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numero 8 anno IV - 7 marzo 2012

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L.B.G. ASILO MARIUCCIA. CL: LASSO PIGLIATUTTO Guido Martinotti AREA ENEL E NO TAV: LINTERESSE GENERALE Giuseppe Scotti UNA VOCE DALLINTERNO: IL SAN RAFFAELE SOPRAVVIVER Marcello De Carli EXPO 2015, OCCUPAZIONE GIOVANILE, PRECARIATO E GLOBALIZZAZIONE Fabrizio De Fabritiis BIBLIOTECHE RIONALI MILANESI: UN PATRIMONIO, UNA PROPOSTA Ilaria Li Vigni I REGISTRI DELLE CONVIVENZE: SE NON ORA QUANDO? Guido Artom UN PASSAGGIO IN FIERA. ASPETTANDO QUERELE Giuseppe Ucciero DI NOTTE TUTTI I GATTI SONO ARANCIONI? Emilio Molinari MILANO, LA CITT CHE TRADISCE L'ACQUA? Lorella Zanardo IL QUINTO STATO SIAMO NOI Rita Bramante DIRIMERE, PAROLA DI PISAPIA Emilio Battisti UNA FATWA SU DE ALBERTIS VIDEO DAVIDE RAMPELLO: LA MILANO CHE VERR COLONNA SONORA Lucio Dalla Come profondo il mare Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

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ASILO MARIUCCIA. CL: LASSO PIGLIATUTTO Luca Beltrami Gadola


La magistratura avr ovviamente lultima parola sulla colpevolezza di Walter Izzo, presidente della Fondazione Asilo Mariuccia Onlus, perch le indagini sono appena state avviate ma la notizia richiede comunque un commento, soprattutto da parte di chi come me, milanese fino al midollo, cerca di difendere la memoria del socialismo milanese a partire da quello dei primi del secolo. LAsilo Mariuccia la storia della munificenza della miglior borghesia riformista della nostra citt. Fu fondato Ersilia Bronzini andata sposa a Luigi Majno, giovane brillante avvocato milanese incline al socialismo. Donna non da poco Ersilia Majno: prima fonda lUnione Femminile, ancor oggi attiva, e poi nel 1902 lAsilo Mariuccia, cos chiamato in ricordo della giovanissima figlia scomparsa. Listituto era nato per soccorrere le cosiddette giovani traviate, madri nubili talvolta dedite alla prostituzione. La sorte di questo Istituto lunga da raccontare ma come molte organizzazioni benefiche, le IPAB (Istituzioni di Pubblica Assistenza e Benificienza), soprattutto se dotate di consistenti patrimoni, furono risucchiate dalla mano pubblica che se ne impadron con meccanismi legislativi molto discutibili, dando finalmente pace agli appetiti delle forze politiche che vedevano in questi Istituti centri di potere da un lato e luoghi di buen retiro per gli emarginati dalla politica attiva dallaltro o saldo di crediti elettorali. Cos andata anche allAsilo Mariuccia che, per finire, a seguito della Legge regionale 1/2008 fu trasformato in persona giuridica di diritto privato, ne fu stravolto lo statuto e gli eredi dei fondatori ne furono in sostanza estromessi: il controllo pass in mano alla Regione che per statuto nomina tre dei cinque consiglieri mentre due sono di nomina comunale. Ecco dunque al lavoro CL: il presidente Walter Izzo ex vicepresidente della Compagnia delle Opere e un consigliere Diego Manfrone, presidente milanese sempre della Compagnia delle Opere. Sia luno che laltro personaggio sono collezionisti dincarichi in enti, associazioni e simili sempre a cavallo tra il pubblico e il privato ma sostanzialmente ad amministrare denaro pubblico o di provenienza pubblica. Che cosa dobbiamo aggiungere a quello che scrisse Eugenio Scalfari? Un sistema di potere come quello di Formigoni, Cl, non esiste in alcun punto del Paese. Nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere. Negli ospedali, nellassistenza, nelluniversit, tutto diretto da quattro cinque persone. Ma il caso dellAsilo Mariuccia uno schiaffo dato subdolamente alla Milano riformista. E le contraddizioni tra la volont dei fondatori e lattivit odierna sono evidenti, basta leggere lo Statuto: siamo passati allassistenza sociale e socio-sanitaria a minori, abbandonando la missione originaria voluta da Ersilia Majno, quella di assistere le ragazze traviate e spesso indotte alla prostituzione. Qualcuno in Regione dovrebbe forse, guardando in casa, ripristinare il vecchio statuto. Ma c di pi. Larticolo 1 dello Statuto esordisce cos: LAsilo Mariuccia Istituto Laico eretto in Ente Morale con Regio Decreto 6 dicembre 1908 n. 527. Istituto Laico. Qualunque significato si voglia dare alla parola laico non ne troveremo nessuno che si adatti a CL, eppure governa, anzi, mal governa lAsilo Mariuccia. Quanti enti hanno fatto la stessa fine? Quanti scandali di questo genere devono ancora succedere perche tutte le forze politiche si rendano conto che esiste un problema CL? Uno dei problemi della societ italiana.

AREA ENEL E NO TAV: LINTERESSE GENERALE Guido Martinotti


Contrariamente alla maggior parte dei partecipanti al dibattito su questa spinosa questione che divide cos nettamente e a tratti violentemente lopinione italiana, confesso di avere in proposito pi dubbi che certezze. E pur essendo, in generale, non molto favorevole al localismo e al comunitarismo spicciolo da orto di casa che domina in gran parte del pensiero sedicente di sinistra nel nostro paese, mi insospettisco molto tutte le volte che sento un inno coerente agli interessi universali (progresso, modernizzazione, nazione, socialismo, collettivizzazione etc.) contro gruppi piccoli e riottosi. Mi pare che venga dato come principio incontestabile proprio quello che credo sia linterrogativo da discutere che si riduce al seguente quesito. Siamo sicuri che un progetto approvato dopo una procedura amministrativa annosa, con il timbro di diversi livelli e di tutte le istanze istituzionali preposte interpreta davvero linteresse generale? Temo che la risposta a questa domanda, nel nostro paese, ma non solo, non possa essere positiva per default. Dopo molte esperienze non proprio edificanti possiamo liberarci del dubbio. Inoltre la decrescente qualit del controllo amministrativo e la crescente impudenza dei potenti in questo paese, e limpotenza dellopposizione in questo paese rendono poco convincente largomentazione formale sulle approvazioni pregresse e rendono molto legittime invece le analisi critiche anche a valle dellapprovazione, e giustificabili le reazioni di interessati, che siano oggetto di una discarica o di un cantiere perenne, se hanno limpressione di dovere pagare per tutti in un mondo in cui da parte degli sviluppisti si pratica poco il senso di responsabilit. Proprio su ArcipelagoMilano Cino Zucchi ha scritto a proposito dellex edificio ENEL: Le connivenze tra politica e affari degli anni ottanta non hanno lasciato solo degrado morale e costo sociale, ormai forse dimenticati: hanno lasciato soprattutto una serie di edifici sbagliati per collocazione, qualit architettonica, efficienza energetica e durabilit materiale. Antonio Polito ci viene a spiegare, dopo circa trentanni, cosa il NIMBY, e ce lo traduce anche (Gli americani che vanno pazzi per gli acronimi Il Corriere della Sera, domenica 4 marzo 2012, p. 39). Per non sono gli americani, ma gli inglesi, ad avere inventato questo acronimo e molti altri (legati proprio ai problemi derivanti dal conflitto tra

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interessi che si presentano come generali e resistenze sempre dipinte, a torto o a ragione, come particolaristiche) tra cui quelli che si adattano di pi alla situazione, il PIBBY, Put In Blacks' Back Yard, che, ove abusato, porta al BANANA, Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything (or Anyone). Per, come lo stesso Polito riconosce non si tratta di un fenomeno italiano, ma generale in tutto il mondo sviluppato (ivi). Non solo: c la storia molto carina delle ragazze di una comunit rurale indiana che si sono ribellate alla costruzione di un acquedotto che gli avrebbe fatto risparmiare parecchie ore al giorno di cammino con lanfora in testa per andare a prendere lacqua alla lontana sorgente, ma le avrebbe private anche dellunico periodo di libert dallocchiuto controllo delle madri. Vedi un po le contorsioni delle libert! Se il termine non italiano vuol dire che il problema non solo italiano. Sempre dallo stesso Corriere su cui scrive Polito, in prima titolo centrale quattro colonne (con assai eloquente vignetta di Giannelli) Grandi opere si cambia cos. Il governo prepara nuove regole sul modello francese. Consultazioni di sei mesi con i cittadini prima di cominciare. Ma allora questo famoso dialogo fino a ora non cera, come dichiara lo stesso Mario Virano. Che ci vengono a raccontare? Non si pu non notare che molti economisti di vaglia e competenti a cominciare da Marco Ponti e dai colleghi de La Voce.info che non sono proprio degli sfegatati, sono contrari con argomenti piuttosto ben documentati. E ripresi oggi con molti particolari anche dal Fatto Quotidiano. Non vogliamo essere tagliati fuori dal famoso corridoio, ma il legame riguarda soprattutto il traffico merci. Quanti sono i VIP che vogliono andare in treno senza cambiare da Minsk a Madrid? Il fulcro del discorso dovrebbe proprio riguardare i vantaggi compara-

tivi di questa grande opera con altre. Pur avendo goduto di notevoli vantaggi sulle tratte MI/BO, MI/FI e MI/RM ho anche pagato dei buoni biglietti e mi domando se davvero il sogno neo - liberista e berlusconista di promuovere lo sviluppo economico in Italia si pu realizzare solo rendendo la vita pi facile a qualche migliaio di VIP ma trattando come bestie centinaia di migliaia di lavoratori pendolari che devono alzarsi al mattino alle 4 e non possono neppure andare al cesso fino allarrivo perch i cessi non funzionano. Oppure tagliando fuori centinaia di comuni. Si fa cos lo sviluppo? Si unifica cos il paese? Guardate un po gli effetti finali dellAV. Si parla di bene comune, ma i risultati non sono affatto gli stessi per tutti. Il pensiero established unanime nel condannare le infiltrazioni e i professionisti della protesta contro chi vuole modernizzare il paese: daccordo. Ma a me questi termini fanno suonare corde non sempre gradevoli: con questa scusa per decenni si devastato il territorio italiano con profitti incredibili per qualcuno. Certo le cronache dei partecipanti di mestiere per cos dire a questo tipo di proteste, mettono sempre in risalto gli aspetti pi grotteschi e meno attraenti. Non mi piacciono quelli che salgono sui tralicci e le ultime parole di Abb prima di cadere non depongono molto a favore della sua intelligenza. Il Capo dello Stato ha perfettamente ragione, le violenze e le illegalit non pagano e vanno condannate: mi sembrato un altro tratto di ingenuit, o forse di strumentalit eccessiva, rivolgersi al Presidente della Repubblica come a unultima istanza. Non il Re Sole con potere assoluto; e che avrebbe dovuto dire Napolitano, se non che non di sua competenza? (noto comunque che il suo intervento non stato enfatizzato da tutti allo stesso modo. Il Corriere lo mette nelle pagine interne). Non mette neppure conto menzionare gli insulti e le minacce contro

Caselli cui invece va la mia stima e che credo, come molti magistrati, sia abituato a riceverne di ben peggiori dai leghisti e dai vari scherani berluscoidi che ora fanno la bocchetta tonda. Ma gli insulti e le minacce ai giornalisti denotano un livello di decerebrazione avanzato e di preoccupante autoemarginazione estremistica. Senza la stampa i poliziotti picchiano pi duro, conoscenza basica. E senza i massmedia a far da eco nessuna delle stramberie brillanti dei NO TAV uscirebbe dal giardinetto di quartiere. Comunque ricordo che ora il GiornaLibero chiama cretinetti i manifestanti e stando a Luca Telese (Il Fatto, 4 Marzo 2012) potrebbe anche avere qualche ragione, se non venisse in mente che sono gli stessi che chiamavano I bamba in piazza, pochi, ma violenti i pacifisti il giorno della disgraziata entrata di Rummy Rumsfeld a Bagdad. E si poi visto chi erano i bamba. Sappiamo tutti benissimo che, esattamente come avviene in tempo di guerra in occasione di violenze di piazza la verit si nasconde dentro al pozzo, gli ultr che vanno a menarsi in piazza per il piacere di menarsi, non hanno alcuna simpatia da parte mia. Detto questo siamo sicuri che non ci sia nessun legame tra i fatti che cos sonoramente denuncia Polito e larticolo a fianco (Troppo giovani o vecchi per il lavoro p.39) sugli esclusi dal mercato del lavoro non ci sia nessun legame? Ma si dice, dobbiamo preservare il ben comune: io ho capito poco del dibattito sul bene comune, quando sento queste parole (nazione, Stato, Societ, Bene comune, interesse collettivo ecc) i miei nonni romagnoli mi fanno solletico ai piedi durante la notte. Forse dovremmo rivolgerci a Ugo de Mattei, che uno dei maggiori esperti di bene comune in Italia. Attenti, per: fortemente NO TAV.

UNA VOCE DALLINTERNO: IL SAN RAFFAELE SOPRAVVIVER Giuseppe Scotti


A chi pone in forma di interrogazione Sopravvivr il San Raffaele? quella che nel titolo una affermazione convinta e motivata, utile ricordare cosa sta avvenendo oggi: ogni giorno migliaia di persone percorrono i corridoi che portano allospedale, sostano nelle sale dattesa degli ambulatori, entrano nelle camere operatorie, eseguono indagini diagnostiche, animano il Pronto Soccorso. Si, a quasi un anno dallinizio della vicenda legata al rischio di fallimento, il San Raffaele non solo sta sopravvivendo, ma vivo e attivo. Altre migliaia di persone, i dipendenti, medici, paramedici e amministrativi dellospedale, svolgono diligentemente il proprio lavoro al servizio dei pazienti. La qualit delle prestazioni , ogni giorno, la stessa che ha fatto la reputazione di eccellenza dellospedale. questo un quadro idilliaco, viziato da un pregiudizio favorevole di chi per ventiquattro anni ha dedicato la propria

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www.arcipelagomilano.org denza seguir era solito dire Don Verz. Perch allora siamo arrivati a una crisi cos acuta? La crisi, bene ricordarlo, dovuta soprattutto a investimenti e scelte non oculati, non legati allattivit core della istituzione (assistenza, ricerca e didattica) ma a scelte manageriali di cosiddetta diversificazione che hanno comportato solamente perdite economiche. Non compito di questo articolo affrontare altri aspetti di cui si sta occupando la magistratura e cio gli illeciti amministrativi, le disinvolte relazioni con il potere politico, la contaminazione con interessi personali, la corruzione. Se ne occupi il tribunale, sia fatta piena luce, e qualora se ne verificasse la realt e la consistenza, si cerchi di capire cosa non ha funzionato nei meccanismi di controllo e si prendano provvedimenti perch situazioni simili non abbiano a ripetersi mai pi. Ma questa operazione non pu e non deve cancellare il valore di ci che di buono stato fatto; che ci con cui i nuovi acquirenti, i nuovi gestori, si troveranno a fare i conti e che dovranno salvaguardare. Questo valore stato creato in soli quarantanni, e anche questo un evento eccezionale: strutture simili nel resto del mondo hanno una storia almeno secolare. La storia del San Raffaele inizia nel 1971 quando, il 31 ottobre, viene ricoverato il primo paziente. La convenzione con la Facolt di Medicina dellUniversit Statale di Milano nel 1972 ne fa un polo di insegnamento con il risultato di fare arrivare un gruppo di medici e di docenti giovani, qualificati, motivati e stimolati dalla nuova opportunit, in una struttura che contemporaneamente viene riconosciuta dal Ministero della Sanit come IRCCS, cio istituto clinico di ricerca, focalizzato, allinizio, sulle malattie metaboliche, in particolare sul diabete. Lospedale cresce velocemente anche sul piano architettonico e strutturale. Nel 1988 viene aperto il Pronto Soccorso, nel 1992 si inaugura il DIBIT (Dipartimento di Biotecnologie), un intero edificio completamente dedicato alla ricerca e alla didattica. Le prime aree di ricerca attivate sono la genetica, la biologia cellulare e limmunologia cui si aggiungono alla fine degli anni 90 la terapia genica, la biologia delle cellule staminali e lo studio di meccanismi molecolari alla base delle malattie. Nel 1996 nasce lUniversit VitaSalute San Raffaele che, a oggi, ospita le Facolt di Medicina, Psicologia, e Filosofia. Lattivit clinica e di ricerca dellIRCCS San Raffaele si integra quindi con lattivit didattica e formativa svolta allinterno dellAteneo. Nel 2009 il DIBIT 2, di ben 88.000 mq si aggiunge al DIBIT1 facendo dellIRCCS San Raffaele il pi grande Parco Scientifico in Italia, e uno tra i maggiori in Europa. Il San Raffaele, strutturato in dodici dipartimenti clinici e sette divisioni di ricerca, ospita tre grandi Istituti di Ricerca: HSR-Tiget (Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica), INSPE, (Istituto di Neurologia Sperimentale) e DRI (Diabetes Research Institute). Le pubblicazioni scientifiche in un anno sono state complessivamente 759 di cui 24 pubblicate sulle quindici riviste scientifiche maggiormente qualificate a livello internazionale (I.F. superiore a 15). Lelencazione apparentemente arida e neutra di queste realizzazioni e di questi risultati, tratti dalla documentazione ufficiale dellIstituto, non evidenzia, ma lascia comunque intravvedere, la ricchezza del capitale umano che le ha prodotte. N evidenzia il ricchissimo lavoro di progettazione, di elaborazione culturale, con i suoi confronti dialettici, i suoi scontri anche, che ha portato a realizzare una struttura in cui ricerca di base, ricerca clinica, e applicazione dei risultati della ricerca al letto del paziente hanno anticipato un modello che oggi pare ovvio, e che viene adottato in ogni istituzione che voglia essere al passo con i tempi. Lo stesso dicasi per lUniversit: diecine di riunioni di un ristretto gruppo di docenti, il Comitato Ordinatore, hanno preceduto lelaborazione dellinnovativo programma della Facolt di Medicina, recependo la pressante richiesta del Presidente di fare non una nuova universit ma una Universit nuova. Nessuna ipotesi innovativa stata trascurata, i curricula pi avanzati delle pi importanti universit americane e europee, da Harvard a Maastricht sono stati attentamente analizzati, discussi, recepiti e anche, talora, superati. Dai verbali delle riunioni del Comitato Ordinatore, cui non raramente Don Verz partecipava, possono essere estratte alcune delle sue esortazioni che danno concretezza al clima che vi si respirava: Dovete quindi voi di questo gruppo scelto stendere i criteri sui quali dovr basarsi la istituenda Facolt Medica, criteri rigorosi e invalicabili da parte di desideri di restaurazione arretrata ed egoisticamente interessata la Facolt di medicina dovr essere nuova e innovante per tutto linsegnamento medico di questo paese, tanto da

professionalit, il proprio impegno, la propria progettualit a questa struttura? Assolutamente no; perch anche ben chiaro ed evidente che chiunque lavori al San Raffaele fortemente scosso dagli eventi e dalle rivelazioni sorprendenti dellultimo anno. Linquietudine e lincertezza per il futuro affiorano da ogni conversazione ogni giorno, in ogni momento. Proprio per questo ancor pi ammirevole il fatto che lintera struttura, per quanto apparentemente acefala, continui a funzionare. Non si tratta di un miracolo, ma della conseguenza di una precisa scelta organizzativa e manageriale che ha saputo motivare le persone, coinvolgerle in un chiaro anche se complesso e ambizioso progetto, delegando compiti e responsabilit e sapendo riconoscere il merito. Sar la storia a dare un giudizio complessivo e definitivo sul personaggio e sulluomo Don Verz, con le sue luci e le sue ombre. Marco Vitale in una lucida analisi sul Corriere della Sera dell8 gennaio 2012, ne ha ben definito le caratteristiche di italiano, di quella tipologia di personaggio cio portatore dei difetti atavici che permeano i comportamenti di molti nel nostro paese, in primo luogo linsofferenza per le regole, e la megalomania. Ma anche di antiitaliano dove per antiitaliano Vitale intende persona desiderosa e comunque consapevole della necessit di guardare oltre, fuori dallItalia, fuori dalla provincia italiana per progredire e per costruire il nuovo. Don Verz era aperto al mondo, ne era avidamente curioso. E non solo o non tanto per spirito missionario, quanto per la consapevolezza che la conoscenza di altre culture, la contaminazione con altre culture, foriera di novit, di progresso. Don Verz chiedeva ai propri medici, ai ricercatori, ai docenti, di fare esperienza allestero, possibilmente nelle istituzioni anglosassoni e nordamericane pi prestigiose, e di riportare nel suo istituto le migliori esperienze fatte. Non qui il caso di ripetere i cardini della sua filosofia e del suo pensiero, che si riassumono nella libert di ricerca, nella responsabilit individuale, nella centralit della persona, nella necessit di considerare sempre, sul piano antropologico, la stretta interazione e integrazione fra corpo, spirito e anima. Che la crescita e lespansione si basassero sul debito era noto a tutti, almeno dalla fine degli anni novanta. Listituzione cresceva, e con essa crescevano i debiti. La provvi-

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tutti agognato ma da nessuno intrapreso con il coraggio dovuto Non mi preoccupa linesperienza dei giovanimi preoccupa piuttosto la zavorra delle mentalit, dei costumi radicati negli esperti che vogliono il nuovo a patto di trainarsi dietro il venerabile ma rancido marciume del vecchio. Discutete, proponete, accapigliatevi se occorre, ma avanti tutta sulla impostazione della Facolt Medica San Raffaele. Lelenco delle personalit di altissimo livello che vi lavorano o che vi hanno lavorato, di docenti, ricercatori e scienziati di fama internazionale sarebbe troppo lungo e rischierebbe comunque di escludere moltissimi giovani ricercatori promettenti o gi brillantemente affermati. Qualche nome pu per essere ricordato, da Guido Pozza a Claudio Rugarli, primo Direttore scientifico e primo Preside della Facolt di Medicina rispettivamente, a Claudio Bordignon, Jacopo Meldolesi, Andrea Ballabio, Giuseppe Pelicci, per non parlare dei nomi prestigiosi delle altre Facolt, da Massimo Cacciari a Giovanni Reale, Roberta De Monticelli, Edoardo Boncinelli, Massimo Piattelli Palamarini, anche se non tutti svolgono ancora la loro attivit al San Raffaele. Lintera istituzione, alla fine degli anni novanta e agli inizi degli anni duemila ha vissuto uno straordinario periodo di fervore creativo sul piano culturale e scientifico, nella massima libert e indipendenza. Non tutti sanno che i seminari interni e gli annuali retreat della ricerca scientifica che vedono centinaia di giovani e brillanti ricercatori esporre, discutere e confrontare i risultati delle ricerche dei rispettivi laboratori, si tengono, da sempre, rigorosamente in lingua inglese. Di nuovo un quadro troppo idilliaco? No, perch se posso testimoniare che quello fu lo spirito con cui lavorammo ai nuovi progetti, posso anche testimoniare che parallelamente ciascuno di noi svolgeva quotidianamente il proprio lavoro, nelle corsie, nelle aule delluniversit, nei laboratori di ricerca e di diagnosi, consapevole della propria responsabilit per le compatibilit economiche di gestione e di bilancio. E ci vale sia per la responsabilit dei clinici nel raggiungimento degli obbiettivi di budget dei Dipartimenti e delle Unit Operative che per limpegno dei ricercatori allautofinanziamento delle divisioni di ricerca e dei propri progetti. Perch allora il disastro? Una interpretazione, questa s viziata forse da soggettivit e da mancanza di

conoscenza di molti elementi relativi alle dinamiche interne al gruppo di governo, (non quello clinicoscientifico ma quello proprietario), che a un certo punto la simbiosi fra i due gruppi si allentata e poi rotta. Ai due periodi doro, quello degli esordi, dal 1971 agli anni ottanta, e quello del consolidamento del modello innovativo della fine degli anni novanta e primi anni duemila, subentrato un periodo grigio nel quale vi stato un progressivo scollamento fra le scelte e i comportamenti della propriet e la partecipazione dei medici, dei ricercatori e dei docenti alle decisioni. Non questo il luogo per descrivere e analizzare un altro elemento di originalit, per non dire di straordinariet del San Raffaele: quello della presenza al suo interno di un insolito gruppo di persone totalmente dedicate allopera, il gruppo dei Sigilli. Questo gruppo ha vissuto e vive la totalit della propria esistenza allinterno della istituzione, 24 ore su 24. Non esiste, certamente non in Italia, alcuna istituzione laica come il San Raffaele, che possa contare su un tale patrimonio di risorse umane totalmente dedicato. Ci ha rappresentato un indubbio valore aggiunto, ma ha rappresentato e rappresenta anche una variabile complessa e insolita nello svolgimento di una corretta dialettica fra soggetti istituzionali. Per non parlare della complessit delle interferenze del comportamento spesso profetico di Don Verz, e del suo desiderio e dei suoi tentativi di emulazione-competizione con un potente e articolato movimento come quello di Comunione e Liberazione. Negli ultimi dieci anni, una volta realizzato il grande progetto dellUniversit, e consolidata lattivit clinica e scientifica, si allentata la tensione morale, limpegno culturale creativo che ispirava il progetto. Forse, anche per il cambiamento generale di atmosfera nel paese, la chiarezza degli obiettivi che portavano a immaginare il San Raffaele equivalente alle pi grandi e prestigiose istituzioni anglosassoni o nord americane andata progressivamente appannandosi con il prevalere delle logiche italiane su quelle antiitaliane per usare sempre la metafora di Vitale. Ora, nonostante il lineare svolgimento della procedura giudiziaria saggiamente gestita dal tribunale di Milano, molte incognite restano aperte. Incognite di scenario di una gestione della realt sanitaria lombarda, in cui le interferenze della politica e di forti interessi di gruppi

economici non consente lesplicitarsi di tutte le possibili energie in un chiaro disegno di programmazione e di indirizzo basato sullinteresse generale. E anche incognite pi specifiche, legate alle intenzioni del gruppo sanitario che si aggiudicata, con la migliore offerta, la propriet del San Raffaele, dopo che i potenziali concorrenti, IOR- Malacalza e Humanitas, si sono, abbastanza inaspettatamente, dileguati. Il gruppo Rotelli rappresenta un altro sorprendente risultato di intraprendenza imprenditoriale nella sanit privata lombarda. In un arco temporale equivalente a quello della nascita e della crescita del San Raffaele, il gruppo Rotelli diventato il pi potente e consistente gruppo nella sanit privata lombarda. Con caratteristiche tuttavia differenti rispetto a quelle del San Raffaele: la ricerca scientifica non stata un elemento caratterizzante e trainante del gruppo. Il traino stato rappresentato da acquisizioni progressive di strutture sanitarie gestite in funzione della loro redditivit economica. Il San Raffaele non ha tifato per la soluzione Rotelli, piuttosto per la soluzione Humanitas, ritenuta pi simile e affine quanto ad obbiettivi di qualit, di eccellenza, di integrazione e interazione con la ricerca scientifica e con la formazione e linsegnamento. I gruppi privati in Lombardia forniscono una parte rilevante dellassistenza, e la competizione pubblicoprivato rappresenta un valore. Purch le regole siano trasparenti per tutti, e purch i meccanismi di controllo siano rigorosi, e rigorosamente applicati. E purch i doverosi interventi di indirizzo e di programmazione siano guidati da visioni lungimiranti, nellinteresse generale. Ma non sempre cos e la conduzione della vicenda San Raffaele ne forse un esempio, al punto da aver fatto apparire ingenuo e fuori dal mondo chi auspicava almeno un intervento di moral suasion della Regione che favorisse aggregazioni omogenee. Quale ad esempio la messa in rete dei laboratori e delle capacit di ricerca di tre grandi e qualificate strutture private quali il San Raffaele, lHumanitas e lIEO, e la integrazione delle diversit e specificit delle rispettive aree cliniche. Si sarebbe potuto creare uno dei pi qualificati gruppi di ricerca e di clinica avanzata, in grado di competere non solo sul piano nazionale, ma su quello europeo e mondiale. A ci si aggiunga la possibilit di ulteriore potenziamento e valorizzazione del-

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la peraltro gi prestigiosa Universit Vita-Salute, integrandola con strutture cliniche di alta qualit. Il destino dellUniversit unaltra delle incognite che rendono incerto il futuro di tutta listituzione. Sarebbe un drammatico errore non considerare vitale lapporto che un programma di formazione medica avanzato e allavanguardia pu contribuire a dare. La stipula di una convenzione intelligente e aperta fra i due enti la prospettiva su cui lavorare. Se poi il fantomatico cavaliere bianco, che nella forma di una charity internazionale dovrebbe portare in dote un miliardo di dollari da investire nello sviluppo delluniver-

sit si dovesse materializzare, tanto meglio. Lottimismo implicito nel titolo, relativamente al futuro del San Raffaele, si basa anche sulla speranza che medici, docenti e ricercatori, il vero valore del San Raffaele, riescano a ritrovare la consapevolezza della loro importanza, al di l di temporanei sbandamenti dettati da opportunismi o da interessi personali, e riescano a essere il vero interlocutore di qualunque nuovo padrone. Non si pu non essere daccordo con Marco Vitale che a conclusione del suo articolo si augura che i bilanci vengano rimessi in ordine puntando sulle eccellenze e non sui contafagioli.

Aggiungo, senza voler eccedere in erudizione, la citazione di Orazio a proposito della conquista della Grecia da parte dei romani: Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti latio (Orazio, Epist. II, 1, 156). La Grecia conquistata conquist il feroce vincitore e le arti port nel Lazio agreste. C da augurarsi, mutatis mutandis e riconoscendo ai contemporanei conquistatori una ovvia, differente identit rispetto a quella belluina e agreste dei romani, che una cross fertilization possa avvenire fra la qualit del San Raffaele e la quantit/efficienza del gruppo Rotelli o di chiunque altro dietro ad esso sia, o sar, lacquirente finale.

EXPO 2015, OCCUPAZIONE GIOVANILE, PRECARIATO E GLOBALIZZAZIONE Marcello De Carli


Ci pu essere un nesso fra le parole Expo 2015, occupazione giovanile, precariato e globalizzazione. Expo 2015, mentre persegue il suo scopo istituzionale, ha degli effetti secondari di cui tutti parlano: concentrare nel milanese investimenti di capitali pubblici e privati per la realizzazione di opere pubbliche; indurre, per poco pi di sei mesi, un movimento turistico verso Milano; promuovere, per qualche anno, limmagine di Milano nel mondo; lasciare alla citt unarea urbanizzata da riusare per parco, edilizia sociale, sede RAI e altro (come sar deciso dal Comune). Expo 2015 pu avere anche altri effetti secondari, di cui si parla poco, ma molto importanti: informare la popolazione italiana, in particolare i giovani, sui problemi dellalimentazione globale, nel contesto dello sviluppo sostenibile, e, soprattutto, contribuire alla formazione di una giovane generazione di ricercatori e studenti lombardi/italiani come parte, competente e consapevole, della classe dirigente della globalizzazione. Questi due effetti sono gi indicati, con altre parole, come obiettivi del protocollo dintesa Expo/Universit Lombarde del dicembre 2010. Penso che sarebbe bello, per i giovani lombardi, se Milano investisse una piccola parte delle sue risorse economiche e di lavoro per conseguire anche il secondo obiettivo contribuire alla formazione di giovani come parte della classe dirigente della globalizzazione. Nel medio lungo periodo (quello che interessa i giovani; si tratta dei prossimi quaranta anni della loro vita lavorativa, prima della lontana pensione), sarebbe, il risultato pi importante per la citt e la regione. Il perch ovvio. Per i giovani milanesi / lombardi / italiani, come noto, finch dura la differenza di salari e stipendi con i paesi emergenti, lobiettivo, nei settori esposti alla concorrenza internazionale, occuparsi nellinnovazione economica, tecnologica, ambientale. Si tratta di ridurre il precariato aumentando loccupazione in ruoli dirigenti nella gestione della globalizzazione e in ruoli intelligenti/competenti nella concorrenza allinterno dei mercati globali. Si tratta, come si sa, di un processo di lungo periodo, che accompagner le trasformazioni globali fino a quando saranno trovati nuovi equilibri nella distribuzione del reddito fra i diversi paesi del mondo e nella corrispondente divisione del lavoro. Il ruolo dirigente va trovato (come direbbe ogni persona di buona coscienza) nel contesto di uno sviluppo globale democratico, condiviso, cooperativo, equo, solidale e sostenibile (credo di aver messo tutti gli aggettivi giusti). Cosa conviene fare? LUniversit lombarda potrebbe fare tre cose, in collaborazione con Expo. Potrebbe proporre in tutte le sue sedi studi specialistici e pluridisciplinari sullalimentazione nel mondo, i suoi aspetti agroforestali, economici, legali (commercio internazionale), ecologici (impronta ecologica), paesaggistici (conservazione dei paesaggi e gestione delle loro trasformazioni), ecc. C gi chi lo sta facendo. Si tratta di diffondere queste attivit. Potrebbe organizzare gruppi di studio di ricercatori e studenti che, in parallelo ai funzionari di Expo, lavorino alla costruzione di una rete di rapporti internazionali (con le universit degli altri paesi, ma non solo) che affianchi, alla comunicazione fatta da Expo, unattivit di ricerca e progetto finalizzata alla programmazione dello sviluppo sostenibile. Potrebbe esporre una sintesi di lavori e proposte a Expo 2015. Il lavoro di giovani ricercatori e studenti su questi temi avrebbe un impatto rilevante sulla loro formazione e la rete di contatti avrebbe un impatto rilevante sulla loro capacit operativa (con effetto analogo a quello del programma di cooperazione universitaria Erasmus). Per far questo non servono organizzazioni complesse e gerarchizzate, ma solo una sana collaborazione del mondo universitario, degli enti locali, di Expo e degli altri enti in vario modo coinvolti nella cooperazione internazionale. Docenti e amministratori delle universit dovrebbero assumere iniziative, nella didattica e nella ricerca, per perseguire questo fine. Gli enti locali ed Expo 2015 dovrebbero collaborare con luniversit per costruire questa rete di studi, e per facilitare i rapporti internazionali. Anche il mondo associativo istituzionale (CCIAA, ) e privato (Organizzazioni del terzo settore: onlus, ong, ecc.) potrebbe dare una mano. Potrebbe essere loccasione buona per ridare vita a una bella frase romantica che cento fiori fioriscano, che cento scuole gareggino usando mezzi diversi da quelli (tragici) impiegati nella versione originaria.

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BIBLIOTECHE RIONALI MILANESI. UN PATRIMONIO, UNA PROPOSTA Fabrizio De Fabritiis


Luned 20 febbraio, preceduto da due articoli apparsi sulledizione domenicale del Sole 24ore si svolto a Milano, promosso dagli Assessorati alla Cultura e al Decentramento, un seminario dedicato alle biblioteche rionali milanesi. Le tesi sostenute sono certamente suggestive. Biblioteche come snodi daccesso al sapere, luoghi dove la socialit orientata alla condivisione di interessi e alla produzione di conoscenza, rete dalle potenzialit enormi, solo per citarne alcune. Si propone pertanto un ripensamento della fisionomia dei servizi bibliotecari basata su tre elementi: creazione di una biblioteca diffusa integrando lofferta delle varie sedi bibliotecarie; pianificare la realizzazione di nuovi punti di servizio a partire dalla nuova biblioteca centrale (quale?); sviluppare un rapporto osmotico con la citt. Dei tre elementi posti a base della nuova fisionomia delle biblioteche, il primo certamente condivisibile. Oggi sulle biblioteche comunali si scarica lesigenza di luoghi di studio non reperibili nelle universit o a causa degli orari non congrui con lattivit studentesca di alcune sedi universitarie, quindi ben venga un coordinamento dellofferta. Una azione dovrebbe essere svolta anche nei confronti delle biblioteche scolastiche. Per quanto riguarda il secondo elemento, nonostante negli articoli si parli di biblioteche che richiedono di essere collocate in edifici architettonicamente prestigiosi e si ipotizzi che una nuova biblioteca potrebbe avere un costo di circa 1.100 /mq, non si parla di risorse. Ormai certo che la BEIC non si far e con un bilancio complessivo annuo delle biblioteche milanesi di appena 2,5 milioni necessari per acquistare libri, video, riviste e pagare il personale difficile pensare a nuove aperture. Naturalmente se la nuova amministrazione comunale reperisse delle risorse per nuove biblioteche questo sarebbe un segnale importante ma occorre tenere conto che non basta costruire il contenitore poi occorrono libri e cd e soprattutto risorse umane capaci per la gestione. Infine vengo al rapporto osmotico con la citt. Le biblioteche, soprattutto quelle poste nelle periferie, svolgono un ruolo sociale e culturale importante ma devono lottare con i pochi mezzi a disposizione. Ora io temo che la considerazione di grandi finalit ci faccia perdere di vista la realt del sistema bibliotecario milanese che soffre purtroppo di molti problemi. In primo luogo il personale si progressivamente ridotto e le risorse come detto sono piuttosto scarse. Inoltre i dati sulle biblioteche milanesi sono pochi e non aggiornati. Il sistema informativo, gestito da Lombardia Informatica andrebbe rifatto di sana pianta ma la Regione non ha intenzione di spendere per questa attivit. Sappiamo che gli iscritti alle biblioteche sono circa 75.000 (pochi per una citt come Milano), ma non sappiamo molto di pi sulle loro caratteristiche che sarebbero invece preziose per adeguare e potenziare lofferta. In questa situazione, oltre a prefigurare programma ambiziosi, io credo che dovrebbe essere consentito alle biblioteche di svolgere il loro lavoro cio quello di mettere a disposizione del pubblico, innanzitutto libri e poi cd musicali, cd video, riviste. Purtroppo le biblioteche milanesi svolgono un ruolo non riconosciuto o non valorizzato, esse cio non sono considerate parte della filiera del libro, n dagli editori che le vedono in modo miope come sleali concorrenti e non come alleate nella promozione dei libri, n dalle librerie che non percepiscono quanto forme di collaborazione potrebbero essere reciprocamente utili per vendere di pi. In parte ci responsabilit delle stesse biblioteche che preferiscono ancora vivere nella convinta superiorit del loro ruolo gratuito. Le biblioteche devono essere in grado di svolgere un ruolo adeguato ai tempi con servizi innovativi: presentare le strutture e i propri servizi, unificare il merchandising oggi troppo vario, introdurre nuovi servizi alla clientela (libri universitari o gestione di fondi biblioteche universitarie), introdurre il web marketing informando i clienti, realizzare la classifica dei libri o degli autori pi letti in libreria, promuovere sistematicamente scrittori e libri meno noti, riservare periodicamente uno spazio a un piccolo editore, collegarsi a eventi che si svolgono in citt: una mostra, il festival del cinema, lo sport, le fiere, collaborare pi strettamente con scuole e librerie locali. Molte altre proposte sono certamente possibili, scegliamo per quelle che da subito mettano le biblioteche in grado di lavorare meglio.

I REGISTRI DELLE CONVIVENZE: SE NON ORAQUANDO? Ilaria Li Vigni


Sulle coppie di fatto, nel corso delle ultime settimane, vi stata unaccelerazione della giunta comunale per il riconoscimento delle unioni civili con conseguente approvazione del regolamento apposito. Si pensa anche a uno sportello speciale, a cui denunciare "atti discriminatori non solo legati agli orientamenti sessuali, ma anche alle appartenenze di carattere etnico, culturale e di opinioni". Secondo indiscrezioni di queste ultime ore, per, l'approvazione del documento sar rimandata a dopo l'estate, e cio dopo la visita del Papa a Milano che giunge nel capoluogo milanese proprio per celebrare la famiglia il prossimo 1 giugno. Evitare dunque la contrapposizione forte con i cattolici sembra l'idea della giunta comunale su un tema molto complesso in merito al quale troppi sono gli stereotipi e i luoghi comuni, che emergono sia nel dibattito civile sia nel dibattito religioso. Anzitutto: il cosiddetto Registro delle coppie di fatto a livello comunale ha un valore meramente amministrativo e non pone davvero alcuna petizione di principio sul riconoscimento della famiglia, quale ente fondativo della societ. Tale Registro, inoltre, affinch non sia un vuoto contenitore formale, deve essere supportato da unadeguata normativa in materia di diritti e doveri delle cosiddette convivenze di fatto. Nel nostro paese, come sappiamo, la legislazione in proposito ancora a livello davvero embrionale e, nonostante numerosi enti locali (si pensi alle citt di Bologna, Firenze, Torino e Napoli e alle regioni Toscana, Emilia Romagna e Calabria, solo per citarne alcune) abbiano istituito degli appositi registri per le unioni civili e formalizzato alcune

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www.arcipelagomilano.org panato e reso praticamente giuridico, nel rispetto pieno e indissolubile della persona umana. Sarebbe bello che in unItalia in cui la capitale politica e la (forse ex) capitale morale non hanno ancora un Registro delle convivenze, a dispetto delle attuali normative europee in materia e soprattutto di un percorso condiviso di tutela dei diritti umani, si ponesse con celerit fine a questa grave mancanza, nel pieno rispetto degli interessi della persona e della comunit. Attendiamo, quindi, con fiducia che le forze politiche milanesi trovino il coraggio di iniziare questa strada, che sar lenta, che sar in salita, ma che si deve necessariamente percorrere insieme.

norme di attuazione, di fatto siamo a un punto fermo. Non vi alcuna legge nazionale che disciplina la complessa tematica e le varie forze politiche sono arroccate su alcune posizioni pregiudiziali atecniche fortemente legate anche al giudizio delle gerarchie ecclesiastiche. A parere di chi scrive, senza presunzione di alcuna completezza di ragionamento in una materia davvero spinosa e ostica, occorre tuttavia depurare ogni ragionamento da pregiudizi politici che hanno ben poco valore. E procedere con la politica dei piccoli passi, introducendo una formale registrazione delle coppie conviventi e alcuni diritti di mera natura amministrativa, si pensi allaccesso agli alloggi di edilizia popolare e alle possibilit di visita come convivente in istituzioni quali gli ospedali e gli istituti di pena.

Proprio per questa ragione listituzione del Registro, con valore, si ripete, meramente simbolico, rappresenta un passo molto importante per affrontare questa tematica al di l dei dibattiti ideologici. Ben venga il confronto tra le forze politiche di questi giorni, ma che sia stringato e tocchi davvero temi cruciali della normativa e della sua applicazione e non sia un vuoto temporeggiare in attesa della visita del Papa di giugno. Se la politica continua a ragionare con schemi logici preconcetti, in adesione agli slogan di alcune gerarchie ecclesiastiche (e, si badi bene, non della Chiesa nel suo complesso, pensiamo ad alcune prese di posizione degli ultimi anni della Diocesi di Milano!) non si far molta strada su un tema indubbiamente complicato, ma che pu essere di-

UN PASSAGGIO IN FIERA. ASPETTANDO QUERELE Guido Artom


Ho ricevuto un invito a partecipare a: un confronto internazionale e qualificato sul settore, per supportare il rilancio delle fiere nel mondo, come testualmente dice linvito e mi interesserebbe sapere se si tratta di un convegno profit o no profit. Io comunque, per ragioni di et e per intolleranza alla noia, non sar presente. Non ricordo le Fiere del duemila ma ho fatto il Presidente della Fiera del secolo scorso. Il Ministro Bersani, allora Ministro dellindustria mi telefon e mi chiese, sapevo di essere un candidato: Lei non ha impedimenti? No Sappia allora che diventer Presidente della Fiera. La vorrei volentieri conoscere Non mancher loccasione (forse avr detto acqua in bocca! pi stile Bersaniano) Il Sottosegretario allIndustria che aveva le deleghe per la Fiera, era il Senatore Umberto Carpi di Sinistra Democratica, oggi lo chiameremmo Rifondaiolo. Un grande Cincinnato, studioso di Leopardi, il poeta dellInfinito, passava il lungo fine settimana vicino a Pisa per coltivare lorto con particolare attenzione ai rampicanti. Le rose e i fagioli. Negli anni 90 e precisamente dal 3 ottobre 1997 al 14 luglio 1998 sono stato Presidente dellEnte Autonomo Fiera di Milano. Ho molte cose da dire e le ricavo tutte da un archivio storico meticolosamente custodito da una mia segretaria. LEnte Fiera Campionaria era stata la Fiera di Guido Michele Franci e Leopoldo Gasparotto. Il mio arrivo in Fiera fu ostacolato da unopposizione a un giudizio del TAR - Tribunale Amministrativo Regionale - che aveva come unico effetto quello di ritardare il mio arrivo. Bersani mi spieg poi che cera bisogno di far pulizia (1) e i miei supporter erano stati la Federtessile, la Federchimica e lAssociazione per le Macchine Utensili UCIMU. Begli amici! Alla Fiera, finalmente insediato, trovai la Responsabile del Cerimoniale, signora Pia Vesin. Il Generale Enrico Carreras, che si occupava del Cerimoniale laico mi era stato presentato da Mario Boselli, che ora Presidente della Camera della Moda. Il Generale Carreras, ex Generale di aeronautica e collaudatore di aerei, una volta cadde in mare con un idrovolante durante un collaudo e la moglie molto preoccupata gli chiese Non te lo faranno mica pagare?. Il Cerimoniale per le autorit religiose era ricoperto con cauta riservatezza dal Commendator Giuseppe Sormani, che mancato pochi mesi orsono. In Fiera trovai anche il Segretario Generale, tale Professor Giuseppe Marin, nome di copertura: Il Mascalzone Pagliaccio da non confondere con il Mascalzone Latino. La sua aiutante era una certa dottoressa Angela Riccio, addetto stampa della Fiera e analfabeta di andata che avevo gi avuto occasione di conoscere prima del mio arrivo in Fiera. Quando si sparse la voce della mia nomina, la Riccio, che era sposata con un anziano gentlemen, il signor Labr, telefon a Camilla e le disse Vedrai quanti bei viaggi farete, tu e tuo marito. La risposta di Camilla fu gelida io non viaggio mai con mio marito. La Riccio era molto frendly. Durante una visita del cardinale Martini, dopo i saluti formali gli mise la mano sulla spalla per accompagnarlo nella visita! Sormani, irritato, mi disse: Non entrer pi nessuna autorit religiosa in Fiera. La mia vita alla Fiera fu difficile, ma la speranza lultima a morire. Il Consiglio Direttivo mi vedeva come lultimo baluardo della Resistenza e comprendeva lex Senatore del PC Andrea Margheri, ora alla guida della editrice il Ponte e il leghista voltagabbana Riccardo Peraboni. Il leghista voltagabbana rimase in Fiera, quale premio per aver trasformato lEnte Pubblico in Fondazione, cio una Associazione proprietaria del suo capitale. Oltre a tutti gli altri vantaggi, non ha mai pagato, come Ente Pubblico, gli oneri di urbanizzazione e che, come FieraMilanoCity, in questo periodo di vacche magre potrebbe anche essere venduta. La maggioranza della Giunta mi chiese di porre allOrdine del Giorno un ricorso al TAR che era stato fatto dalla Fiera a mezzo del suo legale, lAvvocato Bruno, un Don Abbondio terrorizzato dal Mascalzone Pagliaccio. Il ricorso fu approvato a maggioranza, contrario era il parere del Professor Sabino Cassese e favorevole quello dellavvocato Francesco Perli, mio legale di fiducia.

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Avevo chiesto anche di avere un comitato di esperti, nel quale avevo inserito il professor Barbalace che avevo conosciuto in Comune e il Mascalzone Pagliaccio un giorno mi disse con tono trionfale Il Suo esperto contro di lei. Vi furono degli episodi gustosi, uno fu lincontro con lavvocato Roberto Arnoldi, che mi disse di essere vissuto su una roulotte davanti al Ministero dei Lavori Pubblici, allepoca era Ministro lOnorevole Antonio di Pietro, nome di copertura Cazzecca. Lavvocato Arnoldi aveva avuto limportante incarico dalla Fiera. Anzi, non lui ma la sua societ Strategie Fieristiche, fondata il giorno prima dellincarico. Il contenuto di numerosissimi volumi esibiti a documentazione dellattivit era costituito da fotocopie di progetti di legge, articoli sulle fiere di qualsiasi Paesi e cos via con inutilit varie. Era stato pagato profumatamente in quota maggioritaria dalla Fiera e in parti inferiori da altre associazioni che in caso di mancato pagamento si surrogavano. Lavvocato Arnoldi arriv da me. Tipo classico: completo in tela blu, abbronzato, senza calze, occhiali Ray-Ban. Si stravacc sulla sedia accanto alla mia davanti a un tavolino rotondo (avevo anche una scrivania e due brave segretarie) e mi disse, tenendo con una mano il mio braccio: Presidente, so che lei ha degli ottimi consulenti, ma se lei usasse anche le mie capacit, faremmo grandi cose Io, che alle battute non resisto, gli tolsi delicatamente la mano dal mio polso e gli dissi Avvocato, lei forse non lo sa, io sono di famiglia benestante!. Battuta che ho dovuto riciclare altre volte, e lavvocato torn a Curno. Lavvocato Arnoldi entra ormai in tutte le case attraverso numerosi programmi televisivi in cui dispensa consigli e pareri legali su qualsiasi argomento e anni fa ha fondato La casa del consumatore. Non so se sia andato in porto un suo programma tutto suo alla Rai che avrebbe dovuto chiamarsi Robin Hood, coerentemente con i suoi principi! Il verbale delle sedute di Giunta, che competeva istituzionalmente al Segretario, era stato affidato al dottor DAlfonso, che doveva farne una registrazione vocale e poi farlo correggere dal Segretario Mascalzone prima della stesura finale. Quelle che interessavano a me erano naturalmente le registrazioni che segretamente DAlfonso mi passava. Lepisodio che a mio giudizio rende

meglio il clima della Fiera di quegli anni questo. Dovevo andare una sera a una cena e fare una relazione sulla Fiera e il bravo Giuseppe, autista di servizio che ha condiviso con me questa avventura mi venne a prendere e mi disse che era avvenuto un incidente in Fiera. La vittima era una delle guardie. Dirottammo subito al Policlinico e trovammo la moglie della guardia, dei parenti e dei colleghi. Mi informai se a casa cerano dei bambini o delle persone che avevano bisogno di assistenza, ma avevano gi provveduto loro a tutto. Andammo dal medico del reparto e capii che era caduto un estintore provocando uno schiacciamento delle calotta cranica. Il medico spieg che vi erano due ipotesi. La pi ottimista era un semplice intervento allossatura del cranio e una seconda ipotesi pi grave, prevedeva un intervento chirurgico da parte di unequipe pronta nel caso avessero verificato che cerano delle lesioni ai vasi sanguigni. Il medico si espresse con parole semplici, che tutti potevamo comprendere: prendere una bevanda calda al distributore automatico e attendere. Mi recai a fare la relazione prevista e terminati i miei doveri di rappresentanza presi un taxi per recarmi nuovamente al Policlinico dove mi assicurarono che tutto era andato bene. Il mattino dopo, prima di andare al mio ufficio, passai in Fiera per incontrare il Direttore del Personale, tale Franco Inverni, Sociologo che si vantava di essere stato allievo del Professor Verdiglione! Gli chiesi perch la sera precedente al Policlinico non fosse presente nessuno della Fiera ed io non fossi stato avvisato dellincidente. Mi rispose, abbiamo lordine, nel caso di incidenti, di avvisare subito il nostro avvocato giuslavorista. Sono assolutamente certo di aver risposto Siete tutti delle M., chi le ha dato lordine e chi lo ha eseguito. Ricordo un altro episodio: una volta il Mascalzone disse a me e a Ernesto Gismondi, che era vicepresidente, che ci si presentava una eccezionale occasione: il direttore della Fiera di Francoforte, la pi importante Fiera di Europa era probabilmente disponibile a darci una sua consulenza. Gismondi, poich Artemide esponeva sempre a Francoforte non ebbe difficolt ad appurare che il direttore era stato cacciato per problemi legati alla prostituzione. Non cogliemmo quella opportunit. Arrivai una volta in Fiera e il Mascalzone stava imbarcandosi su una delle sue due auto di servizio in do-

tazione con Angela Riccio e mi disse che dovevano prendere un aereo per Francoforte per illustrare il bilancio della Fiera alla stampa. Raccomandai guardi che si tratta di un progetto di bilancio. Alla seduta di approvazione del bilancio votai contro e feci venire lavvocato Gaetano Pecorella per spegnere le insinuazioni politiche che si facevano sul mio conto, che illustr le motivazioni delle mie dimissioni. Lavvocato Pecorella, che era Presidente delle Camere Penali fu il mio ottimo avvocato insieme allavvocato Perli per difendermi in un processo penale per diffamazione che Marin mi aveva intentato e di cui ho gi fatto accenno che dur circa quattro anni. Io non sono mai stato solo in Fiera, mi aiutarono in molti. Oltre alla pattuglia acrobatica di cui facevano parte Sergio Vicario e Marco Vitale che era il capopattuglia, ne elenco alcuni altri: Giorgio Bianchini Scudellari che rappresentava la Provincia di Milano in Fiera, Ricardo Franco Levi Sottosegretario di Romano Prodi - e Maurizio Cavallari, docente di informatica allUniversit Cattolica. Dopo la vicenda della Fiera ho incontrato una persona che mi aveva chiesto informazioni sul Ragionier Massone, direttore amministrativo della Fiera, per un incarico importante. Io gli risposi un bravo amministrativo, ma intellettualmente disonesto. Rividi invece il sociologo Inverni che mi disse di essere contento di collaborare con lo Studio Ermolli e di fare un lavoro pi vario di quello in Fiera. Come sta Presidente? Bene grazie Penso che le rimorder un po la coscienza. Un altro episodio fu la presenza di Massimo Sordi, che aveva fatto vendere alla Fiera il primo e lultimo di una serie di Metal Detector di unazienda collegata con lui, che giaceva abbandonato in un angolo. Massimo Sordi, che ho rivisto al Museo della Scienza e della Tecnologia, che avevamo soprannominato Compro io, era diventato improvvisamente collezionista di automobili depoca. Ma questa unaltra storia. I risultati ci furono per tutti. Il Mascalzone Pagliaccio andato a casa, io ho portato a casa il processo infinito e costoso che il Mascalzone mi aveva fatto intentare dallavvocato Bruno e il costo dei suoi avvocati furono a carico della Fiera. Oltre al processo ereditai unulcera che mi provoc unemorragia intestinale che obblig Camilla a farmi trasportare al pronto soccorso del Policlinico di Milano dopo aver la-

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www.arcipelagomilano.org (1) A Milano c una storica impresa di pulizia La Speranza, che lultima a morire!

sciato il mio bagno che sembrava un mattatoio. Di tutta la vicenda conservo solo la testimonianza falsa che Massimo Sordi depose in tribunale. Vorrei che qualcuno mi quere-

lasse per le cose che dico, solleverei leditore da ogni responsabilit, ma fino ad ora non sono riuscito a farmi querelare.

DI NOTTE TUTTI I GATTI SONO ARANCIONI? Giuseppe Ucciero


Condivido lanagrafe con Marossi e altri allegri ultracinquantenni. Ho quindi pieno titolo per ragionare sul colore arancione e i suoi supposti effetti rivitalizzanti e mi chiedo fin dora, perch lo si capir pi avanti, se la notte tutti i gatti sono bigi, o meglio arancioni. Il quadro politico e le derive autoreferenziali del sistema partitico sono disegnati da Marossi con humor sferzante quanto cinico, ma pi si compone il quadro e meno convince, quasi fosse costruito pi a pater le bourgeois che a dare conto delle cose. Il tema centrale della nostra vita politica sarebbe la lotta spasmodica ingaggiata dalla classe politica per la sua sopravvivenza, tanto a destra che a sinistra: almeno met dei parlamentari stante statuti, regolamenti interni etc. ineleggibile o incompatibile, laltra met non gode pi di una solida base di appoggio tra i propri elettori/partiti, insomma un politico del tutto delegittimato. Questa rappresentazione corrisponde alleffettivo stato delle cose? A cose che ci parlano di un ceto partitico in gravissima difficolt, ma che conserva un effettivo consenso presso ampie fasce di elettorato? Nessuno vive con le fette di salame sugli occhi e sono ben visibili alcune evidenti degenerazioni anche a sinistra. Ma che il profilo autocratico della ex destra italiana (dalla Minetti alla trota Renzo) possa essere letto solo come il cot pi impresentabile di un sistema politico tutto sommato omogeneo nel suo distacco irrimediabile dalla societ civile, questa non pare una visione fedele alla realt, non utile alla politica, perch non d conto dellessenziale differenza tra un ceto politico nato e cresciuto sulla spinta populistica di una destra sempre fantasiosa nellaggiornare la sua secolare natura eversiva e un centro sinistra che, con tutti i suoi limiti, ha tenuto in piedi un tessuto di idee e di pratiche coerenti con la Costituzione. Ora che Berlusconi quasi un nonno in coma e che il corpo malato di Bossi la metafora della sua crisi politica, facile certificarne il progressivo oblio, ma la differenza che abbiamo marcato in questi ventanni va riconosciuta anche a merito attuale delle organizzazioni partitiche del centrosinistra, e non obliata in una indifferenziata e grigia visione notturna, dove tutti i gatti (i partiti) sono bigi. Allo stesso modo, pi in l ci si interroga sul dibattito in corso circa identit e prospettive della sinistra. Di nuovo, la risposta tanto icastica quanto ipersemplificatoria: non un effettivo contraddittorio politico, ma tout court la sopravvivenza di una classe dirigente ritenuta inadeguata, plasmatasi su un modello partito quello del secondo dopoguerra fondato su tessere, sezioni, legge proporzionale e organizzazione interna piramidale (per semplificare leninista). Beh, descrivere i partiti di massa del dopoguerra italiano come leninisti un bellazzardo, ma tanto pi lo lequiparazione necessaria tra modello organizzativo tradizionale e autoreferenzialit del ceto politico dirigente, semmai tratto costitutivo dei nuovi partiti ad personam, a partire dallarchetipo berlusconiano. Ora che questo ceto, proprio in quanto ceto, proceda con proprie dinamiche per tutelare propri interessi ha aspetti di verit anche a sinistra, ma ridurre la questione dellidentit della sinistra a epifenomeno mistificatorio di quegli interessi di ceto, e accomunarli ad analoghi di destra, appare davvero pi che una semplificazione, uno sperdimento dellanalisi. E cos via semplificando e accomunando, dove vi invece complessit e contraddizione, si procede fino alla contrapposizione tra il vecchio modello partito tradizionale e il nuovo modello partito del sindaco: da un lato un soggetto politico legittimato dal voto popolare e dallaltra una consorteria legittimata solo (?) dagli stessi suoi consorti. reale, esiste, questa contrapposizione in questi termini, o di nuovo la semplificazione di comodo fa velo alla comprensione di una complessit che va compresa, analizzando e distinguendo (che fatica!!)? Come considerare i voti raccolti dal PD a Milano, come negare che quei voti sono, comunque li si guardi, anche legittimazione popolare per il gruppo dirigente e i militanti che li hanno raccolti tanto quanto quelli a favore di Pisapia? Certo Pisapia stato votato e certo amministra Milano, ma credibile affermare che raccolta del consenso e gestione degli interessi siano avvenuti e possano avvenire integralmente fuori, per non dire contro, dal contesto della rappresentanza politica partitica, in quanto ormai vuoto a perdere? Quali alternative effettive allistituzione politica fondata sulla rappresentanza partitica si possono oggi effettivamente praticare a Milano? Si possono credibilmente associare al nome di partecipazione i Comitati Pisapia, che sono stati attivi organi di battaglia elettorale e che oggi vivono una profonda crisi di ruolo? A quasi un anno dalla vittoria di maggio, quali istituti e modalit di partecipazione e deliberazione ha tradotto in prassi democratica il concetto di partito del sindaco? Un partito che vive tuttora di un afflato popolare fiduciario, ed quindi interamente poggiato sulle spalle della qualit personale del sindaco e del suo staff, ma come non vedere che questa retorica delluomo solo al comando regge a sinistra solo se si affianca, come si effettivamente affiancato, a un essenziale lavoro di connessione e articolazione partitica tradizionale e che questo tema affidato al PD, dei cui limiti e contraddizioni gravi si deve dire nel momento stesso in cui lo si riconosce? Questo nodo non si salta facendo spallucce, accomunando e ipersemplificando differenze che motivano visione e scelte differenti dei protagonisti della nostra vita politica cittadina. PierVito Antoniazzi risponder da s, se vorr, ma credo che il suo sostegno a Stefano Boeri non derivi da chiss quale diabolico progetto entrista, pi che inesistente, stupido, ma dalla visione complessa, sofferta, che assegna al PD, con tutti i suoi problemi e mancanze e limiti gravi, un ruolo centrale nella rappresentanza e nella partecipazione politica. Un PD da riformare radicalmente, ma pur sempre un

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www.arcipelagomilano.org partito che, come opera collettiva, non strutturato sul profilo di una persona. Questa visione pu essere condivisa o meno nella sua lungimiranza, e dovr essere certificata dai fatti, ma neppure pu essere di nuovo ipersemplificata, accomunandola a quella del movimento arancione, altrettanto legittima ma opposta, che non ritiene che il PD possa essere larchitrave su cui poggiare linnovazione della sinistra, e che comincia, chiss come mai, a porsi a sua volta la questione dellorganizzazione politica del consenso e del governo in forme maggiormente strutturate di quanto oggi proponga il modello partito del sindaco. Il cinismo appare il tratto snob di intelligenze sofisticate, ma in realt un limite morale alla comprensione: quando se ne fa uso eccessivo, quando la lucidit di giudizio non si accompagna alla passione, si genera un tale distacco dalla realt da rendercela come uniforme, grigia, indifferenziata, come se, dietro le apparenze vive e policrome delle speranze e degli interessi, vi fosse solo la sorda e feroce lotta notturna per il potere condotta da lites tecniche, come se inforcassimo occhiali che ci restituiscono una sola cromia: grigia o se volete arancione. Dia retta allora lamico Walter, un pochino meno di cinismo, di gusto del bon mot a tutti i costi o di gusto della macchina politica come macchina, e vedr, o meglio scoprir, che non vero che di notte tutti i gatti sono arancioni, anzi ce ne sono di tutti i colori, e il bello sta proprio nello scoprirli.

MILANO, LA CITT CHE TRADISCE L'ACQUA? Emilio Molinari*


A Milano nato il Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull'acqua da cui prese il via quel movimento che ha portato 27 milioni di italiani a votare un referendum per l'acqua pubblica, affermando cos il valore della partecipazione. Da Milano via Rembrandt 9, sede del Comitato, part l'idea di chiamare i movimenti per l'acqua di tutto il mondo a un Forum Mondiale alternativo a quelli ufficiali che ogni tre anni le Multinazionali SUEZ e VEOLIA, promuovono con la legittimazione di 150 governi, l'ONU, la Banca Mondiale, i sindacati e migliaia di enti locali. Una grande idea: l'acqua un diritto umano, l'acqua un bene comune. Contrapposta a quanto i Forum Mondiali ufficiali affermano, che l'acqua solo un bisogno umano (che si compera) e un bene economico (che si vende). Beni Comuni e Diritto Umano hanno rotto l'unanimit dei partiti, dei governi, degli enti locali, dei sindacati. Dopo anni di Forum alternativi, l'assemblea dell'ONU vota una risoluzione dove, per la prima volta, viene riconosciuto il diritto umano all'acqua. E quest'anno, a Marsiglia, all'appuntamento, molte isituzioni parteciperanno al nostro Forum Alternativo e daranno vita al Forum delle Autorit Locali, (dei sindaci e degli amministratori) per l'acqua pubblica, con il vicesindaco di Parigi, di Barcellona, di Napoli, di Sesto San Giovanni ecc... I Beni Comuni, un paradigma al centro della contraddizione del XXI secolo: quella tra l'intera umanit e le Multinazionali, hanno fatto cultura, hanno cambiato il volto dell'America Latina, riportato la gestione pubblica dell'acqua a Parigi, promosso e vinto un referendum in Italia e a Berlino. I Beni Comuni erano sconosciuti, oggi ne parlano tutti e Milano stata il laboratorio di questa cultura, qui nascono le campagne imbrocchiamola contro l'acqua minerale, le case dell'acqua, i progetti di educazione al risparmio. Triste perci sentire la lontananza della giunta da tutto ci. Ho partecipato con i sindaci di grandi e piccole citt, a centinaia di convegni, ma nella mia citt il sindaco non ha mai partecipato a una nostra iniziativa, n prima, n durante, n dopo la sua vittoria elettorale e quella dei referendum. Una sola udienza, un mandato senza delega alla brava Tajani, che viene smentita nei fatti ogni giorno da Tabacci. Un indifferente silenzio sulla partecipazione alle scelte di un movimento che esprime la volont della maggioranza assoluta dei cittadini milanesi. Abbiamo presentato una Carta dell'acqua per Milano, abbiamo chiesto che l'assessore Tajani rappresentasse Milano a Aubagne e a Marsiglia, con il ruolo che le aspetta. Abbiamo fatto su questa presenza internazionale di Milano, un convegno dentro Palazzo Marino, con il Presidente del consiglio comunale, l'assessore e leader internazionali. Abbiamo chiesto che questa citt, che ospiter Expo, diventi una visibile protagonista mondiale di queste battaglie, ma... Nessuno andr ad Aubagne, forse qualcuno andr al Forum delle Multinazionali e non sappiamo cosa dir. La vocazione alla mondialit non di questa giunta, la citt resta nel suo provincialismo, nelle sue fiere campionarie. Deve arrivare Prodi a richiamare finalmente Milano ad assumersi il ruolo di citt internazionale dell'acqua, fonte di diritto, solidariet e di Pace. Ma nemmeno il grido di Romano sembra scuotere Palazzo Marino. L'assessore Tabacci e il direttore generale Corritore invece parlano ma di affari, della fusione tra A2A e Iren, di una multiutility del Nord. Acqua, energia, gas, rifiuti in una grande Holding finanziaria privata, partecipata dai comuni, quotata in borsa. Uno schiaffo ai referendum, ai comuni, ridotti a cacciatori di dividendi e a predatori sul mercato (per dirla con l'ex presidente di A2A Zuccoli). Ma li abbiamo eletti per fare questo? Una scelta mai discussa in giunta, nel consiglio, nella citt. Ipocrita, perch nasconde il clamoroso fallimento delle privatizzazioni dei servizi pubblici locali: A2A con 4 miliardi di debito e Iren con 2,5 miliardi. Che dire se non esternare la mia delusione. Le istituzioni internazionali ci dicono che a met del secolo il 70% della popolazione mondiale vivr in grandi citt e i problemi strategici saranno: acqua potabile, energia, rifiuti e trasporti. Drammatici scenari: chi governer e garantir questi diritti? Le municipalit e le comunit o il mercato speculativo? Milano ha vissuto un Maggio e Giugno straordinari e oggi vorrei sentirmi orgoglioso della mia giunta ed essere cittadino di una citt che sta nel mondo e non sul mercato. Non lo sono. Che fare? *Comitato Acqua bene comune Milano

IL QUINTO STATO SIAMO NOI

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Lorella Zanardo*
Me le immagino incredule, con quelle espressioni fisse e immutabili che mostrano nelle foto color seppia prese nelle filande e nelle fabbriche dellepoca, cos come erano incredule e raggianti, nei cinegiornali depoca quelle donne che per la prima volta si recavano alle urne nel giugno del 1946. Inizia cos Il Quinto Stato come un romanzo avvincente che racconta di noi donne italiane lungo larco temporale che va dalla fine dellOttocento fino ad arrivare ai giorni nostri. Ileana Alesso ne lautrice e riesce nel difficile compito di raccontare con perizia e competenza la storia delle donne dal punto di vista legislativo facendo spesso dimenticare a noi lettori e lettrici la sua professione di stimata e nota avvocata: ch da una professionista del diritto non ci aspetteremmo la delicatezza nel tratteggiare situazioni, nel riproporre episodi, nel raccontare la vita e il lavoro delle donne, accompagnando quasi per mano il lettore e la lettrice lungo un percorso pi che centenario. un libro damore questo. Uno di quei testi in cui riconosci la passione che muove quelle poche caparbie e dedite persone che riescono a trasformare la propria vita in una appassionata avventura tesa al raggiungimento di un obbiettivo che poco o tanto, servir a migliorare il mondo. del 1902 la presentazione del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo a Torino: che ritrae in primo piano una donna con il suo bambino, che pare chiedere qualcosa agli uomini a lei vicini che avanzano decisi. Immaginiamo si tratti di domandare giustizia e una paga decente dato che in quegli anni il lavoro prevedeva spesso bambine di soli quattro anni sbigottite dalla rigida disciplina dellopificio in piedi sempre allo stesso posto vigili e silenziose per 12, 14 e fin 15 ore. Leggendo il libro di Ileana Alesso mi sono chiesta perch la storia del lungo cammino delle donne non venga insegnata nelle scuole, poich non ci pu essere progresso senza conoscere noi tutte e le giovanissime in particolare, da dove veniamo e quanto strada abbiamo fatto negli ultimi centanni. Sarebbe un antidoto alla sfiducia che assale spesso le donne negli ultimi anni, una storia da ripeterci quando il World Economic Forum ci ricorda che noi italiane siamo al 74esimo posto del gender gap, lindice che misura le differenze di genere a livello mondiale. Antidoto perch la storia che qui ci viene raccontata fatta di conquiste ma anche densa di fatica, di anni e anni trascorsi a combattere per chiedere che un diritto, non un desiderio astratto, venga rispettato. Ed ad esempio commovente per tenacia la storia di Lidia Poet, prima donna laureata in legge a Torino nel 1881 alla quale viene impedito per quaranta anni fino al 1919, di esercitare la professione di avvocato o quella di Rosanna Oliva che nel 1960 fu artefice di un cambiamento epocale, essendosi ribellata con successo a una legge iniqua che la voleva esclusa dalle carriere pubbliche perch donna . Cosa accomuna queste donne a Nilde Iotti o a Teresa Noce entrambe componenti dellAssemblea Costituente, a Pina Nuzzo per anni Presidente dellUDI, alle tante altre che hanno sfidato un Paese a tratti moralista e bigotto, riuscendo a far approvare la legge sul divorzio e quella sullaborto? Il coraggio e la certezza inamovibile di essere nel giusto. Un coraggio a tratti epico e che assume connotazioni eroiche nelle pagine in cui lautrice ricrea alcune delle umiliazioni che molte di loro dovettero subire nel loro personalissimo cammino verso la libert. Ragazze e donne le cui azioni hanno preparato il terreno per battaglie future che hanno significato maggiori diritti per noi che siamo venute dopo. Non nasconde lautrice che molte battaglie restano da fare in un Paese in ritardo preoccupante rispetto al resto dEuropa, ad esempio per quanto riguarda la legge 50/50 che vorrebbe un numero di donne significativo nelle posizioni di potere, in politica cos come nelle organizzazioni aziendali. Ma una preoccupazione che non offusca il tratto caratteristico del libro che un ottimismo del fare, una certezza della meta che deriva da una laboriosit quotidiana e che porta a titolare lultimo capitolo UnAltra Storia possibile, intendendo che venuto il tempo di una svolta decisiva e definitiva per le donne. I fatti degli ultimi anni descritti nel libro sono quelli che stiamo vivendo anche in questi giorni e che vedono le donne riprendere in mano le proprie vite, scendere in piazza per reclamare ci che loro spetta di diritto. Un libro questo di Ileana Alesso da raccomandare vivamente anche nelle scuole, dove oggi spesso diffuso il senso di sgomento per lincertezza del futuro; mentre potrebbe divenire pensiero diffuso tra chi si affaccia oggi alla vita adulta la consapevolezza che tutti sanno che una cosa impossibile da realizzare, finch non arriva uno sprovveduto che non lo sa e la fa. *creatrice di www.ilcorpodelledonne.net

DIRIMERE, PAROLA DI PISAPIA Rita Bramante


Perch accontentarsi di circa 2.000 parole, quelle che di fatto usiamo in una conversazione ordinaria, quando il nostro patrimonio linguistico pu disporre di alcune decine di migliaia? Perch usare le parole come se fossero dei timbri, senza saperne bene l'origine e il senso?(1) Un uso corretto e consapevole delle parole, unito a un'ampia, appropriata e colorata variet di espressione appaga tutti di pi nella comunicazione. Ciascuno di noi pu impegnarsi in una campagna in difesa della variet linguistica, per proteggere la lingua dall'evidente impoverimento che la minaccia nella comunicazione globale e salvaguardarne la ricchezza, l'apporto creativo, lo spessore semantico e il ritmo dei suoni. Reserva de paraules, Savethewords e ora anche "Adotta una parola", una campagna in collaborazione con quattro dizionari ditaliano - Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti e Zingarelli - finalizzata a prendersi cura di parole che circolano ormai poco, o di parole nuove, o di parole tecniche a cui si legati per lavoro o interessi personali. L'idea del Segretario Generale della Societ Dante Alighieri, Alessandro Masi, ed stata messa in pratica e seguita passo passo dal linguista Massimo Arcangeli con Lucilla Pizzoli. Ladozione di un lemma potrebbe sembrare una bizzarria, invece unopportunit dice Arcangeli.

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www.arcipelagomilano.org Scegliere un termine, accudirlo, farlo crescere amorevolmente un servizio alla nostra lingua, un modo per proteggerla dallimpoverimento, e un servizio a noi stessi, un modo per arricchire il nostro vocabolario. La parola adottata da Arcangeli 'premura': Ho scelto Premura, un termine dal suono splendido che preferisco a Fretta. meno veloce. In un mondo che va sempre di corsa mi sembra un buon modo per rallentare un po. 'Corriere.it' e 'IoDonna' hanno dato un contributo all'iniziativa con le adozioni d'autore, di personalit del mondo della societ civile, della cultura e dello spettacolo. Nella parola 'improntitudine' Moni Ovadia trova il modo pi proprio, sonoro e ritmico per descrivere con indignazione il comportamento pubblico di personalit politiche della cosiddetta 'casta'. Scegliendo la parola 'lusinga', Gianni Vattimo pensa all'importanza pubblica delle parole e alla pervasivit nella politica di un eloquio che miri a ottenere compiacenza e favore: La lusinga la componente emotiva, addirittura erotica, del rapporto sociale e del gioco del potere. Per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia il verbo 'dirimere' come un binario sul quale ripercorre il viaggio della sua vita personale e professionale: dalle liti d'infanzia con i fratelli, in cui la madre doveva intervenire per ripristinare la pace, all'esordio come avvocato davanti a un giudice in un'aula di tribunale, al nuovo ruolo di primo cittadino in cui lui in prima persona a dover compiere scelte e assumere decisioni, dirimere con pazienza e passione tante questioni. Il successo dell'iniziativa promossa dalla Societ Dante Alighieri ha offerto lo spunto anche per l'invenzione di frasi e mini-racconti con vocaboli a rischio e ha suggerito il lancio di una nuova proposta rivolta ai giovani: Adotta un articolo della Costituzione. Da donna di scuola mi piace chiudere con l'invito che il professor Arcangeli mi ha chiesto di formulare ai pi giovani: Usate le parole in modo consapevole. Adottarne una un gesto di alto valore simbolico, usarne bene tante un'azione di alto valore civico. E in omaggio alla ricorrenza dei 150 anni dell'Unit del nostro Paese, perch non adottare tutti insieme la parola 'Italianit'?

UNA FATWA SU DE ALBERTIS Emilio Battisti


Sono tra coloro che non hanno firmato lappello a Pisapia ma la polemica a proposito dellelezione del nuovo presidente della Triennale di Milano non accenna a esaurirsi e si presta ad alcune considerazioni sul ruolo delle istituzioni culturali e dei rapporti che intrattengono con gli organi di governo locale e con le diverse componenti sociali. Non intendo intervenire ponendomi tra i suoi detrattori o i difensori dufficio. Mi interessa trattare la questione in termini generali, cogliendo loccasione offerta dalla polemica ma a prescindere dal caso specifico per cercare di capire quale sia la particolarit di questa nostra tanto decantata (in passato) capitale morale, che stata in epoca moderna la citt ove il rapporto tra imprenditori e societ, nelle sue varie componenti, ha agito quale importante fattore di sviluppo. Esempi significativi di questo fenomeno di integrazione sono stati i distretti produttivi del mobile e del design e ancora pi recentemente della moda, che hanno fatto di Milano una delle capitali mondiali dei rispettivi settori. Ma anche il settore delle costruzioni stato determinante non solo per la controversa crescita urbana che ha favorito, ma anche per limmagine culturale che ha saputo restituire a Milano su scala internazionale. Anche se Ernesto Nathan Rogers, provocando, sentenziava che il committente colui senza il quale non si pu fare architettura e con il quale nemmeno, proprio qui da noi molti industriali, da Pirelli a Mondadori, da Olivetti a Brion hanno dato agli architetti lopportunit di realizzare alcune delle architetture universalmente riconosciute per qualit architettonica come il Pirellone di Gio Ponti, il grande complesso di Segrate di Oscar Niemeyer, la sede Olivetti di Marcello Nizzoli, il Portello Nord di Gino Valle, Guido Canali e Cino Zucchi. Lo stesso Palazzo della Triennale, fu realizzato con il lascito di cinque milioni di lire dellindustriale tessile Antonio Bernocchi. Non sono proprio daccordo con Marco Vitale quando afferma che la nomina del nuovo presidente della Triennale suona come uno schiaffo perch in una citt ordinata e civile i costruttori fanno i costruttori, i medici fanno i medici, i muratori fanno i muratori, i politici fanno i politici, gli immobiliaristi fanno gli immobiliaristi, gli sportivi fanno gli sportivi e gli imprenditori culturali fanno gli imprenditori culturali. Proprio lui, ne rappresenta la pi evidente smentita: infatti, sebbene di professione sia un economista dimpresa, egli prima di tutto una figura pubblica di pensatore cattolico impegnato che, come amministratore, editorialista e scrittore si interessato non solo di economia, ma anche di musica, di sport e di costume. Va anche osservato che nella storia della Triennale i presidenti puri intellettuali sono stati in netta minoranza; tra di loro si annoverano infatti politici, imprenditori e manager, cineasti e sociologi, per non menzionare il primo di essi Luigi Mangiagalli che, ostetrico di professione, fu anche sindaco di Milano e tra i fondatori dellUniversit Statale. Alcuni autorevoli personaggi della cultura e delle professioni hanno tuttavia ritenuto di doversi esprimere sulla nomina del nuovo presidente denunciando un conflitto di interessi che lo riguarderebbe in quanto a capo dellassociazione delle imprese edili. I suoi interessi imprenditoriali sarebbero inconciliabili con le finalit di un'istituzione culturale e hanno sollecitato il sindaco Pisapia a intervenire, in base alle prerogative che lo statuto della Fondazione gli assegnerebbe, per affidare la Triennale a una personalit di cultura e non di affari. Hanno infatti ipotizzato che poich il Sindaco a termini di statuto ha la facolt di approvare la nomina, possa ipso facto esautorare il Consiglio di amministrazione imponendo un proprio candidato. Per quanto la nomina del presidente della Triennale sia sempre stata accompagnata da aspre polemiche, non si era mai giunti alla pronuncia di una fatwa con lesplicita richiesta, rivolta al Sindaco, di darvi esecuzione. Ma la situazione appare sicuramente molto pi complessa in termini di diritto e molto pi cruciale in termini politici. A tal punto che Pisapia non ha esitato a rinunciare a esercitare tali improprie prerogative, evitando cos di provocare un conflitto di competenza che avrebbe avuto gravi conseguenze non solo per i rapporti tra lamministrazione comunale e la Triennale, il cui Consiglio non avrebbe avuto altra possibilit che dimettersi, ma anche rispetto a

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www.arcipelagomilano.org quelle componenti sociali della produzione, del commercio e degli affari che si sarebbero sentite sminuite e delegittimate. Visto che abbiamo avuto modo di sperimentare quali siano le nefaste conseguenze della delegittimazione degli avversari politici, credo valga la pena di impegnarsi a combatterli e confrontarsi sul piano delle idee e delle iniziative, anzich esercitare censure. Milano, che da pochi mesi ha inaugurato una nuova stagione politica, oggi alla ricerca di una sua identit culturale in grado di rinnovare, aggiornandolo, il prestigio internazionale che aveva saputo esprimere fino agli anni Sessanta. Un prestigio a cui avevano contribuito - malgrado una dialettica sempre molto vivace - tutte le componenti sociali, nei confronti delle quali una classe di intellettuali innovatori, interagendo con le organizzazioni politiche della seconda met del secolo scorso, avevano favorito laffermarsi di comportamenti collettivi di grande valore culturale. Pensare che sia oggi possibile avviare un processo di rinnovamento di Milano e del paese escludendo alcune componenti sociali appare una scelta pi che ingenua, irresponsabile. E fa bene Pisapia, che si propone giustamente di essere il sindaco di tutti i milanesi (anche di quelli che non lhanno votato), a bollare come vecchia politica certe tentazioni di esercitare la delega degli elettori in termini di potere invece che di responsabilit e di servizio. Anche se condivido la replica di Guido Martinotti alla arrogante presa di posizione di Giulio Ballio, sono certo che avrebbe potuto essere ancora pi efficace se fosse stata espressa da una posizione super partes. Sono questi i motivi per cui, per quanto sollecitato, ho deciso di non aderire allappello indirizzato al sindaco Pisapia.

Scrive Grazia Franceschi ad ArcipelagoMilano


Si continua a parlare dello scempio di piazza S. Ambrogio. Per come la ricordo io, praticamente era una strada di parcheggi, bruttina e disordinata! Perch non ci fate vedere il progetto di quella nuova? Io ricordo ancora le polemiche su piazza Tommaseo, che oggi molto, ma molto meglio di prima. Lo affermo senza tema di smentita. Anche piazza Arduino meglio, molto meglio di prima. Perch polemizzare sempre per partito preso?

Scrive Francesco Colombo a Guido Martinotti


Condivido fino all'ultimo punto il commento. Grazie d'averlo scritto.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Musica dallinghilterra e dalla Russia
La musica classica non mai stata un vanto degli inglesi. Dopo lincantesimo della seconda met del seicento, con il grandissimo Henry Purcell, bisogner aspettare larrivo di Benjamin Britten, nel pieno del secolo scorso, per trovare un musicista inglese di rango realmente internazionale: in tutto il settecento e lottocento il Regno Unito ha prodotto musica popolare o poco pi. Larrivo dei Beatles ha sconvolto un paese che, nonostante sia sempre stato molto interessato alla musica (si pensi alle presenze londinesi di tutti i grandi musicisti italiani e tedeschi), sembrato incapace di produrne. Per questo il programma della scorsa settimana allAuditorium era molto interessante: un direttore (Wayne Marshall) e un pianista (Piers Lane) inglesi hanno proposto due autori inglesi praticamente sconosciuti (Gustav Holst e John Ireland), con due opere composte fra il 1920 e il 1930. Se la musica da balletto dellopera The perfect fool di Holst ha qualche fascino grazie soprattutto allimpiego maestoso degli ottoni e delle percussioni (ma che bravi gli ottoni della Verdi, neanche una nota fuori posto, per non dire della mitica precisione di Viviana Mologni ai timpani!), il Concerto per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore di Ireland tanto modesto e insignificante da dimostrare perfettamente lincapacit di cui abbiamo detto. Quel povero Lane si prodigato fino allinverosimile per dare un senso a ci che suonava, ma con risultati purtroppo irrilevanti; una musica inutile. Molto pi godibile, anche se meno intrigante, la seconda parte del concerto presentava la bella Sinfonia n. 4 anchessa in mi bemolle maggiore capolavoro di Alexander Glazunov, di questo straordinario musicista che, allievo di RimskijKorsakov e maestro di ostakovi, visse gli ultimi anni della sua vita esule a Parigi dopo averne consumata la pi parte a San Pietroburgo. La quarta sinfonia stata scritta, proprio a San Pietroburgo, nellanno in cui moriva ajkowskij, dove sei anni prima era mancato Borodin e sei anni ancora prima era scomparso Musorgskij. Un luogo e un momento magici per la musica russa ed interessante osservare come quella di Glazunov, forse di pi delle altre, dimostri come allora quella regione fosse a tutto tondo un pezzo dellEuropa. Le reciproche influenze con il sinfonismo tedesco sono talmente forti che in Glazunov si stenta a riconoscere la matrice slava, che invece capita di svelare per esempio, ma neppure raramen-

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www.arcipelagomilano.org te - nella musica di Brahms, che di slavo non aveva alcunch. La complessit di questo concerto era resa plasticamente evidente dalla figura del direttore, un nero dalla elegantissima figura che - con i movimenti dinoccolati e il frac corredato dalla cravatta nera lunga anzich dal classico papillon bianco - sembrava uscire pi da un locale di New Orleans che dal Royal College of Music di Londra di cui membro onorario. Wayne, che vive con una bella moglie e una bella figlia a Malta, non solo lacclamato direttore dorchestra e il grande interprete della musica inglese e americana del secolo scorso da Gershwin a Britten, dal jazz al musical ma anche un noto organista, titolare dellorgano della Bridgewater Hall di Manchester, e dottore honoris causa delluniversit di Bornemouth. Alla faccia dei problemi di integrazione per i quali tanto ci affliggiamo in Italia. Lorchestra Verdi si dimostrata, anche in questa occasione, di una duttilit e di una freschezza straordinarie, sia nellaffrontare partiture nuove prive di riferimenti nel repertorio tradizionale che nel seguire con facilit un direttore cos diverso dagli altri. Ma anche nello stabilire con lui un rapporto profondo e intenso che dura ormai da qualche anno e nel passare da un autore da unepoca, da una cultura, da un paese allaltro restituendo latmosfera e il mood che a ciascuno di essi compete. Musica per una settimana *mercoled 7 al Conservatorio (Societ dei Concerti) il pianista serbo Alexandar Madzar esegue tutte le sei Partite di Bach (BMW da 825 a 830) *gioved 8 e sabato 10 al Teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Daniel Agiman in un programma che prevede il Conzert Romanesc di Ligeti, Ein musikalischer spass K. 522 e il Concerto n. 4 per corno e orchestra K. 495 (cornista Stefan Dohr) di Mozart, la Sinfonia n. 102 di Haydn *gioved 8, venerd 9 e domenica 11, allAuditorium, lOrchestra Verdi diretta da Wayne Marshall esegue la Sinfonia n. 2 (The age of anxiety) di Leonard Bernstein e di George Gershwin la Rapsodia in blu (pianista Emanuele Arciuli) e Un americano a Parigi *sabato 10 alle ore 17 nella Sala VIII della Pinacoteca Di Brera, per la Societ del Quartetto il Quartetto Savino esegue i Quartetti in sol maggiore K. 387 di Mozart ed il n. 1 in la minore, opera 41 n. 1, di Beethoven *domenica 11 alla Scala prima della Donna senzombra (Die Frau ohne Schatten) di Richard Strauss diretta da Marc Albrecht per la regia di Claus Guth *luned 12 al Conservatorio (Serate Musicali) i Solisti di Mosca, diretti da Yuri Bashmet, nel Concerto in sol maggiore per viola e orchestra di Telemann, la Musica da camera per viola, cembalo e archi di Dnisov (del 1982) e il Quintetto in si minore per clarinetto e archi (nella versione per viola ed archi) opera 115 di Brahms *luned 12 a Casa Verdi in piazza Buonarroti la giornalista Floriana Chailly nel primo appuntamento del ciclo Parole in nota 2012 per la Societ del Quartetto *mercoled 14 al Conservatorio (Societ dei Concerti), la pianista Olga Kern esegue di Beethoven le 10 Variazioni sul duetto La stessa, la stessissima del Falstaff di Salieri e la Sonata in do maggiore opera 53 (la Waldstein); poi, di Liszt, le Rapsodie n. 2 e n. 10 e la Rapsodia Spagnola *mercoled 14 alla Scala prima replica della Donna senzombra

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Capolavori impossibili in alta definizione
Botticelli, Leonardo e Raffaello insieme a Milano, fianco a fianco in unesposizione dove possibile osservare i loro capolavori da vicino, vicinissimo, e (quasi) toccarli. Impossibile? Di impossibile c solo il nome delliniziativa, Visioni impossibili, un progetto visitabile fino all11 marzo presso il Museo della Scienza e della Tecnologia. Ospitata presso la Sala delle Colonne, questa rivoluzionaria mostra permette di vedere da vicino e in modo dettagliato, riproduzioni di alcuni tra i capolavori pi grandi di tutti i tempi: la Primavera, la Nascita di Venere e la Madonna del Magnificat di Botticelli, la Annunciazione, il Battesimo di Cristo e il Musico di Leonardo, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e il Ritratto di Eleonora da Toledo di Agnolo Bronzino. Una nuova modalit di vedere e studiare le opere darte sviluppata da Haltadefinizione, che attraverso la digitalizzazione e la ricomposizione di centinaia di singoli scatti fotografici in una unica immagine arriva a creare un nuovo formato, mai prima cos nitido e dettagliato, per la visione dei dipinti. Per la Primavera di Botticelli, ad esempio, sono stati riuniti insieme 1519 fotogrammi di altrettante porzioni del quadro, con una risoluzione totale di 28 miliardi di pixel, permettendo cosi di vedere dettagli con dimensioni fino a 15 millesimi di millimetro. Completano lintervento di clonazione la particolare tecnica di stampa a pigmenti su carte speciali e lintervento manuale di artigiani per lapplicazione delle dorature presenti nellopera originale. Si tratta di tecnologie esclusive, create da Haltadefinizione e collaudate dallIstituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma, i cui accorgimenti preservano lopera durante tutte le fasi della lavorazione. Procedimenti gi sperimentati e adottati da numerosi musei italiani, fra cui la Pinacoteca di Brera, la Pinacoteca Ambrosiana e gli Uffizi, e che stato utilizzato anche per studiare cicli e lavori pi complessi come il Cenacolo vinciano, gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova e la Sacra Sindone di Torino. Una galleria di riproduzioni in cui il visitatore potr avvicinarsi alle immagini e vedere nel dettaglio, senza lincubo di allarmi, vetri o protezioni, capolavori senza tempo, a dimensioni reali, assaporandone ogni centimetro. Un percorso suggestivo e interattivo grazie ai supporti a disposizione del pubblico, che attraverso video HD e strumenti multimediali sveleranno ancor pi nel profondo segreti e dettagli altrimenti invisibili, delle opere esposte. I visitatori potranno cos viaggiare allinterno dellUltima Cena di Leonardo, proiettata in HD su maxischermo multitouch ed effettuare,

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www.arcipelagomilano.org grazie a dei tablet, una visita guidata del dipinto, zoomando e cercando dettagli e preziosismi. Postazioni touch screen permettono poi di addentrarsi nelle storie francescane affrescate da Giotto nella Basilica Superiore di Assisi e di vedere un video sul Musico di Leonardo nelle effettive dimensioni del quadro. Ma c ancora posto per le emozioni che lartista ha provato e ci ha voluto trasmettere con il suo lavoro, dopo uno studio cos viscerale dellopera darte? Per quello rimandiamo agli originali, insostituibili. Per il resto, questi straordinari strumenti tecnologici permettono di studiare, capire e fare grande divulgazione, perch no, delle tecniche e dei gesti pittorici che Leonardo, Raffaello e altri grandi hanno lasciato dietro di s.

Visioni impossibili. Botticelli, Leonardo e Raffaello - fino all11 marzo - Museo della Scienza e della Tecnologia - costi: la visita alla mostra incluso nel biglietto del museo. intero 10,00 euro. ridotto 7,00 euro - orari: da marted a venerd 9,30/17. Sabato e domenica 9,30/18,30

Film dautore al Museo Diocesano


LAssociazione Culturale Silvia DellOrso propone uninteressante iniziativa allinterno del Museo Diocesano di Milano, una rassegna cinematografica di film e documentari darte. Visioni darte, questo il titolo della manifestazione, ha come scopo diffondere e mostrare come larte sia spesso protagonista del racconto cinematografico e come questo mezzo di comunicazione cos potente sia ottimale per la diffusione, anche presso il grande pubblico, dellarte stessa, della sua evoluzione e dei suoi protagonisti. Soprattutto per, la rassegna nasce come volont di far conoscere film, documentari e produzioni poco note ma dallalto valore contenutistico e divulgativo. Il programma, ampio e diversificato, ha proposto nei primi due appuntamenti lavori cinematografici interessanti e diversi tra loro. Nella prima domenica il tema era I musei vanno in guerra - Capolavori in fuga dai musei italiani, che grazie a una serie di filmati depoca, documentari e servizi dellIstituto Nazionale Luce e della Settimana Incom, hanno mostrato immagini dellodissea subita dalle opere darte italiane in tempo di guerra, portando alla luce leroismo degli addetti ai lavori che tentarono di salvarle e in seguito di riportarle a casa dopo spostamenti e trafugamenti fuori dal Paese. La seconda domenica stata dedicata a Van Gogh e Picasso: due geni di cui i registi francesi Resnais e Clouzot, attraverso le loro Soggettive dartista, hanno raccontato vita, opere e passioni dei grandi artisti. Gli appuntamenti continueranno poi fino a tutto marzo, con altre tre domeniche dedicate allarte e al cinema. Domenica 4 marzo saranno proiettati tre documentari su tre grandi artisti moderni: Medardo Rosso, Guttuso e Velasco Vitali, monografie televisive per documentare il cambiamento del modo di raccontare gli artisti e il loro rapporto con le opere. Domenica 11 marzo il tema sar Larte nella natura. La natura nellarte. Il primo documentario sar dedicato allo scultore Henry Moore, ripreso mentre lavorava ad alcune opere; il secondo sar su Giuliano Mauri, realizzato da Studio Azzurro; il terzo si intitoler Paesaggi rubati, documentario di Nino Crescenti per la RAI, in cui saranno protagonisti i disastri e la cattiva cura del nostro patrimonio artistico. Conclude il ciclo, domenica 18 marzo, Picasso e Braque go to the movies, documentario coprodotto da Martin Scorsese, mai visto prima in Italia, dedicato al rapporto tra arte e cinema agli inizi del Novecento, per evidenziare come le esperienze cubiste siano state influenzate anche dal cinema stesso. Una bella iniziativa che ha gi riscosso moltissimo successo nei primi appuntamenti e che permetter di vedere, e riflettere, su film e docufilm inediti o poco trasmessi in Italia. Un programma culturale vario e coerente con gli scopi dellAssociazione Silvia dellOrso, dedicata al ricordo della figura di Silvia DellOrso, storica dellarte, giornalista e saggista, nonch gi collaboratrice di ArcipelagoMilano, scomparsa in prematura et nel 2009.

Visioni darte. Rassegna cinematografica - Museo Diocesano, sala dellArciconfraternita. Le proiezioni iniziano alle ore 16. L'ingresso libero sino a esaurimento posti. Non si accettano prenotazioni. I visitatori del Museo Diocesano muniti di biglietto e i soci dell'Associazione culturale Silvia Dell'Orso potranno accedere a posti a loro riservati.

Da Bellini a Tiziano. Nascita ed evoluzione del paesaggio


Si aperta la nuova stagione delle mostre a Palazzo Reale, e a inaugurarla niente meno che una mostra su Tiziano e il suo secolo. Il Cinquecento veneto stato dominato in pittura proprio da Tiziano, un artista che a partire dalla lezione di Giovanni Bellini e di Giorgione ebbe il merito di aver portato la natura e il paesaggio sullo stesso piano dei soggetti allora ritenuti pi importanti (scene storiche, nudi, racconti sacri), aggiungendo quindi un elemento di grande modernit allinterno dei suoi dipinti. Suo fu infatti luso nellaccezione moderna, del termine paesaggio, parola che compare per la prima volta nel 1552, in una celebre lettera dello stesso Tiziano allimperatore Filippo II. Linvenzione del paesaggio in pittura, come realt a se stante, fu una vera a propria rivoluzione. Dallo sfondo quasi riempitivo dei dipinti degli artisti delle generazioni precedenti, visto a volte come secondo piano su cui relegare episodi secondari e piccoli dettagli, pass a essere un vero e proprio piano autonomo. Paesaggi fantasiosi, spesso inventati, ma che permisero agli artisti, Tiziano in primis, di sperimentare un nuovo rapporto tra i soggetti rappresentati e la natura, di farli interagire e di renderli complementari. Fino alla prima met del Quattrocento, nel Veneto, quasi non esistono aperture paesistiche nei dipinti, che non siano generici fondali di verzura, o stilizzate convenzioni, come le onde a ricciolo dei mari in burrasca. Prima del nuovo termine tizianesco, lambiente naturale era paese e gli artisti dipingevano quadri di paesi, cio degli spazi, dei luoghi, considerati sotto il profilo delle loro caratteristiche fisiche e ambientali, spiega il curatore della mostra Mauro Lucco. Ecco perch il cammino iniziato da Bellini e concluso da Tiziano e seguaci cos importante, tanto da aver fatto arrivare a Milano una cinquantina di

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www.arcipelagomilano.org dipinti e disegni provenienti da alcuni dei maggiori musei americani - il Museum of Fine Arts di Houston, lInstitute of Arts di Minneapolis - ed europei - la National Gallery di Londra, la Gemldegalerie Alte Meister di Dresda, le Gallerie dellAccademia di Venezia, gli Uffizi di Firenze. La mostra aperta da due capolavori, la Crocifissione nel paesaggio di Giovanni Bellini e La prova del fuoco di Giorgione, che accompagnano un celebre dipinto giovanile di Tiziano, La sacra conversazione. Fu proprio Bellini il primo a inserire nei suoi dipinti sacri il paesaggio sullo sfondo, distinto per dal soggetto principale, e ben delimitato da drappi, cortine o invisibili valli spaziali. Seguendo il modificarsi della funzione del paesaggio, il percorso si sviluppa poi attraverso le sale, in cui le opere di Palma il Vecchio, Cima da Conegliano, Veronese e Jacopo da Bassano, arrivando alla chiusura con il Narciso di Tintoretto, sono accostate ad altri dipinti di Tiziano, interpreti di questa novit: L'Orfeo e Euridice, La Nascita di Adone, Tobiolo e l'angelo, Ladorazione dei pastori. Un paesaggio che ha avuto anche una sua declinazione letteraria, grazie a Jacopo Sannazzaro, che in quegli anni compose e pubblic lArcadia (la cui prima edizione del 1504 esposta in a Palazzo Reale), in cui la natura e la campagna sono descritte come luoghi ameni di delizia e gioia, popolate da pastori e contadini lieti. Italiani ma non solo. Importante dal punto di vista artistico fu anche larrivo a Venezia di artisti e opere del Nord Europa, con una diversa sensibilit per il paesaggio: una natura pi selvaggia e dura, a volte addirittura malinconica o iperdettagliata, come nel caso del disegno di Bregel dellAmbrosiana. E allora ecco concludere con lultimo Tiziano, in cui la materia e il mondo stesso sono fervore e movimento. Linvenzione del paesaggio, inaugurata da Giovanni Bellini e Giorgione e sviluppato in modo particolare da Tiziano pu dirsi completamente conclusa, lasciando alle generazioni a venire questa straordinaria e rivoluzionaria eredit. Tiziano e la nascita del paesaggio moderno - Palazzo Reale fino al 20 maggio - orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.30-22.30 - costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50

Klimt. Disegni per il fregio di Beethoven tra musica e arte


Il 2012 sar un anno interamente dedicato allartista austriaco Gustav Klimt, in vista del suo 150 anniversario di nascita. Klimt (1862-1918), pittore sopraffino ed elegante, inventore dello stile liberty e padre di quella grande rivoluzione artistica che fu la Secessione viennese, verr celebrato in tutta lAustria con una serie di mostre ed eventi a lui dedicati, ma anche nel resto dEuropa, da Parigi a Barcellona, da Londra a Milano. Ed infatti Milano che apre le danze klimtiane con una mostra incentrata sul grande fregio di Beethoven, eseguito da Klimt nel Palazzo della Secessione costruito da Olbrich. Il Fregio di Beethoven, lungo 34 metri, stato infatti qui ricostruito nelle sue parti fondamentali, e accompagnato da 18 disegni originali correlati a questo misterioso e affascinante affresco. Loriginale, custodito a Vienna, fu dipinto da Klimt nel 1902 in occasione della XIV mostra del movimento viennese. Lesposizione, nata in seguito alla creazione della grande scultura policroma di Max Klinger dedicata a Beethoven, fu tutta dedicata alla celebrazione del compositore tedesco, cos amato e ammirato dagli artisti secessionisti. Beethoven era considerato lincarnazione del genio, colui che aveva creato la Nona Sinfonia, incarnazione dellamore e dellabnegazione artistica e spirituale. Ecco allora lorigine del fregio: ispirato dalla Nona, nella declinazione data da Wagner durante la sua esecuzione del 1846, quando Wagner stesso aveva anche descritto nel libretto le immagini che la composizione gli suggeriva. Secondo Wagner solo larte e la poesia avrebbero potuto riscattare lumanit verso una vita migliore. Il fregio ha dunque la stessa funzione liberatrice della musica, in contrasto alla morte e alla decadenza del mondo terreno. Ecco perch il giorno dellinaugurazione Gustav Mahler venne chiamato a dirigere proprio la Nona Sinfonia allinterno di quella sala. Lopera si compone di tre parti: Lanelito alla felicit, le Forze ostili e lInno alla gioia, la stessa sinfonia che pervade gli ambienti della mostra. Il fregio si pone quindi come la rappresentazione del percorso che il Cavaliere, luomo, dovr affrontare per raggiungere la Poesia, fanciulla affascinante e sensuale, meta del suo cammino. Ma la strada tortuosa: il Cavaliere dovr affrontare le Erinni, la Lussuria, la Malattia, il Dolore, il gigante Tifeo ecc. Il Cavaliere arriver finalmente nelle braccia della Poesia, circondato da un coro gioioso, traduzione visiva dellInno alla gioia di Schiller e musicato proprio da Beethoven. Un tripudio di oro e decorativismo, figure dalle linee eleganti e sinuose, capelli sollevati dal vento, visi taglienti e occhi espressivi, arabeschi e pietre preziose, per arrivare allopera darte totale, che prevedeva lintegrazione delle diverse discipline artistiche (pittura, scultura, grafica, design, arte decorativa e architettura). Qui sembra esserci tutto. Fondamentali diventano allora i disegni, schizzi e studi preparatori fatti per i personaggi del fregio e per le figure femminili cos amate e a volte sfuggenti, che popolano i dipinti di Klimt. Ragazze esili e sensuali, colte in pose naturali, quasi distratte, un esercito di modelle che si aggirava per latelier del maestro viennese. Completano lesposizione i manifesti originali della Secessione, realizzati dai compagni di Klimt: Koloman Moser, Alfred Roller, Ferdinand Hodler e Leopold Stolba; con anche alcuni numeri di Ver Sacrum, lo strumento di divulgazione realizzato dagli artisti secessionisti, rivista/catalogo/opera darte totale della loro estetica.

Gustav Klimt - Disegni intorno al fregio di Beethoven fino al 6 maggio, Spazio Oberdan Orari: Marted e gioved: dalle 10.00 alle 22.00. Mercoled, venerd, sabato, domenica: dalle 10.00 alle 19.30 - Luned chiuso Ingressi: intero 8,00 , ridotto 6,00 / 7,00

Brera mai vista: due lavori di Gerolamo Giovenone


In un mese in cui molte mostre stanno per giungere al termine (Artemisia Gentileschi, Oro dai Visconti agli Sforza e lArte Povera nella sua sede milanese), continua lesposizione di capolavori della Pinacoteca di Brera con il ciclo Brera mai vista. Fino a marzo sar possibile vedere due dipinti su tavola

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www.arcipelagomilano.org dellartista vercellese Gerolamo Giovenone (1490 1555). Le due opere, unAssunzione della Vergine e una grande ancona raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Giacomo, Giuseppe, Marta e donatore, rappresentano due momenti diversi e successivi della carriera dellartista. Giovenone nasce e cresce in una vera e propria stirpe dartisti: il padre Amadeo era maestro di legname, cos come lo fu il fratello, mentre furono pittori il fratello minore del Giovenone, Giuseppe (allievo e poi collaboratore di Gaudenzio Ferrari), e i figli di Gerolamo stesso, Giuseppe il Giovane e Giovanni Paolo. La formazione di Giovenone avviene quindi in un contesto caratterizzato dalle esperienze familiari e locali, ed stata infatti ipotizzata una formazione presso Martino Spanzotti, documentato a Vercelli a fine Quattrocento, e il suo discepolo Defendente Ferrari, con il quale collabora in diverse occasioni nei primi decenni del Cinquecento. Presto per lo stile di Giovenone cambia, venendo condizionato dallincontro con Gaudenzio Ferrari, che aveva gi operato a Vercelli per la prima volta agli inizi del secolo. Linfluenza di Gaudenzio si avverte nelle opere di Gerolamo fin da subito, ma diventa particolarmente importante in quelle del decennio successivo, quando sono ripetutamente documentati i rapporti del maestro valsesiano con la famiglia Giovenone. A questa fase appartiene lAssunzione della Vergine, giunta a Brera nel 1903/1904 con il dono della collezione del mercante Casimiro Sipriot, e che si ipotizza dipinta per la cappella dellAssunta in San Marco a Vercelli. Nel 1525 infatti il testamento di Nicolino de Lancis ne disponeva la decorazione, destinando agli eredi duecento fiorini per la realizzazione di unancona entro sei anni. Ma un nuovo artista si inserisce sulle scene vercellesi negli anni trenta, dominata a tutto tondo dai Giovenone: Bernardino Lanino, giovane pittore allievo e collaboratore di Gaudenzio Ferrari che diviene presto il pi importante divulgatore della poetica gaudenziana. I rapporti di Lanino con la famiglia Giovenone sono documentati dal 1530, e diventano via via pi fitti fino ad arrivare al matrimonio, dieci anni dopo, tra la figlia di Gerolamo, Dorotea, e il Lanino. Inizia da questo momento un intenso rapporto di scambio tra suocero e genero, del quale esempio la Madonna con il Bambino e i santi Giacomo, Giuseppe, Marta e donatore (ca. 1543), entrata in Pinacoteca nel 1808 con le soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi e gi in Santa Maria delle Grazie a Novara. Limpostazione ha infatti numerosi punti di contatto con la pala dipinta da questultimo per la cappella della Maddalena in San Francesco a Vercelli (1543, ora alla National Gallery di Londra). Il motivo del baldacchino, inoltre, si trova nella Madonna con il Bambino, santi e angeli, opera di Lanino per la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Borgosesia. Nel paesaggio si riconosce invece il Sacro Monte di Varallo Sesia come si presentava allepoca, opera in cui gioc la parte del protagonista lo stesso Gaudenzio Ferrari. Un artista dal linguaggio sobrio e misurato, forse privo di grandi invenzioni ma che incontr grande favore da parte della committenza, come dimostra la fiorente bottega vercellese. Due opere provenienti dai depositi della Pinacoteca ed esposte per la prima volta al grande pubblico. Brera mai vista - fino al 18 marzo 2012 - Orari: 8.30 -19.15 da marted a domenica. chiuso luned - Biglietti: 6,00 intero, 3,00 ridotto

Abo e la Transavanguardia italiana


ABO (Achille Bonito Oliva) vs Germano Celant. I due giganti della critica darte si sfidano con due mostre diversissime ma non troppo nella citt meneghina. Se Celant ha proposto la sua Arte Povera sparsa per lItalia, con sede principale presso la Triennale, ABO propone una grande retrospettiva sulla sua Transavanguardia, con seguito di mostre personali in giro per lItalia. Cinque i protagonisti di ieri e di oggi, riuniti sotto letichetta di Transavanguardia proprio da Bonito Oliva alla fine degli anni 70: Cucchi, Chia, Clemente, Paladino e De Maria. Di ciascuno dei cinque protagonisti raccoglie 15 opere, selezionate dal curatore in collaborazione con gli artisti, scegliendole tra le loro pi significative, inedite o particolari. Teorizzata nel 1979 da Achille Bonito Oliva con un saggio su Flash Art e da questi presentata per la prima volta al pubblico alla XIII Rassegna internazionale darte di Acireale, la Transavanguardia ha la propria consacrazione ufficiale nella sezione Aperto 80 della 39 Biennale di Venezia, segnando un punto di rottura con le ricerche minimaliste, poveriste, processuali e concettuali che avevano dominato gli anni Sessanta e Settanta. Un movimento artistico che sin dal suo nascere ha saputo e voluto puntare sullidentit della cultura italiana, inserendola a pieno titolo, e con una sua peculiare originalit, nel dibattito culturale internazionale degli ultimi quarantanni. Nello stesso tempo ha portato larte contemporanea italiana a un livello di attenzione, da parte di collezionisti, musei e critici stranieri, del tutto nuovo. Allidealismo progressista delle neoavanguardie il nuovo movimento risponde con il ritorno alla manualit dellarte e alle sue tradizioni. Allutopia del modernismo e del moderno in cui tutto internazionale, multinazionale e globalizzato, la Transavanguardia, nel suo trans-attraversamento di linguaggi, tecniche e scelte, oppone il genius loci del singolo artista, ossia il territorio del suo immaginario, nonch una rivalutazione del proprio nomadismo culturale e delleclettismo stilistico, che si nutre di memorie del passato (vedi i riferimenti longobardi beneventani di Paladino) e di citazioni dalla storia dellarte, contribuendo cos al pi generale processo di rielaborazione della Storia e della soggettivit avviato negli anni ottanta. Levento milanese ruota attorno ad alcune tematiche comuni, che attraversano le diverse poetiche dei cinque artisti: il ritorno alla manualit della pittura, delle tecniche semplici e primitive, il narcisismo dellartista, il doppio e laltro, la violenza, la natura, lincertezza della ricerca, linconscio, limmagine tra disegno e astrazione, il tutto in bilico tra bi e tridimensionalit. La mostra raccoglie in tutto 66 opere: 44 provenienti da musei, fondazioni, gallerie e collezioni private italiane, e 22 da musei e collezioni europee. Si potranno mettere cos a confronto le opere dei cinque artisti, appartenenti s a ununica corrente ma sicuramente diversi nella propria ricerca personale: le cupole, i fiori e i colori sgargianti di De Maria; i dipinti un po espressionisti e alla Bacon di Francesco Clemente, nella sua visone dellarte come catastrofe; i riferimenti a Chagall, Picabia, Picasso e De Chirico di Sandro Chia; le memorie storiche, tra forme organiche, simboliche e arcaiche di Mimmo Paladino; infine i riferimenti alla morte e alla decadenza fatti da

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www.arcipelagomilano.org Enzo Cucchi, in una profusione di teschi e immagini precarie sui suoi fondali desertici. La mostra di Palazzo Reale parte di un ciclo progressivo di sei mostre dedicato alla Transavanguardia. In concomitanza con la mostra milanese, sei importanti istituzioni italiane organizzeranno alcune giornate di approfondimento sulla Transavanguardia presiedute da uno dei cinque filosofi del comitato scientifico composto da Massimo Cacciari, Giacomo Marramao, Bruno Moroncini, Franco Rella, Gianni Vattimo, e contestualmente esporranno le opere della Transavanguardia presenti nelle loro collezioni. Alle giornate di studio prenderanno parte critici darte, curatori e direttori di musei. Di seguito il calendario delle giornate ancora a venire: Le mostre personali saranno ospitate in altrettante citt italiane tra le pi rappresentative della storia e dellidentit italiana, oppure legate alle vicende stesse della Transavanguardia. Le varie mostre saranno incentrate sulla recente produzione dei singoli protagonisti, partendo da un primo nucleo di opere storiche per poi seguire levolversi nel tempo e gli esiti ultimi delle loro ricerche artistiche. Marzo 2012, PALERMO - FRANCESCO CLEMENTE: Palermo, Palazzo Sant'Elia, a cura di Achille Bonito Oliva e Francesco Gallo e lorganizzazione di Civita. Transavanguardia Palazzo Reale, fino al 23 marzo 2012 Orari: luned 14.30 - 19.30, marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30, gioved e sabato 9.30 - 22.30 Biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Tre atti e due tempi
Giorgio Faletti Einaudi, nov. 2011 pp.146, euro 12
GIORGIO FALETTI presenter il suo libro per Unione Lettori Italiani, mercoled 14 marzo, ore 18, presso Palazzo Sormani, via F. Sforza 7, Milano Jeffery Deever, celebrato autore di best seller come Il collezionista di ossa, di lui ebbe a dire Larger than life e cio uno come Faletti dalle mie parti si definisce una leggenda. In realt Faletti una personalit poliedrica, non inquadrabile in alcuno schema, in quanto raccoglie in s molteplici personalit. Da talento raro quale egli , si espresso al meglio come cabarettista, compositore, paroliere, attore, pilota, e infine scrittore, e non si fa fatica a capire perch il mondo letterario paludato lo abbia accolto con un certo sussiego. Prima di parlare del suo ultimo libro sul mondo corrotto del calcio, di sorprendente attualit, utile ripercorrere la sua vita, ricca di curiosit e scelte anticonformiste, che possono illuminare poi le sue inclinazioni letterarie e fare comprendere meglio alcune sue ambientazioni. Faletti, nativo di Asti ma pendolare tra l'Isola d'Elba e New York, capisce subito che non vorr sfruttare la laurea in giurisprudenza, e dando spazio alla sua vena ironica, negli anni '70 incomincia a lavorare nel tempio della comicit milanese, il Derby, accanto ad Abbatantuono, Teocoli, Paolo Rossi, Boldi. Appare in TV negli anni '80 con Raffaella Carr, diventa poi un personaggio di Drive in, il programma televisivo di Antonio Ricci, partecipa a Fantastico con Baudo. Paroliere per Mina, Milva, Fiordaliso, Branduardi, Cinquetti, dall'88 al 2000 pubblica sei album musicali, con canzoni che presenta anche al Festival di Sanremo, mancando nel '94 per un soffio il traguardo con la straziante Signor Tenente, ispirata alle tragiche cronache di quegli anni. Appassionato di corse automobilistiche, scrive per Autosprint, e come pilota riesce a piazzarsi al 15 posto assoluto al Rally di Sanremo del '92, e al 54 posto al Rally di Montecarlo nel 1998. Non poteva poi mancare il cinema con Geppo il folle di Celentano nel '78, La notte prima degli esami di Brizzi nel 2006, Baaria di Tornatore nel 2009, partecipando come attore non protagonista a undici film. La sua vena narrativa esplode nel 2002, quando pubblica con Baldini e Castoldi il suo editore abituale, Io uccido, ed subito 4 milioni di copie nel mondo. Il libro ambientato a Montecarlo, e anche lo sfondo internazionale a lui noto, gioca un ruolo importante. Un thriller mozzafiato, senza soste, pur nella ripetizione ossessiva del modulo e nell'ampiezza forse un po' gravosa delle pagine. Non stupisce se, nella frenesia del vivere, Faletti nello stesso 2002 viene colpito da un ictus, per fortuna senza conseguenze, grazie anche alla prontezza di riflessi della sua splendida moglie architetto. Segue a due anni di distanza Niente di vero tranne gli occhi, che conferma Faletti come autore di thriller, un genere praticato da molti, ma da pochi con successo. Pubblicher in seguito altri tre titoli, ambientati tra New York, Roma, Arizona, Milano. E arriviamo a questo ultimo libro, annunciato al Festivaletteratura di Mantova nel 2011, Tre atti e due tempi, edito da Einaudi, molto diverso dagli altri per tema e stile. Non un thriller, ma una storia toccante di grande spessore psicologico, un testo a volte intimista, per le riflessioni del protagonista Silver, l'antieroe, un pugile fallito, un pregiudicato, che trova il proprio riscatto non solo nel suo lavoro di magazziniere per una squadra di calcio emergente, ma anche nel successo del figlio calciatore, il Grinta, osannato campione di provincia. Ma proprio cos, o succede qualcosa che incrina quello che sembrava finalmente una buona sorte? I colpi di scena si susseguono a incastro, suscitando lo stupore e la curiosit del lettore. Ma perch questo successo travolgente di Faletti la domanda che serpeggia ovunque. In realt nessuno veramente in grado di rispondere, perch noto che il successo maligno e persegue strade sconosciute tutte sue. Di certo i sei romanzi di Faletti, oltre alle sei raccolte di Racconti, hanno uno stile veloce, ricco di dialoghi scintillanti, con frasi brevi, uno stile Usa stato detto, dove la trama gioca un ruolo decisivo, pieno di trovate e di ironia non disgiunta, specie in questo ultimo romanzo, da una vena di malinconia. L'introspezione psicologica scava i personaggi nel cuore del lettore, facendo scattare un proces-

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so di immedesimazione, dimenticando il senso del tempo.

Non questa una delle funzioni della letteratura?

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Abbastanza sbronzo da dire ti amo?
di Caryl Churchill

Prodotto
di Mark Ravenhill traduzioni di Giorgio Amitrano - regia di Carlo Cecchi - con Carlo Cecchi, Tommaso Ragno e Barbara Ronchi
Carlo Cecchi porta allElfo due grandi autori inglesi poco rappresentati in Italia (soprattutto Caryl Churchill) creando uno spettacolo formato da due atti unici che hanno allo stesso tempo molto e poco in comune fra loro. Abbastanza sbronzo da dire ti amo? la storia damore omosessuale fra a country, gli Stati Uniti dAmerica, e a man, un uomo europeo. Leuropeo decide di abbandonare la famiglia per seguire lamante e condividere con lui le guerre fintamente umanitarie, gli interventi militari segreti, le prevaricazioni, le torture a Guantanamo e una serie di altre iniziative dei recenti governi americani. Prodotto il monologo di un regista che cerca di convincere unattrice (in silenzio per tutto lo spettacolo) a partecipare al suo film: la balzana storia fra una donna americana a cui morto il marito nelle Torri Gemelle e un arabo-terrorista. Il primo, attraverso due uomini, critica aspramente limperialismo americano. Mentre il secondo affronta la tematica dell11 settembre e del terrorismo islamico per ironizzare sul cinema hollywoodiano. Si tratta di due intenti diversi perseguiti con stili di scrittura differenti: pi sospeso e allusivo quello della Churchill, con la maggior parte delle frasi troncate a met; pi realistico e graffiante quello di Ravenhill. Entrambi i testi, nella loro diversit, sono per molto belli e brillano nella messa in scena di Cecchi che cerca anche di impastarli in un linguaggio scenico comune. Alla prima allElfo Puccini, quella vista da chi scrive, Tommaso Ragno, dopo aver recitato con Carlo Cecchi nel primo atto unico, lha sostituito nel secondo, dove il regista/attore avrebbe dovuto recitare con Barbara Ronchi. Purtroppo non sappiamo come sarebbe stata linterpretazione di Cecchi, ma la sua impossibilit a recitare ha offerto al pubblico la possibilit di apprezzare un Tommaso Ragno esilarante. Bravissimo nel muoversi allinterno delle battute, con cambi fulminei, pause e forse un po dimprovvisazione ben mascherata. Seduto per tutto lo spettacolo, con gli occhiali da sole, aiutato solo dalle infinite sigarette che si accendeva di continuo, una gran interpretazione per un ruolo che non doveva neanche essere suo. Teatro Elfo Puccini dal 28 febbraio all11 marzo In scena Al Teatro Elfo Puccini dal 6 al 18 marzo La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertold Brecht, regia di Claudio Longhi, con Umberto Orsini. Al Piccolo Teatro Studio fino al 20 marzo Blackbird di David Harrower, con Massimo Popolizio. Al Piccolo Teatro Strehler fino al 5 aprile Santa Giovanna dei macelli di Bertold Brecht, regia di Luca Ronconi. Al Teatro Carcano fino all11 marzo Larte del dubbio di Stefano Massini, regia di Sergio Fantoni, con Ottavia Piccolo. Al Tieffe Teatro Menotti dall8 al 18 marzo Larte della commedia di Eduardo De Filippo, regia di Michele Sinisi.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Hysteria


di Tanya Wexler [Gran Bretagna, Francia, Germania, 2011, 100] con Maggie Gyllenhaal, Hugh Dancy, Rupert Everett, Jonathan Pryce
Nell'Inghilterra vittoriana, Mortimer Granvill (Hugh Dancy), giovane e attraente medico, trova lavoro al servizio del noto dottor Dalrymple, specialista nella cura dell'isteria femminile. Listeria una patologia a cui lanziano medico associa da sempre ogni tipo di nevrosi femminile. Tristezza, frustrazione, depressione vengono unite e alleviate con ununica e invariabile cura, il parossismo. Il dottor Mortimer, stanco di ospedali obsoleti e di medici conservatori, scopre in questo inusuale trattamento uninsospettabile efficacia e unagognata gratifica alla sua missione. Vittima, per, del suo successo, i crampi alla mano non gli consentono di praticare le carezze terapeutiche a cui aveva abituato le proprie pazienti. La complicit di un amico bizzarro e geniale, Lord Edmund St. John-Smyth (Rupert Everett), gli permette di dar vita a una futile, ma quanto mai avveniristica, rivoluzione. Un anonimo attrezzo per la polvere si trasforma nel primo strumento di piacere elettrico. Se il binomio tra il medico e linventore rappresenta il lato pi divertente, il conflittuale rapporto con Charlotte (Maggie Gyllenhaal), donna emancipata e femminista, contiene lessenza del film. Mortimer, grazie alla figlia ribelle del dottor Dalrymple, capisce che listeria solo la maschera dietro cui vengono

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www.arcipelagomilano.org nascoste le frustrazioni di uneterna sottomissione alla volont maschile. Questa frivola scoperta della medicina viene utilizzata brillantemente da Tanya Wexler per creare situazioni comiche che grazie a un tocco raffinato le permettono di non scadere mai nella volgarit. Considerato largomento, una piccola rivoluzione femminile. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, Ducale, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca

Marilyn a Cannes
Voglio dire che se sono una Diva lo devo al pubblico. Ma lo devo solo al pubblico e non a una casa cinematografica, o a chiunque altro [Marilyn Monroe DVD, libretti interni dei due cofanetti DVD, 20th Century Fox Italia, 2002], disse Marilyn tempo fa descrivendo la sua vita. A differenza del dire comune, infatti, lattore viene glorificato a divo grazie alla sua capacit di esaltare le masse; Franois Truffaut, in un suo articolo, descrisse come agli inizi degli anni 50, il padrone della Twentieth Century Fox, Darryl Zanuck, offriva le parti migliori a Bella Darvi di cui era innamorato, ma i film che ne venivano fuori erano tutti dei fiaschi; nella stessa compagnia si trovava una stock girl a cui venivano affidati solo ruoli secondari, ma ogni sua apparizione sollevava lentusiasmo del pubblico sin nel cuore dellAmerica. Fu cos che, malgrado la Fox, ma grazie al pubblico, Miss Monroe divent Marilyn [Il piacere degli occhi, Franois Truffaut, Marsilio, 1988, p.143]. Hollywood ha regalato uninfinit di attrici che sono state protagoniste della storia del cinema: Ingrid Bergman, Grace Kelly, Greta Garbo, Bette Davis, Elizabeth Taylor, e lelenco potrebbe continuare lungo. Soltanto una per ha manipolato limmaginario collettivo con la prepotenza di Norma Jeane Baker, in arte Marilyn Monroe o - pi sensualmente - Marilyn. La vita di Marilyn apparsa in molte biografie, narrata e chiacchierata sui giornali scandalistici, tortuosa e avvolta di mistero fino allultimo giorno, quel 5 agosto del 1962, trovata morta distesa sul letto, nuda. Omicidio? Suicidio? Ancora se ne parla. Noi, a cinquanta anni dalla sua morte, preferiamo rimanere incantati davanti al mistero della sua sensualit piuttosto che sproloquiare. Abbagliati dallironia che ha in A qualcuno piace caldo [Billy Wilder, 1959], confusi dalla gonnellina che si alza scoprendole le gambe in Quando la moglie in vacanza [Billy Wilder, 1955]. Il suo corpo cinematografico diventa un mito popolare, unicona. Se ne accorse Andy Warhol che disegn una cornice intorno al viso di Marilyn in una fotografia pubblicitaria per il film Niagara, trasform la fotografia in un telaio serigrafico e il viso di Marilyn divenne cos una maschera riproducibile allinfinito [Andy Warhol, Arthur C. Danto, Einaudi, 2010, p.42]. Il Festival di Cannes in programma questanno [16-27 maggio] celebra la diva ritraendola nella locandina in un momento di intimit: una festa di compleanno. Marilyn a cinquanta anni dalla sua scomparsa soffia sulle candeline di Cannes che, nel 2012, compie 65 anni. Noi, amanti del cinema, continuiamo a sognare le sue forme, ci appassioniamo rivedendo le sue interpretazioni come fosse sempre la prima volta e, nel mentre, lievitiamo il suo divismo portandone avanti il mito. Paolo Schipani

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DAVIDE RAMPELLO: LA MILANO CHE VERR


http://www.youtube.com/watch?v=qXbZyvtRAUY

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