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16.07.

2009

Nota stampa:

La Resistenza nel gruppo Anti-Cerano

La Resistenza, band elettrofolk altosalentina di Enrico Cervellera ed Angelo Milone, aderisce alla
battaglia, condivisa da tanti brindisini (e non solo…), contro la centrale Enel di Cerano. Una manifestazione
promossa dal gruppo Anti-Cerano di Facebook (http://www.facebook.com/group.php?gid=45125059959), ha
recentemente portato alla ribalta, e con forza, un problema troppo spesso sottaciuto dai media e poco “trattato”
dall’opinione pubblica. È tempo di dire basta a tutto questo, è tempo di resistere. E la risposta non è il nucleare.
Proprio nei giorni in cui viene approvato il decreto che riporta l’Italia sulla strada del nucleare, i grandi della
Terra si sono seduti a tavolino per parlare di ambiente, sviluppo eco-sostenibile e mutamento climatico. Com’è
possibile tutto ciò? Nei mesi scorsi è circolata l’ipotesi della costruzione di una centrale nucleare in Puglia, o
nelle regioni limitrofe. Un referendum nazionale, nel 1987, aveva bocciato il nucleare in Italia. Oggi parecchi si
chiedono perché la questione sia stata riaperta, perché la volontà popolare venga negata. E non è questione di
campanilismo. Tutt’altro. Molti sostengono che i danni sull’ambiente generati da un eventuale incidente ad
un’installazione nucleare, situata anche a centinaia di chilometri dalla Puglia, si sentirebbero anche qui. La cosa
è risaputa. Dunque il problema è nazionale, non solo territoriale. Brindisi, e la Puglia, e tutto il mondo, hanno
già un problema. E quel problema si chiama centrale Enel di Cerano, proprio quella intitolata a Federico II,
probabilmente oggi ben poco felice della dedica, visto lo straordinario amore e sensibilità per la natura
dimostrati dallo Stupor Mundi con opere come il De arte venandi cum avibus. Sia considerato, il nostro, un
semplice e umile contributo all’accensione dei riflettori sulla cosa, nulla più. Riportiamo l’incipit della
descrizione dell’impianto Federico II (dal sito ufficiale dell’Enel, vedi:
http://www.enel.it/attivita/energia/energia_da_vivere/centrali_da_visitare/brindisi/): “la centrale è ubicata nel
territorio del comune di Brindisi, sulla costa a circa 12 km dalla città in località Masseria Cerano, e occupa
un'area di circa 270 ettari. È costituita da quattro sezioni a vapore da 660 MW ciascuna, entrate in servizio nel
periodo compreso tra ottobre '91 e novembre '93, per un totale quindi di 2640 MW installati”. Pensate, 2640
MW. E siamo nel 2009. Ed è nata poco meno di quattro lustri fa. E su una superficie di 270 ettari. Lì c’è la
campagna, fratelli. C’era la campagna. Una campagna fiore all’occhiello della produzione agricola pugliese.
C’erano spiagge, raccontano i più anziani, spiagge molto affollate. Dov’è finito tutto questo? Si è ben consci di
quanto abbia rappresentato, e rappresenti oggi, l’Enel a livello occupazionale nell’amata terra di Brindisi. Intere
generazioni hanno costruito la propria vita sul lavoro, diritto sacrosanto tutelato dalla Costituzione, presso gli
stabilimenti della centrale di Cerano. Si auspica quindi una graduale, ma decisa e irrevocabile, chiusura o
riconversione dello stabilimento presente e la costruzione ex-novo, se proprio si deve, di impianti di produzione
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energetica fondati su risorse rinnovabili, come il vento, il sole. Certamente non sul nucleare. Le tecnologie per
fare questo, a quanto pare, esistono. E a costi di progettazione/costruzione non dissimili da quelli di una
centrale nucleare (differenti, in meglio, nella gestione): “l’energia nucleare - ha dichiarato Ermete Realacci
(http://www.wikio.it/article/107512703#news107512703) - viene presentata dai suoi promotori come una fonte
di energia che ha risolto i problemi di sicurezza, pulita, illimitata e di basso prezzo. Non è così. […] Anche
tralasciando i problemi di sicurezza e la questione aperta dello smaltimento delle scorie, il nucleare ha segnato
il passo in questi anni nei paesi occidentali proprio per i suoi costi elevati”. I posti debbono essere
salvaguardati, garantiti. Questo prima di tutto. E dobbiamo salvare l’ambiente, la nostra terra. Dobbiamo farlo
per le generazioni future, per coloro che verranno. Almeno dobbiamo provarci. Ciascuno con il proprio. La
Resistenza fa musica, solo musica di provincia. Ma è una provincia, quella di Brindisi, che s’è svegliata. Che ha
gli occhi aperti nella notte. Nella notte buia dell’altosalento dove a brillare ci sono solo i camini e i fumi di
impianti da ripensare. Debbono muoversi i sindacati, i politici, di qualunque colore e schieramento, deve crearsi
un cordone di solidarietà e reciproca assistenza, trasversale, autonomo. Il gruppo Anti-Cerano nasce su questi
presupposti, per partecipare alla discussione, per entrare nel merito e non fare finta di niente. Studi dimostrano
che la centrale è “il primo impianto in Italia per emissioni di gas serra, con 14,4 milioni di tonnellate di CO2 nel
2006. E se a questi si affiancano gli altri dati, che vedono al secondo ed al terzo posto le centrali dell’Ilva e
dell’Edison di Taranto, il quadro è completo” (vedi: http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=4963). Sono
tanti i brindisini che oggi si ammalano di tumore. E tanti che non possono più parlare. Oggi sarebbero con noi.
A discutere della cosa. Non credete? Pensate a loro. Per questo bisogna aderire, sostenere questa battaglia. E
che sia una battaglia pacifica, questa. “Rivoluzioni di velluto”, le chiamano così, gli storici, le rivoluzioni dove
il cambiamento avviene gradualmente, come movimento di pensiero (vedi:
http://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_di_velluto). È questo che ci vuole a Brindisi, una rivoluzione di
velluto, morbida per tutti, concordata, partecipata, senza strappi. Il lavoro svolto da siti come Pugliantagonista.it
(il cui staff è tra i redattori del blog de La Resistenza: http://ww.laresistenzablog.blogspot.com) è importante
perché l’informazione circoli. Bisogna essere in tanti perché si chiami democrazia. “Meglio cambiare”, diceva
una reclame di qualche tempo fa. Diciamolo tutti: “meglio cambiare”. Io resisto se tu resisti.

A cura dell’Ufficio Stampa de La Resistenza

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