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Aspettativa

Il tempo esiste perché esiste il tempo che verrà.


Ornella Vanoni, “La voglia. La pazzia”

Sostantivo femminile
1. L’atto, il fatto di aspettare
2. Nel linguaggio giuridico è la possibilità astratta di acquistare un
diritto in base a circostanze che devono ancora maturarsi.
3. In economia, il valore atteso di una variabile economica da parte
dei soggetti economici; più genericamente l’atteggiamento verso il
futuro che influenza le decisioni da prendersi nel presente
4. Nel rapporto di lavoro, sospensione temporanea dell’obbligo del
dipendente di prestare servizio

Con la voce nasale e le labbra un po’ gonfie in un impeto di


spasmodica sensualità modello viados, Ornella Vanoni canta
l’aspettativa in maniera festosa e intima insieme: il carnevale della
vita, fatto d’amore, fiducia e voce caliente di Toquino a passo di
samba. “Il tempo esiste perché esiste il tempo che verrà”: le parole
della canzone “La voglia e la pazzia” sono la resa melodica
dell’attesa colma di serenità de “Il sabato del villaggio” scritto da un
Leopardi alla finestra, forse d’estate, forse di sera, di sicuro in
attesa. Un unico sprazzo di gioia speranzoso. Ecco, l’aspettativa è
così: una tensione fiduciosa verso il futuro. È un atteggiamento
mentale e pragmatico insieme quasi inevitabile, capace di
rappresentare il continuo stimolo alla ricerca della felicità che anima
ciascuno di noi. Per questo l’aspettativa è un concetto politico per
eccellenza, perché sta all’origine della vita politica, una sorta di
pulsione all’incontro con gli altri che, in fondo, ha sempre il fascino
della sorpresa, la promessa di una felicità alle porte. Che poi arriva,
come un Carnevale, con la voce della Vanoni o con le sigarette
fumate a pacchetti da Vasco che al potere, non a caso, ci voleva la
fantasia.
L’aspettativa è quindi immaginifica e visionaria, ma anche
profondamente concreta, capace di determinare l’andamento della
vita quotidiana. Qualunque donna in periodo premestruale lo sa,
come qualunque cinefilo amante di Woody Allen: esiste un certo
modo di incidere sulla propria vita che prende il nome di “profezia
che si auto avvera”. È quel modo meccanismo, noto in sociologia
come “effetto Rosenthal”, dal nome dello psicologo che passò una
vita a provarlo, e che più semplicemente sta alla base della legge di
Murphy, per cui se qualcosa può andare storto lo farà. È lo stesso
procedimento per cui a forza di parlare di antipolitica allora
l’antipolitica stessa sarà sempre più diffusa e dilagante. A forza di
scrivere eleganti corsivi ed editoriali traducibili in sintesi con un “è
tutto un magna magna”, allora le persone vedranno solo furbizia,
qualunquismo, ruberie e caste elette (sempre dagli stessi cittadini
poi). La politica, come arte immaginifica capace di creare futuro e
risolvere i problemi, si nutre di aspettative e, anzi, ha ragione di
esistere perché le persone desiderano migliorare, vivere in un
mondo più accogliente, dove tutto funzioni bene, senza guerra e
senza odio. La città, la polis, dopotutto, non è altro che un
complicato e vitale intreccio di aspettative e desideri, un luogo
dell’anima prima ancora d’essere un luogo fisico. La politica si nutre,
quindi, dei desideri delle persone, ma se compie il peccato di
trascurarli e di raccontarsi come chiusa e distante, allora diventerà
lontana, blindata, una scialba immagine di ciò che potrebbe essere.
Il politico allora diventa un antagonista e non più il compagno di
viaggio con cui camminare insieme verso orizzonti migliori. Alain
Touraine, sociologo francese, spiega bene il valore dell’aspettativa e
la considera come “creazione di società”: il destino di un Paese, di
una città, di una comunità, dipende in larga misura dalla profezia
che si auto avvera, dai sogni delle persone, da quello che si
aspettano. E siccome la letteratura è sempre un passo avanti
rispetto alla politica e la cultura è quel mare immenso da cui
emergono idee illuminate, spunti vitali, energie creative, non
sorprende che proprio Italo Calvino l’abbia scritto qualche tempo fa,
in “Le città invisibili”. “D'una città non godi le sette o le
settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua
domanda.” Ecco perché l’aspettativa è il cuore della politica Perché
l’uomo è sempre in cerca di nuovi desideri, ulteriori domande e
risposte cariche di fantasia.

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