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rgomenti svolti:
Indipendenza lineare e scrittura unica.
Basi e dimensione.
Coordinate.
E
n
j=1
a
ij
w
j
):
x
1
(
n
j=1
a
1j
w
j
) + x
2
(
n
j=1
a
2j
w
j
) + + x
m
(
n
j=1
a
mj
w
j
) = 0
e mettendo in evidenza il sottoindice j risulta:
(
m
i=1
x
i
a
i1
)w
1
+ (
m
i=1
x
i
a
i2
)w
2
+ + (
m
i=1
x
i
a
in
)w
n
= 0 .
Cerchiamo allora una soluzione non banale x
1
, x
2
, , x
m
del sistema omogeneo:
Ingegneria dellAutoveicolo, LeLing7 4 Geometria
1.2 Basi e coordinate Geometria Lingotto.
_
m
i=1
x
i
a
i1
= 0
m
i=1
x
i
a
i2
= 0
.
.
.
m
i=1
x
i
a
in
= 0
e siccome m > n questo sistema ha una soluzione non banale per il Teorema di Steinitz.
Questo dimostra la seguente proposizione.
Proposizione 1.8. Se m > n e se v
1
, v
2
, , v
m
L(w
1
, w
2
, , w
n
) allora i vettori
v
1
, v
2
, , v
m
sono L.D.
Puo capitare che un sottospazio W sia generato in due modi diversi, cioe W =
L(w
1
, w
2
, , w
n
) e W = L(v
1
, v
2
, , v
m
). Ma se i vettori w
1
, w
2
, , w
n
sono L.I. e
anche i vettori v
1
, v
2
, , v
m
lo sono, allora m = n necessariamente, cioe il numero di
generatori L.I. di W non cambia, come risulta applicando la proposizione precedente.
Questo giustica la denizione di dimensione.
Denizione 1.9. Il sottospazio W = L(w
1
, w
2
, , w
n
) ha dimensione n se i vettori
w
1
, w
2
, , w
n
sono L.I. In simboli, si scrive dim(W) = n. Il sottospazio banale W =
{0} ha dimensione 0.
Ha anche senso parlare della dimensione dim(V) di uno spazio vettoriale (essendo V
un particolare sottospazio di se stesso): cioe, dim(V) = n se e solo se esistono n vettori
L.I. w
1
, w
2
, , w
n
tali che V = L(w
1
, w
2
, , w
n
).
1.2 Basi e coordinate
Se lo spazio vettoriale V ha dimensione n allora esistono n vettori w
1
, w
2
, , w
n
L.I.
che generano V. Detto in parole piu semplici: tutti i vettori v V si scrivono di modo
unico come combinazioni lineari di w
1
, w
2
, , w
n
, cioe
v = c
1
w
1
+ c
2
w
2
+ + c
n
w
n
.
Questo si puo interpretare come un corrispondenza 1 1 tra i vettori v V e le
colonne C
n
:
v
_
_
_
_
_
c
1
c
2
.
.
.
c
n
_
_
_
_
_
Ingegneria dellAutoveicolo, LeLing7 5 Geometria
1.2 Basi e coordinate Geometria Lingotto.
Cioe, data una colonna
_
_
_
_
_
c
1
c
2
.
.
.
c
n
_
_
_
_
_
si ricava un vettore v tramite i vettori w
1
, w
2
, , w
n
come la combinazione lineare v = c
1
w
1
+ c
2
w
2
+ + c
n
w
n
.
Notare limportanza che gioca lordine dei vettori w
1
, w
2
, , w
n
in questo ultimo
passaggio. Poniamo n = 3 per esempio, e prendiamo la colonna
_
_
1
2
3
_
_
che rappre-
senta il vettore v = 1.w
1
+ 2w
2
+ 3w
3
. Questo vettore e ovviamente diverso dal vettore
1.w
2
+2w
1
+3w
3
; dunque e importantissimo usare la componente i-esima della colonna
come coeciente del vettore i-esimo w
i
.
Da questa spiegazione discende la prossima denizione.
Denizione 1.10. Sia V uno spazio vettoriale. Una base B di V e una n-upla, (in
cui cioe conta lordine) (w
1
, w
2
, , w
n
) di n vettori tale che:
(i) i vettori w
1
, w
2
, , w
n
sono L.I.,
(ii) V = L(w
1
, w
2
, , w
n
).
In simboli, si scrive B = (w
1
, w
2
, , w
n
).
Osserviamo che il numero di vettori di una base e la dimensione dello spazio vetto-
riale.
Esempio 1.11. Ecco una base dello spazio C
3
:
B = (
_
_
1
0
0
_
_
,
_
_
0
1
0
_
_
,
_
_
0
0
1
_
_
)
Scambiando lordine dei vettori della base precedente si ottiene una base diversa:
D = (
_
_
0
1
0
_
_
,
_
_
1
0
0
_
_
,
_
_
0
0
1
_
_
)
Data una base B = (w
1
, w
2
, , w
n
) di uno spazio vettoriale la corrispondenza
Ingegneria dellAutoveicolo, LeLing7 6 Geometria
1.3 Esistenza delle basi Geometria Lingotto.
v
_
_
_
_
_
c
1
c
2
.
.
.
c
n
_
_
_
_
_
si chiama sistema di coordinate; equivalentemente, i coecienti c
1
, c
2
, , c
n
si dicono
le coordinate del vettore v rispetto alla base B = (w
1
, w
2
, , w
n
).
Esempio 1.12. Le coordinate della colonna
_
_
0
1
0
_
_
rispetto alla base D sono 1, 0, 0.
Le coordinate di un vettore cambiano a seconda della base. Ma ce un vettore le
cui coordinate sono sempre le stesse, in qualsiasi base: lo 0. Infatti, al vettore nullo
corrispondono sempre le coordinate 0, 0, 0, , 0.
Osservare che se un vettore v e il primo vettore di una base B, allora le sue coordinate
respetto a B sono 1, 0, 0, 0, . . . , 0. Se v e il secondo vettore allora le sue coordinate sono
0, 1, 0, 0, , 0, e cos` via.
Gli spazi vettoriali delle colonne C
n
hanno una base (resp. righe R
n
) chiamata base
canonica che e quella fatta con le colonne (resp. righe) aventi un coeciente uguale
a 1 e tutti gli altri uguali a zero, prese nelordine naturale.
1.3 Esistenza delle basi
Dalla denizione di dimensione e di base segue che ogni spazio di dimensione nita ha
una base.
Il problema dellesistenza di una base e il seguente: siano v
1
, v
2
, , v
n
V vet-
tori di uno spazio vettoriale e sia W = L(v
1
, , v
n
) il sottospazio da essi generato;
se i vettori v
1
, v
2
, , v
n
sono L.I. sappiamo per denizione che dim(W) = n e che
B = (v
1
, v
2
, , v
n
) e una base di W; ma cosa succede se i vettori v
1
, v
2
, , v
n
sono
L.D.? W ha comunque dimensione nita? Ed esiste una base di W?
Una cosa che dobbiamo capire e che le risposte a queste due domande non sono
banali, cioe rispondere ad esse comporta una certa fatica.
Ingegneria dellAutoveicolo, LeLing7 7 Geometria
1.4 Sottospazi: una desiguaglianza importante Geometria Lingotto.
Ecco un metodo che risponde a tale problema, noto come il metodo degli scarti suc-
cessivi.
Se i vettori v
1
, v
2
, , v
n
sono L.D. allora uno di loro si esprime come combinazione
lineare degli altri. Possiamo assumere per semplicita che questo vettore sia v
n
. Dunque
possiamo generare W con n 1 vettori scartando v
n
, dunque W = L(v
1
, , v
n1
).
Adesso ripetiamoci la domanda, chiediamoci cioe se i vettori v
1
, , v
n1
sono L.I.
oppure no. Se la risposta e si, allora dim(W) = n1 e abbiamo nito. Se la risposta e
no, possiamo continuare scartando ulteriori vettori. Chiaramente dopo un numero nito
di scarti o li avremo scartati tutti, oppure arriveremo ad una risposta positiva, cioe
dim(W) n ed esiste una base. Osserviamo che lunico caso in cui si scartano tutti e
quando v
1
= v
2
= = v
n
= 0, cioe W e il sottospazio banale W = {0} che contiene
solo il vettore nullo; e, in questo caso, dim(W) = 0.
Riassumiamo quanto spiegato nel seguente teorema.
Teorema 1.13. Se lo spazio vettoriale V e nitamente generato e non banale ( cioe
V = L(v
1
, v
2
, , v
n
) e almeno un vettore v
i
non e nullo) allora V ha una base e
dim(V) n.
1.4 Sottospazi: una desiguaglianza importante
Intuitivamente e chiaro che la dimensione di un sottospazio W V deve essere minore
o uguale alla dimensione dello spazio vettoriale V; per esserne sicuri dobbiamo pero
dimostrarlo.
Teorema 1.14. Sia W V un sottospazio dello spazio vettoriale V. Allora
dim(W) dim(V) .
Inoltre, la ugualianza e vera se e solo se W= V.
Dimostrazione. Sia n = dim(W), cioe W = L(v
1
, , v
n
) dove i v
1
, , v
n
sono
L.I. Allora se W = V risulta dalla discusione iniziale che dim(V) > n; cioe, se esiste
v / L(v
1
, , v
n
) allora i vettori v
1
, , v
n
, v sono L.I. e dunque dim(V) > n. 2
Corollario 1.15. Sia V uno spazio vettoriale. Se per ogni n N esiste un sottospazio
W di dimensione dim(W) n allora V non ha dimensione nita.
E facile vedere che molti spazi hanno dimensione innita (cioe, non nita); ad
esempio, lo spazio vettoriale di tutti i polinomi, quello di tutte le funzioni continue, etc,
etc.
Ingegneria dellAutoveicolo, LeLing7 8 Geometria