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04/02/10 06:36

Danilo soscia

Antonio Tabucchi, il mestiere di scrivere


L'autore dell'ultimo "Il tempo invecchia in fretta", accompagnato da Marco Alloni, ha incontrato all'Auditorium del Centro Maccarrone lettori e studenti per discutere della scrittura come strumento di conoscenza senza frontiere: "La mia patria la lingua italiana e quella del 'villaggio globale' una falsit enorme"
Auditorium del Centro Maccarrone gremito per l'arrivo di Antonio Tabucchi e Marco Alloni. La Provincia di Pisa, Assessorato alla Cultura, e l'Associazione "Brunero Paoli" Onlus, hanno organizzano ieri (mercoled 3 febbraio) un incontro-dibattito intorno al libro intervista "Una realt parallela. Dialogo con Antonio Tabucchi", scritto dallo stesso Alloni e dedicato all'opera e all'ideologia letteraria dell'autore di 'Notturno indiano' e 'Sostiene Pereira'. Un'intervista 'aperta' e a tutto campo che ha visto Tabucchi rispondere sui temi della scrittura e delle intime ragioni che sottendono l'opera d'arte, sui problemi che si trova ad affrontare chi scrive e sulle scelte che un autore compie quando racconta una storia. Alloni, che gi ha avuto modo di dialogare con Antonio Tabucchi in occasione del gi citato libro-intervista, ha preso spunto da quello che lui stesso ha denito "il problema delle frontiere in letteratura", facendo riferimento all'ambivalenza dello scrittore Tabucchi, il quale notoriamente tra gli autori italiani pi tradotti all'estero e, a sua volta, apprezzato traduttore. "La letteratura senza frontiere - ha sostenuto Tabucchi - in essa non c' traccia di quelle linee di conne immaginario che servono a rafforzare la percezione identitaria degli uomini, a preservare culture, a dare un senso alla vita. La letteratura una terra unica e quelle che possono sembrare differenze imprescindibili, come l'uso di una lingua diversa dalla nostra, godono del lavoro di tanti 'passeur', i traduttori ovvero coloro che consentono ai lettori di attraversare le frontiere linguistiche". Elogio del traduttore, il discorso di Tabucchi si soffermato spesso sulle contraddizioni che sono insite nell'appartenenza linguistica. "La mia patria la lingua italiana - ha affermato lo scrittore - e quella del 'villaggio globale' una falsit enorme. Il mondo esiste con le sue irriducibili diversit, con la sua imprevedibile variet. Deve solo essere scoperto". L'invito al viaggio di Tabucchi non si lascia attendere, sollecitato dai garbati e acutissimi quesiti formulati da Alloni. Il viaggio, appunto, uno dei motivi che meglio connotato l'opera di Tabucchi e che, per questa medesima ragione, rappresentano un buon 'campo di prova' per discutere con l'autore delle possibilit ulteriori che l'ispirazione letteraria guadagnerebbe da un continuo stato di transizione. "Viaggiare per scrivere? - si chiesto l'autore - bisognerebbe demisticare talune mitologie ricorrenti. Credo sia inutile, quanto meno per il mio lavoro, viaggiare per osservare da vicino l'oggetto di una propria narrazione, l'ambiente di una propria storia. Credo il viaggio rappresenti invece un'occasione per aumentare il quoziente di imprevedibilit della propria esistenza". Gli aneddoti nel discorso di Tabucchi si susseguono con l'ironia tipica dei suoi racconti quando essi sorano una qualche dinamica personale: "Il viaggio procura una forma utile di straniamento, la stessa che ci consente di recuperare brandelli di memoria che si credevano dispersi. Come quando a Singapore, anni fa, nel letto dell'albergo in cui risiedevo, ho 'sentito' la voce di un mio zio lucchese morto quarant'anni fa". Tabucchi enuncia teoremi cristallini per quanto riguarda il quoziente 'biograco' delle sue opere: "A me interessa raccontare storie altrui", confessa sereno l'autore dell'ultimo "Il tempo invecchia in fretta". Scarso il riesso in tal senso sulle sue opere. Parola del loro autore. Meglio che connettere la 'lettera' alla propria vita, Tabucchi preferisce connettere tessuti di realt che sembrerebbero essere lontani anni luce tra loro: "Disinnescare il consueto, l'abitudine schematica, ecco il compito di chi scrive. Fare come Picasso che si sent rimproverare da un mercante d'arte il fatto di aver collocato su una sedia di paglia l'anomala natura morta formata da due polipi: 'Io prendo le cose e le butto sulla tela - disse il pittore - poi, se la intendono tra loro'. Perch si scrive? Una domanda che Tabucchi denisce 'periodica' alla quale, per, sa bene di non poter fornire una risposta univoca: "Si scrive per stabilire una vicinanza d'altro tipo con il mondo, simile a quella del bambino che, quando gioca, assume come verit incontestabile il suo stesso gioco. Una verit espressa sul piano simbolico, per la quale la nzione supera e scongge l'illusione, diventando cos 'prassi', sforzo sico. Insomma, la scrittura una forma di riappropriazione del mondo".

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