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Yveen

La torre

La torre, finalmente.

Si ergeva solitaria, immobile al centro del lago,


scura sullo sfondo brillante delle stelle.

Yveen alz il cappuccio del mantello per nascondere il viso e ripararsi al


contempo dal vento sferzante. Non desiderava essere vista, sebbene
non sapesse razionalmente dire da chi.
Un corvo gracchi in lontananza, poi ricadde il totale silenzio.
La sua barca scivolava sulle acque piatte, sollevando increspature
appena percettibili ad orlarne il percorso di delicate simmetrie.

La notte era calata da alcune ore ormai.


Yveen si disse che latmosfera notturna ben si adattava alla costruzione:
la ammantava di ombre scure e la completava, come un abito scelto
con attenzione.

Una volta raggiunto un approdo, la ragazza lev il volto a contemplare la


costruzione in tutta la sua imponenza.
Era un edificio nero, alto e in apparenza deserto. I riflessi dellacqua
circostante gli stendevano addosso un manto blu-viola, cangiante e
mobile.

Silenzio
Questa era senza dubbio la principale
caratteristica del luogo.

Lacqua riposava quasi immobile in una magica sospensione appena


turbata dal passaggio della barca. Leggerissimi sciabordii lambivano le
rocce e le mura della torre.
I voli lenti e alti dei numerosi corvi che abitavano le rovine erano gli unici
movimenti: sembravano sorvegliarle, proteggerle.
Veri e propri guardiani.

Yveen ripens al giorno del suo ingresso nellOrdine,


anni addietro.

Era una giornata fredda dinverno come era stata quella appena
trascorsa; il cielo plumbeo era solcato dal volo solitario di un
corvo, lento e maestoso.

Era solo una bambina allora, ma serbava nitido il


ricordo di quando aveva levato il capo per seguirne
la traiettoria, incantata dalla sua noncurante fluidit.

Nonostante lagitazione e la tristezza per


la separazione dalla famiglia, per un
attimo si era sentita tranquilla,
al sicuro nellabbraccio di
quel volo perfetto.

Anche ora, a distanza di numerosi anni, Yveen ritrov la stessa magica


armonia nel planare dei corvi sulla torre.
La stessa sensazione di misura, di proporzione semplice e naturale.

Attraverso le finestre in pietra della torre, la ragazza scorse numerose


rampe di scale che conducevano alla sommit.
Sebbene ai piani inferiori fossero sommerse dallacqua, infiltratasi con la
complicit della decadenza, nel complesso la solidit della pietra pareva
aver opposto unecace resistenza allo scorrere del tempo: se le avesse
seguite, lavrebbero portata in cima.

Yveen avvert un senso di calore


crescerle nel ventre.

Era una sorta di liquida agitazione, un fluido inquieto eppure


avvolgente che sembrava aver preso vita nelle sue viscere.
Come iniziata dellOrdine, aveva appreso negli anni le tecniche per
manipolare lenergia e dirigerla. Un tempo forse sarebbe stata
spaventata da quel calore improvviso e lo avrebbe confuso con la
paura. Se ne sarebbe lasciata travolgere.
Ma da allora erano trascorsi anni di addestramento, era divenuta pi
forte e salda.
Sotto la guida dei maestri aveva esplorato e conosciuto le forme
delle emozioni, ne aveva scoperto la consistenza ed i percorsi nel
proprio corpo, ne aveva tracciato la mappa, saggiato la forza.
Era divenuta consapevole della loro natura, aveva imparato a
cavalcarne la potenza.

Riconobbe quellenergia mobile e profonda, ne assapor la potenza e la


tenne in grembo a lungo, accompagnandola, modellandola.
Con profondi respiri e delicate contrazioni dei muscoli addominali diede la
forma di una sfera alla sua energia, convogliandola appena dietro
lombelico.
La sent riempirle il ventre, accendere i nervi delle gambe, del busto, della
schiena. Ne vide i filamenti dorati spandersi come una linfa attraverso i suoi
capillari, illuminando i muscoli, gli organi e le fibre del suo corpo.
Li sent allungarsi sotto la pianta dei piedi, unendola alla terra. Li sent
risalirle attraverso il collo e raggiungere la sommit del capo, stendendosi
sottili verso il cielo notturno.
.
Abbass le palpebre e si sent centrata,
riequilibrata intorno alla sfera luminosa che aveva modellato in s

Quando riapr gli occhi, li pos sulla sommit della torre e seppe di
essere pronta ad entrare. Lo fece senza esitazioni, ben consapevole che
non avrebbe trovato nessuno ad attenderla.

Nessuno viveva li.


Lentamente, ma con passo costante, Yveen sal le lunghe rampe di
scale e si ritrov in breve in cima all'edificio.
Le scale terminavano in quella che un tempo doveva essere stata la
stanza pi alta della torre, circolare e illuminata da regolari finestre ad
ogiva lungo tutto il perimetro.

Yveen immagin per un istante quanto doveva essere stata bella e


suggestiva quella stanza nei suoi giorni di gloria, inondata dalla luce
riflessa sulle nuvole e sulle acque del lago, profumata dei boschi
circostanti e delle montagne lontane.
Vivida e tangibile, nella mente le apparve la stanza integra, decorata di
tende e arazzi. Ebbe limpressione di sentire le voci di chi vi abitava e per
un istante fu certa di avvertire una presenza.

Una donna felice, dolce


Lo sguardo azzurro e luminoso
come le acque del lago

Fu solo un istante, ma quando limmagine delle attuali rovine si


sovrappose e sostitu la visione, Yveen non seppe evitare una fugace
fitta di nostalgia per quel quadro idilliaco.
Per larmonia che aveva avvertito in quel passato lontano, nella vita di
quella donna ormai scomparsa.
Si guard intorno, constatando quanto le cose fossero dierenti ora.

I muri erano crollati, lasciando intatto il solo pavimento


costellato dalle macerie delle pareti.
Delle belle finestre aperte sul panorama non restava che lo
scheletro annerito, che accennava qua e l quel che un tempo
era stato il perimetro circolare.
Alla luce che le attraversava, si erano
sostituite limmobilit della notte ed il
planare delle sagome nere dei corvi, ora
estremamente vicini.

Sopra il capo di Yveen, il cielo stellato aveva


rimpiazzato il tetto; tra le costellazioni quella notte
ammiccava la luce rossastra di Marte.

Al centro della stanza circolare,


un rettangolo scuro si delineava nelle ombre notturne.
La luna non era grande, ma grazie anche allassenza di nubi riusciva a
rischiarare la scena: Yveen si avvicin al rettangolo per studiarlo alla sua
luce argentea.

Scopr cos che il riquadro scuro era dato


dallassenza di alcune delle pietre della
pavimentazione.
Erano state rimosse con precisione, cos da creare
un rettangolo dagli angoli perfettamente retti ed i lati
opposti identici. Pur senza misurarli, la ragazza
sapeva che erano in rapporto aureo tra loro.

Con una certa sorpresa, Yveen not che il rettangolo era pieno di
terra: uno strato di terriccio scuro e umido, in apparenza smosso di
recente.

Senza saperne spiegare il motivo, volle toccarlo.


Ne saggi dapprima la consistenza soce e fresca con la punta delle
dita, ma quasi immediatamente dovette cedere allimpulso irrefrenabile di
spingere lintera mano nella terra.

Affondandovela sino al polso


Stringendo tra le dita il terreno
Sentendolo infilarsi sotto le unghie
Annidarsi nelle pieghe e nei pori stessi della pelle

Allimprovviso voleva che quel terreno scuro e umido la abbracciasse, la


ricoprisse, le entrasse in circolo.
Voleva che la sua mano, il suo braccio, la sua intera persona fossero in
contatto e si unissero a quella strana terra.

Ben presto non pot evitare di togliersi i vestiti.


Spinta da un impulso atavico, totale, senza nome, si gett nuda nel rettangolo.
E lasci che la terra la toccasse, la prendesse, la ricoprisse, la accogliesse.
Si sent affondare, scendere in quel grembo scuro, sempre pi gi.
La terra si apriva sotto il suo corpo e la prendeva.
In pochi minuti ne fu interamente coperta.
Sepolta sotto il terriccio vivo e vibrante che ora le formicolava sulla pelle, le
trasmetteva una forza frizzante e inarrestabile, un battito accelerato e incalzante.

Yveen lo sentiva pulsare ritmato sulla pelle, lo avvertiva scorrere nelle


vene, rimbombare nelle orecchie.
Era il battito di cento tamburi, cento bastoni, cento canti vibranti di voci
familiari, conosciute dalla sua parte pi antica e dimenticata, che con
prepotenza si andava risvegliando.

Pi la terra la ricopriva,
pi il piacere di quel contatto aumentava
.

Lo sentiva serpeggiare nel corpo, attraversare il ventre, risalire la schiena


e scorrere come un fiume in piena in ogni lembo.
Mai aveva provato un piacere cos totale e intenso, cos avvolgente.
Ne era totalmente annichilita, cancellata, travolta.
Non ricordava pi il proprio nome, n perch fosse giunta sino a l, cosa
cercasse nella torre. Tutto ci che contava ora era rimanere in
quellistante, godere di quella benedizione per sempre, immersa nella
terra, rigenerata, riempita, completamente soddisfatta.

Si rese vagamente conto


di essere stata del tutto sommersa.

Era sprofondata nel suolo umido e freddo e ne era stata sepolta viva.
Con unindescrivibile, prorompente gioia scopr di non poterne e non
volerne uscire mai pi, per sempre appagata da quel buio abbraccio
totale.
Pass un tempo indefinito.
I secondi, le ore e i giorni avevano perso significato
Non doveva pi respirare, non vedeva pi il sole sorgere o sparire dietro
i monti. Non era rimasto nulla, nessun altro stimolo se non il continuo
contatto con il suolo, quellorganismo di cui ora era parte e che laveva
inglobata, integrata nel suo ventre brulicante di vita.
Non cerano pi pensieri, non esisteva io, non cera separazione.
Tutto era perfetto, compiuto, tutto era uno.

Ma allimprovviso,
una mano si chiuse sul suo polso.


Qualcuno stava smuovendo la terra, qualcuno stava rovinando la sua
culla di tenebre ed energia.
Sentiva le dita scavare, le unghie grattare il terriccio.
Un intruso stava violando il suo santuario, la stava toccando, scoprendo,
riportando alla luce.
Non avrebbe voluto, avrebbe desiderato urlare ed opporsi, ma tutto ci
che riusciva a fare era piangere. Piangeva e singhiozzava, urlava a tratti,
ma non trovava la forza di combattere quelle mani che la riesumavano,
quellessere che con la forza la stava strappando al buio e al riposo per
riportarla allesterno, allo scoperto, nel mondo.
Ancor prima di rendersene conto, Yveen fu fuori.
Inginocchiata sul bordo del rettangolo che era divenuto la sua tomba,
singhiozzava come un neonato, nuda, scossa dai brividi, priva di tutto.

Di fronte a lei,
argentea nella luce della luna,
stava una donna.

Inizialmente non la riconobbe,


ma dopo qualche istante si rese
conto che si trattava della figura
apparsa nella sua visione.

Quando era stato?


Anni prima, o forse solo alcuni minuti.
Gli occhi azzurri erano due riflessi di lago.
Avvicinando il viso al suo, lessere pronunci in un soffio:

Hat-Vel

Poi scomparve.

Yveen croll al suolo, completamente svuotata.


Alcuni singhiozzi meccanici le scuotevano ancora il petto, il freddo della
pietra sotto la pelle le bruciava e le faceva male.
Le lacrime continuarono a scendere per alcuni minuti, il cuore a batterle
forte. Si sent gridare: suoni rochi che le nascevano nel fondo dei
polmoni e che lei rigettava allesterno. Vagiti gutturali e sconnessi che
riecheggiavano nel silenzio della notte.
Dopo alcuni minuti, superato il peggio, la ragazza sent il cuore calmarsi
e ritornare regolare nel petto. Yveen riprese fiato ad ampi respiri e si mise
a sedere combattendo le vertigini. Era nuda, ma i suoi abiti erano
accanto a lei, gettati in un mucchio disordinato al bordo della fossa. Si
rivest lentamente, con fatica.

Un grosso corvo si pos allora ai suoi piedi e becc qualcosa tra le


pietre della pavimentazione, per poi sollevare il capo e fissarla. Si
scrutarono a lungo, senza parole n movimenti.
Sotto lo sguardo indecifrabile dellanimale, Yveen si rese conto che
poteva avvertire, come un sussurro nella sua mente, i pensieri
delluccello.

Larmonia del vento e della notte


avvolge i sensi
Le energie
dalla pelle filtrano sino alle ossa
scorrono lungo le strade del corpo
Le energie personali si irradiano
prendono forma

risuonano

Osserv sorpresa lanimale, chiedendosi se fosse davvero cos che tutti


gli esseri viventi tranne gli uomini percepivano il mondo e ne facevano
parte.
Mentre continuava ad osservare gli occhi scuri del corvo, assaporando
la profondit e la ricchezza delle sue nuove percezioni, giunse
unintuizione improvvisa.

Modellare le forme di energia che proiettava


cos come modellava le emozioni interne

Se davvero le tecniche dellOrdine erano ecaci come credeva, poteva


essere in grado di utilizzarle non solo su se stesa, ma anche su ci che
di lei veniva condiviso con il mondo. Ora che poteva percepire anche le
energie esterne a s e conoscerle, si rese conto che poteva decidere.

Per la prima volta nella vita


poteva decidere cosa offrire alluniverso

Inizialmente mosse ed accarezz lenergia fluida che avvertiva


intorno al suo corpo. La saggi con cautela, prima aiutandosi
con il respiro e con i movimenti delle dita, poi adandosi
allintuizione.
Una consapevolezza antica emergeva dentro di lei, sicura e
profonda.
Le diceva di non temere, di non dubitare.

Le diceva che conosceva gi quellenergia


Laveva gi percepita in passato
Sapeva qual era la sua natura senza nome
Sapeva come usarla

Yveen prese a modellare con maggiore decisione le energie che sentiva


fluire da s, a visualizzarle e dar loro forma.
Le fece divenire prima una sfera, poi una piramide, poi un quadrato.
Infine le osserv strutturarsi e cristallizzarsi.

In un meraviglioso Dodecaedro

Ne rimase aascinata, incredula della bellezza della proiezione che lei


stessa aveva creato.
Poteva quasi avvertirlo fisicamente ruotare piano intorno al suo corpo;
sentiva le onde armoniche e lente emanate dal solido diondersi,
risuonare, legarsi alla realt.
Se avesse allungato una mano ne avrebbe attraversato la materia
impalpabile e lucente, simile a polvere doro.

Yveen si sent leggera e potente, incredibilmente calma, priva di desideri


e paure. Era calato in lei il medesimo silenzio magico che pervadeva la
torre e sosteneva il planare dolce dei suoi corvi.
Quello ai suoi piedi, quasi avesse voluto supervisionare la sua presa di
coscienza e fosse ora soddisfatto, con un breve grido spicc il volo e se
ne and.
Socchiudendo gli occhi, Yveen ne vide tra le ciglia la sagoma scusa
allontanarsi sullo sfondo delle stelle. Si avvicin ai resti di una delle
finestre e lasci vagare lo sguardo sul lago, in cui si riflettevano le infine
luci nel cielo.
Con un leggero sorriso, scopr di sentirsene parte.

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