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DALTROCANTO #4 / II 2010
ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA ATHENA
c/O Facoltà di Economia,V. Inama, 5 Trento, email: athenatrento@yahoo.it,
www.myspace.com/daltrocantotn
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Pornografia Ciao,
informativa... Bellezza...p.14
p.10
Eugène Meglio
Atget...p.16 esser cane...p.18
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Redazione: Irene Corn, Franco Fadanelli, Stefano Franceschini, Marco Giacomelli, Silvia Girardi,
Marina Pezzi, Enzo Zanghellini
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Daltrocanto cercherà di dare una risposta a tutte queste domande, nate dalle
riflessioni della nostra redazione sul concetto di soddisfacimento e di eccesso.
Rimane un’ultima domanda cui rispondere: siamo soddisfatti? Sì, siamo felici di
aver realizzato questa rivista appagando il nostro desiderio di scrivere e
condividere con gli altri le nostre idee. Come sempre, anche in questo numero
abbiamo messo il massimo impegno per rendere Daltrocanto più interessante e
piacevole per i nostri lettori.
Siete soddisfatti?
Buona lettura
Chiunque voglia incontrarci o collaborare con noi può contattarci via email oppure sulla nostra
pagina Facebook http://www.facebook.com/athena.trento
TROPPI LAUREATI,
POCHI ACCONTENTATI ?
O
di Silvia Girardi
UN FENOMENO TUTTO
ITALIANO?
N
di Irene Corn
di Franco Fadanelli
La pubblicità ci assedia. Non c’è spazio della Coccolino, la vecchietta Ace che passa la vita
nostra vita quotidiana in cui non riesca a a sbiancare camicie, il cane della carta
raggiungerci. igienica, sono immagini e slogan noti a
chiunque.
Piccolo spazio pubblicità
piccolo spazio pubblicità Coca cola sì coca cola... a me mi fa morire...
L’ironia è una delle sue strategie più efficaci. I Anche i politici nei loro manifesti elettorali
messaggi promozionali sono spesso piccoli rincorrono le mode e i linguaggi della
spettacoli di cabaret o sitcom in formato pubblicità commerciale. Sorrisi da rotocalco,
ridotto in grado di generare serie anche slogan rassicuranti e ammiccanti.
piuttosto durature.
Coca cola chi coca cola chi Vespa mangia le
Con tutte quelle, tutte quelle bollicine mele
La pubblicità influenza la cultura popolare. Censura. Rocco Siffredi che scrocchia patatine
“Più lo mandi giù e più ti tira su”, la famiglia sul bordo di una piscina zeppa di fanciulle in
del Mulino Bianco, “c’è Gigi?”, l’orsetto del stile Playboy e dice di averle provate tutte,
è forse il caso più noto. E il
proibito genera ulteriore
pubblicità. Chi ricorda
una campagna pub
blicitaria della Fiat in cui
un automobilista faceva
cadere un ciclista che si
appoggiava alla sua
macchina al semaforo
rosso? Venne presto eliminata in seguito alle Uno dei migliori modi per sponsorizzare un
polemiche per il suo messaggio diseducativo. prodotto resta comunque il corpo della donna.
Puntare sull’appagamento sessuale maschile è
Coca cola chi coca chi non Vespa più e mangia carta sicura.
le pere...con tutte quelle tutte quelle medicine...
Coca cola...e sei protagonista!!
Le campagne pubblicitarie di Oliviero Toscani
hanno più di una volta scatenato le reazioni di “Sono morbida e calda e costo solo mille lire,
benpensanti e non. Le più famose ritraggono portami a letto con te.” Questo lo slogan
condannati a morte sulla sedia elettrica, accattivante con cui Nino Manfredi promuove
bambini appena nati e ancora ricoperti dal una borsa dell’acqua calda nel film Vedo nudo
sangue della placenta, donne anoressiche di Dino Risi alla fine degli anni Sessanta. E se
completamente nude. nella commedia si ride, nella realtà c’è chi è
andato oltre, come la brillante campagna
Io la coca cola me la porto a scuola pubblicitaria di Spacciocchiali che potete
Coca cola cocacasaechiesa, amirare in questa pagina.
con tutte quelle tutte quelle bollicine!!!
Coca cola... per l'uomo che non deve 9
chiedere.....mai!!!
Aporie della
narrazione
I
di Gion Eic
P
di Stefano Franceschini
S
di Sara Conci
e fossimo degli artisti nella Parigi del definitivamente a Parigi e abbandonò l’attività
1898 e ci servissero delle immagini che di pittore decidendo di passare alla fotografia.
riproducessero fedelmente una Atget non scelse la fotografia per soddisfare
qualsiasi parte della città, probabilmente ci le proprie ambizioni artistiche ma la
recheremmo al numero 17 bis di Rue de considerava semplicemente un mestiere con il
Campagne Première. Una volta arrivati, ci quale guadagnarsi da vivere. A questo scopo
imbatteremmo in una targhetta molto acquistò il suo primo apparecchio: una
significativa: “Atget Documents pour Chambord 18x24 in legno, una camera ormai
artistes” , quindi varcheremmo la soglia di un superata visto che all’epoca erano già in
modesto, seppur dignitoso appartamento commercio dispositivi più piccoli, leggeri e
atelier, e ci troveremmo di fronte a quello che maneggevoli . Alla camera si accompagnava
oggi viene considerato il primo fotografo anche un’ingombrante attrezzatura costituita
nell’accezione moderna del termine: Jean da un treppiede ligneo, degli obiettivi
EugèneAuguste Atget. Eugène Atget nacque rettolineari e una cassetta contenente dodici
14 il 12 febbraio del 1857 a Libourne, vicino lastre alla gelatinabromuro d’argento (che da
Bordeaux. Dell’infanzia e dell’età giovanile sola aveva il peso di 15 kg).
non si conoscono molte notizie, Così equipaggiato Atget cominciò a calcare
probabilmente rimase orfano e fu affidato ad le vie delle città in lungo e in largo,
uno zio paterno che lo portò con sé a Parigi. registrandone soprattutto gli aspetti minori.
Per qualche tempo lavorò come mozzo su navi Lavorò spesso su commissione, sia per privati
mercantili ed è certo che dal 1879 al 1881 che per istituzioni pubbliche. Personalità del
frequentò il conservatorio nazionale d’arte calibro di Picasso, Braque, Utrillo si rivolsero
drammatica. Per alcuni anni fece l’attore e in al fotografo francese alla ricerca di modelli
seguito tentò la fortuna anche come pittore, per le loro opere, mentre la Caisse des
ma in entrambi i casi con scarso successo. Monuments Historiques incaricò Atget di
Decisivo fu il 1898, anno in cui si stabilì censire fotograficamente alcuni quartieri di
Parigi . Ma Atget continuò a fotografare
incessantemente, soprattutto per sé stesso.
Nella sua vita fece forse diecimila fotografie e
quasi tutte descrivono il “carattere della vita
francese” che traspare nell’architettura, nel
paesaggio, nel lavoro ecc. Celebri sono
divenute le sue raccolte. Tra le più
significative figurano L’art dans le Vieux Paris,
una selezione di fotografie del 19001909 a
soggetto architettonico acquistato dalla
Bibliothèque Nazionale; Intèrieurs parisiens,
dèbut du XX siécle, pittoresques e bourgeois,
realizzato nel 1910, che ci fornisce un’idea
degli ambienti domestici in cui visse Atget;
Métiers, boutiques et étalages de Paris che
contiene immagini di botteghe, vetrine,
banchi del mercato. Agli anni venti invece
risale la raccolta fotografica Versailles, maison
close, Petite Place. Come possiamo dedurre
anche dai soli titoli degli album, Atget
fotografò con sistematicità quasi ossessiva
senza pregiudizi estetici, senza retorica, senza
mai manipolare le immagini, tutto ciò che
considerava interessante. Tutto ciò lo rendeva
un osservatore disinibito, in grado di scoprire
e svelare il potenziale immaginifico della
fotografia. Atget considerava la fotografia
pura, diretta e sosteneva fosse una “sintesi e
l’artista è tale se coglie la vera essenza del
soggetto. Non vi sono limitazioni e tutto si
deve fotografare, perché l’arte è ovunque”.
Atget quindi propone una sua concezione del suoi album ci accorgeremmo subito che in
mondo e un’estetica adatta al nuovo medium numerose fotografie mancano le persone.
espressivo slegandolo completamente dalla Atget fissa sulle lastre strade, vicoli, viali,
pittura, ed è in questo che consiste la sua parchi, piazze, vetrine, ville, cioè tutti luoghi
modernità. “La fotografia non si fa, si prende” d’incontro, di passaggio e impregnati di vita
ed è così che agisce Atget, le cui immagini quotidiana. Tuttavia, tale aspetto non è
sono il risultato del suo semplice guardare. esplicitato, è solo suggerito. Rammentato dalla
Non ci sono artifici, le sue fotografie sono presenza di alcune seggiole, dai panni stesi,
“documents”, testimonianze discrete, misu dal nebbioso riflesso di un volto sul vetro.
rate, scarne e per questo potenti. Non Molte altre volte non ci sono neppure questi 15
aggiunge ma toglie. Elimina tutto ciò che è elementi e a colpirci è proprio questa assenza,
superfluo e in eccesso ponendoci davanti al o meglio ancora l’“eccesso di assenza” che
conferisce alle immagini un’atmosfera
straniante, colma di rimandi ad una
realtà diversa e frammentaria rispetto a
quella visibile. E fu tale aspetto ad
attirare l’attenzione dei surrealisti e di
Man Ray, ma soprattutto dell’allieva di
quest’ultimo, Berenice Abbott, che
continuò a supportare calorosamente
Atget anche dopo la sua morte, avvenuta
nel 1927. Per il fotografo francese la
consacrazione definitiva ma tardiva,
arriverà solo nel 1930 con la leggendaria
mostra “Film und Foto”, tenutasi a
Stoccarda nel 1929, dove fu l’unico tra i
fotografi ad essere esposto post mortem.
Atget non chiarì mai con precisione quali
soggetto così com’è, mettendoci di fronte allo fossero i suoi intenti e lasciò che le persone
sguardo dell’autore stesso. Ma l’opera di esprimessero liberamente la propria idea sul
Atget non è solo questo, le sfaccettature sono suo lavoro. In questo modo conferì alla sua
molteplici. Se infatti proviamo a sfogliare i opera un fascino piuttosto ambiguo, divenuto
il marchio di fabbrica di uno dei più innovativi
fotografi del ventesimo secolo.
MEGLIO ESSER CANE
P
di Marina Pezzi
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DALTROCANTO VI SFIDA
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