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Libri Passioni

La lettura di Wlodek Goldkorn


Una vita costruita come se fosse un capolavoro della migliore perch inquietante, dissacrante, ambivalente, spiazzante e per niente consolatoria letteratura. La vita quella di Eduard Limonov, scrittore russo 69enne,geniale,innovativo,avanguardista.

vita da romanzo russo


Emmanuel Carrre, bravo romanziere francese, lha voluta affrontare in Limonov(traduzione di Francesco Bergamasco, Adelphi, pp. 356, 19). Ne venuto fuori uno dei pi importanti libri sulla realt russa e sulla cultura del Paese degli ultimi

40 anni. Ma anche una specie di bellissimo thriller esistenziale che porta il lettore diritto dentro unindagine sullessenza della letteratura. Oggi Limonov nato in Ucraina, glio di un piccolo funzionario della polizia segreta, conosciuto come il leader del Partito nazionalbolscevico. Anni fa, combatteva assieme ai serbi contro i bosniaci assediati a Sarajevo. Fascista e comunista? Che ha in odio la democrazia? Eppure rispettato dagli oppositori del regime di Putin, e lui stesso stato incarcerato. Non solo, negli anni dellesilio (ai tempi dellUrss mentre vagava tra Parigi e New York, facendo il domestico e il prostituto) Limonov derideva e denigrava i dissidenti, da Brodskij a Solzhenitsyn, eppure era apprezzato da Andrei Sinjavskij, vate della letteratura e del pensiero liberal russi. Una serie di paradossi che Carrre racconta senza tralasciarne i lati scabrosi, come se la vita vera fosse un romanzo, con protagonista un uomo che cerca di essere una canaglia, ma che nisce per rivelare un suo lato di inaspettata onest e lealt.

GrIGIo MafIa
una cosa che assomiglia alla maa ma non ha padrini e non ha famiglie. Si muove in uno spazio crepuscolare, tra ci che legale e ci che non lo . E fa della legalit essibile il suo grimaldello. Il libro di Giacomo Di Girolamo Cosa Grigia (il Saggiatore pp. 281, 16,50) racconta una nuova maa: un parassita che si insinua nella vita del Paese e ne succhia la linfa. Vengono tratteggiate le sfumature di grigio nella politica e nelleconomia. Senza tralasciare il crepuscolare mondo dellantimaa. L. A.

Il romanzo di Marco Belpoliti


Giuseppe un giovane ricercatore; la sua specialit lindagine del fuoco. In realt, Giuseppe un perfetto fallito, la cui bravura consiste proprio nel fallire medesimo, con una inclinazione a intrappolarsi da solo. costruisce un mondo parallelo, in cui vivono personaggi liminari come lui. poi nel suo campo visivo entra fiora con cui intreccia un rapporto amoroso, il tutto contornato dalla vocazione religiosa di Giuseppe, neota nella fede cattolica. Il peso della grazia di christian raimo (einaudi, pp. 464, 21) un romanzo dalla improbabile trama e dallo sviluppo impossibile. tutto si svolge dentro la testa di Giuseppe. lallusione del titolo a simon Weil, eroina della voce narrante. Il peso quello della vita, e delladolescenza protratta, il vero stigma del protagonista; la grazia invece lamore, la fede e il sesso, che crea intorno al personaggio e a fiora un alone di misticismo carnale. libro inconsulto contiene pagine intensissime di profonda introspezione. la distrazione appare il demone che attanaglia il protagonista. distrazione da cosa? dalla verit, da se stessi? l dove altri scrittori della medesima generazione, vasta, bajani, cercano una via duscita dal nichilismo attraverso una costruzione proiettiva, la realt come schermo, raimo fa implodere dentro di s il suo personaggio, sino alla afonia delle pagine bianche nali. un libro illuminante, intorno a una generazione scomparsa, quella dei trentenni, la generazione della dolce attesa: il nulla che come una amma fredda lambisce da vicino la vita di Giuseppe.
18 ottobre 2012 |

Giovent bruciata

foto: magnum / contrasto, l. cendamo - blackarchives

In alto: una manIfestazIone del partIto nazIonal bolscevIco. a destra: chrIstIan raImo

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Libri Passioni
La storia di Giuseppe Berta

falsa epopea
Alamo: un nome che evoca unepopea, un capitolo eroico nella vicenda della nazione americana, colta nel momento della sua espansione. Per coloro che sono cresciuti quando ancora il cinema western parlava allimmaginario dei ragazzi, Alamo ricorda un kolossal di pi di cinquantanni fa, voluto, diretto e interpretato da John Wayne, che vi impersonava una gura emblematica della frontiera e del suo mito come Davy Crockett. Ma qual la storia vera del fortino di Alamo e della sua resistenza alle truppe messicane del generalissimo Santa Anna, che lassediarono e ne sterminarono la piccola guarnigione nel 1836, senza riuscire a stroncare lautonomia del Texas? Essa molto pi prosaica della leggenda costruita dalla potenza comunicativa di Hollywood, che ha trasformato un manipolo di avventurieri, spesso senza scrupoli, in una schiera eletta di combattenti per la libert (quando in realt volevano riportare la schiavit nel Texas, dopo che gi il Messico laveva abolita). A ripristinare la verit ci pensa ora un versatile poligrafo come Paco Ignacio Taibo II, autore di un libro di efcace e godibilissima divulgazione storica (Alamo, Tropea, pp. 283, 14). La sua demitizzazione completa: degli eroi di Alamo, Jim Bowie era un affarista e uno speculatore senza alcuna remora, oltre che un violento ubriacone; William Travis un faccendiere che si spacciava per avvocato. Il meno peggio alla fine, era il famoso Crockett: un politico trombato, alla ricerca di un riscatto economico e pubblico, che sfruttava la fama della sua biograa totalmente inventata. Taibo un messicano avverso allespansionismo americano: non per questo cela la realt dellimprovvisato esercito del bieco Santa Anna, costituito da reclute che non avevamo mai sparato un colpo, scalze, lacere e malnutrite. Insomma, alla prova dei fatti lepisodio di Alamo appare una grottesca nzione storica. Eppure, dalle pagine di Taibo esce lautentica vivacit brutale del West: una nuova frontiera popolata di avvocati, pistoleri, trafcanti, dottori, tutti smaniosi di terre e avventure.

Come dire
di Stefano Bartezzaghi

sporchi eufemismi

La biblioteca di Enzo Golino

Gozzano, Nietzsche e camicie

Revival di guidogozzano? Lui stesso a volte amava scrivere cos, in tutte minuscole, nome e cognome, allinsegna dellironica tendenza a minimizzare, tipica del suo carattere, nel gioco tra nzione e verit. Il piemontese Nino Aragno, editore di libri con una veste graca di rigorosa eleganza, ha trovato nel poeta una sorta di genius loci afne ai suoi gusti. A distanza di qualche mese stampa in una edizione rivisitata - Il paese fuori del mondo (pp. 128, 15), a cura di Eliana A. Pollone - le prose giornalistiche per lEsposizione di Torino 1911 e un saggio di geograa letteraria - massimo esponente del genere Carlo Dionisotti, un maestro - dedicato a una serie di escursioni Nei luoghi di Guido Gozzano (pp. 81, 10, corredo illustrativo essenziale ma adeguato) praticate da Paolo Mauri in un accanito andirivieni fra il territorio e lopera. Malato di tubercolosi, insofferente degli studi ma scrittore precoce, Gozzano evit anche di laurearsi in Giurisprudenza, e le cure necessarie non giovarono certo alla perenne inquietudine o al tormentoso rapporto con la poetessa Amalia Guglielminetti; ma non gli impedirono quel gran viaggio in India e il libro che ne raccolse le impressioni. Complessa e sfuggente, riluttante a manifestarsi negli angoli pi oscuri e ambigui della sua ispirazione quanto pi il verso orecchiabile e la rima facile, la sua poesia - secondo Mauri - non si smonta agevolmente. Eppure ha vinto. Come risulta dal favore dei lettori e dalla critica che si applicata ad analizzarla, qui evocata in una rapida, non pedante carrellata di giudizi e immagini: il crepuscolare di G.A. Borgese, il novissimo di Edoardo Sanguineti, il postmoderno di Giuseppe Zaccaria, insieme ad altri idealmente schierati nella sintesi montaliana dello choc per un poeta in grado di far rimare Nietzsche e camicie.

A lezione mi capitato di pronunciare la parola casino (nel senso di situazione ingarbugliata e confusa). Subito prima di farlo ho temuto che la parola potesse scandalizzare qualcuno o che allopposto venisse considerata come un tentativo di linguaggio giovane e disinvolto: ma poi nessuno fra i giovani universitari che mi ascoltavano mi parso battere ciglio. Forse le onde delleufemismo si sono chiuse per sempre sopra il relitto di quella che fu una parola trasgressiva, a modo suo impavida e gloriosa. Casino fa parte di quellesercito di orchi, ostriche, bagni, erbe, Empoli, zii, sacripanti e diancine che mobilitiamo per supplire ai nomi blasfemi o comunque tab che nellira o nella deprecazione o nellindecenza di un argomento vorremmo pronunciare. Ma mentre davanti alle signore degli anni Settanta e Ottanta era meglio non dire casino, nei decenni precedenti casino era proprio la parola da usare per sfumare i censurati bordello e lupanare: poi diventato un modo poco ne per intendere confusione, che ora ne laccezione dominante e (quasi) neutra. A spiegare gli andirivieni della decenza linguistica era stato uno studio uscito in prima edizione nel 1964: Le brutte parole. Semantica delleufemismo. Lautrice, la linguista Nora Galli de Paratesi, aveva fra laltro avuto lidea di studiare le lettere inviate dalle prostitute alla senatrice Lina Merlin, lettere che descrivevano la condizione delle lavoratrici del sesso in ogni dettaglio, ma anche con ogni pudore. Leufemismo (che rende pudica la lingua) e il suo contrario, il disfemismo (che usa appositamente i termini pi volgari) sono tuttora potenti motori del cambiamento linguistico. Certo, il mondo molto cambiato. Da un mese, a Montreal, c un sushi bar chiamato Kabuki. Prima il locale esisteva, ma prendeva nome da una mossa di karate, il Fukyu, che assomigliava troppo allinsulto inglese pi diffuso. Come se in Italia aprisse un rafnato club di musica nero-americana intitolato Funk Cool. anagramma: Nora Galli de Paratesi = Se la parola ti denigra
18 ottobre 2012 |

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