ELITRE DI COCCINELLA
di Nino Andreotti
Sulla spiaggia di Fiumefreddo Bruzio, nel tratto che Cordieri oggi chiamato, solo ed assopito pel cadenzato, lieve sciabordio dellonda che si smorza sulla rena, vedo, come in un sogno, susseguirsi, davanti agli occhi miei, immagini a colori del paese che, del suo passato e delle sue origini brumose, illustrano il percorso fatto di verit, miti e leggende: vedo sullacque azzurre del Tirreno avanzar, verso riva, dei barconi: sono gli avventurosi e prodi Ausoni, antichi discendenti dAschenez, di No pronipote. Io li vedo approdare a questo lido, e dirigersi, poi, sulle colline ove essi fonderanno una colonia cui sar dato il nome di Temesa: sar famosa per il rame estratto dalle sue poche ma importanti vene, per il commercio di prodotti rari, per le sue spezie salutari e ambte, per il Temesio suo nettareo vino ben noto a Ulisse e allere Polite Essa avr storia lunga e tormentata. Ma col passar dei secoli, dopo vicende alterne, i superstiti eredi di Temesa, infine questo sito lasceranno per occuparne un altro nei paraggi, su una collina dominante e opima, ove zefiro blando effonde effluvi, donde il guardo si sperde nellazzurro. Qui, questo nucleo dar vita a un borgo che avr fama e prestigio,
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e vanter, nei secoli a venire, prncipi, religiosi, uomini dotti, artisti e gente proba, lacre, forte. Io dal sopore intanto, mi ridesto. Guardo ver la collina solatia e grato vola il mio pensiero agli avi, cui il fato sugger, millanni fa, di piantar le radici dun paese, sopra questalmo poggio, saldo e aprico: Fiumefreddo Bruzio il borgo antico! 64
( e la
E una campana dai rintocchi noti che, a Fiumefreddo, ogni mattina, gente
richiama, ma son pochi i suoi devoti: una gran parte dessi oggi assente.
Questa gente ricorda la sua voce e lascolta ogni d, pur se lontana, col cuor che non emigra, e assai veloce batte se pensa al borgo, alla campana;
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e se di tanto in tanto qui ritorna, la magia del suo timbro desta e aggiorna tutti i ricordi dei giorni felici trascorsi nel paese con gli amici:
ricorda quelle feste di Natale, gli zampognari, il canto pastorale, Don Antonio e i ragazzi in sacrestia, il presepe: tutto arte e fantasia.
Altri eventi ridesta, a pi riprese, questa campana dai rintocchi noti . E ognun si porta leco, ognun fa voti di ritornare ancora al suo paese
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RICORDI
B.
Badia di Fiumefreddo
Ricordo ancora quelle notti chiare duna stagione lieta ormai lontana: estate, luna piena, il gracidare delle ranocchie presso la fontana. La sagoma dei monti netta appare, nei campi sintravede arsa landana, sotto la luna c il brillio del mare.
Alimenta i fal brezza montana: i fal dellAssunta, che a Badia ogni anno si festeggia a ferragosto e chio ricordo ancor con nostalgia, tanto da ritornar spesso sul posto, per ammirar la valle e labbazia dove, tra il verde e larte, a lungo sosto
QUIETA E LA VALLE
(Presso lAbbazia di Fonte Laurato)
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Quieta la valle, immobili le fronde, solo del fiume il murmure si sente e il suono tenue delle due campane della chiesa abbaziale, l vicino. Una mistica pace tuttintorno in cui par di vedere il santo Abate, e la sua voce antica par dudire. E il profeta-esegeta Gioacchino, il Calabrese, che benedice il fiume e la vallata. Poi, dalla voce del silenzio, sode: Lo stato degli schiavi, quello che vide lerbe, per questa terra amara gi passato. Spuntano ormai le spighe. Essa raccoglier presto anche il grano. 1) Son questi, accenti di lieto presagio anche per la Calabria e la sua gente. Vi sono segni di cultura nuova. Lo stato dei liberi in fermento, il terzo stato arriver col vento
POGGIO APRICO
Solido poggio aprico, al tempo resistente, allacqua e al vento, che sfidi e sprezzi baratri e dirupi, e lazzurro di fronte ami e gli aromi che a te dal mare giungono e dai monti e i tuoi pianori impregnano e i declivi,
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poggio che ben sorreggi, da millanni, il peso austero di palazzi, piazze, di chiese, di case e di terrazze,
Dolori, angosce, meriti, successi dei padri che hanno dato vita al borgo, pi solide hanno reso queste mura che sostieni e difendi.
Esse oggi, paghe, inneggiano alla vita ed al futuro di Fiumefreddo Bruzio, borgo antico, nato, mille anni fa, su un poggio aprico!
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MONTE COCUZZO
Mi sono soffermato alle sue falde per sentire la musica del vento nel pineto, lallegro campanaccio del montone, lacuto profumo di giunchiglie, misto allodor di fragole silvane.
La cittadina dove sono nato Fiumefreddo, piccola, arroccata su un poggio dirupato e soleggiato, ai venti resistente e alle bufere. Ricca dulivi, di frumento e viti. Ha le sue torri, il suo castello austero, mura di cinta, nobili palazzi: di antiche storie parlano anche le pietre del paese.
pare lambisca il cielo, dove io vedo ancora guizzare i pesci quando il giorno bello.
E quando il cielo buio e il mar sincrespa e londa alta spumeggia e rbida sinfrange sulla spiaggia, la salsedine imperla pini e palme e laere impregna il suo pungente odore. 64
BACIATA
Dal sole ognor baciata e dalla brezza, Fiumefreddo, dallalto, abbraccia il mare e poi con un sorriso laccarezza.
Nata su un poggio verso il ciel proteso, accarezzata da lieve odor di vento che viene da lontano, fra lazzurro si crgiola e il sereno.
AVITE CASE
( Anno 2004)
Case avite, di pietra ed addossate in un mosaico vario e pittoresco di tetti, di finestre, di facciate: soggetto adatto per un grande affresco! 64
Case antiche, al tempo resistenti, alcune oggi son vuote, altre abitate, ma tutte ricche di ricordi, eventi di stagion liete e tristi ormai passate.
Vicoli che rivisito sovente mi fan tornar, sognando, ai miei primi anni quando, bimbo, godevo della gente del mio paese, non usa agli inganni.
Son felice che oggi, come allora, intorno a me ritrovo gente amica. Voglio che il mio paese cresca ancora: io lamo come allor, senza fatica
Laria ti nutre, il sole ti trastulla, la musica del mar blanda ti culla, zefiro spira e sfiora piani e colli: tu sei dItalia tra i borghi pi belli.
Il verde dei tuoi boschi, il fresco azzurro, i vividi colori dei tuoi prati e dei giardini, infondono ottimismo e nuova speme.
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Miracolo damor che si rinnova ogni giorno per te nella tua gente che nel core talberga e nella
FIUMEFREDDO BRUZIO
O Fiumefreddo, terra natia, paese mio, tadoro. La tua campana ancora sveglia al mattino il borgo. Le tue contrade
( Anno 1968 )
ancora popolano la tua piazza il d di festa. Ma quel legame che univa la tua gente, sembra spezzato dal furor del vento.
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Non pi zefiro spira blando e mite tra i vicoli del centro e le contrade.
Possano gli avi premurosi e saggi, svegliarsi per incanto e portare il sereno; e ai figli tuoi, semplici cittadini e governanti, ridettare la regola che, un tempo, serv per darti fama, lustro e vanto:
IL MIO PAESE
Un mare azzurro, un cielo mai imbronciato, ti fanno da cornice, o mio paese! I vicoli, le torri, le tue chiese, ci fanno ancor rivivere il passato
che parla di virtude e di coraggio dei nostri padri: a lor rendiamo omaggio! La Torretta e la Rupe: i tuoi balconi dove arrivan del mar profumi e suoni
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Antiche son le piazze ove si aduna ancor la gente quando d di festa o quando un fatto il popolo accomuna: gioioso evento o ricorrenza mesta.
Le tue Porte, a levante ed a ponente, chiudevano lingresso a ogni nemico. Dentro le mura ceran forza e mente, tanta saggezza ed il coraggio antico
a farmi coccolare dalla brezza che avvolge questo borgo e laccarezza, ad osservar, sulle sue antiche mura, il geco abbarbicato sotto il sole, il merlo chioccolar sul campanile. Bello goder, dalla Torretta, il mare, udir, dinverno, laspro urlo dellonda, seguir, destate, a sera, le lampare, saziarsi dellazzurro che cinonda. 64
Tetti bruciati dal sole, spazzati dallacqua, dal vento, custodi dei mille segreti del borgo, degli attimi lieti.
Cantate al paese, per sempre, un inno damore, il pi bello, e leco raggiunga le stelle
POGGIO ROCCIOSO
(Fiumefreddo Bruzio)
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Su di un poggio roccioso di ferrigna fibra, ridente sorge Fiumefreddo Bruzio, che col mare dialoga e coi monti.
La strada, che dalla marina arriva al Centro, si sgomitola in ripidi tornanti e lente curve, ma non resta deluso chi vi giunge: paese antico di fresca bellezza di cui prodiga stata la natura.
La Chiesa Madre, ove ci rifugiamo per pregare e rinfrancar lo spirito quando il cuore vacilla e si spaura,
i portali di chiese e di palazzi rifiniti da nostri scalpellini, son tra i tanti gioielli del paese, vanto duna progenie fortunata.
Espero regna qui e freschi aromi salgono dal mare e inondano il borgo e le contrade.
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LA CHIESA MADRE
Immacolata)
Aver vorrei degli angeli risuona nella chiesa. Voci bianche di giovani fanciulle, soavemente intonano la dolce melodia, in questo giorno dellImmacolata, nella Chiesa Matrice, dove io, piccolo, in fasce, ricevetti il lavacro del perdono, dove oggi, adulto, entro, minchino e prego.
che tante cure invoca, cinque secoli vanta. Pregno di storia, di fede e di cultura. E abbellito con pregiate tele, e con antichi e prestigiosi legni. Volta ed altari con stucchi ornati di bellezza rara. Ha i portali in barocco primo stile. Locale artigianato daltri tempi! In bronzo fine fusa la campana. Il presbiterio ha scanni e pavimento secolari e laltare maggiore, in marmo bianco, che, da sacro ciborio sovrastato.
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Questa la nostra chiesa, la Matrice, ove, le preci di ciascun di noi, e i pi segreti voti, graditi a Dio, da Lui sono ascoltati, ove oggi, accanto a noi, oranti e pie, sembra aleggino storiche figure: Fernando Alarcon ed Isabella, Lucrezia Ruffo ed umili antenati, protagonisti antichi del paese e della storia della Chiesa Madre,
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Scorgiamo ancor le stanze ed il fossato, il portale regale, le atre celle della prigione e, fuori, un verde prato dove spesso sostavano le ancelle.
Superbo al ciel sergeva il bel maniero, mentre i soldati, sulle due torrette, sorvegliavano il mare e ogni sentiero.
Per millanni il castello e mari e vette domin, fino a quando uno straniero lassedi, e il castello cedette.
E mezzogiorno. Dal castello, assenti sono il signore e il nobile corteo, perch impegnati altrove in un torneo.
Nel bel maniero, intanto, vien servito agli ospiti, alle dame, alla padrona, il pranzo, con arrosto di cinghiale, spezie, formaggi, e vino onde augurare vittoria e onore ai prodi e a lor brindare.
Sode, fuori, lo strepere di attrezzi, mentre lacciottolio delle stoviglie, dentro, si fonde col brusio dei cuochi e con il trepestio degli stallieri.
Al mattino un brulicar di gente dentro e fuori le mura del castello: sono artigiani, servi, contadini, pronti, come formiche laboriose, a lavorar con zelo pel signore, rifornendo ogni giorno le sue scorte, per consentire a lui e alla sua corte, agi e ricchezze, senza faticare, e ai sudditi ossequenti, di campare
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IL CASTELLO di notte
(Notte di agosto 2006)
La sagoma dei muri e del portale, netta si staglia al chiaro della luna
e alla luce dei fari del viale, mentre la gente, a frotte, qui si aduna.
Il voco della folla sode intorno e tra il fossato echeggia ed i saloni del maniero, che fu dimora, un giorno, di principi, di dame e di baroni.
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Sode intorno il limo dun pipistrello: vola agile tra gli archi, sfiora un muro, con pronto scatto, poi, lascia il castello, e punta dritto sul Vallone Scuro. (1)
L, tra i carrubi, gli albatri e i mirtilli par di vedere ancora uman vestigi, udire scalpitii, eco di squilli, e, intorno, il verso di notturne strigi.
Tra la battigia ed un pendio roccioso, sorge una striscia dubertosa terra piena, un tempo, dagrumi, fichi e grano, poi riscoperta come sito ameno, baciato dal sole e dalla brezza, adatto per dimore e per giardini. Considero da sempre questo borgo come parte integrante di me stesso ove ho scelto di aver la mia dimora.
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par che sorrida alla calura estiva, e il suo tenue profumo sa di sole, dazzurro e di frescura.
Lamo dinverno: quando i cavalloni spumeggiano, assalendo la battigia, minebria lacre aroma di salsedine
Tanto vorrei che questo borgo nuovo crescesse con ordine e con stile. E chiazze colorate di fiori dogni mese vorrei vedere intorno ad ogni casa e per le strade.
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con te condivido lazzurro, la musica dolce del mare, il suo colorato brillio cangiante ai riflessi del sole, la brezza di zefiro amico che lacqua appena corruga
SAN BIASE
( Anno 1999)
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Dal suo monte Cocuzzo ben protetta e alle sue falde, sopra alta collina, sorge San Biase, terra che, in sordina, gente tenace alleva, forte e retta.
C qui lasilo, l c la chiesetta, c lufficio postale, la cantina, il forno per il pane, lofficina. Ecco la scuola, i bimbi escono in fretta,
si rincorrono e cantano felici, laria sallegra, la borgata in festa, intorno tutti sembrano pi amici,
la natura, dincanto, si ridesta. Intanto il borgo torna ai propri uffici: del d riprende la sua marcia lesta
CONTRADA PIRILLO
(Fiumefreddo Bruzio, settembre 2012)
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Quando sul nostro paese ricade la notte, spesso la mente mia sapre ai ricordi.
Rivedo la contrada ove son nato ed ho trascorso infanzia e fanciullezza: case modeste, un sentiero selciato battuto dagli zoccoli dun mulo, una strada che arriva al cimitero coperta di pietrisco, adatta ai carri. Donne intorno alla vasca del rione nei pressi dun canneto verdeggiante, intente a sciacquar panni pel bucato. Col barile sul capo e lorcio in mano ripieni dacqua attinta alla sorgiva, lesta una donna avanza e un canto intona. Il sorbo, il pesco, il pero, ed il ciliegio:
alberi amici intorno a casa mia, i cui frutti e sapori sogno ancora.
Campi fumanti appena arati, io vedo, e contadini allegri seduti in cerchio sulle molli zolle, che con un buon bicchier fanno morsello. Vedo laia coperta di covoni, i buoi pronti a tirar la pietra daia e i contadini intorno coi forconi; dopo il tramonto: cena, balli e suoni. Vedo il calesse, il baio, il mio pap che torna dal lavoro a tarda sera.
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un ricordo struggente del passato che non c pi, ma che a me tanto ha dato, e mi ha arricchito.
IN ME SI FA PRIMAVERA
(Aprile a Fiumefreddo Bruzio)
Agresti silenzi daprile appena interrotti dal chioccolio dei fringuelli, azzurro pi caldo
con morbide chiazze di grigio, ravvivano il colore della primavera chemerge dal suolo, dai fiori, dai rami, ed esplode e tinteggia la valle, la collina e la pianura di Scaro, Regio, Duca e di Cutura.
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Un fresco di rivoli scorre dai monti e ne nutre le vene, la redola rigurgita di verde, di ranuncolo giallo e di vilucchio. Mite si piega e striscia sulla via un morbido calore.
PIOGGERELLA DAPRILE
a Fiumefreddo Bruzio
sfiorate da un sole velato, bruiscono lente sui vetri, sui tetti del borgo.
Laria salbre accarezzano, la terra, gi turgida, baciano, e questa, accogliente, dischiude al nuovo tepore daprile, il grembo gi pregno di vita.
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Nel mio paese a maggio tutto diventa nuovo, pi bello ed attraente. Persino il campanile della Chiesa Matrice a maggio si rallegra: festeggiato da gioiosi trilli di passeri e di merli che l trovan dimora
Raggi tenui di sole spaccano ai semi la terra. Il brioso rio, detto Centacque, oggi pi azzurro specchia il suo pezzo di cielo. Dai boschi e dai prati sodono canti nuovi, sussurri, cinguettii, il gorgoglio dei grilli ed il limo dinsetti.
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Voli bizzarri duccelli, tracciano mille disegni sopra i tetti del borgo, su declivi, pendii e verdi colli: Destro, Badia, Crivaro, Mortilletto...
POGGIO APRICO
Solido poggio aprico, al tempo resistente, allacqua e al vento, che sfidi e sprezzi baratri e dirupi, e lazzurro di fronte ami e gli aromi che a te dal mare giungono e dai monti e i tuoi pianori impregnano e i declivi,
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poggio che ben sorreggi, da millanni, il peso austero di palazzi, piazze, di chiese, di case e di terrazze,
Ringrazio il fato
Dolori, angosce, meriti, successi dei padri che hanno dato vita al borgo, pi solide hanno reso queste mura che sostieni e difendi.
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Esse oggi, paghe, inneggiano alla vita ed al futuro di Fiumefreddo Bruzio, borgo antico, nato, mille anni fa, su un poggio aprico!
PRIMAVERA
a Fiumefreddo Bruzio
Ritorna il miracolo ancora: dal tronco spezzato dun albero antico, spuntano fresche due gemme. La vita ritorna a baciare, il sole, pi dolce, accarezza il verde pi nuovo dei prati e dei boschi, lazzurro pi nuovo del cielo e del mare.
Lamore prorompe maestoso dai fragili fiori dei boschi da soffice letto emergenti.
Dai voli obliqui e rapidi duccelli sulle fresche contrade di Salice e Donnella, sulla soliva Marina, sull acclive poggio tracciato dai tornanti che portano al paese.
Sotto le grondaie le rondini ritornano, ed eccitate da un sole mite che coccola lazzurro, zinzilulando, volteggiano nellaria e alacremente cercano pagliuzze per il nido.
trionfa la vita
Scroscia il ruscello, un venticello lieve, dai monti scende nella valle, si muovono le fronde e i molli giunchi, gorgheggia lusignolo e spicca il volo, zufola il pastorello, un effluvio di campestri fiori, -ciclamini, margherite, spighi,savverte tuttintorno alle contrade di Castagno, Serrone, Santa Serra, pasce la gregge cheta e si disseta. La bella stagione ritornata, il cielo azzurro, i fiori, i verdi prati, alla mente ed al cuor vigore han dato. La natura s desta, il mondo in festa.
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Come cerva che ha sete e va alla fonte e, soddisfatta, poi, da gioia presa, cos, alla mensa sacra, saziano la fame e placano la sete, gli spiriti devoti del paese, mentre lalleluia, dallorgano modesto della chiesa, seleva al Dio Risorto. La folla dei fedeli, che la chiesetta non contiene tutta, tanto che, buona parte, sul sagrato, risponde in coro: Osanna, Egli risorto! E Pasqua. Il Dio che nato uomo e, quindi, morto, oggi risorto ed presente nel cuore e nella mente di chi antepone al male, il vero e il bene. Oggi risorto
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ed presente tra gli umili e i perdenti, tra coloro che soffrono di stenti.
Oggi risorto a Fiumefreddo Bruzio, il mio paese, ed presente tra la mia gente, tra i piccoli e tra i grandi, e ognuno un po pi buono oggi si sente. Ci si stringe la mano, ci si abbraccia a vicenda, pace vera augurando in ogni cuore.
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( a Fiumefreddo Bruzio)
e par che dica: Fatti accarezzare, nel mio grembo tu udrai palpiti nuovi!
Gli ombrelloni dipingono la spiaggia, brulicante di gente ebbra di sole, di policrome chiazze assai vistose.
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Nel cielo volteggia un aquilone, quattro ragazzi giocano al pallone, una bimba si svaga col secchiello, unaltra costruisce un bel castello.
Mare, minebria questa sera la tua voce, riflette il sole in te lultima luce, sinfiamma il cielo dietro lorizzonte del color dun crepuscolo rovente.
Sadagia il sole in un lieve sopore, lo culla il mar con la sua morbidonda e con voce suadente laddormenta.
Alta, pi tardi, su, la luna appare, mirabile armonia fra cielo e mare. Dei sognatori amica e degli amanti, stanotte veglier su mari e monti.
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Oggi, anchio mi nutro dazzurro e di aspro sapore di salsedine. Rivivo emozioni silenti, sogni ed ebbrezza dun tempo. Ascolto, rapito, il magico canto del mare, lameno schiamazzo di bimbi che sguazzano allegri nellacqua, e avverto, con grato sollievo, spero fresco che spira...
A Fiumefreddo Bruzio, quando ottobre, la quiete del mar quasi si taglia. Sode qualche fruscio di ramoscelli, ci son gi foglie secche sparse al suolo e la terra riluce tra le piante. Stormi di grossi uccelli, come fraticelli che a capo basso procedendo pregano, nel fioco cielo avanzano, sommessamente gracchiano.
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Ardono, qui, i tramonti, in questo mese, mentre spira la brezza impregnata dodori che sanno di mostarda e di palmenti.
E quando il buio
della sera che avanza, lentamente cala sulla terra e si fa notte, voci e rumori tacciono nel borgo, parlano solo le ombre stanche
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NOVEMBRE
a Fiumefreddo Bruzio
Nuvole grigie e scure in cielo azzurro, come sentinelle, vigilano sentieri senza fine.
Uccelli migratori che sostano, da poco, sui fili della luce, per riprendere presto il lungo volo, rendono tenue lazzurro novembrino.
allopaco rossiccio dei pmpini aggrinziti ed al brillio delle foglie vivide del cisso,
in molte case di questo mio paese, ritrovi ancor lamor che scalda il cuore, riscopri ancor le gioie del focolare, la famiglia che spera nel futuro.
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UN POMERIGGIO AUTUNNALE
al mio paese.
In un cielo dautunno, vespertino, un disegno di rondini migranti scivola, come acqua di ruscello che lenta scorre in letto di cristallo, verso altro cielo, verso altri tepori.
Gli occhi di un bimbo fissano lazzurro, seguono il volo delle rondinelle, fin quando il guardo non si disperde
Fievoli pensieri affiorano dalla bruma dei ricordi, e vagano allombra della mente.
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NUVOLE
(cirrocumuli)
Bioccoli di nubi soffici e galleggianti in questo glauco cielo di Fiumefreddo Bruzio. Amache e culle
Natale. Fredda notte. Opaca luna. Dalla Chiesa Matrice, la campana invita a messa e tanta gente aduna: quella vicina e quella pi lontana.
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I sentieri che portano al paese, son rischiarati da lanterne accese che fanno luce al passo incerto e lento di color che, nel buio, muovonsi a stento;
scendono da Crivaro, da Badia, da Mortilletto, da Santa Lucia, da Duca, Castagnelle e Papamieri: sono ragazzi, adulti e nonni fieri;
chi vien dal piano, chi dalla montagna, ma ognun, da mesi, questa notte sogna. Sode, intanto, nellaria una zampogna, leco risuona e inonda la campagna.
E tutto pronto per la mezzanotte: don Antonio, la chiesa, i chierichetti, il presepe con nuove terrecotte e con linferno, le fiamme e altri effetti, il vecchio organo a mantice accordato, la cantora, laltare gi addobbato. Ha inizio, ormai, la Messa di Natale. Il coro intona quella pastorale
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che ricorda il Bambino, Re del cielo, che nasce in una grotta, al freddo e al gelo: un canto antico, il canto dei pastori che, a Natale, riscalda ancora i cuori
un gelido sinbbio, spinge, verso il paese e la marina, uno sciame bianco: sui tronchi spezzati, sulla scorza aggrinzita degli alberi spogli dei boschi, nei vicoli stretti del Centro, sui tetti, sui campi, persino in marina, si posa la neve che tutto riveste duna carezza soffice.
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Il paese, che raramente assiste a tale evento, da insolita quiete presto avvolto.
Tra il fresco scrosciar dalto ruscello che ingrossa nel cammin fiume Reale, e lo stormir degli aceri e dei faggi sui cui rami sappoggia il pingue corvo
dopo unampia virata verso il basso, c un tuffo al cuore. E immobile lo sguardo mentre il pensiero guizza.
I giorni trasparenti della gioia, su fresche rose daria e di nuvole si muovono a rilento e li rivivo. La mia mente inizia un percorso che trasferisce, liete, al suo cervello freddo, immagini a colori che il vento ha disegnato nel suo corso.
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Ed un sopor mi vince, perch, dintorno, i suoni duna natura antica, cullano i sensi e il cuore.
Ma poi le foglie fragili, per il mese che corre, degli ontani e dei faggi, cadendo a forma delica, davanti agli occhi passano e dal torpore morbido
mi destano.
E la magia si perde nell acque strepeanti del Reale, la cui voce e la cui corsa inseguo finch, tra scrosci fragorosi, saltando abissi, accarezzando fronde e dissetando, arriva al mare e con esso si fonde
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BELLO E SUBLIME
( Anno 1980)
Bello godere dei color del prato in primavera ed osservar che, muto, un bifolco del bue guida il tracciato, un pastorello zufola, seduto
lungo il sentiero, allegro e spensierato, un contadino passa e fa un saluto, mentre del suolo fresco, appena arato, lodore della zolla umida fiuto.
Amo ascoltare il suon dellacqua pura dun ruscello che scorre non lontano, mirar del borgo ogni angolo, ogni sito:
bello e sublime che a noi offre natura! Vorrei di questa penetrar larcano, esser, per poco, in lene oblio, rapito.
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La Torretta
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Fiumefreddo Bruzio
LE NOSTRE SPIAGGE
Spazio creato da rotolante e rosicante spuma arretrata nel tempo. Spazio che luomo avidamente ha fatto suo e chiuso, piantandovi buatte di cemento e trasformando il bello naturale, in un disordinato campo amorfo, in mantello discinto ed arruffato che, osando, egli ha disteso fino a bagnarne i lembi in quelle acque di cui Nettuno custode geloso, bizzarro e capriccioso.
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E labbandono secolare e ingiusto in cui ti trovi, che fa pesante il giogo e duro il giorno a quel tuo figlio che, con rabbia in corpo, da decenni attende le promesse vane.
Villaggi antichi dalle antiche pietre, piste tortuose, gerbide montagne, conoscono le angosce dei tuoi figli. Domandiamolo ad essi, chiediamo lor chi sono questi nomadi del Sud, e ci risponderanno:
Gente forte, assetata damore e di giustizia; e il calore del sole, lazzurro del cielo, il profumo delle zagare non bastano a donarle il sorriso, a riscattarla da un retaggio dingiustizia e doblio .
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BOCCA DINFERNO
Voli duccelli liberi, briosi, nellaria traccian ghirigori estrosi sulle case, sui prati e sui sentieri di Campo, di Pirillo e Papamieri,
e su Bocca dinferno, Forte antico, insidia ignota al gallico nemico, ov, roccioso e ripido, un burrone: Timpa, ben nota a noi, di Castiglione.
NellOttocento, qui, fanti stranieri furon respinti e, quindi, i masnadieri, dai nostri fino al fiume tallonati, fuggivan come uccelli spaventati
altri, ai nostri, si arresero contriti, pochi, seguendo il corso dun ruscello, raggiunsero la spiaggia, indi un vascello.
Ma dopo mesi, una truppa francese, con furor di vendetta, entr in paese. I nemici infierirono, oltraggiosi, su bimbi, vecchi, donne, religiosi.
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Fiumefreddo, ormai stanca e mal difesa, nulla pot contro cotanta offesa, e il gioved dellottocentosette, il dodici febbraio, essa cedette.
ricco darte e di siti suggestivi, con la Torretta, da cui puoi ammirare apriche coste, azzurro mar di fronte, Stromboli e qualche vela allorizzonte, a me, certo, non nega un suo cantuccio ove, schivo, mapparto quando ho voglia, obliando ogni angoscia ed ogni cruccio, ove il tempo ai ricordi apre la soglia. In un meriggio tiepido di maggio, carezzevoli effluvi si diffondono intorno.
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Mi molce un piacevole torpore, e, nella bruma lieve dei ricordi, mi rivedo bambino: andavo a scuola, attraversando la redola nel bosco, scorgevo ai lati fiori, alberi e vepri ancora rivestiti di pruina. Il sole nuovo ancor non riscaldava ma accarezzava lievemente il viso, gli alberi mincantavano coi suoni, minebriava laria di campagna redolente di verde nepitella, quella di Papamieri e di Donnella
Mi desta, a un tratto, dal sopor, la brezza, e, a Fiumefreddo, noto che oggi, ancora, respiro aria salbre, come allora, che la natura ancor qui maccarezza! Aria del mio paese, aria serena, di te minebrio e nutro ogni mia vena!
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TIMPA DI BADIA
Cima arida e brulla, Timpa Badia tu mi sembri un gigante dalle spalle possenti, e, da gigante premuroso e buono, vigili e difendi le case sparse ai piedi e i borghi attigui.
Il tuo respiro , per la valle, soffio che accarezza e ridesta profumi e colori, memorie e pensieri, e tuttintorno, fino alla Marina diffonde
leco delle preghiere dellAbate, e del nero urlo del mite fratello sullaltare sgozzato, come agnello.
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Come la vita dellumana gente che scorre, ahim, assai velocemente; salternano, cos, vite e stagioni in un flire s precipitoso,
che pria chaltri capisca che sei stato, tu non sei pi, da qui sei gi passato, confuso or sei qual goccia in mezzo al mare.
Solo se lasci scie di gesta rare chesaltano i valori universali, quella goccia si accende di colore e allora si distingue anche nel mare
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Ricordo ancor quando il viale Campo aveva i pioppi in duplice filare, su strade ricoperte di pietrisco il bove, lento, trainava il carro, nellaia, a mano, si batteva il grano, la terra fragrava ancor di buono. Turgida luva, che brillava al sole, sola produrre un nettare divino, il profumato pane della mamma dal forno usciva morbido e fumante, al cui ricordo ancor sento il sapore. E le garrule rondini festose rallegravano il ciel della contrada
Quando alcuni briosi personaggi dellantico folclore cittadino, nei giorni delle sagre paesane, solano, allegri, divertire il borgo e ad ognuno strappavano un sorriso, senza trascender mai, senza pretese.
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Quando la gente del vetusto borgo si beava a sostar sulla Torretta, ad osservar, di sera, le lampare, laria e il profumo a respirar del mare.
E i giovani dallor, con far cortese, con spirito faceto e premuroso, seguivan le ragazze del paese
Casalinghe Fiumefreddesi, al mercato, acquistano prodotti genuini della nostra terra. (Molti anni fa .
Viale Campo
IL MIO GIARDINO
Fiori delle mie aiuole variopinti: camelia rossa ed umili giacinti, ibisco, pelargonio, gelsomino, rose aulenti: regine del giardino.
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Ape che succhia nettare dai fiori, farfalla vaga, attratta dai colori, lieve si posa sopra una lantana. Un profumo soave intorno emana
dalla gardenia, delicato arbusto, e dal limone dal contorto fusto, da magnolia che fresca ombra distende e il caldo estivo meno afoso rende.
Domina, poi, su tutto, alto, slanciato, un palmizio che il tetto ha superato. Un verde prato derbetta strisciante fa da tappeto ai frutici e alle piante
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ALBERO SECCO
dai rami aridi e brulli protsi verso il ciel, quasi imploranti, di te ricordo Albero secco
le verdeggianti fronde, palco brioso per vivace orchestra, fatta di gazze, merli e di ghiandaie, le garrule nidiate duccellini col collo fuor dal nido e il becco aperto, e l, nei pressi, la guardinga mamma pronta a imbeccarli con pippoli e insetti, le rigogliose chiome ombrose e fresche, sotto cui, al sole estivo, satollo, il mite gregge riposava, il viandante, madido sostava, noi bimbi, allegri ci si divertiva. pi non sei degli augei grata dimora,
ma ognun, per quel che fosti, ancor tammira Pur secco e spoglio, tu solenne appari,
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