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Potere e terrore

Terrorismo: l'impiego calcolato della violenza o della minaccia di violenza per conseguire obiettivi di natura politica, religiosa e ideologica. Il tutto compiuto per mezzo dell'intimidazione, della coercizione o con la diffusione della paura.

Introduzione Le parole potere e terrore, e le loro declinazioni, potrebbero racchiudere tutto il dibattito relativo a ci che successo negli Stati Uniti l'11 Settembre 2001. Terrore, terrorista, terrorismo, Asse del Male, punire, sconfiggere, castigare. I rappresentanti dei massimi vertici degli Stati Uniti ripetevano in maniera ossessionante queste parole, quasi fossero un mantra contemporaneo; bisognava spiegare al popolo americano che la nazione era stata vittima di uno spietato attacco terroristico e trovarono che il modo migliore per farlo fosse quello di ripeterlo all'infinito; pochi giorni dopo l'attentato la Cia promulgava l'elenco dei terroristi e pochi mesi dopo si era deciso di attaccare gli stati che avrebbero offerto aiuto ai terroristi. Il fatto era questo: gli Stati Uniti, la potenza pi potente del mondo (sembra quasi uno scenario da cartone animato o da film Hollywoodiano di fantascienza) erano stati attaccati, al loro interno, da dei terroristi. Non era importante capire chi erano questi terroristi, le loro (vere) motivazioni, la loro storia, riflettere sui paesi dai quali provenivano o chiedersi quale fosse il modo giusto di reagire. La gente, la gente di tutto il mondo, come ben dimostrano il film collettivo 11 Settembre 2001 e World Trade Center di Oliver Stone del 2004, doveva vedere e rivedere in televisione le stesse orribili scene, una sovrabbondanza di informazioni che non diceva nulla: l'aereo che entra nella seconda torre, le torri che crollano una dopo l'altra, il Pentagono, i disperati che si buttano dalle torri pur di non morire in quell'inferno, la polvere. E, in contemporanea a quelle immagini, risuonavano le due parole magiche, una rivolta all'esterno, chiara, lampante, terrorismo, e l'altra, che in realt conteneva il senso ultimo della vicenda, sottintesa, potere. Anche il cinema, in barba a una presunta irrappresentabilit dell'11 Settembre 2001, si lanciato nella corsa alla rappresentazione. Solo pochi mesi dopo l'accaduto infatti, uscito il film collettivo 11 Settembre 2001 e nel corso degli anni registi come

Oliver Stone o Paul Greengrass si sono lanciati nella produzione di film relativi al'11 Settembre 2001. Magari sar irrappresentabile la stessa scena vista milioni di volte in tv, avr perso la sua spettacolarit, non sar possibile replicarla al meglio negli Studios, ma quella immane tragedia sugli schermi si pu portare, eccome! L'importante, nei film Hollywoodiani mainstream, non era ovviamente rappresentare il potere, quello che interessava veramente era l'aspetto tragico, il terrore e i modi in cui si pu sconfiggere. La rappresentazione di esso pu andare dalla semplice ripetizione di ci che successo a New York fino alla completa invenzione di ci che probabilmente accaduto sullo United 93, che avrebbe dovuto schiantarsi sulla Casa Bianca ma che, grazie all'insurrezione di un gruppo di coraggiosi passeggeri, stato fatto precipitare a Shanksville. La versione di Greengrass, autore del discusso United 93, contrasta di molto sia dal rapporto ufficiale della Commissione 9/11 sia dalle teorie pi spericolate dei complottisti, rappresentando in ultima analisi semplicemente una versione nella quale si giustificano tutti (FAA, NORAD, Cia, Fbi) tranne i terroristi, ovviamente. Il fatto, gravissimo, che in quell'11 di Settembre tutti i sistemi di difesa della pi potente e aggressiva civilt contemporanea siano stati sconfitti da uomini armati di taglierini e bombe finte (!) sembra essere soltanto uno scherzo del destino, cinico e spietato, che quel giorno aveva deciso di beffarsi dei gloriosi Stati Uniti e passa in secondo piano. Oliver Stone, nel suo World Trade Center, uscito 3 anni dopo i fatti, decide invece di non porsi proprio il problema e prende spunto dalla tragedia per raccontare una storia che inneggia alla bont americana.. Chi si sforzato di concentrarsi sul lato del potere ha dovuto scegliere per forza di cose la via del documentario e, quasi di riflesso, quella del complottismo. Sono davvero troppe le cose che non tornano e non sembra possibile raccontare quegli avvenimenti senza porsi delle domande che inevitabilmente non trovano risposta. Si sono succeduti cos nel corso degli anni svariati documentari (Zeitgeist, il recente Zero, di produzione italiana, Loose Change, aggiornato anno per anno, Fahrenheit 9-11) che sollevano alcune questioni importanti ma che non sembrano avere la forza di dissipare tutti i dubbi relativi all'11 Settembre 2001. Il pi

interessante mi sembra di gran lunga Zeitgeist-the movie, un web-film no-profit diretto e prodotto dal regista inglese Peter Joseph. L'opera, divisa in tre parti, porta avanti la tesi secondo cui l'intera storia dell'umanit sarebbe pervasa di miti, creati ad hoc dalle elite per mantenere la coesione sociale all'interno della popolazione1 e poter perseguire i propri scopi. Si passa cos dal pi grande mito di tutti i tempi, la religione cristiana, che altro non sarebbe se non un'evoluzione delle antiche mitologie dedicate al Dio Sole, fino alla storia recente. La prima e la seconda guerra mondiale, gli storici crolli della borsa americana negli anni '10 e '20 del '900, la guerra in Vietnam, altro non sarebbero che decisioni prese a tavolino dai gruppi di potere economici americani, capitanati dai grandi banchieri internazionali (Rockfeller, J.P Morgan, etc.). Nel mezzo, i fatti dell'11 Settembre, altro tragico tassello del supposto macabro piano del Potere. In quell'occasione il governo americano, in combutta con i grandi banchieri, avrebbe deciso di effettuare un'operazione false flag, un autoattentato costruito su misura, utile a fornire una sorta di giustificazione ideologica per le guerre in Afghanistan e Iraq e necessario per l'emanazione de Patriot Act, una legge che rafforza il potere dei corpi di polizia e di spionaggio statunitensi, quali CIA, FBI e NSA, riducendo cos la privacy dei cittadini. Quello che rimane della produzione cinematografica un piccolo gruppo di opere di finzione che parlano direttamente dell'11 Settembre 2001 e una pletora di opere che in un modo o nell'altro, pretestuosamente o meno, possono riferirsi a ci che succedeva prima, durante e dopo quell'avvenimento. Restano, nonostante la quantit di materiale disponibile, degli enormi interrogativi inevasi. Perch? Perch 19 persone hanno pensato di schiantarsi con degli aerei contro i principali segni degli Stati Uniti? E perch proprio degli arabi? E dov' ora Osama Bin Laden (colui che tutto il mondo crede responsabile degli attacchi, nonostante nel marzo
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Ecco perch le guerre, la guerra al crimine, la guerra alla droga", la guerra al terrorismo, presentano parecchi benefici, il principale dei quali credo sia quello chiamato controllo della popolazione nella teoria antirivoluzionaria: le guerre spaventano la gente. Il crimine diventa una questione politica, non un problema sociale con radici complesse, i candidati politici fanno a gara per essere i pi duri col crimine, mentre stilano programmi che probabilmente generano il crimine. Contenuto in Noam Chomsky, Linguaggio e politica, Di Renzo editore, 1998, p. 139.

2007, dopo quattro anni di carcere, inclusi sei mesi nel Campo di detenzione di
Guantanamo Bay, Khalid Shaykh Muhammad ha confessato di essere stato i il

principale progettista degli attentati dell'11 settembre 20012)? E perch gli Stati Uniti hanno deciso di attaccare l'Afghanistan e l'Iraq nonostante 16 dei 19 dirottatori fossero dell'Arabia Saudita? E dove sono le armi di distruzione di massa in mano a Saddam Hussein, ex grande amico degli USA (come Osama Bin Laden del resto), divenuto poi nemico pubblico numero uno? E perch la Difesa quel giorno non ha funzionato? E perch i capi della difesa allora in carica sono stati addirittura promossi? Perch non stato pubblicato nessun video dell'aereo che si schianta nel Pentagono, tranne uno in cui non si vede niente? C' forse qualcosa da nascondere?E, soprattutto, come possono gli Stati Uniti condurre una campagna contro il terrorismo internazionale quando sono l'unica nazione del mondo ad essere stata condannata come terrorista dalle pi alte sfere istituzionali3? Queste domande hanno a che fare con la storia, la politica e l'economia, campi nei quali parole come potere e terrore possono avere un ruolo fondamentale. Non si tratta di giustificare l'uno o l'altro dei contendenti, si tratta di capire che i contendenti giocano a un gioco al quale non tutti vogliono giocare e invece sono costretti a farlo. Non si tratta di confrontare i morti americani coi morti afghani o le ragioni degli americani con quelle degli arabi. Quello che mi sembra importante che si debba affermare con certezza che gli Stati Uniti, e con loro tanti altri Stati, hanno approfittato di una situazione d'emergenza per perseguire dei piani difficilmente attuabili in condizioni di normalit. O che le cose non succedono quasi mai per caso. O che, in definitiva, il terrore pu essere un ottimo mezzo per espletare il proprio potere.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Khalid_Shaykh_Muhammad Dovremmo ricordarci, per esempio, che nel 1986 gli USA sono stati condannati dalla Corte Internazionale per uso illegale della forza (terrorismo internazionale) e hanno poi posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva a tutti gli stati (sottintendendo gli Stati Uniti) di rispettare il diritto internazionale; Contenuto in Noam Chomsky, 11 Settembre, le ragioni di chi, Marco Tropea editore, Milano, 2001, p. 22.

Power and terror: Noam Chomsky in our times Questo fondamentalmente il punto di vista di Noam Chomsky. Egli da per scontato che l'America sia stata effettivamente attaccata da terroristi islamici, al soldo di Al-Quaeda, che le torri siano venute gi per degli incendi, che un lato del Pentagono sia stato distrutto da un Boeing e che lo United 93 si sia schiantato a Shanksville dopo una ribellione dei passeggeri a bordo. Non si pu sicuramente definirlo un complottista. Nel libro 11 Settembre, le ragioni di chi a una precisa domanda sulla connivenza dei servizi segreti americani con gli attentatori, Chomsky risponde cos: Direi proprio di no. Questo attacco ha certamente colto di sorpresa i servizi di intelligence dell'Occidente, inclusi quelli degli Stati Uniti. La Cia ha effettivamente giocato un ruolo di primo piano, ma negli anni ottanta, quando si un ai servizi segreti del Pakistan e di altri paesi per reclutare, addestrare e armare i pi estremisti tra i fondamentalisti islamici e combattere una guerra santa contro gli invasori russi in Afghanistan. Assistiamo per ora al tentativo di riscrivere la storia facendo finta che gli Stati Uniti non siano mai stati implicati in questo scenario4. Fa quasi sorridere, se non fosse cos collegato a fatti tragici, che sia il cinema americano stesso a confermare ci che dice Chomsky. Non possibile infatti non ricordare Rambo III, film blockbuster che pi blockbuster non si pu, del 1988, nel quale il prode John Rambo si reca appunto in Afghanistan per salvare il suo popolo dalla minaccia sovietica. E lo fa alleandosi con i talebani! Il film si chiude pertanto con una tragicomica dedica al valoroso popolo afgano. Insomma, non c' bisogno di spulciare tra le carte della Cia per sapere che gli americani hanno collaborato con i talebani in tempo non sospetti... Al di l delle coincidenze, quello che realmente interessa a Chomsky inserire gli attentati dell'11 Settembre 2001 in un contesto pi ampio, che tiene conto dei
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Noam Chomsky, 11 Settembre, le ragioni di chi?, Marco Tropea editore, Milano, 2001, p. 17.

rapporti di potere che gli USA intrattengono con le altre nazioni. La specie di lista del dolore che gli Stati Uniti avrebbero inferto ad altri popoli prima di 9/11, con l'obiettivo non si capisce bene se di giustificare la loro posizione o di suggerire agli americani di non farla troppo grossa, per citare gli autori del libro Ventuno per undici5, non una invenzione di Ken Loach, n una forma di giustificazione, n un consiglio agli americani. E' un dato di fatto. Non basta un condizionale (avrebbero inferto) in una nota a pi di pagina per screditare la Storia. Il fatto che gli Stati Uniti hanno inferto ad altri popoli dolori incommensurabilmente pi grandi di ci che successo a New York l'11 Settembre 2001. Non cogliere il nesso tra il prima o il dopo significa negare ogni rapporto di causa-effetto, significa davvero credere che dei terroristi bastardi hanno deciso di attaccare la pi grande democrazia del mondo solo perch non condividono i loro ideali, sono contrari alla globalizzazione, odiano il Mc Donald's e le serie tv americane6. Significa credere alle parole di G. W. Bush, di Dick Cheney, di Condoleezza Rice, di Donald Rumsfield e della maggior parte dei media ufficiali di tutto il mondo. Significa, in ultima istanza, farsi cogliere dal terrore, senza riflettere sui rapporti di potere, che stanno dietro di esso. Per Chomsky il terrore invece sempre una conseguenza, un atto secondo, che viene sempre dopo l'utilizzo dell'altra parola magica, il potere. Se facessimo un sondaggio tra gli intellettuali americani, l'approvazione dei bombardamenti in Afghanistan risulterebbe schiacciante. Ma quanti di loro pensano che si dovrebbe bombardare Washington a casa della guerra scatenata dagli Stati Uniti contro il Nicaragua, per fare un esempio, o Cuba, o la Turchia o qualunque altro paese? Se qualcuno proponesse qualcosa del genere sarebbero considerato pazzo. Ma perch? Se in un caso giusto, perch nell'altro sbagliato? [] Nei Vangeli c' una famosa definizione dell'ipocrita: ipocrita chi rifiuta di applicare a se stesso il metro che applica agli altri. Secondo questo criterio, tutto il

Leonardo Gandini e Andrea Bellavita, Ventuno per undici Fare cinema dopo l'11 Settembre, Le mani editore, Genova, 2008, p.14. Ci odiano perch sosteniamo che un nuovo ordine mondiale nel capitalismo, individualismo, laicit e democrazia dovrebbero essere la norma ovunque nel mondo. Ronald Steel, New York Times, 14 Settembre 2001.

dibattito sulla cosiddetta guerra al terrorismo pura ipocrisia7. Queste ed altre riflessioni sono alla base del documentario Power and terror: Noam Chomsky in our times del 2002, diretto dal regista statunitense John Junkerman, residente in Giappone da svariati anni. Junkerman era rimasto molto colpito dalle parole di Chomsky immediatamente successive all'attentato, come si evince dal libro relativo al documentario stesso: Non si pu parlare di terrorismo dei deboli contro i potenti senza affrontare anche il tema del terrorismo innominabile, ma di gran lunga pi potente, dei potenti contro i deboli8. Partendo dal principio fondamentale secondo cui l'esercizio della violenza contro le popolazioni civili terrorismo, indipendentemente dal fatto che chi lo pratica sia un gruppo organizzato di terroristi islamici o lo stato pi potente del mondo, Chomsky sfida in termini forti e senza compromessi gli Stati Uniti ad applicare alle proprie azioni gli stessi criteri di giudizio morali che loro stessi applicano agli altri. Ci che ha reso gli attacchi dell'11 Settembre 2001 un fatto storico dunque la loro localizzazione geografica, la qualit delle vittime. Dice Chomsky: Se ripassassimo 100 anni di storia vedremmo che i paesi imperialisti sono rimasti perlopi immuni; sono state commesse molte atrocit ma sempre in altri posti. Come quando il Giappone le commetteva in Cina; che io sappia mai ci sono stati attacchi cinesi a Tokyo. Sempre in un altro posto. Ed stato cos per secoli. Questa la prima volta che cambia. Non neanche tanto sorprendente. Io stesso ho parlato e scritto di questo e compare nella letteratura specializzata. Si capito, ed abbastanza ovvio, che con la tecnologia attuale possibile che piccoli gruppi anche se carenti di mezzi sofisticati possono commettere atrocit terribili9. Non bisogna andare molto lontano con la mente per trovare delle corrispondenze tra il pensiero di Chomsky e la realt. E' di pochi giorni fa infatti la notizia di un attentato terroristico alla Caserma Santa Barbara di Milano, la stessa dalla quale molti militari italiani sono partiti per la missione in Afghanistan. L'autore del mancato attentato (la bomba esplosa parzialmente, ferendo solo l'attentatore
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Noam Chomsky, Dopo l'11 Settembre Potere e terrore, Marco Tropea editore, Milano 2003, pp. 30-31. Noam Chomsky, Dopo l'11 Settembre Potere e terrore, Marco Tropea editore, Milano, 2003, p. 17. Brano estratto dal documentario di John Junkerman, Power and terror: Noam Chomksy in our times, edizioni Siglo, Giappone, 2002.

stesso), Mohamed Game, residente da anni in Italia con regolare permesso di soggiorno, "un cane sciolto", dicono gli inquirenti, "che ha realizzato l'esplosivo con tecniche fai-da-te10", recandosi in un consorzio poco distante da Milano per acquistare discrete quantit di prodotti fertilizzanti che, combinati nel giusto modo, possono diventare una miscela esplosiva. Eppure, pochi giorni dopo, l'On. Daniela Santanch ha detto: Sono stata additata come una provocatrice perch a fine settembre, in occasione della festa per la fine del ramadan sono andata a manifestare contro il burqa. Gli islamici mi hanno aggredita, insultata, mi hanno mandato in ospedale. Ora spero che certa sinistra, certi intellettuali, abbiano avuto la prova di quanto moderati siano gli islamici. Questepisodio la dimostrazione che c contiguit tra i centri di culto e il terrorismo11. Dunque, un individuo che gli inquirenti hanno dichiarato essere un cane sciolto diventa paradigmatico per attaccare tutti gli islamici e addirittura per collegare tutti i centri di culto con il terrorismo. Nel frattempo lo Stato italiano combatte una guerra contro il terrorismo in Afghanistan grazie alla quale si possono contare (le stime sono assolutamente non ufficiali, fondamentalmente nessuno interessato a contare i morti afgani) almeno 700mila morti tra i civili e altri due milioni di persone prossime al decesso per denutrizione. La reazione della Santanch dunque molto prevedibile, comune a chiunque possa essere catalogato nella suddetta categoria degli ipocriti. Dice Chomsky: Per citare l'analisi del New York Times del 16 Settembre 2001: Gli aggressori hanno agito per odio nei riguardi di valori fondamentali per l'Occidente come libert, tolleranza, prosperit, pluralismo religioso e suffragio universale. Dunque le azioni degli Stati Uniti sono irrilevanti e non c' nemmeno bisogno di discuterne. Il che d grande conforto, e un simile atteggiamento tutt'altro che insolito nella storia intellettuale, anzi, quasi la norma. Si da il caso che contrasti con la realt, ma presenta tutti i vantaggi della gratificazione e del sostegno incondizionato al potere. Ha anche lo svantaggio di rendere possibili ulteriori tragedie, anche contro
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Contenuto in http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/esplosione-caserma-milano/esplosione-casermamilano/esplosione-caserma-milano.html Contenuto in: http://www.libero-news.it/articles/view/581293

di noi e forse ancora pi spaventose dell'11 Settembre12. Mi rendo conto che tutto ci potrebbe sembrare quasi un'apologia del terrorismo e allora rispondo con le parole di Chomsky, che condivido fortemente: Si tratta dell'esatto opposto: non si tratta di apologia, soltanto buon senso. Chi non si preoccupa della possibilit che si verifichino altri attentati terroristici continui pure a non considerarne le motivazioni. Ma chi interessato a prevenirli, a quelle motivazioni deve prestare attenzione. E questo non c'entra niente con l'apologia13. Il problema di fondo dunque l'atteggiamento che le nazioni pi potenti del mondo adottano verso quelle pi deboli. E non certo la guerra la soluzione al terrorismo internazionale. In un articolo del Settembre 2004 Chomsky dice: Come previsto, la guerra ha accresciuto la minaccia del terrorismo. L'esperto di cose mediorientali Fawaz Gerges ha trovato "semplicemente incredibile come la guerra ha ravvivato il fascino di una jihad islamica globale, che dopo il 9 settembre era effettivamente in declino". Il reclutamento per le reti di Al Qaeda aumentato, mentre l'Iraq stesso diventato per la prima volta un "paradiso per i terroristi". Nel 2003 gli attacchi suicidi hanno raggiunto i livelli pi alti dell'epoca moderna; l'Iraq ne ha subito i primi dal tredicesimo secolo. E' fondata opinione degli specialisti che la guerra ha provocato anche la proliferazione delle armi di distruzione di massa. All'avvicinarsi dell'anniversario dell'invasione, la grande stazione centrale di New York stata pattugliata da poliziotti armati di mitragliatori. Una reazione agli attentati dell'11 marzo a Madrid, che - nel pi grosso crimine terroristico compiuto in Europa hanno ucciso pi di 200 persone. Pochi giorni dopo, l'elettorato spagnolo ha cacciato via col voto il governo, che era entrato in guerra nonostante l'enorme opposizione popolare. Gli Spagnoli sono stati condannati per la loro compiacenza nei confronti del terrorismo, per aver votato per il ritiro delle truppe dall'Iraq in mancanza di un'autorizzazione dell'ONU: cio, per aver preso una posizione simile a quella del 70% degli Americani, che chiedeva che l'ONU assumesse in Iraq un ruolo guida. Bush ha assicurato gli Americani, sostenendo "che oggi il mondo pi sicuro, perch in Iraq la nostra coalizione ha posto fine a un regime, che ha coltivato legami col
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Noam Chomsky, 11 Settembre, le ragioni di chi?, Marco Tropea editore, Milano, 2001, p. 29. Noam Chomsky, Dopo l'11 Settembre Potere e terrore, Marco Tropea editore, Milano, 2003, p. 17.

terrorismo e costruito armi di distruzione di massa". I manipolatori al servizio del presidente sanno che ciascuna di queste parole falsa, ma sanno anche che le bugie -se ripetute con sufficiente insistenza- possono diventare Verit14. Il concetto qui espresso di manipolazione centrale nel pensiero di Chomsky. E' essenziale controllare l'opinione pubblica attraverso i media per i moderni stati nazionali. E' un tema che ci tocca molto da vicino, tanto da rendere il caso italiano paradigmatico per parlare di connivenza e conflitto di potere tra media, politica ed economia. Per Chomsky tutta l'industria dei mass media altro non che una enorme fabbrica del consenso. Le radici di questa espressione, ormai diventata d'uso comune, svelata nel saggio Come ti omologo i media: Walter Lippmann, la figura pi autorevole del giornalismo americano per oltre mezzo secolo (e intendo il giornalismo serio, le teste pensanti), scrisse, fra l'altro, dei Saggi Progressisti sulla Democrazia , "progressisti" perch considerati tali negli anni '20. Di nuovo, vediamo applicata molto esplicitamente la lezione del lavoro di propaganda. Dice che c' un'arte nuova in democrazia, chiamata la fabbricazione del consenso. una sua frase. Edward Herman e io l'abbiamo usata come titolo di un nostro libro (La Fabbrica del Consenso), ma viene da Lippmann. Che spiega questa nuova arte: fabbricando il consenso, possibile aggirare il fatto che, formalmente, il diritto di voto venga esteso a molti. Possiamo rendere questo fattore irrilevante, perch ora siamo in grado di fabbricare il consenso. Siamo in grado di strutturare le loro scelte e i loro atteggiamenti, in modo che facciano sempre ci che noi diciamo loro di fare, anche se formalmente potrebbero partecipare. Cos avremo una reale democrazia. Funzioner a dovere15. Un concetto che il cinema, anche quello statunitense, ha ben presente. E' del 1976 il film Quinto Potere (felice traduzione italiana dell'originale Network) di Sidney Lumet, nel quale il protagonista, un commentatore televisivo stanco e sfiduciato, lancia una storica invettiva contro la tv: Ascoltatemi! La televisione non la verit! La televisione un maledetto parco di divertimenti, la televisione un
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Noam Chosmky, Hegemony or Survival: America's Quest for Global Dominance. Owl Books (NY) Editions, 2004, trad. a cura di Giancarlo Giovine, contenuto in: http://zinternational.zcommunications.org/Italy/chomsky-ricorsoforza.htm Noam Chomsky, What Makes Mainstream Media Mainstream, da un colloquio allo Z. Media Institute, Giugno 1997; trad. a cura di Stefano Guizzi

circo, un carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni, giocatori di calcio! Ammazzare la noia il nostro solo mestiere16.

Che fare?
Nelle societ contemporanee pi evolute l'esercizio del potere sembra essere irrimediabilmente corrotto. Il campionario dei mezzi dispiegati dai potenti va dal controllo dei media alla creazione di finti nemici, dalle limitazioni alla privacy dei cittadini alle guerre preventive, fino ad arrivare alla necessit di farsi del male da soli (un autoattentato) pur di giustificare le proprie scelte politiche ed economiche. Eppure persone come Noam Chomsky mantengono il proprio atteggiamento ottimista. Certo, atrocit terroristiche come queste [quelle dell'11 Settembre 2001] sono un regalo per quanti sono favorevoli alla repressione e saranno certamente sfruttate lo sono gi, di fatto per accelerare i tempi di militarizzazione, della irreggimentazione, del capovolgimento dei programmi socialmente pi democratici, del trasferimento della ricchezza verso settori sociali pi ristretti e del sabotaggio della democrazia in ogni forma17, ma non basteranno a fare dell'uomo un essere totalmente assoggettato al terrore e al potere. Anche un evento terribile come l'attentato dell'11 Settembre pu rappresentare un momento positivo, un punto in cui fermarsi e riflettere sul proprio operato, sulla propria vita. E' in momenti come questi che l'Uomo pu davvero scegliere: come quando ci si trova di fronte a un bivio, ma sapendo che una la strada della distruzione e l'altra quella della salvezza. Certo la realt ci dice che la strada imboccata non sembra essere proprio quella giusta, gli Stati Uniti hanno deciso di attaccare prima l'Afghanistan e poi l'Iraq, seminando morte e distruzione, gli scontri tra palestinesi e israeliani si sono acuiti, attacchi terroristici di matrice islamica continuano a ferire l'Occidente in pi punti, l'Africa sconvolta da decine di focolai di guerra e il razzismo e l'odio sembrano essere i
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Sindey Lumet, Quinto Potere, Usa, 1976 Noam Chomsky, 11 Settembre, le ragioni di chi?, Marco Tropea editore, Milano, 2001, p. 18.

sentimenti imperanti di questo nuovo millennio. Chomsky fonda il proprio ottimismo nei cambiamenti interni alla societ avviati negli anni '60. E' solo dall'interno che si pu democraticamente cambiare la societ, bisogna partire dal basso. La situazione migliorata rispetto a trenta o quaranta anni fa. Per esempio oggi il governo statunitense deve rispettare i requisiti sui diritti umani imposti dal Congresso circa l'invio di armi e di altre attivit analoghe. Di solito trova il modo per eluderle, tuttavia queste limitazioni esistono. E anche questo un risultato del movimento degli anni sessanta. La popolazione di questo paese molto pi civile di quanto non fosse quarant'anni fa, e il processo continua. Si vanno via via imponendo dall'interno sempre pi limitazioni alla violenza di stato, e questo l'unico modo per ottenere risultati18. E' un atteggiamento che deriva anche del suo essere uno studioso di linguistica, il che gli permette di avere una visione di pi ampio respiro della contemporaneit. Arriva dall'Oriente invece una voce che ci dovrebbe essere familiare, di un uomo che ora non c' pi ma che prima di morire ci ha lasciato delle pagine stupende. Sto parlando di Tiziano Terzani, grande combattente per la pace dei nostri giorni, che nel suo libro Lettere contro la guerra, scritto poco dopo gli attacchi dell'11 Settembre, ci ha raccontato, poco di prima di ritirarsi nella sua casetta sull'Himalaya, un racconto tragico di ci che ha visto con i propri occhi in un Afghanistan martoriato dagli attacchi statunitensi. Ha visto l'orrore eppure non ha perso la speranza in s stesso e negli uomini. Bei discorsi. Ma che fare? Mi sento dire anche qui nel silenzio. Ognuno di noi pu fare qualcosa. Tutti assieme possiamo fare migliaia di cose. La guerra al terrorismo viene oggi usata per la militarizzazione delle nostre societ, per produrre nuove armi, per spendere pi soldi per la difesa. Opponiamoci, non votiamo per chi appoggia questa politica, controlliamo dove abbiamo messo i nostri risparmi e togliamoli da qualsiasi societ che abbia lontanamente a che fare con l'industria bellica. Diciamo quello che pensiamo, quello che sentiamo essere vero: ammazzare in ogni circostanza un assassinio. Parliamo di pace, introduciamo una cultura di pace nell'educazione dei giovani. Perch la storia deve essere insegnata soltanto come un'infinita sequenza di guerre e di massacri?[...]
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Noam Chomsky, Dopo l'11 Settembre Potere e terrore, Marco Tropea editore, Milano, 2003, p. 37.

Ancor pi che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono in passioni come il desiderio, la vanit, la paura, l'insicurezza, l'ingordigia, l'orgoglio. Dobbiamo cambiare atteggiamento. Cominciamo a prendere le decisioni che riguardano e che riguardano gli altri sulla base di pi moralit e meno interesse. Facciamo pi quello che giusto, invece di quel che ci conviene. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi. [] Soprattutto dobbiamo fermarci, prenderci tempo per riflettere, per stare in silenzio. Il cammino lungo e ancora tutto da inventare. Ma preferiamo quello dell'abbrutimento che ci sta dinanzi? O quello, pi breve, della nostra estinzione? Allora: Buon Viaggio! Sia fuori che dentro19.

Tutti si preoccupano di come possiamo fermare il terrorismo. Bene, c' un modo semplicissimo per riuscirci: smettere di praticarlo.

Noam Chomsky

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Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra, Longanesi & C., Milano 2002, pp.180-181.

Bibliografia

Noam Chomsky, Linguaggio e politica, Di Renzo editore, 1998

Noam Chomsky, 11 Settembre, le ragioni di chi, Marco Tropea editore, Milano, 2001

Noam Chomsky, Dopo l'11 Settembre Potere e terrore, Marco Tropea editore, Milano 2003

Noam Chomsky, Atti di aggressione e di controllo, Marco Tropea editore, Milano, 2000

Noam Chomsky, La fabbrica del consenso. Ovvero la politica dei mass media, Il Saggiatore tascabili, Milano, 2008

Leonardo Gandini e Andrea Bellavita, Ventuno per undici Fare cinema dopo l'11 Settembre, Le mani editore, Genova, 2008

Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra, Longanesi & C., Milano 2002

Articoli
Ronald Steel, New York Times, 14 Settembre 2001

Noam Chosmky, Hegemony or Survival: America's Quest for Global Dominance. Owl Books (NY) Editions, 2004, trad. a cura di Giancarlo Giovine

Noam Chomsky, What Makes Mainstream Media Mainstream, da un

colloquio allo Z. Media Institute, Giugno 1997; trad. a cura di Stefano Guizzi

Filmografia

Power and terror: Noam Chomsky in our times, film documentario di John Junkerman, 35 mm, 74 minuti. Produzione 2002 Siglo. Distribuito in Nord America dalla First Run Features di New York

11 Settembre 2001, di Youssef Chahine, Amos Gitai, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Shohei Imamura, Sean Penn, Ken Loach, Danis Tanovic, Alejandro Gonzalez Inarritu, Claude Lelouch. Con Maryam Karimi, Emmanuelle Laborit, Nour El-Chrif, Dzana Pinjo, Lionel Zizrel Guire, Vladimir Vega, Keren Mor. Titolo originale 110901 - September 11. Documentario, durata 122 min. - Francia, Gran Bretagna, 2002

World Trade Center, di Oliver Stone. Con Nicolas Cage, Michael Pea, Maggie Gyllenhaal, Maria Bello, Stephen Dorff. Drammatico, durata 129 min. - USA, 2006

United 93, di Paul Greengrass. Con Lewis Alsamari, Trish Gates, Cheyenne Jackson, David Alan Basche, Denny Dillon, Peter Hermann, J.J. Johnson, Gary Commock, Polly Adams. Drammatico, durata 90 min. - Gran Bretagna, USA, 2006

Zeitgeist-the movie, di Peter Joseph. Documentario, durata 116 min. - USA, 2007

Zero - Inchiesta sull'11 Settembre, di Franco Fracassi e Francesco Trento, da un soggetto di Giulietto Chiesa e Francesco Trento. Con Gore Vidal, Dario Fo, Lella Costa, Moni Ovadia. Documentario, durata 120 min. - Italia, 2007

Loose change, di Dylan Avery. Documentario, durata 82 min. (prima

versione) USA, 2006

Fahrenheit 9/11, di e con Michael Moore. Documentario, durata 115 min. USA, 2004

Rambo III, di Peter MacDonald. Con Richard Crenna, Sylvester Stallone, Marc De Jonge, Kurtwood Smith, Spiros Focas. Avventura, durata 101 min. - USA, 1988

Quinto potere, di Sidney Lumet. Con Peter Finch, William Holden, Faye Dunaway, Robert Duvall, Ned Beatty. Titolo originale Network. Drammatico, durata 121 min. - USA, 1976 Sitografia
www.wikipedia.it www.mymovies.it

http://www.tmcrew.org/archiviochomsky/index.html http://www.internazionale.it

http://zinternational.zcommunications.org/Italy/chomsky.htm www.libero.it

http://www.adnkronos.com

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