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la Repubblica, 23.12.2010, p. 42 Neil Macfarquhar La terra dellAfrica rubata ai contadini I governi affittano i campi a grandi investitori e potenze straniere.

Il tutto allinsaputa degli agricoltori. Ma Onu e Banza Mondiale dicono che solo migliorando le tecniche delle colture si potr sfamare pi gente. SOUMOUNI (Mali) La mezza dozzina di stranieri piombata in questo remoto villaggio dellAfrica occidentale ha portato notizie allarmanti ai contadini della zona; Questa sar lultima stagione in cui potremo coltivare i nostri campi dice Mama Keita, 73 anni, capo di questo villaggio nascosto in mezzo a una fitta boscaglia dopo di che abbatteranno le case e si prenderanno la terra. Ci hanno detto che questa terra di Gheddafi. In tutta lAfrica e negli altri Paesi in via di sviluppo, una nuova corsa alla terra ne sta inghiottendo grandi estensioni coltivabili. Nonostante le loro tradizioni ancestrali, gli scioccati abitanti di piccoli villaggi stanno scoprendo che le loro terre il pi delle volte sono propriet dei governi africani, che le hanno affittate per i decenni a venire, spesso a poco prezzo, a investitori privati e governi stranieri. Organizzazioni come le Nazioni Unite e la Banca mondiale sostengono che questo metodo, se praticato equamente, potrebbe contribuire a sfamare una popolazione mondiale in aumento, introducendo lagricoltura commerciale su larga scala in zone che ne sono prive. Ma altri condannano gli accordi definendoli ruberie neocoloniali che distruggono i villaggi e creano una massa instabile di poveri senza terra. A peggiorare le cose, c il fatto che gran parte del cibo prodotto destinato alle nazioni pi ricche. La sicurezza alimentare del Paese interessato deve essere messa al primo posto senza eccezioni dice lex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, che ora lavora ai problemi dellagricoltura africana altrimenti puro e semplice sfruttamento, e non funziona. Uno studio della Banca mondiale pubblicato a settembre, segnala che nei primi 11 mesi del 2009 sono stati registrati accordi relativi a terreni agricoli per almeno 45 milioni di ettari. Pi del 70 per cento di questi accordi riguarda terreni africani, con nazioni come Sudan, Mozambico ed Etiopia che stanno cedendo agli investitori milioni di ettari. Prima del 2008, la media globale di accordi analoghi non superava i quattro milioni di ettari lanno. Ma la crisi alimentare di quellanno, che provoc rivolte per il cibo in una dozzina di Paesi, ha scatenato labbuffata. C un interesse persistente allacquisizione di terreni ad altissimo livello, dice Klaus Deininger, leconomista della Banca mondiale autore del rapporto, che ricava molte delle cifre dal sito del patrocinio Grain perch i governi non rendono pubblici i dati relativi agli accordi. Il rapporto il linea generale sostiene gli investimenti, ma rivela anche che molti sono speculazioni, che i terreni spesso vengono affittati a meno del loro valore e restano incolti, che i contadini vengono cacciati senza alcun rimborso e finiscono con loccupare i parchi naturali. E che le nuove imprese creano molti meno posti di lavoro di quelli promessi. I contadini hanno dovuto abbandonare le terre in paesi come lEtiopia, l?Uganda, la Repubblica Democratica del Congo, la Liberia, lo Zambia. In Mali, pi di un milione di ettari lungo il fiume Niger sono controllati da un fondo statale, lOffice du Niger. In ottantanni sono stati irrigati solo 80 mila ettari, perci il governo vede i nuovi investitori come una vera fortuna. Anche dando la terra alla popolazione, non hanno i mezzi per svilupparla, e non li ha nemmeno lo Stato, dice Abou Sow, il direttore esecutivo dellOffice du Niger. Sow fa lelenco dei Paesi che hanno gi fatto investimenti o espresso interesse anche tramite privati: Cina e Sudafrica per la canna da zucchero, Libia e Arabia Saudita per il riso, e poi Canada, Belgio, Francia, Corea del Sud, India, Olanda e multinazionali come la Banca per lo sviluppo dellAfrica occidentale. Sow sostiene che molti investitori sono maliani, ma ammette che investitori stranieri come i libici, che qui hanno noleggiato 100mila ettari, spediranno riso, buoi e altri prodotti in Patria. Laccordo con i libici assegna loro i terreni per almeno cinquantanni, chiedendo come unica contropartita che li sviluppino. Ci vorranno anni prima che le terre diventino produttive. Ma alcuni funzionari fanno notare che la Libia ha gi speso oltre 50 milioni di dollari per costruire un canale lungo 38 chilometri e una strada, a beneficio dei villaggi della zona. Tutti i contadini danneggiati, ha aggiunto Sow, riceveranno un rimborso. Ma rabbia e sfiducia dilagano. In una manifestazione del mese scorso, i contadini hanno chiesto voce in capitolo negli accordi fatti. La terra una risorsa che il 70 per cento della popolazione usa per sopravvivere dice Kalfa Sanogo, economista del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo del Mali non puoi buttare fuori il 70 per cento della popolazione, n puoi semplicemente dirgli di diventare tutti braccianti. Un progetto americano da 224 milioni di dollari, invece, segue un approccio differente: lo scopo aiutare 800 contadini maliani ad acquisire i diritti di propriet su cinque ettari di terreni appena disboscati. Soumouni dista circa 32 chilometri dalla strada pi vicina. Siamo tutti molto spaventati, dice Sekou Traor, 69 anni, uno dei 2.229 abitanti del villaggio. Saremo noi a finire vittime di questa situazione, ne sono certo. (Traduzione Fabio Galimberti)

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