalizza sugli approcci subordinati e dedotti.33 Lo stesso Myrdal concordava con lidea che fosse possibile, se pur difficile, separare i valori dai fatti, ma rifiutava che non si facesse la distinzione tra la ricerca normativa e quella positiva.34 Come vedremo, con levoluzione del suo pensiero si svilupparono sempre pi dubbi circa la possibilit di una scienza economica esente da giudizi di valore. Infatti a seguito trov che i valori inevitabilmente penetrano qualunque
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Pg. 21 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) Pg. XIV (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) 33 (Streeten, The cheerful pessimist: Gunnar Myrdal the dissenter (18981987), 1998) 34 (Streeten, Programs and Prognoses, 1954)

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analisi della realt e per tanto non sono qualcosa da scartare, da distaccare dai fatti e da premettere in caso di conclusioni pratiche. Gli sviluppi di questa sua svolta intellettuale, che porteranno a formulare una critica trascendente della scienza economica, formano il corpo del successivo capitolo. Tuttavia Myrdal formula alcune parziali prescrizioni metodologiche per la scienza economica ai fini di raggiungere una maggiore obbiettivit. Come detto, si auspicava una effettiva distinzione tra lanalisi positiva e quella normativa, per quanto difficile potesse essere. Prospettava una teorizzazione in relazione allosservabile, ponendo attenzione a non contrabbandare superficialmente valori per fatti; a suo avviso questo avrebbe permesso di trarre conclusioni politiche e pratiche attraverso una applicazione esplicita di premesse di valore, rimanendo al fuori dellanalisi economica che in ogni caso non doveva incorporare valutazioni. In questo Myrdal non promuove una rivoluzione epistemologica, ma semplicemente lapplicazione effettiva delle premesse metodologiche espresse da buona parte degli economisti, ovvero la distinzione tra fatti e valutazioni implicita nella separazione tra lanalisi positiva e quella normativa. Si concentra inoltre su come sia necessario esplicitare delle premesse di valore sulle quali poter poggiare la successiva analisi positiva per poter trarre conclusioni pratiche. Specificando che queste premesse di valore debbano essere realistiche ed esplicite, e che debbano essere effettivamente basate sui valori collettivi e chiaramente poste come basi per lanalisi normativa, Myrdal credeva che una maggiore lobbiettivit potesse essere raggiunta.35 Vedremo a seguito come egli stesso, riformulando e complessificando la sua analisi delle valutazioni, riformuler la sua idea sulla separazione tra lanalisi positiva e normativa. Nonostante che queste prescrizioni rappresentino solamente un suo punto di partenza, che riprender e corregger pi volte fino all esposizione finale in Lobiettivit nella scienza sociale, esse hanno gi diversi elementi di cui la teorizzazione economica pu beneficiare, in termini di obbiettivit. Infatti fin da ora si vede come Myrdal enfatizzi la necessit di apporre premesse di valore esplicite per poter raggiungere conclusioni politiche. In questa sua concezione, la separazione dellanalisi fattuale da quella politica permette alla prima di essere una base neutrale ed oggettiva sulla quale apporre necessarie premesse di valore per lapplicazione pratica; cos facendo riafferma la sua convinzione nellinesistenza di

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Pg. 66 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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valutazioni obbiettive che, poste come premesse di valore, diventano elementi espliciti e criticabili.

3.4 Conclusioni
In queste prime pagine abbiamo analizzato le riflessioni di Myrdal sul concetto di valore, o come egli lo chiama valutazione, vedendo come la sua idea della soggettivit di valori fosse in contrasto con le basi filosofiche fondanti della scienza economica. Nel complesso quadro dipinto da Myrdal, il progressivo sviluppo della teorizzazione economica ha comportato una sempre maggiore indefinitezza riguardo il problema posto dai valori. Per Myrdal le implicazioni dell occultamento dei valori/valutazioni sono visibili nei risultati; quando le non dichiarate premesse di valore della ricerca sono tenute nascoste o lasciate per la maggior parte nel vago, i risultati presentati contengono distorsioni logiche. Il passaggio logico mancante costituito proprio dalle valutazioni non esplicitate ma che nonostante permeano le conclusioni normative. Come Myrdal sostiene, la pericolosit di questo vuoto che pu essere riempito con valutazioni date come implicite, od ovvie, ma che non sono esplicitate nello svolgimento della teorizzazione. E queste per lappunto permettono lintrusione di influenze incontrollate che spesso tendono a rispecchiare la distorsione della percezione della realt. Nonostante che parte dei successivi sviluppi della teoria economica portarono ad una maggiore considerazione dei problemi delle valutazioni, ci non sempre ha condotto a risultati chiarificatori. La divisione tra scienza positiva e normativa non port ad una maggiore attenzione allanalisi affinc che rispecchiasse la distinzione tra fatti e valutazioni soggettive, ma piuttosto si realizz in una sorta di escamotage attraverso i quali i riflettori sulla questione venivano spenti. Come gi detto le fondamenta utilitariste e la psicologia edonista finirono per essere disconosciute, ma di fatto i loro principi si mantennero nel tempo. Rimaneva la pretesa da parte degli economisti di formulare una economia esente da giudizi di valore e neutrale, e la separazione tra lanalisi positiva e quella normativa venne in parte come risposta a questa. Ma risulta paradossale come nel puntare a questa neutralit, essi arrivassero a risultati opposti; per quanto la scienza economica venne considerata la pi sistematica e rigorosa delle scienze sociali, questo venne a discapito di una eccessiva semplificazione della realt sociale ed economica e gli port a trascurare anche la natura delle valutazioni, che a sua volta portava lintera disciplina economica a 25

basarsi su pregiudizi. Alcuni direbbero che anche al giorno doggi sia rimasta questa tendenza; il rigore teorico nella scienza economica viene tuttora preferito alla realizzabilit ed applicabilit36 Dato questo quadro si pu iniziare a comprendere le implicazioni che le prescrizioni metodologiche di Myrdal, menzionate nella premessa di questo testo, avrebbero sulla scienza economica. Esse sono riferite in particolar modo alle sue successive riflessioni e critiche in merito ai valori e la loro trattazione nella scienza economica, ma gi dalle considerazioni di questo capitolo si pu vedere lenfasi che pone sulla esplicitazione delle premesse di valore. Resta che lintenzione delle sue critiche, e di queste parziali prescrizioni metodologiche, sia quello di combattere la tradizione del giusnaturalismo e dellutilitarismo, secondo cui possibile derivare raccomandazioni politiche direttamente dai fatti.37 Prima di proseguire opportuno mettere in risalto come quest analisi scaturisca dalla critica metafisica fatta propria da Myrdal. Come vedremo il rifiuto delloggettivit dei valori solo il primo mattone che porta ad una formulazione pi chiara e complessa della realt e del comportamento umano, ma che ha leffetto di illuminare uno snodo molto problematico della teorizzazione economica, che tratter pi a fondo nella successiva critica logica che sar al centro del prossimo capitolo. Arriviamo cos alla paradossale idea che la pretesa di una oggettivit scientifica, irraggiungibile, potrebbe aver portato la scienza economica ad una minore comprensione del suo soggetto di analisi ed a trascurare un elemento fondamentale dellessere umano quale la soggettivit dei valori. La non applicazione rilevata da Myrdal della premessa di distinguere lanalisi positiva e quella normativa, ha avuto la conseguenza di permettere lintrusione di influenze incontrollate in una analisi che, contro le sue premesse, formulava precetti politici applicabili direttamente dalla sua analisi dei fatti. Questa formulazione di prescrizioni politiche direttamente da ci che appare presentarsi come oggettivo, invece di avvicinarci ci potrebbe allontanare dal miglioramento della nostra conoscenza del mondo in termini realistici, obbiettivi ed applicabili.

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Pg. 49 (Gilpin, 2001) Pg. 542 (Streeten, The cheerful pessimist: Gunnar Myrdal the dissenter (18981987), 1998) Traduz.

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La tendenza a nascondere le effettive basi di valore sulle quali queste prescrizioni normative poggiano pu soltanto servire a darci un falso senso di sicurezza e ad ingannare il pubblico.38 Quest affermazione di Myrdal potrebbe aiutarci ad interpretare meglio il recente passato del nostro continente in risposta alla grave crisi europea, dove lapplicazione di politiche economiche di austerity, stata giustificata direttamente dalle prescrizioni teoriche della scienza economica, che le ha dotate di un velo scientifico ed obbiettivo che ne ha ampliato il consenso. Verso tale atteggiamento Myrdal usa parole durissime: La pratica di dar voce alle proprie convinzioni politiche solo per il tramite di presunti argomenti oggettivi e teorie scientifiche probabilmente alla lunga nuoce moltissimo alle posizioni che si vogliono sostenere. La razionalizzazione quasi-scientifica di un disegno politico pu bens essere un 'efficace arma propagandistica ma in un assetto sociale democratico risulta quasi sempre controproducente.39

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Pg. 50 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. XII (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949)

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4 Capitolo II Lonnipresenza dei valori


Nel capitolo precedente visto come Myrdal, nonostante le critiche rivolte alle scienza economica, non aveva rotto con la concezione della separazione tra analisi positiva e analisi normativa. In Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica la sua posizione era che questa separazione non avvenisse; invece di partire dallanalisi positiva, esente da giudizi di valore, ed applicarvi certe premesse di valore al fine di realizzare

raccomandazioni politiche di carattere pratico, queste vengono presentate come il diretto risultato dellanalisi economica, e le norme e visioni sulle quali si basano vengono soppresse dallanalisi ed inserite implicitamente.40 Fin da prima della pubblicazione in svedese nel 1929 di Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica, Myrdal inizi a rendersi conto di aver trattato solo

superficialmente il problema dei valori; e si attribu un ingenuit filosofica nel credere che una volta rimossi gli elementi metafisici la teoria sarebbe rimasta positiva ed esente da valutazioni soggettive.41 Infatti nella prefazione alledizione inglese, pubblicata nel 1953, scrive che la sua precedente credenza nellesistenza di un corpo di conoscenze scientifiche acquisibile indipendentemente da qualsiasi valutazione non [era] che ingenuo empirismo.42 Come vedremo, Myrdal asserisce che le valutazioni penetrano losservazione della realt e influenzano la rilevazione dei fatti, cosicch anche la distinzione dellanalisi in positiva e normativa non riesce a liberare la teorizzazione dalla loro presenza. In questo capitolo ci focalizzeremo su questa seconda idea di Myrdal, lonnipresenza dei valori , sviluppatasi dalla sua critica metafisica, con lintento di delinearla appropriatamente e di capire le implicazioni che ha sullapproccio metodologico. Risulter evidente che lo sviluppo di questa seconda riflessione nel pensiero di Myrdal frutto del chiarimento che egli aveva in precedenza apportato alla problematica dei valori, come gi si esposto nel capitolo precedente. Se lincoerenza che egli aveva riscontrato nelle teorizzazioni del laissez-faire dei suoi maestri che lo port ad accettare la critica posizione metafisica di Hgerstrm i, questultima che lo ha portato a vedere lenorme complessit che

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Capitolo 1 (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) Poscritto (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) 42 Pg. XVII (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949)

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caratterizza le valutazioni. Come gi fatto in precedenza, ai fini di meglio comprendere il significato e le implicazioni delle riflessioni che verranno esposte, ci riferiremo anche ad altre pubblicazioni di Myrdal, pur continuando a seguire i contenuti esposi in Lobbiettivit nelle scienze sociali.

4.1 Le valutazioni ed i problemi che pongono alla ricerca scientifica


Per capire meglio in cosa consiste questo nuova posizione di Myrdal sul concetto di valutazione, facciamo riferimento al suo testo Lobbiettivit nelle scienza sociali, che ci mostra come la penetrazione delle valutazioni sia inevitabile nellanalisi della realt, indicandoci elementi che aveva trascurato nelle analisi precedenti: I fatti non si organizzano da soli in concetti e in teorie solo perch vengono osservati; in realt, tranne che nellambito di concetti e teorie, non esiste alcun fatto scientifico, ma solo caos. In ogni lavoro scientifico c un ineluttabile elemento aprioristico. Prima che sia possibile dare una risposta necessario porre una domanda. Le domande sono espressioni dell'interesse che abbiamo nel mondo, sono essenzialmente valutazioni. Giudizi di valore sono quindi necessariamente impliciti gi allo stadio in cui osserviamo i fatti ed effettuiamo lanalisi teorica e non solo allo stadio in cui traiamo conclusioni politiche dai fatti e dalle valutazioni.43 Possiamo vedere come queste affermazioni partono dalla concezione che le valutazioni non possono essere oggettive. Tuttavia, Myrdal estende il campo della sua visione precedente, ritenendo che le valutazioni non solo hanno una rilevanza nella formulazioni di conclusioni politiche ma anche nella impostazione della ricerca, nella selezione dei dati e nellosservazione stessa. Vedremo a seguito come questampliamento lo porter a

qualificare come insufficiente la separazione tra analisi positiva e analisi normativa. Myrdal pone il riflettore sulla inevitabilit dellintrusione delle valutazioni nellanalisi scientifica; losservazione e lorganizzazione dei fatti (in concetti e teorie) sono due momenti inseparabili. Avviene inevitabilmente un interpretazione di ci che osservato attraverso la concettualizzazione, sulla quale poi si baser la teorizzazione scientifica. Il passaggio ineludibile, e porta necessariamente ad includere un elemento aprioristico, che
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Pg. XVIII (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949)

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caratterizzato dalle valutazioni soggettive del ricercatore, che nella fase dellanalisi apre un varco allingresso di unaccounted giudizi di valore. Come dice Myrdal, ogni tipo di ricerca scientifica e di teorizzazione parte inevitabilmente dalla formulazione di una domanda, generale o ristretta che sia. Le domande poste rispecchiano linteresse soggettivo del ricercatore verso il mondo; inevitabile che

differenti ricercatori abbiano differenti ambiti di interesse, portandoli a trattare determinati problemi esaltati da determinati punti di vista caratterizzati dalle proprie valutazioni. Pertanto anche le domande poste orientano la ricerca, essendo anchesse un elemento apriori che dipende dalle valutazioni soggettive degli studiosi, e rappresentando unaltra finestra attraverso la quale le valutazioni permeano la teorizzazione. Riprendendo la citazione di Luis Wirth utilizzata da Myrdal, senza valutazioni non pu esserci nessun interesse, nessun senso di pertinenza o di significanza e, di conseguenza, nessun oggetto.44

4.2 Occultamento dellobbiettivit Critiche alla metodologia


Le domande, lorganizzazione dei fatti, per non dire losservazione stessa, che formano gli ineliminabili apriori che necessariamente orientano ogni tipo di ricerca scientifica, fanno s che le influenze ambientali del ricercatore si inseriscano nella teorizzazione. E questo avviene a prescindere dalleffettiva scissione tra analisi positiva e normativa a cui ci siamo riferiti nel primo capitolo. Per Myrdal le valutazioni permeano ogni tipo di ricerca ed evidente che ci sia un bel colpo alle pretese della scienza economica di essere neutrale ed esente da giudizi di valore. Le valutazioni penetrano anche, e non solo, losservazione della realt, che costituisce la rilevazione dei fatti, senza i quali la ricerca positiva non pu nemmeno procedere. Lelemento apriori inevitabile, ed in esso sono intrinsecamente presenti delle valutazioni. Lattenersi ai fatti, auspicato dalla metodologia economica dominante, risulta insufficiente ed elusivo. I fatti scientifici sono gi una creazione dellosservatore/ricercatore, e non esistono in natura. Ed inevitabilmente durante il processo di formalizzazione vengono plasmati dalle valutazioni soggettive dei ricercatori; per Myrdal tutto il processo di teorizzazione impregnato di valutazioni, a cui, come detto, nemmeno la separazione tra analisi positiva e normativa capace di impedire lingresso. Ne deriva che la disciplina

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Pg. 41 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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economica non maggiormente tutelata dallinfluenza di queste valutazioni soggettive anche nel caso che neghi la formalizzazione di conclusioni pratiche o politiche.45

4.2.1

Losservatore

Secondo Myrdal, la percezione della realt degli esseri umani in generale, e quindi anche dei ricercatori, risulta in qualche modo plasmata dalle proprie valutazioni; approfondiremo nel capitolo successivo come un linsieme di valutazioni differenti di un determinato individuo lo porti a le sue credenze sul reale per ovviare alla loro incoerenza e conflittualit. Infatti secondo Myrdal nella formazione delle opinioni delle persone le valutazioni vengono oggettivate, e presentate (internamente) come credenze, portando ad una distorsione della percezione della che asseconda il loro compromesso valutativo.46 Questo aspetto verr analizzato a fondo nel prossimo capitolo questo aspetto, per ora ci basta lidea che le valutazioni soggettive dei ricercatori influenzino anche la loro percezione della realt, portando cos Myrdal essere scettico, come Weber e Marx prima di lui, verso lidea di una imparzialit di interpretazione del mondo umano. Implicitamente Myrdal ci ricorda che in natura non esiste alcun fatto scientifico, e che teorizzazioni vengono fatte da ricercatori. Soffermandosi su come inevitabilmente lorganizzazione dei fatti in concetti e teorie non avviene da se, e come le domande poste, che precedono la teorizzazione, non piovano dal cielo, Myrdal sottolinea linfluenza del fattore umano nella ricerca scientifica. E ci ricorda che i ricercatori sono per loro natura fatti di carne ed ossa e sono dunque intrinsecamente accompagnati da valori soggettivi. Secondo Myrdal, sulle discipline economiche hanno influenza non solo la passata tradizione, di cui si parlato nel capitolo precedente, ma anche il contesto culturale, politico ed economico che compone la societ dentro quale il ricercatore vive e si procura il suo status. 47 Inoltre egli osserva quanta poca consapevolezza mostrino gli scienziati sociali stessi di come questo tipo di influenze si rispecchiano sulla ricerca stessa. Bisogna poi aggiungere che da questo punto di vista, le scienze sociali hanno indubbiamente fatto passi avanti, ad esempio con molte teorizzazioni scientifiche critiche delleurocentrismo; in campo economico il ritorno della scuola istituzionalista ed il sempre maggior espansione

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Pg. 41 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 15 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 47 Pg. 3 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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della disciplina dello sviluppo economico entrambi relativamente pi consapevoli dellinfluenza di fattori socio-culturali e geo-storici, sono un indice del cambio di approccio che sta avvenendo e che c stato. Nonostante ci, rimane importante comprendere come lambiente del ricercatore possa influenzare la sua ricerca stessa; ed importante identificare tali influenze per cercar di comprenderle e di isolarle il pi possibile. In sintesi, una sua prima riflessione riguarda la provenienza geografica e sociale, dei ricercatori. Infatti era evidente al tempo di Myrdal come la maggior parte della ricerca scientifica provenisse dal mondo occidentale, ed allinterno di esso dai gruppi sociali pi benestanti. Questi ricercatori sono fortemente caratterizzati dallambiente nel quale vivono in termini di cultura, visioni politiche e concezioni economiche. Ne risulta che la tradizione occidentale influenzi i punti di osservazione, ed anche i punti di vista, dei ricercatori stessi; sia la cultura che li caratterizza, sia la concezione della sfera economica, come le visioni politiche, coscienti o no che siano, trovano luogo nelle teorizzazioni stesse. Parallelamente possiamo trovare che persone appartenenti a differenti ceti economici, a gruppi etnici, ed in generale a minoranze, mantengano visioni del mondo differenti rispetto ad altri gruppi sociali. Se questi ambienti che caratterizzano la vita di ogni essere umano influenzano la ricerca scientifica attraverso le onnipresenti valutazioni, potrebbe risultarne che la selezione stessa dei ricercatori, che spesso appartengono agli strati sociali medio-alti, possa portare le discipline sociali ad affrontare le questioni solo a partire da un particolare punto di osservazione. Come, parallelamente, il fatto che la maggior parte della ricerca scientifica avvenga nel mondo occidentale, non potrebbe non portare a teorie che si riferiscano a particolari punti di osservazione e che rispecchino particolari concezioni culturali, politiche ed economiche. Avverrebbe pertanto che la relativa mancata presenza delle minoranze nel mondo accademico, intendendo come tali i gruppi tendenzialmente esclusi dalla selezione di ricercatori e studenti, conduca a teorizzazioni che rispecchiano con particolare enfasi i punti di vista delle maggioranze. Il problema che la tendenza della scienza economica a trascurare od occultare, e la rilevanza che le influenze socioculturali dei ricercatori hanno sulle teorizzazioni, porta tali teorizzazioni ad essere accettate come obbiettive, neutrali, e soprattutto universali. Inoltre la relativa omogeneit socioculturale del mondo accademico tender ad autoalimentare la visione parziale del mondo teorizzata che, per quanto relativa

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ad un determinato ambiente socioculturale, verr applicata universalmente. Anche questo appare un serio problema metodologico.48

4.2.2

Matematizzazione

Questo cambio di ampliamento del raggio dinfluenza delle valutazioni porta Myrdal a fare alcune riflessioni sul ruolo dellanalisi matematica e statistica nella scienza economica. Al principio della sua carriera accademica Myrdal era affascinato dai modelli matematici astratti degli anni 20, il che lo indusse a partecipare alla fondazione dell Econometric Society con sede a Londra.49 Successivamente inizi a guardare al ruolo avesse la

matematizzazione della scienza economica nelloccultazione dei valori. Rilev che luso eccessivo di strumenti matematici, in maniera alla terminologia eulusiva, portava a svalutare linfluenza delle valutazioni sulla ricerca. Dir infatti che il ricorso a formule algebriche (per quanto utili possano essere nell'intento di dominare rapporti complessi), nonch l'impiego di caratteri greci e di altri simboli, non fa che incoraggiare l'evasione dall'onere di esplicitare gli assunti chiaramente implicati e, in particolare, di assumere piena consapevolezza del carico valutazionale che grava sui principali concetti.50 Come dice leconomista spagnolo Jos Manuel Naredo, il formalismo matematico contribuisce a far perdere di vista il significato dei concetti corrispondenti a quelli espressi nella teorizzazione che la vincola al mondo reale.51 In altre parole, potremmo dire che il formalismo matematico tende a distorcere lattenzione dal processo di scientifizzazione dellosservazione, dalla selezione del punto di osservazione ed in generale dagli elementi a priori che caratterizzano la ricerca, cos in parte celando la loro intrusione nellanalisi.. Myrdal ricorda anche che la raccolta e la formalizzazione dei dati, in particolar modo se relativi ad aspetti sociali, risulti plasmata dalle valutazioni del ricercatore; come detto in precedenza, non esistendo in natura dati scientifici questi devono essere formalizzati in base allosservazione per poter essere utilizzati dagli strumenti matematici e statistici. Lenfasi posta sul principio che gli strumenti statistici siano neutrali, dimenticandosi che i dati analizzati dagli stessi non lo sono, porta ad elusione del ruolo attivo delle valutazioni nella raccolta e selezione dei dati; infatti Myrdal ci ricorda che anche la selezione dei dati da
48 49

(Wallerstein, Aprire le scienze sociali, 1997) (Redazione New York Times, 1987) 50 Pg. 46 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 51 Pg. XX (Naredo, 2003)

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utilizzare non univoca, e pu avvenire tra pi serie di differenti tra cui scegliere, permettendo cos una eventuale selezione in base ai risultati che ci si attende apriori. Infine lenfasi presente nella scienza economica sullutilizzo dellanalisi statistica come passo necessario per una teorizzazione formale ed obbiettiva, porta ad una pre-selezione che determina lorientamento e la scelta del campo di analisi di molte ricerche. Immanuel Wallerstein ci ricorda come partendo dallesigenza della massima quantificazione possibile della ricerca, non occorre molto per giungere al requisito derivato per il quale lindagine empirica dovrebbe essere condotta in ambiti nei quali esistono dati quantificabili, e quanto pi esatti (cio quanto pi elaborati e pi attentamente compilati) possibile.52 Ci porterebbe ad un gran restringimento del possibile campo di analisi empirica; innanzitutto in termini storici, essendo la raccolta formale dei dati statistici una cosa relativamente nuova, ma anche in termini geografici, in quanto paesi con sistemi statali meno avanzati (essendo la maggior parte dei dati quantitativi raccolti dagli stati) tenderanno ad avere statistiche meno esatte, risultando cos meno analizzabili. Questo aspetto mostra lorientamento aprioristico della statistica, ed necessario aggiungere che anche la tipologia dei dati raccolti pone un limite al suo utilizzo; per quanto sia unamplia variet di categorie differenti di dati questi non includono tutti gli aspetti della realt, in particolare quelli meno proni alla quantificazione. Per concludere, Myrdal attraverso unironica affermazione, fa anche una critica di un principio sottostante tutta lanalisi statistica, e cio la correlazione. L uso cos diffuso della statistica pu distorcere in parte lobbiettivo stesso dellanalisi scientifica; lenfasi posta dalla ricerca sulla dimostrazione che si avvale della statistica, ad esempio attraverso modelli di regressioni di vario tipo, ha portato alcuni a dimenticare lobbiettivo finale della scienza, quello della spiegazione della realt. Myrdal polemicamente afferma che Le correlazioni non sono spiegazioni, ed inoltre possono essere spurie, quali ad esempio lalta correlazione in Finlandia tra le volpi ammazzate ed i divorzi.53

4.2.3

In relazione alla metodologia ortodossa

L idea dellonnipresenza delle valutazioni nellanalisi porta Myrdal ad un contrasto con la posizione delleconomia ortodossa, che, nella pretesa di essere una scienza esente da
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Pg. 107 (Wallerstein, La scienza sociale: come sbarazzarsene, 1995) Pg. 27 (Myrdal, Against the Stream: Critical Essays on Economics, 1975)

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giudizi di valori, si basava sullosservazione di Hume, secondo la quale non possiamo derivare proposte o conclusioni valutative da premesse esclusivamente fattuali, 54. Come gi detto, dopo aver riconsiderato limportanza della penetrazione delle valutazioni nellanalisi, Myrdal ritiene insufficiente astenersi dalla formulazione di conclusioni politiche ai fini di ottenere una scienza economica oggettiva ed amorale. Questo suo sviluppo non lo induce a contrastare con lidea di Hume, ma piuttosto a sostenere che anche le premesse esclusivamente fattuali risentano di influenze valutative. Questa posizione di Myrdal f variamente criticate da autori ortodossi, tra Kurt Klappholz, che prov a difendere la metodologia ortodossa appigliandosi proprio alle idee di Hume ed alle parole di Keyens, secondo cui the proposition that it is possible to study economic uniformities without passing ethical judgments or formulating economic precepts seems in fact so little to need proof, when the point at issue is clearly grasped, that it is difficult to say anything in support of it that shall go beyond mere truism. 55 Myrdal nota poi come le premesse descrittive esclusivamente fattuali, sulle quali si

fondano le teorizzazioni economiche ortodosse (e non solo), abbia un truth-value (valore-di verit) e per tanto rimane value-free (esente da giudizi di valore). In effetti la posizione di Myrdal non contrastava con la concezione di Hume, ma la riteneva insufficiente, in quanto anche le premesse esclusivamente fattuali risentono di influenze valutative. Anche Kurt Klappholz non affront il punto che la stessa osservazione, necessaria per studiare anche le sole uniformit, possa essere influenzata dai valori o dalle valutazioni soggettive. Non basta sostenere che la scienza economica si basi su affermazioni descrittive, e che per tanto, per il fatto di non avere ethical entailments (implicazioni etiche), non contenga giudizi di valore; il livello superiore, il complesso del processo di ricerca, dalle domande allosservazione, che impregnato di valutazioni soggettive.56 Infine, quando Klappholz sosteneva che le riflessioni di Myrdal non influenzano in alcuna maniera la neutralit logica interna alla scienza economica positiva, non rilevava che Myrdal si muove da una diversa concezione, secondo la quale ci deve essere un intrinseco legame tra la scienza ed il suo oggetto di studio, cosicch il fine effettivo della disciplina

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(Klappholz, 1964) (Klappholz, 1964) 56 (Klappholz, 1964)

35

focalizzarsi sulla neutralit ed obbiettivit nei confronti del suo campo di studi, e non di risultare fine a se stessa. 57

4.2.4

Interpretazione dei fatti? Paralleli con la critica al positivismo di Geertz

La concezione di Myrdal che nella realt non esiste alcun fatto scientifico in s, ma che invece i fatti vengono organizzati in concetti e teorie, per quanto meno esplicito, risulta simile alla concezione ermeneutica dellantropologo Clifford Geertz. Geertz rigetta lidea di Durkeim che esistano fatti sociali che si offrono allosservazione, e propone una concezione ermeneutica, per cui le culture vanno lette (interpretate) come se fossero dei testi. Respingendo la concezione positivista, egli prende le mosse dalla rappresentazione weberiana della societ come rete di significati e sostiene che la loro analisi, dal punto di vista antropologico, non una scienza sperimentale in cerca di leggi universali ma una di natura interpretativa in cerca di un significato.58 Potremmo trovare diversi punti di contatto tra la concezione di Geertz e quella di Myrdal; il secondo, nellaffermare linesistenza di fatti scientifici, critica il fondamento della concezione positivistica. Ma, in parallelo con la rottura di Geertz con il positivismo comtiano, possiamo trovare che non lo port n ad una anarchia epistemologica, n ad un iper-relativismo, ma piuttosto ad una teorizzazione pi consapevole. Per Geertz, mentre I fatti non esistono al di fuori dei significati che attribuiscono loro gli attori sociali, la cultura concepita come un testo che, attraverso linterpretazione, possibile ricostruire.59 Per Myrdal, mentre non concepibile alcuna analisi teorica senza linfluenza dei valori soggettivi, si devono al tempo stesso proporre le soluzioni metodologiche che esplicitino ed attenuino la loro influenza. Lorganizzazione dei fatti in teorie e concetti in Myrdal pu essere assimilata alla ricostruzione cognitiva della cultura attraverso l interpretazione - che inevitabilmente affetta da influenze soggettive. Come le produzioni antropologiche secondo Geertz sono sempre segnate dai loro autori,60 le anlaisi economiche e sociali riflettono il punto di osservazione usato dal ricercatore. Infatti, se Il compito dellantropologo sforzarsi di osservare le cose dal punto di vista dellattore61, il compito

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(Klappholz, 1964) Pg. 5 (Geertz, 1998) 59 Pg. 102-108 (Delige, 2008) 60 Pg. 105 (Delige, 2008) 61 Pg. 21 (Geertz, 1998)

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delleconomista la teorizzazione che rispecchi le valutazioni delle persone dellambiente analizzato.

4.3 Cambi Metodologici


Seguendo il pensiero di Myrdal la realt si complica ed il lavoro delle scienze sociali diventa pi difficile. Lonnipresenza dei valori nel comportamento umano implica che essi abbiano una certa rilevanza ai fini di comprenderlo. La pratica comune nella scienza economica (ed in generale nelle scienze sociali) di tralasciare il problema posto dalle valutazioni, non pi accettabile se lo scopo della scienza quello di comprendere la realt in maniera obbiettiva. Questa riflessione ci porta ad una critica sistemica: le valutazioni non sono pi isolabili, e non possono pi rappresentare un oggetto di confronto, in quanto sono onnipresenti. E nel rilevar ci, Myrdal propone un cambio di approccio metodologico della scienza economica affinch riconosca la rilevanza delle valutazioni. Le valutazioni non possono essere separate dalla materia empirica; la caratterizzano, la definiscono, e devono essere incluse nellanalisi, e non basta una divisione in duo blocchi della ricerca.62 Ci implica anche che la secolare tradizione della scienza sociale quella di occultare le valutazioni che ogni volta stanno a monte dell'approccio scientifico e lo determinano63 frutto anche di un problema metodologico sistematico e non semplicemente dallincoerenza che spesso affliggeva gli economisti tra le premesse e le effettive procedure di ricerca. Myrdal insinua che non pi il problema dell effettiva applicazione della metodologia, quanto dellincapacit di essa di includere nellanalisi le valutazioni, tenendo atto della loro soggettivit e presenza sistematica. Se, come crede Myrdal, non ci potr mai esistere una scienza sociale disinteressata, 64 in quanto le valutazioni orientano perennemente la ricerca sociale, sar necessario sviluppare un approccio che le prenda come base dalla quale partire, e non come qualcosa di secondario da scartare e da cercare di isolare.65

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Pg. XV (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) Pg. 40 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 64 Pg. 44 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 65 (Streeten, Programs and Prognoses, 1954)

37

4.3.1

Lidea di obbiettivit

Ne deriva lattribuzione di sterilit che egli d alla concezione assoluta del termine di oggettivit, inteso come indipendenza da ogni valutazione; linevitabile distorsione creata dalle valutazioni del ricercatore nella interpretazione dei fatti lo porta a concentrarsi sullidea che per aspirare ad una certa obbiettivit queste debbano essere rese il pi possibile consce ed esplicite. Lobbiettivit diventa qualcosa a cui aspirare, nonostante sia impossibile da raggiungere nella sua assolutezza; per Myrdal il credo nellessenza di giudizi di valore nella teorizzazione economica risulta semplicemente illusorio. Possiamo gi vedere le differenze concettuali presenti nello sviluppo del suo pensiero rispetto a ci che stato esposto nel capitolo precedente. L avevamo specificato come, nonostante lo ritesse difficile, Myrdal credesse possibile la separazione tra fatti e valutazioni, e pertanto assecondasse la separazione tra la ricerca teorica e pratica, per aspirare ad una scienza economica positiva esente da giudizi di valore. Egli affermava che i valori apparissero intrinsecamente nella formulazione delle conclusioni politiche, e che la formulazione di teorie normative basate direttamente sui fatti inevitabilmente portassero con s impliciti giudizi di valore; era in risposta ci che auspicava lutilizzo esplicito di premesse di valore da apporre alle neutrali teorizzazioni positive per la formulazione di conclusioni politiche. Chiaramente questa visione del primo Myrdal venne stravolta dalla concezione che i valori permeano ogni tipo di analisi teorica e non solamente quella normativa. In seguito di questo cambiamento di pensiero egli reclamava lutilizzo di premesse di valore esplicite su cui basarsi per lintero processo di ricerca, che a questo punto, a suo avviso, dovrebbe includere una formalizzazione diretta di conclusioni politiche, utilizzando le stesse premesse di valore necessarie per il resto dellanalisi.

4.3.2

Non basta lattenersi ai fatti

La pretesa delle scienze sociali di cancellare i preconcetti attenendosi ai fatti non costituisce una soluzione metodologia allonnipresenza dei valori, ma lelusione del problema. Parallelamente affinando i metodi di trattamento statistico dei dati 66 non si arriva necessariamente ad una maggiore oggettivit; oltre alle problematiche insite nella raccolta dei dati, la loro selezione e lorganizzazione, e la loro analisi, anchessa soggetta

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Pg. 1041 (Myrdal, An American Dilemna, 1944 )

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allinfluenza delle valutazioni. Pu darsi che servirsi di metodologie statistiche faccia apparire maggiormente obbiettive le teorizzazioni economiche , ma nella realt non sottrae la scienza dallinferenza delle valutazioni; se indubbiamente porta ad una maggiore chiarezza espositiva, spesso questa avviene a discapito della comprensione della realt. Come abbiamo visto, la concezione positivista di dividere la ricerca e la teorizzazione in una parte scientifica, basata su fatti e per tanto priva di giudizi di valori, ed in unaltra artistica, sia una falsa pretesa che non risolve il problema delle valutazioni.67 Come sopra ricordato, Myrdal implicitamente rigetta lapproccio positivista; se i fatti scientifici non esistono in natura, ma sono frutto dellosservazione umana, laspirazione di essere una scienza pura svanisce.

4.3.3

Ordinare in esplicite conclusioni politiche

A seguito di ci una delle principali conseguenze di questa divisione della ricerca, e cio che la scienza economica non possa trarre direttamente conclusioni politicamente applicabili, non appare pi necessaria. Fermarsi prima di trarre conclusioni politiche dirette non isola la scienza economica dalle valutazioni e dai pregiudizi ad esse inerenti, e nella pratica ha un effetto perverso, ed elusivo.68 Come gi notato in precedenza, per Myrdal evidente che, nonostante le assicurazioni contrarie, molti economisti traggono conclusioni pratiche e politiche direttamente dallanalisi fattuale utilizzando valori che vengono presentati come se scaturiscono evidenti dalla natura delle cose: vale a dire in quanta parte integrante di ci che si presenta come dato oggettivo.69 Per ovviare a questa persistente pratica incoerente, propone luso esplicito di premesse di valore sulle quali basare non solo la formulazione normativa ma lintero studio e teorizzazione, permettendo cos alla scienza economica di ordinare i propri risultati in forma disponibile ad un uso pratico ed operativo. Sosterr infatti che la scienza sociale essenzialmente una scienza politica [] le conclusioni pratiche non dovrebbero essere evitate, vanno anzi considerate uno dei compiti principali della ricerca sociale.70 un cambio di posizione radicale rispetto alla sua precedente visione, riflette la sua concezione sociale della teorizzazione economica e delle scienze sociali, e si auspica una disciplina scienza economica capace di orientare la
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Pg. XV (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) Pg. 1041 (Myrdal, An American Dilemna, 1944 ) 69 Pg. 41 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 70 Pg. 1045 (Myrdal, An American Dilemna, 1944 )

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societ: il compito supremo della scienza sociale *+ trovare le formule pratiche per procedere a [verso] la costruzione di una nazione e un mondo in cui la grande propensione degli uomini alla simpatia e alla cooperazione non sia cos gravemente frustrata. 71

4.3.4

Esplicitare le premesse di valore

A questo punto si pi capaci di comprendere le ragione per le quali Myrdal pone co tanta enfasi sullesplicitazione delle premesse di valore; i pregiudizi non possono essere eliminati n semplicemente attenendosi ai fatti n affinando i metodi di trattamento statistico dei dati n arrestandosi prima di trarre conclusioni pratiche.72 Secondo Myrdal le premesse di valore sono necessarie per poter scientificamente osservare la realt, stabilire fatti ed elaborare connessione causali tra essi.73 E bene specificare che in seguito rispetto alle conclusioni che aveva tratto in Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica, e dopo essersi reso conto dellimpossibilit di prescindere dalle valutazioni in qualsiasi tipo di analisi scientifica, Myrdal pose un enfasi maggiore sullimportanza dellesplicitazione delle premesse di valore, per evitare di mantenerle implicite. Questa enfasi corrisponde allidea che in ogni caso le premesse di valore saranno presenti, sicch si auspica che vengano poste al centro dellattenzione, e che siano una parte principale dellanalisi scientifica. Tuttavia il processo di esplicitazione pu non apparire come interamente ovvio; se indubbio che nella sua opinione le premesse di valore debbano essere rese chiare, risulta pi complessa la loro selezione. Nel prossimo capitolo affronteremo con pi dettaglio questo passaggio, tuttavia resta che esse dovranno essere il pi possibile realistiche, ovvero dovranno essere attini alla societ studiata. Per tanto le premesse di valore esplicitate non solo guideranno losservazione dei fatti e la scelta del punto di osservazione, necessari in ogni analisi economica, ma anche permetteranno di formulare conclusioni politiche, pratiche ed operative in maniera esplicita.74 Discuteremo nel prossimo capitolo i suggerimenti di Myrdal affinch lanalisi rispecchi, per quanto possibile, le valutazioni presenti nella societ sottoposta ad analisi. Tuttavia resta il fatto che alcune di esse si trovino ad un livello incosciente, plasmando la stessa visione del
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Pg. 1024 (Myrdal, An American Dilemna, 1944 ) Pg. 1041 (Myrdal, An American Dilemna, 1944 ) 73 Pg. 54 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005) 74 Cap. XI, XIV (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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mondo del ricercatore. proprio in relazione a questo che Myrdal tende ad evitare di concepire le scienze sociali, ed in particolar modo quella economiche, come scienze pure ed esatte. La formulazione esplicita delle premesse di valore a suo avviso porterebbe il ricercatore a concentrarsi maggiormente su esse, e su come esse possano plasmare lanalisi; si auspica che limpostazione dellintera ricerca sia fatta in base alle valutazioni autoctone della societ analizzata, permettendo cos un punto di osservazione coerente con esse. E per quanto possa apparire vaga, la sua prescrizione principale di Myrdal proprio quella di non illudersi dal poter prescindere dalle valutazioni, e tenerne conto nella scelta dei migliori strumenti da utilizzare ai fini di una maggior comprensione della realt. Sostiene che The seemingly greater precision in conventional economic analysis is attained only by leaving out a whole world of relevant things.75 Per tanto scoraggia lutilizzo di

terminologie e strumenti atti ad nascondere lesistenza delle valutazioni, rigettando la nozione che la scienza economica sia neutrale e partendo proprio da lidea che necessario perseguire una obbiettivit senza elusioni e sacrificio della complessit mondo.

75

Pg. 51 (Myrdal, What is Politicai Economy?, 1981)

41

5 Capitolo III Chiarezza = Obbiettivit Semplificazione = Elusione?


Fino ad ora abbiamo visto come Myrdal, partendo dalla convinzione dellintrinseca soggettivit delle valutazioni, abbia rilevato che la loro presenza allinterno dellanalisi sociale non sia eliminabile. Tornando a Lobbiettivit nella scienza sociale, nostro testo di riferimento, osserviamo che Myrdal approfondisce ulteriormente il ruolo, la funzione e la natura stessa delle valutazioni, tenendo conto al ruolo che hanno nel normale comportamento e ragionamento umano. Posto che la scienza non altro che comune buon senso altamente elaborato, Myrdal sostiene che per iniziare a capire limportanza e complessit delle valutazioni utile cominciare con l analizzare e delineare la visione del mondo di tutti gli individui della nostra societ, inclusi gli stessi scienziati sociali quando concettualizzano i fatti. In seguito proporremo la concezione di Myrdal riguardo le implicazioni dellidea che gli apriori sono inevitabili in ogni tipo di analisi scientifica. A suo avviso ogni ricerca sociale orientata e determinata da una serie di assunzioni sistematiche apriori. Da qui ci soffermeremo dapprima sui problemi posti che caratterizzano buona parte delle scuole economiche liberali e neoclassiche; infatti, secondo Myrdal, laver trascurato il fatto che elementi apriori sono inevitabilmente presenti ed influiscono su ogni ricerca ha portato queste scuole di pensiero, ad adottare determinati approcci teorici e metodologie che, senza che la maggior parte dei ricercatori se ne rendesse conto, incorporavano determinati giudizi di valore che a loro volta allontanavano da una conoscenza obbiettiva ed a contatto con la realt. In seguito ripercorreremo le gi esposte prescrizioni metodologiche di Myrdal evidenziando in particolar modo la risposta che esse danno allinevitabilit degli apriori, e cercheremo cos di chiudere il cerchio con l analisi delle valutazioni nella ricerca sociale.

5.1 Razionalizzazioni e contrabbando di valutazioni


Durante il suo studio sulla condizione degli afro-americani, che si concluso con la sua opera pi lunga, American Dilemma, Myrdal ha posto la sua riflessione sullanalisi delle valutazioni da un punto di vista psicologico, esaminando gli schemi mentali che permettono

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di mantenere intatte valutazioni soggettive in apparente totale conflitto. Infatti egli era stato colpito dallincoerenza che dimostravano i nordamericani tra i principi di libert ed uguaglianza ed i comuni pregiudizi presenti nel dopoguerra verso gli afro-americani. In Lobbiettivit nelle scienze sociali sono esposte in sintesi queste sue riflessioni psicologiche, e risulter utile soffermarvisi per chiarire alcune loro implicazioni che sono esposte nel precedente capitolo. Poich ogni tipo di ricerca caratterizzata da elementi apriori soggetti a giudizi di valore soggettivi, una miglior comprensione delle valutazioni ci aiuta a comprendere meglio il ruolo da esse giocato nella distorsione delle osservazioni e delle rilevazione dei fatti compiuta dal ricercatore.

5.1.1

Le valutazioni, credenze e razionalizzazioni

Come gi accennato nellintroduzione, Myrdal distingue tra credenze e valutazioni. Le prime sono cognitive, esprimono idee sul reale e sono per tanto giudicabili in termini di correttezza; le seconde sono relative alla sfera emotiva, esprimono le nostre idee su come il reale dovrebbe (o sarebbe dovuto) essere, e per tanto sono personali (spesso con contraddizione allinterno di una stessa persona) e non giudicabili. Da queste definizioni, con un approccio da psicoanalista, Myrdal elabora la sua interpretazione del comportamento gli esseri umani: Dietro il comportamento non c' mai un insieme omogeneo di valutazioni, ma un intreccio di inclinazioni, ideali ed interessi in lotta; alcuni dei quali consci, altri, invece, repressi per lunghi intervalli, ma tutti insieme all'opera nello spingere il comportamento verso questa o quella particolare direzione. Non esistono atteggiamenti omogenei e definitivi, e il comportamento per lo pi finisce con l'essere un compromesso, dal punto di vista morale.76 Myrdal prosegue la sua descrizione delle valutazioni affermando che allinterno di ogni persona esistono pi livelli morali. Distingue tra valutazioni generalizzate, avvertite come valide in rapporto ad un intera societ, paese o genere umano, che sono moralmente pi alte rispetto a quelle ascrivibili a particolari gruppi o individui. Nota tuttavia che c una tendenza a tenere in ombra questo primo tipo di valutazioni, spesso espresse solo in

76

Pg. 14 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

43

circostanze cerimoniali, e a lasciare cos spazio a quelle di pi basse, che sono collegate ad interessi economici, politici, sociali di natura egoistica e non sono universalmente definibili in termini di benessere umanitario.77 In altre parole Myrdal rileva un conflitto tra due sistemi di valutazioni, uno generale e di interesse collettivo, e un altro individuale, egoistico e particolare, riformulando in un certo senso il discorso di Rousseau sul conflitto fra le volont generali e quelle particolari.78 Analizzando il ruolo psicologico e il funzionamento delle valutazioni Myrdal si imbatte nelle difficolt poste dal loro accertamento. Gli esseri umani spesso nascondono le valutazioni in quanto tali, specie per quanto riguarda quelle di livello pi basso: la gente, di solito, pensa di poter contrabbandare le valutazioni, presentando le proprie posizioni come fossero niente altro che inferenze logiche da ci che si crede vedo a proposito del reale. Le opinioni delle persone si trasformano in razionalizzazioni, che coprono i conflitti valutazionali che si formano in ogni persona. In tale processo si tenta di trasformare le valutazioni soggettive in credenze oggettive o in inferenze da esse originate; questo processo occulta le prime, e distorce le seconde. Le persone riescono a credere quel che vogliono credere in base agli scopi del compromesso valutazionale sottostante. Per tanto la distorsione sistematica delle credenze che ne fuoriesce non casuale: ogni ignoranza, cos come ogni conoscenza, tende dunque a soddisfare ragioni di opportunit.79 Come esempio sistematico di questo tipo di razionalizzazione Myrdal cita gli stereotipi, i quali sono composti da blocchi di credenze (collettive) distorte che agiscono ai fini di far aderire la realt ad alcune valutazioni pi basse; sono razionalizzazioni portate ad occultare lincoerenza delle valutazioni di livello pi basso rispetto a quelle pi generali. Infine Myrdal crede che, essendoci una generale volont di apparire come coerenti nelle proprie opinioni, un cambiamento nelle credenze tender ad esercitare una pressione di cambiamento anche sulle valutazioni stesse, creando una situazione di interrelazione tra credenze e valutazioni. Questo porta ad una relazione ciclica tra i due elementi, avendo entrambi uno influenza sullaltro.

77 78

Pg. 13 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 90 (Wallerstein, La scienza sociale: come sbarazzarsene, 1995) 79 Pg. 15 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

44

5.1.1

Il ricercatore

da sottolineare che lo studio delle valutazioni porta Myrdal a comprendere pi a fondo la psicologia dellessere umano, oggetto di studio delle scienze sociali, ed ad adottare e proporre specifici approcci metodologici per accertare le valutazioni delle persone oggetto di studio. Inoltre riconoscendo che i ricercatori stessi sono esseri umani, e specificando inoltre che la scienza stessa non altro che buon senso altamente elaborato,80 Myrdal accentua linfluenza delle valutazioni nellanalisi scientifica e la difficolt di prescindere da esse. Risulta che le riflessioni di Myrdal sulla psicologia umana vanno a confermare lidea dellonnipresenza delle valutazioni nellanalisi scientifica analizzata nel capitolo precedente. La conclusione che le credenze risultano distorte dalle valutazioni soggettive, parallela allidea che il punto di osservazione e la formalizzazione scientifica dellosservazione, che come gi abbiamo visto sono elementi apriori dellanalisi, siano influenzati dalle valutazioni soggettive. Le credenze riflettono la percezione della realt, cosicch la scoperta che esse sono orientate dalle valutazioni soggettive conferma lidea che queste ultime influenzino anche la rilevazione dei fatti scientifici. anche possibile fare un parallelismo con la fissazione del punto di osservazione; non essendo la percezione della realt univoca, ma invece plasmata dalle valutazioni, la fissazione del punto dal quale osservare la realt risulta influenzato dalle valutazioni stesse. Myrdal ci ricorda che Inganniamo noi stessi se ingenuamente crediamo che in quanto scienziati sociali, noi siamo meno umani dell'umanit che ci circonda,81 e pertanto anche lo stesso scienziato sociale prono a piegare opportunisticamente le proprie credenze per renderle inclini a supportare le valutazioni soggettive di ordine pi basso. Questo tipo di influenza sia individuale sia collettiva; da un lato c linfluenza della personalit del ricercatore stesso, con le sue inclinazioni e la sua bibliografia individuale. Dallaltro c linfluenza del contesto culturale, sociale, economico dentro al quale il ricercatore viene remunerato, che condiziona la sua prospettiva e lo orientano verso determinate valutazioni.
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Infine necessario aggiungere linfluenza della tradizione scientifica

ereditata, essa stessa caratterizzata da un insieme di valutazioni che spesso porta il ricercatore ad adottare determinate credenze.
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Pg. 12 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 35 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 82 Pg. 3 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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Si tratta qui di una condizione in cui losservazione, la formulazione delle domande ed in generale la ricerca scientifica possono essere realizzate diversamente da prospettive diverse. Ci sono una pluralit di lenti attraverso le quali guardare, una moltitudine di tradizioni che possibile narrare, laddove il ricercatore usa il suo parziale punto di vista, a sua volta determinato dalla sua personalit, cultura e tradizione. Conseguentemente lidea stessa delluniversalit della ricerca viene criticata; differenti prospettive portano a

differenti osservazioni, che a loro volta determinano differenti agglomerati cognitivi della realt. Inoltre, come menzionato nel capitolo precedente, il fatto che i ricercatori spesso provengano da determinanti raggruppamenti sociali porterebbe la conoscenza scientifica nel suo complesso non essere che il riflesso di una particolare visione del mondo; risulterebbe per tanto provinciale, e non universale, poich di fatto influenzata ed orientata da determinate valutazioni dei ricercatori. Gli elementi apriori insiti in ogni ricerca scientifica vengono, perlomeno in parte, determinato da preconcetti del ricercatore stesso; la buona fede non sufficiente, linfiltrazione dei giudizi di valore profonda e spesso inconsapevole.83 Vedremo alla fine del capitolo quali sono i consigli metodologici di Myrdal per attenuare questinfluenza del ricercatore; egli non cade in assolutismi, e suggerisce la esplicitazione delle premesse di valore, inevitabilmente presenti, con lintento di selezionarne una serie, che rispecchi lambiente studiato. A suo avviso questo percorso per arrivare ad una conoscenza veramente obbiettiva e che non solo appaia tale. Ma anche le tradizioni

scientifiche stesse conducono a distorsioni sistematiche, e cos anche Myrdal, in Lobbiettivit nelle scienze sociali vedremo si sofferma sulla tendenza, insita nella tradizione delle scienze sociali, di usare determinati approcci, che condizionano e distorcono la ricerca. Questi approcci utilizzati nella ricerca non sono unici, assoluti o oggettivi; i concetti, i modelli e le teorie utilizzate nelle scienze sociali, come il modo stesso con cui vengono scelte ed ordinate le osservazioni, riflettono determinati preconcetti. Per tanto in seguito vedremo come luso di questi determinati approcci porti ad un influenza di determinate valutazioni sulla ricerca stessa.

83

Pg. XV (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966)

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5.2 Problemi a livello metodologico: le assunzioni apriori e le premesse di valore


A questo punto cercheremo di trarre un quadro generale delle lacune e problematiche metodologiche irrisolte o trascurate da buona parte delle tradizioni economiche in relazione allidea di Myrdal secondo la quale inevitabilmente in ogni ricerca sono presenti assunzioni sistematiche e premesse di valore apriori. Come abbiamo visto per Myrdal nessuna analisi o ricerca pu prescindere da elementi apriori: sono ci che permette di formare il quadro attraverso il quale vedere la realt. Porre domande necessario per avere risposte, e le decisione di quale domanda fare in qualche modo determina la risposta, che per tanto non pu essere unbiased. Gli elementi apriori sono i prerequisiti di ogni ricerca.84 Come detto nel capitolo precedente, Myrdal argomenta che la scienza economica generalmente inconsapevole degli elementi apriori che determinano la ricerca; il suo rigetto della separazione tra lanalisi positiva e quella normativa scaturisce in buona parte proprio da tale posizione. Dietro la concezione dellanalisi positiva sta lidea che i fatti scientifici sono puri, e che dietro la loro rilevazione, e successiva analisi, non c alcuna influenza umana, e per tanto di giudizi di valore. Myrdal critica questo ingenuo empirismo, rilevando come sia nella rilevazione dei fatti, che in natura non si presentano mai come scientifici, sia nellimpostazione dell analisi, mediante le domande poste e il punto di osservazione, ci sono elementi apriori che proprio per la loro natura sono soggetti allinfluenza delle valutazioni.85 5.2.1 Navet

Prima di guardare alle sue proposte in merito, partiremo dalle critiche che pone allatteggiamento generalizzato che egli chiama navet metodologica; questo caratterizzato da una incoscienza de prerequisiti sistematici necessari in ogni ricerca che porta ad accettare senza critiche, e spesso inconsciamente, una determinata visione del mondo, e determinati ideali filosofici. In questambito le domande sono trascurate, le

obiezioni contro limparzialit dell interpretazione sono messe in ombra, e il tutto viene riportato a una sorta di metafisica di superficie. Come riferito nel primo capitolo, Myrdal aveva trovato che nel formulare conclusioni normative direttamente dallanalisi fattuale, molti economisti implicitamente inserivano determinati concetti di valore, affermando che
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Pg. 61 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005) Pg. 61 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005)

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questi derivavano dalla naturale evidenza delle cose. In maniera simile Myrdal estende questa critica allintero processo dell analisi scientifica e, con lidea che elementi apriori sono inevitabilmente presenti in ogni ricerca scientifica, conclude che essi sono spesso fondati sugli stessi principi generali e astratti che gli economisti della nostra grande tradizione giusnaturalista e utilitaristica si permettono di usare per colmare l'abisso tra scienza oggettiva e politica.86 Infatti per Myrdal la metodologia nave, tipica della maggior parte della tradizione economica liberale e neoclassica si fonda acriticamente su una serie di visioni del mondo, di principi filosofici oppure di affermazioni psicologiche che vengono assunti come naturali ed auto-evidenti e non apriori come effettivamente sono.
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Lapproccio nave porta la

ricerca a perdere contatto con la realt; per quanto le idee incorporate nelle filosofie del mondo sottostanti possano essere originariamente scaturite da analisi empiriche, risultano ora frutto di idee e di conoscenze ormai superate. Per Myrdal fondamentale la necessit di un forte contatto tra questi apriori e la base empirica che riflettono, poich altrimenti verrebbe meno il contatto della ricerca di contatto con i problemi reali.88 Ed proprio per questa distanza che buona parte della tradizione economica liberale svolge ricerca che esiste solo in un mondo illusorio, e cos facendo si condanna ad una sterilit scientifica89 Secondo Myrdal assunzioni sistematiche apriori formano parte di ogni ricerca, esplicite o meno che siano; esse impostano la ricerca, lorganizzazione dei dati, le domande da porre. E queste incorporano premesse di valore sullessere umano, necessarie per la ricerca sociale. Ne scaturisce che per Myrdal il problema principale della scienza sociale sta nella determinazione di queste assunzioni sistematiche apriori . A suo avviso, esse dovrebbero essere concepite come ipotesi; quando le osservazioni, nella cornice fornita da queste serie di assunzioni, non hanno un senso, questultime dovrebbero essere scartate e rimpiazzate da altre, portandole cos ad avere un parziale riferimento, a posteriori, con la ricerca empirica stessa.90 Ne scaturisce un rapporto dinamico tra gli elementi apriori, e la ricerca empirica; i primi sono necessari per fare la seconda, ma al tempo stesso la seconda determina e influenza la prima. Va data un assoluta limportanza alle assunzioni apriori che precedono ogni indagine, dato che proprio qui che si pone la maggior difficolt logica.
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Pg. XVIII (Myrdal, Lelemento politico nella sviluppo della teoria economica, 1949) Pg. 62 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005) 88 Pg. 61 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005) 89 Pg. 61 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005) 90 Pg. 224 (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966)

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Non potendosi mai trovare una stabile base empirica per questi apriori, siamo [in quanto scienziati sociali] costantemente alla ricerca di qualcosa che non possibile sia perfetto, e non raggiungiamo mai altro che sostituti temporanei: questi, per, possono essere migliori o peggiori."91 Per Myrdal fondamentale essere coscienti delle assunzioni sistematiche che precedono ed orientano la ricerca; le assunzioni sistematiche, le premesse di valore, devono essere poste come scelte, non come derivanti implicitamente dallevidente natura delle cose, e devono essere poi verificate tramite lefficacia delle successive analisi empiriche. Nel caso particolare della scienza economica, disciplina guidata dalle considerazioni riguardanti lutilit, inevitabilmente le assunzioni sistematiche apriori devono riflettere le reali condizioni del mondo, le domande poste devono riflettere le reali condizioni istituzionali e le premesse di valore devono riflettere le effettive valutazioni degli esseri umani. Per Myrdal ineluttabile che la ricerca debba riguardare il mondo che esiste. E dato che necessaria una conoscenza sociale per lidentificazione delle premesse di valore da utilizzare, indispensabile rompere la divisione delle discipline sociali, ed usare ogni strumento possibile per svolgere la ricerca preliminare di selezione degli apriori. Proprio per questo Diventa indispensabile la ricerca sociologica ed antropologica per la rilevazione delle premesse di valore, e deve esserci un continuo riadattamento tra la le queste ed i risultati della ricerca. Le frontiere erette dalle discipline vanno abbattute proprio perch i problemi concreti non sono mai semplicemente economici, sociologici, psicologici o politici; la divisione in discipline separate delle scienze sociali esso stesso paragonabile agli apriori della ricerca scientifica, e secondo Myrdal, e non solo, priva di realismo ed necessario un riadattamento. Posta linevitabilit degli elementi apriori, abbiamo visto come Myrdal consideri influenti le assunzioni sistematiche vengono utilizzate, coscientemente o meno, nellanalisi; per quanto non possano essere perfette queste possono essere migliori o peggiori. A suo avviso sta proprio nella loro identificazione ed nel loro rapporto con la ricerca la maggiore difficolt di ogni scienza. E per quanto siano apriori non possono essere interamente indipendenti dalla ricerca; in altre parole per quanto siano apriori le premesse di valore e le varie assunzioni devono essere il meno apriori possibile.

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Pg. 227 (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966)

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E su questo che Myrdal critica buona parte delle scuole economiche liberale e neoclassica, che tendono a basarsi su superate concezioni filosofiche e psicologiche,

presentate come naturali ma che invece non sono altro che una determinata serie di implicite assunzioni sistematiche e tacite premesse di valore che semplicemente non sono presentate come tali. Queste determinate visioni sono la storica eredit delle passate tradizioni che la scienza economica continua a trascinarsi appresso come una pesante zavorra;
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essendo piene di pregiudizi e inadeguate a comprendere la realt hanno la


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conseguenza di formare schemi teorici non realistici che conducono cos la disciplina economica ad una sterilit scientifica. Myrdal insinua che proprio attraverso questa

inconsapevole scelta di premesse di valore viene lasciato lo spazio per la eventuale intrusione di pregiudizi incontrollati che potrebbero favoriscono opinioni ed interessi di alcuni gruppi.94 Ma in generale, a suo avviso laccettazione della visione parziale propria dallapproccio tradizionale facilitata, paradossalmente, dal fatto che questa appaia come di assoluta obbiettivit, nonostante che questa sia conseguita proprio attraverso

inconsapevolezza delle assunzioni sistematiche che la determinano. Appare pi semplice, pi chiara ma, come visto nel capitolo precedente queste spesso sono raggiunte a discapito della realisticit e comprensione. Pertanto in seguito andremo a vedere alcuni aspetti metodologici comunemente utilizzati nelle tradizioni liberali e che in parte ne formano le assunzioni sistematiche, e che nel farlo la hanno incorporato determinate concezioni poi smentite e confutate da altre branchie delle discipline sociali - che come conseguenza hanno allontanato la disciplina economica dalla realt.

5.2.2

Laspirazione alle scienze naturali

Nel guardare ad alcune delle pratiche metodologiche comunemente utilizzate che portano, come dice Myrdal, a riferirsi a mondi illusori, partiremo dalla comune tendenza degli economisti ad ispirarsi alle scienze naturali. Vedremo come spesso laspirazione ad una maggior semplicit di analisi porti alladozione di determinate metodologie che risultano sorrette da premesse di valore irrealistiche e frutto di vecchie tradizioni filosofiche e psicologiche come il giusnaturalismo, lutilitarismo e ledonismo; spesso queste premesse vengono posti come auto-evidenti . Nelle parole di Myrdal, The prevalent endeavor to be
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Citazione di Myrdal in Pg. 112 (Wallerstein, La scienza sociale: come sbarazzarsene, 1995) Pg. 61 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005) 94 Pg. 222 (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966)

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like the natural scientists, to whom valuations do not play the same role for research, and to believe that what we are doing is simply observing and establishing the facts and factual relationships, is an illusion.95 Potr risultare utile al nostro obbiettivo seguire una parte del testo Economia en Evolucin di Jos Manuel Naredo, e la sua narrazione critica della nascita del pensiero economico. Nella sua visione, guardando alla nascita delle scienze sociali, risulta evidente lispirazione newtoniana di molti autori, che sfoci nellaspirazione di creare una fisica sociale. Con laspirazione a raggiungere una scienza obbiettiva, amorale e priva di giudizi di valore, gli scienziati sociali dei secoli tra il 700 e l800 rimasero affascinati dalla certezza e precisione dei risultati della fisica, e si ispirano ad essa nella formulazione delle scienze sociali. Una prima conseguenza fu l applicazione al campo sociale del metodo Cartesiano, secondo cui il concetto organicista della ragion dessere delle parti si convertiva in un semplice aggregato di parti isolabili dal loro ambiente e analizzabili in modo parcellare. Quest approccio partiva dallidea che la scienza era misurazione, si appoggiava allutilizzo della matematica, e presupponeva che la somma degli elementi e delle parti, studiate in maniera isolata, ricreava il sistema complessivo che costituivano. Sempre secondo Naredo lapplicazione della filosofia meccanicistica a materie organiche implicava una drastica semplificazione delloggetto studiato, e nellapplicazione al comportamento umano implicava credere che questo potesse ridursi ad alcuni comportamenti guidati da un rigido determinismo.96 Tuttavia lo smembramento dellessere umano in parti da analizzare in modo indipendente, lo trasforma in una parodia dello stesso. Secondo Naredo, per renderlo indagabile dagli strumenti matematici utilizzati, lessere umano viene trasformato in un cadavere e la realt viene distorta; ci che alla fine viene analizzato una caricatura, che per quanto leggibile dagli strumenti utilizzati, distante dal vero essere umano.97 Nelle parole di Naredo le persone diventano niente nientaltro che pezzettini di materia omogenea sulla quale individualit ed indipendenza si costru la fisica newtoniana.98 Un esempio di questa parcellizzazione ereditata dalla concezione fisica del mondo la divisione dellessere umano nelle separate sfere economiche, sociali e politiche, che poi ha
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Pg. 45 (Myrdal, What is Politicai Economy?, 1981) Pg. 19 (Naredo, 2003) 97 Pg. 20 (Naredo, 2003) 98 Pg. 21 (Naredo, 2003)

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permesso lo strutturarsi della attuale disciplina economica che divide i fattori economici dai fattori non economici. Secondo lantropologo economico David Graeber la fondazione stessa della disciplina economica, e dell economia come campo di indagine umana dotato di proprie leggi e principi e per tanto distinta dalletica e dalla politica, scaturita dalla concezione di Adam Smith secondo il quale la propriet, il denaro ed i mercati rappresentavano la fondazione stessa della societ umana.99 A suo avviso questa concezione naturalista (derivata dalla natura delle cose) ci persegue fino ad oggi, portandoci tuttora ad accettare che il campo economico operi secondo regole proprie, separate dalla vita morale e politica, divisione appunto che permise ad Adam Smith di concepire la sua idea di mercato privo di vincoli e capace di trasformare come una mano invisibile il perseguimento individuale del proprio interesse nel contesto di un miglioramento del benessere collettivo.100 Questa separazione delle discipline tra le varie sfere dagire umano stata ampliamente criticata da svariati autori, e secondo Myrdal non trova alcun corrispettivo nella realt. Il famoso testo di Karl Polanyi La Grande Trasformazione, mostra come lisolamento della sfera dellagire economico sia fittizio, e che al contrario questa sia inserita, o embedded, nella societ. Questa risulta in una concezione apriori ereditata vecchie tradizioni economiche, ma che non risulta essere correlata con la realt osservata. Anzi, secondo Myrdal questa incorpora forti pregiudizi, che successivamente portano a favorire la concezione politica del laissez-faire. Tornando a Naredo, egli sostiene che in maniera molto simile lapproccio meccanicistico si rivela anche nellidea di homo oeconomicus, dove gli elementi sono isolati attraverso la creazione concettuale di un mondo fatto di un sottosistema sociale autonomo, dove individui si comportano come robot spinti singolarmente da forze economiche, e la cui somma porta al complesso del mercato capitalista.101 Il sociologo francese Pierre Bourdieu nel suo libro Le strutture sociali dell'economia (pubblicato in italiano nel 2004) propone alcune riflessioni sulla natura dellhomo oeconomicus che ben calzano con lanalisi di Naredo e che ci ricollegano con gli scritti di Myrdal. Nella sua opinione lhomo oeconomicus, e la correlata teoria della scelta razionale, pi o meno esplicitamente concepito dalla ortodossia economica come una sorta di mostro antropologico; a suo avviso la forma pi estrema della personificazione teorica, dove lo studioso mette nella testa dellagente

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Pg. 25 (Graeber, 2011) Pg. 27 (Graeber, 2011) 101 Pg. 23 (Naredo, 2003)
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studiato le considerazioni e costruzioni teoriche sviluppate per spiegare determinati comportamenti.102 Bourdieu ipotizza che le concezioni caratterizzanti lhomo oeconomicus vengono scelte in base alla teoria che si vuole articolare, rappresentando un processo inverso, in cui le suddette concezioni, che sono apriori, vengono scelte per cos dire a posteriori per supportare i risultati che si vogliono raggiungere. da accennare che questa concezione dellhomo oeconomicus spesso trae base proprio da quelle funzioni del benessere sociale che Myrdal ha spesso criticato di rappresentare da ricettacolo di tutte le valutazioni, le quali vengono disposte in un ordine ben definito [] attribuendo la facolt di liberare linvestigazione economica dogni scoria di natura non scientifica.103 Ma come con lhomo oeconomicus, la liberazione dellanalisi economica dogni scoria non scientifica presuppone lincorporazione di una determinata concezione di valutazioni, che risultando spesso irrealistica, ha portando lintera disciplina ad allottarsi dalla realt, e per tanto dalla scientificit che la presuppone. Ma ci che risulta che dietro lutilizzo di questa metodologia traspare una specifica serie di assunzioni apriori spesso poco improntati a riflettere lambiente e le situazioni analizzate; lhomo oeconomicus, come lisolamento del comportamento economico umano dalle

influenze morali e politiche, incorpora una serie di principi metafisici ereditati nella tradizione economica. Permette s una analisi pi precisa e semplice, ma porta ad un mondo illusorio ed ad una perdita di contatto con i problemi reali. Nelle parole dellurbanista e sociologo americano Lewis Mumfor; To substitute the dissected corpse for the living body, dismantled units called individuals for men-in-groups is to achieve a limited practical mastery at the expense of truth and of the larger efficiency that depends on truth. *+ scientist denuded the world of natural and organic objects and turned his back upon real experience: they substituted for the body and blood of reality a skeleton of effective abstractions which he could manipulate with appropriate wires and pulleys. 104

Questa citazione ben rappresenta la critica fatta da Gunnar Myrdal verso lutilizzo assunzioni sistematiche apriori, che portano ad un sistema di analisi incapace di osservare
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Pg. 209 (Bourdieu, 2005) Pg. XVI (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) 104 Pg. 50 (Mumford, 1934)

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la realt. Perch secondo lui questa tendenza a riempire scatole vuote di teoria con il contenuto osservato e costruito attraverso la conoscenza empirica della realt distorsivo, e inoltre, a suo avviso, le scatole teoriche stesse non costruite in modo tale che possano contenere la realt.105 Ne risulta che spesso con queste impostazioni utilizzate nella scienza economica, lessere umano viene inscatolato in spazi che non sono stati fatti a sua misura e, per quanto permettano una maggior chiarezza di analisi, portano ad una sua deformazione; nelle parole di Myrdal, sono dei metodi maldestri per imbrigliare le valutazioni umane, forzandole in un casellario di nozioni metafisiche stantie astratte.106 In queste ultime pagine abbiamo visto come alcuni presupposti di analisi radicati nel ragionamento teorico della tradizionale scienza economica non hanno giustificazione empirica di essere; la parcellizzazione dellessere umano, la divisione delle sfere dellagire umano, lhomo oeconomicus, rappresentano proprio una serie di elementi apriori che sono distaccati dalla realt. Myrdal ci dice proprio che queste assunzioni apriori, per quanto siano inevitabili, non devono essere concepiti come qualcosa del tutto arbitrario; possono essere migliori o peggiori, e non possono essere del tutto indipendenti dalla ricerca. Devono riflettere ed essere realisticamente basati sul campo studiato, perch di fondo influenzano ed orientano la ricerca; non rispettando questi parametri siamo condizionati ad avere una falsa conoscenza della realt.107 Ed in risposta a questo che Myrdal cerca di liberarsi dalla tradizione della scienza economica perch dentro di essa sono incorporati pregiudizi apriori che rappresentano una distorsione della realt. Secondo Myrdal questi assunzioni ereditate devono essere rimpiazzati da altre premesse pi giustificabili; la semplificazione e la maggiore chiarezza di analisi che scaturisce spesso viene a costo di un sacrificio in termini di relazione con le reali condizioni sociali e le valutazioni umane. Essendo queste ultime, nella concezione di Myrdal, che portano allobbiettivit, ne risulta che gli approcci tradizionali allontano la scienza economica dallobiettivit stessa. Per concludere con unaltra citazione di Lewis Mumfor: Unfortunately, isolation and abstraction, while important to orderly research and refined symbolic representation, are likewise conditions under which real organisms die, or at least cease to function effectively. *+ In short, the accuracy and simplicity of science, though they were
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Pg. 227 (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) Pg. 244 (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) 107 Pg. 63 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005)

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responsible for its colossal practical achievements, were not an approach to objective reality but a departure from it. In their desire to achieve exact results sciences scorned true objectivity: individually, one side of the personality was paralyzed; collectively, one side of experience ignored.

5.3 Le conclusioni metodologiche di Myrdal


Alla luce di ci che abbiamo visto fino ad ora, sar il nostro intento quello di tirare le somme dellapproccio metodologico proposto da Myrdal; nella sua opinione linevitabilit di elementi apriori nella ricerca porta necessariamente al la conseguenza che questa sia di necessit basata su premesse di valore, e assunzioni sistematiche.108 In questo capitolo abbiamo visto come in buona parte delle ricerca a cui si riferisce Myrdal (di tradizione liberale e neoclassica) queste tendono a rimanere in ombra ed a non essere chiaramente esplicitate. Infatti, le assunzioni sistematiche sulle quali si fondano vengono poste come auto-evidenti e la caratterizzazione dellessere umano, viene dedotta dalla naturale

evidenza delle cose. Tale approccio, da Myrdal definito metodologicamente nave, non riconosce che le assunzioni sistematiche, e le premesse di valore, implicitamente utilizzate siano apriori. Queste sono invece intese come dati di fatto, piuttosto che una serie di possibili premesse di valore da utilizzare, e che per ci permettono di concepire la scienza economica come obbiettiva, amorale, e non influenzata da giudizi di valore. Al contrario, ladozione inconsapevole di preconcetti sistematici spesso ha sfociato in pregiudizi non confutabili, e non discussi, accolti come unica vera visione.109 Ed grazie in parte all inconsapevolezza delle assunzioni sistematiche utilizzata da un tale approccio metodologicamente nave, che la scienza economica, razionalizza opportunisticamente,, si allontana dai confronto coi fatti, distorcendo cos la visione della realt a cui si riferisce , e finendo col prendere le assunzioni sistematiche come istanze naturali ed universali. Abbiamo visto come la pretesa di neutralit della scienza economica vincolata al non riconoscimento delle assunzioni sistematiche apriori che inevitabilmente la caratterizzano e la formano; ponendo determinati caratterizzazioni dellessere umano come derivate dalla natura delle cose, ed accezioni auto-evidenti, viene celato che queste assunzioni sono
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Pg. 44 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 62 (Myrdal, The Essential Myrdal, 2005)

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apriori. Ed il risultato che le assunzioni sistematiche vanno a dipingere un quadro irrealistico, un mondo illusorio, e un essere umano che nella realt non esiste; ed il problema maggiore sta proprio nel fatto che questi elementi apriori non vengano mai confutati poich non riconosciute come tali dagli stessi. Ma che delle premesse siano necessarie per lo svolgimento di qualsiasi analisi non

implica, secondo Myrdal , che esse possano essere scelte arbitrariamente. Infatti possono essere migliori o peggiori, e dalla loro scelta sar in parte determinata lefficacia, la comprensione e lobbiettivit dellanalisi.

5.3.1

Metodologia value critical

In risposta alla metodologia nave Myrdal propone il suo approccio cosciente e value critical. A suo avviso le assunzioni sistematiche apriori usate in qualsiasi analisi empirica dovrebbero essere innanzitutto esplicitate, e le premesse di valore apertamente dichiarate, e soprattutto dovrebbero continuamente confrontarsi con lo svolgimento stesso della ricerca e con i suoi risultati, dovendo esserci il confronto, tra visione ed esperienza, sia apriori sia aposteriori, tanto che ciascuno due elementi possa essere modellato nellatto stesso in cui modella laltro. Secondo Myrdal le premesse di valore e la ricerca devono essere concepiti e sviluppati il pi possibile come interdipendenti.110 Le premesse di valore che vengono utilizzate devono anche riflettere le effettive valutazioni degli esseri umani. Per Myrdal la ricerca deve riguardare ed essere riferita al mondo che esiste. Proprio in ragione di ci egli auspica la rottura delle tradizionali divisioni disciplinari, ai fini di servirsi di ogni strumento possibile per la selezione efficace e realistica degli elementi apriori; per altro, a suo avviso, la separazione disciplinare si basa sulla

separazione dellessere umano in differenti parti, o sfere di azione, che non trovano riscontro nella realt. Dunque, secondo Myrdal, le assunzioni sistematiche devono partire il pi possibile dalla conoscenza gi presente nei vari campi disciplinari, relative alla reale situazione analizzata, per poi essere riconfermate e riadattate continuamente dalla ricerca stessa.

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Pg. 51 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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Ma lenfasi sempre posta sullesplicitazione delle assunzioni sistematiche della ricerca; il riconoscimento che esse siano scelte, in quanto parziali, e non naturali o universali, implica innanzitutto la possibilit di confutarle. Anche se, in uno studio particolare, queste premesse di valore sono state identificate in una certa misura attraverso semplici impressioni o argomentazioni di tipo congetturale e sono quindi meno concrete e precise di quanta sia desiderabile, ugualmente l 'attenzione viene richiamata sul ruolo che le valutazioni hanno giocato nella ricerca stessa e quindi sulla loro importanza nella ricerca da un punto di vista sia teoretico che pratico. 111 Ci porta vantaggi anche ai lettori che disapprovano le basi sulla quale poggia una

determinata analisi; infatti chi fosse in disaccordo con le premesse di valore impiegate potrebbe discuterle direttamente, senza dover attardarsi a scoprire le valutazioni implicite ed a dimostrare come queste abbiano determinato la metodologia ed i risultati della ricerca.112 Impedirebbe alle teorizzazioni di rigettare tutta una serie di critiche metodologiche, aprendole invece ad un confronto costruttivo su basi esplicite, che alla fine il ruolo che la istituzione scienza dovrebbe tenere.

5.3.2

La scelta delle premesse di valore

Abbiamo descritto nella prima parte di questo capitolo linteresse di Myrdal sulla difficolt che la scienza economica ha nellaccertare le effettive valutazioni delle persone; abbiamo visto come nel pensiero di Myrdal, di fronte al fatto che nellindividuo coesistano differenti valutazioni spesso in contrasto tra loro, ci sia una risposta che tende ad oggettivare le valutazioni e a farle apparire come se fossero inferenze logiche da fatti reali. In altri termini, secondo Myrdal c una tendenza degli esseri umani a contrabbandare valutazioni soggettive per credenze, cio definizioni di realt, il che pone serie difficolt nellaccerta di esse. Come sottolineato nella premessa di questa tesi, Myrdal ritiene che in ogni indagine scientifica si debba partire da premesse di valore e che queste debbano rispecchiare le effettive valutazioni della gente; ma data questa tendenza a nasconderle il compito diviene

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Pg. 58 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 58 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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ancor pi complesso. Inoltre data la moltitudine di valutazioni presenti allinterno della singola persona, si pone il problema di quali scegliere. Innanzitutto le premesse di valore dovrebbero essere selezionate in base alla loro

rilevanza, ed effettiva condivisibilit allinterno della societ presa in esame, ponendo attenzione alla potenziale distorsione gerarchica condizionata dallaccentramento del potere.
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Tuttavia questa prescrizione da sola risulta insufficiente a risolvere il problema

della conflittualit delle valutazioni presenti in uno stesso individuo; proprio in risposta a questo che Myrdal sostiene che si debbano usare le valutazioni di pi alto livello. Dato che lincoerenza generalmente data dal confronto tra quelle di pi alto livello e quelle di pi basso livello, lattenersi alle prime tende a risolvere il problema dei conflitti interiori, oltre che a limitare anche le differenze allinterno del complesso di valutazioni da osservare.114 Ma per poter utilizzare le premesse di valore di livello pi alto necessario accettare come desiderabile una evoluzione della societ nella direzione della loro realizzazione, per quanto lontano lobiettivo possa essere (poich tende ad esserci unincredibile distanza tra la realt dei fatti e la messa in atto delle premesse di valore vedi il concetto di eguaglianza).115

Myrdal implicitamente pone in primo piano il benessere collettivo, che si rispecchia nelle valutazioni di livello pi alto, limitando cos limportanza degli interessi individuali. Per quanto possa apparire in contrasto con lattuale pratica democratica nella sua forma clientelare, che risulta plasmata dallidea smithiana che attraverso il perseguimento

sfrenato dellinteresse individuale si arrivi ad un miglioramento del benessere comune, Myrdal parte proprio dallidea che ogni analisi debba partire dalle valutazioni pi elevate, quali leguaglianza e la libert. Infatti, nellanalisi che fa del problema dei neri in American Dilemma, egli adotta i principi della desiderabilit della democrazia politica e delluguaglianza delle opportunit come premesse di valore, supponendo che in quanto eredi del pensiero illuminista essi caratterizzassero le valutazioni del livello pi alto di una buona parte del mondo.
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Linfluenza di questo aspetto accentuata se come detto c

una influenza reciproca tra lanalisi e la politica, in quanto si tratta di un analisi che nasce
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Pg. 53 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 55 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 115 Pg. 56 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 116 Pg. 91 (Wallerstein, La scienza sociale: come sbarazzarsene, 1995)

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con un impostazione centrata sulla condivisione del principio democratico ed egualitario che poi produrranno risultati atti a poter essere applicati politicamente in contesti che condividono questi principi. 5.3.3 Unaltra obbiettivit

Secondo Myrdal lobbiettivit della scienza non un assoluto da dichiarare, ma un imperfetto a cui aspirare. La ricerca metodologicamente nave appare, e si autocertifica, come assoluta obbiettivit proprio in seguito al fatto che cela ed inconsapevole delle assunzioni sistematiche che la orientano. Ma per Myrdal lobbiettivo stesso della scienza quello di aspirare ad una conoscenza della realt priva di preconcetti distorti. Nelle sue parole: L'ethos della scienza sociale e la ricerca di verit Oggettiva. E la fede dello studioso consiste nella sua convinzione che la verit salutare, e che le illusioni sono nocive, soprattutto se dettate solo da ragioni di opportunit. Ci che egli cerca e in primo luogo il realismo, termine che in una delle sue accezioni, denota appunto una visione oggettiva della realt.117 Ne deriva che loggettivit non va cercata esclusivamente nel rigore logico, nella chiarezza e semplicit dellesposizione e delle conclusioni. Deve essere costruita fin dalle assunzioni sistematiche, dalle premesse di valore che determinano la ricerca. Ma in questa maniera Myrdal insinua una differente concezione dellobbiettivit della scienza sociale; se come egli dice ogni studio di un problema sociale, per quanto di portata limitata, e non pu non essere determinato da valutazioni,118 allora le scienze sociali non potranno mai aspirare ad una oggettivit simile a quella delle scienze naturali. Infatti egli chiama per una maggiore umilt delle scienze sociali, sostenendo che di fondo la scienza sociale non altro che buon senso altamente elaborato.119 E poich a suo avviso la scienza sociale, ed in particolar modo la scienza economica, devono essere collegate con la realt che descrivono, esse devono avere una utilit sociale e per tanto devono essere pratiche. Per Myrdal linteresse nella ricerca della verit veniva di pari passo con linteresse per la riforma sociale, e in questo credeva che le scienze sociali dovessero avere un ruolo
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Pg. 3 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 44 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) 119 Pg. 40 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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attivo.120 Credeva che dovrebbe essere possibile costruire una nazione e un mondo in cui la grande propensione degli uomini alla simpatia e alla cooperazione non sia cos gravemente frustrata. Trovare le formule pratiche per procedere a questa incessante ricostruzione della societ il compito supremo della scienza sociale.121 E questo scatur dal suo obbiettivo di liberare la scienza economica dai vincoli della tradizione dominante, a suo avviso piena di pregiudizi distorti che portavano ad un mantenimento dello status quo allinterno della disciplina stessa e nel campo economico e sociale. Ma a suo avviso per poter essere utili, pratiche e capaci di comprendere e cambiare la societ, la scienza economica, e con essa le scienze sociali, devono elaborare unaltra idea di obbiettivit rispetto a quella spesso dichiarata che, attraverso semplificazioni, implica pregiudizi sistematici che sono mantenuti grazie a razionalizzazioni opportunistiche si sono mantenute nel tempo.122 forse necessario, come sostiene il chimico Prigogine, concepire lo scopo della scienza non come la semplificazione della realt ma la spiegazione della complessit; c un forte parallelo, come nota Immanuel Wallerstein commentando i lavori di Myrdal, tra il rilievo attribuito da questultimo alle valutazioni nella ricerca sociale e limpatto del ricercatore sulloggetto di studio, insito nella concezione della fisica moderna.
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Per tanto Myrdal sostiene che le scienze sociali ottengono la propria obbiettivit (prima) scoprendo i limiti allobbiettivit stessa, e poi applicando metodi scientificamente critici quando le premesse di valore vengono introdotte nellanalisi. Ma forse, come suggerisce Paul Streeten nellintroduzione al testo di Myrdal Il valore nella teoria sociale, prima necessario abbandonare definizioni come leconomia la scienza della ripartizione di mezzi scarsi, e aventi usi alternativi, tra fini in concorrenza fra loro e ricordare che la disciplina economica, come le altre scienze sociali, non mai stata, e non potr mai essere, disinteressata e per tanto cessare di classificarla come una dismal science. Poich per Myrdal: Nessuna scienza sociale pu pretendere di qualificarsi come amorale o apolitica . Nessuna scienza sociale pu mai essere neutrale o semplicemente fattuale vale a dire oggettiva nel senso
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Pg. 7 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973) Pg. 1024 (Myrdal, An American Dilemna, 1944 ) 122 Pg. 222 (Myrdal, Il valore nella teoria sociale, 1966) 123 Pg. 111 (Wallerstein, La scienza sociale: come sbarazzarsene, 1995)

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tradizionale di questi termini. La ricerca e sempre e per sua logica necessita fondata su valutazioni di ordine morale e politico.124

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Pg. 60 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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6 Conclusioni

Lidea di questa tesi nata in risposta ad alcune osservazioni critiche del suo autore nei confronti della scienza economica; potremmo dire che queste sono originate da una concezione del mondo diversa rispetto a quella descritta dai libri di economia che gli venivano proposti nel corso universitario. Ed in ragione di ci che questa tesi si sviluppata intorno al pensiero di Myrdal. Nello sviluppare le idee presentate abbiamo cercato di analizzare il pensiero di Myrdal in relazione al problema dellobbiettivit della scienza economica, e per farlo abbiamo preso le mosse dal suo testo Lobiettivit nella scienza economica; dunque, dal ruolo che le valutazioni soggettive hanno nella ricerca sociale, essendo esse un deterrente al concetto classico di obbiettivit. Partendo proprio dalle valutazioni soggettive Myrdal costruisce la sua critica alla scienza economica, che a sua volta si sviluppa via via nel corso della sua carriera. Fin dallinizio Myrdal si scontrato con le concezioni giusnaturaliste ed utilitariste che presupponevano che si possano trovare valutazioni obbiettive. Come abbiamo osservato nel primo capitolo, questo lo port in principio ad accettare la separazione metodologica tra la ricerca teorica positiva e quella politica normativa; ma ci che egli contrast nella teoria economica dominante, come appare nel libro del 1929 Lelemento politico nello sviluppo della teoria economica, era la diffusa pratica di non rispettare nei fatti la suddetta separazione. Infatti rilev come ci fosse una forte tendenza a trarre conclusioni politiche direttamente dallanalisi fattuale positiva, senza riconoscere che venivano di fatto utilizzate determinate premesse di valore. E questo nella sua opinione portava a risultati che incorporavano grandi distorsioni logiche, permettendo linclusione di determinati e distorti pregiudizi sulle valutazioni. In tal modo, venivano delineate teorie che apparivano chiare ed obbiettive, ma che invece spesso rappresentavano razionalizzazioni quasi-

scientifiche di un disegno politico ovvero contenitori apparentemente oggettivi e scientifici attraverso i quali dar voce a convinzioni politiche. Nel secondo capitolo abbiamo visto che Myrdal allarga il suo punto vista sul ruolo delle valutazioni nella ricerca, riconoscendo che la sua precedente concezione che fosse

possibile acquisire una conoscenza scientifica indipendentemente da qualsiasi valutazioni non era che ingenuo empirismo. Infatti trova che lintero processo di ricerca possibile per una serie di elementi apriori ,che permettono di porre le domande, osservare ed

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organizzare i fatti, ma che inevitabilmente sono permeati da valutazioni soggettive. Conclude che il processo di osservazione soggetto alle valutazioni dellosservatore, che non possono che condurre a una visione parziale della realt. Queste riflessioni portano Myrdal a rigettare lapproccio positivista che non riconosceva linevitabilit di elementi apriori nellanalisi, ed ad adottare altri metodi che non trattano i valori come un oggetto di scarto della ricerca, ma li includono nellanalisi proprio perch sono onnipresenti e permeano da capo a fondo lanalisi empirica.125 Nellultimo capitolo, dopo aver esaminato la posizione di Myrdal sul funzionamento psicologico delle valutazioni, che un ampliamento di quanto detto nel secondo capitolo, abbiamo cercato di tirare le conclusioni che Myrdal traeva a fronte dellinevitabilit di elementi apriori e di valutazioni allinterno della ricerca scientifica. Nel farlo abbiamo riferito sullapproccio metodologicamente nave comunemente utilizzato, e le conseguenze che questo aveva sulla ricerca in termini di obbiettivit e realisticit. Infine, abbiamo descritto le proposte metodologiche che Myrdal ha elaborato in risposta ad esso. Da questa parziale analisi del pensiero di Myrdal sono scaturite delle riflessioni che, nonostante gli anni passati da quando sono state scritte, rimangono molto attuali proprio per il fatto che ancora oggi la metodologia della scienza economica tuttora incorpora alcuni degli approcci da lui criticati. Questi stessi costituiscono parte delle considerazioni iniziali che hanno portato alla stesura di questa tesi ed a tal fine riassumeremo qui alcuni suoi insegnamenti che riteniamo utili a rispondere ai quesiti iniziali posti. Abbiamo visto come focalizzandosi sulla valutazioni Myrdal abbia parallelamente scoperto la complessit dellessere umano, oggetto di studio delle scienze sociali, e la difficolt della ricerca a fare a meno dei giudizi di valore, ed essere obbiettiva. Myrdal ci ha mostrato come la pretesa di neutralit della scienza economica sia basata sul non riconoscimento della parzialit della visione che rappresenta. Come abbiamo visto nel terzo capitolo, secondo Myrdal la pretesa di amoralit, che rimane tuttora presente nella scienza economica, non altro appunto che una pretesa; si fonda su non riconoscimento degli approcci sistematici utilizzati nella ricerca, che vengono considerati come auto evidenti, cio derivati dalla naturale evidenza delle cose, e non come apriori e per tanto soggetti alle valutazioni dei ricercatori. Non riconoscere il fatto che ci siano elementi

apriori, incorporanti valutazioni e per tanto giudizi di valore, non comporta che la scienza
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Pg. XV (Myrdal, 1966)

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economica diventi una dismal science neutrale, amorale ed esente da giudizi ma rappresenta semplicemente una elusione della sua vera natura di scienza morale imperfetta. Myrdal ha sostenuto che lelusione degli elementi apriori incorporati in ogni analisi sia stata fatta propria dalla tradizione liberale del pensiero economico, che ad anni di distanza mantiene, seppur occultatamene, le sue passate concezioni metafisiche le quali concepiscono le valutazioni come qualcosa di obbiettivo, e per tanto applicabili universalmente. E secondo Myrdal questo non riconoscimento del fatto che assunzioni sistematiche apriori condizionano inevitabilmente la ricerca ci che ha permesso alla scienza economica di allontanarsi dalla realt e riferirsi ad un mondo in qualche modo illusorio. Myrdal enfatizza il ruolo posto dalla metodologia nel mantenere intatta la parzialit di visione che rappresentata da buona parte della scienza economica; si sofferma sul ruolo della matematizzazione, della semplificazione e della terminologia. Egli non si pone affatto contro lutilizzo della matematica nella scienza economica, ma enfatizza come questa faciliti lelusione dalle esplicitazione degli assunti implicati nella ricerca e del carico valutazionale che grava sui principali concetti dellanalisi.126 Per Myrdal, attraverso una eccessiva semplificazione acritica lanalisi finisce per riferirsi ad un mondo illusorio; facilita lo studio ma permette alloggetto di analisi di trasformarsi in una razionalizzazione dalle valutazioni degli studiosi. Infine riferendosi alla terminologia, sostiene che ladozione di un linguaggio che cerchi di risultare esente da giudizi di valore permetta di distorcere lattenzione dal fatto che dietro di esso stanno valutazioni soggettive. a fronte della poca chiarezza derivata dallutilizzo di questi strumenti che Myrdal esalta la necessit di esplicitare con chiarezza le assunzioni e le premesse di valore che inevitabilmente caratterizzano ogni indagine scientifica. E nel rispondere ai quesiti iniziali, Myrdal insiste che solo attraverso la chiarezza (critica) del concetti utilizzati nellanalisi che la scienza economica pu aspirare ad una maggiore obbiettivit ed a avere un maggiore contatto con la realt che analizza, ai fini di poter essere pi utile.

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Pg. 46 (Myrdal, L'obiettivit nelle scienze sociali, 1973)

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A la Escuela Cuauhtmoc: aprend ms en tres meses de locura que en tres aos de universidad. Es atreves el diario confrontarse de posiciones diferentes con sus discusiones siempre animadas que se llega a un pensamiento crtico, sin el cual pensar non tiene sentido!

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