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DALTROCANTO #3 / I - 2009
ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA ATHENA
c/O Facoltà di Economia,V. Inama, 5 - Trento, e-mail: athenatrento@yahoo.it,
www.myspace.com/daltrocantotn
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e Caucaso...p .6
Credenze Autentiche
e realtà...p.10 Menzogne...p.14
Software L'acqua in
Nettlepeak...p.16 Libero...p.18 bottiglie
fa bene?...p.20
2
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Redazione: Irene Corn, Franco Fadanelli, Stefano Franceschini, Marco Giacomelli, Silvia Girardi,
Marina Pezzi, Enzo Zanghellini
Grafica e impaginazione: software open source "Scribus", Stefano Franceschini, Silvia Girardi
Hanno collaborato a questo numero: Anna Vanin; Chiara Lora, Martino Salvaro e Pietro Zambelli
per Ingegneria Senza Frontiere
Che cosa potete trovare in questo Daltrocanto, la rivista di attualità e cultura dell'Associazione
Athena?
Irene ed Anna, con i loro articoli, ci ricordano come la verità non sia un gioco, ma che molte
persone soffrano e combattano per portarla a galla.
Un gradito ospite, gli amici di Ingegneria Senza Frontiere, ci aiutano a scoprire come le bugie
economiche rischino di avvelenare le nostre acque.
Silvia diffonde il verbo del software libero, soffocato troppo spesso dalle bugie del software
tiranno.
Franco ci racconta fatti e misfatti di un vecchio amico. Tim Burton, Alice Munro e Marina ci
accompagnano a vedere quanto c'è di noi nei nostri racconti, nelle nostre invenzioni. Enzo ci
parla di noi stessi e del rapporto con le nostre convinzioni, di come spesso, abituati alla prigionia
dei nostri preconcetti, non spicchiamo il volo, ignorando la porticina della gabbia aperta.
Stefano è il regista occulto del numero, colui che impagina, tramando nell'ombra.
E allora scegliete con Marco il sentiero giusto e mandate alle ortiche le bugie degli altri giornali!
3
di Franco Fadanelli
Novecento.
non ha pesato lo scarso successo della sua i quali ho avuto anche dei buoni rapporti di
sceneggiatura Biglietto scaduto, scartata amicizia, appartengono alla mia generazione.
da Spielberg? Di sicuro mi piace Nathan Zuckerman, anche
Guardi che ho lasciato Jean sedici anni se ultimamente non riesce a scrivere d’altro
fa! Ma se voleva farsi i fatti miei, allora poteva che dei suoi problemi di prostata. Nathan è un
leggersi qualcosa di meglio di Wikipedia. E amico che ho letto sempre molto volentieri.
Biglietto scaduto non è stato
scartato. Le balle che non sono state E scrittori italiani?
scritte all'epoca dicendo che io non Ho letto poco
volevo accettare le modifiche di tempo fa la versione te-
Spielberg! Semplicemente lui vole- desca di La moto di
va pagarmi una miseria. Per me po- Scanderbeg di Carmine
teva cambiare tutto, anche il titolo. Abate. Davvero un ottimo
Che poi tanto un paio di anni dopo, scrittore e degli splendi-
con un altro mio romanzo, lo ha pure di romanzi.
fatto. E senza darmi un soldo. Che
cos'era in fondo Schindler's list se Ma non aveva detto di
non il mio La notte di Annie con un po' più me- non leggere i contemporanei?
lodramma? E lei non aveva detto che potevo menti-
Le dico io perchè ho smesso di scrivere. Ho re?
fatto due conti in tasca e ho capito che avrei
fatto meno fatica e avrei comunque campato Foto 1: Kilgore Trout; Foto 2: La fabbrica in cui lavorò
decentemente andandomene a far pre- Trout; Foto 3: Carmine Abate; Foto 4: Un serramento
senzada un congresso all'altro e vendendo i li- fabbricato da Trout.
bri del grande scrittore ritiratosi dal clamore
LE CREDENZE:
I FILTRI CON CUI
COSTRUIAMO LA REALTÀ
di Enzo Zanghellini
L a dialettica tra verità e menzogna impli- l’acqua e la palla di vetro il pesce vede gli
ca inevitabilmente il dilemma su che co- oggetti e le persone deformate e per lui
sa sia la realtà e cosa determini o quella è l’unica realtà possibile, in quanto non
influenzi il rapporto tra l’individuo e il mondo sa di essere nell’acqua. Il postulato fonda-
esterno. mentale della teoria dei costrutti personali
George Kelly (psicologo statunitense enuncia che i processi di una persona sono
del XX secolo) autore della teoria dei costrutti psicologicamente canalizzati dai modi in cui es-
personali afferma che l’uomo è un inveterato sa anticipa gli eventi. Uno dei corollari deri-
ricercatore: autoinventato e modellato dalla di- vanti dalla teoria recita che ogni persona
rezione delle proprie indagini, talvolta in mo- sviluppa in modo caratteristico, per la sua
do meraviglioso e talvolta in modo disastroso. convenienza nell’anticipare gli eventi, un siste-
Kelly afferma inoltre che non esiste una realtà ma di costruzione che comprende relazioni
1 0 oggettiva…ma solo costruzioni mentali. In ordinali fra i costrutti.
altre parole la cosiddetta “realtà”, secondo Da questa affermazione sorge sponta-
questa visione, consisterebbe nella costruzio- nea una domanda: cosa diventa vero per l’indi-
ne delle persone che ritengono di averla sco- viduo? Con quale modalità l’individuo
perta e investigata ovvero nell’invenzione che costruisce la sua realtà e verità? Quali stru-
l’inventore stesso non considera però tale, menti ed elementi agiscono nella costruzione
bensì un qualcosa cheesiste indipendente- mentale? La teoria dei costrutti personali e la
mente da lui. Si tratta della stessa condizione terapia centrata sul cliente, ma sicuramente
ipotetica in cui vive il pesciolino rosso anche altre scuole di pensiero, affermano che
immerso nella sua boccia di vetro con forma l’attore sociale reagisce alla realtà così come
bombata: costruendo la realtà attraverso egli la vede. Emblematico è il caso psichiatri-
co di un uditore di voci che reagi-
sce quindi a un fenomeno
impercettibile da qualunque altra
persona, ma del tutto reale per chi
lo vive.Tra mondo interno e mondo
esterno si intuisce esistano sicura-
mente dei filtri: credenze e
convinzioni.
Il sistema delle credenze.
Tutti noi abbiamo un sistema di
convinzioni che regola la nostra vita
o, sarebbe più corretto dire, noi sia-
mo un sistema di convinzioni e vi-
viamo secondo questo. Non esiste
un pensiero, una parola o un’azione
che possa prescindere da questo tessuto inte- re che scontate non lo sono affatto.
riore di convinzioni e lo esprimiamo in ogni La mappa cognitiva.
nostra manifestazione. La realtà invia al nostro cervello una mi-
Il problema è che non scegliamo consa- riade di stimoli, talmente tanti che se non si
pevolmente le convinzioni secondo cui vivere, effettua una selezione, una semplificazione, es-
poiché la maggior parte di queste sono so collasserebbe. La mente si costruisce così
inconsce e derivano dall'educazione ricevuta, una mappa cognitiva con dei punti di riferi-
quindi da convinzioni dei nostri genitori (ed mento, in modo che tutti gli altri punti ne di-
educatori in generale) che, a loro volta, le ventano una conseguenza e acquisiscono un
hanno apprese dai loro predecessori. In altre senso in funzione di essi. Ad esempio i primi
parole, la maggior parte delle convinzioni che astronomi che cercarono di decifrare il cielo
abbiamo e secondo cui vi- nella sua infinità di punti
viamo non sono neppure luminosi, si ritrovarono di
nostre. fronte al problema di co-
Ma forse anche noi me darne un significato,
come il pesciolino rosso appena convenirono che
non sappiamo di essere un gruppo di stelle poteva
immersi in un liquido rappresentare un carro, e
amniotico fatto di cre- un altro un’orsa, gli altri
denze. Non sono le circo- punti luminosi circostanti
stanze esterne a acquisirono un significato
determinare la qualità conseguente e diventaro-
della nostra vita, ma no parte delle figure tro-
l’interpretazione che attri- vate... figure provenienti
buiamo ad esse. Se è vero comunque dalla cultura
che le circostanze contri- dell’osservatore. Allo stes-
buiscono a creare le so modo, nella vita di tutti i 1 1
convinzioni, è anche vero giorni, costruiamo e
che le convinzioni contribuiscono ad attrarre semplifichiamo la realtà per poterci muovere
le circostanze: i nostri modelli di pensiero nel mondo e darne un senso: anche noi nelle
influenzano fortemente le nostre esperienze. situazioni complesse cerchiamo punti di riferi-
Curiosità dall’India. mento che ci orientino.
In India, quando catturano elefanti La border line.
ancora piccoli, per trattenerli, li legano a un Nella folla dei messaggi contraddittori
paletto sufficientemente robusto. Nonostante che quotidianamente ci giungono, le credenze
ci provino, gli elefantini non riescono a libe- dicono dove tracciare il confine tra affermazio-
rarsi. Passano gli anni, gli elefanti diventano ni degne e non degne di fiducia; consentono
adulti e forti, eppure rimangono attaccati allo inoltre di riconoscere tra la moltitudine il mes-
stesso paletto. Potrebbero facilmente sradi- saggio che si merita, lui e solo lui, di ricevere
carlo con una sola zampata, ma non sanno di fiducia… per arrivare a ciò che è soggettiva-
poterlo fare... Anche noi, proprio come gli ele- mente vero. Nel mondo esistono molte culture
fanti, una volta adulti rimaniamo legati a sche- diverse e quindi sistemi di riferimento diversi,
mi mentali ormai obsoleti che soffocano le dunque il confine tra verità e menzogna, relati-
nostre potenzialità, e crediamo che questi co- vamente ad uno stesso fenomeno, è anch’esso
stituiscano una realtà immutabile e ine- globalmente variabile. Basti riflettere ad
luttabile. La maggior parte delle nostre esempio su come cambi la distinzione tra sa-
convinzioni sono basate sulle esperienze cro e profano, per oggetti diversi, nelle varie
infantili, sul pensiero dei genitori, degli inse- culture sparse per il mondo, osservando come
gnanti, della collettività, della classe sociale a uno stesso oggetto o simbolo (una croce, un
cui apparteniamo: abbiamo assorbito teschio, un seno…) assuma significati molto di-
un’enorme quantità di idee che nella vita dia- versi in funzione della credenza interiorizzata.
mo poi per scontate, senza neppure sospetta-
La verità è soggettiva,
la falsità è oggettiva.
AUTENTICHE
MENZOGNE
“
di Marina Pezzi
Nel raccontare la storia della menzogna, rielabora la vita vissuta creando le-
vita di mio padre è impossibi- gami dove apparente non ce ne sono, accosta
le separare la realtà dalla fanta- fatti, persone, oggetti che altri percepiscono
sia, l’uomo dal mito. Il meglio che io possa come del tutto distinti. Certo potremmo consi-
fare è raccontarla come lui l’ha raccontata a derare queste rielaborazioni come degli erro-
me. Non sempre ha un senso e quasi mai è ve- ri, degli equivoci a cui la memoria può essere
ritiera…ma questa storia è una storia così…” soggetta, ma perderemmo il vero valore dell’
(Tim Burton, Big fish: le storie di una vita incre- immaginazione. Il ricordo, che sia fedele alla
dibile, Columbia Tristar, 2004) cronaca dell’evento in questione oppure no
Lo spettatore è avvertito, questa storia è (ma quale ricordo è un semplice riferire di
una storia “così”, e non esiste altro modo di fatti accaduti?), è un vero e proprio rivivere,
raccontarla di quello scelto da Edward Bloom, rinnovare il passato distorcendolo, a volte stra-
che nemmeno in punto di morte rinuncia alla volgendolo attraverso la nostra sogget- tività.
sua mania narrativa. Edward è un cantastorie, Ed è proprio questa l’abilità che tutti ri-
1 4 arricchisce, reinventa, aggiunge colore. Il fi- conoscono in Edward Bloom, e che tanto infa-
glio William, invece, è
un giovane giornalista,
riferisce fatti, fa crona-
ca, ed ha l’impressio-
ne che l’abitudine del
padre di trasformare
gli episodi della pro-
pria vita in racconti
fatti per metà di realtà
e per metà di finzione,
gli abbia impedito di
conoscerlo davvero, di
avvicinarne la vera
personalità.
Ma è davvero
così netto il confine tra
verità e menzogna? E’
così semplice stabilire se un racconto è vero o stidisce il figlio William, con la differenza che
se è “solo” immaginario? il suo inventare raccontando è del tutto
Spesso, quando raccontiamo un episo- intenzionale, qualcosa di voluto e di ben
dio della nostra vita, mescoliamo il ricordo congegnato, seppur in qualche modo vitale.
che abbiamo di esso con immagini che Bloom padre ha riscritto l’intera storia della
appartengono a momenti del tutto diversi, ma propria vita attingendo alla sua sfrenata imma-
che nella nostra mente ne sono parte inscindi- ginazione, creando favole che raccontassero al
bile. La mente umana è molto abile nella figlio più di quello che la storia vissuta poteva
effettivamente esprimere. sato” (Alice Munro, La vista da Castle Rock, Ei-
Burton trasferisce in Edward Bloom naudi, Torino, 2007, p. 3)
tutto il proprio talento visionario, dando luogo Quanto può esserci di vero nel racconto
ad episodi fantastici e mirabolanti, come la di quando i cugini Laidlaw costruirono una ba-
strega nel cui occhio di vetro si può vedere di racca nel selvaggio e desertico territorio di
che morte si morirà, o la cittadina di Spectre, Morris, o di come Andrew decise di nasconde-
tanto perfetta quanto inquietante e fuori dal re la sorellina neonata per evitare che la fami-
tempo: “La ‘verità’ è stolida, sterile e meno glia si trasferisse in Ontario, o, ancora, dell’
affascinate rispetto alle meraviglie di cui allevamento di volpi argentate costruito dal
l’arte del narrare ci fa partecipi colorando il padre di Alice? Forse molto, forse nulla, non è
nostro quotidiano” (Massimiliano Spanu, Tim importante. La Munro riesce a farci percepire
Burton, Il Castoro, Milano 2007, p. 138) tutto questo come reale: “Sebbene sia una spu-
Ma non per questo ciò che Edward dorata bugiarda, è verissima” (Pietro Citati,
racconta è meno ‘vero’. E’ anzi proprio questo Alice Munro. Le mie radici nell’antica terra
suo rielaborare che conferisce maggior au- scozzese, in la Repubblica, 1 dicembre 2007,
tenticità, maggiore signifi- p.46).
catività alla sua storia di La verità nasce
vita. dall’intenzione, è desiderio
Quando raccontiamo la di trovare un punto fermo
“nostra” storia, non è la nel mutamento delle cose, è
cronaca dell’avvenimento conseguenza del nostro da-
che ci preme trasmettere, re forma a un flusso di
ma le sensazioni che il suo energia informe. La verità è
ricordo ci suscita, le emo- un processo, qualcosa di
zioni, i sentimenti che mai definitivo. Ecco, allora,
colleghiamo ad esso, e che che chi possiede il dono di
possono essere diversi in raccontare la verità sembra 1 5
Foto 2: www.fastcompany.com
Foto 3: http://i.thisislondon.co.uk
DIS-INGANNO GENERAZIONALE
di Stefano Franceschini
Grazie.