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ORIGAMI
di
Elisabetta Vernier
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i resti della notte agitata sotto una doccia bollente poi, con gli
occhi ancora irritati dal cloro si rivestì e uscì dal cubicolo che
chiamava casa.
Sullo specchio filato dell'ascensore, uniformemente ricoperto
di graffiti metropolitani, Rafe passò in rassegna la sua immagine
per pochi istanti: lineamenti regolari, carnagione chiara, capelli
biondo scuro un po' lunghi sulle spalle e sul viso un'ombra di
barba di due giorni.
Nessuno, vedendolo, avrebbe pensato di trovarsi davanti al
migliore degli Steel Angels, l'agente numero zero.
Era proprio quello che Rafe voleva.
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- Scusa...
- Beh, che cosa vuoi? Sei venuto qui solo per prenderle?
Un sogghigno malizioso fiorì sulle labbra sottili della ragaz-
za.
- No, certo... Il Kranio ti vuole vedere subito. Sembra che
abbia un nuovo lavoro per te.
Cane avrebbe fatto qualunque cosa per ingraziarsi quel felino
selvatico ma Maggie lo trattava sempre come un idiota.
- Ti accompagno?- le chiese, supplichevole.
- Naah! Appesti l'aria con quella tua puzza da letamaio.
Sparisci!
Rinfoderò la pistola e si diresse verso la stanza privata del
Kranio, nelle profondità del Maze. Cane rimase immobile con le
orecchie basse; solo la coda biosintetica che si era fatto impian-
tare di recente si insinuò tra i suoi polpacci magri come un ser-
pente in bianco e nero.
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tasse alcuna falla. Quel che era strano però era che non fosse
successo nulla di insolito, assolutamente nulla in tre giorni. Era
come se Dio, o chi per lui, avesse deciso che la missione di Na-
kamura dovesse andare liscia come l'olio.
Quella sera stessa, dopo l'ultimo appuntamento in program-
ma, Nakamura sarebbe partito per la costa orientale, per con-
cludere altri affari con le Corporazioni locali e Rafe avrebbe a-
vuto i suoi tre milioni di nuovi yen.
Il tutto era maledettamente strano.
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livolo che non si era accorto che questo stava per uscire dal
raggio d'azione del satellite che lo collegava alla ragazza.
- Maggie?! Che accidenti succede? - gridò nel microfono, ma
in risposta ottenne solo una scarica di statica: della ragazza non
vi era più alcuna traccia.
L'Ebreo si strappo dalla testa la fascia dei neurotrasmettitori
e uscì dall'unità di sostentamento, disperato. Maggie era sola
con Nakamura e l'Angel, alla guida di un velivolo che non era in
grado di pilotare, là fuori da qualche parte nelle Wastelands.
Il solo pensiero lo fece stare male. E l'idea di doverlo dire al
Kranio lo fece stare ancora peggio.
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