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Casa Battlò

Un'altra ristrutturazione che Gaudì eseguì a


Barcellona fu Casa Battlò che realizzò tra il 1904 e
il 1906.
Josep Battlò ricco commerciante di stoffe, voleva
rimodernare la sua dimora tanto che chiese al
comune il permesso di abbatterla e di costruirne
una nuova. La concessione però non gli venne
data, così Gaudì incaricato della ristrutturazione si
trovò a lavorare su un edificio del 1887 edificato su
un lotto stretto e lungo e su una pianta
rettangolare.
Nonostante queste limitazioni Gaudì raccolse con
entusiasmo la sfida di realizzare un edificio
completamente diverso dal precedente ottenendo
davvero un effetto sorprendente.

Compì il primo passo facendo apparire, con qualche


accorgimento decorativo, il piano terra di dimensioni
gigantesche in confronto al resto della casa, per dare
l’impressione di spazio e per fare apparire il tutto +
imponente. Le colonne imponenti e l’arcata sopra il portale
d’ingresso furono i mezzi con cui Gaudì “ingannò”. Per queste
colonne però ebbe problemi con le autorità Barcellonesi: la
base di questi pilastri infatti sporgeva di circa 60 cm sul
marciapiede e i passanti inciampavano letteralmente in esse.
Gaudì non si curò affatto del richiamo del comune di
Barcellona e continuò la costruzione di casa Battlò violando
altre norme urbanistiche (costruì una mansarda e due stanze
non previste nel progetto iniziale), ma solo perché il suo
modo di concepire l’architettura lo spingeva a questo. Il
progetto doveva evolversi anche durante la costruzione
dell’opera e quindi subire inevitabili variazioni dai disegni
ipotizzati inizialmente.
Nella parte del primo piano e successivi
mantenne la struttura originaria apportando
pochi significativi cambiamenti che fecero mutare
completamente l’aspetto della facciata.
Ristrutturò solo la forma delle finestre e il loro
rivestimento completandole con l’aggiunta di
piccoli balconi di ghisa completati con muratura e
intonaco leggermente arrotondati.
Particolare attenzione la si deve porre sulle
decorazioni che ricoprono la facciata leggermente
ondulata dove mancano spigoli e linee rette.

Rivestita di un mosaico di una pasta vitrea la quale è


sua volta ornato da dischi multicolori di diverso
spessore e diametro (però dello stesso materiale di
fondo) da, con l’incidenza della luce solare un
particolarissimo effetto di luminosità e brillantezza.
La parte bassa della facciata invece riprende i già citati
“motivi ossei” di Casa Calvet che in questo caso, a
differenza dell’esperimento precedente, invadono tutta
la struttura facendo sembrare l’edificio un grande e
enorme fossile. Lo scheletro esposto, le ossa unite da
cartilagine di pietra, balconi con un profilo di teschio,
richiamano anche il motivo del tetto che assume le
sembianze del dorso squamoso di un antico rettile
primordiale. Il tutto culmina con una torretta che in
cima porta il segno distintivo di Gaudì: la croce a
quattro bracci smaltati inserita in tutte le sue opere fin
dalla realizzazione del collegio delle Teresiane.
L’interno. L’appartamento a cui Gaudì dedica
particolare attenzione non ha più la tradizionale
divisione in singole stanze, ma gli interni si fondono
l’uno nell’altro… come nell’esterno sono assenti linee
rette o spigoli e il tutto sembra quasi la “struttura di una cellula organica”

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