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11/10/13

Newsletter San Paolo Bari

Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura(Mc 16, 15). Se qualcuno si vergogner di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergogner di lui quando ritorner nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi (Lc 9, 26).

Disegno di Sergio Toppi

lzati e v; la tua fede ti ha salvato!. La tua fede ti ha salvato. Il lebbroso samaritano, il solo straniero nel gruppo che andato incontro a Ges per supplicarlo. Il solo, anche, a ritornare sui suoi passi per rendergli grazie. Il suo gesto religioso, prostrarsi ai piedi di Ges, significava anche che egli sapeva di non avere nulla che non avesse ricevuto (cf. 1Cor 4,7). La fede, dono di Cristo, porta alla salvezza. E gli altri nove, dove sono?. Gli altri nove avevano obbedito allordine di Ges e si erano presentati ai sacerdoti, dando cos prova di una fede appena nata. Ma non hanno agito di conseguenza, una volta purificati, tornando verso Ges, la sola via per arrivare al Padre (cf. Gv 14,6), mediatore indispensabile per la glorificazione di Dio. La misericordia di Ges verso colui che non possiede altro chela sua povert e il suo peccato, ma che si volge verso il Signore per trovare il perdono e la riconciliazione, non solo fonte di salvezza personale, ma anche di reintegrazione nella comunit di culto del popolo di Dio. Nella Chiesa, la fede di coloro che sono stati riscattati diventa azione di grazie al Padre per mezzo di nostro Signore Ges Cristo (cf. Col 3,16-17).

+ Dal vangelo secondo Luca (Lc 17,11-19)


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lzati e v; la tua fede ti ha salvato!. Lungo il cammino verso Gerusalemme, Ges attraversava la Samara e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: Ges, maestro, abbi piet di noi!. Appena li vide, Ges disse loro: Andate a presentarvi ai sacerdoti. E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, torn indietro lodando Dio a gran voce, e si prostr davanti a Ges, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Ges osserv: Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, allinfuori di questo straniero?. E gli disse: lzati e va; la tua fede ti ha salvato!.

Dalla Parola del giorno "Gli altri nove dove sono?". Non solo questione di pelle... La Parola che la liturgia ci regala questa domenica, ci riporta a meditare sulla nostra fede. La scorsa settimana, con l'esempio del granello di senape, Ges ci ha fatto scoprire che la fede non solo questione di quantit, ma di qualit. La verit del mio rapporto con Dio non la somma di quella che faccio o di quello che non faccio, ma un cammino in profondit, alla ricerca dell' autenticit della relazione figliale con il volto del Padre rivelato dal Figlio. Oggi la Parola ci ributta in questa riflessione. I dieci lebbrosi sono ligi alle indicazioni della scrittura (Lv 13,46): si fermano a distanza e gridano per farsi sentire. Pure Ges si mostra attento alla legge (Lv 5,12-14) e li invia dai sacerdoti per la dichiarazione di guarigione avvenuta. In questo incontro, per, c' qualcosa che non quadra. Ges invia i lebbrosi dai sacerdoti del tempio ancora prima che essi siano guariti. I dieci, pieni di fiducia, si mettono in cammino e lungo la strada si scoprono purificati dalla loro tremenda malattia. Sembra quasi che la guarigione sia un dono per l'abbandono e la prontezza che essi hanno dimostrato nel seguire le parole del Rabb. Ma di questi dieci, solo uno - un samaritano... - torna a ringraziare. La liberazione della malattia si dimostrata di gran lunga pi facile della guarigione dall'ingratitudine. I nove ex-lebbrosi sono un' immagine realistica di una fede ancora diffusa, che ricorre a Dio come un celeste taumaturgo, un grande mago potente e misterioso che dispensa guarigioni a suo piacimento. Un Dio da ingraziare e da convincere. Un Dio da tirare dalla propria parte con abbondanti prestazioni religiose. Insomma: un Dio che non c'azzecca un tubo con il Padre rivelato da Ges. Per questo, dicevo, dobbiamo curare la qualit della nostra fede. I guariti sono dieci, ma solo il samaritano tornato a ringraziare. Ci che fa la differenza la guarigione del cuore. Non solo questione di pelle, c' una lebbra pi profonda da cui purificarci. I nove si sentono a posto, si fermano alla superficie, hanno gi avuto quello che volevano, perch tornare? Perch perdere tempo? Il samaritano, invece, torna dal Rabb. Si inginocchia ai suoi piedi e lo ringrazia. Che bella questa gratitudine, quanto ne abbiamo bisogno! Siamo cos anestetizzati, cos assuefatti che diamo tutto per scontato e abbiamo perso la bellezza semplice della gratitudine verso Dio e fra di noi. Grazie Signore: dillo con calma questo grazie, dillo per ogni persona che ami e anche per quelle che non ami abbastanza, per la tua vita... e poi non ti fermare pi!!! Ma che scoppi un po' di gratitudine in queste nostre chiese buie!!! Che chi ci vede uscire dalla Messa, o da un confessionale... ci veda felici!!!!! Grati!!!!! "Uno torn indietro lodando Dio a gran voce"... E che mai noi cristiani cos poco spesso ci si vede a lodare Dio a gran voce?! Preferiremo anche questa settimana tornare per lamentarci? O per piangerci addosso? O per accusare il mondo che ce l'ha con noi? Dai... possiamo tornare lodando Dio! Gratitudine... solo gratitudine... proviamoci! Coraggio, cari amici! Mettiamo ancora sotto il vaglio del Vangelo la nostra fede, lasciamo che la Parola di Ges trasfiguri e purifichi l'immagine di Dio che ci abita il cuore.

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fede, lasciamo che la Parola di Ges trasfiguri e purifichi l'immagine di Dio che ci abita il cuore. Incamminiamoci sui sentieri della gratitudine e impariamo a lasciarci stupire dall'amore che ci circonda. Buona Settimana don Roberto Seregni

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Signore, ho raccolto il miele buono delle tue parole dalla divina Scrittura; tu mi hai dato luce, mi hai nutrito il cuore, mi hai mostrato la verit. So che nel numero di quei lebbrosi, di quei malati, ci sono anch'io e so che tu mi stai aspettando, perch torni, pieno di gioia, a fare Eucaristia con te, nel tuo amore misericordioso. Ti chiedo ancora la luce del tuo Spirito per poter vedere bene, per conoscere e per lasciarmi cambiare da te. Ecco, Signore, apro il mio cuore, la mia vita, davanti a te... guardami, interrogami, risanami.

Andare oltre il galateo! Il messaggio del Vangelo odierno va ben oltre una lezione di buona educazione per imparare a dire grazie a chi ci fa un favore o un gesto cortese. Tre le parole che (forse) facciamo fatica a dire (forse) perch ci richiamano la nostra vulnerabilit, il dipendere, il fallire, la nostra miserevole condizione umana. Pronunciarle (forse) ci fa sentire inferiori. Le tre parole sono: Scusa, grazie e perdono. Scusarsi presuppone il riconoscimento di avere sbagliato, di avere ferito, offeso. Chiedere scusa una questione di giustizia. Le scuse si possono rifiutare. Segno di maturit accettarle. Il perdono un'altra cosa, significa "non tenere conto" dell'offesa ricevuta. Dovremmo sempre saper chiedere scusa e se ci teniamo alla persona, implorarne anche il perdono. Si possono presentare le scuse senza richiedere il perdono. Si possono accettare le scuse ma non concedere il perdono. Si pu pretendere il perdono senza presentare prima le scuse. Bisogna anche saper dire grazie per le scuse accettate, per il perdono accordato. Siamo portati infatti a pensare che tutto ci dovuto, e che non necessario ringraziare per i doni ricevuti. Porgere le scuse, chiedere il perdono, saper dire grazie, dei maturi, degli umili e dei grati. proprio una questione di coraggio!

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Lo Spirito Santo, che d la vita alla Chiesa, d la fede ai singoli e ai popolo; d la speranza e la carit ai cuori (Mihi vivere Christus est, 143).

Disegno di Sergio Toppi

"Occorre cercare, costruire la comunione, educare alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incominciando dalla famiglia, dalle realt ecclesiali, nel dialogo ecumenico pure". "Faccio crescere lunit in famiglia, in parrocchia, in comunit, o sono un chiacchierone, una chiacchierona". Le chiacchiere fanno male alla Chiesa per questo "un cristiano prima di chiacchierare deve mordersi la lingua! questo ci far bene, perch la lingua si gonfia e non pu parlare e non pu chiacchierare" Udienza Generale Piazza San Pietro, 25 settembre 2013

(*) "Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte. Vi sto chiedendo di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri... La felicit qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo che cos tanti non riescono mai a trovarla, perch la cercano nei posti sbagliati. La soluzione molto semplice: la vera felicit va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze pi profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo pu soddisfare il bisogno pi profondo del nostro cuore". Agli alunni delle scuole cattoliche in Scozia, 17 settembre 2010

Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria dell'Universo che in noi. Ci non si trova soltanto in qualche eletto, ma in ciascuno di noi. E nella misura in cui noi lasceremo brillare la nostra luce, inconsciamente lasceremo anche agli altri il permesso di farlo! Liberandoci delle nostre paure, la nostra libert libera automaticamente gli altri.

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In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scopr in s un dono del Signore: sapeva dipingere bellissime icone. Voleva dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un

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Voleva dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un modello adatto che esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinit e umanit? Epifanio non si dette pi pace: si mise in viaggio; percorse l'Europa scrutando ogni volto. Nulla. Il volto adatto per rappresentare Cristo non c'era. Una sera si addorment ripetendo le parole del salmo: "Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto". Fece un sogno: un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva quel volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l'innocenza di un bambino, la forza di un contadino, la sofferenza di un malato, la paura di un condannato, la bont di una madre, lo sgomento di un orfano, la severit di un giudice, l'allegria di un giullare, la misericordia di un confessore, il volto bendato di un lebbroso. Epifanio torn al suo convento e si mise al lavoro. Dopo un anno l'icona di Cristo era pronta e la present all'Abate e ai confratelli, che rimasero attoniti e piombarono in ginocchio. Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scrutava nell'intimo e interrogava. Invano chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello. Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo, ma cerca in ogni uomo un frammento del volto di Cristo. Bruno Ferrero

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