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Universit Degli Studi Del Molise Facolt Di Scienze Umane E Sociali

Corso Di Laurea In Scienze Della Formazione Primaria

LABORATORIO DI METODOLOGIA E TECNICA DEL GIOCO E DELLANIMAZIONE

GIOCANDO SI IMPARA

Prof. Filippo Bruni

Studentessa Amore Nadia 144391

GIOCANDO SI IMPARA

Il gioco una delle componenti principali della formazione psico-fisica dellindividuo, occasione di socializzazione e di apprendimento, FORMAZIONE ed EDUCAZIONE. Attraverso il gioco il bambino esprime il suo modo di essere, inoltre ha un ruolo essenziale nellapprendimento a tutte le et: sviluppa la creativit e la curiosit, consente di organizzare le emozioni e di dare forma a idee e pensieri, stimola la formazione della personalit, migliora lintegrazione sociale e lacquisizione delle regole, insegna a gestire situazioni imprevedibili, ad avere un pensiero flessibile e a cercare sempre alternative. Lo strumento che aiuta a giocare il giocattolo: un supporto

dellimmaginazione e uno stimolo per sviluppare le abilit del bambino. La maggior parte dei giocattoli riproduce oggetti e strumenti del mondo degli adulti. Il giocattolo segue la crescita del bambino e tende ad imitare e riprodurre la realt del modo di vivere e di agire delladulto. Spesso i giocattoli servono, infatti, a un doppio scopo. Oltre allintrattenimento, servono anche per aumentare le capacit cognitive e per stimolare la creativit. Attraverso luso ripetitivo dei giocattoli, il bambino prende familiarit con gli oggetti, rinforzando la memoria e sviluppando la coordinazione e altre abilit manuali. Leducatore deve saper trovare e proporre il materiale pi adatto per il bambino o per il gruppo. Nessun giocattolo buono o cattivo in assoluto ma perde il suo
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valore ludico e didattico se non permette la sperimentazione diretta e personale del bambino. Gioco e bambino sono ununica entit: giocando il bambino misura lambiente, prende coscienza dello spazio, misura le reazioni delladulto e impara a vivere; il gioco, inoltre, un momento di aggregazione e favorisce lintegrazione. Il vero gioco per il bambino autenticit, creativit e spontaneit; fornisce forti motivazioni che gli permettono di dominare desideri e pulsioni e di controllare le occasioni che vive. Esso , infatti, un appuntamento quotidiano importante per la sua crescita armonica. Ladulto deve favorire le attivit di gioco, deve partecipare e non dirigere. Molti etologi hanno studiato limportanza del gioco nei primati e per anni hanno osservato il comportamento dei leoni e dei gorilla. Tramite queste osservazioni si sono accorti che i cuccioli incapaci o impossibilitati a giocare restavano immaturi e da adulti non erano capaci di affrontare le insidie della natura. Il gioco nei primati rappresenta, infatti, una sorta di allenamento, di prova generale per affrontare la realt e per evitare il pericolo. Luomo non si discosta molto da questo modello di apprendimento naturale; infatti secondo alcuni studi effettuati negli Stati Uniti negli anni Sessanta, i bambini impossibilitati a giocare erano meno intelligenti, avevano poco senso pratico e poca avversione verso i propri simili. Il gioco consente di sviluppare un migliore adattamento allambiente e una migliore capacit di risolvere i problemi, anche di carattere intellettuale.

Inizialmente il bambino tende a giocare con se stesso e con la sua immaginazione; fino ai 12-18 mesi il piacere del gioco , infatti, legato prevalentemente alle esperienze sensoriali e motorie. In seguito, al centro del suo interesse si pone l imitazione e il gioco simbolico propriamente detto, che si sviluppa nellarco di tutta la prima infanzia fino ai 6 anni e anche oltre. Esso viene chiamato simbolico perch caratterizzato da un processo di significazione indiretta: un elemento fisicamente presente viene utilizzato per rappresentare un elemento assente ma evocato mentalmente. Da questa fase di egocentrismo il bambino passa poi a quella di sociocentrismo: dai giochi individuali a quelli di coppia e di squadra. Il gioco sociale una conquista importante: favorisce ladattamento alla realt, attenua le ansie e le paure sviluppando la capacit di mettersi nei panni dellaltro e la tolleranza alle frustrazioni (ad esempio nellimparare a perdere). La scuola dellinfanzia e gli educatori devono predisporre tutte le occasioni formative didatticamente idonee a promuovere il gioco. Il gioco stesso pu essere una importante strategia utilizzata a fini educativi. Secondo M. Lowenfeld il gioco pu servire a 4 scopi:
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come mezzo per entrare in contatto con lambiente costituisce il ponte tra coscienza, esperienza concreta e esperienza emotiva serve al bambino come: gioia, divertimento, riposo e rilassamento rappresenta per il bambino lesteriorizzazione della sua vita emotiva.

Il gioco assume, quindi, il ruolo di sicuro indice del carattere, della personalit e costituisce lo strumento di espressione del potenziale e dellimmaginazione del bambino per un progressivo rapporto con la realt. Negli Orientamenti della scuola dellinfanzia si afferma che: il gioco costituisce una risorsa privilegiata di apprendimento e di relazioni in quanto favorisce rapporti attivi e creativi sia sul terreno cognitivo che sul terreno relazionale. Esso consente al bambino di trasformare la realt secondo le sue esigenze interiori, di realizzare le sue potenzialit e di rivelarsi a se stesso e agli altri in una molteplicit di aspetti, di funzioni e di desideri. Linsegnante, evitando facili improvvisazioni, invia al bambino, attraverso la ricchezza e la variet delle offerte e delle proposte di gioco, una vasta gamma di messaggi e di stimolazioni utile alla strutturazione ludiforme dellattivit didattica nei diversi campi di esperienza. Inoltre: occorre conoscere e sperimentare tutte le forme praticabili di gioco: dai giochi liberi a quelli con le regole, dai giochi con materiali strutturati a quelli simbolici, dai giochi di esercizio a quelli programmati, dai giochi imitativi a quelli popolari e tradizionali. Nei nuovi Orientamenti il gioco viene delineato non solo come momento socializzante, gioioso, di libero sfogo, ma anche come uno spazio-tempo in cui il bambino coordinato dallinsegnante compie conquiste cognitive. Nella scuola dellinfanzia il gioco deve essere inteso come risorsa privilegiata di apprendimenti e di relazioni, come il modo specifico del bambino di rapportarsi alla realt.

Per la valorizzazione del gioco stesso quindi indispensabile organizzare lambiente, strutturando i materiali e seguendo modalit di lavoro flessibili e spontanee. I diversi campi di esperienza, inoltre, offrono diverse tipologie di gioco che possono aiutare i bambini a vivere situazioni positive e a realizzare i propri obiettivi di crescita; per non tutti i giochi sono adatti per raggiungere gli stessi obiettivi in quanto ogni esperienza di gioco porta a sviluppare determinate competenze e ad acquisire importanti sicurezze per lo sviluppo dellidentit. Il primo a portare ufficialmente il gioco a scuola stato il filosofo Jean Jacques Rousseau, il quale affermava che si apprendeva meglio in unatmosfera di gioia e divertimento piuttosto che in un clima di severit e ubbidienza. Per, il principale contributo alla scoperta dellutilit del gioco viene dallo psicologo svizzero Jean Piaget che vedeva in questa attivit un vero e proprio addestramento per il futuro. Egli, dallosservazione dei propri figli, identific 3 fasi di gioco:

gioco percettivo- motorio (primi anni di vita) che influisce ripetute per un piacere senso-motorio.

sullo

sviluppo dellintelligenza sensitivo- motoria; le attivit motorie vengono

gioco simbolico (5 anni) in cui il bambino impara a trasformare la realt in simboli. un gioco di simulazione che permette di distinguere ci che reale da ci che immaginario; presente luso delloggetto come simbolo per rappresentare la realt.

gioco con le regole (7-8 anni) in cui il bambino impara a cogliere i problemi e a trovarne varie soluzioni. E composto da attivit che vengono svolte in gruppo e che richiedono la capacit di socializzare e di accettare le regole.
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Altri pedagogisti e psicologi si sono interessati del gioco e della sua valenza educativa: dai Giardini per linfanzia (Kindergarten) di Friedrich Frobel in cui vi erano una serie di doni per stimolare lattivit simbolica e fantastica, alle cianfrusaglie di Maria Montessori; da Bruner che sosteneva la socialit precoce del gioco e la capacit del bambino di socializzarsi attraverso di esso per minimizzare le conseguenze delle azioni gi prima dei 3 anni, a Vygotskij che vedeva il gioco come il mezzo pi efficace per sviluppare il pensiero astratto. Importante anche il pensiero del filosofo e storico olandese Johan Huizinga, il quale sostiene che il gioco serio e non serio, vero e non vero, impegnativo e divertente. Nel suo importante saggio Homo Ludens mette in risalto limportanza del gioco come mezzo utile a contrastare e a superare le avversit della vita quotidiana e della storia. Lo studioso, promotore del ludocentrismo, affermava inoltre che il gioco fonte di cultura. La cultura, infatti, nelle sue fasi originarie porta il carattere di un gioco e viene rappresentata in forme e stati danimo ludici. Lattivit ludica per, innanzitutto e soprattutto un atto libero che si svolge per puro piacere dello spirito. Esistono, comunque, diverse tipologie di gioco, a seconda delle persone a cui si rivolgono (inclusi gli adulti) e del luogo-spazio a disposizione per giocare (es. gioco libero, gioco di squadra, gioco sport, gioco allaperto, gioco al chiuso, giochi con lacqua o con la palla e cos via).

PROGETTI DIDATTICI Di seguito riporto tre diversi e semplici progetti didattici, uno per ogni fascia di et presente nella scuola dellinfanzia; lo scopo quello di avere degli strumenti didattici utili da utilizzare nel mio lavoro futuro per le diverse fasce di et a cui corrispondono diverse esigenze e abilit.

GIOCO DIDATTICO PER I BAMBINI DI TRE ANNI:

PALLA RINCORSA DAL GATTINO

Questo un gioco da fare in un luogo spazioso, sia esso allaperto o al chiuso come in una palestra. Linsegnante lascia rotolare con adeguata energia la palla che rappresenta il topo, mentre i bambini fingendosi dei gattini devono inseguirla e superarla. Questo un gioco molto semplice, attraverso il quale i bambini inizieranno ad utilizzare la corsa orientata verso uno scopo, a sviluppare la coordinazione tempo-spaziale ed oculo-podalica e a discriminare i diversi ruoli sociali (es. gatto-topo).

GIOCO DIDATTICO PER I BAMBINI DI QUATTRO ANNI: RICICLIAMO INSIEME

In questo gioco linsegnante inizialmente andr a spiegare i concetti di base del riciclaggio ai bambini e a presentare loro i vari materiali di recupero attraverso illustrazioni grafiche e/o filastrocche. In seguito aiuter i bambini a costruire i contenitori per la raccolta differenziata di diverso colore a seconda del materiale (giallo per la carta, verde per il vetro e blu per la plastica). Infine ogni bambino cercher sia nello spazio interno dellaula scolastica, che in quello esterno del giardino della scuola (l dove presente) gli oggetti di materiale differente che dovr riuscire a collocare correttamente nei vari contenitori su cui sar presente un simbolo (ad es. per il vetro una bottiglia di vetro, per la plastica una bottiglia di plastica e per la carta un foglio di quaderno). In questo modo il bambino, attraverso un gioco, inizier a riconoscere e a discriminare i colori, imparer ad associare gli oggetti di diverso materiale al giusto contenitore (associando quindi il simbolo al colore), conoscer le regole della raccolta differenziata utili per la sua formazione da buon cittadino futuro e verr educato al recupero di tali materiali. Ho proposto questo gioco per limportanza che riveste, soprattutto attualmente, la tutela dellambiente e la salvaguardia del nostro pianeta e per la formazione
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dei bambini verso una cultura e una forma mentis centrate sul rispetto ambientale.

GIOCO DIDATTICO PER I BAMBINI DI CINQUE ANNI: IL SEMAFORO COMANDA

In questo gioco linsegnante preparer un semaforo incollando su tre asticella di legno tre cartoncini di carta di colore rosso, giallo e verde. Un bambino verr scelto per fare larbitro e altri due per fare i vigili che si posizioneranno sui bordi di un campo (es. in palestra o allaperto). Larbitro, con laiuto dellinsegnante, mostrer a suo piacimento le diverse asticelle con i diversi colori: al rosso i bambini dovranno restare fermi, al giallo dovranno correre verso destra e al verde verso sinistra. I due vigili, intanto, dovranno cercare di multare i bambini se sbagliano toccandoli. A tale gioco
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potranno essere apportate anche delle varianti di comando che linsegnante stessa terr opportune. Questo gioco servir al bambino per il consolidamento delle sue conoscenze pregresse sui concetti di coordinate spaziali di destra e sinistra e sul riconoscimento dei colori.

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BIBLIOGRAFIA

E. Trucco Borgogno, Educazione Psicomotoria nella scuola materna ed elementare, Edizioni Omega, Torino, 1998. N. Paparella, Pedagogia dellInfanzia, Armando Editore, Roma, 2005. S. Loos, Novantanove giochi, EGA, Torino, 2006. F. Cambi, G. Staccioli, Il gioco in occidente. Storie, teorie e pratiche. Armando Editore, Roma,2008. R. Cera. Pedagogia del gioco e dellapprendimento. Franco Angeli, Milano, 2009. G. Staccioli, Ludobiografia: raccontare e raccontarsi con il gioco, Carocci, Roma, 2010. Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dellinfanzia e del primo ciclo distruzione, Miur, Roma, 2012.

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