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resto della popolazione una politica che non solo non rispetta i diritti umani, ma
accentua al massimo le inquietudini della popolazione, moltiplica gli aspetti securitari e
produce una polarizzazione ideologica in seno alla societ francese che vede negli
immigrati, nei giovani o negli stranieri dei capri espiatori .
Il prolungamento della legge durgenza per altri tre mesi la creazione di uno stato di
eccezione nelle citt ?
Questo laspetto pi inquietante, anche per i suoi risvolti simbolici, della reazione del
governo. Quella applicata una legislazione di guerra. E larma assoluta e reattiva che
serve a spezzare le resistenze contro un nuovo ordine neo-coloniale, come gi avvenne
nella guerra dAlgeria. Questa legge non autorizza solo il coprifuoco, ma crea anche
delle zone securitarie, autorizza le perquisizioni di giorno e di notte, le sanzioni penali
sbrigative. Tutto questo non ha fatto altro che dare fuoco alle polveri a una rivolta che
covava da anni e che, con ogni probabilit, continuer ancora a lungo. La violenza ha
toccato tutti gli abitanti delle banlieue, francesi e non. Questo inevitabile perch chi
subisce la violenza giorno dopo giorno, e per anni, poi colpisce senza operare alcuna
distinzione di origine o di ceto sociale.
Lei ha denunciato pi volte lapartheid europeo contro i migranti. Si pu dire che oggi,
in Francia come anche in altri paesi europei, venuto alla luce anche un nuovo
apartheid, quello interno alle metropoli ?
Assolutamente s. Non ci si pu accontentare di dire che la risposta del governo
inadeguata. E difficile evitare di credere che, al di l dei contrasti interni tra chi preme
per una soluzione securitaria e chi per una di tipo paternalistico, il governo abbia voluto
tracciare una specie di frontiera interna nella societ che assume una configurazione
sociale, etnica e razzista. Lapplicazione di questa legge tende a isolare dal corpo della
societ francese una certa tipologia di persone e a differenziare le banlieue dal resto del
territorio nazionale. In un certo senso tutto questo non nuovo. Anzi solo uno dei
momenti di un processo di emergenza progressiva di forme di segregazione in tutta
Europa che iniziato da tempo.
In cosa consiste questo processo ?
E un fenomeno tendenziale, molto articolato, che si va intensificando. Non lo considero
ancora un dato acquisito, ma credo che quella in atto sia una trasformazione dello spazio
europeo sul lato esterno e su quello interno. E un processo che ha come risultato la
costruzione di un apartheid, cio la moltiplicazione, o meglio, il raddoppiamento dei
confini, quelli esterni dellUnione Europea, e quelli interni nelle citt. Questo processo
ha spesso delle tragiche conseguenze come abbiamo visto nellultimo naufragio a largo
di Ragusa di venerd scorso, oppure in quello che accade a Ceuta o a Melilla in Spagna.
Sono tutti effetti che fanno parte della politica protezionistica dello spazio sociale
europeo che da un lato rafforza il muro che separa lEuropa dal Mediterraneo e
dallaltro costruisce zone di controllo e di concentrazione dei migranti nellAfrica del
Nord. Quello che accade nelle banlieue una specie di effetto simmetrico, correlativo,
di questo processo. E il risultato di una meticizzazione dei conflitti sociali che si
accompagna alla militarizzazione delle frontiere europee. Il rischio che si corre che i
tentativi di sfruttare politicamente questi episodi accelerino il processo in atto fino al
punto che un giorno sar impossibile fermarlo.
Personalmente evito di idealizzare una rivolta di tipo anarchico che incendia scuole,
palazzi pubblici, e si scontra con la polizia. Sono convinto che questa sia una reazione
che deriva da una serie di ragioni sociali, ma non la si pu fare passare come il sintomo
di una rivolta politica, antimperialista o anticapitalista. I giovani incendiari non
rappresentano unavanguardia, ma il momento rivelatore di una situazione nella quale
milioni di persone vivono. Per questo non credo si possa parlare di un movimento, ma
di una rivendicazione. E invece molto importante dire che queste persone non sono
affatto una parte isolata dalla popolazione che vive in banlieue. Anzi, mi sembra che
esprimano lo stesso disagio in cui vive la grande maggioranza. In Europa c una lunga
storia di rivolte contro i ghetti. Ci che di nuovo c oggi che quella attuale la prima
generazione che vive la contraddizione flagrante tra luniversalismo della cittadinanza
che sancisce leguaglianza delle opportunit in cui sono cresciuti i suoi genitori
immigrati, e la sordida realt del razzismo istituzionale.
Quali allora le prospettive ?
C la parola dordine di Gramsci, quella sul pessimismo della ragione e lottimismo
della volont, che mi spinge a pensare che in questa situazione astenersi sarebbe
certamente peggiore che agire anche sbagliando. Spero che la maggioranza dei francesi
si risvegli da questo incubo neo-coloniale. Bisogna assolutamente resistere al tentativo
di criminalizzazione e di etnicizzazione compiuto dal governo che servono alla
creazione del nemico di cui il sistema ha bisogno e possono essere usati contro
leventuale politicizzazione della rivolta. Penso che oggi il problema principale sia, da
una parte, quello di un rilancio della coscienza e della mobilitazione nelle banlieue per
dare unespressione politica a chi sempre stato marginalizzato dal sistema politico.
Dallaltra parte, i rappresentanti locali dei partiti di sinistra, insieme al tessuto delle
associazioni, dei servizi municipali potrebbero avere un ruolo importante nel rilancio
della controffensiva democratica. Questo rilancio della democrazia locale potrebbe
avere una rilevanza nazionale in un paese fortemente centralista come la Francia. E
solo unipotesi, certo, ma se oggi uniniziativa democratica non parte dal livello
centrale, allora bisogna farlo dalle banlieue.