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IL SESSANTOTTO Una mobilitazione planetaria di Stefano De Luca Il Sessantotto fu un fenomeno prima di tutto giovanile, ed in modo particolare studentesco.

Caratteristica peculiare che fa delle rivolte di quegli anni una rarit storica, fu la simultaneit e la vastit geografica delle rivolte: in situazioni socio-economiche e geografiche molto diverse (dai Paesi europei al Giappone, dal Messico agli Stati Uniti) si assistette a forme di ribellione simili e contemporanee, senza che vi fosse stata alcuna forma di preparazione o di coordinamento. Tra la met degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, le giovani generazioni dei paesi pi diversi si sono ribellate ai rispettivi sistemi politici, culturali e sociali. E sufficiente ricordare alcuni eventi di quegli anni per rendersi conto delle dimensioni del fenomeno: il maggio francese (divenuto quasi il 68 per antonomasia); la primavera di Praga; lesplodere dei movimenti studenteschi in Italia e Germania; lopposizione negli Stati Uniti alla guerra in Vietnam; lassassinio a Menphis del leader nero della non-violenza Martin Luther King, e le sanguinose rivolte dei ghetti neri; la terribile strage di Piazza delle Tre culture a Citt del Messico, in prossimit delle olimpiadi (con un numero di vittime che non fu mai accertato, ma sicuramente superiore alle duecento persone); il famoso gesto di protesta degli atleti afro-americani alla premiazione olimpica dei 200 metri piani, con Tommy Smith e John Carlos sul podio a pugno chiuso, a segnare ladesione al movimento del Black Power. Alcuni studiosi come Marco Revelli hanno proposto addirittura un parallelo storico tra questi movimenti e quelli del 1848: Ci sono state due rivoluzioni mondiali, una nel 1848 e una nel 1968. Entrambe hanno fallito, entrambe hanno trasformato il mondo. Ma il fenomeno del Sessantotto si differenzia dalla rivoluzione del 1848, in quanto un fenomeno che non si limita al Vecchio Continente. La guerra nel Vietnam, evento chiave della politica internazionale degli anni Sessanta, fu uno dei motivi pi forti di aggregazione dei movimenti di protesta in tutto il mondo. I giovani e gli studenti che scendevano in piazza per il Vietnam non intendevano certo schierarsi in favore dellUnione Sovietica, ma vedevano nella crisi dellegemonia militare americana lelemento decisivo per una ridefinizione complessiva degli equilibri internazionali.

Un filo conduttore nei movimenti sociali del 68, un loro carattere storico comune, pu essere individuato nellessere stati i primi movimenti di contestazione radicale del modello sociale neocapitalistico e dellequilibrio mondiale fondato sullegemonia statunitense, condotta in forme di massa, ma culturalmente non ascrivibile alla tradizione comunista. Una critica da sinistra che ricorreva sovente a immagini, slogan, linguaggi tratti dalla tradizione del movimento operaio (riferimento molto forte in Europa, ma assente nei movimenti americani), ma che al tempo stesso esprimeva una cultura e un sistema di valori profondamente diversi da quelli delle sinistre politiche del dopoguerra. Sotto questo aspetto i movimenti di contestazione, definiti come movimenti della nuova sinistra, contenevano forti elementi di innovazione nei confronti della tradizione politica e culturale delle sinistre, verso la quale erano fortemente critici. In primo luogo era ritenuto estremamente importante il riferimento alle lotte dei popoli del terzo mondo, alle rivoluzioni del mondo arabo, dellAsia e di Cuba. LUnione Sovietica non veniva pi assunta come Stato-guida, ma anzi come uno dei garanti, insieme agli Stati Uniti, dellordine da abbattere. In secondo luogo la nuova sinistra rifiutava la convinzione, comune a tutta la sinistra tradizionale, secondo cui levoluzione storica andava necessariamente in favore dellemancipazione del proletariato e dei popoli oppressi. Infine, era assai diffidente nei confronti dellorganizzazione di tipo leninista, e proponeva forme di aggregazione che valorizzassero la partecipazione di massa ai processi decisionali. Questo spiega anche la variet delle reazioni che essi provocarono, proprio da parte dellintellettualit progressista e dei partiti democratici, socialisti e comunisti, profondamente divisi tra lappoggio alle istanze di rinnovamento espresse dalle lotte studentesche e la forte preoccupazione per leccessivo radicalismo di cui davano prova i giovani attivisti del movimento. Non si battevano pi (e qui stava la novit rispetto ad esempio alla tradizione italiana di sinistra) per lo sviluppo e la modernizzazione, ma contro le caratteristiche autoritarie e di classe di quello sviluppo e di quella modernizzazione. La loro era dunque la prima critica della modernit, fatta non in nome delle nostalgie passate della destra, ma in nome di una modernit pi libera e pi giusta. Lantiautoritarismo uno dei principali fili conduttori che attraversa tutti i movimenti di protesta sorti nei primi anni Sessanta. Viene contestata ogni istituzione che si fondi sul principio di autorit, come la famiglia e la scuola, che trasmettono modelli di disciplina e che stigmatizzano ogni comportamento deviante, fino a tutte quelle istituzioni per loro natura finalizzate alla repressione o fondate su un forte principio gerarchico: lesercito, la magistratura, la polizia, la chiesa, la burocrazia degli stati e dei partiti tradizionali. Nascono tentativi di dar vita a luoghi dove lautorit sia bandita: la comune al posto della famiglia, lassemblea e la democrazia diretta in luogo delle deleghe e della democrazia rappresentativa, con lo scopo di voler simboleggiare il rovesciamento del potere costituito e quello di creare un proprio spazio autonomo (con queste intenzioni i movimenti studenteschi adotteranno la tattica delloccupazione). Tutte forme che finirono per mettere definitivamente in crisi le figure sociali in cui lautorit si esprimeva: dal padre al poliziotto, dal giudice al militare. Oggetto della contestazione non solo il potere statale, ma anche e soprattutto i singoli poteri quotidiani: dalla famiglia autoritaria al professore in aula al caporeparto nella fabbrica. Questi movimenti

combattono qualunque forma di burocrazia, da quella statale a quella delle tradizionali organizzazioni dei partiti. Allapparato organizzativo della politica tradizionale contrappongono le reti informali dei comitati, le assemblee, la democrazia diretta. Importante, per capire i motivi che hanno portato a questa simultaneit del fenomeno Sessantotto, analizzare il contesto in cui si formata la generazione protagonista delle mobilitazioni. La generazione nata tra gli anni 40 e 50 si forma nella consapevolezza della minaccia mondiale di una catastrofe nucleare, di un rischio di totale distruzione tecnologica che appariva essere del tutto indipendente dal luogo di nascita e dalla volont del singolo individuo. La percezione del mondo da parte di questa generazione cos del tutto diversa rispetto a quella delle generazioni precedenti: la terra risulta essere un globo dove gli antichi riferimenti locali, le precedenti divisioni per confini appaiono superate da una realt tecnologica unificante. Lo sviluppo di un nuovo sistema di telecomunicazioni mondiali, ha permesso una circolazione delle informazioni e delle immagini pi veloce e immediata (in quello che viene definito villaggio globale). La tecnologia ha creato gli strumenti per rimpicciolire il mondo, consentendo di concepire luomo non pi come fortemente legato alla realt locale, ma come membro della specie umana. La diffusione del benessere nelle societ ha spostato lattenzione sulle questioni connesse alla qualit della vita. Si passati da rivendicazioni di tipo materialistico a quelle di tipo post-materialistico, e questo uno dei tratti che differenzia questi nuovi movimenti sociali da quelli precedenti. I movimenti del Sessantotto si collocano in una logica di assoluta estraneit rispetto allo Stato. A differenza dei precedenti movimenti di rivolta che si ponevano lobbiettivo finale della conquista del potere, dello Stato, i movimenti del Sessantotto negano ogni possibile uso positivo dello stesso. Il primo dei movimento di contestazione giovanile, e di quelli che sono stati definiti nuovi movimenti sociali, sorge in America sul finire del 1964. La lotta degli studenti universitari americani , sin dallinizio, collegata al movimento pacifista ed a quello per i diritti civili. Il 1964 lanno chiave nella vicenda del movimento americano: il coinvolgimento nel conflitto tra Vietnam del Sud e del Nord si trasform proprio allora in una vera e propria guerra. Nellestate dello stesso anno la rivolta di Harem inaugur il ciclo delle sanguinose rivolte nei ghetti, e il movimento studentesco bianco condivise gran parte delle rivendicazioni del Black Power, tutti i leader del quale provenivano da universit americane. Gli studenti occuparono luniversit di Berkley, per manifestare il loro rifiuto nei confronti del Ministero della Difesa che aveva commissionato alle universit la ricerca per produrre nuove armi per la guerra nel Vietnam. Il movimento studentesco americano, sebbene sostanzialmente apolitico nei suoi sviluppi, fu alle sue origini profondamente influenzato dal pensiero socialista e comunista, ma con grandi differenze rispetto a ci che sarebbe accaduto successivamente in Europa. Nel Vecchio Continente i movimenti si rifacevano allortodossia comunista, al marxismo appunto, ispirata a figure diverse, da Lenin a Mao, da Trotskj al Che. Negli Stati Uniti, dopo il maccartismo, un appello cos aperto al marxismo non era pi possibile. Per di pi, la classe

tradizionalmente vicina alle idee comuniste, cio gli operai, negli Stati Uniti era non soltanto poco propensa a cambiamenti, ma addirittura sosteneva apertamente il governo. Il tipo di socialismo a cui si rifaceva quella che sarebbe divenuta la Nuova Sinistra Americana, perseguiva valori come leguaglianza sociale, la giustizia e leliminazione delle disparit razziali, influenzato dalla rivolta castrista. Tra il 1958 e il 1961, anno in cui il Dipartimento di Stato americano proib i viaggi a Cuba oltre che in Cina e in Albania, migliaia di studenti si recarono nellisola caraibica per prendere contatto con limpero del male, come Ronald Reagan avrebbe in seguito etichettato il mondo comunista. In quegli anni si crearono negli Stati Uniti numerosi movimenti che si rifacevano agli ideali della rivolta castrista, come ad esempio la Student Peace Union (Spu), la Young People Socialist League, gli Students for Democratic Society (Sds) o il W.E.B. Du Bois, che prendeva il nome da uno studioso afroamericano curiosamente divenuto comunista allet di novantanni. Tutti questi gruppi, pur essendo molto attivi, rimasero sempre di scarso peso numerico. Le ragioni furono essenzialmente due: lo stretto controllo del FBI a cui erano sottoposti tutti i soggetti che si professavano comunisti, ed il fatto mancava un vero progetto e una dirigenza che dettasse le direttive da seguire. Per questo motivo linteresse per ogni nuova lotta svaniva velocemente col passare della furia del momento. Con lescalation del conflitto nel Vietnam, col crescente invio di truppe regolari a partire dal 1965, ci fu anche un mutamento nelle finalit, sempre molto confuse, dei movimenti studenteschi. Dalla lotta sociale si pass a una contestazione politica. I movimenti attaccavano il governo per il presunto imperialismo dimostrato nellintervanire in una guerra cos distante che non era sentita come giusta (lopinione pubblica era influenzata dalle immagini che la rete televisiva nazionale americana trasmetteva sui comportamenti dei soldati americani). Vennero organizzati sit-in, marce simboliche della pace che mobiliterano le citt di S. Francisco, New York e Washington. Molti giovani si rifiutarono di rispondere alla leva militare per protestare contro il sistema politico . Il movimento degli studenti rivendicava un mondo libero e pacifico e rifiutava i modelli tradizionali di vita imposti da politica, religione e scuola. Perseguiva valori egalitari, anti-borghesi, antiautoritari e anti-militaristi, sotto linfluenza degli ideali espressi dal filosofo americano di origine tedesca Herbert Marcuse.

Altro movimento che si sviluppato in contemporanea a quello degli studenti il movimento hippy. Nel 1965 a New York e S. Francisco furono fondate le prime vere comunit, che crebbero a ritmo vertiginoso fino alla met degli anni Settanta. Luso che facevano gli aderenti al movimento di sostanze stupefacenti non rispondeva solo a una necessit di rottura con la cultura dominante, ma arriv a diventare una vera e propria religione. Ad esempio la Lega per la Ricerca Spirituale, fondata da un professore da Harvard espulso dalluniversit perch sospettato di distribuire agli studenti durante le lezioni pasticche di LSD, attraverso luso di droghe voleva raggiungere un nuovo stadio dello sviluppo umano. Molti furono i personaggi di

fama internazionale che si avvicinarono al movimento come Bob Dylan, i Beatles e i Rolling Stones, e scrittori famosi come Ginsburg. Elemento caratteristico delle comuni hippy era il concetto di amore libero in tutte le sue forme, ed una maggiore libert sessuale. Il radicale cambiamento delle abitudini sessuali port a conseguenze importanti nei rapporti interpersonali. Lamore omosessuale non fu pi considerato un tab assoluto e le prime organizzazioni gay fecero la loro comparsa.

Negli stessi anni si svilupp anche il movimento femminista, come conseguenza dellinsoddisfazione che le donne avevano nei confronti della societ americana (ad esempio, a parit di mansioni e di orario di lavoro svolto le donne erano retribuite meno degli uomini). Linsoddisfazione femminile inizialmente si concentr negli stessi gruppi studenteschi e sugli stessi ideali condivisi da questi ultimi: libert di pensiero e diritti civili. Ben presto le leaders del movimento femminista si resero conto che la componente maschile dei movimenti studenteschi tendeva a mettere in minoranza laltro sesso. Nel 1966 con la nascita di movimenti come la Womens Intenational League for Peace, il Women Strike for Peace e la National Organization for Woman, le rivendicazioni femminili assunsero una portata autonoma e indirizzata allottenimento della piena uguaglianza tra i sessi. Ogni aspetto personale delluniverso femminista costituiva argomento di lotta, non solo il mondo del lavoro, ma anche quello della famiglia e soprattutto della salute. Le donne pretesero la legalizzazione dellaborto, lotta che si concluse solo nel 1973 con una sentenza che lo avrebbe permesso almeno nei primi mesi della gravidanza. Le donne di colore ebbero un ruolo di grande importanza nel movimento per i diritti civili, nel Black Power e persino nelle Pantere Nere. Ci dovuto al fatto che negli anni Quaranta e Cinquanta, esse erano le uniche in famiglia ad avere un lavoro ben retribuito, spesso come cameriere o governanti presso famiglie bianche. Con il progressivo inasprimento della rivolta razziale e la conseguente detenzione di uomini di colore, le donne raggiunsero pi facilmente posizioni di potere. Un ultimo cenno deve essere fatto ai movimenti per luguaglianza razziale che si attivarono per tutto il 1961 per ottenere la scomparsa della segregazione nei servizi pubblici, in una societ dove vigeva una segregazione di carattere razziale istituzionale nella vita di tutti i giorni (bagni pubblici, posti sullautobus, scuole, ospedali, istituzioni religiose e chiese erano distinti per razza). Movimenti come lo Student Nonviolent Coordinating Committee (SNCC) e il Congress of Radical Equality (CORE) organizzarono Freedom Marches, azioni di protesta non violenta che andavano dal sit-in alla disobbedienza, sotto linfluenza di Martin Luther King, che aveva elogiato la tattica non-violenta per il raggiungimento dei fini di parit sociale. Nel 1965 vi fu una profonda revisione degli obbiettivi del movimento degli afro-americani. Leguaglianza formale sancita dal Civil Right Act non era pi sufficiente per uomini come Malcom X,

che predicavano con fervore lorgoglio nero. Egli fu il padre spirituale del Black Power, lala pi radicale del movimento per i diritti civili, secondo cui se gli afro-americani volevano migliorare le proprie condizioni non potevano ricercare unintegrazione, ma creare una societ a se stante. Nel 1966 fu fondato il Black Panther Party (le Pantere Nere) che si dimostr fin dallinizio lala pi radicale del movimento. Questi movimenti si rivelarono incapaci di trasformare le ideologie in concrete azioni di lotta. Martin Luther King fu lunico in grado di rappresentare la minoranza nera a livello nazionale. Lattentato che lo uccise il 4 aprile 1968 coincise con il definitivo declino delle rivendicazioni del Black Power, in quanto nessuno fu capace di raccogliere la sua eredit, n fornire alla gente una nuova via da seguire. Nella seconda met degli anni Sessanta iniziarono le lotte anche nelle universit del Giappone. Nel 66 vi furono cinque mesi di sciopero degli studenti delluniversit di Waseda, contro laumento delle tasse e contro le autorit accademiche. Da qui partirono una serie di mobilitazioni che avrebbero investito tutte le universit del paese: contestazioni che procedevano di pari passo con la lotta contro laggressione del Vietnam. La mobilitazione culmin nel 68 quando venne organizzato e preannunciato lassalto contemporaneo allAmbasciata americana, alla Dieta, al Ministero della Difesa, alla residenza del Primo Ministro e alla stazione ferroviaria di Shinjuku. Questultimo il vero obbiettivo, in quanto il nodo centrale di tutto il traffico di uomini e mezzi diretti in Vietnam che passano per il Giappone. Studenti e operai resistono agli attacchi per ore: alluna di notte il governo costretto a decretare la legge marziale. La forte frantumazione organizzativa, ed un settarismo che non ha paragoni con quello dei paesi europei, avrebbero portato alla degenerazione del movimento negli anni Settanta. Anche in Europa domina in questi anni un clima di insofferenza e di disagio. Tanto i giovani dei paesi occidentali, quanto quelli dei paesi orientali, erano mossi da un istinto di ribellione contro i rispettivi modelli di cultura e societ. Ideali anti-imperialisti, anti-militaristi, anti-autoritaristi e antiborghesi, recepiti dallesperienza americana, alimentarono ovunque la contestazione. I giovani dei paesi occidentali puntavano alla realizzazione di forme di democrazia diretta in tutti i settori della vita associata e allannientamento di quel sistema democratico-rappresentativo, considerato troppo legato agli interessi economici e militari di una elite borghese di natura autoritaria. Nei paesi del blocco socialista (Germania Est, Polonia, Cecoslovachia), invece si rivendicava, contro il sistema dominante, un socialismo dal volto umano. Nellambito dei paesi occidentali in Francia che la contestazione assume i toni pi clamorosi, in quanto si trasform in una rivolta contro lo stato. Questa esplose nel marzo del 1968 allUniversit di Nanterre, e nei mesi successivi alla Sorbona. Inizialmente si era trattato di un fenomeno minoritario, e molto frammentato fra le piccole organizzazioni (i groupuscules maoisti, trozkisti, anarchici), che se ne contendevano la direzione. La repressione da parte della polizia gioc da fattore unificante e provoc un considerevole allargamento dellagitazione, che si estese anche alle scuole medie superiori ed al mondo del lavoro. Dapprima furono occupate dagli operai alcune fabbriche di Parigi. Poi, in tutta la Francia, gli operai ed anche quadri tecnici, intellettuali, e gli stessi componenti dellapparato statale, entrarono in agitazione. Gli studenti rivendicavano maggiore libert in una societ rigida; anche in Francia la contestazione per la guerra del Vietnam uno dei temi principali delle proteste. Il 22 marzo nasce un movimento (che appunto verr chiamata 22 marzo) di solidariet a favore di uno studente, attivista trotzkista, che era stato arrestato per qualche ora per aver attentato alla sede parigina dellAmerican Express, simbolo degli Stati Uniti. Nella Germania occidentale, la prima a raccogliere il messaggio doltre Atlantico, il Sessantotto,

sotto la guida di Rudi Dutschke, assunse pi che altrove connotati fortemente libertari. Anche qui la denuncia era rivolta contro il corpo accademico, accusato di essere un regime oligarchico. Il nuovo bisogno di comunismo si caratterizza anche qui per la negazione assoluta di qualsiasi modello di tipo sovietico o di democrazia popolare, realt considerate illiberali ed anti-democratiche, e come tali, da annientare. In Italia, dopo un anno di incubazione (il 1966), i primi veri focolai di rivolta si accendono nel novembre del 1967, simultaneamente, nelle universit di Trento e Napoli. Subito la contestazione raggiunse il sistema privato, coinvolgendo in particolare lUniversit cattolica di Milano. Si propaga quindi a Torino per irradiarsi, con impressionante rapidit e lungo la linea delloccupazione a catena degli atenei, in ogni sede universitaria del Paese. Anche qui le originali ragioni di lotta avrebbero tardato ad intrecciarsi con la difesa di altri ideali: in polemica con il capitalismo si arriver a lottare per una realizzazione di una democrazia radicale, non pi semplicemente rappresentativa, ma il pi possibile diretta e anti-autoritaria. Contro ogni forma di oppressione si svilupper la condanna anche di quel comunismo di tipo sovietico che rende lindividuo schiavo del potere; si prenderanno a modello le esperienze comuniste cubana e cinese, ritenute valide alternative a quella russa. Tra i paesi del blocco sovietico lepisodio pi clamoroso, la Primavera di Praga, si verifica in Cecoslovacchia. Qui la contestazione giovanile si confonde con un movimento intellettuale e politico di liberazione volto al superamento del comunismo tradizionale ed al raggiungimento dellindipendenza dallUnione Sovietica. Nellestate del 1968 si svilupparono agitazioni anche in Irlanda del Nord. La minoranza cattolica di citt come Belfast e Derry, da sempre oggetto da parte della maggioranza protestante di un predominio irrispettoso dei suoi diritti civili, aveva dato luogo da parecchi anni a forme di lotta clandestina e terroristica. Linfluenza dei movimenti studenteschi europei, e del marxismo, favor lo sviluppo di forme proteste, duramente represse dalle truppe speciali britanniche. Questo era solo uno dei movimenti etniconazionali che conobbero in quellanno un nuovo slancio: dal movimento basco nellarea di confine tra Spagna e Francia a quello bretone, a quello corso, fino ai nuovi fermenti autonomisti sardi. Riferimenti bibliografici Guido Viale, Il Sessantotto. Tra restaurazione e rivoluzione, Milano, Mazzotta editore, 1978 Marco Revelli, Movimenti sociali e spazio politico, in Storia dellItalia repubblicana, t. 2, Istituzioni, movimenti, culture, Torino, Einaudi, 1995 Peppino Ortoleva, I movimenti del 68 in Europa e America, Roma, Editori Riuniti, 1988 Bruno Bongiovanni, Societ di massa, mondo giovanile e crisi dei valori. La contestazione del 68, in La storia, diretta da Massimo Firpo e Nicola Tranfaglia, vol. VII, Torino, Utet, 1998 Roland Ingleart, Valori e cultura politica nella saociet industriale avanzata, Torino, UTET, 1997 Il movimento Usa, in Le radici del 68. I testi fondamentali che prepararono la rivolta di una generazione, Milano, Baldini&Castaldi, 1998 Attraverso le interpretazioni del maggio francese, di Bruno Bongiovanni, in La cultura e i luoghi del 68, a cura di Aldo Agosti, Luisa Passerini, Nicola Tranfaglia

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