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La torre
La torre, finalmente.
Silenzio
Questa era senza dubbio la principale
caratteristica del luogo.
Era una giornata fredda dinverno come era stata quella appena
trascorsa; il cielo plumbeo era solcato dal volo solitario di un
corvo, lento e maestoso.
Quando riapr gli occhi, li pos sulla sommit della torre e seppe di
essere pronta ad entrare. Lo fece senza esitazioni, ben consapevole che
non avrebbe trovato nessuno ad attenderla.
Con una certa sorpresa, Yveen not che il rettangolo era pieno di
terra: uno strato di terriccio scuro e umido, in apparenza smosso di
recente.
Pi la terra la ricopriva,
pi il piacere di quel contatto aumentava
.
Era sprofondata nel suolo umido e freddo e ne era stata sepolta viva.
Con unindescrivibile, prorompente gioia scopr di non poterne e non
volerne uscire mai pi, per sempre appagata da quel buio abbraccio
totale.
Pass un tempo indefinito.
I secondi, le ore e i giorni avevano perso significato
Non doveva pi respirare, non vedeva pi il sole sorgere o sparire dietro
i monti. Non era rimasto nulla, nessun altro stimolo se non il continuo
contatto con il suolo, quellorganismo di cui ora era parte e che laveva
inglobata, integrata nel suo ventre brulicante di vita.
Non cerano pi pensieri, non esisteva io, non cera separazione.
Tutto era perfetto, compiuto, tutto era uno.
Ma allimprovviso,
una mano si chiuse sul suo polso.
Qualcuno stava smuovendo la terra, qualcuno stava rovinando la sua
culla di tenebre ed energia.
Sentiva le dita scavare, le unghie grattare il terriccio.
Un intruso stava violando il suo santuario, la stava toccando, scoprendo,
riportando alla luce.
Non avrebbe voluto, avrebbe desiderato urlare ed opporsi, ma tutto ci
che riusciva a fare era piangere. Piangeva e singhiozzava, urlava a tratti,
ma non trovava la forza di combattere quelle mani che la riesumavano,
quellessere che con la forza la stava strappando al buio e al riposo per
riportarla allesterno, allo scoperto, nel mondo.
Ancor prima di rendersene conto, Yveen fu fuori.
Inginocchiata sul bordo del rettangolo che era divenuto la sua tomba,
singhiozzava come un neonato, nuda, scossa dai brividi, priva di tutto.
Di fronte a lei,
argentea nella luce della luna,
stava una donna.
Hat-Vel
Poi scomparve.
risuonano
In un meraviglioso Dodecaedro