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IL DEMIURGO* Di tutti i problemi che costantemente hanno preoccupato gli uomini, ve ne & uno, quello dell’origine del male. che pare esser sempre stato il pit difficile da risolvere, tanto da rivelarsi un ostacolo insormontabile per la maggior parte dei filosofi e sopratturto dei teologi: Si Deus est, unde Malunt? Si non est, unde Bonum? Il dilemma @ effectivamente inso- lubile per coloro che considerano la Creazione come ’opera diretta di Dio e che, di conseguenza, sono obbligati a rite- nerlo responsabile sia del Bene che del Male. Si dir senza dubbio che questa responsabilita é in una certa misura atte- nuata dalla liberta delle creature; ma se le creature possono scegliere tra il Bene ed il Male, @ segno che entrambi esi- stono gia. almeno in principio, ¢ se esse talvolta sono piut- tosto propense a decidersi per il Male invece di essere sem- pre portate al Bene, cid ¢ dovuto al fatto che sono imper- * & questo, crediamo. il primo scritto di René Guénon: esso fu pubblicato nel 1909 nel n. 1 di La Gnose. L'Autore, allora venti- duenne, Grtava con lo pseudonimo di Palingenius. 19 fete; ma come ha potuto Dio, se é perfetro, creare esseri imperfetri? E evidente che il perfetto non pud generare l’imperferto, perché, se cosi fosse, il perfetto dovrebbe contenere in se stesso l’imperfetto allo stato principiale, ed allora non sa- tebbe pit il perfetto. L'imperfetto non pud dunque proce- dere dal perfetto per via di emanazione; potrebbe solo risul- tare dalla creazione ex nibilo; ma com’é possibile ammet- tere che qualcosa possa venire da nulla, o, in altri termini, che possa esistere qualcosa che non abbia un principio? D’altronde, I'ammettere la creazione ex nibilo equivarrebbe ad ammettere l’annientamento finale degli esseri creati, poi- ché cid che ha avuto un inizio deve anche avere una fine, € non vi sarebbe nulla di pit illogico del parlare in tal caso di immortalita; del resto la creazione cos/ intesa non & che un’assurditi, perché essa contraddice quel principio di cau- salité che nessun uomo ragionevole pud in buona fede ne- gare, per cui possiamo dire con Lucrezio Ex nibilo nihil, ad nibilum nil posse reverti. Niente pud esistere che non abbia un principio; ma qual @ questo, principio? ¢ non vi é in realta un principio unico di tutte le cose? Se si considera l'Universo totale, & evi- dente che esso comprende tutte le cose, perché tutte Je parti sono contenute nel Tutto; d’alrra parte, il Tutto necessa- riamente illimitato, perché, se avesse un limite, cid che & al di la di questo limite non sarebbe compreso nel Tutto, sup- posizione, questa, assurda. Cid che non ha limiti pud esser chiamato !’Infinito, e, comprendendo esso tutto, questo In- finito 2 il principio di tutte le cose. D’altronde, I’Infinito & necessariamente unico, perché due infiniti che non fossero identici si escluderebbero a vicenda; ne consegue dunque che non vi ¢ che un Principio unico di tutte le cose, ¢ questo Principio @ la Perfezione, poiché I’Infinito pud esser tale solamente se esso & perfetto. Cost, la Perfezione @ il Principio supremo, la Causa pri- ma; essa contiene tutte le cose in potenza, ed essa ha pro- dotto ogni cosa; ma allora, poiché non v’é che un Principio unico, che ne é di tutte le opposizioni che si colgono abitual- mente nell’Universo: ]’Essere ed i] Non-Essere, lo Spirito 20

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