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ESPERTA IN PSICOLOGIA GIURIDICA E MEDIAZIONE FAMILIARE dott.

ssa
Assistenza Clinica • Peritale e Giudiziaria

stefaniaMATTEAZZI
Valutazione del danno psicologico mobbing, infortunistica stradale e malasanità p s i c o l o g a
Consulenze Tecniche Giudiziali di Parte - Tribunale Ordinario e per Minorenni AlboPsicologi RegioneLazion° 9687

Valutazione della coppia e del minore per affido-adozione-separazione-divorzio


Assistenza all’ascolto protetto dei minori • Counseling individuale e di coppia
Mediazione Familiare • Sostegno alla genitorialità

LA SINDROME DI ALIENAZIONE GENITORIALE (PAS)

Nell’epoca attuale, caratterizzata da un numero sempre più crescente di separazioni e divorzi conflittuali tra

coniugi, non adeguatamente mediati, all’interno del nucleo familiare frammentato, i figli vengono

sottoposti ad una forma di manipolazione emotiva che produce come risultato immediato la distruzione del

rapporto affettivo con il genitore alienato, solitamente il genitore non affidatario.

R. Gardner (1985), psichiatra forense, definisce la Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS) come

“risultato di una programmazione, o lavaggio del cervello, effettuata da un genitore (alienatore) nei

confronti dell’altro genitore (alienato) e dal contributo offerto dal bambino alla denigrazione del genitore

alienato”.

I figli vengono così coinvolti, loro malgrado, in questa lunga campagna di denigrazione, non giustificata,

verso il genitore alienato che viene quindi “odiato” ed escluso dalla loro vita.

Gli attori principali che sono causa e vittima di questa particolare sindrome sono quindi:

- Il genitore alienante, solitamente il genitore affidatario, che pone in essere tutta una serie di
comportamenti volti a sminuire, attaccare ripetutamente l’altro genitore, chiamare il figlio a fare il
“giudice” dei comportamenti scorretti dell’altro dichiarandosi genitore migliore, chiamare per nome
l’ex e mettere in atto tutta una serie di comportamenti intrusivi nei pochi momenti che il figlio resta
con l’altro genitore;

- Il minore che, mosso dal conflitto di lealtà verso il genitore alienante, assume un ruolo attivo
arrivando a “odiare” il genitore alienato che viene quindi escluso. Tale opera di denigrazione porta
con sé l’inevitabile conseguenza della distruzione di ogni tipo di rapporto affettivo col genitore
alienato in quanto il minore arriverebbe a rifiutare qualsiasi contatto, anche telefonico, con questi;

00138 ROMA • Via Sassetta 40 int. 5 • Cell: +39 392.3764985


e-mail: stefaniamatteazzi@libero.it • MTTSFN71H63G224J ▪ P.IVA: 09298931008
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- Il genitore alienato che, considerato il gran nemico da annientare, si pone passivamente nei confronti
dell’ex arrivando ad accettare remissivamente la situazione anche mosso dal timore che ogni sua
mossa porti ad un ulteriore allontanamento dal figlio.

E’ sempre R. Gardner (1992; 2005) ad individuare precisi criteri diagnostici che hanno lo scopo di

rafforzare il legame che il minore ha verso il genitore alienante e annullare completamente la relazione

con l’altro genitore:

- Campagna di denigrazione: il minore imita, scimmiotta il genitore alienante arrivando a mancare di


rispetto all’altro genitore senza aver nulla da temere. Normalmente infatti un genitore non
permetterebbe al figlio di mancare di rispetto all’altro genitore;

- Razionalizzazione debole dell’odio: il minore non fornisce valide giustificazioni del suo disagio nel
rapporto con il genitore alienato arrivando a motivazioni illogiche, quali ad esempio “non voglio
stare con lui/lei perché mi fa mangiare il gelato”;

- Mancanza di ambivalenza: il minore considera del tutto positivo il genitore alienante e del tutto
negativo quello alienato, non evidenziando quindi alcun sentimento di ambivalenza;

- Pensiero indipendente: il minore afferma di essere lui il solo artefice di tale astio verso il genitore
alienato;

- Assenza di senso di colpa: il minore non prova alcun senso di colpa per aver escluso il genitore
alienato dalla propria vita;

- Appoggio automatico al genitore alienante: il minore si allea sempre e solamente a favore del
genitore alienante arrivando a prendere le sue difese in caso di conflitto con l’altro;

- Estensione dell’astio alla famiglia allargata del genitore rifiutato : il minore esclude dalla propria vita
anche la famiglia, gli amici ed eventuali nuovi partner del genitore alienato;

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- Scenari presi a prestito: il minore per sminuire e denigrare l’altro genitore usa affermazioni che non
gli sono proprie per l’età che ha;

- Difficoltà di separazione: il minore esprime molta difficoltà a separarsi dal genitore alienante per
trascorrere i pochi momenti con l’altro genitore;

- Comportamento del minore durante la frequentazione con il genitore alienato;

- Il legame affettivo che il minore ha col genitore alienante;

- Il legame affettivo che il minore ha col genitore denigrato prima che intervenisse il processo di
alienazione genitoriale.

La sindrome di alienazione genitoriale, di conseguenza, è una vera e propria forma di violenza emotiva in

grado di produrre, anche a distanza di tempo, significative psicopatologie sui minori coinvolti, quali:

- Alterazione dell’esame di realtà;

- Narcisismo;

- Indebolimento della capacità empatica;

- Totale mancanza di rispetto verso le figure autoritarie (insegnanti e futuri datori di lavoro);

- Disturbi dell’identità di genere;

- Paranoia;

- Problemi scolastici;

- Bassa autostima;

- Mancanza di controllo;

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- Dipendenza emotiva;

- Confusione emotiva ed intellettiva;

- Disturbi del sonno, dell’alimentazione e dell’attenzione.

Nei casi più gravi, il minore potrebbe arrivare a manifestare una vera e propria sindrome psichiatrica, come

la schizofrenia o la psicosi paranoica.

La PAS, come si può ben capire, è evidentemente una situazione di grave danno per i minori soprattutto

nella prima infanzia, in quanto non permette un’adeguata introiezione delle figure genitoriali e rischia di

riaffacciarsi in età adolescenziale, nel periodo cioè dove il minore, ormai ragazzo, rimette in discussione i

propri vissuti e la propria relazione con i genitori.

Concludendo, appare di fondamentale importanza offrire agli ex coniugi, degli strumenti utili ad affrontare

la separazione e il divorzio nel miglior modo possibile, nell’ottica che, nonostante la rottura della coppia

coniugale, esiste pur sempre la coppia genitoriale: essi rimarranno quindi sempre mamma e papà, con uguali

diritti e doveri nei confronti della prole.

L’intervento dell’esperto professionista, si ricorda, adeguatamente preparato e competente con una

formazione specifica in psicologia giuridica, di fronte ad una situazione di alienazione dovrà cercare di

recuperare il genitore alienato attraverso il percorso di sostegno psicologico.

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