Sei sulla pagina 1di 15

Glossario Sanitario

A
ABORTO SPONTANEO

L'aborto spontaneo, cioè la perdita del bambino nei primi cinque mesi di gravidanza, è quasi sempre
accompagnato da fuoriuscita di sangue dalla vagina e da contrazioni dolorose al ventre. Naturalmente
questo non vuol dire che una perdita di sangue o un crampo al ventre vogliano sempre significare che
l'aborto c'è stato o stia per verificarsi: in molti casi la situazione si risolve nel migliore dei modi. In attesa
delle istruzioni del ginecologo, con il quale è necessario mettersi in contatto il prima possibile, è comunque
importante sia sdraiarsi subito a letto sia assumere una pastiglia di antispastico, efficace per arrestare le
contrazioni. È sbagliato invece mettere del ghiaccio sulla pancia: il freddo induce l'utero a contrarsi,
peggiorando la situazione. L'accorgimento da seguire è invece quello di raccogliere il materiale che esce
dalla vagina in un contenitore: poterlo visionare potrebbe rivestire una grande utilità per il medico.

ANNEGAMENTO

Se c'è qualcuno in pericolo nell'acqua, è meglio, se si può, non agire da soli: chiamare aiuto a gran voce è
la prima cosa da fare; poi, se la distanza lo consente, invece di gettarsi in acqua, si può provare a
raggiungere la persona in pericolo allungandogli un braccio o una gamba, tenendosi contemporaneamente
ben attaccati a qualcosa di stabile. Sempre se la persona non è troppo lontana, si può anche provare a
lanciarle qualcosa che galleggi e alla quale potersi aggrappare (una corda, un bastone, ecc.). Qualora
invece la persona sia molto distante, è necessario buttarsi in acqua, avendo l'accortezza di portare un'asse,
un salvagente o qualsiasi altro oggetto che galleggi a cui aggrapparsi. È quindi opportuno, mentre si nuota
per raggiungere la persona in difficoltà, non perdere mai di vista ne lei ne il punto in cui si trova. Una volta
arrivati, bisogna subito porgere alla persona l'oggetto a cui aggrapparsi e quindi, nuotando senza fretta e
senza affaticarsi, la si deve tirare lentamente verso riva.
Una volta giunti fuori dall’acqua, può essere necessario effettuare subito la respirazione artificiale (come
spiegato prima) ed eventualmente il massaggio cardiaco.
La persona va poi avvolta in una coperta o in un asciugamano, deve cioè essere riparata a stare al caldo
per non subire ulteriori traumi. Non bisogna invece porgerle da bere. Anche se l'incidente sembra essersi
risolto per il meglio e la persona pare essersi ripresa completamente, è necessario chiamare un medico o
condurre l'infortunato al più vicino Pronto Soccorso: una visita per accertare le condizioni generali è infatti
comunque indispensabile.

ASMA

La crisi asmatica si manifesta con evidente difficoltà respiratoria (soprattutto al momento dell'espirazione),
accompagnata da un fischio sibilante, tosse, sudorazione della fronte e talvolta da vomito. Un altro segnale
di crisi d'asma è dato dal fatto che la persona solleva le spalle e il mento nel tentativo di respirare meglio.
Nei casi più seri, la persona assume un colorito tendente al bluastro, causato dall'impossibilità di far entrare
nei polmoni una sufficiente quantità di ossigeno.
In caso di crisi asmatica, è importante accompagnare immediatamente la persona al Pronto Soccorso.
Durante il tragitto verso l'ospedale bisogna fare tutto ciò che è possibile per tranquillizzare il malato,
soprattutto se si tratta di un bambino. L'agitazione e lo spavento possono infatti far peggiorare la situazione,
mentre se la persona si mantiene calma è più facile che riesca a controllare la crisi. È bene inoltre sapere
che la posizione seduta, con il dorso leggermente inclinato in avanti e i gomiti appoggiati su un piano rigido,
è la migliore da fare assumere, mentre è sbagliato suggerire alla persona di sdraiarsi.

AVVELENAMENTO

Se un adulto o un bambino ingeriscono una sostanza velenosa (nel caso dei bambini spesso si tratta di una
medicina o di un prodotto per la pulizia della casa) è necessario recarsi immediatamente in ospedale. Nel
caso in cui l'ospedale sia piuttosto lontano è importante chiamare subito un Centro Antiveleni: gli specialisti
che vi prestano servizio sono in grado di fornire immediatamente tutte le istruzioni utili per affrontare la
situazione. Al medico che risponde si dovranno fornire le seguenti indicazioni:

· età e peso della persona che ha ingerito la sostanza;

· il nome della sostanza ingerita e, possibilmente, la quantità;

· l'ora dell'ingestione e le reazioni della persona (per esempio se ha vomitato).

Come trattamento immediato, se la persona non ha perso conoscenza, si deve somministrare dell'acqua
allo scopo di diluire la sostanza velenosa ingerita: nessun altro liquido o bevanda sono adatti.
Contrariamente a quanto in genere si pensa non va bene neppure il latte, in quanto contiene dei grassi che
possono facilitare l'assorbimento delle sostanze velenose ingerite, peggiorando la situazione.In molti casi il
medico del Centro Antiveleni suggerisce di provocare il vomito: l'operazione si esegue mettendo due dita
nella gola della persona. Il vomito va comunque indotto solo su indicazione del medico, perché non sempre
la situazione lo richiede. Per esempio, le sostanze molto forti, quali detersivi, acidi, trielina, candeggina, se
vomitate producono gravi danni allo stomaco. Talvolta però i medici del Centro Antiveleni potrebbero
ritenere più prudente rischiare questi danni, piuttosto che correre maggiori pericoli facendo tenere nello
stomaco sostanze altamente tossiche: bisogna quindi, comunque, seguire le loro istruzioni senza discutere.
È bene raccogliere l'eventuale materiale vomitato per farlo poi esaminare in ospedale. Nel caso in cui la
persona non respiri, e necessario effettuare la respirazione artificiale. L'ambulanza va chiamata con la
massima urgenza.
Se la persona perde conoscenza, oltre a chiamare immediatamente l'ambulanza, bisogna liberarla dagli
indumenti che la stringono e farla sdraiare a pancia in su, con le gambe sollevate e la testa girata di lato. In
questo modo non si corre il rischio che un eventuale rigurgito spontaneo la faccia soffocare. Non si deve
cercare ne di farla bere, ne di indurre il vomito.
C
COLPO DI CALORE
Il colpo di calore è il severo disturbo causato da una temperatura alta, associata a un elevato tasso di
umidità e alla mancanza di ventilazione, a cui l'organismo non riesce ad adattarsi. Può manifestarsi anche
in un ambiente chiuso oppure in un luogo in cui non batte direttamente il sole. Inizia con un senso di
irrequietezza, mal di testa, ronzii agli orecchi. In breve tempo la temperatura del corpo raggiunge e supera i
38,5 gradi. La pelle è calda al tatto e appare dilatata. Non c'è sudorazione e la pressione si abbassa al
punto da portare allo svenimento.
È necessario trasportare subito la persona in un luogo fresco, ombroso e possibilmente ventilato. Va quindi
sdraiata sulla schiena con le gambe sollevate e svestita completamente. Con un asciugamano o un panno
imbevuti di acqua fredda è necessario tamponare più volte il corpo dell'ammalato allo scopo di far scendere
la temperatura. Ogni volta che l'asciugamano diventa tiepido va nuovamente immerso in acqua fredda. Se
possibile, è bene anche porre una borsa di ghiaccio sulla testa della persona. La temperatura corporea va
tenuta costantemente sotto controllo: se scende al di sotto dei 38 gradi è bene sospendere gli impacchi e
asciugare la persona. Se la temperatura risale è invece necessario riprendere l'operazione di
raffreddamento. Al più presto possibile si deve chiamare un'ambulanza: il trasporto in ospedale e il ricovero
sono indispensabili.
COLPO DI SOLE
Il colpo di sole compare dopo una lunga esposizione ai raggi solari. Il primo segnale del disturbo è un
malessere generale e improvviso a cui seguono mal di testa, sensazione di vertigine, nausea. La
temperatura corporea si alza, la pelle appare secca e molto arrossata.

· La prima cosa da fare è portare la persona colpita in un luogo fresco, ombroso e ventilato e farla sdraiare
a terra a pancia in su, tenendole le gambe sollevate rispetto al resto del corpo.

· Immergere un lenzuolo o un grande asciugamano nell'acqua fredda e poi avvolgervi la persona per farle
sentire un immediato benessere.

· Se è possibile, è ancora meglio riempire una vasca d'acqua fresca e farvi distendere il colpito.
Consigliabile anche una borsa di ghiaccio sulla testa: tutti i provvedimenti hanno lo scopo di far abbassare
la temperatura del corpo.
· Se dopo circa mezz'ora di trattamento refrigerante la temperatura non scende, è assolutamente
necessario chiamare un'ambulanza per il trasporto al Pronto Soccorso. È sconsigliabile infatti
accompagnare la persona con la propria auto, soprattutto se la giornata è molto calda e se batte il sole: il
tragitto in un ambiente non attrezzato potrebbe peggiorare la situazione.

· Per togliere il bruciore della pelle e dare quindi un po' di sollievo alla persona, è molto efficace, in attesa di
cure più specialistiche, appoggiare sulle zone arrossate qualche fetta di pomodoro fresco.

COLPI ALLA TESTA


Gli incidenti alla testa non sono mai da sottovalutare, soprattutto se dopo il colpo compare un bernoccolo: in
questo caso è sempre meglio recarsi al Pronto Soccorso per far controllare la situazione da un medico.
La situazione è invece visibilmente seria se al bernoccolo si associano sanguinamento dalla bocca, dal
naso o dalle orecchie; difficoltà nella respirazione; vomito; dilatazione di una delle due pupille; alterazioni
del comportamento abituale o, peggio, perdita di conoscenza. In questi casi si deve chiamare
tempestivamente un'ambulanza. In attesa che arrivi, bisogna far sdraiare la persona colpita ponendole
sotto le spalle (e non sotto la testa!) un cuscino o un indumento piegato. È prudente anche, con molta
delicatezza, girare di lato la testa dell'infortunato, così da permettere a un eventuale rigurgito di uscire dalla
bocca.
COMA DIABETICO
Il coma diabetico è la condizione causata da un'improvvisa diminuzione della quantità di insulina
nell'organismo: può dipendere dal fatto che la persona, già in cura per il diabete, non abbia assunto la
giusta dose di insulina giornaliera oppure, pur avendo assunto l'insulina; abbia mangiato troppi carboidrati
(pane, pasta, dolci). Può essere inoltre il segnale iniziale di un diabete di cui fino a quel momento non si
sospettava l'esistenza.
I sintomi del coma diabetico sono la perdita di conoscenza preceduta da sete intensissima, sonnolenza,
alito con odore di mela guasta (alito acetonemico), respiro frettoloso, pelle calda e molto asciutta, dolori
addominali e talvolta vomito. È importante non sottovalutare i sintomi che precedono la perdita di
conoscenza, in particolare la sete intensa, ma sottoporli subito all'attenzione del medico: molte volte, infatti,
si riesce a individuare il problema prima che la situazione precipiti.
È necessario accompagnare immediatamente la persona al Pronto Soccorso senza fare nulla per cercare
di farla rinvenire. Naturalmente, se è priva di conoscenza, è vietato tentare di farla bere.
Invece se la persona ritorna in sé, si può somministrarle un bicchiere d'acqua e bicarbonato. Trasportarla in
ospedale è comunque obbligatorio.
CONGELAMENTO

Il congelamento si verifica quando una parte del corpo (in genere sono più facili al problema le dita di mani
e piedi, il naso e le orecchie) si raffredda fino al punto che i liquidi in essa contenuti ghiacciano.
Inizialmente il congelamento si manifesta con un rossore intenso della pelle accompagnato da un dolore
acuto, simile a una puntura di spillo. In breve tempo la pelle da rossa diventa bianco-giallastra, fredda e
priva di sensibilità. In alcuni casi sulla parte interessata si formano delle vescicole. Nello stadio avanzato il
dolore scompare, in quanto il congelamento provoca la scomparsa della sensibilità della zona colpita. È
proprio questo il motivo per cui molte persone non si rendono conto del problema se non viene loro
segnalato da qualcuno che si accorge del mutato aspetto di una determinata zona del corpo.
Come trattamento immediato è importante coprire le parti congelate con indumenti caldi, possibilmente di
lana. Se si tratta delle dita delle mani si può tentare di riscaldarle il più possibile ponendole sotto le ascelle.
Le parti colpite non devono in nessun caso essere strofinate o sfregate. La persona deve recarsi
immediatamente in un ambiente chiuso e ben riscaldato. Le parti congelate devono essere immerse in
acqua moderatamente calda (intorno ai 37-38 gradi, in pratica come la temperatura del corpo). L'acqua
bollente, invece, fa peggiorare la situazione. Vietato anche esporre la parte colpita a fonti di calore diretto
quali stufe, caloriferi, fiamma del caminetto: non bisogna infatti dimenticare che la persona non ha più la
sensibilità della parte e quindi potrebbe ustionarsi senza rendersene conto. I bagni in acqua calda devono
proseguire fino a quando la pelle non avrà recuperato il suo naturale colorito rosato e una certa sensibilità.
Contemporaneamente è bene porgere alla persona una bevanda calda (tè, caffè) non alcolica. Le parti
congelate non devono essere nuovamente esposte al freddo per qualche tempo: se la persona dovesse
uscire, è necessario che le copra bene con più indumenti sovrapposti. Il medico deve essere chiamato in
ogni caso, anche se la situazione pare evolvere per il meglio.
Nei casi più seri, il congelamento porta alla morte dei tessuti colpiti: in questa circostanza la parte colpita
assume un colorito nerastro. Se così fosse è indispensabile coprire bene la persona e accompagnarla
subito al Pronto Soccorso.

CONVULSIONI DEI BAMBINI


La causa più frequente di convulsioni nei bambini piccoli (sono abbastanza comuni nei bambini di età
compresa tra uno e quattro anni) è, la febbre, che compare in seguito a una malattia infettiva e che sale
rapidamente, raggiungendo un picco molto alto.
I sintomi più caratteristici sono l'irrigidimento di tutti i muscoli del corpo e la comparsa di brevi movimenti a
scatto, talvolta accompagnati dall'emissione di piccoli gemiti. In molti casi il bambino cessa di respirare per
qualche istante, ruota gli occhi all'indietro, perde saliva dalla bocca. In genere la crisi non dura più di tre
minuti.
Le convulsioni, che gettano nel panico i genitori, anche se non sono da sottovalutare, in genere sono molto
più tragicamente spettacolari che realmente pericolose.
Per prima cosa bisogna mantenersi tranquilli: agitarsi e terrorizzarsi impedisce di affrontare la situazione nel
modo migliore. Il primo accorgimento da seguire è quello di mantenere le vie respiratorie libere: si deve
appoggiare una mano sotto il mento del bambino in modo da sollevarlo e controllare che la lingua non sia
girata all'indietro. In questo caso bisogna riportarla con le dita alla posizione naturale. La crisi deve avere il
suo corso, che non supera mai la durata di tre minuti. Bisogna attendere che passi: una volta cessata è
bene girare il bambino su un fianco per consentire a un eventuale rigurgito di uscire dalla bocca. Il bambino
va quindi svestito e il suo corpo deve essere tamponato, con una spugna imbevuta di acqua tiepida (non
fredda!): questa operazione aiuta la temperatura a scendere.
Durante e subito dopo la crisi non bisogna somministrare da bere, ne immergere il bambino direttamente
nell'acqua. Se non si è soli è bene che una delle due persone si metta in contatto con un medico già al
primo apparire della crisi, diversamente è meglio non abbandonare il bambino a se stesso per andare a
telefonare. È sconsigliabile anche metterlo in macchina, durante la crisi, per recarsi in ospedale. Quando la
crisi è passata si deve chiamare il medico o recarsi al Pronto Soccorso.

CRAMPI

Il crampo è la contrazione dolorosa e involontaria di un muscolo. In genere colpisce i piedi, i polpacci, le


cosce. Tipici disturbi della gravidanza, spesso si manifestano di notte, forse a causa di un eccessivo
affaticamento delle gambe o dipendenti da una cattiva posizione mantenuta troppo a lungo durante il
sonno.
Per far rilassare il muscolo, e di conseguenza far cessare il dolore, è sufficiente massaggiare la zona
colpita (il massaggio favorisce la circolazione del sangue), oppure immergerla nell'acqua calda.
Se il crampo colpisce il piede, si può provare a farlo passare tirando dolcemente l'alluce verso il corpo
piegando contemporaneamente il piede in avanti e indietro.
Se il crampo viene al polpaccio conviene mettersi in piedi, dondolando la gamba dolorante e gravando con
tutto il peso del corpo sulla parte non colpita.
Se invece il crampo interessa la coscia bisogna sdraiarsi massaggiando vigorosamente l'intera zona
dolente.

D
DENTI

Se un colpo preso nella zona della bocca dovesse causare la fuoriuscita di un dente bisogna per prima
cosa fermare il sanguinamento della gengiva, applicando sulla parte un fazzoletto e premendo con forza
con le dita.
Il dente deve essere subito raccolto e immediatamente immerso in un bicchiere di latte intero freddo. Non
deve in nessun caso essere passato sotto l'acqua perché i minerali in essa contenuti potrebbero
accelerarne la morte. Il latte, invece, contiene alcune preziose sostanze che possiedono la capacità di
mantenere in vita i tessuti del dente. Bisogna poi recarsi subito da un dentista, oppure al Pronto Soccorso,
portando il dente sempre immerso nel latte. Molto spesso, se l'intervento viene effettuato tempestivamente,
il dente può essere rimesso al suo posto: le possibilità che si riattacchi sono abbastanza buone.

DISIDRATAZIONE

La disidratazione è la condizione in cui l'organismo si trova privato dei liquidi necessari al suo corretto
funzionamento. Può essere causata da ripetuti episodi di vomito o da una diarrea insistente, dalla mancata
assunzione di acqua per diversi giorni, da un caldo troppo forte, dalla febbre alta non trattata con
un'adeguata introduzione di bevande. Proprio per evitare questa seria evenienza è importante che durante
il vomito, la diarrea e la febbre l'ammalato introduca regolarmente buone quantità d'acqua (meglio se
zuccherata).
Si manifesta con una sete intensa, una sensazione di affaticamento, stordimento, malessere generale,
talvolta accompagnata da crampi ai muscoli. Per prima cosa è necessario tenere la persona in un luogo
fresco, somministrandole acqua o tè zuccherati, bevande gassate, brodo vegetale. Il medico deve essere
chiamato al più presto. Se l'ammalato accusa una sensazione di nausea, vomita o presenta scariche di
diarrea, è necessario accompagnarlo immediatamente al Pronto Soccorso.

DISTORSIONI

La distorsione è una lesione, più o meno seria, che interessa i legamenti, cioè le strutture che hanno lo
scopo di garantire la funzionalità delle articolazioni. È sempre provocata da un movimento brusco e
anomalo dell'articolazione e mai da un trauma (colpo, urto, botta) che interessa direttamente i legamenti. Le
parti che più comunemente vengono colpite sono le ginocchia, le caviglie, i gomiti, le spalle. Si manifesta
con un dolore intenso all'articolazione che si acuisce quando la persona tenta di muovere la parte, che
appare gonfia, livida e ipersensibile anche al più lieve sfioramento.
Applicare sulla parte una borsa di ghiaccio o, in mancanza di questa, del ghiaccio avvolto in un panno; il
freddo serve per ridurre il gonfiore.
Se sono stati colpiti la caviglia o il ginocchio, è importante far sdraiare la persona con la gamba sollevata al
di sopra del livello del cuore. L'infortunato deve tenere l'arto a riposo assoluto, non esponendolo in nessun
caso a fonti di calore dirette.
Se invece la distorsione interessa il polso, la spalla o il gomito, non occorre sdraiarsi, ma è necessario
porre del ghiaccio sulla parte dolorante e non esporla a fonti di calore. Può essere utile anche una leggera
fasciatura: è importante però non stringere troppo la benda, soprattutto se la zona colpita è molto gonfia.
Il medico deve essere comunque consultato, per essere sicuri che non ci sia una frattura della parte e per
fargli esaminare il gonfiore.

DOLORI ADDOMINALI

Il "mal di pancia" può essere provocato da varie cause, alcune delle quali piuttosto serie. In linea di
massima si può affermare che deve essere sottoposto all'attenzione del medico un dolore addominale
molto forte che si protrae, sempre alla stessa intensità, per varie ore di seguito. In attesa del medico è
importante non assumere né cibo, né medicine, né bevande, né acqua per non rischiare di peggiorare la
situazione. Vediamo quali sono le emergenze, più comuni che si annunciano appunto con forti e persistenti
dolori al ventre.

APPENDICITE
L'appendicite è l'infiammazione dell'appendice, che è il prolungamento della parte terminale dell'intestino
cieco, dopo il quale si trova il colon, causata da determinati batteri che si dimostrano aggressivi nei
confronti dell'intestino stesso. In genere si manifesta inizialmente con un dolore moderatamente intenso
nella zona dell'ombelico. Solitamente, con il passare delle ore il male aumenta e viene percepito nella zona
bassa dell'addome, dalla parte destra. La persona non ha appetito, accusa una sensazione di malessere
generale, ha nausea e talvolta vomita. Spesso il dolore si irradia fino alla gamba destra, eventualità che
facilita la diagnosi di appendicite. In qualche caso la temperatura corporea si alza leggermente:
difficilmente, comunque, supera i 38 gradi. Se c'è il sospetto che sia appendicite bisogna correre al Pronto
Soccorso, un ritardo potrebbe essere pericoloso, in quanto espone al rischio di andare incontro alla temibile
peritonite (si parla di peritonite quando l'appendice infiammata si rompe e diffonde l'infezione al peritoneo,
che è la membrana che avvolge l'intestino). Fin dall'inizio del dolore bisogna sospendere l'assunzione di
cibi e di bevande.

COLECISTITE
La colecistite è l'infiammazione della colecisti, o cistifellea, che è il piccolo serbatoio collegato al fegato dal
dotto cistico - dentro il quale si raccoglie la bile (sostanza che ha principalmente la funzione di eliminare le
sostanze tossiche che raggiungono l'organismo, nonché di permettere l'assimilazione dei grassi). In genere
la colecisti si infiamma a causa della presenza di uno o più calcoli che ostacolano il passaggio della bile. I
sintomi della colecistite sono un dolore acuto nella zona superiore dell'addome che compare in genere di
notte o nelle prime ore del mattino. Il dolore spesso si irradia alla schiena, fino alla scapola destra. La
persona perde l'appetito, talvolta ha la febbre (mai molto alta), accusa nausea e spesso vomita. Anche in
questo caso è importante accompagnare subito la persona al Pronto Soccorso, dove in genere i medici
riescono a controllare l'infezione somministrando dei medicinali. In alcuni casi si rende invece necessario
l'intervento chirurgico. Fin dalla prima comparsa del dolore la persona non deve inghiottire né cibo né
bevande, inclusa l'acqua.

GRAVIDANZA EXTRA UTERINA (ROTTURA DELLA TUBA DI FALLOPPIO)


Si parla di gravidanza extrauterina quando l'embrione inizia a svilupparsi al di fuori dell'utero: di frequente la
sede di questa gravidanza anomala è la tuba di Falloppio (canale che collega l'ovaio all'utero). Non è
difficile comprendere che l'embrione, con il passare delle settimane, diventa troppo grosso rispetto alla
modesta dimensione della tuba che innaturalmente lo ospita, per cui può arrivare a causarne la rottura. Si
tratta di un evenienza molto seria, in quanto può avere come conseguenza un'emorragia addominale
interna.
Già prima che si verifichi un'eventuale rottura della tuba di Falloppio (di solito succede tra il secondo e il
terzo mese di gravidanza) ci sono alcuni segnali che potrebbero far pensare a una gravidanza extrauterina:
il flusso mestruale non compare e la donna accusa di tanto in tanto un modesto dolore laterale nella zona
del basso ventre. In presenza di questi sintomi è importante rivolgersi subito a un ginecologo che attraverso
l'ecografia può subito accertare l'eventuale esistenza del problema. Nel caso in cui la gravidanza
extrauterina si manifesti solo nel momento in cui si rompe la tuba, la donna prova un fortissimo dolore al
ventre talvolta accompagnato da una perdita di sangue dalla vagina. In alcuni casi il sanguinamento inizia
prima del dolore. La donna appare pallida e sudata e può accusare indolenzimento o addirittura dolore nella
zona della schiena, verso la scapola. La donna non deve assumere né cibo né bevande di nessun genere.
È vietata anche l'assunzione di acqua. Il trasporto urgente al Pronto Soccorso è indispensabile. Con ogni
probabilità, infatti, è necessario intervenire chirurgicamente.

PANCREATITE ACUTA

La pancreatite acuta è l'infiammazione improvvisa del pancreas. Può essere provocata da una malattia
delle vie biliari (calcolosi), oppure può dipendere dall'assunzione prolungata di determinate medicine
(diuretici, cortisone, estrogeni, tetracicline), dall'abuso di alcol, o può anche non avere una vera causa
individuabile (pancreatite acuta idiopatica).
Si manifesta con un fortissimo dolore che interessa prevalentemente la parte superiore dell'addome. Il
dolore, che spesso si irradia fino alla schiena, si accentua con il movimento, mentre si attenua in posizione
seduta e quando la persona flette il busto in avanti. L'ammalato appare pallido e sudato e prova una
sensazione di nausea spesso accompagnata da crisi di vomito.
La pancreatite acuta è un'emergenza seria che richiede l'immediato trasporto al Pronto Soccorso. La
persona non deve assumere né cibi né bevande fino a quando non sarà stata vista da un medico. Molto
spesso il disturbo si risolve grazie alle cure farmacologiche (in ospedale vengono somministrati antidolorifici
e antibiotici).

E
EPISTASSI

La fuoriuscita improvvisa di sangue dal naso può essere causata da un colpo violento al naso o alla testa,
da un raffreddore molto forte (che costringe a soffiarsi il naso ripetutamente e vigorosamente), da un polipo
nasale, oppure può dipendere da alcune malattie in atto quali ipertensione, disturbi di cuore, malattie renali,
ma anche della banale influenza. Nei bambini non è mai un sintomo grave, per cui è sufficiente fermare
l'emorragia senza preoccuparsi più di tanto. Negli adulti e nelle persone anziane può invece essere il
segnale di qualche grave alterazione a carico dell'organismo, per cui richiede l'immediato trasporto al
Pronto Soccorso. Se si tratta di un bambino bisogna agire subito per arrestate l'uscita del sangue: il piccolo
va fatto sedere con la testa piegata in avanti e la bocca aperta, per evitare che il sangue uscente ostacoli la
respirazione. È molto importante inoltre che il sangue non venga inghiottito: se entra in bocca deve essere
subito sputato, altrimenti potrebbe provocare nausea e vomito. Se è possibile, è bene porre del ghiaccio
sulla fronte. Con le dita bisogna afferrare le narici del bambino esercitando una vigorosa compressione per
circa dieci minuti, trascorsi i quali si può allentare la presa. Nel caso in cui il sangue continui a fluire, è
necessario ricominciare a stringere le narici con una certa forza per altri dieci minuti. Una volta arrestata
l'emorragia, è importante che il piccolo non si tocchi o, peggio, si soffi il naso almeno per quattro-cinque
ore, visto che qualunque stimolo potrebbe far ricomparire il problema. In nessun caso si deve introdurre nel
naso cotone idrofilo o peggio cotone emostatico. Dopo l'episodio è comunque consigliabile far visitare il
bambino da un medico. Se l'epistassi si manifesta in un adulto non bisogna invece fare nulla per fermare
l'emorragia, soprattutto se la persona soffre di pressione alta. Le uniche due cose da fare sono: far sputare
il sangue che accidentalmente entra in bocca durante l'emorragia e accompagnare prontamente l'ammalato
al Pronto Soccorso.

F
FEBBRE

La febbre è l'innalzamento della temperatura del corpo oltre i valori normali, che sono compresi tra i 35,8 e i
37,3 gradi. Questo innalzamento può essere considerato come una specie di spia che si accende
segnalando che l'organismo si sta difendendo da qualcosa che, dopo averlo aggredito, cerca di
danneggiarlo. Proprio per questo motivo, qualunque episodio di febbre va sottoposto all'attenzione del
medico curante.
Se la febbre non sale oltre i 38,5 gradi non è necessario agire immediatamente con il ricorso a farmaci vari
per farla abbassare. Bisogna invece fare qualcosa, soprattutto se l'ammalato è un bambino, qualora la
temperatura s'innalzi oltre questo valore. In questo caso, infatti, è necessario, dopo aver consultato il
medico o il pediatra, somministrare una qualsiasi medicina a base di paracetamolo, efficace e di effetto
rapido in tutti quei casi in cui compaia la febbre.
A prescindere dall'età, in caso di febbre alta si rivela utile passare sul corpo dell'ammalato una spugna
imbevuta di acqua tiepida. Il corpo non deve essere asciugato: l'acqua che lo inumidisce va lasciata
evaporare spontaneamente sulla pelle perché questo provvedimento abbia effetto. L'ammalato non deve
essere troppo coperto, deve bere spesso (tè, acqua zuccherata, spremute e succhi di frutta) e la
temperatura dell'ambiente in cui staziona non deve superare i 21 gradi.

FERITE

Si parla di ferita aperta quando la pelle è tagliata, mentre vengono definite escoriazioni le ferite che
interessano i primissimi e più superficiali strati della pelle.
Le ferite possono essere più o meno gravi a seconda dell'estensione e della profondità, più o meno
pericolose a seconda della contaminazione (una ferita sporca di terra può dare molti più problemi rispetto a
una che non lo è) e della zona del corpo interessata (le sedi più critiche sono il viso, gli occhi, il torace e
l'addome).
In caso di ferita grave, cioè molto estesa, profonda, sporca di terra o di ruggine, oppure situata in una sede
critica, ci si deve limitare a coprirla con un panno pulitissimo o meglio una garza sterile e quindi è opportuno
accompagnare la persona nel più vicino Pronto Soccorso.
Le ferite semplici e le escoriazioni non richiedono necessariamente l'intervento di un medico, purché
vengano trattate e curate in modo adeguato. Vediamo come.

· Prima di prestare le cure alla ferita, è d'obbligo lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone, poi è
bene asciugarle e quindi versarvi dell'alcol in modo da renderle più sterili possibile. Non bisogna infatti
dimenticare che una ferita, o anche una semplice escoriazione, se curata con le mani sporche può
diventare sede di un'infezione.

· Dopo aver adeguatamente lavato le proprie mani, porre la ferita della persona da soccorrere sotto l'acqua
corrente, in modo da eliminare eventuali sassolini, pezzetti di vetro, terriccio. La ferita o l'escoriazione
devono poi essere insaponate, sciacquate bene sotto l'acqua corrente, quindi disinfettate con acqua
ossigenata. Se dalla ferita sgorga del sangue è bene tamponarla, esercitando una certa pressione, con una
garza asciutta.

· Fasciare le ferite non è necessario, visto che l'esposizione all'aria aiuta la cicatrizzazione, a meno che non
ci sia il rischio che venga contaminata da qualcosa di esterno. In questo caso è preferibile applicare una
garza sterile che potrà essere fermata con un pezzetto di cerotto a nastro. Se dalla ferita fuoriesce del
siero, si può appoggiare il cotone idrofilo sulla garza (mai a contatto con la pelle) e poi fissarlo a essa con
un cerotto. Il cotone non deve mai essere applicato direttamente sulla ferita, perché alcune fibre potrebbero
restare imprigionate nella pelle e risultare poi difficili da rimuovere.

· Anche se la ferita è di piccola entità, bisogna rivolgersi al medico nel caso in cui la persona non abbia la
copertura antitetanica (vaccino contro il tetano).

FOLGORAZIONE
Si parla di folgorazione quando la corrente elettrica, venendo accidentalmente a contatto con una persona,
procura dei danni ai suoi tessuti e/o ai suoi organi. Il passaggio della corrente elettrica nell'organismo può
produrre effetti più o meno gravi a seconda della sua intensità: può infatti provocare un semplice formicolio
all'arto "toccato" oppure indurre i muscoli a contrarsi. Nei casi più seri, può causare ustioni o, peggio,
l'arresto cardiaco e respiratorio. La causa più comune di questo grave incidente è quasi sempre l'uso di
elettrodomestici difettosi o l'utilizzo imprudente delle varie apparecchiature elettriche (compresi gli
interruttori della luce). Per esempio, molti incidenti domestici accadono perché gli apparecchi elettrici
vengono usati con le mani bagnate o stazionando a piedi nudi sul pavimento umido, situazione
frequentissima per quanto riguarda l'asciugacapelli. Le regole fondamentali da tenere bene a mente, nel
caso in cui ci si trovasse nella condizione di dover soccorrere qualcuno colpito dall'elettricità, sono le
seguenti. Innanzi tutto non si deve mai accorrere verso l'infortunato toccandolo con le mani nude o con un
oggetto di metallo. La prima manovra da fare (più in fretta possibile) è quella di staccare la corrente agendo
sull'interruttore centrale. Prima di averlo fatto, non ci si deve avvicinare all'infortunato.
Se è necessario allontanare la persona da un filo elettrico, prima di avvicinarsi è bene infilare un paio di
zoccoli di legno o di stivali di gomma e camminare su un asciugamano o su un tappetino ben asciutto. È
comunque prudente isolare i piedi anche se apparentemente il pavimento è asciutto. Per spostare il filo
elettrico è assolutamente indispensabile servirsi di un bastone di legno, o di un manico di scopa (mai di un
ombrello, perché è costituito da alcune parti di metallo).
Se l'alimentazione di elettricità è stata interrotta, si può tranquillamente toccare, senza correre pericoli, la
persona colpita, in quanto, a quel punto, non è più collegata alla corrente. Controllare velocemente la sua
respirazione e il suo battito cardiaco. Se una o entrambe le funzioni sono assenti bisogna effettuare, a
seconda della necessità, la respirazione artificiale, il massaggio cardiocircolatorio o tutti e due. Dopo aver
effettuato le manovre più urgenti (se la persona ha problemi respiratori o cardiaci non bisogna allontanarsi
nemmeno per il tempo di una telefonata) è necessario accompagnare l'infortunato al Pronto Soccorso. Il
controllo da parte del medico è indispensabile, anche se la persona non è andata incontro a problemi
cardiorespiratori: in alcuni casi, infatti, una scossa elettrica, anche di lieve entità, può essere causa di
lesioni interne non riscontrabili in apparenza, ma individuabili dal personale sanitario.
FRATTURA DELLE OSSA
La frattura è la rottura di un osso causata da un trauma. Si parla di frattura chiusa quando l'osso fratturato
non fuoriesce dalla pelle e di frattura esposta quando invece una parte dell'osso sporge dalla pelle ferita. La
frattura esposta è più seria di quella chiusa, sia perché ci può essere una consistente perdita di sangue, sia
perché esiste la possibilità che alcuni germi possano introdursi nell'organismo provocando un'infezione.
Bisogna pensare a una frattura, e di conseguenza accompagnare l'infortunato al Pronto Soccorso appena
possibile, quando la persona accusa almeno uno di questi sintomi.

1. Nel momento del trauma la persona ha percepito il caratteristico rumore che accompagna le fratture
(trac).

2. La zona colpita è gonfia, tumefatta, bluastra e duole, soprattutto se viene toccata o se la persona si
muove.

3. La persona non riesce a muovere la parte che ha subito il trauma (non è detto, comunque, che la frattura
impedisca il movimento).

4. La parte colpita assume una posizione innaturale o appare deformata.

5. L'arto che ha subito il trauma appare più corto o più lungo di quello sano.

Se la frattura è esposta non cercare mai di rimettere al loro posto le parti di osso che escono dalla pelle.
Tamponare con un panno pulito la ferita, evitando di toccare l'osso ma cercando di arrestare la fuoriuscita di
sangue esercitando una leggera pressione. La ferita non deve essere né lavata né medicata: a questo
penseranno i medici del Pronto Soccorso, dove l'infortunato deve essere accompagnato al più presto.
Dopo aver tamponato la ferita allo scopo di fermare il sangue, è necessario provvedere a immobilizzare la
frattura con le cosiddette "stecche".
FRATTURA DEL POLSO
Con molta delicatezza posizionare l'avambraccio in modo che formi con il braccio un angolo retto: il palmo
della mano dell'infortunato deve essere rivolto al torace, con il pollice verso l'alto. Circondare l'avambraccio
con un'imbottitura, quindi immobilizzarlo con una steccatura. Si può usare un giornale che va passato prima
sotto e poi ai lati dell'avambraccio. Il giornale deve quindi essere fissato con una striscia di tessuto.
Utilizzando un ampio fazzoletto o, meglio un foulard, legare il braccio già steccato attorno al collo della
persona.
FRATTURA DEL BRACCIO
Posizionare l'avambraccio in modo che formi un angolo retto con il braccio. Circondare il braccio con
un'imbottitura quindi, evitando di compiere movimenti bruschi, passarci intorno un giornale da fissare con
una qualunque "stringa" adatta allo scopo. Il braccio deve essere poi fatto accostare al corpo, sempre con
l'avambraccio piegato ad angolo retto e quindi sostenuto grazie a un foulard legato al collo dell'infortunato.
FRATTURA DELLA MANO
Posizionare l'avambraccio in modo che formi un angolo retto con il braccio. La mano deve trovarsi con il
palmo rivolto a terra. Avvolgere avambraccio e mano in un asciugamano o in un qualunque altro pezzo di
tessuto che possa fare da imbottitura quindi steccare non solo la mano, ma anche l'avambraccio. Anche in
questo caso dopo la steccatura è bene legare il braccio al collo, utilizzando un foulard.
FRATTURA DEL PIEDE
La persona deve essere fatta sdraiare, quindi, con molta delicatezza, è necessario prima di tutto sfilarle le
scarpe. Se si ha la possibilità di utilizzare un cuscino bisogna appoggiarvi sopra la gamba dell'infortunato
(dall'incavo del ginocchio fino al tallone), e quindi ripiegarlo sopra la gamba (una delle due estremità del
cuscino deve risultare sovrapposta all'altra). Il cuscino così arrotolato intorno alla gamba deve essere
fissato con dei lacci o delle bende. In mancanza di un cuscino si può utilizzare una coperta ripiegata.
FRATTURA DEL FEMORE
Il femore è l'osso della coscia: in genere la sua frattura costringe il ginocchio a una posizione innaturale. Se
si verifica questo caso, per prima cosa si deve riportare il ginocchio in posizione normale: la manovra deve
essere eseguita con la massima delicatezza e con mano leggera. Si deve poi porre una coperta ripiegata,
oppure un asciugamano grande, tra le gambe della persona infortunata e quindi si deve procedere legando,
con una benda elastica o con qualunque altro laccio di fortuna, la gamba sana a quella infortunata. Le due
gambe vanno tenute insieme passando i lacci in vari punti della loro lunghezza, insistendo in particolare alle
caviglie e alle ginocchia. Se invece sono disponibili due stecche abbastanza lunghe da immobilizzare tutto
l'arto (dal fianco al tallone), si può eseguire la steccatura dopo aver avvolto, con estrema delicatezza, la
gamba infortunata in un panno morbido. Le stecche devono essere due: vanno poste ai lati della gamba e
poi fissate saldamente.
FRATTURA DELLA TIBIA
Tibia e perone sono le ossa che sorreggono il polpaccio (uniscono la caviglia al ginocchio). La frattura di
queste due ossa può far assumere alla gamba una posizione innaturale. Per prima cosa, se è necessario,
bisogna quindi raddrizzare la gamba avendo cura di agire lentamente, con grande attenzione e delicatezza.
Per la steccatura, che deve essere eseguita dopo aver protetto la gamba con un'imbottitura, servono tre
stecche, lunghe almeno dal ginocchio al tallone. Una stecca deve essere posta sotto la gamba (al
polpaccio) e le altre due ai due lati della gamba. Le stecche devono essere legate almeno in tre punti:
bisogna fare attenzione a non stringerle proprio sul punto della frattura. Se non ci sono stecche disponibili si
può utilizzare una coperta ripiegata che deve essere messa tra le gambe dell'infortunato. La gamba sana
deve essere poi legata a quella infortunata: i lacci devono essere passati in più punti.
FRATTURA DELLA ROTULA
La rotula è l'osso del ginocchio. La sua frattura può far assumere alla gamba una posizione non naturale.
Come prima manovra è necessario raddrizzare con estrema prudenza la gamba dell'infortunato, senza mai
toccare il ginocchio colpito. In questo caso serve una tavola lunga quanto l'intera gamba (dal gluteo alla
caviglia). La tavola, sulla quale va appoggiata una coperta come imbottitura, deve essere posta con molta
delicatezza sotto la gamba della persona. Va quindi fissata alla caviglia, al polpaccio e al femore con una
benda oppure con delle strisce di tessuto. È importante che i lacci non passino sopra al ginocchio.
I
ICTUS
L'ictus è l'improvvisa interruzione del flusso di sangue (e di conseguenza di ossigeno) a una zona più o
meno estesa del cervello. Poiché ogni area del cervello controlla un particolare organo o una determinata
parte del corpo, l'entità dei danni derivanti da questo mancato afflusso di sangue dipende dall'estensione
della zona cerebrale colpita. Se per esempio il sangue viene a mancare nella parte di cervello che controlla
il linguaggio, la persona perde l'uso della parola, mentre se l'area di cervello colpita è quella che presiede il
movimento di una determinata parte del corpo quest'ultima rimane paralizzata. Quasi sempre l'ictus è
conseguenza dell'arteriosclerosi e della pressione alta. L'ictus grave si manifesta inizialmente con forte mal
di testa, difficoltà di parola, disturbi visivi, stato di confusione mentale, alterazione del respiro, paralisi di una
parte del corpo. Quasi sempre la persona, dopo qualche minuto dai primi sintomi, perde conoscenza. Non
sempre, comunque, sono presenti tutti i sintomi descritti contemporaneamente: molte volte la perdita di
conoscenza (che si riscontra in quasi tutti i casi di ictus grave) non è preceduta da alcun "campanello
d'allarme". Se si tratta invece di un ictus lieve la persona potrebbe non perdere conoscenza, ma
manifestare difficoltà di parola, sentire una parte del corpo priva di forze, avvertire una sensazione di
vertigine: anche in questo caso, meno preoccupante ma non certo da sottovalutare, è necessario
accompagnare immediatamente l'ammalato al Pronto Soccorso. Come trattamento d'urgenza per l'ictus
grave è necessario in primo luogo accertarsi che il respiro sia regolare: in caso contrario, deve essere
effettuata immediatamente la respirazione artificiale. Nel caso in cui la persona respiri normalmente, o dopo
aver ripristinato la respirazione, è bene girare la persona su un fianco per consentire a eventuali rigurgiti di
uscire dalla bocca. La persona deve essere poi avvolta in una coperta e tenuta al caldo. Non dare nulla da
bere (nemmeno acqua) e chiamare immediatamente un'ambulanza oppure accompagnare la persona nel
più vicino Pronto Soccorso.
INALAZIONE DI GAS
Se si deve aiutare una persona che si trova in un ambiente saturo di gas, è necessario in primo luogo
tutelare la propria incolumità. Prima di irrompere nel locale si deve respirare profondamente per cinque-sei
volte e poi eseguire un'ultima inspirazione profonda. Procedendo carponi (a quattro zampe) o, meglio,
strisciando con il ventre a terra, si deve raggiungere la persona in difficoltà, afferrarla per un braccio e
trascinarla immediatamente fuori dalla stanza. Bisogna agire in fretta in modo da non correre il rischio di
dover inspirare il gas. È importante non entrare in posizione eretta perché il gas tende a salire verso l'alto:
procedere all'altezza del pavimento riduce il rischio di inalarlo.
La persona deve essere trasportata all'aria aperta e i suoi vestiti devono essere slacciati. Se le sue
condizioni lo richiedono, effettuare la respirazione bocca a bocca e, se occorre, anche il massaggio
cardiaco. Nel frattempo, se è possibile, qualcun altro dovrebbe chiamare un'ambulanza, specificando che
occorre dell'ossigeno. Se invece il soccorritore è da solo, non deve allontanarsi per telefonare prima che la
persona si sia ripresa completamente. L'ambulanza deve essere chiamata anche se la persona sembra
stare bene.
INFARTO CARDIACO
L'infarto cardiaco non è altro che la morte di una parte dei tessuti che costituiscono il cuore, causata dal
mancato arrivo del sangue al cuore stesso.
I sintomi con cui si manifesta generalmente non lasciano dubbi: la persona avverte un dolore intenso al
centro del torace che talvolta si irradia al braccio sinistro, al collo, alla mascella, allo stomaco, alla spalla.
Appare pallida e sudata, le labbra e le dita sono livide e prova una forte sensazione di nausea spesso
accompagnata da crisi di vomito. Il respiro è corto e affannoso. Caratteristiche dell'infarto sono anche
l'agitazione fisica e psichica e una sensazione di paura incontrollabile. Può capitare anche che la persona
svenga. Come trattamento immediato bisogna accertarsi che la persona respiri e che il cuore batta: se
necessario bisogna effettuare subito la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco. Se la persona
respira regolarmente e il cuore batte non si deve esitare un solo istante: bisogna chiamare immediatamente
l'ambulanza, specificando che probabilmente si tratta di un attacco di cuore, oppure, se si vuole
guadagnare tempo, si può caricare la persona in macchina e portarla nel più vicino Pronto Soccorso.
Nell'eventualità in cui si sia chiamata l'ambulanza è opportuno, mentre la si aspetta, mettere la persona in
posizione semisdraiata (la posizione sdraiata non va bene) aiutandosi con un paio di cuscini da sistemare
sotto la sua schiena. La persona va tenuta al caldo, oltre che a riposo assoluto per limitare il lavoro del
cuore: è bene quindi avvolgerla in una coperta o farle indossare un cappotto. Gli abiti devono essere
allentati, il nodo della cravatta deve essere sciolto. È importante rassicurare la persona facendosi vedere
calmi e sereni. Non bisogna invece porgerle nulla da bere.
Se si è da soli e si sospetta di avere un attacco di cuore bisogna chiamare subito un'ambulanza: è bene
parlare chiaramente del proprio sospetto (non basta dire un generico "mi sento male"), in modo che i
soccorsi arrivino già ben attrezzati per l'evenienza. Mentre si aspetta l'ambulanza, bisogna coprirsi e
mettersi seduti o semisdraiati con un paio di cuscini dietro la schiena. Gli abiti stretti devono essere slacciati
e il nodo della cravatta, se la si indossa, deve essere allentato.
INTOSSICAZIONE DA ALCOOL
Le bevande alcoliche contengono l'etanolo, che è la sostanza responsabile delle intossicazioni da alcol.
L'etanolo agisce direttamente sul cervello alterando le attività psicomotorie (il movimento e la parola) e le
funzioni visive e uditive. Inoltre influenza negativamente le capacità intellettive, riduce l'autocontrollo ed ha
una forte azione depressiva.
L'eccessiva introduzione di bevande alcoliche può portare a una vera e propria intossicazione alcolica, che
si manifesta con tutti o alcuni dei seguenti sintomi: impossibilità di coordinare i movimenti (per esempio, la
persona non riesce a infilare una giacca), linguaggio confuso e strascicato, respirazione alterata, crisi di
vomito, perdita di conoscenza, comparsa di venuzze rosse sulla sclera (parte bianca dell'occhio), forte
odore di alcol nell'alito.
Se la persona sembra addormentata, ma il cuore pulsa regolarmente (per verificarlo appoggiare le dita sulla
carotide) e il respiro è normale, non si deve fare nulla di particolare, escluso il fatto di controllarla di tanto in
tanto. Per prudenza è comunque meglio chiamare un medico. Nel caso in cui invece la respirazione sia
alterata (corta, affrettata, affannosa), è necessario effettuare la respirazione artificiale e, se il battito del
cuore risulta assente, anche il massaggio cardiaco. In questo caso bisogna chiamare un'ambulanza il prima
possibile. Per capire se la persona è svenuta o dorme è sufficiente scuoterla: se reagisce, anche solo
risvegliandosi per pochi istanti, non c'è nulla di cui preoccuparsi. È invece priva di conoscenza se le scosse
ricevute non la infastidiscono neppure minimamente.
INTOSSICAZIONE ALIMENTARE
La causa principale delle intossicazioni alimentari è l'ingestione di alimenti avariati o mal conservati (per
esempio fuori dal frigorifero). Si deve pensare all'intossicazione alimentare quando si sentono poco bene
più persone che hanno mangiato la stessa cosa o, viceversa, quando si sente male solo chi ha mangiato
una pietanza diversa da quella dei suoi commensali.
I sintomi di intossicazione alimentare, che possono essere presenti o singolarmente o tutti insieme, sono:
mal di pancia e di stomaco, scariche di diarrea, episodi di vomito, alterazione della respirazione, salivazione
intensa, forte sudorazione, senso di vertigine. In genere i sintomi compaiono entro ventiquattro ore
dall'introduzione del cibo guasto. Per prima cosa è necessario mettersi subito in contatto con il Centro
Antiveleni più vicino (i numeri di alcuni Centri Antiveleni sono elencati dove si parla di avvelenamento), in
modo da ottenere istruzioni precise sul da farsi. Se non è possibile mettersi subito in contatto con un
medico o con il Centro Antiveleni, è opportuno far vomitare la persona, se non lo ha già fatto. Per provocare
il vomito è sufficiente toccare la zona posteriore del palato con due dita o con un cucchiaio: è meglio che
questa manovra sia effettuata dalla persona stessa. Non si deve invece somministrare alcuna bevanda,
nemmeno allo scopo di indurre il vomito (è sbagliato, per esempio, dare l'acqua o il caffè salati). Se la
persona non riesce a vomitare deve essere trasportata al più presto al Pronto Soccorso. Deve comunque
essere visitata da un medico, anche nel caso in cui riesca a liberarsi lo stomaco e quindi si senta meglio.
IPERVENTILAZIONE
L'iperventilazione è la condizione in cui la persona avverte la sensazione di non avere abbastanza aria a
disposizione (fame d'aria), per cui inizia a respirare affannosamente cercando di introdurre nei polmoni più
aria che può. Le cause di questa situazione hanno quasi sempre un'origine emotiva o psicologica: è facile
infatti che cominci a iperventilare chi si trova sottoposto a grande tensione oppure chi vive un momento di
forte emozione. Il problema in sé non è mai grave anche se l'ossigeno, entrando nei polmoni in quantità
eccessiva, dopo un po' di tempo causa una contrazione e un irrigidimento dei muscoli, accentuando la
sensazione di soffocamento. A questo punto è facile che si crei una sorta di circolo vizioso, per cui la
persona invece di smettere di iperventilare continua a farlo con maggior vigore, peggiorando la situazione.
Una iperventilazione protratta a lungo, oltre che provocare contrazioni muscolari, può anche dare luogo a
una sensazione di stordimento e a formicolii agli arti, alle dita di mani e piedi, alle labbra e alla lingua. Nel
caso in cui si sia certi di trovarsi di fronte a un problema di iperventilazione si deve porre un sacchetto di
carta (va bene quello del pane) sulla bocca e sul naso di chi sta iperventilando, in modo che vi respiri
dentro. Così facendo la persona, invece di introdurre ossigeno nuovo, respira l'anidride carbonica,
situazione che permette ai muscoli di rilassarsi. La respirazione nel sacchetto deve protrarsi per circa un
minuto ed alternarsi ad un minuto di respirazione all'aria, passato il quale si deve riprendere il sacchetto. In
pratica, si deve respirare un minuto nel sacchetto e un minuto fuori dal sacchetto fino alla risoluzione della
crisi. In genere nel giro di cinque sei minuti la situazione ritorna alla normalità. In caso contrario è
necessario accompagnare subito la persona al Pronto Soccorso. Nell'eventualità, peraltro rarissima, in cui
la persona diventi cianotica non appena inizia a iperventilare è necessario chiamare l'ambulanza
immediatamente, senza attardarsi con il metodo del sacchetto. In questo caso, infatti, l'iperventilazione non
ha una causa di natura psicologica, ma probabilmente dipende da un'alterazione delle funzioni respiratorie,
emergenza che può essere risolta solo in ambito ospedaliero.
M
MORSI DI ANIMALI
Un morso di animale, qualunque esso sia (cane, gatto, topo, criceto, porcellino d'India, scoiattolo), non
deve mai essere sottovalutato in quanto può essere responsabile, oltre che della lesione alla pelle, anche di
severe infezioni, quali la rabbia o il tetano. Il trattamento immediato di un morso di animale (ma anche del
graffio di un gatto) deve essere volto a pulire la ferita il meglio possibile. La parte lesionata deve essere
messa sotto l'acqua corrente, insaponata più volte quindi sciacquata abbondantemente e disinfettata con
acqua ossigenata. Deve essere poi protetta con una garza sterile: a questo punto la persona va condotta al
Pronto Soccorso, dove eventualmente verrà effettuata la vaccinazione antitetanica. In caso di morso di
vipera potrebbero essere necessari la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco. Molto più spesso
però la situazione non è così drammatica, anche se in ogni caso la persona prova un dolore intenso nella
zona colpita, si sente debole e avverte una sensazione di nausea. Se la respirazione e il battito cardiaco
sono regolari non bisogna far altro che sdraiare la persona e legare un laccio attorno all'arto colpito, a
distanza di circa cinque centimetri dal morso. Come laccio si può utilizzare una cintura morbida o una
striscia di tessuto: l'importante è non stringere troppo per non ostacolare la circolazione. La parte morsicata
deve essere posizionata al di sotto del livello del cuore, quindi sia le gambe sia le braccia non devono
essere sollevate o fatte appoggiare a cuscini o ad abiti ripiegati. L'arto deve essere poi immobilizzato con
una steccatura, per evitare che con il movimento si diffonda il veleno nell'organismo.
Non si deve invece applicare ghiaccio sulla ferita né fare un'iniezione di siero antivipera, in quanto la
persona potrebbe essere allergica a questo preparato. L'infortunato deve essere accompagnato il prima
possibile al Pronto Soccorso: se si può è meglio trasportarlo a braccia fino all'automobile, perché è
importante che non si affatichi in alcun modo. Per tranquillità è bene sapere che prima che il morso di
vipera produca effetti gravi devono passare almeno due ore.
O
OCCHI (TRAUMI E LESIONI)
Se l'occhio viene accidentalmente a contatto con sostanze chimiche aggressive (per esempio alcol,
ammoniaca, vernici, calce e così via) è necessario lavarlo al più presto con abbondante acqua corrente,
proseguendo il lavaggio per alcuni minuti. Bisogna poi recarsi subito al Pronto Soccorso per effettuare un
controllo più accurato, in quanto l'occhio potrebbe aver subito dei danni "invisibili".
Nel caso in cui l'occhio venga raggiunto, da una scheggia, oppure accidentalmente scalfito con un'unghia,
ci si deve rivolgere immediatamente all'oculista o al Pronto Soccorso. Dopo il colpo non bisogna
assolutamente sfregare l'occhio con le dita, sciacquarlo con acqua o introdurvi gocce di collirio. L'unica
cosa da fare è coprirlo con una garza sterile o un fazzoletto pulito (senza esercitare pressioni di alcun tipo).
Durante il tragitto verso il Pronto Soccorso o lo studio oculistico, è bene che l'infortunato stia in posizione
supina (sdraiato a pancia in su). Vale la pena ripetere che solo un medico o, meglio, un oculista possono
affrontare la situazione in modo corretto, evitando che l'occhio vada incontro a problemi seri. Se invece
nell'occhio si introduce un corpuscolo (ciglia, pezzettino di cenere, granello di sabbia) si deve procedere
così: afferrare con il pollice e l'indice posizionati a "pinza" le ciglia della palpebra superiore quindi tirarla con
una certa decisione prima verso l'esterno e poi verso l'alto. In questo modo il corpuscolo si sposta all'angolo
dell'occhio e può quindi essere rimosso con facilità. Prima di eseguire la manovra è importante lavarsi bene
le mani.
ORECCHI (PRESENZA DI UN CORPO ESTRANEO)
Può capitare che un bambino si infili un piccolo oggetto nell'orecchio: in genere si tratta di sferette o di
minuscoli giocattoli, oppure un insetto, rimanendovi intrappolato.
Se si tratta di un insetto vivo e ronzante si devono versare nell'orecchio alcune gocce di olio tiepido: servirà
a uccidere l'animaletto. Per rimuoverlo bisogna invece ricorrere all'intervento del medico. Bisogna rivolgersi
al medico anche per rimuovere eventuali oggettini introdotti nell'orecchio da un bambino: anche se l'oggetto
sembra facile da prendere, non si deve mai farlo da soli. L'altra emergenza che riguarda l'orecchio è il suo
sanguinamento. In presenza di fuoriuscita di sangue si deve subito pensare alla rottura del timpano, che
può essere causata da un rumore troppo forte, da un colpo alla testa o anche dalla presenza di un oggetto,
nel canale acustico. In questo caso è bene chiamare subito un'ambulanza (soprattutto se il sanguinamento
è la conseguenza di un colpo alla testa). Mentre si attendono i soccorsi non bisogna cercare in alcun modo
di arrestare la fuoriuscita di sangue. L'unico accorgimento da seguire è quello di appoggiare con molta
delicatezza all'esterno dell'orecchio un fazzoletto pulito o una garza, in modo da evitare che il sangue
fluisca sul pavimento e sugli abiti dell'infortunato aumentando il suo spavento.
P
PARTO
Anche se si tratta di un'evenienza piuttosto rara, potrebbe capitare di trovarsi nella condizione di dover
assistere una partoriente. I segnali che devono far sospettare un parto imminente sono: le contrazioni
dell'utero molto ravvicinate e presenti a intervalli di tempo regolari (per esempio ogni sessanta secondi), la
perdita di sangue e muco (tappo mucoso) dalla vagina e la rottura delle "acque" che si manifesta con
l'abbondante fuoriuscita dalla vagina di un liquido chiaro e inodore.
Nel caso in cui non sia possibile raggiungere l'ospedale, chiamare un'ambulanza o almeno contattare un
medico o un'ostetrica, è necessario innanzi tutto raccogliere gli oggetti utili all'evenienza: servono alcuni
panni puliti (per pulire mamma e neonato dopo il parto), una coperta per avvolgere il piccolo, un paio di
forbici (per tagliare il cordone ombelicale) e due pezzi di spago lunghi circa dieci centimetri (per legare il
cordone ombelicale del bambino una volta reciso). Forbici e spago devono essere sterilizzati bollendoli in
acqua per almeno dieci minuti. Devono poi essere lasciati nell'acqua fino all'occorrenza. Ci vogliono inoltre
alcune garze sterili. Tutte le operazioni devono essere condotte nel massimo rispetto dell'igiene: la persona
che presta aiuto deve lavarsi ripetutamente le mani con acqua e sapone e possibilmente spazzolarsi a
fondo le unghie. La partoriente deve essere lasciata libera di muoversi e di assumere le posizioni che
preferisce. Il letto va coperto con due-tre lenzuola pulite sovrapposte.
Dopo la fase delle contrazioni (travaglio) inizia la cosiddetta fase dell'espulsione, durante la quale la donna
avverte il desiderio di spingere. A questo punto è opportuno farla sdraiare sul letto o meglio aiutarla ad
assumere, mettendole alcuni cuscini dietro la schiena, una posizione semisdraiata. È bene suggerirle di
tenere le ginocchia piegate e di portare le mani sotto l'incavo delle ginocchia. Quando sente arrivare la
spinta la donna deve inspirare e poi espirare lentamente, assecondandola.
Nel caso in cui durante questa fase vi fosse una perdita di urina o di feci è necessario pulire o, meglio,
coprire la zona sporca con un panno pulito o con un lenzuolo ripiegato. Non appena all'imboccatura della
vagina compare la testina bisogna prepararsi ad accogliere il neonato. Non bisogna invece interferire in
alcun modo sul parto: il bambino va toccato solo quando la sua testa è completamente fuori dalla vagina. A
questo punto, si può prendere delicatamente tra le mani, sostenendola dolcemente fino a quando non sarà
uscito tutto il corpicino. Può accadere che il cordone ombelicale sia girato attorno al collo del piccolo: in
questo caso è necessario, prima ancora che esca tutto il corpo, sfilarlo velocemente passandolo sopra la
testa. Il bambino, una volta uscito, deve essere aiutato a compiere il suo primo respiro. Occorre
posizionarlo con la testa più in basso dei piedi per permettere alle secrezioni presenti nel naso e nella
bocca di fuoriuscire. Se non piange subito gli si devono assestare alcuni colpetti leggeri sulla schiena fino a
quando non emette il primo vagito. A questo punto va avvolto in una copertina e adagiato, di fianco, sul
corpo della mamma. Con una garzina devono essere asportati eventuali residui di muco dalla bocca e dal
nasino, mentre occhi e orecchie non vanno puliti. Dopo qualche minuto si deve tagliare il cordone
ombelicale ancora attaccato alla placenta (la placenta viene espulsa naturalmente al massimo venti minuti
dopo l'uscita del bambino). Prima di tagliare occorre legare i due spaghi sul cordone, l'uno a circa dieci
centimetri dal corpo del neonato, l'altro a circa quindici centimetri (la distanza tra uno spago e l'altro deve
risultare di circa cinque centimetri). Il taglio va effettuato tra i due nodi. Dopo il taglio del cordone, se
l'ambiente è caldo, si può procedere al primo bagnetto. Tenendo saldamente il neonato immergerlo
gradualmente in un catino riempito con acqua a temperatura corporea (37 gradi) e quindi lavarlo aiutandosi
con una spugna morbida. Poi va asciugato e vestito. Per quanto riguarda l'assistenza alla madre, non si
deve fare nulla fino a quando non viene espulsa la placenta. Dopo l'espulsione, che è sempre
accompagnata da una significativa perdita di sangue, sull'apertura della vagina va appoggiato un
assorbente oppure un panno pulito. Per ristorare la donna è bene porgerle una tazza di tè o di caffè caldi,
mentre è vietato somministrare alcolici. Anche se tutto è andato per il meglio, è necessario mettersi in
contatto il prima possibile con un medico.
PUNTURA D'INSETTO
La puntura di insetto può essere pericolosa solo se colpisce particolari zone del corpo (occhi, labbra e in
generale il viso, lingua e gola), oppure se ad essere punto è un bambino molto piccolo o se la persona
soffre di forme allergiche. In quest'ultimo caso esiste il rischio del cosiddetto "shock anafilattico.
Per prima cosa è necessario rimuovere il pungiglione eventualmente conficcato nella pelle: l'operazione
deve essere effettuata servendosi di una pinzetta. Dopo aver disinfettato la puntura con acqua ossigenata,
è bene passarci sopra un batuffolo di cotone imbevuto di ammoniaca e poi applicarvi un cubetto di ghiaccio.
Se la persona è Stata punta in bocca è necessario farle fare dei gargarismi con acqua fredda salata (due
cucchiaini di sale fino per bicchiere d'acqua). Per attenuare il dolore giova mettere in bocca un cubetto di
ghiaccio. Se, nonostante queste cure, la zona colpita rimane gonfia e dolente bisogna rivolgersi al medico
Nel caso in cui la puntura d'insetto dovesse dare luogo ai sintomi dello stato di shock (la persona appare
pallida, sudata, avverte una sensazione di vertigine, tossisce, respira male, si sente debole, perde
conoscenza o si copre di orticaria oppure presenta un gonfiore intorno agli occhi) è necessario chiamare
immediatamente un'ambulanza. Nel frattempo la si deve far sdraiare e poi avvolgere in una coperta. La
funzione respiratoria va tenuta costantemente sotto controllo perché potrebbe esserci bisogno della
respirazione bocca a bocca.
S
SCHEGGE
Se accidentalmente un frammento di legno, di vetro, di metallo o di plastica penetra nella pelle, per prima
cosa è necessario lavare accuratamente con acqua e sapone la parte ferita. Per rimuovere la scheggia
serve una pinzetta (va benissimo quella per i peli) che, prima di essere utilizzata, deve essere immersa in
acqua bollente per almeno cinque minuti o posta sulla fiamma viva per almeno tre minuti (in mancanza di
meglio si può usare la fiammella dell'accendino). Se una parte di scheggia esce dalla pelle è sufficiente
afferrarla con la pinzetta e sfilarla con delicatezza, stando ben attenti a non spezzarla. Se invece la
scheggia è penetrata del tutto, ma si vede attraverso la pelle, è necessario raggiungerla con la pinza dopo
aver rotto con un ago (sterilizzato in acqua bollente o sulla fiamma) la pelle che la ricopre. Una volta
estratta la scheggia, si deve esercitare una certa pressione sulla zona ferita in modo da favorire la
fuoriuscita di sangue. La ferita va poi lavata con acqua e sapone e tenuta per un paio di minuti sotto l'acqua
corrente. Nel caso in cui la scheggia sia penetrata troppo in profondità o si sia spezzata durante l'estrazione
è opportuno rivolgersi al medico. La ferita lasciata dal corpo estraneo va tenuta sotto controllo, anche se la
rimozione della scheggia si è svolta nel migliore dei modi. Se la zona colpita si gonfia, si arrossa, diventa
calda e comincia a dolere è necessario recarsi dal medico per farsi prescrivere un antibiotico. In ogni caso,
dopo la penetrazione di una scheggia, è bene far controllare dal medico curante la validità della
vaccinazione antitetanica. Nel caso in cui la copertura antitetanica non sia completa è necessario effettuare
un richiamo.
SHOCK
Lo shock è la più diretta e temibile conseguenza del mancato arrivo del sangue ai tessuti. Si può
manifestare in seguito a un trauma interno (rottura improvvisa di un organo) o a un'emorragia (perdita di
sangue), oppure può insorgere a causa di una violenta emozione, può comparire in seguito a un'ustione o
può dipendere da una prolungata esposizione al freddo. Può essere provocato anche dall'abuso di
particolari farmaci (barbiturici, diuretici, vasodilatatori) o dalla puntura di un insetto, nel caso in cui la
persona soffra di allergie. Qualunque ne sia la causa, lo shock presenta sempre gli stessi sintomi, in base
ai quali viene diviso in tre stadi. Si parla di shock di primo stadio o di pre-shock quando la persona sente il
cuore battere disordinatamente, ha freddo e appare molto pallida. Nel secondo stadio (shock moderato) la
pressione si abbassa molto, la persona avverte una sensazione di irrequietezza e sulla sua pelle appaiono
delle striature cianotiche. Nel terzo stadio, detto anche di shock severo, il battito del cuore è molto
irregolare, la respirazione è alterata, lo stato mentale è confuso e compare un'invincibile sonnolenza.
Caratteristica di questo stadio è la cosiddetta anuria, che è l'impossibilità di fare pipì. Quest'ultima
condizione è molto seria in quanto tutte le scorie che normalmente vengono eliminate con l'urina rimangono
nell'organismo danneggiandolo. Il passaggio da uno stadio all'altro, cioè l'aggravarsi dello shock, è del tutto
indipendente dalla causa che lo ha scatenato. È importante inoltre sapere che lo stato di shock può
insorgere anche diverse ore dopo il trauma, la puntura d'insetto, l'ustione e così via. Proprio per questo
motivo è importante tenere sotto osservazione per diverse ore la persona che abbia vissuto una situazione
a rischio di shock: solo così si può essere pronti a intervenire fin dai primissimi segnali. Per quanto riguarda
il trattamento d'urgenza, per prima cosa è fondamentale riconoscere o almeno sospettare uno stato di
shock, così da correre subito ai ripari: se la persona sente il cuore battere forte e nello stesso tempo appare
pallida e la pelle è fredda al tatto, bisogna farla sdraiare subito sulla schiena avvolgendola in una coperta
calda. Il medico va contattato prontamente. Se la persona è già in uno stato di shock più avanzato è
necessario chiamare immediatamente un'ambulanza, specificando di che cosa si tratta e possibilmente
indicando la probabile causa della situazione (per esempio, segnalare se la persona è stata punta da
un'ape oppure ha vissuto un'emozione troppo intensa e violenta). Nel frattempo si deve coprirla e tenere
controllata la funzione respiratoria. Se è necessario, bisogna eseguire prontamente la respirazione
artificiale. La persona colpita da shock deve comunque essere ricoverata in ospedale.
STRAPPO MUSCOLARE
Lo strappo muscolare consiste nella rottura di alcune-fibre che costituiscono il muscolo. Può essere
causato da uno sforzo fisico eccessivo, da un movimento brusco o, ancora, da un salto troppo alto o troppo
lungo. I muscoli più esposti a questo tipo di infortunio sono quelli delle gambe e della schiena.
I sintomi dello strappo muscolare sono inequivocabili: la persona avverte un dolore acuto e intenso nella
zona colpita e non riesce più a muoverla. Per prima cosa è necessario far sdraiare la persona, o comunque
metterla in una posizione di riposo, in modo che il peso del corpo non gravi sulla parte lesionata. Se è
possibile, è bene applicare subito una borsa di ghiaccio per evitare che la zona si gonfi. Il ghiaccio va
lasciato per almeno una ventina di minuti. Il medico va consultato solo se il gonfiore è accentuato e se il
dolore non diminuisce con il passare delle ore. La parte colpita deve essere lasciata a riposo per almeno tre
giorni.
SVENIMENTO
Lo svenimento, che in termini medici viene definito "lipotimia" è la breve sospensione delle attività coscienti
causata da un'improvvisa mancanza di afflusso di sangue al cervello, quest'ultima dipendente da un brusco
abbassamento della pressione (la minima scende al di sotto dei 70 mm Hg). Può essere causato da una
forte emozione, dalla permanenza in luoghi troppo caldi e affollati in cui non c'è ricambio d'aria, oppure può
dipendere da un digiuno prolungato o, al contrario, da un'eccessiva introduzione di alimenti, da uno sforzo
fisico intenso o ancora da una lunga permanenza in piedi. È sempre preceduto da pallore, barcollamento,
nausea, ronzio alle orecchie, annebbiamento della vista, sudorazione. Dopo questi segnali d'allarme la
persona perde conoscenza per un periodo di tempo che difficilmente supera i due-tre minuti. Per prima
cosa è opportuno far sdraiare la persona sulla schiena tenendole le gambe sollevate. Gli abiti devono
essere slacciati, la cintura ed eventualmente la cravatta allentate. Se ci si trova in un ambiente chiuso è
bene aprire le finestre o, almeno, agitare un ventaglio o un giornale sul viso della persona. Quando riprende
i sensi è importante che stia sdraiata, sempre a gambe sollevate, per almeno una ventina di minuti: con
questo accorgimento si mette al riparo dal rischio di svenire di nuovo. Non bisogna somministrarle ne
bevande alcoliche, ne caffè, ne tanto meno medicinali. È importante invece sdrammatizzare la situazione,
facendosi vedere tranquilli. In effetti quasi sempre si tratta di un episodio che non riveste alcuna
importanza. Nel caso in cui dovesse ripetersi, è bene invece consultare il medico.
U
USTIONI
L'ustione è la lesione del tessuto provocata dal contatto con il calore o con particolari sostanze chimiche,
quali gli acidi, gli insetticidi, i solventi. Le ustioni vengono divise in tre tipi, a seconda della loro gravità. Si è
in presenza di un'ustione di primo grado (la più lieve) quando la pelle appare semplicemente arrossata e dà
luogo a un dolore bruciante ma sopportabile; viene definita di secondo grado l'ustione che rende la pelle
gonfia, dolente, arrossata e cosparsa di vescicole; si parla invece di ustione di terzo grado (la più severa)
quando la pelle appare letteralmente carbonizzata. Il trattamento d'urgenza delle ustioni deve essere volto
a raffreddare la zona colpita: qualunque sia la serietà del danno, per prima cosa è necessario mettere la
parte ustionata sotto l'acqua corrente fredda e lì lasciarla per almeno cinque minuti. In alternativa si può
effettuare un impacco freddo, utilizzando un panno pulito imbevuto d'acqua. Se l'ustione è lieve questo
trattamento risulta sufficiente per risolvere la situazione. È però opportuno rivolgersi al medico curante per
fargli controllare la validità della vaccinazione antitetanica ed eventualmente per fargli effettuare un
richiamo. Se si è invece in presenza di ustioni molto più serie (di secondo e di terzo grado), dopo aver
raffreddato la zona colpita con acqua è importante accompagnare subito la persona al Pronto Soccorso o
chiamare un'ambulanza. Non bisogna in nessun caso applicare pomate o ghiaccio (l'unica cosa da mettere
è l'acqua fresca).
Nel caso in cui gli abiti dell'ustionato siano rimasti attaccati alla pelle non bisogna far nulla per toglierli: solo
un medico può condurre questa operazione senza provocare danno. Se ci si trova nella situazione di dover
soccorrere una persona avvolta dalle fiamme, bisogna innanzi tutto spegnere il fuoco, soffocandolo con una
coperta o con un indumento sufficientemente ampio. L'infortunato in questo caso potrebbe aver bisogno di
una respirazione bocca a bocca, quindi, una volta spente le fiamme, è necessario controllare subito che il
respiro della persona sia regolare. Se è possibile, è opportuno applicare immediatamente su eventuali
ustioni del viso un panno imbevuto di acqua fredda (non bisogna mai mettere ghiaccio). Naturalmente si
deve chiamare al più presto un'ambulanza.

Potrebbero piacerti anche