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Ritorno verso il sole

Placati i sussulti notturni


l'aurora con tenui colori
rischiara al risveglio del sole
la costa boschiva sul fiume
di alberi al vento le chiome
di canti tra i rami sui nidi
la musica dolce ci avvolge
lieti i pensieri al pensiero
veleggianti i profumi al respiro
gli occhi a rincorrere nuvole
la limpida acqua ci specchia
sui massi scolpiti dal tempo
distesi in silenzio all'ascolto
mano nella mano a mio figlio
Un benevolo sole

Un intenso profumo nell'aria


trasportato da un soffice vento
le narici riempiva di fresco
ed un senso beato di luce
avvolgeva il tragitto festoso
si specchiava un benevolo sole
sulla lastra lucente del fiume
luccicanti correvano i campi
ricoperti di frutti invitanti
ricercando la linea battuta
in lambretta sulla strada brecciata
rannicchiato tra sedile e manubrio
allacciato alla guida a mio padre
Al suono del cuore

Lungo i calanchi
a trascinar fascine
le braccia corrose
dal duro mestiere
col fascio dell'erba
curva sulla schiena
la fronte rugosa
grondante di sudore
e verso sera
al ritorno in paese
mentre la luna
le ombre ravviva
in braccio nascosto
fra i caldi capelli
al suono del cuore
abbracciato a mia madre
La festa

Rumor di tuoni in fumo


luci e colori si spargono nel cielo
la festa è già finita e con la giostra
tutte le bancarelle fan riposta
l'ora è già tarda ed il pensiero
già torna all'indomani
resta muta la piazza
c'è qualche cane
che razza tra carta e latta
e dietro va la vecchia
che di cartoni rassetta la carretta
ma lontano dove lo sguardo arriva
tremule luci brillan verso il mare
ronzii confusi par si oda
e mi rattrista mi fa rivoltare
Bagliore notturno

Squarci tra i nuvoli


poi un lampo
l’immagine riflette
nell’ombra che spaura
tace il ronzio notturno
di zolfo l’aria pregna
punge il chiarore
e l’iride fotografa
un lungo viale
case in bilico
assestate a schiera
ed oltre il ciglio
il buio
Verso il collegio

L'alba mi destò
tra silenziosi rumori
a pensieri lontani
la luce fitta sbirciava
dalle persiane socchiuse
svelando sotto lenzuola bagnate
il viso stordito offuscato perduto
rintanato portavo l'angoscia
ed il male avanzava bugiardo
la valigia era pronta
e mio padre smaniava
al ritardo causato
dalla mia pigra
sostanza imperfetta
un'ondata m'avvolse
spingendo con forza
ma la mia ostinatezza interiore
combatteva col nulla
La fine del gioco

All’alba l’inverno
coi cocci di vetro
con gli occhi al riparo
nel cielo l’eclisse
il sole veste di nero
oscure le stanze
la mente bloccata
gli affetti lontani
un automa forzato
e in nero il rettore
con stridulo suono sentenzia
la fine del gioco
Ricordo di primavera

Dopo il gioco e la festa


in riposo giaceva
al riparo dal sole
sotto un albero all'ombra
e il sudor s'asciugava
dall'estrema fatica
mentre soffi di vento
trafiggevan nel petto
l'esil stelo scoperto
lunghi giorni malato
or giace sul letto
attorniato da luci
ceri flebili ombrosi
per la povera scienza
anche il sole è calato
e l'estremo bagliore
che preannunzia la notte
sta spegnendosi piano
con il corto respiro
e una ruga profonda
attanaglia il sorriso
sbarrando la luce
che nel nulla si fissa
quando fuori un'orchestra
d’invisibili ombre
vergan tegole e fronde
e lo stridulo suono
raccapriccia il pensiero
Impronte vuote

Già le nuvole han primeggiato in cielo


le ombre svanite in tempo fatto piano
rincorse salti ruzzoli sereni
grida di bimbo perse in un baleno
la luce fitta si è marcata al suolo
lasciando vuote impronte sul terreno
Casa di cura sul mare

Alito rauco e fioco


grumi in saliva
asma tosse catarro
il morbo sferza
il gracile arboscello
arse le linfe
la luce affoga
nell'ombra che si fissa
spegnendosi nel vuoto
e il vento strazia
al franger delle onde
che schiumano sui muri
Davanti al focolare

Curve donne sfregano


panni sudati e fango
al lume del crepuscolo
nel comune lavatoio
al freddo e gelo secchi
rami sul fuoco acceso
gambe al calore rosse
davanti al focolare
Nella piana

Il sole alza la cappa nella piana


tra spettri alberi la nebbia
nei viali ai raggi si dirada
sull’asfalto la via si svela
grida di bimbi in strada
cinguettio di uccelli in aria
la giornata illuminata si rianima
Un bossolo vuoto

Gorgheggi sull’albero spoglio


il canto imporpora l’aria
rende pace al pensiero
e lo sguardo lo segue nel volo
oltre il fosso uno strepito sordo
ed il tonfo nel fango
resta impronta di uomo
ed un bossolo vuoto
Lungo il fiume

In bilico viaggio
tra spini ispidi e roventi
tra spazi e piccoli viottoli
rasenti il fosso marcio
tra alberi arsivi e impantanati
in rami intrecciati
in sacchi di plastica
scoloriti e macerati
e il materiale infligge
artificiali putridi
che l'occhio incastra
e l'ampia inquadratura
ritorce il frutto di passati giorni
scivolano i profumi tra i rifiuti
e le sementi marciscono fumanti
Il gorgo

Stesi sul botro nudi


fango tra i sassi rosi
folta gramigna ai bordi
giunchi flessuosi in arco
tra sterpi ed alberi morti
La pianta

Mentre la motosega urla e trancia


conficcando i suoi denti nella polpa
la segatura nevica nell'aria
la linfa aggruma gela
depositano lacrime nell'erba
le braccia tronche staccate alla pianta
Come foglia contro il vento

Feriti i grandi spazi


inoltro in stanze chiuso
per sogni disilluso
per voli senza ali
canali d'acqua torbida
lo sguardo fisso incolla
la lingua color calce
il viso roso sbianca
rugiada agli occhi spenti
di brina il cuore fermo
e fluttuare senza sensi
come foglia contro il vento
Alla luce dei neon

Chiuso in fabbrica
alla luce dei neon
tra i cocktail di colla
di mastice di polvere
di pelle conciata
d’aerei fumi acidi
e il sole vacuo
muto dietro ai vetri
serrato dentro
natura morta
di deserto
La fabbrica

Ferreo onnipotente estremo


rullo rotante
che sgrana e stralcia
in velocità costante
ad una ad una la fila passa
sotto gli occhi stanchi
polvere nera s'alza
e carne rode
la macchina lucente
che nulla dice nulla pensa
ronza e stride
in ritmo sempre uguale
oh pollice contratto
oh mano disarmonica e ferita
lascia cadere
quel che stringi ed odii
e trita i nervi
della tua mente stanca
rivolta la schiena
e canta forte sovrasta
i rozzi suoni che ti opprimono
scagliati contro
come folle infuria
nella fabbrica curvi ruffiani
dediti a leccare i piedi
al buon benefattore
nuove macchine lui
comprerà domani e tu
lo aiuterai a far carriera
ma la sua sete inaridisce
pian piano la tua vita
S’alza la luna

Disperso il calore
del rovente braciere
s’alza la luna
fresca nella sera
ampio respiro
s’apre nel sereno
volto rapito
occhi verso il cielo
Meravigliosa luna

Nell’ora calma
del giorno verso sera
in cielo appari
nell’azzurro bianca
trasparente nuda
meravigliosa luna
Le lucciole

Le lucciole nel folto rinverdire


pungono l’aria qua e là
con luci alterne al buio
sussultano sfavillano rimbalzano
nel quadro fatto luce fatto vita
Affascinante notte

Rotti gli indugi canto


accolto con ebbrezza
da luci artificiali
riflesse dai lampioni
sul viso scolorito
dei corpi intrisi i versi
in argini rigonfi
di volti sconosciuti
armonica vibrante
candida ed avvolgente
affascinante notte
Viso contro viso

L'alba s'incunea al giorno


scivola la sera
le luci si colorano
l'aria si rasserena
prorompe nella mente
un'orgia di visioni
in ebbrezza nella notte
ritrovo le emozioni
nel viso contro viso
la vista irraggia il cuore
batte combatte esplode
Occhi negli occhi

Di giorno il corpo muore


rotola senza emozioni
libero da vincoli
nella notte ritrovo
un'iride di colori
e immerso dentro ai sensi
depongo dolcemente
il capo sul tuo grembo
nelle pupille assorto
occhi negli occhi
Alla luce dell’alba

La sabbia infuocata
la spiaggia un vocio
la pelle raschiata
dall'acqua salata
elimina i segni notturni
e la sera addolcisce
con tiepida brezza
depone nel grigio le forme
nell’ora profonda dei sogni
al fruscio delle onde
due corpi negli occhi
in trasporto coinvolti
al suono di versi fluttuanti
e il chiaro avvolge i due volti
prendono forma i dettagli
svelati alla luce dell’alba
Rossa fiamma la luna

Nel blu cupo del cielo


bianchi corpi lucenti
occhi sguardi incantati
tutt’accesa la luna
rossa fiamma consuma
dentro l’alba scolora
Labbra su labbra

Svanisce la notte
il chiaro sorge
da girasole seguo
la fonte di luce
rossa di calore
di brace le labbra
acceso m'irradio
labbra su labbra
Nuoce alla vista il giorno

L’astro reclina
il cielo cangia volto
per delicati petali
nuoce il giorno
e le sbiancate gote
rosseggianti ai raggi
che le increspa
lo stelo inchina
al sole che l’acceca
La discoteca

La discoteca pregna
partoriva l’inferno
tuonavano le note
con alito di ferro
euforica la carne
paziente incanalavo
veleno dalle labbra
Al lume dei lampioni

Nell’ora pesante del sonno


inerpicata al lampione
azzoppata da fari abbaglianti
vestita di panni leggeri
la bocca rabbiosa attanaglia
un candido filtro ed il fumo
stagnante sul volto vela
le gote infossate dal freddo
vicino cani randagi annusano
sventrano e sbranano in un sacco
i resti remoti di un pasto
In posizione fetale

Chiuso all’alba il sabato balordo


di fumi alcolici ancora gonfio
gli occhi silenziosi e spenti
alle luci del giorno
tutto intorno un tramonto
buia la festa al ritorno
nasce innato istinto
in riposo il corpo pone
in posizione fetale
In meteora muore

Son tutte spente le luci del corpo


incerto percorro il ritorno
ragnatela filata d'incroci
la vista s'impiglia al pensiero
ai raggi del sole si sfrangia
pulsa il sangue frenetico scorre
burrascoso m'agito dentro
nei nervi sfuoca l'ardore
l’aurora della limpida alba
pian piano si spegne
in meteora muore
Alba senza luce

Riverso sulla strada rintronato


di luci artificiali pieno dentro
la luce naturale mi ferisce
entrando da nemica dentro i sensi
fatti stantii i suoni giornalieri
il sole mi travolge svelando tutti i veli
ossificato nei turbini malato
carico in carne gialla demolito
uno sterpo il corpo senza foglie
l'autunno dai colori arrugginiti
succhiato nella morsa dell'inverno
grigio tarlato e dai raggi sbianco
sfuocati i tratti ispidi del volto
assolato dal giulivo corso del giorno
al respiro dei profumi bruciati dai vapori
e di nuovo nel bozzolo ritorno
come larva di giorno ad aspettare
il buio di nuovo per uscire
come farfalla notturna ad osservare
appiccicato al lume dei lampioni
L’alba già svanita

L'orologio insensibile annunciava


la notte in un istante via volata
l'alba già svanita
l'irraggiamento era assoluto
doppiate dalla vista le persone
il corpo meccanico avanzava
un brulichio di forme sulla spiaggia
unite uno sull'altra unte
ai raggi di un sole d'allegria
ferito nella vista nascondevo
nei panni della notte
vuote membra
e invalido vagavo
nel buio della mente
Il sole come al solito s'alzò

Il sole come al solito s'alzò


scolpendo ruvido
i tratti malati del volto
una fitta dentro tagliava
tutti i residui tumulti
la giornata rumorosa s'inoltrava
verso lidi di allegria assoluta
caduto in frantumi
con fatica mi rialzavo cercando
qualche piccolo frammento
nell'onda che pian piano mi portava
in riva al mare gonfio di risa
Dal sole al riparo

Notturni occhi a decifrare


carichi di passione
in calici il veleno saturato
affondo nel venale spettacolo
e da enigmatico vampiro
ritorno all’ultimo richiamo
dell’alba all’erta al primo chiaro
rifuggo nella tana a non bruciare
in apnea dal sole al riparo

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