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ISBN 978-88-6332-100-5

Lucia Dini

NON TI HO MAI DETTO

Edizioni Miele

Da Donna a Donna Narrativa

Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire Paulo Coelho

Dedico questo libro al sogno che ho di lui, e a quel sogno che lui mi ha permesso di sognare. Con immenso e profondo senso di gratitudine, per tutto quello che ha saputo darmi, per lintrecciarsi delle nostre vite, le emozioni condivise, la forza che mi ha trasmesso e per lamore che mi ha lasciato nel cuore.

Nei miei giorni e nelle mie notti, nei pensieri e nelle illusioni, in ogni istante vissuto con lui accanto. Lucia

Conosco quel mondo cos bene descritto. Le fan irriducibili che di fronte ad un artista confondono i confini che separano il personaggio dalla persona: il personaggio che affascina per il suo carisma, magari per il suo talento e la persona che inevitabilmente vorrebbero far somigliare alle proprie fantasie. Ho vissuto per tutta la vita dallaltra parte delle transenne recitando il ruolo privilegiato di quello che sta sul palco e ho visto, in mille occhi lucidi, i teneri e spericolati sentimenti lasciati andare a briglie sciolte cos come Lucia racconta. Mi sono sempre chiesto cosa potesse rimanere, di quelle emozioni, di quelle attese, degli inseguimenti, delle speranze e di quei sogni che magari qualche volta hanno aiutato mille Lucie a riempire dei grandi vuoti interiori.
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Il libro racconta linnamoramento adolescenziale di una ragazzina tenera e caparbia per un mito della musica, un batticuore che si trasforma, lentamente e quasi per casualit, in un sentimento corrisposto. Mi piaciuto il personaggio di Lucia, con le sue contraddizioni, i dubbi, le conquiste e le delusioni che segnano il suo percorso verso la consapevolezza e la serenit. Unadolescenza segnata da lutti che le strappano gli affetti pi cari e che la fanno aggrappare ad un sogno che nellandare, diventa realt.

DI STEFANO DORAZIO

PREFAZIONE

Negli incontri frugali con le mie fan, ho sempre avuto la paura di non essere allaltezza delle loro aspettative, di rompere il loro incantesimo costruito con pazienza e amore giorno dopo giorno tra una lacrima e un sorriso. Io ero comero, ma forse diverso e lontano da come mi volevano immaginare, io ero il sogno, ma chiss se visto da vicino senza fumi e luci meritassi davvero quei pensieri sinceri e commoventi che affollavano i loro diari.

Lucia una di loro e racconta bene tutto quello che gira intorno al personaggio, le auto dai vetri scuri, le guardie del corpo, la corte dei miracoli che affolla i back-stage, i trionfi e gli applausi che precedono le fughe verso nuove citt da conquistare, il successo che diventa routine. Ma Lucia, per una serie di coincidenze fortemente volute, scopre anche la persona che si nasconde dietro il suo mito con le sue solitudini, le stanchezze, le fragilit e le contraddizioni che lo rendono reale. E della persona che sinnamorer davvero, nonostante la consapevolezza di essere eternamente precaria e la certezza di non poter separare le luci dei palcoscenici affollati, dallintimit delle abatjour delle camere dalbergo che ospitano i suoi sentimenti. E cos che Lucia cresce e vive la sua vita, cambia lavori e citt, va e torna, imparando a convivere con il suo eterno batticuore. Un libro dove si riconosceranno le adolescenti di ieri e di oggi alle prese con le loro antiche e nuove infatuazioni e con i loro sogni, fortunatamente non sempre irraggiungibili, ma un libro dove anche chi
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come me ha vissuto dallaltra parte, potr ritrovarsi e capire un po di pi cosa accade nel cuore di quelle care sconosciute che ti eleggono ad involontario bersaglio dei loro straordinari sentimenti. Stefano DOrazio

INTRODUZIONE DELLAUTRICE La forza dei sogni. Il potere che attiva nelle viscere della vita la capacit di sognare. Troppo spesso le persone non hanno sogni, per paura, perch la vita impone una concretezza che lascia poco spazio alla fantasia. Ma talvolta i sogni diventano realt, se abbiamo il coraggio di sognarli, quando siamo in grado di trasformarli in obiettivi da raggiungere. E loro trasformano le nostre vite, le alimentano, diventano motori di ricerca. Questo sogno una fantasia, unispirazione, questo sogno un desiderio. Ha il volto di un angelo, di un diabolico angelo rapitore di anime qualcuno dice. Ha il carisma di un divo di fama internazionale, e la semplicit di un uomo qualunque. la guida, il punto di riferimento, liniezione di fiducia e coraggio nellaffrontare la vita, anche quando non vuoi, o non puoi, quando non ce la fai a viverla. Il sottile confine tra lillusione e la realt, la mia, quella di ciascuno. ci che vorremmo che fosse, un miraggio da raggiungere, unintuizione da cogliere al volo, una sensazione da inseguire, una passione e un dolore. Stupendo come una giornata di sole, luminoso come unalba, irraggiungibile come un gabbiano, impalpabile come uno spirito. solamente un sogno.
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CAPITOLO 1 COSI UN ANGELO MI HA PRESA PER MANO I momenti pi dolci dei miei 15 anni sono le domeniche pomeriggio. Nella camera da letto adiacente al salotto, mio padre trascorre ore a deliziare le orecchie dei presenti col divino suono del suo violino. Mentre ognuno immerso nelle proprie faccende, una musica sottile e celestiale echeggia tra le mura di casa e per la via sottostante. Di tanto in tanto, sconosciuti passanti si fermano ad ascoltare, rapiti e attenti. Le poche volte che mi intrufolo nella stanza dellarte, guardo il letto sommerso dagli spartiti, e il volto maturo e olivastro di mio padre che sembra un tuttuno con lo strumento che stringe tra le mani. Il violino la massima espressione di s, anche perch lha costruito da solo. il suo rifugio, specie in questo momento della vita. Ogni volta che riposa le sue dita, e ripone lo strumento, un silenzio gelido e profondo pervade la casa. Io siedo al tavolo grande e ovale della sala da pranzo: me ne sto ore a sfogliare gli album di fotografie, a riempire fogli bianchi da disegno in modo disordinato, verde giallo rosso... azzurro. So gi che la mattina seguente, a scuola, le mie compagne racconteranno dei loro pomeriggi in discoteca, dei ragazzi che hanno conosciuto, degli abiti comprati in quel negozietto della via centrale che a loro piace tanto. E di quante vasche hanno fatto per la
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piazza con la fontana. Invece, io non potr raccontare nulla, di nessun sogno che sono in grado di sognare. Sono trascorsi solo pochi mesi da quando la mamma se n andata, volata in cielo vicino a Ges, mi dice la preside dellIstituto Parificato, Suor M. vattelapesca. Ogni volta che percorro il corridoio di casa, lo sguardo si posa su quel buco enorme in piena anta dellarmadio, sul legno sfondato con un pugno violentissimo che diedi quella mattina, mentre al telefono la nonna annunciava la scomparsa di sua figlia. Da allora, la mia vita si ribaltata, capovolta. Da allora, nulla ha pi un senso, nulla ha pi colore, o sapore, nessuna gioia, o luce. Le pastiglie di Tavor mi tengono compagnia sul comodino accanto al letto. A dire il vero, non ho voglia di dormire, se mi addormento sogno il dolore della perdita pi dolorosa che c, e al risveglio il cuscino sempre zuppo di lacrime e sofferenza. Magari, ci vorrebbe un lungo sonno, un lungo sonno che non mi faccia pi soffrire. Mio fratello F. accende il televisore, e i canali passano in rassegna di tutto un po. Ma che bisogno c di schiacciare vertiginosamente i tasti del telecomando, senza il tempo di capire linizio e la fine di ci che si sta guardando? Mi gira la testa. E poi c sempre quel ragazzino odioso e viziato figlio di pap; non lo sopporto, dappertutto! Imparasse un po a ballare, e a cantare. E qualcuno ha il coraggio di chiamarla musica. Lestate tarda ad arrivare, o forse sono io a non sentire il calore del sole, il calore della vita.
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Ho tanto freddo dentro, ed cos buio. Non riesco a trovare un motivo, uno stimolo che mi faccia desiderare di svegliarmi la mattina seguente, larrivo di unaltra alba che precede una giornata da vivere e da inventare. Nemmeno la Madre Superiora dellIstituto riesce a trovare parole adeguate a lenire la mia sofferenza, e riempire un vuoto enorme: Cara Lucia, per quanto tu ora non possa comprenderlo, questo il disegno di Dio. Allora dica a Dio che disegno meglio io!. L. e T. fanno a gara per tirarmi fuori di casa, il sabato in giro per shopping, la domenica potremmo andare al cinema; poi mercoled sera non dimentichiamo il concerto! Quale concerto? Ma di cosa stanno parlando? Vuoi scherzare? Abbiamo gi i biglietti, anche per te, lui fantastico, bello da morire. E poi canta da Dio! Devi assolutamente venire al suo concerto!. Lasciamo un attimo da parte Dio, che gi non c un buon rapporto. Nella maniera pi categorica, mi rifiuto di trascorrere una serata a guardare quel ragazzino saltellare da una parte allaltra; gi non lo reggo via cavo, e cambio canale appena lo vedo. Come spesso accade, la maggioranza vince. Le mie amiche hanno coinvolto anche mio fratello, e lamico di mio fratello, pure il padre dellamico di mio fratello. Non ho scampo. Mi lascio trascinare allo stadio, e mentre brontolo come una pentola di fagioli prendiamo posto in cima alla gradinata, lultima in alto.
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Accidenti! Da qui non si vede niente! A guardare le centinaia, migliaia di volti eccitati che attendono trepidanti lo spegnersi delle luci bianche dello stadio, considero il fatto che sono la sola a non provare il minimo interesse, n per la situazione del momento, tantomeno per te che da un momento allaltro farai il tuo ingresso tra fumi e fasci di luci multicolore. Ma che diavolo ci faccio qui? Aiuto! Voglio tornare a casa, voglio scavalcare questa marea di borse, giacche, sacchetti di plastica e bottiglie di minerale, e correre lontano. Ma un boato si leva alto nel cielo fino a toccare le stelle, il buio totale squarciato dai fari accecanti; la rullata di tamburo introduce linizio dello show. Una luce bianca dallalto del palco si sposta in continuazione, come a inseguire lomino vestito di rosso e blu che non sta fermo un attimo, e attraversa la pedana in lungo e in largo. Eccolo! lui!. Tutto l?! Un puntino nella luce. bellissimo, ancora di pi che in tv. L. e T. seguono rapite ogni nota, ogni gesto, ogni movimento di quel tuo corpo sottile che ancheggia ad un ritmo forsennato. Migliaia di mani applaudono rumorose, migliaia di voci urlano fino a coprire la musica. Due ballerine si avvinghiano a te come tralci di edera, altri due ballerini volteggiano lievi, poi scompaiono sul lato. A guardarti col binocolo, non sei poi tanto male e in fondo tieni bene la scena. Fermo di fronte allasta del microfono, fasciato in
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una tuta di raso bianco, introduci una canzone che sa di mieloso romanticismo. Le chitarre assordanti lasciano il posto alla magia del pianoforte, i mille bagliori si riposano nei proiettori. Un unico fascio di luce ti investe, perdendosi nel fondale del palco. Allimprovviso, come in un film, ogni cosa intorno a me sfuma i contorni e smorza i suoni, le urla del pubblico si fanno lontanissimi echi e le braccia protese al cielo sembrano ali di gabbiani. Non riesco nemmeno a recepire le parole della canzone, le note del piano, e il buio prende il sopravvento anche sui volti circostanti. Tutto rarefatto, una pellicola a rallentatore. Una figura di donna sbuca dal fondo del palco, ti accanto. Quando la luce la investe, un tumulto di stupore e sbigottimento. Un sussurro lieve sfiora le mie labbra per un flebilissimo mamma Una mano scivola attorno al tuo braccio, laltra, lenta, un gesto di richiamo. Come a dirmi: Avvicinati, vieni a raggiungerci. una donna sorridente quella che mi sta chiamando, serena, il volto dolce di madre, una dolcezza che nella vita raramente avevo potuto vedere. Pochi istanti che sembrano durare uneternit. Lei si stringe a te, fermo al centro della scena, poi si dilegua tra le pieghe del fondale. Una, due lacrime scendono veloci sul mio viso, non riesco a posare lo sguardo altrove se non verso quella visione, quel sogno o allucinazione. Verso un dolore che ha preso forma, e che ancora una volta se n andato. Sono come inebetita, mentre le luci e i suoni tornano prepotenti ad invadere ogni cosa.
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Ma tutto, ora, ha un colore diverso, un diverso significato. Non so ancora quale, non so dove o cosa devo cercare, ma so che non sar pi come prima. Il rientro a casa ha per me il sapore di un lungo silenzio; mentre le voci di L. e T. scandiscono elogi e complimenti sullo spettacolo, sulle luci, sulle canzoni, sulle ballerine, su di te, tanto su di te, tutto su di te i miei pensieri volano alti, ripercorrono il tempo allindietro e si posano su quella immagine di donna al tuo fianco, quella immagine di mamma che teneramente mi chiamava a s. Ma allora, cosa ne pensi adesso?. Carino s, carino. Non posso, non posso dire che questa serata ha sconvolto la mia esistenza, e che non faccio che domandarmi Perch lui?. Gi, ma per quale motivo proprio tu? Con tutti i ragazzi che esistono, proprio uno comodo e abbordabile andata a scegliere. Cosa avr voluto dirmi? Non posso condividere con nessuno questo sogno ad occhi aperti. I giorni a seguire sono pieni di te. Il tavolo ovale invaso da pagine di riviste il cui comune denominatore il tuo viso, il tuo nome, la tua storia. Voglio sapere tutto, e mentre faccio scorpacciate di notizie e pettegolezzi, scopro la persona che sei, la tua sensibilit, il tuo cuore. Alle domande pi impertinenti rispondi sempre col sorriso, con calma, una dolcezza che mi affascina, con una solidit che a me manca. Scopro che mi piace ci che sto scoprendo. Mi piace tutto di te, ogni angolo del tuo viso, ogni suono della tua voce, ogni ciuffo di capelli e ogni gesto di tenerezza. La mia ricerca facile, in ogni copertina rimbalza la
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tua immagine, le iniziali del tuo nome in ogni forma e dimensione. Ancora non mi rendo conto che, queste iniziali, rimarranno incise nella mia vita per sempre. Sono trascorse settimane ormai da quel concerto, ogni sera i pensieri si affollano e la mente cerca di metterli in ordine: ci sono tante cose da fare lindomani, e non vedo lora che arrivi il nuovo giorno per Un momento, ma cosa sto dicendo? Un sobbalzo di emozione. Soltanto adesso mi accorgo di avere un nuovo sogno da sognare, un motivo per desiderare lalba di una giornata da vivere, e da inventare. Ma certo, ora ho capito. Sul tavolo, una fotografia di te vestito di bianco, al centro della scena, la stessa immagine di quella sera. Nella foto non c la figura di donna, di mia madre che si stringeva a te; ma nella memoria, s, rammento il suo richiamo. Questo voleva dirmi, voleva che tornassi a sognare la vita. E ha scelto te come strumento meraviglioso per ridarmi il sogno, la speranza, uno stimolo. Tu, un raggio di luce che ha illuminato un buio pi profondo di una notte senza stelle. Tu, un angelo che mi ha presa per mano, e mi ha riportata a volare.

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