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Dedicato a chi si allontanato, o stato allontanato da qualcuno che ama.

Siamo una specie cos cinica anche nellambito dei sentimenti, che ci ostiniamo a non vedere il
senso pi profondo delle azioni di chi ci ama.
Dietro i vetri.

Ormai ne rimasto uno solo. E' ancorato ad un filo mentre la tempesta gli imperversa attorno.
Tutti gli altri sono caduti inermi uno dopo l'altro: io non potuto fare altro che assistere e prenderne
atto. Impassibile fuori, ma devastata dentro, dal rumore che ognuno di loro producendo emetteva:
consapevole che ciascuno di essi sottolineava la tua assenza.
L'ultima volta che ti vidi era un piovoso Venerd di inizio Novembre.
Una telefonata fugace - Devo vederti. Sono qui sotto casa tua.Mi precipitai alla finestra e ti vidi: avevi lo sguardo perso, seguivi il fiumiciattolo semi-fangoso che
correva verso la fogna, non avevi l'ombrello, stringevi qualcosa in mano. Eri l e io non potevo
indugiare oltre dietro questi vetri. Affrontai i sette piani di scale con tutta la velocit che le mie
converse slacciate mi permettevano. Prima o poi sarebbero finite e ti avrei riavuto nelle mie braccia.
Avvertii l'odore di ozono. Aprii il portone e ti abbracciai, tu mi sollevasti e io affondai le mani nei
tuoi capelli. Delicatamente mi lascasti scivolare sul pavimento e rimaneedo in punta di piedi ti
guardai negli occhi. Tu non proferisti parola e io capii immediatamente. Senza cambiare posizione e
avendo perso ormai il controllo del mio corpo, del mio cuore, del mio cervello, cominciai a
piangere: le mie lacrime si unirono a quelle che cadevano dal cielo.
Nel tentativo di farmi smettere mi baciasti lentamente ma in modo deciso, quasi volessi portare via
con te qualcosa di me.
E io che non riuscivo a pensare altro che un modo doveva pur esserci.
Doveva esserci.
- Tienila con te. Quando l'ultimo petalo sar caduto...volta pagina.- Ti girasti e non tornasti pi
indietro.
Avevi deciso che avresti affrontato la malattia che ti aveva colpito, senza di me, impedendomi
anche legalmente di mettere piede nel centro che ti aveva in cura. Mi avevi confinata dietro i vetri,
perch io ti ricordassi come eri. Incapace di gestire da sola l'amore sconfinato che provavo per te e
il dolore. Non quello dovuto alla tua assenza ma quello dovuto alla tua malattia, perch la prima
conseguenza di un sentimento cos forte era la condivisione, invadente, onnipresente, detestabile,
inevitabile condivisione.
Da allora tutti i Venerd, attesi dietro i vetri che il telefono suonasse, perch non sapevo pi dove
rintracciarti, perch tutti i contatti in comune avevano cambiato indirizzo e numero di telefono,

perch i medici si nascondavano dietro il segreto professionale e perch gli amici mi strillavano di
dimenticare.
Ma come si pu dimenticare qualcosa che ti ha invaso cos nel profondo da diventare parte di te?
Possiamo mai dimenticare noi stessi? Possiamo fingere di essere diversi, ma non possiamo negare a
noi stessi chi siamo veramente.
La tua rosa come me ha cercato di remare contro il tempo, ma io qui senza te non ne posso pi, mi
nausea ogni mio respiro. E l'ultimo petalo cadde. Fu allora che non avvertii pi quel devastante
rumore che mi ricordava il modo in cui mi voltasti le spalle. Mi girai per guardarlo abbandonato sul
tre piede e per scorrere con lo sguardo lungo lo stelo spoglio e le spine sanguinanti. Come mai ? Fu
in quell'istante che il telefono squill: - Devo vederti. Sono qui sotto casa tua.-

Dedicato a chi ha perso qualcuno che amava.


Le anime che lasciano questo mondo non lo fanno mai in modo definitivo: prima di intraprendere
un viaggio senza ritorno lasciano un dono alle persone amate, concentrato della loro essenza
terrena.

America 1989.
Ho sempre invidiato le tue rose, superbe piantine, sfilanti in una serra condizionata costruita
appositamente per allevarle.
Dedicavi loro tempo e cura che a me non riservavi.
Guardavi e ansimavi per loro, in un modo che a me non hai mai manifestato. Erano le tue creature,
la bellezza con cui sbocciavano era per te una conquista.
Quando mi lasciasti, nessuno ti sostitu nella serra.
Una mattina entrai nella serra, contro la mia volont e sottrassi l'ultimo bocciolo a quella moria. Lo
estrassi dal suo vaso e lo piantai all'ombra della tua tomba sotto il salice piangente. Non ti avrei mai
lasciato andare senza ci che amavi di pi.
Idratai con lacrime quella rosa, lacrime calde venute da un cuore a cui era stato tolto il battito. Per
giorni l'ammiravo crescere bianca, fiera e fredda. Tempo dopo notai che non era al suo posto,
disperata mi distesi sul nugolo di terra che la ospitava e battei i pugni su di esso: quale vile creatura
aveva potuto estirparla! Mi sporcai il viso della terra umida, e feci per rialzarmi quando le mie vesti
scricchiolarono contro qualcosa di inaspettato.
Erano foglie, foglie di un gambo di rosa, pi di uno.
Esse componevano la frase:
- Le allevavo con lo stesso amore che provavo per te, perch quel concerto di petali e perfezione mi
ricordava il tuo volto. Ti amo. -

Inghilterra 2011.
Sono proprietaria di un negozio di rose, che porta il tuo nome.

Dedicato a chi ha limmensa fortuna di saper suonare uno strumento.

Non importa il colore, il modello, il costo. Non importa che siano tasti corde o fiato. Importa la
passione che infondete in ogni nota.

Il giorno sta per finire.


Il sole dona le ultime pennellate color porpora al cielo, che si riempe di polverose nuvole.
E'il principio di Novembre, l'aria comincia a costellarsi di schegge fredde.
Sono finalmente a casa, apro la porta.
Esito sull'uscio, un ultimo respiro di foglie avvizzite e di mosto.
Ne ho pieni i polmoni.
Ora sono pronto.
Risoluto, entro la richiudo.
Tolgo l'impermeabile imperlato di rugiada.
Salgo al primo piano.
Faccio una doccia, e metto abiti comodi.
Sono scalzo.
Scendo le scale e scaldo le mani, attentamente, meticolosamente.
E'un rituale, un addestramento.
Le scale sono terminate, giro l'angolo della rampa. Vedo la sua ombra a malapena distesa sul
parquet.
La luce troppo debole, perch si veda distintamente.
Presto! Non devo, non posso perdere l'attimo.
Sono al pianoforte.
Finalmente, dopo un'insanabile distanza.

La mia anima lo ha reclamato per tutto il giorno.


Lui la fa cantare, la distende, la rasserena.
Niente musica d'autore, questa sera.
Per gli esercizi ci sar tempo domani, e dopodomani ancora.
Adesso va in scena il mio virtuosismo.
Quello del mio avvertire la vita in turbinio costante che le parole non reggono in velocit e
mescolanza.
E' il momento della mia tavolozza.
I tasti neri e bianchi sono lucidi.
Stendo su di essi le mani.
Inizio a suonarli delicatamente, poi con frenesia crescente.
Chi l'uomo?
Chi lo strumento?
Non lo so, non lo sapr mai.
Chiudo gli occhi, aumenta la mia percezione.
Proseguo ondeggiando.
Le note mi circondano.
La pace mi pervade.
Mi disconnetto dal mondo, sento tutto di lui, ma solo in sottofondo.
I tasti sono la linea diretta con la mia anima.
talmente diretta che per non perdermi a volte devo impormi di smettere.
Non ci riesco, ma devo.
Mi fermo.
Guardo i tasti. Ho gli occhi lucidi per la concentrazione.
E' buio.
Di gi?

Il sole tramontato e io non l'ho notato.


Respiro, e carico del dono di pace, mi alzo.
Ricopro i tasti.
Mi attenderanno fedeli fino a domani sera.

Dedicata ai nonni materni e paterni.

Come molti di voi, non ho avuto loccasione di conoscere da vicino i miei nonni. Tuttavia oggi
sono, quello che sono, lo devo ai miei genitori, ai miei zii e a mia sorella. E in quanto questi sono
gli eroi della mia vita, non c dubbio che il loro carisma derivi dai nonni. Spero che la nostra
forza come famiglia e come esseri umani si tramandi di generazione in generazione.

Mizar.

La nostra casa sorge arroccata su un'altura artificiale, costruita dal nonno che non si mai
rassegnato all'assenza delle montagne in questa grande pianura. Era a tal punto bizzarra che a scuola
mi derivano per questo. Cos, un giorno chiesi al nonno come mai avesse voluto forzare cos tanto
la morfologia del paesaggio. La sua risposta mi colp:
<< Vedi cara, io e la nonna ci siamo conosciuti in una sera di luna piena, in una di quelle occasioni
in cui la volta celeste, offre il migliore spettacolo di s. Tra qualche sera si ripeter e potrai
ammirare tu stessa: la stella centrale del timone dell'Orsa Maggiore!>>
<< Hai costruito la casa su un'altura artificiale solo per una stella?>> - ero incredula, e il nonno con
l'austerit antica del Mos michelangiolesco, si avvicin al mio orecchio e sussurr:
<< Mizar non una stella come le altre, Mizar una stella doppia, dietro di lei un occhio acuto
riesce a scorgere la sua compagna, Alcor. Io e la nonna siamo come loro, uno in amore due nella
vita. E quando tua nonna mi fu strappata, pensai che fosse il modo pi dolce per ricordarla. Quando
anch'io partir per il viaggio senza ritorno, che spetta ad ognuno di noi sulla terra, tu avrai sempre
accanto a te i tuoi nonni : Mizar e Alcor noi veglieremo su di te e tu potrai guardarci quando
vorrai.>> - a quel punto le labbra del nonno si distesero in sorriso, e io dimenticai il dolore
provocato dalle derisioni.

Sono otto anni che non mi siedo pi sulle ginocchia del nonno.
Tuttavia, sono anche otto anni che salgo sul tetto nel punto pi alto e gli invio i miei pensieri,
semplicemente guardando nell'angolo nero dove Mizar e Alcor risplendono.

Dedicato ai puri di cuore.


Se a volte essere se stessi, un peso che vi sovrasta al punto da sentirvi oppressi, ricordate che c
sempre un lieto fine.

Il paese di Laggi.

Cera una volta il paese di Laggi.


Definito cos perch di esso tutti conoscevano lesistenza, ma nessuno vi aveva messo pi piede da
oltre 20 anni.
21 per la precisione.
Il mondo aveva lentamente dimenticato il suo nome e il paese era semplicemente diventato quella
macchietta laggi sulla cartina geografica, da cui cera una volta il paese di Laggi.
Ci che aveva reso sempre famoso questo paese era lenorme fabbrica di bambole di porcellana, la
quale sorgeva a cavallo del fiume, che lo attraversava. E proprio in uno dei suoi grandi capannoni,
erano rimasti gli unici occhi che potevano guardare il sole sorgere e tramontare dalle finestre del
paese di Laggi. Gli occhi delle bambole e dei bambolotti di porcellana.
Non si potevano contare, per il loro ingente numero, ma si potevano descrivere con facilit : le
bambole avevano bioccoli biondi, occhi azzurri e gonnellino rosa. I bambolotti si diversificavano
per la divisa blu. In questa marea di uguaglianza assordante, sotto lazione di una macchina da
cucire si scorgeva un abito diverso, una salopette di jeans. Lopera non era stata completata e
linterruzione della stessa si leggeva nellago della macchina a mezzaria rispetto al tessuto.
Non era come le altre divise.
Per la prima volta quella fabbrica stava per generare qualcosa di diverso.
E infatti se ora ti concentri e cerchi di spostare lo sguardo a sinistra della macchina da cucire, sullo
stesso tavolo su cui era poggiata vedrai una bambola distinta.
Questa bambola ha i capelli castani. Niente boccoli, ma un taglio asimmetrico e corto. Ha profondi
occhi marroni. Cucito sul petto di essa c un enorme cuore rosso.
E se ora mentre leggi abbasserai un po la voce riuscirai a sentire il suo battito.
Lo senti? tun tun tun.
Il giocattolaio del paese di Laggi aveva creato una bambola unica, una bambola con un cuore. Ma
non riusc mai a venderla perch nessuno degli abitanti di Laggi aveva un cuore, n sapeva trattare
con chi ne avesse uno. Figuriamoci grande come quello della bambola di porcellana.

Cos il giocattolaio, rassegnatosi, cominci a parlare con quella bambola e a costruirle un apposito
guardaroba per alleviare la solitudine della sua unicit. Tutti i giorni le prometteva che prima o poi
avrebbe incontrato qualcuno con un cuore grande con il suo. Tutti i giorni le insegnava cosa fossero
i sentimenti e la forza e la fragilit che al contempo ne derivano. Tutti i giorni finch il paese di
Laggi non venne abbandonato, per motivi che non sono stati tramandati.
Questi insegnamenti maturarono nella bambola finch 21 anni dopo essa non prese definitiva
coscienza di s il suo cuore prese a battere con forza sufficiente da pompare il sangue nei suoi
radicali di legno. Si vest della salopette incompleta e lasci il capannone del Paese di Laggi per
cercare quello per cui era nata: qualcuno con un grande cuore.
Non sappiamo se la bambola labbia o meno trovato, ma siamo sicuri che questo succeder perch
chiunque ha un grande cuore prima o poi destinato al vissero felici e contenti.
Basta trovare la forza di crederci.

Quando la scienza incontra la vita e la vita amore: leffetto farfalla secondo me.

Stazione Sperimentale Chimera. Groenlandia.


Il suono delle sirene di emergenza invase la S.S. Chimera svegliando tutti coloro che
dormivano nelle camere pressurizzate della Citt dArgento.
Era la terza volta in 17 ore.
La SS aveva la forma di unenorme farfalla contratta nellatto di distacco da un fiore, con le
zampe protese in avanti e le ali spiegate.
Cos doveva apparire da lontano a un qualsivoglia visitatore quellinsieme di laboratori in
cui un centinaio di scienziati erano stati rinchiusi per evadere dai limiti della conoscenza
umana. La farfalla, come il sapere umano, una creatura che muta, che evolve saggiando
la sua astinenza dai bisogni primari di sopravvivenza per risorgere in tutto il suo fulgore.
-

Avanti ! Ragazzi forza! Dobbiamo far ripartire il generatore principale! Abbiamo


visite dal Governo oggi, e se non riterranno soddisfacenti i nostri risultati dovremmo
chiudere qui!- disse il capo squadra

Un plotone di operai in tuta termica si avvi per la terza volta fuori dalla Citt dArgento
per riavviare il generatore.
-

A proposito di questa storia del Governo, cosa sai?- gli fece eco uno degli operai.
Voci di corridoio dicono che da oggi verr assegnato un nuovo scienziato al reparto
7, la cosa mi stupisce visto che lo scorso anno molti dei fondi previsti sono stati
tagliati per questo settore.Se cos c in ballo qualcosa di grosso, se le mire del Governo sono il controllo del
reparto 7, devono aver scopertoCome risvegliare un uomo dal coma, come riportare indietro il corpo dallusura del
tempo.Oppure non ci sono riusciti affatto e il Governo vuole solo sottrarre gli ultimi
brevetti prima di far chiudere la sezione 7Spero che non sia per questo!- poco dopo il generatore si accese e nella citt
dArgento le ombre della notte perenne furono spiazzate dalla luce artificiale.

Quattro ore dopo.


-Siamo pronti.- Annunci il capo degli scienziati del reparto 7.

Disponetevi pure dietro il bancone, questa la nostra casa e cacceremo da qui la politica
a suono di formule chimiche se sar necessario. Ricordate: mostrate loro tutto ci che vi
chiederanno, ma non la campana nellatrio di ferro. Se ve lo domandano quellatrio
vuoto.La campana era il nome comune con cui nel reparto 7 venivano indicati gli scrigni in cui i
corpi di uomini e donne colpiti da coma venivano ibernati. Le loro funzioni celebrali erano
vive ma il corpo completamente addormentato. Al fine di rallentare linvecchiamento
cellulare i corpi venivano incapsulati e termostatati. Su di essi previo consenso dei familiari
venivano sperimentate tecniche di risveglio: per ora nessuna di esse aveva avuto successo.
I reclami dei familiari avevano quindi spinto il Governo a tagliare prima i fondi e adesso ad
intervenire.
-

Cos questa la stazione Chimera. Adesso capisco perch la chiamano citt


dArgento, tuttavia la tenuta stagna non mi sembra in buone condizioni!- gridai
allinserviente che mi aveva accolto alla mia discesa dallelicottero.
No! Non lo , sono due anni che gli scarsi fondi non ce ne consentono la
manutenzione, mi segua sta per arrivare una tormenta di neve.-

Appena compiuto lingresso nellatrio principale, mi liberai immediatamente della tuta


termica da visitatore, rivelandomi per la mia essenza: donna. La mia figura esile non
passava inosservata per via dellimmensa cascata di capelli rosso rame lisci ma voluminosi
in netta antitesi con il profondo e caldo marrone dei miei occhi. Ho sempre creduto di
essere uno scherzo della natura: ovunque mi spostassi per lavoro o per turismo mi sono
sempre sentita imprigionata nella camicia di forza delle convenzioni e della burocrazia. La
mancanza di passione e di convinzione in ogni atto dei nostri giorni mi ha sempre
nauseato, per ora sono ancora in cerca di una savana e come un leone vago con la testa
china per i territori altrui, in attesa di poter fondare un mio regno. In tutto questo lardore
per la mia professione stato per me un placebo, una potente dose di morfina contro il
malessere della pochezza umana che mi ha sempre circondato. Non esiste altra
propulsione che il desiderio di arricchimento a scapito altrui, questa propulsione cos se
non pochezza?
Quindi eccomi qui a disporre dei segreti dellesistenza umana, non lavevo previsto, non
lavevo voluto. Come pi o meno ogni cosa nella mia vita. Il segreto amare comunque
quello che si fa, perch ci che possiamo, ci che operiamo unespressione di noi.
Con pochi gesti delicati ma decisi ripiegai la tuta e la porsi allinserviente. -Grazie!- dissi
indossando il pass con la scritta Section 7, Visitor.

Poi mi rivolsi agli scienziati di reparto che avevano formato attorno a me una mezza luna e
mi scambiavano occhiate incredule, era inconcepibile che il Governo avesse inviato una
donna come supervisore.
-Mi scuso con tutti voi per lintromissione, comprendo perfettamente la diffidenza verso
un qualunque estraneo, che abbia la pretesa di giudicare il vostro lavoro, ebbene non
questa la mia intenzione, io sono qui per aiutarvi a raggiungere gli obbiettivi promessi, non
al Governo, ma alle famiglie degli uomini e delle donne ibernate negli scrigni. Questo il
mio CV, per chiunque di voi sia intenzionato o interessato a verificare la mia preparazione.
Sono un messo del Governo, ma io non sono il Governo ricordatevelo, ogni qual volta
dubiterete del motivo della mia presenza qui. Io sono uno di voi, uno scienziato. E adesso
chi mi concede il primo giro nella section 7. Il mio nome Gwen.
Mi mostrarono in principio i lunghi e bianchi corridoi tempestati delle sale sintesi e test. Un
passaggio stretto utile per una sola persona per volta. La pianta del reparto 7 aveva la
forma di U. Su ogni corpo di questa sorgevano rispettivamente lala destra e sinistra dei
laboratori. Lingresso in essi era consentito previa adozione di una copertura in nylon e
garza per preservare lasetticit dellambiente. Nessuna finestra, un impianto interno
provvedeva a rinnovarla. Luce agli ioni antibatterica emetteva una soffusa radiazione blu.
Nella parte concava e finale della sezione sorgeva il nido di ibernazione e dopo di questo
una porta grigio antracite sbarrata il cui accesso secondo la scritta che vi era impressa
spettava ai soli addetti. Infine limpianto pilota: una semplice vasca in metallo Monel che
sprofondava nel pavimento di Mercurio liquido per quattro metri, fittamente intarsiata
degli ugelli che avrebbero dovuto convogliarvi il latteo e plastico lattice le cui propriet
avrebbero dovuto risvegliare gli ibernati dal coma. Tanti tipi di lattice aveva sintetizzato la
section 7 ma tutti fallimentari.
Nei 21 giorni che seguirono il mio arrivo, tutti i componenti della sezione 7 lavorarono
alacremente setacciando ogni particolare del lavoro eseguito in quasi tre anni. Teoremi,
articoli di ricerca, formule, cavie campione, impianti pilota. Qualcosa sfuggiva alle loro
menti. Qualcosa sotto i loro occhi li immobilizzava, condannandoli ad unincolmabile
distanza dalla soluzione. Trascorrevo i giorni china sui banconi di laboratorio a provare
sintesi diverse ogni ora. Prima di andare via fissavo intensamente, ogni sera, gli scrigni di
ibernazione.
Erano due. Un uomo e una donna asiatici, gemelli. Caduti in coma farmacologico da quasi
12 anni, gli ultimi due trascorsi nella section 7. Ogni scrigno aveva la forma di un missile, la
parte terminale a cuspide era doro massiccio da qui partiva uno degli elettrodi mentre
laltro sorgeva dal basamento piatto in grafite. La soluzione elettrolitica criogenica serviva
per rallentare il processo di invecchiamento cellulare e conservare la vigoria tissutale.

Se solo poteste parlare!- trassi un sospiro sconfortato posando i palmi delle mani
sul vetro spesso delle camere elettrolitiche.

La ventiduesima sera il copione sub una svolta.


E tu cosa sei? Mi domandai fissando la porta grigio antracite. Uninspiegabile forza
mi attirava verso la maniglia esagonale. Senza pensarci posi su di essa la mano
destra, comprimendo il corpo verso il braccio in modo che il mio busto facesse da
scudo al mio gesto furtivo. Solo gli addetti! pensai! Sono unaddetta anche io. Solo
una prova se la maniglia si apre bene, altrimenti faremo in modo che qualcuno la
apra, ufficialmente. Con uno scatto la porta si apr, non avevo scelta adesso, per
coerenza sarei dovuta entrare e lo feci.

Quando la scienza incontra la vita e la vita amore: leffetto farfalla secondo me


(parte finale).
Richiusi lestamente la porta alle mie spalle. Dovevano esserci almeno 23 gradi in meno tra
le pareti in cui ero appena entrata. Passare 8 anni in un laboratorio ti trasforma in una
creatura dai sensi accentuati: odore, tatto e percezione di sbalzi temperatura in
particolare. Allungai la mano destra alla ricerca di un interruttore, ma non ne trovai. Quindi
feci un passo avanti e il mio viso si scontr contro una corda di spago, spessa e rovinata.
Istintivamente la tirai verso il basso. Si accese una lampada a petrolio. Lo spago ne era la
miccia. S lampada a petrolio, probabilmente, lultimo esemplare di lampada a petrolio su
tutta la faccia del globo.
Da quel momento la temperatura cominci a calare.
Mi guardai attorno e quello che vidi era una parete colma di interruttori e manopole. Ad
ognuna era associata una luce e un quadrato trasparente sufficiente per imprimervi
limpronta di un dito. Doveva essere un obsoleto esempio di DCS: sistema computerizzato
centrale. Pi che la sua datazione quello che mi impression fu la presenza al centro di
esso di un interruttore bianco ON/OFF, posizionato su OFF. Non era una stanza era una
cella frigorifera. E se i miei calcoli non erano errati, avevo ancora un margine di 5 minuti,
prima che il propano liquido portasse la stanza a -60 Celsius. La pressione del mio corpo sul
pavimento, oppure la mia temperatura corporea avevano attivato il sistema di
refrigerazione. Che cosa aveva bisogno di essere refrigerato in quella stanza? E perch era
in fondo ai laboratori della sezione 7?
Uscii immediatamente quasi sicura che se avessi esitato ancora, avrei provocato linnesco
di un allarme, che anche nei sistemi pi tecnologici accompagna liniezione di fluidi
frigoriferi incendiari, come il propano. Di una cosa ero sicura, cera qualcosa in quella
stanza. E avrei ricorso al mio ruolo di messo del Governo, solo se non fossi riuscita a
scoprirlo da sola.
Sicura che nessuno mi avesse vista uscire dalla stanza con la porta antracite, percorsi
rapida i corridoi, mi sciolsi i capelli, per confermare limpressione che avessi appena
terminato di lavorare. Arrivai nel reparto battericida e attraversai prima le docce ioniche e
poi una volta negli spogliatoi una doccia regolare. Cera qualcosa in quella stanza e io
dovevo scoprire cosa. Gli spogliatoi non erano vuoti, dovevano esserci almeno tre
tirocinanti, o almeno riuscii a distinguere tre voci, due maschili e una femminile. Si
scambiavano i risultati di un esperimento svolto con le aldeidi. Quello che sfuggiva loro
che le aldeidi per trasposizione virano nelle forma chetonica e lunico modo per
distinguere unaldeide da un chetone il Saggio di Tollens, il saggio dello specchio
dArgento. Ma certo! Uno specchio dargento! Una parete doveva essere ricoperta da
aldeide complessata: in questo modo la stanza poteva occludere qualcosa dando
limpressione di una metratura doppia.
Sciogliere il muro non era per possibile in 5 minuti di autonomia.

Quella notte non dormii. La trascorsi nella sala comune in cui ci si poteva preparare
bevande calde autonomamente. Guardavo distratta il mio riflesso nella tazza di Th. La
stanza conteneva due monitor dai quali si potevano controllare le due ale laboratorio della
section 7, in modo tale che anche durante la pausa non si verificassero incidenti. Nei
monitor qualcosa si mosse e vidi due figure che discutevano autonomamente, proprio
davanti alla porta grigia.
Distinsi solo una delle due figure: il capo degli scienziati del settimo reparto. Cos non ci
pensai due volte, infilai la tuta di riserva, e mi precipitai verso il corridoio della sezione 7.
-Ti dico che ho rilevato degli impulsi! Non possono essere ignorati, bisogna procedere,
come da protocollo!- Lavremmo perso non so quante volte se avessimo seguito il protocollo, sono solo
movimenti muscolari indotti, calmati!-Superano i 0.7mV! Se fosse per te potremmo anche consegnarlo al Governo!-Al Governo no! A condizione che adesso mi spieghiate cosa c in quella stanza!- irruppi
nella conversazione.
Laltro uomo era piuttosto anziano. Aveva una divisa blu. Sul viso del capo degli scienziati si
dipinse unespressione attonita.
-Lei??...Non doveva?-mi disse
-Dormire?- gli feci eco- No. Per sua sfortuna riconosco un sonnifero dal sapore, eppure
avrebbe potuto scegliere con pi accuratezza la sostanza soporifera di sicuro qui ne avete
un centinaio almeno. Avanti la apra! Adesso!
Non successe niente.
-Adesso!- Si tolga la tuta.- fece eco luomo anziano.
Capii immediatamente cosa intendeva, dovevo privarmi di microfoni, cimici e auricolari del
Governo. Entrai nel primo laboratorio alla mia sinistra mi privai delle tracce tecnologiche
del Governo. Quando riemersi nel corridoio luomo anziano mi aspettava con in mano una
tuta blu identica alla sua e a quella del capo degli scienziati della sezione 7. Tutte le
telecamere erano state spente e lentrata sigillata.
-Perch?- chiesi socchiudendo gli occhi con sprezzo .
-Perch lei un messo del Governo!- disse il capo degli scienziati- operiamo in questa
stanza di notte, tutti sanno che nelle loro bevande c sonnifero, ma lo accettano per
amore della scienza. Meno sanno, pi ranno al sicuro dal Governo.-

- A meno che non stiate nascondendo unarma di distruzione di massa, il Governo non
sapr nulla.- precisai.
Luomo anziano entr nella stanza, noi lo seguivamo, rapidamente chiuse la porta alle
nostre spalle. Si precipit al DCS e cominci a girare manopole e schiacciare interruttori in
una sequenza precisa, quasi rituale. Infine port il bianco interruttore centrale su ON. Il
pavimento oscill e le mattonelle sprofondarono formando piccole vasche di
contenimento.
-Allontanatevi!- grid per superare il rumore assordante delle nuove superfici in
composizione.
Lenorme specchio formato dal complesso di Tollens cominci a sciogliersi. Il liquido
argenteo che creava lillusione ottica di una specchio si raccolse ordinatamente nelle
vasche generatesi nel pavimento.
-Indossate gli occhiali- grid ancora.
Quando il liquido scivol via rivel una enorme gabbia di Faraday. Al suo interno una
capsula in cristalli liquidi.
-Azion la corrente :1 ,2 ,3- disse.
Una potente scarica elettrica percorse la gabbia. Quando si esaur la gabbia si apr e la
capsula ne emerse scorrendo su un binario a lievitazione magnetica.
Essa custodiva un uomo di raffinato aspetto, doveva avere la mia et.
Mi avvicinai cautamente dopo aver guardato luomo anziano, alla ricerca di un permesso
per poterlo fare.
-

E mio figlio!- disse

Mi avvicinai cautamente. Era in posizione verticale. Aveva la testa china in avanti sospesa
nel volume di soluzione che lo sommergeva. I capelli castani si espandevano a raggiera
affiorando sul pelo libero di liquido. Non riuscivo a osservare il volto con il capo in quella
inclinazione. Aveva il torso nudo, ricoperto di tatuaggi, frasi, formule chimiche, disegni che
sembravano pittogrammi. Era scalzo e indossava uno strano paio di pantaloni che dalla vita
si aprivano in un ampio gioco di stoffe nere sbiadite dal tempo.
-Da quanto tempo qui?- chiesi mentre reclinavo la testa per osservarlo meglio.
- Due anni.- rispose suo padre.
- Ma come? La soluzione in cui immerso diversa da quella dei campioni asiatici.-

Posi la mano sulla capsula come per carpire il motivo di questa scena che avrebbe
inorridito anche Samuel Beckett.
Non ricordo quanto tempo passai in quella posizione quando luomo oscill dalla sua
posizione allung una mano verso la mia e apr gli occhi due immensi occhi blu.
Lanciai un urlo, persi lequilibrio e caddi.
-

Movimenti inconsulti.- disse il capo degli scienziati.


Sai bene che non lo sono!Apriamo la capsula immediatamente- dissi
Non puoi impedirmelo.- disse suo padre!- ho fondato io questo posto!-

Stordita da quello che avevo visto e sentito, fui aiutata ad alzarmi.


-Ho gi predisposto tutto, venga con me!Ormai il capo degli scienziati era divenuto uninsulsa figura di sfondo.
Uscimmo dal reparto 7 ed entrammo nella sala del Sole, la stanza pi calda dellintera
Stazione Chimera. Quel calore mi confort.
Luomo mi allung un asciugamano e attese qualche secondo, mentre io rimuovevo i pezzi
di ghiaccio dai capelli.
-

Immagino che vorr delle spiegazioni. Io sono Chimera il fondatore della stazione
sperimentale nonch suo Direttore Supremo fino allintervento del Governo, a cui
mi rivolsi per compensare i fondi che ad un certo punto cominciarono a
scarseggiare. Mio figlio -sost un secondo voltandosi verso la capsula che ora
lievitava al centro della stanza- mio figlio era uno degli scienziati del reparto 7. Lui,
lui non mai riuscito a perdonarsi di non aver salvato il nostro primo campione una
bimba di cinque anni. Ha dedicato tutto il suo tempo qui alla ricerca del lattice che
avrebbe interrotto lo stato comatoso dei pazienti. Era quasi prossimo alla scoperta
quando il Governo mi ha dimesso, capimmo immediatamente che lo scopo dei
finanziamenti non era la gente comune ma politici, uomini corrotti di ogni specie di
altre nazioni, da cui il governo riceve un compenso multiplo rispetto ai fondi che noi
percepiamo. Un giorno venne da me, mi disse di non preoccuparmi, mi disse che
aveva trovato la composizione del lattice, che aveva provveduto a riporla in un
posto sicuro. Mi chiese se la mia gabbia di Faraday per ibernazioni spinte fosse
pronta, se fossi abbastanza sicuro che funzionasse. Non ebbi il tempo di replicare
perch mi chiese di non oppormi, di farlo per sua madre. Due giorni dopo mi lasci
un biglietto nello studio chiedendomi di azionare il congegno e di procedere
allibernazione. Avrei dovuto ibernare mio figlio per proteggerlo dal mondo, per
proteggere il suo desiderio di scienza non corrotta. Lavevo messo al mondo e
adesso dovevo cancellarlo.- una lacrima rig il volto dellanziano uomo, rivelando lo
stesso calore blu abisso degli occhi di suo figlio- ibernato con il segreto del lattice.
Per colpa mia. La prego- luomo si mise in ginocchio- la prego lo tiri fuori di qui, ci tiri

fuori, voglio solo seppellirlo accanto a sua madre e infine togliermi la vita, ho
compiuto solo una serie di sbagli. Lei lunica che pu aiutarmi.
Ibernazioni cos spinte sono difficili da resettare. Ma io le prometto che ci prover
con tutta me stessa.-

Nei giorni seguenti ci sigillammo nella sala del Sole. Nessuno del reparto 7 sapeva delle
operazioni in corso. Solo cibo e acqua entravano e uscivano da quella Sala. Per prima cosa
sciogliemmo i cristalli liquidi, svitammo i bulloni della struttura in plexiglass.
Passavo le notti ad osservare quel corpo immobilizzato, intarsiato dai segni della passione
per la scienza. Pensavo che avrei voluto conoscere una persona di tal genere, sicura che
avrebbe riempito la mia vita. Giorni dopo stendemmo il corpo in una camera pressurizzata,
criogenica anche essa.
Non potevo semplicemente de- ibernarlo e lasciare che suo padre morisse per i sensi di
colpa. Una notte, persi letteralmente il conto di quale notte, entrai nella camera
pressurizzata. Raccolsi un pacchetto di garze e cominciai a ripulire delicatamente il corpo
dalle garze sterili. Mi sorpresi nel pensare che una parte di me lo trovasse di una bellezza
rara. Ero decisamente sotto stress e la mia emotivit stava per crollare. Aprii il pacchetto
della soluzione salina e bagnai una garza. Cominciai dalla spalla sinistra , il braccio,
entrambe le mani. I pezzi di ghiaccio cedevano ma la patina che ricopriva le scritte no,
erano completamente illeggibili. Cos infuriata per la mia incapacit provai con tutte le
soluzioni saline, ma erano tutte fallimentari.
Disperata posai il capo sul petto delluomo allaltezza del cuore e piansi sommessamente:
-Non sono in grado! Perdonami!Mi addormentai l. Cos con il cervello sconvolto, il cuore in frantumi, lumore che stava per
cedere.
-Gwen! Gwen ! si svegli! Gwen!Apriii gli occhi intorbiditi dal poco sonno, e mi destai di colpo, per la vergogna verso
Chimera.
-Guardi- mi disse lui semplicemente- riuscita a svelare le scritte: la concentrazione salina
delle lacrime umane e la temperatura di 36 gradi, erano la soluzione.
Ero incredula, nelle ore seguenti cercai di riprodurre la salinit della secrezione lacrimare,
la scaldammo e lavammo il corpo. Mentre procedevamo qualcosa mi bloccava il camice
allaltezza della vita.
-Nemo! Nemo! Nemo si accorto di lei Gwen! disse Chimera
Arross e non dissi niente. Non so se per effetto degli ultimi successi o perch mi stavo
innamorando di unombra di nome Nemo.

Ricopiammo tutte le scritte. Realizzammo algoritmi per decifrarli, ma non avevano senso.
Quando il disegno del gruppo funzionale di unaldeide mi illumin.
-Mi dia uno specchio: sono scritte da destra verso sinistra!- tuonai
Le informazioni e la ricetta procedurale per il lattice miracoloso era impressa da destra a
sinistra sulla pelle di Nemo.
Impiegammo oltre sei ore a produrlo. La beuta nelle mie mani conteneva la tanto ricercata
sostanza lattiginosa.
Spogliammo Nemo e lo inserimmo nella vasca da bagno. Lo ricoprimmo con il lattice che
quasi immediatamente si incrost sulla superficie. La forammo per permettergli di
respirare e aspettammo. Non potevamo fare altro.
Passavano i giorni e io e Chimera facevamo i turni per sorvegliarlo. Non cera nulla su
quelle scritte impresse sul suo corpo che indicasse in quanto tempo si sarebbe consumato
leffetto del lattice e quindi sarebbe avvenuto il risveglio.
Mentre consumavano un pasto fugace, sentimmo un insieme di tonfi provenire dal bagno.
Io e Chimera ci guardammo istantaneamente e corremmo nellaltra stanza. Chimera prese
il martello per rompere il vetro demergenza in caso di incendio e cominci a infrangere la
superficie solida.
Posai una mano sul tratto di lattice solido che mi separava volto di Nemo, indicando con il
labiale di abbassarsi il pi possibile sul fondo della vasca e di ripararsi dai frammenti.
Allung la mano verso la mia in segno di comprensione delle mie parole. Finalmente la
superficie era rotta e Nemo ne emerse come chiunque fa dopo un bagno.
Chimera gli gett le braccia al collo:
-Figlio mio amatissimo! Figlio mio!Nemo ricambi labbraccio sprofondando tra le braccia del padre, questi lo aiut ad uscire
definitivamente e quando fu in piedi gli porsi un asciugamano, ma Nemo perse lequilibrio
e pass dalle braccia del padre alle mie. Era spaventosamente freddo.
-

Grazie!- mi sussurr ti ho aspettata per tutto questo tempo, ma ne valsa la


pena!-

Quello che accadde dopo potete immaginarlo.


Io e Chimera distruggemmo le prove della formulazione del lattice.
Fuggimmo due notti dopo non rivelando a nessuno che Nemo era stato risvegliato dal
coma autoindotto in cui era caduto.
Io decretai linsuccesso della visita al laboratorio Chimera. La sezione 7 chiuse.
Convinsi il Governo a slacciarsi dalla stazione sperimentale e successivamente mi dimisi.

12 anni dopo, Nuova Zelanda:


-Che ore sono???!!! E tardissimo!!!- spensi la sveglia e indossai di scatto le pantofole.
Davanti alla porta della camera da letto cera un immenso mazzo di rose rosse e un
biglietto.
Ogni giorno che passer da questo momento in poi il mazzo si riempir di una rosa, come
il mio amore per te, giorno per giorno cresce! Buon San Valentino! Nemo.

5 anni dopo, Nuova Zelanda:


Negli anni che trascorsero dal risveglio di Nemo, egli mi fece sentire amata e protetta ogni
giorno di pi. Ogni giorno per lui si indeboliva. Il suo corpo che aveva subito un cos
drastico trattamento invecchiava ad un ritmo cellulare accelerato. Nemo mi insegn la vita,
mi regal la savana che avevo sempre sognato. Mi regal un figlio che chiamammo Nemo.
-Nei suoi occhi vedrai me quando non ci sar pi.Io odiavo le ultime quattro parole.
-

Chiudi gli occhi! Ti regalo una parte di me.

Chiusi gli occhi e lasciai che con un pennello mi dipingesse una miniatura sullo zigomo.
-In questo modo non piangerai quando avr lasciato la terra, ho scritto ti Amo sul tuo volto
per poter rimanere impresso sulla tua pelle, e perch tu non pianga pensandomi, perch
se lo farai le lacrime cancelleranno la scritta. E se una lacrima minaccia di cadere guarda il
Cielo, io ti aspetter.L.-

E adesso che avete finite di leggere pensate a questo:

Crash, crash... burn, let it all burn


This hurricane's chasing us all underground
Do you really want me dead or alive to live a lie?

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