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ECONOMIA E FELICIT.

LA TEORIA AUSTRIACA DEI BENI RELAZIONALI DA MENGER A ROBBINS


Antonio Magliulo

1. Introduzione Al cuore della nostra vita ha scritto Richard Layard (2005: 13) c un paradosso. La maggior parte delle persone vuole guadagnare di pi e si batte per raggiungere questo scopo. Tuttavia, mentre la ricchezza delle societ occidentali ha continuato a crescere, i loro abitanti non sono affatto diventati pi felici. I soldi non comprano la felicit, lo sappiamo da tanto tempo. Che talvolta possano anche distruggerla una piccola verit custodita nel grande tempio della sapienza popolare. Ma che la felicit sia del tutto insensibile alla ricchezza un fatto nuovo che suscita stupore e perplessit. Il paradosso della felicit ha conquistato contemporaneamente le prime pagine di autorevoli riviste scientifiche e le covers di influenti magazines. Ha incuriosito insieme economisti di professione e opinione pubblica. Nel 2004 Kahneman riceve il Nobel in economia per contributi scientifici riconducibili al tema della felicit. Linfluente settimanale inglese The Economist dedica la copertina dellultimo numero del 2006 a Happiness (and how to measure it); il leading article inizia con queste parole: Capitalism can make a society rich and keep it free. Dont ask it to make you happy as well (The Economist 2006). La prima questione che divide gli economisti : leconomia politica pu (o deve) occuparsi di felicit? I beni che riteniamo possano concorrere a migliorare il ben-essere o la felicit degli individui appartengono alleconomia politica? Ricadono nella sua sfera dindagine? Un numero crescente di studiosi risponde in modo affermativo. Alcuni sostengono anzi che leconomia nasce, nel Settecento, come scienza della felicit pubblica, che indaga direttamente la relazione tra benessere materiale e benessere spirituale. Poi diventa la scienza della ricchezza, nel presupposto che il benessere materiale contribuisca, indirettamente, ad accrescere la felicit pubblica. Infine si trasforma nella scienza della scelta razionale che indaga la condotta degli uomini quando, nel perseguire fini alternativi, dispongono di mezzi scarsi. Il marginalismo, secondo questa lettura, spezza il tenue legame tra economia e felicit. Le relazioni umane sono infatti considerate soltanto una modalit per procurarsi beni che appagano bisogni. La relazione umana puramente strumentale. Il bene loggetto della relazione. Mai la relazione stessa. Secondo questi studiosi, la felicit dipende largamente proprio dalle relazioni umane non

strumentali o pure o genuine, che essi definisconobeni di relazione o relazionali. Il bene cio la relazione stessa: per esempio la relazione tra genitori e figli, tra amici, tra membri di unassociazione o di una societ. Il marginalismo, disconoscendo la natura economica delle relazioni non strumentali, avrebbe impedito alleconomia politica di indagare il tema della felicit e di spiegare i suoi paradossi. Questa ricerca nasce da una piccola scoperta, come spesso accade un po casuale. La scoperta che, nel tempo del marginalismo, ad opera proprio di quegli economisti austriaci che porteranno Robbins a scrivere lo statuto epistemologico della moderna economia, si compie il pi importante tentativo di stabilire se e in che senso i beni di relazione sono beni economici. Il lavoro cos strutturato. Nel paragrafo 2 ricordo brevemente il significato del paradosso della felicit e le principali spiegazioni che sono state fino ad oggi avanzate. I paragrafi successivi, seguendo lordine naturale scandito dal tempo, ricostruiscono la storia della teoria austriaca dei beni relazionali. Austriaca in unaccezione ampia perch, accanto agli austriaci di nascita e di fede scientifica Menger e Bhm-Bawerk figurano anche gli anglo-austriaci Wicksteed e Robbins. Nel paragrafo 3 presento la teoria di Menger del 1871. Nel paragrafo 4 quella di Bhm-Bawerk del 1881. Nel paragrafo 5 espongo gli sviluppi della teoria austriaca pura, dalla critica dellortodosso Dietzel del 1882 alla versione postuma di Menger del 1923. Nel paragrafo 6 presento la teoria di Wicksteed e Robbins. Qui il lettore avvertir un piccolo salto nel tempo e nello spazio. Wicksteed mostra una sorprendente affinit con le idee degli economisti austriaci e influisce sulla metodologia di Robbins, che diventa mainstream. Nel paragrafo 7 spiego qual , a mio avviso, il significato storiografico della teoria austriaca dei beni relazionali e cio come essa si colloca nella storia dei rapporti tra economia e felicit; una storia che conosciamo soprattutto grazie ai contributi di Bruni e Zamagni. Seguono brevi conclusioni 1 .

2. Il paradosso della felicit e le principali spiegazioni degli economisti contemporanei Nel 1974 leconomista e demografo americano Richard Easterlin scopre e descrive il paradosso della felicit. Da quel momento si sviluppata ed accumulata unenorme massa di dati empirici. Recentemente Olivier Blanchard (2006: 214-215) li ha raccolti e spiegati, a mio giudizio, nel modo pi sintetico ed efficace possibile. Il paradosso consiste in questo. Per bassi livelli di reddito si manifesta una correlazione positiva tra reddito e felicit: maggiore il reddito, maggiore la felicit. Per alti livelli di reddito la correlazione scompare: maggiore il reddito, sostanzialmente invariata la felicit. Il risultato emerge sia confrontando nello spazio paesi diversi sia comparando nel tempo uno stesso paese.
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Sulleconomia della felicit si ormai accumulata unabbondante letteratura. Mi limito ad indicare alcune opere di riferimento: Layard (2005), Frey e Stutzer (2006), Bruni e Porta eds. (2004, 2006, 2007), Pugno (2007).

I dati sono stati cos raccolti. Ad un campione di persone appartenenti a 81 paesi diversi sono state poste due domande. La prima: Taking all things together, would you say you are very happy, quite happy, not very happy, not at all happy?. La seconda: All things considered, how satisfied are you with your life as a whole these days?. Alla seconda domanda gli individui potevano rispondere attribuendo un voto compreso tra 1 (dissatisfied) e 10 (satisfied). Sono state contate le risposte positive, che esprimevano uno stato di benessere, e cio very happy ed happy alla prima domanda e un punteggio da 6 a 10 alla seconda domanda. A questo punto stato costruito un diagramma a dispersione ponendo sullasse verticale la percentuale di coloro che avevano risposto felicemente alla duplice domanda e sullasse orizzontale il reddito procapite espresso in dollari PPP1999. Il grafico mostra tre evidenze. Alla fine degli anni novanta, i paesi dellEst europeo risultano poco felici, i paesi ricchi sono pi felici dei paesi poveri, ma i paesi ricchi, sia che dispongano di un reddito procapite di 20.000 dollari sia che dispongano di un reddito procapite di 35.000 dollari sono, sostanzialmente, felici allo stesso livello. Il reddito conta cio soltanto fino ad un certo limite. Le comparazioni tra paesi potrebbero essere falsate da un diverso modo di intendere e percepire la felicit. Sono state svolte indagini anche allinterno di uno stesso paese. Per esempio, ad un campione rappresentativo di cittadini americani, a partire dal 1975, stata posta la seguente domanda: Taken all together, how would you say things are these days would you say you are very happy, pretty happy, or not too happy?. Ecco le risposte del 1975: very happy (32%), pretty happy (55%), not too happy (13%). Ed ecco le risposte del 1996: very happy (31%), pretty happy (58%), not too happy (11%). Le dichiarazioni di felicit, come si vede, restano sostanzialmente immutate. Ma, dal 1975 al 1996, il reddito procapite degli americani aumenta di oltre il 60%. Di nuovo, oltre un certo livello, il reddito lascia indifferente la felicit. Infine sono stati messi a confronto gli americani pi ricchi con quelli pi poveri (the people in the top quarter and in the bottom quarter of the income distribution). Ecco i dati riferiti al 1998. I ricchi: 37% very happy, 57% pretty happy e 6% not too happy. I poveri: 16% very happy, 53% pretty happy e 31% not too happy. I dati si prestano a diverse letture. Quello che a me pi sorprende che tra i ricchi la percentuale maggiore non very happy e tra i poveri non not too happy. In entrambi domina la stessa dichiarazione di pretty happy (oltre il 50%). Come a ribadire che il reddito conta solo in parte. Complessivamente i dati confermano lesistenza del paradosso. Scrive Blanchard (2006: 215): What conclusions can we draw from all this evidence? At low levels of output per capita, say

up to $15,000 or about half of the current U.S. level, increases in output per capita lead to increases in happiness. At higher levels, however, the relation appears much weaker 2 . I dati vanno innanzitutto valutati in rapporto alla metodologia utilizzata. La felicit di cui si parla quella percepita e dichiarata dagli intervistati. una felicit puramente soggettiva. Layard lha definita illuministica. Scrive: quando parlo di felicit mi riferisco al sentirsi bene cio essere contenti della propria vita e volere che questa sensazione perduri; infelice, al contrario, chi sta male e vorrebbe che le cose andassero diversamente (Layard 2005: 25). Questa concezione di felicit, occorre ricordarlo, non univocamente condivisa n dagli economisti n dai filosofi. Nella tradizione aristotelica, per esempio, lo stato di benessere, leudaimonia, scaturisce dalla vita buona o virtuosa ed qualcosa di sostanzialmente diverso da uno stato danimo. In modo analogo, autorevoli economisti hanno posto il problema di una misura oggettiva della felicit che riduca le incertezze di una metodologia centrata esclusivamente sullautovalutazione degli intervistati. Per Kahneman, loggettivit consiste nelleliminare gli errori cognitivi. Gli individui facilmente si ingannano. La stecca di un corista pu cancellare il ricordo di un concerto fino a quel punto perfetto. La separazione di due coniugi pu alterare la memoria di anni di piacevole convivenza. E cos via. Kahneman ha ideato un approccio che permette di registrare la experienced utility evitando gli errori di percezione 3 . Sen guarda invece alle capacitazioni e cio alle libert effettive di fare ed essere. I poveri, spesso, hanno pochi e semplici desideri. Lappagamento di quei desideri non sufficiente. La felicit consiste nel garantire loro almeno le capacitazioni di base e cio: la libert di essere nutrito, ben protetto e in buona salute, la capacit di evitare epidemie e mortalit prematura, la capacit di muoversi liberamente, la possibilit di partecipare alla vita della comunit ecc. (Sen 2006: 54). Molti economisti, magari non condividendo limpianto soggettivista e illuminista dellindagine statistica, hanno cercato di risolvere il paradosso della felicit. Le principali spiegazioni possono essere distinte in due gruppi: basate sui beni di consumo e basate sulle relazioni sociali e personali 4 . Perch insieme al reddito non cresce la felicit? Gli autori del primo gruppo rispondono: perch insieme al reddito e al consumo effettivo cresce il consumo atteso o desiderato. La felicit aumenterebbe se gli individui potessero, istante dopo istante, appagare i consumi desiderati. Il paradosso si manifesta a causa di un gap tra consumo effettivo e consumo atteso. Sulle ragioni del
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La sintesi di Blanchard si basa su tre lectures di Layard (2003). Si vedano Kahneman (2004) e Kahneman e Riis (2006). 4 Ho ripreso questa distinzione da Pugno (2007) ma poi, sulla base delle mie ricerche, mi sono concentrato soltanto su alcune spiegazioni. Pugno include nel primo gruppo le teorie basate sulladattamento e sui tratti personali, sullutilit marginale decrescente del reddito, sulle aspirazioni relative al consumo futuro e sul reddito relativo, e nel secondo gruppo le teorie basate sulle esternalit negative sul capitale sociale, sullinsufficiente investimento in capitale sociale e sullincapacit soggettiva di migliorare le relazioni personali.

gap, gli autori avanzano spiegazioni diverse. Easterlin immagina individui che si procurano e utilizzano un reddito monetario per soddisfare i bisogni avvertiti. Col reddito, crescono per i desideri. Unauto nuova appaga solo per un po. Poi rispunta il desiderio di possederne una pi bella. La corsa con se stessi. Contano il reddito e il consumo assoluti. La metafora rivelatrice quella del tappeto rullante (treadmill): lindividuo corre ma resta fermo. Il reddito (le gambe) si muovono insieme al tappeto (i consumi desiderati) e la persona (la felicit) non si sposta. Frank d una risposta diversa. Gli individui corrono con o contro altri. Un detto americano recita: Stare al passo con i Jones e cio con i vicini di casa. Laumento del reddito e del consumo assoluti non sono sufficienti. Non basta avere unauto nuova se i Jones ne possiedono una pi bella. Contano il reddito e il consumo relativo: la felicit aumenta insieme al reddito solo se, mediamente, si riducono le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Alla stessa domanda perch insieme al reddito non cresce la felicit? gli autori del secondo gruppo rispondono: perch la felicit dipende, oltre che dai beni di consumo, dalla qualit delle relazioni umane genuine o non strumentali. Fino ad un certo punto, gli aumenti di reddito e di consumo accrescono la qualit delle relazioni umane. Raggiunta una soglia critica, ulteriori incrementi di reddito e consumo deteriorano la qualit delle relazioni umane annullando il benessere generato dal consumo aggiuntivo. Layard (2005: 84) enumera Sette Grandi Fattori che influiscono sulla felicit o infelicit: le nostre relazioni familiari, la nostra situazione economica, il nostro lavoro, la comunit in cui viviamo e i nostri amici, la nostra salute, la nostra libert personale e i nostri valori personali. E aggiunge: Fatta eccezione per la salute e il reddito, tutti gli altri hanno a che fare con la qualit delle nostre relazioni (Ibidem). Bruni e Zamagni sono tra gli studiosi che hanno cercato di definire esattamente la natura e le caratteristiche dei beni relazionali. Mi soffermer ad esaminare il loro contributo perch pi direttamente si collega al tentativo compiuto dagli economisti austriaci. Bruni (2006a: 163) spiega il paradosso della felicit con il grafico di una parabola. Sullasse verticale pone un indice di felicit, su quello orizzontale il reddito (e il relativo consumo). Nel tratto ascendente della curva si manifesta la correlazione positiva tra reddito e felicit: maggiore il reddito, maggiore la felicit. Ovvero: un maggior benessere materiale favorisce il miglioramento delle relazioni interpersonali. Genitori meno impegnati nella lotta per la sopravvivenza possono dedicare pi tempo alleducazione dei figli. Il punto di massimo un punto critico superato il quale la curva assume una pendenza negativa: maggiore il reddito, minore la felicit. Genitori protesi alla ricerca di crescenti standard di consumo finiscono per trascurare il rapporto con i figli. Le persone

si ritrovano con pi beni di consumo e meno beni di relazione. Nel bilancio della felicit, il saldo pu diventare negativo. Ma cosa sono esattamente i beni relazionali? Sono beni in senso economico? Bruni e Zamagni riprendono e sviluppano una teoria esposta nel 1986 dalla filosofa americana Martha Nussbaum. I beni relazionali sono relazioni non strumentali che soddisfano bisogni di interazione sociale. Scrivono: La differenza tra i beni relazionali e i beni nei quali la qualit della relazione che si instaura tra i contraenti una caratteristica importante, come in un servizio alla persona, risiede nel fatto che nei beni relazionali la relazione in s a costituire il bene economico: sono beni di relazione (come si esprime Martha Nussbaum, introducendo nel 1986 lespressione) (Bruni e Zamagni 2004: 271-72, corsivi originali) 5 . Insomma, le relazioni umane non servono soltanto a procurarsi, attraverso atti di scambio, beni e servizi. Sono esse stesse un bene. Secondo Bruni (2006a: 158), i beni relazionali formano un terzo genus rispetto alla classica ripartizione dei beni economici in privati e pubblici. La ripartizione, come noto, avviene sulla base di un duplice connotato: la rivalit nel e la escludibilit dal consumo. I beni privati sono rivali ed escludibili. Il gelato che stai mangiando non pu essere gustato da altri: sorge una rivalit nel consumo. Se non paghi il prezzo, non puoi avere il gelato: facile e possibile escludere qualcuno dalla fruizione del bene. I beni pubblici sono invece non rivali e non escludibili. La sicurezza un bene pubblico. Tutti coloro che vivono in Italia sono protetti da polizia e carabinieri: non c rivalit nel consumo. Non possibile escludere qualcuno dalla fruizione di quel servizio: per il solo fatto di vivere in Italia, si protetti da polizia e carabinieri. Ora, secondo Bruni, da un certo punto di vista, sia i beni privati che quelli pubblici appartengono ad una stessa classe di beni: quella che considera le relazioni umane puramente strumentali. Da questo punto di vista, non sono diversi: si va dal gelataio per acquistare il gelato, ci si rivolge alla polizia per tutelare un interesse legittimo. La relazione puramente strumentale: il bene il gelato o la sicurezza. Non la relazione interpersonale. Ci che distingue i beni privati da quelli pubblici lassenza o presenza di interferenze nel consumo o esternalit positive e negative. Il terzo genus ma forse sarebbe pi corretto dire la seconda classe comprende invece i beni relazionali, quei beni cio che consistono di relazioni umane genuine, in cui la relazione non un mezzo per procurarsi altri beni ma il bene stesso: le relazioni familiari, amicali, affettive, sociali.

I due autori riprendono anche una teoria economica originariamente elaborata da Gui (1987, 2002). Si veda inoltre Zamagni (2006) e Sacco e Zamagni (2006).

Le principali caratteristiche dei beni relazionali sono la reciprocit e la gratuit. La relazione reciproca se co-prodotta e co-consumata dai soggetti coinvolti ed gratuita se scaturisce da motivazioni intrinseche 6 . Gli autori hanno illustrato lidea con una serie di esempi. Si va dal barbiere per tagliarsi i capelli. La relazione, in s, strumentale: serve a procurarsi un servizio. uno scambio di equivalenti: si paga il barbiere per il servizio che si riceve. Ma dal barbiere pu nascere un clima relazionale ovvero una relazione amichevole che ha un valore in s distinto dal servizio che il barbiere offre. La relazione non strumentale, per essere tale, deve essere reciproca, biunivoca, altrimenti saremmo in presenza semplicemente di un prodotto differenziato che il consumatore disposto a pagare di pi. Lo stesso accade nelle relazioni familiari, amicali, affettive, civili, come la partecipazione alla vita della polis attraverso organismi associativi. Anche in questi casi possibile separare la relazione strumentale, che risponde al principio dello scambio di equivalenti, da relazioni non strumentali che si uniformano al principio di reciprocit. La teoria neoclassica considera addizionabili le motivazioni intrinseche ed estrinseche degli agenti economici. Una persona dona il sangue per un sentimento di solidariet umana (motivazione intrinseca). Un incentivo economico (motivazione estrinseca) dovrebbe rafforzare quella decisione. Un ragazzo accompagna il nonno a passeggiare per affetto. Un compenso monetario dovrebbe rafforzare quel sentimento. I genitori arrivano puntuali alla chiusura dellasilo per rispetto verso le maestre. Una multa dovrebbe disincentivare i ritardi. Questi, ed altri esempi, sono stati utilizzati per mostrare che, contrariamente a quanto sostiene la teoria neoclassica, le motivazioni estrinseche spiazzano le motivazioni intrinseche: un incentivo economico riduce le donazioni di sangue, un compenso monetario disincentiva le azioni solidali, le multe negli asili incentivano i ritardi. Imputare un prezzo ad una relazione non strumentale, che per il soggetto aveva implicitamente un valore indefinito e tendenzialmente infinito, significa attribuirle uno specifico e spesso ridotto valore monetario. Significa trattarla come relazione strumentale e cio distruggerla come relazione non strumentale, come bene relazionale. Significa applicare il principio dello scambio di equivalenti laddove vige un principio di reciprocit. Le relazioni non strumentali sono gratuite. Cosa vuol dire gratuite? Forse che non sono beni economici? Per Bruni significa che non possono avere un prezzo di mercato. Per Antoci, Sacco e Vanin (2002) che, pur non avendo un prezzo, possono richiedere un costo opportunit. Oggi sviluppare o mantenere relazioni familiari, amicali, sociali richiede tempo. Sono attivit time intensive che implicano la rinuncia a beni e
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Le altre caratteristiche-base sono: Identit (delle singole persone coinvolte), Simultaneit (il bene co-prodotto e coconsumato nello stesso momento dai soggetti coinvolti), Motivazioni (intrinseche), Fatto emergente (il bene emerge allinterno di una relazione), Bene (ha un valore ma non un prezzo di mercato). Il bene relazionale, cos definito, sfugge alla tradizionale ripartizione tra beni privati e beni pubblici, e semmai pu essere definito, usando unespressione che Bruni mutua da Luca Zarri, anti-rivale, cfr. Bruni (2006a: 158-161).

attivit alternative. I beni relazionali sono comunque beni che ricadono nella sfera dindagine delleconomia politica. In breve, di fronte al paradosso della felicit, e cio al fatto che, raggiunta una soglia critica, agli incrementi di reddito non corrispondono pi incrementi di felicit, gli economisti hanno proposto una duplice spiegazione: secondo alcuni ci accade perch si crea un gap tra consumo effettivo e consumo desiderato, secondo altri perch sorge un trade-off tra beni di consumo e beni relazionali. Alcuni autori hanno elaborato una teoria dei beni relazionali, muovendo da quello che essi considerano il primo contributo scientifico al tema: la teoria esposta nel 1986 dalla filosofa Nussbaum. Ma, oltre cento anni prima, nella Germania divisa dalla disputa sul metodo, lo stesso tema era stato affrontato dai grandi economisti austriaci.

3. La teoria dei beni relazionali di Carl Menger del 1871 Nel 1871 Carl Menger pubblica i Princip fondamentali di economia, una pietra miliare del marginalismo 7 . Nel primo capitolo, dedicato alla Teoria generale dei beni, affronta esplicitamente la questione se i rapporti personali sono beni economici. Scrive: Di particolare interesse scientifico sono anche quei beni che vengono definiti da alcuni studiosi della nostra scienza rapporti personali, e ritenuti una particolare categoria di beni. Rientrano fra questi le ditte, le clientele, i monopoli, i diritti editoriali, le patenti, le concessioni governative, i diritti dautore, e per alcuni scrittori anche i rapporti di famiglia, lamicizia, lamore, le comunit religiose e scientifiche, e via di seguito (Menger 1871 [2001]: 52). Sono inclusi, come si vede, i beni di relazione (famiglia, amicizia, amore) e i diritti di propriet intellettuale (diritti editoriali e dautore). Gli studiosi a cui si riferisce sono Hermann, Roscher e Schffle e cio autorevoli esponenti della Scuola Storica tedesca alla ricerca di una dimensione etica delleconomia. In particolare, scrive Menger, nel 1832 Hermann riassume nel concetto di beni esterni un gran numero di rapporti personali (sociali, affettivi, familiari, lavorativi, ecc.), e li contrappone ai beni materiali e alle prestazioni personali quale particolare categoria di beni; nel 1856 Roscher aggiunge anche lo stato ai rapporti personali, e nel 1867 Schffle suddivide i beni in cose, prestazioni personali e diritti (Ibidem: nota 5, 310 ) 8 . Hermann sarebbe dunque il primo ad aver introdotto, accanto agli oggetti materiali ed ai servizi immateriali, una terza classe di beni costituita di rapporti personali. Tuttavia, osserva Menger, se anche Schffle, che il teorico migliore, si stupisce che questi beni possano considerati
Anche sui fondatori della Scuola Austriaca esiste unenorme letteratura. Su Menger mi limito a segnalare Caldwell B.J. (1990) (ed.). 8 Menger (Ibidem) cita le seguenti opere: Schffle, Teorie der ausschliessenden Verhltnisse, 1867, Hermann, Staatswirthschaftliche Untersuchungen, 1832 e Roscher, System, I, 3. Nella edizione italiana dei Princip sono indicati i riferimenti esatti dei volumi di Hermann (1832), Roscher (1856) e Schffle (1867a).
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economici, ci deriva da una mentalit pervasiva che induce a considerare come beni soltanto le cose materiali e le prestazioni lavorative. Scrive: Se tuttavia il teorico che si occupato nella maniera pi approfondita di questoggetto ammette che lesistenza di tali rapporti in quanto beni ha qualcosa di stupefacente, e che allocchio imparziale essi appaiono come unanomalia, ci dipende in realt, credo, da qualcosa di pi profondo del carattere realistico della nostra epoca, anche qui inconsapevolmente allopera, che riconosce come cose, e quindi anche come beni, soltanto materie e forze (ossia beni materiali e prestazioni lavorative) (Ibidem: 52). Per stabilire se e in che senso i rapporti personali sono beni economici occorre disporre di una teoria generale dei beni. Ed proprio alla luce di una nuova teoria generale dei beni che Menger valuta la natura dei rapporti personali. Affinch una cosa diventi un bene, e cio sia utile a soddisfare un bisogno, necessaria la contemporanea presenza di quattro presupposti. Deve esistere un bisogno che la cosa soddisfa (per esempio il bisogno di guarire dalla malaria). La cosa deve essere idonea a soddisfare il bisogno (il chinino guarisce dalla malaria). Gli uomini devono riconoscere lidoneit della cosa a soddisfare il bisogno (la corteccia di china, prima che se ne scoprissero le virt terapeutiche, non era un bene). La cosa deve essere disponibile (il chinino non un bene per un paese che non pu procurarselo). Il bene torna ad essere una cosa se viene meno uno dei quattro presupposti. Per esempio, il chinino retrocede a cosa se la malaria viene debellata. Infine, in bene diventa economico quando scarso rispetto ai bisogni che soddisfa. Lacqua diventa un bene economico quando insufficiente a soddisfare molteplici e alternativi bisogni: dissetare, irrigare, lavare, ecc. Allora si pone un problema di scelta razionale nella destinazione di una risorsa scarsa. Leconomia si occupa solo dei beni economici e cio utili e scarsi. Ma la scarsit un concetto relativo. Deriva da una comparazione tra beni e bisogni soggettivi. Un bene diventa economico quando scarso e torna ad essere un semplice bene quando la scarsit scompare. Menger osserva che la classica distinzione tra oggetti materiali e prestazioni lavorative (o servizi immateriali) restrittiva. Vi sono azioni ed anche omissioni che, pur non essendo prestazioni lavorative, sono utili e talvolta acquistano un valore economico. Un cliente che abitualmente si rivolge ad un negozio compie unazione utile per il negoziante che non richiede alcuna prestazione lavorativa. La clientela diventa per il negoziante un bene immateriale che egli pu vendere insieme ai beni materiali che compongono il negozio. La clientela cio un bene economico distinto dai beni materiali, che appartiene alla classe delle azioni umane utili. Un medico di provincia che, ritirandosi, lascia laltro medico in una posizione di monopolio compie unazione utile per il collega, che non implica alcuna prestazione lavorativa:

Che qualcuno compri da me le proprie merci, o richieda i miei servigi di avvocato, non richiede certamente alcuna prestazione lavorativa da parte sua, ma per me unazione utile. Il fatto che un medico benestante, che vive in una piccola cittadina di provincia, dove esiste solo un altro medico oltre lui, smetta di esercitare ancor meno da ritenersi una prestazione lavorativa da parte sua, ma in ogni caso unomissione molto utile per il secondo medico, che diviene perci monopolista. Il fatto che un piccolo o grande numero di persone (per esempio di clienti) compia regolarmente azioni utili per unaltra persona (per esempio un negoziante), non modifica la natura di questultima, cos come il fatto che alcuni o tutti gli abitanti di un luogo, o di uno stato, compiano volontariamente o per costrizione giuridica certe omissioni utili per una persona (monopoli naturali o legali, diritti editoriali, brevetti, ecc.) non muta assolutamente la natura di tali omissioni utili. Di conseguenza, ci che si definisce clientela, pubblico, monopolio, ecc., sono soltanto dal punto di vista economico azioni od omissioni utili per altre persone, oppure come accade solitamente per esempio per le ditte, complessi di beni materiali, prestazioni lavorative e di altre azioni od omissioni utili (Ibidem: 53, corsivi originali). La stessa cosa vale nelle relazioni amicali e affettive. Sono azioni ed omissioni utili per qualcuno. Se disponibili, sono beni in senso economico:

Persino i rapporti damicizia e damore, le comunit religiose e cos via, consistono palesemente in tali azioni od omissioni di altre persone utili per noi. Se ora queste azioni od omissioni utili sono tali da poterne disporre, come di fatto accade nel caso della clientela, delle ditte, dei diritti di monopolio, ecc. non si capisce perch dovremmo negar loro il carattere di beni, senza dover ricorrere alloscuro concetto di rapporti personali, e senza dover contrapporre questi ultimi ai restanti beni come una particolare categoria (Ibidem). . Si noti lespressione utili per noi. Menger riconosce ai rapporti personali la natura di beni nel senso delleconomia. Ma sembra considerarli come azioni ed omissioni unidirezionali: il cliente che sceglie lavvocato, il medico che, ritirandosi, favorisce il collega Non fa esempi sullamore e lamicizia. Ma da ci che scrive non difficile dedurli. La madre che abbraccia il figlio compie unazione utile per lui, non una prestazione lavorativa. Un ragazzo che va a trovare un amico compie unazione utile per lui, non una prestazione lavorativa. Menger guarda solo ad una dimensione dellazione: labbraccio delle madre rende felice il figlio, la visita dellamico rende felice un ragazzo. Non considera laltra dimensione: nellabbraccio emerge e si rafforza un amore reciproco, nellincontro unamicizia reciproca. Considera labbraccio della madre unazione umana utile, un bene nel senso delleconomia, che accresce il benessere, lutilit, del figlio; la visita dellamico, unazione umana utile che accresce lutilit dellaltro. Sembra applicare la propria teoria generale dei beni. Labbraccio della madre un bene, per il figlio, perch soddisfa il bisogno daffetto, idoneo a soddisfarlo, riconosciuto come tale ed disponibile. Un bene gratuito finch non scarso. In teoria niente impedisce di considerare la stessa azione, labbraccio, 10

utile anche per la madre. Ma Menger non descrive alcuna simultaneit o reciprocit. Le azioni di un soggetto sono utili per altri. Lavvocato svolge un servizio, una prestazione lavorativa, utile per il cliente. La madre unazione, non una prestazione lavorativa, utile per il figlio. Menger distingue i beni in due grandi classi: i prodotti materiali e le azioni (ed omissioni) umane utili. Nella seconda classe include, accanto alle prestazioni lavorative, tutti i rapporti personali: Io credo piuttosto che i beni si possono ordinare nelle due categorie dei beni materiali (comprese tutte le forze naturali, posto che siano beni) e delle azioni umane utili (od omissioni), fra le quali le pi importanti sono le prestazioni lavorative (Ibidem: 53-54, corsivi originali). Dunque, i rapporti personali, per Menger, sono beni in senso economico.

4. La teoria dei beni relazionali di Eugen von Bhm-Bawerk del 1881 Nel 1881 Bhm-Bawerk, allievo di Menger, pubblica una lunga monografia intitolata Diritti e rapporti dal punto di vista della teoria economica dei beni. Uno studio critico, come recita il sottotitolo, volto a stabilire se diritti e rapporti sono beni distinti che si aggiungono ai prodotti materiali e alle prestazioni personali 9 . Bhm-Bawerk affronta lo stesso problema di Menger e si confronta con gli stessi autori: Hermann, Roscher, Schffle 10 . Distingue tra diritti e rapporti ci che Menger univa sotto lespressione rapporti personali. La tesi di Bhm che diritti e rapporti sono beni nel senso delleconomia e dunque ricadono nella sua sfera di indagine, ma non sono beni distinti o aggiuntivi perch consistono di prodotti materiali e di prestazioni utili personali e materiali. Nel 1871 Menger temeva un restringimento dellanalisi economica. Dieci anni dopo, BhmBawerk (1881 [2002]: 173-174, corsivo originale) esprime lopposto timore di uneccessiva estensione. Il rischio di includere troppi beni e di contarli due volte:

Su Bhm-Bawerk, cfr. lintroduzione di Grillo (2002) alla monografia del 1881 e ad un altro scritto giovanile del 1876. 10 Bhm cita due opere di Schffle. Riporta un brano di Teorie der ausschliessenden Verhltnisse, che retrodata al 1864: Molti insegnanti e non pochi studenti di economia politica ascolteranno, come al solito diffidenti e dubbiosi, queste prime enunciazioni della nostra scienza, nelle quali ai beni reali impersonali come prima specie di oggetti di scambio economico, e alle prestazioni personali come loro seconda specie, viene coordinata quella terza categoria di beni economici che Hermann introdusse nelleconomia sotto il nome di rapporti, e che da allora ha mantenuto la sua posizione Bhm-Bawerk (1881 [2002]: 177). Rinvia poi ad un secondo lavoro di Schffle (1867b), 81, tradotto in italiano nella III serie della Biblioteca dellEconomista, e ad un volume di Roscher (s.d.), 3. Nella terza serie della Biblioteca dellEconomista, curata da Gerolamo Boccardo, appare anche unaltra opera di Schffle (1881). Scrive Grillo (2002: 49): Bhm studia giurisprudenza, insieme a Friedrich von Wieser, allUniversit di Vienna: diritto con Rudolf von Jhering e Joseph Unger, scienza delle finanze con Lorenz von Stein, economia politica con Albert E. Fr. Schffle.

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E cos pu capitare di veder riconosciuti come beni immateriali, in maniera pi o meno generale, i servizi personali (services), lamore, lamicizia, lo Stato, la Chiesa, la virt, il carattere, lonore, i brevetti, lIlliade, la garanzia giuridica, il monopolio, il piacere di distruggere, le consulenze, la salute, il vigore, la destrezza, la ragionevolezza, le competenze, il gusto, la socievolezza, la libert, la propriet, la moralit, i rapporti tra ufficiali e soldati, il credito, le obbligazioni, le utilizzazioni di un bene, e in generale i rapporti di ogni tipo e altre cose analoghe. sufficiente dare appena unocchiata a questa lunga lista per rendersi conto che non tutte le cose elencate meritano il nome di beni nel senso in cui li intende leconomia politica. Una cernita si impone comunque. Ma sulla base di quale criterio? In quegli anni Bhm impegnato a scrivere il suo opus magnum: una storia e critica delle teorie dellinteresse del capitale. Considera la monografia sui diritti e rapporti propedeutica allopera maggiore: una chiarificazione della natura dei beni necessaria e preliminare per un riesame del bene pi controverso: il capitale e la sua remunerazione. Bhm teme in particolare il diffondersi della teoria di Mac Leod che considera i diritti di credito un bene distinto dai beni su cui si esercita. Il credito come unattivit che crea, e non solo trasferisce, beni reali. Teme il ripetersi degli errori di John Law. Dieci anni dopo Menger, il pericolo la duplicazione dei beni sotto linfluente invadenza della teoria dei beni immateriali di Say e della dottrina giuridica delle res corporales e res incorporales. I diritti di credito o obbligazionari si vendono sul mercato, hanno un prezzo, assumono le sembianze di reali beni economici. Scrive Bhm:

Il massimo diritto ad essere considerati beni accanto ai beni reali e alle prestazioni personali sembrano averlo invece i diritti e i rapporti, dei quali si percepisce tutto il ruolo autonomo che essi svolgono molto spesso tanto nella realt dello scambio economico quanto nella vita giuridica. Le obbligazioni vengono cedute, i diritti di locazione vengono acquistati pagando un prezzo, ossia il fitto; i rapporti di clientela, che si accompagnano o a semplici circostanze di fatto, come la buona reputazione di una ditta, o a diritti esplicitamente motivati, come i brevetti, i privilegi o i diritti di monopolio, ottengono molto spesso un controvalore estremamente reale consistente in somme di denaro (Ibidem: 176). Bhm, per districare la matassa, applica la teoria generale dei beni di Menger. Aggiunge anzi un quinto requisito: la capacit di usare la cosa. Un individuo avverte il bisogno di cultura, il libro lo soddisfa, lindividuo lo riconosce e ne dispone. Ma se non sa leggere, il libro non per lui un bene. Menger, come abbiamo visto, aveva classificato i beni in prodotti materiali e azioni (ed omissioni) umane utili. Bhm corregge il maestro: mantiene i prodotti materiali, elimina le omissioni utili e sostituisce le azioni con le prestazioni utili. In economia dice contano solo le prestazioni utili, anche perch sarebbe impossibile tener conto di tutte le potenziali omissioni utili. 12

Il medico di Menger, per diventare monopolista, dovrebbe beneficiare non soltanto del ritiro del vecchio rivale ma anche della rinuncia di tutti coloro che, potenzialmente, potrebbero esercitare unattivit medica in quel circondario. La nuova classificazione comprende i prodotti materiali e le prestazioni utili personali e materiali. Nella teoria mengeriana i beni sono cose utili a soddisfare bisogni, mezzi idonei a conseguire fini. Bhm distingue i nuovi beni in due grandi gruppi. Il primo comprende beni che non sono mezzi per conseguire un fine ma sono essi stessi un fine. Rientrano in questo gruppo i beni morali e religiosi e la felicit. Scrive: Fanno parte di tale gruppo principalmente i beni morali, religiosi, e molti altri beni di ordine spirituale come la virt, la felicit, la soddisfazione, la pace dellanimo ecc. (Ibidem: 168). Il secondo gruppo comprende beni, che sono idonei a conseguire un fine, ma che non costituiscono una terza classe di beni autonomi e distinti dai prodotti materiali e dalle prestazioni utili. In questo gruppo rientrano i diritti e rapporti. Bhm esamina prima i diritti e poi i rapporti I giuristi tradizionalmente distinguono i diritti patrimoniali in reali (e cio sulla cosa, dal latino res) e obbligazionari o di credito. Bhm utilizza unaltra distinzione, pi conforme alla teoria economica dei beni 11 . I beni sono innanzitutto distinti in non durevoli (o consumabili) e durevoli (non consumabili). I primi esauriscono la loro utilit in una singola prestazione (un bicchiere di vino). Gli altri consistono e sono scomponibili in una serie di prestazioni utili. Un terreno, per esempio, un bene durevole che offre un insieme di prestazioni utili: pu essere coltivato, lasciato incolto, edificato, adibito a pascolo o transito. In modo analogo, un lavoratore, un avvocato, offre un insieme di prestazioni (consulenze) personali utili. I beni non durevoli offrono una prestazione unica, i beni durevoli prestazioni multiple. I beni vengono poi distinti in presenti (un terreno, una casa) e futuri (il raccolto della prossima estate, le entrate del prossimo esercizio). Infine, in conformit alla teoria economica dei beni, distingue i diritti patrimoniali in: diritto di propriet, diritti di utilizzazione parziale e diritti allacquisizione futura di beni. A questo punto Bhm in grado di stabilire se i diritti patrimoniali sono beni economici. Il diritto, e cio la facolt di godere (utilizzare) e disporre (vendere, prestare o donare) di un bene pu esercitarsi sui beni presenti, sui beni futuri e sulle singole prestazioni di cui essi

Scrive: I giuristi mi perdoneranno se con la tripartizione in propriet, diritti di utilizzazione parziale, e diritti allacquisto futuro di beni, mi servo di una suddivisione che pu apparire magari poco scientifica dal punto di vista strettamente giuridico. Ma spesso un criterio di suddivisione che appare irrilevante dal punto di vista e per gli scopi di una scienza, pu essere importante e proficuo dal punto di vista e per gli scopi di una scienza diversa (Ibidem: 190).

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consistono. Il proprietario ha diritto alla utilizzazione totale del bene. Il proprietario di un terreno, per esempio, pu coltivarlo, lasciarlo incolto, venderlo, donarlo. I titolari dei diritti di utilizzazione parziale possono invece godere soltanto di alcune prestazioni dei beni presenti: lusufruttuario pu percepire i frutti ma deve rispettare la destinazione economica originaria del bene, il titolare di un diritto di superficie pu costruire un edificio su un fondo altrui e cos via. Infine, i titolari dei diritti di acquisizione futura dei beni possono anticipatamente godere di beni futuri: rientrano tra questi diritti il mutuo, il pegno, leredit, i brevetti, i privilegi industriali, le privative e i diritti dautore. I diritti patrimoniali conferiscono agli individui la facolt di godere e disporre, integralmente o parzialmente, delle prestazioni personali e materiali di cui i beni presenti e futuri consistono. Ma non sono beni nuovi, aggiuntivi o distintivi. Sono soltanto la proiezione giuridica dei beni reali. Scrive Bhm: Prendendo sul serio cio senza la consapevolezza che si trattava di un modo di dire figurato i diritti per beni, ci si fatti per cos dire ingannare dalle ombre. I diritti infatti, per cos dire, sono le ombre giuridiche che i beni reali proiettano sulla nostra immagine di patrimonio: non c diritto se non c oggetto giuridico reale (Ibidem: 247-248). Il capitolo VI della monografia si intitola Analisi dei beni di relazione. Cento anni prima della filosofa Nussbaum, Bhm introduce lespressione beni di relazione (e forse la mutua da Hermann e Schffle). Dopo i diritti, i rapporti. Bhm prende in esame, nellordine, la clientela, lo Stato, lamore e lamicizia 12 . Applica la stessa teoria e perviene alla medesima conclusione raggiunta nellesame dei diritti: i beni relazionali consistono di prodotti materiali e prestazioni utili personali e materiali. Sono beni, nel senso economico, ma non sono beni autonomi, distinti o aggiuntivi rispetto a quelli originari. La clientela lanticipazione di un utile futuro. Il negoziante, quando vende la clientela, vende in realt i beni futuri che quellazienda produrr ovvero calcola il valore attuale di un rendimento futuro. Bhm, a differenza di Menger, non considera la clientela un bene distinto dai beni materiali presenti e futuri: Quando il titolare dellazienda vende la sua clientela o la sua
I riferimenti in nota sono a Schffle (clientele), Roscher (Stato) e Hermann (amicizia e amore). Nellintroduzione ai due saggi giovanili del 1876 e del 1881, Grillo (2002: 25) scriveva: A questi due saggi di Bhm-Bawerk abbiamo affiancato una raccolta di testi di altre figure centrali del pensiero economico dellOttocento e del primo Novecento che furono testimoni partecipi e/o protagonisti determinanti della sua vicenda teorica. Alcuni di essi come quelli di Hermann, Knies, Schffle che appariranno nella II Parte di questa raccolta , pur essendo scomparsi da molto tempo dallorizzonte scientifico e persino dalla memoria storica degli economisti contemporanei, si ripropongono tuttavia, a partire dalle ricerche di Hennings, Tomo e Yagi, come fonti documentali storico-teoriche che materialmente impossibile ignorare o eludere se si vogliono comprendere il retroterra teorico effettivo e i fondamenti genetici sia delle categorie concettuali con le quali Bhm-Bawerk costru la sua teoria dellinteresse, sia della sua critica della teoria marxiana del valore e del plusvalore che ne costituiva uno dei capisaldi. un vero peccato, commesso contro la conoscenza storica, che per ragioni indipendenti dalla propria volont e legate alla scarsa sensibilit pubblica verso le opere dei classici, Grillo non abbia potuto pubblicare la II Parte della raccolta. Lauspicio sincero che sia oggi possibile, grazie anche al rinnovato interesse per il tema della felicit in economia, completare il progetto editoriale che Grillo aveva ideato.
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firma al suo successore, evidente che entrambi i contraenti sono consapevoli, rispettivamente, di cedere e di acquistare quei guadagni sulle transazioni future o quei sovrapprezzi che essi sperano di realizzare sulla base del rapporto con la clientela (Ibidem: 254). Lo Stato equivale al complesso di prestazioni utili personali (di giudici, insegnanti, militari ) e materiali (strade, ponti, scuole ) che esso offre alla collettivit: difficile immaginare un utile di matrice statale che non possa essere ricondotto alluna o allaltra di queste due fonti o alla cooperazione di entrambe (Ibidem: 266). Infine i beni relazionali. Scrive Bhm:

Lo stesso vale per i rapporti damore, di amicizia, di famiglia, per altri beni di relazione affini. Anche qui, basta un po dattenzione per convincersi agevolmente che ogni utile che noi riceviamo da queste fonti in termini di benessere, consiste in realt di prestazioni utili benefiche date e ricevute (prevalentemente di tipo personale ma anche materiale), e che pur essendo di natura squisitamente spirituale ed estremamente delicata, sono tuttavia delle vere e proprie prestazioni utili in senso economico. Inutile dire che avvertiamo una certa riluttanza, tuttaltro che ingiustificata, a configurare le influenze di quegli atti cos delicati come atti economici. E tuttavia, se sottoponiamo ad analisi teorica le fonti del nostro benessere, non possiamo evitare di riconoscere che lelemento utile, anche qui, consiste in prestazioni utili personali e materiali, e che quindi dal punto di vista economico i beni famiglia, chiesa, amore ecc. non sono altro che travestimenti linguistici di un insieme di prestazioni reali (Ibidem: 267-268). I beni relazionali consistono, sono fatti, di prestazioni utili personali e materiali. Sono beni nel senso delleconomia perch soddisfano uno specifico bisogno relazionale. Ma non sono beni autonomi rispetto a quelli originari. Il bisogno di amicizia o di amore si soddisfa con prestazioni personali e materiali. Si noti quel riferimento alle prestazioni di natura squisitamente spirituale, che pure sono considerate utili in senso economico. Si noti anche quel date e ricevute che sembra alludere alla reciprocit ma che, ritengo, fosse inteso come prestazioni separatamente date e ricevute da un soggetto. In sostanza, scrive Bhm: abbiamo purificato il concetto economico di bene da una categoria di pseudoproblemi. stato ed un errore considerare i diritti e i rapporti come beni sui generis accanto ai beni materiali e alle prestazioni (Ibidem: 268). Sia Menger che Bhm considerano i rapporti personali, nel senso di Menger, e cio inclusivi dei beni relazionali, come beni dal punto di vista economico. Beni che soddisfano un bisogno umano. Per Menger sono beni distinti che entrano, accanto ai prodotti materiali, nella classe delle azioni (ed omissioni) umane utili. In quella classe si possono vedere, accanto alle prestazioni lavorative, le azioni e le omissioni utili di clienti, amici, amanti. Per Bhm, invece, non sono beni autonomi, originari, ma consistono di prestazioni utili personali e materiali. Dentro quella classe non sono visibili beni denominati clientela, Stato, amore e amicizia. Sono un puro 15

nome li chiama travestimenti linguistici: sono un insieme di prestazioni utili. Si pu estrarre una serie di prestazioni utili materiali (il valore attuale di beni futuri) e denominarla clientela. Si pu estrarre una serie di prestazioni utili personali (un incontro ) e materiali (un regalo ) e denominarla amicizia. O una serie di prestazioni utili personali (insegnanti ) e materiali (edifici scolastici ) e denominarla Stato. Ma non si possono aggiungere, alle prestazioni, nuovi beni chiamati clientela, amicizia e Stato: significherebbe commettere lerrore di un doppio computo. I beni originari, per Bhm, sono soltanto i prodotti materiali e le prestazioni utili personali e materiali.

5. Gli sviluppi della teoria austriaca pura: dalla critica di Dietzel del 1882 alla versione postuma di Menger del 1923 Henrich Dietzel (1857-1935) uno dei protagonisti della controversia metodologica dellultimo ventennio dellOttocento. Dietzel si assume un compito: ammodernare e difendere leconomia politica classica dal duplice tentativo, proveniente dalle opposte sponde della Scuola Storica e della Scuola Austriaca, di includere nellanalisi economica beni fino ad allora esclusi e considerati oggetti dindagine di altre discipline. Nel 1882 pubblica una recensione alla monografia di Bhm e nel 1883 un lungo saggio intitolato Il punto di partenza della teoria delleconomia sociale e il suo concetto fondamentale (Der Ausgangspunkt der Socialwirtschaftslehre und ihr Grunbegriff) 13 . Secondo Dietzel, leconomia la scienza che studia le azioni umane volte ad assoggettare la materia al dominio delluomo e cio a renderla idonea a soddisfare i suoi bisogni. Tutto riconducibile alla materia. Il valore di una palazzina, per esempio, include il valore dei prodotti materiali e dei servizi immateriali impiegati nella sua costruzione. Le azioni economiche, scrive, sono quelle che perseguono e sono idonee a raggiungere lo scopo di assoggettare una parte limitata della materia al dominio della volont di una persona (Dietzel 1883). Menger e Bhm, nel definire la natura della scienza economica, avrebbero commesso lerrore di guardare ai beni anzich alle azioni. Menger considera economici quei beni la cui quantit disponibile inferiore al fabbisogno degli individui e pone sullo stesso piano i beni materiali e le azioni utili. In questo modo, secondo Dietzel, finisce, paradossalmente, per escludere e per includere troppi beni ovvero getta leconomia in una condizione di indeterminatezza. Infatti, da un lato, il mercato tende continuamente ad equiparare disponibilit e fabbisogno e cio a distruggere beni economici e, dallaltro,
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Sulla vita e le opere di Dietzel, cfr. Grillo (2008). Sono grato a Enzo Grillo per aver messo a mia disposizione la traduzione, da lui curata e di prossima pubblicazione, della recensione del 1882 e del saggio del 1883 di Dietzel.

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lequiparazione dei beni materiali alle azioni immateriali tende ad includere tutto ci che gli individui scelgono per soddisfare i loro bisogni: noi conosciamo dappertutto la tendenza del mercato ad equilibrare fabbisogno e quantit disponibile, il che vuol dire che in questo caso normale noi dovremmo escludere una quantit di importantissimi oggetti delleconomia, per usare lespressione con cui Menger stesso circoscrive i beni economici. Inoltre per, sulla base della definizione di Menger la sfera dei beni economici visto che non si fa alcuna differenza tra beni materiali e azioni umane utili sarebbe a sua volta cos indeterminata da autorizzare a considerare sotto la sigla di bene economico tutto ci verso cui si indirizza la volont degli individui (Ibidem). Bhm, come abbiamo visto, distingue i beni in due gruppi: beni che non sono mezzi per un scopo ma sono essi stessi uno scopo (virt, felicit ) e beni che, pur essendo mezzi per uno scopo, non sono mezzi originari (diritti e rapporti). Entrambi non possono essere considerati beni originari utili per uno scopo. Dietzel condivide il tentativo di Bhm di restringere nuovamente il campo dellanalisi economica ma non la teoria mengeriana dei beni di cui egli si serve. Bhm sostiene che virt e felicit non sono beni economici perch non sono mezzi utili per uno scopo ma sono essi stessi uno scopo. Ma allora, domanda Dietzel, la virt di una figlia che la madre utilizza per procurarle un buon matrimonio diventa un bene economico: Ma allora vorremmo domandare: un bene in senso economico-sociale la virt della figlia che la madre difende non come scopo a se stesso ma come mezzo in vista di un ricco matrimonio? Bhm-Bawerk parla di economia, di scopi economici ecc., senza vedere che la sua definizione pu essere data soltanto quando la teoria dei beni abbia ricevuto una base pi sicura. La vera causa della controversia sta in un punto ancor pi profondo di quello in cui Bhm-Bawerk la cerca (Dietzel 1882). Il punto pi profondo ovviamente la teoria di Dietzel. Bhm sostiene che diritti e rapporti sono beni economici derivati, non originari, composti di prodotti materiali e prestazioni utili personali e materiali. Dietzel contesta il metodo di Bhm. Non possibile ridurre lo Stato ad un insieme di prodotti materiali e di prestazioni personali. Non possibile perch non si pu identificare la volont di unistituzione con quella degli individui che vi appartengono. Sarebbe possibile farlo soltanto con uno Stato socialista che opera come un solo individuo. Dietzel non fa esempi relativi alle relazioni amicali e affettive. Ma il suo pensiero chiaro. Gli storicisti, in nome di uneconomia etica, hanno chiesto lammissione nel tempio della scienza economica, accanto ai prodotti materiali e ai servizi immateriali, della terza classe dei beni relazionali. Menger, in ossequio al professato soggettivismo, ha spalancato le sacre porte del tempio. Bhm ha cercato di richiederle ma, distratto dal maestro, ha finito per richiuderle male lasciando aperto uno spiraglio dal quale potrebbero filtrare i velenosi fumi delleresia. Le porte del 17

tempio vanno richiuse con le nuove chiavi, forgiate da Dietzel, delle azioni economiche volte ad assoggettare la materia. Nel 1884 Bhm pubblica la Storia e critica delle teorie dellinteresse del capitale, la prima parte del suo opus magnum dedicato alla storica critica e alla teoria positiva dellinteresse del capitale. Conferma le tesi esposte nella monografia del 1881, e in una nota difende Menger da Dietzel. La definizione austriaca dei beni economici corretta sia perch il mercato equipara la quantit disponibile alla domanda solvibile, e mai al fabbisogno, sia perch il concetto mengeriano di bene seleziona il flusso di cose sottoponibili ad indagine economica. Scrive: Di fatto il mercato non riesce mai ad equiparare completamente la quantit disponibile di beni economici al fabbisogno che ne ha; riesce ad equipararla alla domanda solvibile, ma mai al fabbisogno (BhmBawerk E. 1884 [1995]: 93). E aggiunge: Per quanto riguarda poi la seconda obiezione, a me pare che la definizione mengeriana tracci in maniera sufficientemente precisa i confini della sfera dei beni economici. Non bisogna dimenticare infatti che una parte dei confini chiamata a tracciarla gi la definizione concettuale di bene. Cose come le qualit, le competenze, i diritti, i rapporti, non possono essere beni economici neanche qualora esistano in quantit insufficiente; e non possono esserlo per la semplice ragione che non sono veri e propri beni, non sono cio mezzi atti a soddisfare realmente i bisogni umani, e possono tuttal pi essere chiamati tali in senso metaforico. Nella sfera dei beni veri e propri, non c dubbio che i beni esistenti in quantit insufficiente sono simultaneamente beni economici (Ibidem: 94) 14 . Nella seconda edizione della Storia e critica, pubblicata nel 1914, due mesi prima di morire, scompare la nota a Dietzel ed affiora un senso di delusione e disappunto per la sorte riservata alla monografia del 1881. Scrive Bhm: Stranamente quel mio tentativo rimasto quasi completamente isolato nella letteratura. Dico stranamente a ragion veduta! Non forse sbalorditivo infatti che in una scienza che ruota dallinizio alla fine sul perno della soddisfazione dei bisogni per mezzo dei beni e della relazione di utilit tra uomo e natura, a nessuno venga in mente di indagare la struttura tecnica dellutilit dei beni? (Ibidem: 48) 15 .
Bhm cos prosegue: Se perci come io appunto sostengo anche nei riguardi del bene economico disponibilit MENGER su alcune singole circostanze va contro la verit, ci non dovuto ad una sua erronea definizione dei confini precisi della sfera delleconomico, ma semplicemente ad un uso talvolta piuttosto trascurato del concetto di bene. Bhm si riferisce alla teoria dellinteresse di Menger, che critica, basata sul concetto di utilizzazione o disponibilit intesa come la facolt di disporre di quantit di beni economici entro periodi di tempo determinati. Nella misura in cui questa disponibilit rappresenta per i soggetti economici un mezzo per migliorare e completare il soddisfacimento dei loro bisogni, essa acquista, secondo MENGER, il carattere di bene autonomo, che di solito, a causa della sua relativa rarit, sar al tempo stesso un bene economico. Orbene, a me pare che gi laffermazione che la disponibilit di un bene vale a dire un rapporto con il bene essa stessa un bene, sia intrinsecamente una costruzione abbastanza azzardata (Ibidem: 93). Per Bhm, come noto, linteresse laggio dei beni presenti sui beni futuri. 15 Sarebbe interessante esaminare anche la riflessione degli economisti italiani. Del Vecchio (1908), per esempio, in un saggio che ricostruisce la storia della teoria dei beni materiali e immateriali, affronta la questione dei beni relazionali. Scrive: Sono esclusi anzitutto quei rapporti cos personali da essere inscindibilmente legati alle persone comprese in essi: cos la stima di onest di cui un commerciante gode (credito), si deve considerare una sua qualit, anzich un
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Alla morte di Bhm, il vecchio maestro scrive il suo necrologio. A proposito della monografia del 1881, osserva: il tentativo di Bhm ha trovato nella corporazione degli economisti un consenso non unanime, a causa della evidente artificiosit della costruzione teorica, ma specialmente a causa della contraddizione in cui la concezione fondamentale di Bhm sta con lesperienza. La prova pi evidente secondo Menger (1915 [2002]: 317) che quando si cede un marchio, un brevetto, una clientela, il loro prezzo venga calcolato separatamente dal prezzo dei beni materiali ad essi collegati (terreni, edifici, macchine, beni dinventario ecc.). Ma Menger sembra riferirsi soltanto ai beni presenti e non a quelli futuri. Nel 1921 muore anche Menger. Nel 1923 appare la seconda edizione dei Princip fondamentali, curata dal figlio Karl. Una curatela che ha dato adito a notevoli dubbi e che secondo molti studiosi poco attendibile. La questione dei beni relazionali viene relegata in una nota. Menger (1923 [1925]: 16) scrive:

In sostanza, scambiando i punti di vista specificamente etici con gli economici, e specialmente con ladozione, da parte della nostra scienza, del concetto di bene preso dalle discipline morali (dalla teologia, dalla morale, dalla giurisprudenza, ecc.), alcuni economisti riconoscono come beni, idee e cose, che, dal punto di vista economico, non possono venir denominate cos (Dio come bene supremo, virt, onore e simili). Cos pure, lamore, lamicizia, la devozione, ecc., che ci vengono concesse liberamente, non sono mezzi disponibili per la soddisfazione dei bisogni di un soggetto economico, e quindi non sono beni ma libere manifestazioni della personalit. Menger sembra ora ritenere che le relazioni amicali e affettive non possano essere considerati beni in senso economico perch non disponibili. Viene meno lultimo requisito della sua teoria generale dei beni. La frase non chiara. Una possibile interpretazione che quei beni non sono disponibili come gli altri. Un individuo non pu procurarseli. Pu solo riceverli liberamente. Sono libere manifestazioni della personalit di altri. Allinizio gli anni venti, quasi in sordina, i beni relazionali escono dal tempio della scienza economica e diventano esclusivo oggetto di indagine di discipline filosofico-morali.

rapporto oggettivo, qualche cosa di intrinseco e non di estrinseco a lui. Soltanto rapporti personali non cos intimi, che possano esser trasferiti da persona a persona, assumono carattere economico distinto dalle qualit personali, in ragione appunto del loro modo concreto di essere nelleconomia identico a quello delle cose materiali, diverso da quello delle qualit personali. E in nota aggiunge: Cos si escludono senza ricorrere a distinzioni impossibili fra rapporti di contenuto economico e non economico, quelli estranei di loro natura al calcolo economico, come lamicizia e simili, i quali tutti sono rapporti essenzialmente personali (Del Vecchio 1908 [1956]: 270-271).

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6. Gli sviluppi della teoria anglo-austriaca: da Wicksteed a Robbins Nel 1910 Philip Henry Wicksteed (1844-1927), nato a Leeds nello Yorkshire e pastore della Unitarian Church, pubblica The Common Sense of Political Economy. Nel capitolo V, intitolato Business and economic nexus, espone una teoria delle relazioni economiche che, di fatto e per altra via, rispetto a quella seguita da Menger e Bhm-Bawerk, estromette i beni relazionali dallanalisi economica. Wicksteed, seguendo un percorso proprio, elabora un approccio affine a quello austriaco: Kirzner (1999) lo chiama the British Austrian 16 . Secondo Wicksteed, le relazioni economiche sono in s puramente strumentali e neutrali: strumentali nel senso che servono ad acquisire, attraverso atti di scambio, beni e servizi; neutrali nel senso che i beni acquisiti possono essere utilizzati per fini sia egoistici che altruistici. Possono essere gelosamente accumulati o generosamente donati. Le relazioni non strumentali o pure non sono economiche 17 . Wicksteed ricorre a vari esempi. Una madre acquista le patate al mercato per servirle a tavola ai figli. La prima relazione puramente neutrale e strumentale, cio economica. La madre mossa da un intento altruistico: nutrire i figli. Potrebbe essere mossa anche dal desiderio di devolvere ai poveri i risparmi accumulati con tante spese oculate. La madre potenzialmente altruista con tutti tranne che con il venditore di patate. Con tutti tranne che con lui. Se fosse altruista anche con il venditore, la relazione non sarebbe pi economica. Altro esempio. San Paolo vendeva tende. Anche in quellattivit era mosso da un intento altruistico. Desiderava, con i proventi, aiutare gli altri e non accumulare tesori per s. Era altruista con tutti tranne che con coloro che acquistavano le tende. Se lo fosse stato anche con loro, la relazione non sarebbe stata pi economica. Nelle relazioni economiche un soggetto pu essere mosso da un fine egoistico o altruistico. Pu essere egoista o altruista con tutti tranne che con colui con cui stabilisce la relazione. Con tutti tranne che con te che sei la mia controparte. La natura della relazione economica non definita n dallegoismo n dallaltruismo ma da ci che Wicksteed (1910: 180), ricorrendo ad un neologismo, chiama non-tuismo: it would be just as true, and just as false, to say that the business motives ignores egoistica s to say that it ignores altruistic implulses. The specific characteristic of an economic relation is not its egoism, but its non-tuism. Sarebbe assurdo dire che la madre che acquista le patate al minor prezzo unegoista. O che lo sia San Paolo che vende le tende al maggior prezzo. Ci che definisce le loro azioni il movente ultimo (o primo) che le ispira. Ma in questo modo Wicksteed espelle, di fatto, le relazioni non
Per un primo inquadramento sulla vita e il pensiero di Wicksteed, oltre al saggio di Kirzner, si veda lintroduzione di Robbins (1933) alla riedizione del Common Sense.. 17 Ho ripreso, condividendola, linterpretazione di Wicksteed da Bruni (2004: 164-173).
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strumentali dal dominio delleconomia politica. Scrive Bruni: La buona intenzione di liberare la scienza economica dallegoismo lo port ad espellere la relazione non strumentale dal dominio delleconomia: la sfera economica diventa quella caratterizzata dai rapporti puramente anonimi, spersonalizzati e quindi strumentali (Bruni 2004: 170). Nel 1932 Robbins cura la riedizione del Common Sense e di altri selected papers di Wicksteed. Lo stesso anno pubblica il famoso Essay on the Nature and Significance of Economic Science in cui codifica la metodologia economica che gli economisti ancora oggi utilizzano 18 . Leconomia la scienza che studia le scelte degli uomini quando si trovano in una condizione di scarsit, quando cio, nel perseguire fini di diversa importanza, dispongono di mezzi scarsi e destinabili ad impieghi alternativi. In prima approssimazione, i beni relazionali (anche se Robbins non usa questa espressione) non sono beni economici. In seconda approssimazione, possono diventarlo. Robbins definisce in modo rigoroso le quattro condizioni della scarsit. Due riguardano i fini e due i mezzi: i fini devono essere molteplici e ordinabili per importanza, i mezzi (e il tempo) scarsi e utilizzabili in impieghi alternativi. Se manca anche una sola delle quattro condizioni non c scarsit e non si pone il problema economico di dover scegliere alcuni fini sacrificandone altri. Ma, se si verificano contemporaneamente le quattro condizioni, allora, con i mezzi esistenti, non possibile conseguire tutti i fini desiderati e sorge il problema, economico e non tecnico, di dover scegliere come impiegare i mezzi in modo che sia rispettata la gerarchia dei fini, in modo che siano raggiunti i fini pi desiderati. I fini possono essere vili o nobili, materiali o immateriali, egoistici o altruistici. Non esistono dice Robbins fini economici ma solo modi economici o non-economici di conseguire fini desiderati: Per quanto ci riguarda, i nostri soggetti economici possono essere puri egoisti, puri altruisti, puri asceti, puri sensualisti o com molto pi probabile fasci misti di tutti questimpulsi (Robbins (1932 [1947]: 114). Leconomista assume i fini come dati. Robbins fa lesempio di una comunit di sibariti poi convertita da un Savonarola. Allinizio i sibariti desiderano appagare i piaceri dei sensi: le scarse risorse esistenti sono destinate principalmente a produrre cibo e vino. Dopo la conversione cambia la gerarchia dei fini: i sibariti diventano asceti e desiderano appagare i piaceri dellanima. Lanalisi economica non cambia. Leconomista osserva che cambiata soltanto la scarsit relativa dei beni. Nel tempo della conversione, si produce meno vino e pi pietre per edifici ecclesiastici: si riduce la rendita dei vigneti e aumenta quella delle cave di pietra.

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Sulla ricezione dellEssay di Robbins, cfr. Backhouse e Medema (2007).

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In prima approssimazione, sostiene Robbins, conviene separare nettamente mezzi e fini. Il lavoro un mezzo che serve a procurarsi le risorse finanziarie necessarie per conseguire i fini desiderati. I fini possono essere diversi: materiali o spirituali, egoistici o altruistici: mantenere la famiglia o vivere nella dissolutezza. Ma la relazione col datore di lavoro puramente strumentale: serve soltanto a procurarsi i mezzi idonei a conseguire i fini. Loperaio sceglie il datore di lavoro che offre il salario maggiore. Poi decider se mantenere la famiglia o vivere nella dissolutezza. Solo allora si capir se egoista o altruista. La relazione economica tra operaio e datore di lavoro non un bene in s. Robbins non cita Wicksteed ma chiaro che sta applicando il suo non-tuismo. Scrive:

Tutto quello, dunque, che si cela sotto lhomo oeconomicus non altro che lassunto occasionale che in certi rapporti di scambio tutti mezzi, per cos dire, stanno da una parte e tutti gli scopi dallaltra. Se, ad esempio, per mostrare le condizioni in cui un singolo prezzo si determina in un mercato limitato, si assume che nelle mie operazioni su quel mercato io comperi sempre dal venditore che fa il prezzo pi basso, ci non implica punto che io sia necessariamente sospinto da motivi egoistici. Al contrario, ben noto che quel rapporto impersonale assunto in ipotesi lo si pu vedere nella sua forma pi pura nel caso di amministratori fiduciari che, non potendo concedersi il lusso di pi complicate relazioni, cercano di ottenere le migliori condizioni possibili per i fondi chessi amministrano: il vostro uomo daffari un individuo assai pi complicato. Tutto quello che ci significa che la mia relazione con coloro coi quali tratto non entra nella gerarchia dei miei scopi. Io (che posso agire per me stesso o per i miei amici o per qualche ente pubblico o di beneficenza) li considero semplicemente come altrettanti mezzi. O ancora, se si suppone che io venda il mio lavoro sempre sul mercato a prezzo pi alto ci non implica che il danaro e linteresse personale siano i miei scopi ultimi: pu darsi che io lavori unicamente per sostenere qualche istituzione filantropica. Si postula semplicemente che, in quella determinata operazione, il mio lavoro soltanto un mezzo per uno scopo, e non devessere considerato come un fine in se stesso (Ibidem: 116-117). Ma si tratta soltanto di una prima approssimazione che, una volta svolta, pu essere abbandonata. In seconda approssimazione, si pu ipotizzare che loperaio scelga di lavorare, anche ad un salario inferiore, in unimpresa che considera migliore. Cade la rigida separazione tra mezzi e fini. Il lavoro diventa anche un fine. Pi esattamente, nella relazione economica, emerge un duplice fine e un duplice mezzo. I due fini sono: mantenere la famiglia e lavorare felicemente. I due mezzi: il lavoro come strumento per procurarsi i mezzi finanziari necessari a mantenere la famiglia e le relazioni umane allinterno dellimpresa per lavorare felicemente. La relazione umana diventa un bene che soddisfa il distinto bisogno di ben-essere nel lavoro e che implica la parziale rinuncia ad altri fini (che potevano essere raggiunti con un salario maggiore). I beni relazionali, anche se Robbins non usa questa espressione, diventano beni economici. Scrive: Se ci fosse generalmente noto, se sintendesse che lhomo oeconomicus non che un espediente espositivo 22

una prima approssimazione molto cautamente usata ad un certo punto dello sviluppo di argomenti che, quando siano completamente svolti, non impiegano quellassunto n lo richiedono in nessun modo come giustificazione del loro procedimento improbabile che lhomo oeconomicus sarebbe un tale universale spauracchio (Ibidem: 117). E ancora: Ora, le valutazioni che determinano le singole operazioni possono avere gradi di complessit diversi. Quandio compero pane, pu darsi che quel che minteressa sia soltanto il confronto tra il pane e gli altri beni, nello scambio dei quali avrei potuto spendere il mio danaro. Ma pu interessarmi anche la felicit del mio fornaio. Possono esservi fra noi certi legami che mi facciano preferire comprare il pane da lui piuttosto che dal suo concorrente che me lo venderebbe a minor prezzo. In maniera esattamente uguale, quando cedo il mio lavoro o do in affitto un mio stabile, pu darsi che minteressino soltanto le cose che ricevo come risultato delloperazione; ma pu anche interessarmi il lavorare in un modo piuttosto che in un altro, oppure il prestigio o il discredito, il senso di probit o di vergogna, che proverei nellaffittare quella mia propriet in una maniera o in unaltra (Ibidem: 114-115). Robbins riapre le porte del tempio della scienza economica ai beni relazionali.

7. La teoria austriaca dei beni relazionali nella storia delleconomia della felicit ormai tempo di proporre una risposta allinterrogativo che ha mosso questa ricerca e cio quale posto occupa la teoria austriaca dei beni relazionali nella storia delleconomia della felicit. Mi pare di poter dire, innanzitutto, che occupa un posto di prima fila. Gli austriaci raccolgono la sfida degli storicisti tedeschi e cercano di stabilire, utilizzando una teoria generale dei beni economici, se e in che senso la terza classe dei beni relazionali possa essere ammessa nel dominio della scienza economica. La risposta non univoca. Ma la risposta dominante, mi pare, sia affermativa: i beni relazionali ricadono o possono entrare nel dominio della scienza economica: dal si di Menger al si di Robbins, seguendo un lungo e talvolta solitario percorso. Ho distinto gli austriaci puri dagli anglo-austriaci. Nei Princip del 1871 Menger risponde in modo affermativo: le relazioni amicali, affettive e sociali i beni relazionali appartengono alla classe delle azioni (ed omissioni) umane utili che si affianca a quella dei prodotti materiali. Nella monografia del 1881 Bhm-Bawerk sostiene invece che sono beni ma non originari o autonomi. Sono piuttosto beni derivati, composti di prodotti materiali e prestazioni utili materiali e personali, che costituiscono le due sole classi di beni di cui leconomia politica si occupa. Negli anni successivi, Bhm dialoga con Dietzel e indirettamente con Menger. Nella seconda edizione della Storia e critica, apparsa nel 1914, poco prima di morire, sconsolatamente ammette che il proprio tentativo non ha avuto successo. Nel 1923, post mortem, Menger, in una nota della seconda edizione dei Princip, scrive che i beni relazionali non sono beni 23

perch non sono disponibili. La teoria austriaca pura non si sviluppa: dal si del primo Menger al no dellultimo Menger. La linea anglo-austriaca segue un percorso inverso. Non affronta esplicitamente il problema della terza classe dei beni relazionali. Ma implicitamente prospetta una soluzione positiva. Nel 1910 Wicksteed sostiene che leconomia si occupa soltanto delle relazioni neutrali e strumentali. La relazione umana, in s, non un bene per leconomia. Nel 1932 Robbins considera il non-tuismo di Wicksteed soltanto una prima approssimazione che, una volta svolta, pu essere abbandonata. Nella seconda approssimazione, le relazioni umane possono essere concepite come beni che soddisfano un bisogno di ben-essere o felicit. Dal no di Wicksteed al si di Robbins. Dunque, nel tempo della rivoluzione marginalista, gli economisti austriaci elaborano una teoria dei beni relazionali fondata su una pi generale teoria dei beni economici recepita poi dal mainstream. La storia delleconomia della felicit stata scritta soprattutto da Bruni e Zamagni. La storia, a loro giudizio, scandita da tre fasi. La prima quella in cui il sole della felicit per usare unimmagine a loro cara splende nel cielo delleconomia. Leconomia nasce nel Settecento, soprattutto nellItalia di Genovesi, come la scienza della pubblica felicit, che indaga direttamente il problema della trasformazione della ricchezza in felicit. Si sviluppa poi in Inghilterra, da Smith a Marshall, come la scienza della ricchezza, nel presupposto implicito che la ricchezza favorisca la felicit. La seconda la fase delleclissi durante la quale la felicit scompare dallorizzonte delleconomia. Leclissi si compie in tre successivi momenti. Bentham identifica la felicit con lutilit. Leconomia diventa il calcolo dei piaceri e delle pene. Il fine della massima felicit per il maggior numero di individui coincide con la massima utilit. Pareto sostiene che non necessario ricorrere a concetti psicologici. Leconomia studia le azioni logiche e cio i comportamenti razionali di soggetti che usano mezzi scarsi per conseguire fini diversi. Leconomista rileva le preferenze individuali ex-post senza attribuire agli agenti un fine preordinato: utile ci che lindividuo sceglie e non viceversa. Wicksteed infine restringe il campo di indagine delleconomia al mercato, in cui si stabiliscono soltanto relazioni strumentali e neutrali. La terza e ultima fase, nella quale ci troviamo, comincia nel 1974 con la scoperta, ad opera di Easterlin, del paradosso della felicit: perch la ricchezza non rende pi felici? Gli stessi autori rispondono: perch gli individui, per procurarsi la ricchezza necessaria ad acquistare i beni di consumo, finiscono per distruggere quei beni relazionali da cui la felicit largamente dipende 19 . Bruni e Zamagni hanno il merito di aver posto in una prospettiva storica il grande tema della felicit in economia. Una storia viva, appassionata e appassionante, che ci fa riscoprire autori di cui
Si vedano, in particolare, Bruni e Zamagni (2004) e Bruni (2004, 2006b). Altri contributi storici sono quelli di Vivenza (2004) e Porta (2006).
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pensavamo di conoscere ormai tutto. Hanno anche il merito di aver colto nel non-tuismo unidea che ha ampiamente oscurato il tema della felicit in economia, da Wicksteed in poi. Ma leclissi non totale. Proprio nel tempo del marginalismo, come abbiamo visto, gli economisti austriaci elaborano una teoria dei beni relazionali che, per sua natura, si collega al tema della felicit 20 . La teoria austriaca diversa da quella moderna. Manca la reciprocit simultanea. Nella teoria moderna il bene relazionale co-prodotto e co-consumato dai soggetti coinvolti. In una cena tra amici, insieme al pasto, co-prodotto e co-consumato un bene distinto che possiamo chiamare relazione amicale. Nella teoria austriaca, soprattutto nella versione di Menger e Bhm-Bawerk, il bene relazionale invece concepito come unazione o prestazione utile unilaterale, che un soggetto compie per s o per altri. Preferisco lavorare con te, anche ad un salario inferiore, per la mia felicit. Preferisco acquistare il pane da quel fornaio, anche ad un prezzo maggiore, per la sua felicit. Lazione che compio ha come fine la mia o laltrui felicit. Siamo fuori dal territorio del non-tuismo ma non ancora nel regno della reciprocit simultanea. Lipotesi del non-tuismo prevede infatti che si possa essere altruisti con tutti tranne che con colui con cui si tratta, con tutti tranne che con te. La seconda approssimazione di Robbins reintroduce il tu nelleconomia al posto del non-tuismo: posso comprare il pane da quel fornaio per la sua felicit. Forse possibile collegare la teoria moderna alla teoria austriaca sviluppando la seconda approssimazione di Robbins e cio lasciando cadere la rigida contrapposizione tra mezzi e fini e introducendo la logica del duplice mezzo e del duplice fine. Alcuni amici decidono di costituire insieme unimpresa cooperativa, anche a costo di guadagnare meno. Il duplice fine : mantenere le rispettive famiglie e vivere un rapporto amichevole nel lavoro. Il duplice mezzo : la prestazione lavorativa e la relazione amichevole. La relazione amichevole un bene co-prodotto e coconsumato, distinto dal lavoro, che appaga il bisogno di amicizia. I beni relazionali, a mio giudizio, sono economici solo se soddisfano i requisiti dello schema mezzi/fini di Robbins: allora hanno un costo opportunit che induce gli individui a compiere scelte razionali e cio a preferire alcuni fini sacrificandone altri. Faccio due esempi. Il primo quello, tradizionale, gi accennato e utilizzato da molti teorici dei beni relazionali. Torniamo dal barbiere. Il bene relazionale stato detto un bene in s, una relazione non strumentale, non finalizzata allacquisizione di un altro bene o servizio. Un cliente disposto a pagare di pi un barbiere perch lo considera simpatico. Non un bene relazionale: manca la reciprocit. Si tratta semmai di un prodotto differenziato: il cliente disposto a pagare di pi lo stesso servizio il taglio dei capelli perch lo percepisce come diverso e migliore. Il barbiere cortese e simpatico perch lo considera un aspetto della sua professionalit.
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Bruni (2006b, nota 161) cita soltanto la seconda edizione dei Princip di Menger.

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uno scambio di equivalenti: il taglio dei capelli e la cordialit in cambio di un compenso monetario. Dopo un po, il barbiere diventa un vero amico e propone al cliente uno sconto. Il cliente rifiuta. Teme che possano sorgere equivoci. Il barbiere potrebbe sentirsi obbligato a rifiutare un cliente normale per fare posto a lui. Un conto il servizio professionale, un altro la conversazione amichevole. Lintroduzione di una motivazione estrinseca (il denaro) pu distruggere la motivazione intrinseca (lamicizia). Il prezzo non cambia, il servizio nemmeno ma adesso, simultaneamente alla prestazione professionale, viene co-prodotto e co-consumato un altro bene chiamato relazionale. Un bene gratuito che si aggiunge a quello di mercato. Un bene non economico se non implica un costo opportunit. Un altro esempio, forse pi significativo. Un padre trascorre il sabato pomeriggio con il figlio. un bene relazionale. Dopo un po il figlio si rifiuta. Ha cose pi piacevoli da fare. Il bene non pi disponibile. Il padre offre al figlio un incentivo di dieci euro. Non pi un bene relazionale. Diventa un bene di mercato: la motivazione estrinseca distrugge la motivazione intrinseca. Altro caso: il padre, e non il figlio, che non pi disponibile il sabato pomeriggio a causa dei troppi impegni. Ma un sabato capisce che il rapporto con il figlio troppo importante ed disposto a rinunciare ad una ricca consulenza per stare con lui. Il bene relazionale pu avere un costo opportunit che impone di scegliere alcuni fini sacrificandone altri. Il costo opportunit, come noto, pu comprendere un costo esplicito (esborso o prezzo monetario) e/o un costo implicito. I beni relazionali puri possono avere solo un costo implicito. La riscossione di un prezzo distrugge il bene relazionale. Il pagamento di un prezzo (inteso come costo implicito e non come esborso monetario) diventa invece inevitabile quando il bene scarso. Si pagano i beni relazionali puri sostenendo un costo implicito (il padre che rinuncia alla consulenza). Si pagano gli pseudobeni relazionali (chat lines, agenzie di incontro, ecc.) con esborsi monetari. Paga chi domanda il bene. Il costo implicito rafforza la gratuit dei beni relazionali: per averli si disposti non solo a non ricevere nulla ma anche a rinunciare a qualcosa. Infine, rispetto alla tradizionale distinzione tra beni privati e beni pubblici, il bene relazionale si pu configurare come un bene misto che presenta i caratteri della anti-rivalit e della escludibilit dal consumo. Il ben-essere della persona aumenta quanto pi si allargano e si approfondiscono le relazioni familiari, amicali e civili mentre sempre possibile escludere qualcuno da quelle relazioni.

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8. Conclusioni Ricordo le tre parti in cui si articola questo scritto. Ho inizialmente riassunto il significato del paradosso della felicit in economia e le principali spiegazioni proposte dagli economisti contemporanei (par. 2). Il paradosso consiste nel fatto che, superata una soglia critica, la felicit percepita dagli individui diventa insensibile agli incrementi di reddito. Gli economisti hanno avanzato due principali spiegazioni: basate sui beni di consumo e connesse alle relazioni interpersonali. Ho poi ricostruito la storia della teoria austriaca dei beni relazionali (parr. 3-6) da Menger (1871) a Robbins (1932). La storia di un duplice tentativo: quello austriaco puro e quello angloaustriaco. Nella Germania di met Ottocento, impegnata nella disputa sul metodo, gli storicisti propongono lammissione nella scienza economica di una terza classe di beni, accanto ai prodotti materiali e ai servizi immateriali, comprensiva di relazioni familiari, amicali, affettive, sociali. La proposta rientra in un pi ampio programma di ricerca volto a ristabilire un legame tra economia ed etica. Nel 1871 Menger, che teme un restringimento dellanalisi economica, riconosce i nuovi beni come distinti dai prodotti materiali e dalle prestazioni lavorative e li include nella classe delle azioni ed omissioni umane utili. Dieci anni dopo, nel 1881, Bhm-Bawerk, che avverte lopposto pericolo di un eccessivo allargamento, li riconosce solo come beni derivati, composti di prodotti materiali e prestazioni utili materiali e personali. Il tentativo degli austriaci puri si interrompe: Bhm-Bawerk ammette linsuccesso della propria teoria e Menger, nelledizione postuma dei Princip, afferma che i beni relazionali non sono beni in senso economico perch non sono disponibili. Una sorte diversa incontra il tentativo anglo-austriaco, che segue una inversa traiettoria: muovendo dal non-tuismo di Wicksteed, che esclude di fatto i beni relazionali, perviene allipotesi di seconda approssimazione di Robbins che potenzialmente reintroduce i beni relazionali nella sfera delleconomia politica. Ho infine provato a collocare la teoria austriaca dei beni relazionali nella storia delleconomia della felicit (par. 7). Gli economisti austriaci occupano un posto di rilievo. La loro teoria dei beni relazionali diversa da quella moderna ma comunque collegata al tema della felicit si fonda su una pi generale teoria dei beni costitutiva della moderna scienza

economica. Nel tempo del marginalismo, leclissi della felicit in economia non completa. Certo, da Menger e Robbins, sono passati decenni in cui leconomia politica ha compiuto enormi progressi, anche sul versante delleconomia della felicit. Forse pu essere utile per tornare a riflettere su quelle prime considerazioni svolte in tema di beni relazionali da studiosi che restano giganti nella storia del pensiero economico.

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