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Modellazione dei nuclei ascensore nell’analisi sismica degli edifici Dr. Ing. Domenico Liberatore (*), Dr. Ing. Massimo Jorani (**) 1. Introduzione T nuclei ascensore forniscono il contributo senz‘altro pitt silevante alla rigidezza orizzontale degli edilici sottoposti ad azioni sismiche, sicch® una loro corretia modellazione riveste ‘una considerevole importanza. Dialtra parte, la configurazione dei nuclei, ed in particolare la presenza di aperture, fa si che al loro modello fisico, facilmente individuabile, non coreisponda lun modello matematico di semplice formulazione ed utilieza zione. La caratteristica peculiare dei nuclei, pensati core travi a parete soitile, 2 il comportamento torsionale. Per quanto riguarda la torsione semplice (ossia con ingobbamento libe~ +0), la teoria di De Saint-Venant per le sezioni aperte e la teo- ria'di Bredt per quelle chiuse forniscono Fequazione dilfe- renziale la cui soluzione @ incorporata negli elementi trave implementati in tuiti i programmi di ealeolo pitt dilfust ‘Quando una o pin sezioni, a causa di particolari disposizioni di carico o di vincolo, sono Impedite di Ingobbarsi, si ha un ineremento di rigidez%a torsionale. Come note, la teoria per questo ambito di problemi é stata originariamente sviluppata da Timoshenko [1] e successivamente generalizzata da Via- sov [2]. Lipotesi fondamentale della tcoria é che la sezione trasversale sia indelormabile ne} suo piano; nel caso in esa- me, quest‘ipotesi & soddisfatta in vietii della presenza dei solai, i quali zappresentano un efficace yincolo nei confromti della perdita di forma della sezione. $i assume inoltre che la deformazione a taglio della superficie media delle pareti sia trascurabile ai fini del calcolo dell'ingobbamento dovuto alla torsione. Tra 3 risultati piis importanti della teoria vi & che Fingobbamento impedito provoca la nascita di tensioni nor~ ‘mali addizionali, alle quali & associata la caratteristiea di sol- lecitazione nota come bimomento, nonché di tensioni tan- genziali secondarie che forniscono una componente aggiun- tuva alla rigidezza torsionale, componente niente affatto trax scurabile, specialmente nel caso di travi a parete sottile con sezione aperta, essendo il momento d'inerzia torsionale secondo la teoria di De Saint-Venant assai modesto, Due sono | principali metodi, ertirami basalt sulla teoria di Vlasov, praposti per la soluzione del problema dei nuclei Tl primo discretizza il nucleo individuando, lungo Vase longitudinale, le parti con sezione chiusa e quelle con sezio- ne aperta, ognuna delle quali viene modellata con un clemen- to trave a parete sottile con asse verticale, per il quale la matrice di rigidezza é definita sulla base della teoria di Via (2) Universiea degli Studi della Basilicata, Potenza (¢) Libera professionsta, Rom 362 Lindssis alana ds} Cemesta S199 sov [3]. A causa della presenza del bimomento, la matrice di rigidezva & diversa da quella di un elemento trave convenzio nale (tra Valiro essa é di ordine t4x14 anziché 12x12). Poiché i progeammi di calcolo pitt diffusi sono per lo pi privi d'un elemento trave siffatto, questo metodo non & direttamente vtilizeabile Tl secondo metodo, detio del continuo di connessione [4] modella Tl nucleo come una trave a parete sottile e sezione aperia; le travi di connessione al livello del piani vengono “spalmate” sull'inera altezza, formando un insieme di infinite Iamelle con rigidezza a flessione e a taglio. Tn tal modo si ottie~ ne an’equazione differenziale formalmente analoga a quella della teoria di Vlasov, ma | cui coefficienti dipendono anche dalla rigidezza delle lamelle. Anche questa soluzione non & direttamente utilizzabile con gli usuali programmi di calcolo, quando si voglia studiare la risposta di un nucleo collegato ad unstelaio, In questo lavoro, il problema della modellazione def nuclei viene affrontato con riferimento all'uilizzazione nellambito della pratica professionals, Si assimera quindi un comporta- ‘mento clastico lineare del materiale e si prenderanno in consi- deravione solamente quei modelli matersatici che siano imple- mentati nei pit dilfusi codiei di calcelo e che siano di facile uti- lizzazione nella pratica corrente, Inoltre, si terra conto del fatto che rumerose altre cause di inceriezza nella valulazione della risposta, quali la presenza di tamponature e gli effetti delle nonlinearita che insorgono sotto Fazione di sismi violent, ren- dono superfluo un eccessivo aifinamento dell'analisi. D'altra arte, anche in campo elastico lineare, wna errata modellazione del nucleo, pud portare a error! rllevantl, sieché, pur con le Jimitazioni dette, le problematiche di modellazione rivestono unimportanza tuttaltro che trascurabile, In una prima fase viene presentato un modello ad element finiti (EF), d'ora in avand indicato come modello di riferimen- to, ad elevato grado di alfinamento dells mesh ed in grado di riprodurre in maniera pressoche “esatta” il reale comporta- mento del mucleo. Successivamente si presentano dei modelli semplificati che vengono confrontati con il modelo di riferi- ‘mento ¢ con visullati sperimentali. Infine, i modelli semplificatt sono applicati ad una situazione “tipica’ della pratica profes- sionale. Il conironto tra modelli semplificati e modello di riferi« ‘mento, ossia la scelta dei parametri in base ai quali tale con- fronto debba ellettuarsi, 2 il punto pit delicato delfintero stu- dio, A tal fine, @ stato messo a punto un metodo di analisi spet- wale della rigidezaa, che consente di svolgere tale confrento in forma sistematica Sulla hase degli autovalorifantovettor! di opportune matrici legate alla discretizzazione ad EF; tale meto- do permette di confrontare facilmente diversi modelli (con diversi gadl. e diversi gradi di affinamento della mesh). All metodo di analisi spettrale della rigidezza & dedicato il succes- sive paragralo, 2. Analisi spettrale della rigidezza SI immagini di isolare una porzione di nucleo, dell'alezza di un ioterpiano, dal resto della struttura (lig. 1). Le superfiel lun 20 le quali vengono effettuati i “tagli” sono zone di interfaccia, zone cot attraverso le quali la porzione di nucleo scambia for- ze elastiche con il resto della struttura. La porzione di nucleo ud essere pensata come una 'scatola neva”, dotata di caratte- ristiche di rigidezza che permettono ai legare le forze scambis te agli spostamenti dell'interfaccia, SI potrebbe a questo punto pensare di conirontare modelli diversi semplicemente confron- fando gli elementi delle rispertive mauicl di rigidezza; occorre per rilevare che, se si vozliono confrontare modelli con nume= ro di gd. diverso, come ad es. modelli con diverso grado di alfinamento della mesh, non si pud operare direttamente sulle riatrici di rigidezza. Per questa ragione é stato messo a punto il metodo di analisi spetwale della rigidezza, ‘Si assumera, dora in avanti, un comportamento a lastra per le diverse pareti del nucleo, trascurando quindi il comporia- mento a piastra e Ia variazione delle tension} tangenziall sullo spessore, tipica, quest'ultima, del comportamento torsionale Se si introduce un sistema di coordinate cartesiano globale xyz, sli spostamenti delle zone di interfaccia superiore ¢ inte riore delle pareti parallele al piano xz risultano completamente Aefiniti dalle componenti u, ¢ u,, mentre per le pareti parallele al plano yz dalle componenti ty ¢ u, (fig. 1). Nelle zone di interfaccia situate sugli spigoli verticali di intersezione tra due lastre ortogonali oceorre considerare tutte e tre le componenti adi spostament uytkytt, Linsieme degli andamenti diiu, & u, oppure di uy © u,, sulle Zone di interfaccia superiore e inferiore, nonché gli andamenti di u,.,., sulle zone di interfaecia situa te sugli spigoli vertical, viene definito come campo di sposta- ‘mento all'interfaccia ¢ indicato eoncisamente con U, Le componenti di forza specifica, ossia di forza per unita di superiicie, allinterfaceia, vengono indicate con fly, ed il eor- ispondente campo con F. T vettori degli spostamenti e delle forze nodali all interfaccia associat! ad una diseretizzarione agli EF, indicati con u e f, rispettivamente, sono tra loro legati dalla matrice di rigidesa sy zee, > ies 1- Forze e spostamentt nelle zone di interfaccia, XK, derivata dalla matrice di rigidezza della porzione di nucleo considerata condensando i gil.l. dei nodi interni; essa ® in generale una matrice piena. In assenza di forze applicate ai nod Interni, si pud serivere: feku a 11 campo di spostamento alfinterfaccia pud essere espresso in funziane del vettore di spostamento: U=Nu a {in cui N comtiene le funzioni di interpolazione delle componen- ti di spostamento nelle diverse zone di interfaccia, Se si considera un generico campo di forze specifiche F, cui corrisponde un veitore di forze nodali f, il suo lavoro virtuale nel campo di spostamento virtuale SU corrispondente al vettore bu, puo seriverst: wrt Levreas-a | wrras ® avendo indicato con $ la superficie delle zone di interfaccia Ovestultima uguaglianza deve essere soddisfatta per qualsiasi vettore di spostamento virtuale 6u, il che permet di scrivere la seguente relazione tra il earmpo di forze specifiche F ed i vetto. re di forze nodali | re [.nrees ® Si cercano ora quel particalar! eampi di spostamento # ai quali comispondono campi di forza specifica proporzionali, Yano “ In questa relazione, il fattore di proporzionalita 2 gioca il ruolo di autovalore ed il campo ai spostamento ® quello i autofunsione. Se il campo @ viene discretizzato per mezzo del vettore di spostamento ¢ O=NG © non & pitt possibile, in generale, soddisfare la (5) puntalmente, ‘ma solamente in termini integral, cio’ [uvas-a[rees o in cui E-contiene opportune funzioni peso definite sulla zona di interfaccia, Se, wra le possibili scelte di L, st assume: L=Nt @) si perviene alla seguente espressione delle forze nodali y asso- ciate al campo di forze specifiche ¥: yeharwas-x[aroasea[larvasle Ricordando che: veKe (10) ¢ indicando com A la matrice: a-[iewes ay 1a (9) pud serivens: Ko-nag 02) 511954 Lnduaraitaioadel mento 363, che & un classico problema agli sutovalori generalizzato nelle matrici Ked A, Se vettari introduce la condizione di normalizzazione sugli auto aT Age 3) ‘ogni autovalore 2 uguale al doppio dellfenergia potenziale ela- sica associata al corrispondente autovettore, energia che & pari a 12 47 K 6. Se infaiti si premoltiplicano entrambi { membri della (12) per ¢, si ottiene: de KG aay Si passa ora a discutere la formulazione della matrice A, Essa gioca, nel problema agli autovalori (12), un ruolo analogo ‘a quello della matrice di massa nella ricerca dei modi propri di vibrare. La definizione di A fornita dalla (11) 8 consistemte, nel senso che deriva in modo formalmente rigoroso dalla procedu- 12 di discretizzazione del campo di spostamento. Per focalizza- re la struttura di A, conviene considerare un singolo elemento finito piano, wn cui lato, ai lunghezza b, giace sull'interfacet Si indica con t lo spessore, costante, dellelemento (lig. 2). Si considera per semplicita la sola componente normale dello spostamenio allinterfaceia, indicata per brevita con u, poten- dlosi svolgere considerazioni perfettamente analoghe per la componente tangenziale. Se si assume che u segua un anda mento lineare tra gli spostamenti di estremit&. uy © up, si pud serivere, indicando Vascissa con x uy) Lexfb) uy + x/b ug as) 1 campo di spostamento alfinterfaccia, che consta della sola componente 1, ha l'espressione: vests xn {"| a6 | a ed N, che in questo caso assume la semplice forma di una V6 13, trot '2.ef ci leen sno funone ds Nodetixb x0] a8) Ta matrice a dungueFespression: Mseconedac=be E a w Ricordando che A gioca un ruolo analogo a quello della imatrice di massa, si pud ricorrere ad una formaulazione sempli- ficata a parametri concentrati, ossia assumere per A una matri ce diagonale, i cui elementi sono le aree di influenza det nodi sullimterfaccia, cio’: mL Come noto, la perdita di accuratezza legata a questa sempli ficazione & per lo pid’ modesta nei casi di pratico interesse; (20) 364 indus aliena del Cemento 1904 2. Hlementa finito piano con lato sulla zona di interfaccta daltsa parte, nel caso generale la formulazione di A ® immedia- a Ax diaglay. a en avendo indicato con ay,--.aq le aree di influenza dei nodi sullinterfaccta, che evita di dover calcolare A per assemblag- gio delle matrci relative af singoli elementi, Inalize. la trasfor- Imazione del problema agli autovalori generalizzato (12) in uno normale & anch'essa immediata, non appena si esprima 6 in fuanzione dium nuovo vettore¢ gaaltg! a2) csi premoltiplichino entrambi i membri della (12) per A=!2: AW2K ANG ag (23) ‘Quest ‘ultima relazione rappresenta un problema agli autova- Tori normale nella matrice A}? K Al, j cui autovalori coinci- dono con quelli del problema generalizzato, mentre i rispettivi antovetiori sono legati dalla relazione (22). Si osserva, a questo proposito, che la uasformazione del problema agli autovalori generalizzato in uno normale & possibile anche nel caso di matrice A consistente (non diagonale); in questo caso, perd, & necessaria la sua fattorizzazione, con notevole dispendio di tempo-macchina. Uconfronto tra modelli diversi pud essere agevolmente svol to in termini di autovalori/autovettori; la semplificazione risie- de in sostanza nel fatto che il confronto viene effettuato tra sin goli autovalori A (scalari), e tra singoli autovettori 0, meglio, tra singole autofunzioni ®. Siccome ogni modello ® completames te definito dal suo spettro, ossia dallinsieme dei suoi autovalori delle sue autofunzioni, l'uguaglianza tra gli spettri di due diversi modelli implica la loro completa equivalenza. Un ulteriore vantaggio risiede nel fatto che, prendendo in cesame una porzione di nucleo non vincolata, ® possibile rieava ze le sue carattcristiche di rigidezza intrinseche, indipendente ‘mente dalla disposizione e dal tipo dei vincoli, Per questo moti- vo @ necessario cogliere anche i modi da corpo rigido (tre spo. stamenti ¢ tre rotazioni nello spazio), | quali sono associat ad autovalon null 3. Modello di riferimento e modelli semplificati La porzione di nucleo presa in considerazione nell’analisi ha la sezione tipica di un nucleo con aperture su una parete © altezza pari a un interpiano (fig. 3). I tagli ideali orizzontali sono stati effettuati a quota intermedia tra due orizzontamenti, sicché si hanno complessivamente due piani di simmetzi, uno orizzontale ed uno verticale. La simmetria rispetto al piano medio verticale & stata sfruttata per dimezzare il numero del cil, analizzando soltanto meth nucleo; | modi simmetrict & 4uellianti-simmetrici sono stat! attenuti disponendo opportuni ¥ineoli sul piano di simmetria. La mesh risulta alquanto fia, soprattutto nelle zone di interfactia dave sono presenti forze concentrale in arce a volte modeste, come agli attacchi. delle travi di piano. Alle estremita superiare ¢ inferiore,e al livello della sezione orizzoniale di simmetria, sono state poste delle bielle“quasi-rigide" lungo gli spigolie sesonde le diagonal, per modellare il vincolo opposto dai solsi alla perdita di forma del- la sezione trasversal. Sono stati analizeati 4 nuclei, coo differenti misure dei ltt della sezione, eco, in em: 180180 apertura 100 2305230 apertura 130 2901090 apertura 170 2905180 apertura 170 (sul lato lungo). In tutti questi casi, lo spessore delle pareti & pari a 20 cm, Yaltezza delle ravi di connessione a 70 cm e Finterpiano a 300, 1 moai presi in conto sono stati, oltre ai 6 rigid, tutti quelli i deformazione fino al modo assiale in direzione verticale; si ritemuto, infatt, che i modi superiosi, pit rigidi, siano searsa- mente eccitati dallazione sismica. Finché la snellezza @ relativamente elevata (caso della sezione 180x180), i modi di deformazione sono 6, compreso quello assiale in direzione verticale (fig. 4). 11 primo modo & tina deformata di taglio-flessione delle paretine, il secondo una di torsione con ingobbamento impedita nel piano oriz- rontale di simmetria, mentre i rimanenti quattro sono tipici di un elemento trave, e cioe, nellordine: torsione con ingob- ee pian arto suio=t |\intrtoscie nto-ncleo | trave &i otngonenta 3+ Porzione di nucleo analizzata. bamento libero, flessioni attorno agli axsi Xe Y, e deforma- rione assiale, Per valor inferiori della snellezza (casi delle sezioni 230230 © 290x290, © la sevione 290x180), si osserva che i modi di deformazione diventano 7; si ha infaith che un modo di taglio- ae woaos Modo 7 | 1 4 | Mode 4 Motos: Modes ‘4 Modi di deformazione del nucleo 180x180 (modello di siferimento). S994 Lindoeoiaatlana def Cement 368 Hessione & meuo rigido di quello assiale. Si ritenuto, tuttavia, che tale modo sia scarsamente eecitata e per avere una confer sma di cid @ stato analizzato un nucleo di sezione 290x290 con altezza pari a due interpiani, tornando ad ottenere solamente 6 modi di deformazione. Losservazione dei modi di deformazione del modello di rife- nto & la base perla messa a punto di modelli semnplifieat Un prime modello semplificato é costituite da due elementi ‘eave, sull'altezza dell'interpiano, per ognuna delle pareti piene, cost pure per le paretine ai lati del apertura (fig menti (ra lave di connessione e paretine sono sta mediante opportuni brace’ rigidi. Per rispettare la conservazio- he delle sezioni piane delle singole paveti (che & tra laltro assi curata dalla teoria di Vlasov), sono stati inseriti bracci rigid crizzontali alle estremith inferiore e superiore, ¢ a livello della sevione orizzontale di simmetria; i bracci vigidi delle diverse pareti sono collegati in corrispondenza degli spigoli di interse~ zione tra pareti ortogonali per rispettare la congruenza de; spostamenti verticali. Si assume che Je superlici delle singole zone di interfaccia (superfici di attacco delle travi di piano & superlici di interfaccia superiore ¢ inferiore delle singole pare~ 1) rimangano piane nella configurazione deformata. Tali zone possono essere dunque modeliate con un singolo nodo dotato, ‘lure che dei gl, taslavionali, anche di quelli rotazionali; gli clementi della diagonale di A associat ai gid.1 rotazionali sono ari ai momenti dinerzia delle corrispondenti aree di interfac Particolare attenzione & stata rivolta alla calibrarione delle aree di taglio delle singole pareti. Un fattore di taglio pani a 1.2 corrisponde infaiti a un andamento parabotico delle tensioni tangenziali con valori nulli alle estremita, mentre un valore pari a 1, 2.un andamento costante. Calibrande opportunamen- tel fattore di taglio & possibile otteneve uun buon accorde con il modello di riferimento; ttlavia, Peccessiva sensitivita che & stata riscontrata nei confronti del fattore di taglio fa st che que- sto modell non possa Titenersi particolarmente affidabile. Altro difetto & Feccessivo numero di gl. insieme alla neces sita di dover predisporre un numero elevato di tipi di sezione, Un seconde modello semplificato fa invece uso di EF lastia IY Ta. ante no inconpottt 1) Con modncompatit 6 -Configuraziont deformate di EF a 4 nodi. i di modi incompatibili [5], che sono implementati in pro- grammi di calcolo ad ampia diffusione, e ai quali si fa cenno di seguito, Se si utilizza un unico elemento lastra a 4 nodi in un proble- ‘ma di flessione pura, questo tisponde con spostamenti tipici di una deformata a taglio (fig. 6a). Questo comportamento & responsabile di una rigidezza superiore a quella reale e quindi del cattive comportamento flessionale di questi element ‘Un modo per realizzare un corretto comportamento & costi twito dallaggiunta di funrioni di interpolarione quadratiche che corrispondono alla soluziane “esatta” per il problema fies- sionale (fig. 6b). Le ampiezze delle funzioni di interpolazione quadratiche sono g.diJ. interni delf'elemento che non sono asso. Giati ai nodi; essi possono essere dunque condensati a livello di elemento. Siccome non vi é rapporto tra i gd. condensati di clementi adiacenti, Tintroduzione dei modi incompatibili porta ‘ad una violazione della congruenza, con distacchi 0 sovrappo- sizioni alle interfacce. Tuttavia, | vantaggi associat all uso dei modi incompatibili sono considerevoli « consistono in una velocita di convergenza alla soluzione “esatta” nettamente superiore rispetto a quella di elementi compatibili convenzio- ali Il modello sempliticato basato sull'impiego di EF con ‘modi incompatibili ¢ illustrato in fig. 7. Ogni parete @ discre- tiazzata con due elementi lastra sull’altezza ¢ le travi di con- nnessione con clementi trave convenzionali; ci sono poi bracei F ios KZ aa ‘5 - Modello semplificato con clement trav. 366 Vinhsiriaalianadel Cement 1998 17- Modelo semplificato con EF lastra, rigidi sul contorno, alle estremita inferiore e superiore, © al livello della sezione orizzontale di simmetsia; essi, insieme alle bielle disposte secondo le diagonali alle stesse quote, impediscono la perdita di forma della sezione. I bracci rigidi al livello della sezione orizzontale di simmetria sono rigidi anche flessionalmente in quanto devono trasmettere i ‘momenti trasmessi dalle travi di piano. Anche in questo caso, gli elementi della diagonale di A associati ai g.d.l, rota~ zionali sone pati ai momenti d'inerzia delle corrispondenti ‘ree di interfaccia, Trisultatl ottenuti con questo tipo di modello semplificato per il nucleo con sezione 180x180 sono riportati in Tabella 1 termini di differenze percentuali degli autovalori dei modi di deformazione rispetto al modello di riferimento. Taneuat DIFERENZEE PERCENTUALL DEGLI AUTOVALORI DEL MODELLO ‘SEMPLIFICATO CON EF LASTRA RISPETTO Al, MODELLO DI TRIFERIMENTO (NUCLFO180x180) Rawle NM nucleo OXI80 12ST BOO Come si vede, le differenze tra i due modelli sono estrema- mente modeste, tenendo conto delle ipotesi adottate in pratica nell analisi sismica. Anche un confronto qualitativo tra i modi 4d deformazione indica un buon accordo se si pone Fattenzione ai nodi di interfaccia (fig. 8); apparente disaccorde nelle zone interne @ infatti dovuto soltanto al fatto che | plottagei sono stati eseguiti interpolando linearmente Ie deformate dei lati degli element, senza dunque rappresentare la deformata curvi- Tinea dovuta ai modi incompatibil. Per gi alti casi esaminati (230x230, 2902290, 290180), come ‘it detio, si presenta un 7" modo. Tutte queste analisi indicano ‘un buon accordo tra modello sempliicato ¢ modello di riferimen- ‘to con errori massimi di poco superior’ al 10% (Tabella 2). Tametsa2 DIEFERENZE PERCENTUALI DEGLI AUTOVALORI DEL MODELLO ‘SEMPLIFICATO CON EF LASTRA RISPETTO AL MODELLO Di RIFERIMENTO (NUGLET 230%230, 2903290, 290%180) Autowslore Ah eM OM ucleo 23023034 15 94 18 63 16 06 micko290290 38 LR «125 3095-20 07 ucko 290x180 35 -L7 120-28 89-19 06 4, Confronti teorico-sperimentali ed esemplo di applicazione Laccuratezza del modello ad EF con modi incompatibili & stata indagata confrontandone i risultati con quelli relativi a un ‘modello sperimentale in scala, e la sua pratica applicabilita & stata verificata analizzando un edificio a telai e mucleo ascenso- ‘re mediante il metodo dello spettro di risposta. In (4] sone riportati i risultati sperimentali, ¢ quelli ricavati con Ia teoria del continuo di connessione, relativi ad un model- lo in scala realizzato in perspex che riproduce, rispettandone { rapporti dimensionali, un tipico nucleo ascensore di 20 pian Ee ea Node 5 18 Mod di deformazione del nucleo 180x180 (modello semplificato con KF lastra). S994 LSndunria tatiana del Cements 367 k Solaciorine oxpicae: 2 15875 mm 5 e088 mn 223810 nm £=6)97 nm Enso nh #8223 nm " Ns Reesomn 960. mm Me 22605 Nin eto 2 oe 30 er tte ma Ruterbeg © Tso © Soerimeatoe 35903570 Fotesonex tend 10 Rotazione attorno all'asse verticale, 9 Madello sperimentale. (lig. 9). Hsso & costituito da due sezioni aperte a C, unite, ad ‘ogni piano, da 2 travi di connessione. Il modello & rigidamente incastrato alla base e sottopaste ad una copia torcente in som Gli andamenti della rotazione attorno all’asse verticale sono riportati in fig. 10. In prossimita della base, il modello ad EF lasira @ il pitt accurato, cogliendo in modo pressoche esatto il valore sperimentale, mentre in sommitd risulta pitt accurato il modello del continuo di connessione con un erro re del 59% contro i 9% di quello ad EF lastra. Ditferenze mol to piccole si ravvisano a quasi lutti i livelli per le tensioni normali; le uniche differenze apprezzabili, infatti, sono loca- lizzace alla base e in sommita, dave @ sen2altvo pit attendi- bile il modello ad EF (fig. 11). Gli andamenti dei tagli nelle ravi di connessione mostrano un Sostanziale accordo tra 1 due modelli (fig. 12). Nel complesso si pud senz‘altro afer. mare che il comportamento, sia locale che globale, del modello ad EF lastra @ soddisfacente, in considerazione anche del ridotto numero di gull ¢ della uon difficile gene rarione del modello stesso, Lanalisi di un edificio “tipico” a telai € nucleo con 6 solal (fig, 13) ha come scopo, oltre a verificare la pratica applicabi lita del modello semplificato ad EF lastra, anche quello ai valu- ‘re gli errori che st commettono nella valutazione delle solleci- tw2ioni modellando il nucleo con ua elemento trave per ogni piano, posto nel baricentro della sezione chtusa, le cul rigider ze a flessione sono quelle della sezione aperta, riferite al bari centro reale, e con rigidezza torsionale pari a quella della sezio- ne chiusa, oppure a quella della sezione aperia. Una modetia- zione siffatta consente di cogliere la rotazione delle sezioni del nucleo attorno allasso verticale con una opportuna definizione dol momento d'inerzia torsionale ma non 2 in grado di rappre- sentare l'ingobbamento, Ledificio & stato analizzato col metodo dello spettro di risposta assumendo un'azione sismica agente secondo la direzione Y. Dai grafici riportati nella fig. 14, si rileva che i tagli efficact al primo piano dei tclai di estremita mostrano dilferenze del 20% tra i modelli ad EF lastra ¢ a trave con rigidezza torsionale dolla sezione chiusa, mentre differenze attorno al 60% si verifi cano per il modello con rigidezza Lorsionale della sezione aper- 368 industria tliana del Cement 5/1984 Sige Z.hg/mnt 11 Yensioni normals, ee as a “roaiesn 18000 ee ama rave eaioneapata l2s00| 5 an 10000 a 14 Tagliefficac telat plano 1 13 - Planta delledificio a telat ¢ nucleo essminat. ta che quindi 2 decisamente sconsigliabile, Differenze netta mente piit modeste hanno uogo tra le forze assiali dei diver ‘modelii (fig. 15). Tra ali elementi cave collegati al nucleo & sta ta rilevata una generale sovrastima dei tagli e dei momenti flet ‘enti, Essa & legata allincapacita del modello a trave di cogliere Vingobbamento delle seziont del nucleo, ¢ ragpiunge un valore assimo superiore al 40%. 5. Conclusioni Tl metodo di analisi spetirale della rigidezza ha mostrato la notevole accuratezza del modello semplificato ad EF lastra ispello al modello di riferimento. Confronti con risultati sia Bb cement trove «sain sprit 15 - Forze assiali efficaci telai piano 1 teorici che sperimentali hanno ulteriormente confermato Taccuratezza del modello che, insieme al ridotto onere compu tozionale e alla facilita di generazione, lo rendono particolar- mente adiatto per Iso nella pratica professionale confrenti effettuati con un modello a wave convenzionale con rigidezza torsionale pati a quella della sezione chivisa hi no indicato errori massimi del 20% sui agli elficaci dei cela, & del 40% sui tagli e sui moment lettenti efficaci delle travi di piano collegate al nucleo. In definitiva, sembra consigliabile Vadozione del modello ad EF lastra che, oltre a risultare pit accurate ¢ a richiedere un ridotto tempo-uomo aggiuntive in fase di input, consente di determinare diretiamente le sollecita: Zioni agenti sulle singole pareti de! nucleo e sulle travi di con. suis94 369 ‘indus tala del Cement BIBLIOGRAFIA LU) Tmosteno S.: “Theory of Bending, Torsion and Buckling of Thin- Walled) Members of Open Gross Section", Journal ofthe Franklin Imtitate, Vol.239, No. 3, 1945 \Vussoe VZ: "Thin Walled Flase Beams”, ranslatd from Russian by the Israel Program for Scientific Trarsattons, Gerusalere, 1961 Maucick DV, Duncat Re: "Dynamic Characteristics of Core Wall BI B 370 Linducvaitaena del Camenio 5/1954 4 63] Structures Subjected 1o Torsion and Bending", The Suuctural ‘Engineer, Vol. 35, No.8, Giugno 3977 Rurinsui AV, Tso WK. "Torsional Analysis of Perforated Core Squctare’, ASCE, Journal of the Structural Division, Vol. 101, Ne. 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