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Su traffico e ambiente la citt ha gi votato

Sulla fede e le competenze ambientaliste di Carlo Monguzzi non si possono nutrire dubbi. La sua proposta sposata da alcuni assessori della giunta Pisapia - di interpellare i milanesi sul futuro delle domeniche a piedi non pu dunque essere confusa con le periodiche iniziative attraverso le quali le opposizioni vorrebbero mobilitare residenti e commercianti contro Area C e le manovre antitraffico. Piuttosto, come una sincera occasione partecipativa offerta alla citt. Nel momento in cui, scorrendo le lettere, le mail, i tweet, a partire da quello di Fabio Fazio cha ha acceso la polemica, se ne coglie il sordo risentimento di fronte alla messa in atto di quello che pure aveva deciso si dovesse fare. Il 12 e 13 giugno 2011, il quesito pi controverso dei referendum ambientali, quello col quale ci si proponeva di ridurre traffico e smog attraverso il potenziamento dei mezzi pubblici, lestensione di Ecopass e la pedonalizzazione del Centro aveva raccolto il 79,12% dei consensi che salivano al 95% quando ci si proponeva di raddoppiare il verde pubblico, ridurre il consumo del suolo, garantire il futuro del parco dellExpo, riaprire il sistema dei Navigli. Se si volesse davvero chiamare la citt a un nuovo referendum, lo si dovrebbe fare per misurare la distanza che ancora separa limpegno del Comune dai suoi concreti risultati. Le aree pedonali dovevano raddoppiare entro il 2012, comprendendo per lotti lintera Cerchia dei Navigli, cos come le aree a traffico moderato. Le bici gialle avrebbero dovuto diventare 10mila e 1.000 le auto elettriche a disposizione del car-sharing. Per non dire che lArea C si sarebbe dovuta estendere fino alla cerchia ferroviaria per diminuire il traffico del 50%. Questo vogliono, a larga maggioranza, i milanesi. Ma questo solo in parte accaduto. E un nuovo referendum parrebbe un semplice pretesto per fare un passo indietro, arrendersi alle difficolt e una facile scusa per non mantenere impegni presi di fronte a tutti i cittadini. Lobiezione ricorrente sulle domeniche a piedi che non servano a nulla per la difesa ambientale. Ed vero. Non serve a nulla neanche vietare il fumo nelle aree giochi dei parchi pubblici, perch i bambini continueranno a respirare laria malata di Milano. E serve perfino a poco bloccare il traffico quando le centraline sfondano i limiti di concentrazione del Pm10. E sono molti i comportamenti imposti ai cittadini che, probabilmente, farebbero volentieri a meno di tenersi in casa il sacchetto dellumido, raccogliere le cacche del proprio cane, usare le riciclerie invece di abbandonare di tutto per strada, ridurre la temperatura del riscaldamento Ma sono tutti richiami a una responsabilit collettiva, quella dei cittadini appunto, resi consapevoli e responsabili di scelte individuali che possono contribuire al bene collettivo. Se questo ha un senso evidente se si discute del bene economico della collettivit, lo ha anche

quando si suggeriscono comportamenti virtuosi nellusare il proprio terri torio. E il sacrificio di organizzarsi con un mese danticipo per vivere per otto lunghissime ore in una citt che rinuncia a un pezzetto della sua mobilit per dimostrare che, molto spesso, si pu fare a meno dellauto, una condizione per sperimentare, in dosi omeopatiche, proprio il futuro che si vorrebbe per tutti. A meno che, in quelle calde giornate di giugno, gli elettori non siano restati prigionieri di unallucinazione collettiva. Nulla, naturalmente, vieta di cambiare idea, ma un minimo di coerenza non si pu pretendere solo dai politici. (la Repubblica Milano, 9 aprile 2013)

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