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La Comunicazione non violenta

La Comunicazione consapevole e non violenta un metodo semplice ed efficace,


creato da Marshall Rosenberg, amico e collaboratore di Carl Rogers che migliora la
capacit di comunicare autenticamente, insegnando ad identificare ed esprimere con
chiarezza, in un modo rispettoso di s e degli altri, ci che sentiamo e che desideriamo
ottenere.
Insegna ad usare il linguaggio dell io, parlare di noi stessi senza valutare,
giudicare, etichettare gli altri, e d unalternativa valida alle reazioni automatiche di
attacco o fuga di fronte ad una difficolt relazionale.
La Comunicazione consapevole e non violenta libera dalle abitudini e dai
condizionamenti inconsapevoli
Nellera dellinformatica e della comunicazione, in realt le persone comunicano
sempre pi in fretta e male; aumentano la solitudine, lincomprensione, la mancanza
di relazioni profonde, e la paura dellaltro che generano atteggiamenti di rifiuto,
integralismo e razzismo.
E un linguaggio nuovo e rivoluzionario che con semplicit trasforma il modo di
esprimerci, e permette di liberarci dalla violenza, sia da quella pi evidente che da
quella pi nascosta.
La violenza con cui comunichiamo il risultato di una mancanza di consapevolezza,
lespressione di una frustrazione che non trova le parole per esprimersi.
Siamo separati da noi stessi, dai nostri sentimenti e bisogni, leducazione che
riceviamo sviluppa le nostre capacit e comprensione intellettuale ma non le capacit
di comprensione emozionale.
Non sappiamo usare il vocabolario della nostra vita interiore, non abbiamo imparato a
riconoscere i nostri sentimenti e i nostri bisogni, fin da piccoli siamo stati educati a
compiacere gli altri, e abbiamo reagito obbedendo per paura di un castigo o per
ricevere un premio ed essere accettati ed amati, oppure ribellandoci e litigando.
Tutto ci ci porta a comunicare con una violenza sottile, di cui non siamo consapevoli,
e anche con le nostre migliori intenzioni i risultati sono scadenti, quando cerchiamo di
esprimere qualcosa spesso otteniamo che laltro reagisca chiudendosi o attaccandoci.
Allo stesso modo, quando qualcuno ci parla, spesso ci sentiamo aggrediti, e reagiamo,
e molte volte non sappiamo perch questo succeda.
Siamo cos abituati che non ci rendiamo conto di usare una comunicazione malevola,
fatta di sarcasmo e di parole che implicano un giudizio.
La Comunicazione consapevole e non violenta libera dalle abitudini e dai
condizionamenti inconsapevoli, invece di esprimere i nostri pensieri con parole che
giudicano, separano e aumentano il conflitto impariamo ad usare parole
che riconciliano e trovano soluzioni benefiche.

La Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna a comunicare in modo


autentico, ed esprimere la propria forza, nel rispetto altrui e di noi stessi, senza essere
aggressivi, superando anche la tendenza, in caso di malessere o disaccordo, a lasciare
le cose come stanno per non ferire gli altri o per non essere feriti.
Quando c un problema aiuta a capire a cosa stiamo reagendo e quali sono i nostri
sentimenti e bisogni e insegna come esprimere una richiesta negoziabile.
Lobiettivo non costringere laltro a fare ci che vogliamo o pensiamo sia giusto,
bens raggiungere la soluzione migliore per entrambi.
Quando la nostra richiesta non un ordine ma la proposta di una soluzione possibile,
saremo capaci di accettare la risposta dellaltro, qualsiasi essa sia, e permetteremo
allaltro di esprimere con chiarezza i suoi sentimenti e bisogni e di farci a sua volta una
richiesta che ci lasci la libert di non essere daccordo e di cercare insieme la soluzione
migliore per entrambi.
E un modello semplice, un metodo in 4 passi grazie il quale osservo, sento, verifico di
cosa ho bisogno, cosa mi manca per stare meglio e contemporaneamente, cosa
osserva, sente, e di cosa ha bisogno laltro.
OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE
Sviluppiamo la capacit di osservare e di descrivere in modo chiaro e neutro i fatti
concreti che diminuiscono il nostro benessere, dando allaltro una informazione precisa
di quanto sta succedendo.
Impariamo ad accorgerci che se c un malessere perch successo qualcosa, che
stiamo reagendo a un evento o a una situazione che genera unemozione.
IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI
Come ci sentiamo in relazione a ci che successo e che abbiamo descritto? i fatti
generano in noi delle sensazioni a cui sono collegati pensieri, emozioni e sentimenti,
quali sono? Impariamo a fermarci e a chiederci Cosa sento?, invece di scatenare una
reazione di contrattacco a qualcosa che ci ha fatto male. I
Invece di scaricare la rabbia e il malessere sullaltro mi fermo, mi ascolto e divento
consapevole di cosa sta succedendo in me ed aumento la mia libert di scelta.
RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI
Se ho percepito un malessere perch un mio bisogno, un valore importante per me
sono stati frustrati, c qualcosa che insoddisfatto.
Le sensazioni, i pensieri, le emozioni sono segnali che rivelano i nostri veri bisogni e ci
aiutano a capire cosa ci serve, cosa importante per noi, che direzione dare al nostro
cammino di crescita.
ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI
A partire dalla consapevolezza dei nostri bisogni reali, impariamo a formulare delle
richieste concrete, in modo efficace, empatico, rispettoso di noi stessi e degli altri.

Impariamo a chiedere evitando di dare ordini, manipolare o cercare di obbligare laltro


a fare quanto vogliamo.
Impariamo ad esprimere una richiesta negoziabile e a cercare insieme allaltra persona
una soluzione benefica per entrambi.

1.OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE


Viviamo in compagnia di una potente voce interna che critica e svaluta noi stessi e gli
altri e ci allontana dalla soluzione dei problemi.
Abbiamo appreso come comportarci nel mondo attraverso un sistema di regole che ci
impongono dei limiti.
I nostri genitori, insegnanti, preti ecc. ce lhanno insegnato attraverso il meccanismo
di punizione e premio.
Questo metodo di insegnamento distruttivo, ma dato che stato tramandato da una
generazione allaltra, cos radicato in noi che non ce ne rendiamo conto e non ci
rendiamo conto dei suoi effetti negativi.
In realt a causa di questo sistema siamo divisi in un Giudice che condanna e in una
Vittima colpevole e che diventa sempre pi debole e prigioniera.
Il dialogo interno critico ci allontana da ci di cui abbiamo bisogno, cos smettiamo di
agire nella direzione utile a soddisfare le nostre necessit.
Spesso questa la causa della depressione che uno stato di mancanza di contatto
con noi stessi, con le nostre necessit e con le nostre forze e azioni creative.
Serve una grande energia ed attenzione per individuare questi atteggiamenti
distruttivi e trasformarli in idee e comportamenti utili ed efficaci per la vita.
Fare osservazioni un elemento importante della comunicazione, ci permette di
rivelare allaltro in forma chiara e sincera cosa succede e come ci sentiamo.
Ma, se losservazione contiene una valutazione, lefficacia del nostro messaggio
minima, probabile che laltro non recepisca cosa vogliamo trasmettergli, perch si
sentir criticato e opporr resistenza o si chiuder.
Imparando a differenziare le osservazioni dalle valutazione diventiamo consapevoli dei
condizionamenti culturali che ci limitano, portarli alla luce il passo base per
liberarcene.
I pensieri pieni di critiche, colpa, ira non creano un ambiente sano al nostro interno, n
con gli altri. La Comunicazione Consapevole e Non Violenta aiuta ad avere uno stato
mentale pi sereno e benevolo e ci invita a centrarci su ci che desideriamo piuttosto
che su ci che sta male in noi e negli altri.
Impariamo a lavorare con il positivo.

2 .IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI


Siamo stati abituati a sentire frasi come questa: I bambini grandi NON hanno paura!
, Le bambine buone non si arrabbiano!
Leducazione che abbiamo ricevuto ha privilegiato lo sviluppo dei processi mentali
cognitivi, non siamo stati educati a riconoscere ed esprimere le emozioni, anzi siamo
stati incoraggiati ad azzittirle, questo ci porta ad essere tagliati fuori dai nostri
sentimenti e a perdere un importante sistema di riferimento utile per scegliere e
prendere decisioni.
Abbiamo impariamo ad essere bravi bambini e brave bambine, educati e ragionevoli,
imparando a soffocare quello che sentiamo, ad esempio non ci dobbiamo occupare di
noi ( egoista) invece bene occuparci degli altri, percepire cosa sentono e
comportarci di conseguenza per avere la loro approvazione, essere accettati e non
perdere lamore di cui abbiamo bisogno.
Facilmente quando i bambini provano unemozione vengono invitati a non sentirla:
Ad esempio: un bambino o una bambina che prova collera si sente dire: Non bene
essere in collera, i bambini bravi non sono mai in collera!
Perci, visto che sente collera, il bambino pensa di non essere bravo e di non valere
niente. In conclusione imparer a soffocare la collera e a fingere.
Oppure se prova tristezza si sente dire: Non va bene essere tristi, con tutto quello che
hai e che facciamo per te!
Perci, visto che si sente triste, il bambino pensa di essere un egoista e di non valere
niente. In conclusione imparer a soffocare la tristezza e a fingere.
Ci che un bambino apprende in questo modo che essere adulti vuol dire negare le
emozioni.
Per essere amato ed avere un posto nel mondo deve evitare di ascoltare ci che sente
e comportarsi di conseguenza, e dedicarsi ad ascoltare quello che vogliono gli altri, se
se stesso rischia di perdere lamore.
Perdere il contatto con se stessi e soffocare emozioni e sentimenti faticoso e
doloroso e crea un grande malessere.
Per anestetizzare questo malessere le persone ricorrono a diversi sistemi: alcool,
droghe, fumo, lavoro, sesso ecc. ecc.
A causa di questo allenamento a soffocare ci che sentiamo, siamo cos poco capaci di
sentire e riconoscere ci che sentiamo che facilmente quando diciamo Sento, in
realt diciamo Penso o Credo.
In nessuno di questi esempi Sento usato correttamente :

Sento che avresti dovuto saperlo


Sento che devo essere sempre disponibile
Sento che non servir a niente
Sento che un irresponsabile
Sento che il mio capo un manipolatore
Oppure diciamo Sento per dire ci che crediamo di essere.
Ad esempio : Mi sento incapace come padre, questo 1 giudizio su di se, ci che
sento davvero Mi sento frustrato e stanco
Oppure in realt interpretiamo il comportamento dellaltro
Ad esempio Mi sento insignificante per mio padre in realt esprimo come credo che
mio padre mi giudichi.
Mi sento incompreso indico il livello di comprensione dellaltro
Mi sento ignorato interpreto il comportamento dellaltro e dico in realt Tu mi
ignori

3. RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI


Quando proviamo emozioni negative il malessere cos forte che pur di uscire da
questo stato tendiamo a dare la colpa a qualcun altro e diciamo Sono arrabbiato
perch tu/ perch i vicini/ perch mio padre/ perch il lavoro .... ecc. ecc.
Collocandoci nella posizione della vittima attribuiamo allaltro la responsabilit di ci
che viviamo, ci deresponsabilizziamo e diamo agli altri la chiave del nostro
benessere.
Questo atteggiamento impedisce il cambiamento e ci fa rimanere nelle situazioni
spiacevoli.
LE EMOZIONI E I SENTIMENTI SONO SEGNALI UTILI DA IDENTIFICARE E DISTINGUERE,
quando sono negative SONO SEGNALI DI ALLARME, sono come le spie del cruscotto di
un auto che segnalano se una funzione, un bisogno soddisfatto o insoddisfatto, sono
degli indicatori importanti.
Imparare a riconoscere le emozioni e le necessit che rivelano permette due grandi
vantaggi:
1) RINUNCIARE AD ESSERE DELLE VITTIME INDIFESE E LIBERARCI DALLA DIPENDENZA
DAGLI ALTRI, DANDOCI VALORE E STIMA
Esempio molto diverso se di me penso:
Mi sento manipolato rispetto a Mi sento triste e in collera, ho bisogno di essere
rispettato.

2) IMPARARE A PARLARE DI ME, AVERE COSCIENZA DI COSA SENTO E DI COSA HO


BISOGNO E PERMETTERE CHE LALTRO CAPISCA COSA PROVO, COME STO, DI COSA
HO BISOGNO, in questo modo creo la possibilit di un incontro, facendo si che laltro
recepisca il mio messaggio, liberandolo da tutto ci che crea separazione, divisione,
opposizione
CIO CHE DICONO E FANNO GLI ALTRI pu essere lo stimolo ma NON E MAI LA CAUSA
DEI NOSTRI SENTIMENTI.
I nostri sentimenti sono il risultato di come decidiamo prendere ci che ci dicono e
fanno gli altri.
Riconoscere questo ci porta ad accettare la responsabilit di ci che facciamo e
pensiamo per generare i nostri sentimenti.
Di fronte a un messaggio negativo possiamo scegliere tra almeno 4 possibilit:
Ad esempio se ci dicono SEI LA PERSONA PIU EGOISTA CHE HO CONOSCIUTO IN VITA
MIA
1) Possiamo sentirci colpevoli: Si, sono egoista e dovrei essere pi sensibile con gli
altri
In questo modo accettiamo il punto di vista dellaltro e ci facciamo carico della colpa,
questo attacca la nostra autostima e ci costa un prezzo elevato: ci sentiamo colpevoli,
depressi carichi di vergogna
2) Possiamo dare la colpa allaltro e contrattaccare: Non hai diritto a dirmi questo,
con tutto quello che faccio sempre per venire incontro alle tue esigenze, legoista vero
sei tu!
Restituiamo protestando, ci arrabbiamo, finiamo litigando.
3) Possiamo ascoltare i nostri sentimenti e necessit: Quando mi dici che sono
egoista mi sento triste e stanco perch vorrei anche che tu riconoscessi gli sforzi che
faccio spesso per venire incontro alle tue necessit
Centrando lattenzione in noi scopriamo cosa ci ferisce di pi e quale bisogno non
viene soddisfatto.
4) Possiamo usare lempatia per capire i sentimenti e le necessit dellaltro: Ti senti
offesa perch avresti bisogno che si tenessero pi in conto le tue necessit?
Invece di colpevolizzarci o colpevolizzare laltro per ci che ha detto ci mettiamo in un
atteggiamento empatico che cerca di chiarire cosa laltro esattamente prova e di cosa
ha bisogno.

4. ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI

Il quarto passo della Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna come


esprimere in modo efficace una richiesta, innanzitutto ci invita a chiarire cosa
vogliamo chiedere agli altri perch la nostra vita sia pi soddisfacente e ricca.
Nel passo precedente abbiamo chiarito di cosa abbiamo bisogno per stare bene
adesso, adesso traduciamo questo in fatti concreti, formulando le nostre richieste
sotto forma di azioni che spiegano cosa possono fare gli altri perch questo succeda.
Quali sono gli errori pi frequenti?
Spesso usiamo un linguaggio vago per indicare come vorremmo che una persona
fosse o si sentisse senza precisare le azioni che vorremmo che facesse, ad esempio
Voglio che tu mi ami! pu essere una richiesta incomprensibile piuttosto che Mi
piacerebbe tanto che quando ci incontriamo mi abbracciassi, cosa ne pensi?
Le frasi vaghe, astratte, ambigue possono essere fraintese, una richiesta poco definita
pu bloccare la comprensione e la comunicazione, pu anche essere vissuta come
eccessiva, ad esempio Ho bisogno della tua attenzione! piuttosto che Vorrei parlarti
di una cosa importante, quando pu essere un buon momento per te?
Le domande indirette facilmente creano malintesi e irritazione, es. Ho sete invece
di Potresti portarmi un bicchier dacqua?.
Una domanda indiretta d per scontato che laltro capisca la richiesta implicita nelle
nostre parole e questo non per niente certo, e da la sensazione a chi la riceve di
essere manipolato.
Chiedere ci che non vogliamo invece di chiedere ci che vogliamo, ad es. Voglio che
non lavori troppo piuttosto che Vorrei che tu passassi pi tempo con me e i
bambini
Pi chiaramente esprimiamo quello che desideriamo e pi facilmente possiamo
ottenerlo.
Esprimere ci che desideriamo molto diverso da dare ordini, la persona che riceve
un ordine sente che verr castigata se non compie quanto richiesto.
Quando ordino il mio obiettivo obbligare laltro a cambiare e cambiare i suoi
comportamenti, quando le mie richieste sono negoziabili e le esprimo sinceramente
come proposte, invece, sto cercando di creare una relazione autentica, basata
sullempatia e sulla comprensione reciproca che ha come scopo il dialogo e la
soddisfazione delle necessit di tutti.
LEADER DI SE E COMUNICAZIONE NON VIOLENTA

Leader di s colui che sa


guidare le proprie emozioni

Nello stato di coscienza adattato, in cui comunemente viviamo, una persona


schiava delle proprie emozioni. Ci significa che non leader di s, ma succube
dei propri circuiti neuronali pi primitivi, meno evoluti.
Con questo stato di schiavit al proprio interno, naturale che, anche allesterno, la
persona sia facilmente assoggettabile, governabile, sfruttabile e
manipolabile dalle lites di potere.
In ultima analisi queste lites (siano esse economiche, politiche, religiose...) per
mantenere il potere, hanno tutti gli interessi affinch le persone non imparino a gestire
le proprie emozioni, in particolare la paura, ossia non diventino leader di s.

Questo stato di schiavit a cui ci sottomettiamo inconsapevolmente, parte del


campo semantico del giudizio, il quale ormai diventato, nella cultura occidentale,
una categoria a priori della nostra percezione della realt; per questo cos difficile
accorgercene e liberarcene.

Noi crediamo di essere liberi fautori del nostro destino, ma non ci accorgiamo che, in
realt, trascorriamo la nostra intera vita allinterno delle aule di un tribunale: ogni
nostro singolo pensiero, azione, emozione, viene valutata da un instancabile giudice
interiorizzato e onnipotente al nostro interno.

Non essendo dunque liberi, ma schiavi di unentit interiorizzata attraverso la cultura


e quindi invisibile ai nostri occhi, le elits di potere possono dormire sonni tranquilli,
perch hanno trovato la chiave per mantenere gli esseri umani nella paura di essere
giudicati colpevoli, paura che essi stessi, autonomamente, giorno dopo giorno,
generano al proprio interno... e, come detto sopra, se unemozione come la paura a
guidare la persona, essa non sar mai leader di s.

Come mai questo giudice ha cos potere su di noi?


Perch la cultura oppressiva e narcisista, in cui ci troviamo immersi, riuscita nei
secoli a creare un tipo di linguaggio (che la materia di cui sono fatti i nostri
pensieri) impregnato di presupposti che danno per scontato che il metro di valutazione
delle relazioni umane sia il giudizio.
Il risultato dellutilizzo del linguaggio in questa modalit, che per noi diventa
normalevalutare noi stessi e gli altri in base a criteri quali colpa, merito, migliore,
peggiore, castigo, premio, bravura, stupidit, peccato, punizione, senso di colpa,
senso di inferiorit, condanna, vergogna, paura, rimprovero...

E se invece di queste categorie immaginassimo per un momento di utilizzare


lo strumento linguaggio (di per s neutro) in una modalit completamente
inedita, che metta al centro la qualit della relazione, i sentimenti, i bisogni
di una persona, i suoi valori? Una modalit che valorizzi la comprensione
profonda dei fatti e una giustizia riparativa, anzich punitiva? Se
imparassimo ad utilizzare questo tipo di linguaggio oltrech con le altre
persone, in prima istanza con noi stessi e le nostre parti interne?

Questa la sfida della Comunicazione non Violenta di Marshall Rosenberg, che, in


Aleph, viene integrata nel Metamodello 2.
La Comunicazione consapevole e empatica
Lino Lepore
Cos la Comunicazione Empatica?
possibile connettersi allumanit di ogni persona?
possibile interagire con le altre persone in una maniera che dia lo stesso valore ai
bisogni di tutti?
La comunicazione empatica ci aiuta ad essere in contatto con ci che vivo dentro
ciascuno di noi in ogni momento, con ci che possiamo fare per renderci la vita pi
bella e con la consapevolezza di ci che ostacola la nostra disposizione naturale a dare
e ricevere. Il linguaggio della comunicazione empatica rafforza la nostra capacit di
ispirare empatia nelle altre persone e dascoltare con empatia tanto loro quanto noi
stessi.
La comunicazione empatica marca un percorso che ci aiuta a reimpostare come ci
esprimiamo, come ascoltiamo e come risolviamo i nostri conflitti, focalizzando la
nostra coscienza sullosservazione, le emozioni, i bisogni e le richieste concrete.
Attraverso il modello della CNV, Marshall Rosenberg ci aiuta a capire come
possibile:

diventare consapevoli dei nostri bisogni e valori profondi.

diventare consapevoli dei nostri bisogni e valori profondi.

esprimere i nostri sentimenti e bisogni e prendercene cura.

ascoltare i bisogni autentici dietro ogni messaggio altrui.

manifestare una comprensione rispettosa per i messaggi ricevuti.

andare oltre pensieri, parole e azioni basate su giudizi moralistici.

riconoscere gli schemi di pensiero che portano alla collera e alla depressione.

comunicare utilizzando il potere curativo dell empatia.

rimanere connessi ai nostri valori nel corso di ogni interazione.

agire non motivati da paura, senso di colpa, risentimento, vergogna o obbligo.

sviluppare delle strategie rivolte a soddisfare i bisogni di tutti.

motivare senza la minaccia di punizioni n la promessa di ricompense.

superare i condizionamenti culturali che ostacolano lempatia e promuovono la


violenza.

Impariamo ad esprimerci in modo onesto, con il solo scopo di rivelare ci che vivo e
presente in noi. Scopriamo una connessione profonda, sostenuta da un reciproco dare
e ricevere dal cuore. Lamore qualcosa che possiamo praticare vivendo un
esperienza spirituale gioiosa, che inizia da noi. La CNV uno strumento semplice nei
suoi principi, ma potente per migliorare la nostra relazione con noi stessi e con gli altri.
Ci invita ad attivarci per creare un mondo di empatia e compassione, in cui il
linguaggio che usiamo la chiave per arricchire la vita.
1. Pasquale (Lino) Lepore
2. sito Web
3. Liberarsi dai giudizi
4. Processo dellauto-empatia
5. Pema Chodron parla ... in cnv
6. PARLANDO ED ASCOLTANDO CON EMPATIA
Tratto da Creare la vera pace di Thich Nhat Hanh
1. Pasquale (Lino) Lepore

Laureato in Filosofia e Abilitato allinsegnamento di Filosofia, Scienze dell


Educazione e Storia. Insegnante di ruolo nei Licei fino al 95.

Master in Programmazione Neurolinguistica (PNL) e Trainer Aleph in Meditazione


e PNL Umanistica. (Aleph Scuola di Counseling accreditata dal MIUR).
www.aleph.ws

Formazione in Mindfulness Counseling. (Mindfulness Project Scuola di


Counseling Transpersonale riconosciuta dalla S.I.CO.). www.mindproject.com

Formazione in Comunicazione Nonviolenta (CNV). www.cnvc.org e


www.centroesserci.it

Nella formazione al counseling ho fatto il tirocinio (150 ore sotto supervisione) come
facilitatore di gruppi di apprendimento e pratica della comunicazione nonviolenta. Non
sono certificato Trainer dal CNVC (Centro per la CNV). Quello che insegno basato
sulla mia comprensione e integrazione della CNV con le pratiche della comunicazione
consapevole, empatica, ecologica e strategica apprese nelle Scuole di Aleph e
Mindfulness Project, oltre che nei molti anni di studio e pratica della meditazione.

2. sito Web
La Comunicazione Nonviolenta (cnv) opera di Marshall B. Rosenberg, Ph.D., direttore
dei servizi educativi del CNVC (Center for Nonviolent Communication), una
organizzazione mondiale senza scopo di lucro. I riferimenti sono:
In Italia:
Centro Esserci
Via Silvano Caleri 14
42100 Reggio Emilia
Tel/fax 0522 943053
Email: info@centroesserci.it Sito web: www.centroesserci.it
La dott.sa Vilma Costetti, direttrice del Centro Esserci, attualmente lunica
insegnante in Comunicazione Nonviolenta Linguaggio Giraffa autorizzata in Italia
dal CNVC.
Nel mondo:
Center for Nonviolent Communication, CNVC
PO Box 6384
Albuquerque, NM 87197
Tel: +1.505.244.4041 Fax: +1.505.247.0414
Email: cnvc@cnvc.org Sito web: www.cnvc.org
Tratto dal sito web del CNVC:
Linee guida per condividere la cnv
( per quelli che non sono trainer certificati dal Center for Nonviolent Communication )
Quando si fatta lesperienza della cnv nella propria vita, spesso si sente una grande
voglia di condividere con gli altri ci che si ha imparato. In effetti proprio il nostro
sogno che con i nostri sforzi congiunti, tutte le persone e le istituzioni si aprano ad una
pi profonda capacit di relazioni pacifiche e a prodigarsi per la vita. Diamo il
benvenuto a tutti quelli che vorranno partecipare a diffondere la visione della cnv e
non vogliamo in nessun modo scoraggiare questo entusiasmo.
Le domande che seguono vengono spesso formulate da persone che vogliono
condividere la propria cognizione della cnv con altri individui, gruppi e istituzioni.
Se non volete scoraggiare le persone dallinsegnare la cnv, come mai esiste la
certificazione dei trainer?
La nostra intenzione non di scoraggiare le persone che vogliono trasmettere
lapprendimento in modi che loro ritengono validi. Abbiamo per il desiderio di
proteggere lintegrit della cnv in quanto corpo dinsegnamento. In questo senso
certifichiamo dei trainer per garantire la correttezza, completezza e affidabilit dello
scopo e del modello della cnv. I trainer certificati simpegnano daltronde a dare il loro
sostegno allopera del CNVC, come viene descritto nell accordo con i trainer.
E dunque non avete obbiezioni al fatto che alcuni di noi insegnino la cnv?
In assoluto, lo incoraggiamo. Apprezziamo che vogliate condividere la vostra
esperienza, rendendo chiaro che il vostro insegnamento si basa sulla vostra
comprensione della cnv. Vi chiediamo per di dare pieno riconoscimento a Marshall B.
Rosenberg e di menzionare le organizzazioni e i trainer cnv locali, cos come di
provvedere informazione di contatto per il CNVC, www.cnvc.org.

3. liberarsi dai giudizi


Una questione fondamentale per una coscienza nonviolenta la traduzione dei propri
giudizi in sentimenti e bisogni. impossibile apprezzare i bisogni degli altri e coltivare
lempatia se allo stesso tempo li stiamo giudicando. Liberarsi dai propri giudizi ci pu
apparire comunque un compito immenso. E cos pareva a me allinizio. La mia mente
sembrava che emettesse un giudizio al secondo, mentre cercava di ordinare i dati in
categorie di buoni e cattivi. Ecco come pensavo: Questo vestito carino e quello l
brutto, quella persona conduce bene e quella no, questo giardino ben tenuto e
quello non lo , questa strada in brutte condizioni, quel capo cattivo e cos via. I
pi piccoli dettagli dovevano essere valutati e messi nella loro categoria.
Finalmente ho voluto cambiare atteggiamento. Ho cominciato a tradurre i miei giudizi,
riconoscendo il modo in cui una cosa mi poteva toccare. E cos quando mi sorprendevo
a pensare, Che schifo di strada! lo traducevo in Questa strada molto pi
accidentata di quanto siano quelle che io frequento abitualmente e mi preoccupo un
po per le mie gomme. Traducevo, Quanto brusca quella l, col suo figlio! in
Quando vedo questa donna parlare a suo figlio in quel modo, mi sento a disagio
perch per me la pazienza importante. Qualche volte davo empatia alla mamma
nella mia mente, Scommetto che quella mamma si sente veramente sopraffatta e ha
bisogno di staccare un po. Man mano che mi abituavo a fare cos, i miei giudizi
cominciarono a diminuire decisamente. Divent pi facile provare benevolenza per le
persone e ascoltarli con empatia, anch io sentivo una libert che non conoscevo
prima. Un cambiamento simile necessita concentrazione ed impegno, ma i benefici
sono tantissimi.

4. Processo dellauto-empatia
1 passo: godersi lo show degli sciacalli
Rilascia i tuoi sciacalli! Dagli unopportunit di dire la loro. Se provi a reprimerli
potresti non ricevere tutta la saggezza che le loro sciacallate nascondono per te.

cos indifferente

unora che sto qui, aspettando

Il mio tempo non ha valore per lui

proprio un maleducato

Gli interessa soltanto il suo tempo e la sua vita

Non pensa mai a me!

2 passo: le emozioni
Sii consapevole delle tue emozioni stimolate dalla circostanza.

Sento rabbia e dolore ed esasperazione e fastidio.

E mi sento a disaggio perch non mi piace sedermi sola in un ristorante.

3 passo: fare uno sforzo cosciente


Fai uno sforzo cosciente per tradurre i pensieri di sciacallo in auto-empatia,
attenendoti ai passi seguenti.
4 passo: i bisogni
Sii sicuro didentificare i tuoi bisogni. Se dovessi rimanere preso tra le osservazioni e le
emozioni non giungerai alla risoluzione e alla guarigione che desideri. La piena
guarigione viene dallidentificazione ed il rimpianto per i bisogni non soddisfatti.

Ho bisogno di rispetto e di affidabilit e di prevedibilit.

5 passo: Rimpiangere in giraffa


Riconoscere limportanza e il dolore del bisogno non soddisfatto.

Quando penso a tutte le volte che ho aspettato nella mia vita mi sento triste. Ho
aspettato Giovanni, ho aspettato la mamma, ho aspettato il mio ex.

Qualche volta ho aspettato e non sono neanche venuti. E veramente avevo sempre
questo grande bisogno di essere rispettata e anche che le cose si svolgessero come
previsto. S, proprio cos. Vorrei essere rispettata e che ci sia prevedibilit nelle cose.
E anche potermi fidare che gli accordi che faccio saranno rispettati e se ho un
appuntamento con qualcuno questa persona ci sar. Mi sento triste quando penso
quanto sia importante per me tutto ci e quanto raramente questo mio bisogno
stato soddisfatto.
Adesso che hai identificato i sentimenti dietro ai bisogni non soddisfatti, rimani con
questi sentimenti a rimpiangere le volte che i bisogni non sono stati soddisfatti. Fa
parte del processo di guarigione.
6 passo: riconoscere la bellezza dietro al bisogno
Notate se sentite un qualsiasi cambiamento quando avete identificato e pienamente
rimpianto il bisogno insoddisfatto. Concentra lattenzione sul bisogno stesso.
Focalizzati sulla sua bellezza e su quanto sia meraviglioso avere questo bisogno
soddisfatto. Come sarebbe avere il mio bisogno di rispetto e di affidabilit pienamente
soddisfatto?
7 passo: Fare una richiesta a noi stessi o agli altri
Adesso che ho identificato il mio vero bisogno, quale azione potrebbe aiutarmi a
soddisfare questo bisogno? Qualche volta non necessario che ci sia un azione.
Riconoscere e rimpiangere il bisogno bastano per sentirsi guariti.
Altre volte vorremo fare una richiesta: Giovanni, io avevo capito che ci dovevamo
incontrare alle 6. Quando arrivi alle 7, mi sento angosciata e insicura perch ho un
forte bisogno di prevedibilit e di essere rassicurata che le persone con cui ho un

appuntamento rispetteranno il loro impegno. Saresti daccordo di chiamarmi se vedi


che sarai pi di un quarto dora in ritardo?
(un modello di Mary Mackenzie)L auto-empatia ci incoraggia a focalizzare lattenzione
sui nostri bisogni e su ci che veramente vogliamo chiedere o fare per soddisfarli,
anzich centrarci su ci che non va in noi o negli altri.
Per esempio, se mi alzo con il mal di testa, invece di lamentarmi per tutte le cose che
ho sbagliato (poco o troppo sonno, abitudini alimentari, ecc.), lauto-empatia mi
centra su ci di cui ha bisogno il mio corpo per guarire.
I nostri conflitti ci conducono spesso ad uno stato alienato dai nostri bisogni, dove
dominano i pensieri giudicanti. Per esempio, vorremmo avere un contatto autentico e
profondo con altre persone ma allo stesso tempo questo ci fa paura e respingiamo gli
altri. Allora deduciamo che nessuno ci vuol bene o che non meritiamo di essere
apprezzati. Il risultato finale pu essere la depressione, lo scoraggiamento o il disgusto
verso noi stessi.

5. Pema Chodron parla ... in cnv


Cominciamo da noi stessi. Ci diamo ragione o ci diamo torto tutti i giorni, le settimane,
i mesi e gli anni della nostra vita. Siamo convinti che abbiamo bisogno di aver ragione,
di non sbagliare, per star bene. Non vogliamo aver torto, perch allora staremmo male
... Quando ci diamo ragione possiamo guardare cosa succede. Pensare di aver ragione
pu essere piacevole; possiamo sentirci nel giusto, esserne molto sicuri e avere un
sacco di gente d'accordo che abbiamo ragione. Ma supponiamo che c' qualcuno che
non d'accordo. Cosa succede allora? ... Se stiamo molto attenti al momento della
rabbia e dell'aggressivit, forse vedremmo che questa la sostanza delle guerre. la
sostanza dei conflitti razziali: pensare che siamo nel giusto ed essere spiazzati,
disorientati, e pieni di indignazione quando qualcuno non d'accordo con noi.
Dall'altra parte quando pensiamo di aver torto e ne siamo convinti, anche l possibile
guardare. Tutta questa faccenda di aver torto o ragione ci rinchiude in un mondo pi
piccolo ...
Invece di dare agli altri ragione o torto, ... c' una terza via, molto poderosa. La si
potrebbe vedere come rimanere sospesi sul filo del rasoio, senza cadere ne di qua ne
di l. Questo implica non essere attaccato alla nostra versione dei fatti in modo cos
stretto. Implica mantenersi aperti di cuore e di mente il tempo necessario per
considerare l'idea che quando vediamo le cose come sbagliate lo stiamo facendo
perch desideriamo calpestare su un suolo stabile e sicuro. Allo stesso modo quando
le vediamo come giuste o corrette, stiamo comunque cercando di ottenere
stabilit e sicurezza. Sarebbe possibile avere il cuore e la mente grandi abbastanza
per mantenersi sospesi in quello spazio dove non siamo sicuri di chi ha ragione e di chi
ha torto? Potremmo non avere un ordine del giorno quando entriamo in una stanza e
ci incontriamo con un'altra persona, non sapere cosa dire, non dare all'altro ragione o
torto? Potremmo ascoltare, vedere, sentire gli altri cos come sono veramente? Questa
una pratica molto potente. La vera comunicazione pu succedere soltanto in quello
spazio.

Che si tratti di noi, dei nostri amanti, dei nostri capi, dei nostri bambini, del
commerciante avido, del governo o della situazione politica, pi audace, pi reale,
non escludere nessuno dai nostri cuori, non fare di nessuno il nostro nemico. Se
cominciamo a vivere cos, vedremo che non possiamo pi pensare le cose come
completamente giuste o sbagliate, perch le cose sono molto pi scivolose e
giocherellone. Tutto ambiguo; tutto sta sempre cambiando e trasformandosi e ci
sono sempre tante versioni quante sono le persone implicate in una situazione.
Cercare di trovare delle verit assolute uno dei nostri trucchi per sentirci a nostro
agio e sicuri.
Tutto ci ci porta ad una questione sottostante ed essenziale per tutti noi. Come
faremo per cambiare qualcosa? Come riuscire a che ci sia meno invece di pi
violenza? Come posso io imparare a comunicare con una persona che mi sta facendo
del male o con qualcuno che sta facendo del male a molta gente? Come posso parlare
a questa persona in modo che le cose cambino realmente? Come posso comunicare in
modo che si apra uno spazio dove entrambi entriamo in contatto con una sorta di
intelligenza basica e condivisa da tutti? In un incontro potenzialmente violento, come
comunicare in modo che nessuno dei due si arrabbi e diventi pi aggressivo? Come
posso comunicare col cuore in modo che una situazione bloccata e chiusa possa
arieggiare. Come comunicare in modo che una situazione che sembrava gelata ed
intrattabile cominci a ammorbidirsi e un certo scambio empatico cominci ad essere
possibile?
Ebbene, tutto comincia col voler sentire ci che stiamo provando. Comincia col voler
avere una relazione benevola e compassionevole con le parti nostre che pensiamo non
siano degne di esistere. Se consentiamo ad essere attenti non solo a ci che comodo
ma anche a cosa proviamo quando soffriamo, se soltanto aspiriamo a rimanere svegli
e aperti a ci che proviamo, a dargli riconoscimento nel miglior modo che possiamo in
ogni momento, allora qualcosa si sposta e comincia a cambiare.
L'agire compassionevole, l'essere l per gli altri, il poter/saper agire e parlare
comunicando, inizia col vedere se stessi nel momento in cui ci diamo ragione o torto.
In quell attimo, potremmo semplicemente considerare il fatto che esiste un'
alternativa pi ampia ed elevata di entrambi quei giudizi, dove c' un'energia pi
tenera, pi vibrante e dove possiamo scegliere di vivere. Questa energia se la
possiamo toccare, ci aiuter ad allenarci, lungo il percorso delle nostre vite, ad aprirci
sempre di pi a ci che stiamo vivendo, ad aprirci di pi invece di chiuderci di pi. E
potremmo scoprire che man mano che cominciamo ad impegnarci con questa pratica
e a celebrare aspetti nostri che prima trovavamo impossibili, qualcosa si sposter in
noi. I nostri vecchi schemi abituali cominceranno ad ammorbidirsi, e cominceremo a
vedere i volti e a sentire le parole delle persone che ci parlano.
Se cominciamo, con un po' di gentilezza, ad entrare in contatto con ci che sentiamo, i
nostri strati protettivi si scioglieranno, e troveremo che altre aree della nostra vita
diventeranno accessibili. Man mano che impariamo ad avere compassione per noi
stessi anche il cerchio di compassione per gli altri si allarga. . . .

6. PARLANDO ED ASCOLTANDO CON EMPATIA


Tratto da Creare la vera pace di Thich Nhat Hanh
Nel nostro tempo la comunicazione tra gli individui, nelle famiglie e tra le nazioni,
diventata molto difficile. Tuttavia, ci sono dei modi concreti per addestrarsi a
comunicare senza violenza, e cos risvegliare in s lempatia verso gli altri e rendere
possibile la mutua comprensione.
Parlare ed ascoltare con empatia sono pratiche essenziali della comunicazione non
violenta. Comunicare consapevolmente vuole dire essere cosciente di ci che diciamo
e dirlo con benevolenza. Vuol dire anche ascoltare profondamente per sentire ci che
viene detto e ci che non viene detto. Possiamo fare uso di questi metodi in qualsiasi
situazione, in qualsiasi momento, ovunque siamo.
Ci vorrebbe che almeno una persona in ogni famiglia fosse capace di comunicare
empaticamente. Potrebbe essere un fratello, una sorella, un babbo, una mamma. C
qualcuno nella tua famiglia che possa assumere questo ruolo, qualcuno che possa
aiutare gli altri membri della famiglia a praticare lascolto profondo e a parlare con
benevolenza? Potresti essere tu quella persona? Essere tu nella tua chiesa, sinagoga,
sangha o comunit? O nel tuo posto di lavoro?
La persona che pratica la parola benevola e lascolto empatico sta praticando pace. Lei
o lui aprono i nostri cuori, le nostre famiglie e la nostra societ, alla comprensione, alla
pace e alla riconciliazione.

IL METODO IN QUATTRO PASSI


La Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna a comunicare in modo
autentico, ed esprimere la propria forza, nel rispetto altrui e di noi stessi, senza essere
aggressivi, superando anche la tendenza, in caso di malessere o disaccordo, a lasciare
le cose come stanno per non ferire gli altri o per non essere feriti. Quando c un
problema aiuta a capire a cosa stiamo reagendo e quali sono i nostri sentimenti e
bisogni e insegna come esprimere una richiesta negoziabile.
Lobiettivo non costringere laltro a fare ci che vogliamo o pensiamo sia giusto,
bens raggiungere la soluzione migliore per entrambi.Quando la nostra richiesta non
un ordine ma la proposta di una soluzione possibile, saremo capaci di accettare la
risposta dellaltro, qualsiasi essa sia, e permetteremo allaltro di esprimere con
chiarezza i suoi sentimenti e bisogni e di farci a sua volta una richiesta che ci lasci la
libert di non essere daccordo e di cercare insieme la soluzione migliore per
entrambi.
E un modello semplice, un metodo in 4 passi grazie il quale osservo, sento, verifico di
cosa ho bisogno, cosa mi manca per stare meglio e contemporaneamente, cosa
osserva, sente, e di cosa ha bisogno laltro.

OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE


Sviluppiamo la capacit di osservare e di descrivere in modo chiaro e neutro i fatti
concreti che diminuiscono il nostro benessere, dando allaltro una informazione precisa
di quanto sta succedendo.
Impariamo ad accorgerci che se c un malessere perch successo qualcosa, che
stiamo reagendo a un evento o a una situazione che genera unemozione.
IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI
come ci sentiamo in relazione a ci che successo e che abbiamo descritto? i fatti
generano in noi delle sensazioni a cui sono collegati pensieri, emozioni e sentimenti,
quali sono? Impariamo a fermarci e a chiederci Cosa sento?, invece di scatenare una
reazione di contrattacco a qualcosa che ci ha fatto male. Invece di scaricare la rabbia
e il malessere sullaltro mi fermo, mi ascolto e divento consapevole di cosa sta
succedendo in me ed aumento la mia libert di scelta.
RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI
Se ho percepito un malessere perch un mio bisogno, un valore importante per me
sono stati frustrati, c qualcosa che insoddisfatto. Le sensazioni, i pensieri, le
emozioni sono segnali che rivelano i nostri veri bisogni e ci aiutano a capire cosa ci
serve, cosa importante per noi, che direzione dare al nostro cammino di crescita.
ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI
a partire dalla consapevolezza dei nostri bisogni reali, impariamo a formulare delle
richieste concrete, in modo efficace, empatico, rispettoso di noi stessi e degli altri.
Impariamo a chiedere evitando di dare ordini, manipolare o cercare di obbligare laltro
a fare quanto vogliamo. Impariamo ad esprimere una richiesta negoziabile e a cercare
insieme allaltra persona una soluzione benefica per entrambi.
1. OSSERVARE I FATTI SENZA VALUTARE

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Viviamo in compagnia di una potente voce interna che critica e svaluta noi
stessi e gli altri e ci allontana dalla soluzione dei problemi.
Abbiamo appreso come comportarci nel mondo attraverso un sistema di regole che ci
impongono dei limiti. I nostri genitori, insegnanti, preti ecc. ce lhanno insegnato
attraverso il meccanismo di punizione e premio. Questo metodo di insegnamento
distruttivo, ma dato che stato tramandato da 1 generazione allaltra, cos radicato
in noi che non ce ne rendiamo conto e non ci rendiamo conto dei suoi effetti negativi.
In realt a causa di questo sistema siamo divisi in un Giudice che condanna e in
una Vittima colpevole e che diventa sempre pi debole e prigioniera.
Il dialogo interno critico ci allontana da ci di cui abbiamo bisogno, cos
smettiamo di agire nella direzione utile a soddisfare le nostre necessit.
Spesso questa la causa della depressione che uno stato di mancanza di
contatto con noi stessi, con le nostre necessit e con le nostre forze e azioni
creative.
Serve una grande energia ed attenzione per individuare questi atteggiamenti
distruttivi e trasformarli in idee e comportamenti utili ed efficaci per la vita.
Fare osservazioni un elemento importante della comunicazione, ci
permette di rivelare allaltro in forma chiara e sincera cosa succede e come
ci sentiamo.
Ma, se losservazione contiene una valutazione, lefficacia del nostro
messaggio minima, probabile che laltro non recepisca cosa vogliamo
trasmettergli, perch si sentir criticato e opporr resistenza o si chiuder.
Imparando a differenziare le osservazioni dalle valutazione diventiamo consapevoli dei
condizionamenti culturali che ci limitano, portarli alla luce il passo base per
liberarcene.
I pensieri pieni di critiche, colpa, ira non creano un ambiente sano al nostro interno, n
con gli altri. LaComunicazione Consapevole e Non Violenta aiuta ad avere uno
stato mentale pi sereno e benevolo e ci invita a centrarci su ci che desideriamo
piuttosto che su ci che sta male in noi e negli altri.
Impariamo a lavorare con il positivo.
Alcuni esempi della differenza tra
valutazioni ed osservazioni neutre che
descrivono i fatti senza giudicarli:

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Valutazioni

Osservazioni neutre

Sei pigro

Questa settimana ti sei


svegliato sempre a
mezzogiorno
Dorme sempre dopo
pranzo
Fa le cose lentamente

E tonto

Fa cose che non capisco


Le fa in modo diverso da
come mi aspetto

Come riconoscere la differenza tra


OSSERVAZIONI NEUTRE e VALUTAZIONI che
contengono giudizi, critiche,
colpevolizzazioni?
Possiamo fare attenzione ad alcune trappole in
cui cadiamo facilmente:
Trappole

Osservazione con
valutazione

Osservazione senza
valutazione

rimanda sempre allultimo

sei sbagliata!

hai fatto qualcosa che non


capisco

Verbi con significato


valutativo

rimanda sempre
allultimo

studia solo i giorni prima


dellesame

dove hai ficcato?

dove hai messo lapriscatole?

ti lamenti sempre

da 3 giorni parli solo dei tuoi


problemi in ufficio

non sar pronto per


lesame

non credo che riuscir ad


essere

Dare per scontato che la


propria ipotesi sia l'unica
possibile

Confondere una ipotesi con non sei coperto


una certezza
abbastanza e ti
ammalerai

temo che senza cappotto tu


abbia freddo

Non essere specifico

Gli zingari sono ladri

la zingara che mi ha chiesto


lelemosina ha tentato di
rubarmi il portafoglio

Parlare delle abilit dando


una valutazione

Gioca male a calcio

In 4 partite non ha fatto 1


goal

Valutare con avverbi e


aggettivi

brutto

non mi attrae

Generalizzare usando
SEMPRE, MAI, SPESSO

Raramente fai quello


che ti chiedo

Le ultime 3 volte che ti ho


chiesto aiuto mi hai detto che
non potevi

Vieni sempre senza


avvisare

Sei venuto cinque volte a


trovarmi senza avvisare

2 .IDENTIFICARE ED ESPRIMERE EMOZIONI E SENTIMENTI

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Siamo stati abituati a sentire frasi come questa: I bambini grandi NON hanno paura!
, Le bambine buone non si arrabbiano!
Leducazione che abbiamo ricevuto ha privilegiato lo sviluppo dei processi
mentali cognitivi, non siamo stati educati a riconoscere ed esprimere le
emozioni, anzi siamo stati incoraggiati ad azzittirle, questo ci porta ad
essere tagliati fuori dai nostri sentimenti e a perdere un importante
sistema di riferimento utile per scegliere e prendere decisioni.
Abbiamo impariamo ad essere bravi bambini e brave bambine, educati e ragionevoli,
imparando a soffocare quello che sentiamo, ad esempio non ci dobbiamo occupare di
noi ( egoista) invece bene occuparci degli altri, percepire cosa sentono e
comportarci di conseguenza per avere la loro approvazione, essere accettati e non
perdere lamore di cui abbiamo bisogno.
Facilmente quando i bambini provano unemozione vengono invitati a non sentirla:
Ad esempio: un bambino o una bambina che prova collera si sente dire: Non bene
essere in collera, i bambini bravi non sono mai in collera! Perci, visto che sente
collera, il bambino pensa di non essere bravo e di non valere niente. In conclusione
imparer a soffocare la collera e a fingere.
Oppure se prova tristezza si sente dire: Non va bene essere tristi, con tutto quello che
hai e che facciamo per te! Perci, visto che si sente triste, il bambino pensa di essere
un egoista e di non valere niente. In conclusione imparer a soffocare la tristezza e a
fingere.
Ci che un bambino apprende in questo modo che essere adulti vuol dire
negare le emozioni. .Per essere amato ed avere un posto nel mondo deve evitare di
ascoltare ci che sente e comportarsi di conseguenza, e dedicarsi ad ascoltare quello
che vogliono gli altri, se se stesso rischia di perdere lamore.
Perdere il contatto con se stessi e soffocare emozioni e sentimenti faticoso
e doloroso e crea un grande malessere. Per anestetizzare questo malessere
le persone ricorrono a diversi sistemi: alcool, droghe, fumo, lavoro, sesso
ecc. ecc.

A causa di questo allenamento a soffocare ci che sentiamo, siamo cos poco capaci di
sentire e riconoscere ci che sentiamo che facilmente quando diciamo Sento, in
realt diciamo Penso o Credo.
In nessuno di questi esempi Sento usato correttamente :
Sento che avresti dovuto saperlo
Sento che devo essere sempre disponibile
Sento che non servir a niente
Sento che un irresponsabile
Sento che il mio capo un manipolatore
Oppure diciamo Sento per dire ci che crediamo di essere.
Ad esempio : Mi sento incapace come padre, questo 1 giudizio su di se, ci che
sento davvero Mi sento frustrato e stanco
Oppure in realt interpretiamo il comportamento dellaltro
Ad esempio Mi sento insignificante per mio padre in realt esprimo come credo che
mio padre mi giudichi.
Mi sento incompreso indico il livello di comprensione dellaltro
Mi sento ignorato interpreto il comportamento dellaltro e dico in realt Tu mi
ignori
3. RICONOSCERE LE NECESSITA, I BISOGNI, I VALORI

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Quando proviamo emozioni negative il malessere cos forte che pur di


uscire da questo stato tendiamo a dare la colpa a qualcun altro e diciamo
Sono arrabbiato perch tu/ perch i vicini/ perch mio padre/ perch il
lavoro .... ecc. ecc.
Collocandoci nella posizione della vittima attribuiamo allaltro la
responsabilit di ci che viviamo, ci deresponsabilizziamo e diamo agli altri
la chiave del nostro benessere.
Questo atteggiamento impedisce il cambiamento e ci fa rimanere nelle situazioni
spiacevoli.
LE EMOZIONI E I SENTIMENTI SONO SEGNALI UTILI DA IDENTIFICARE E
DISTINGUERE, quando sono negative SONO SEGNALI DI ALLARME, sono come
le spie del cruscotto di un auto che segnalano se 1 funzione, 1 bisogno soddisfatto o
insoddisfatto, sono degli indicatori importanti.
Imparare a riconoscere le emozioni e le necessit che rivelano permette 2
grandi vantaggi:
1) RINUNCIARE AD ESSERE DELLE VITTIME INDIFESE E LIBERARCI DALLA
DIPENDENZA DAGLI ALTRI, DANDOCI VALORE E STIMA
Esempio molto diverso se di me penso:
Mi sento manipolato rispetto a Mi sento triste e in collera, ho bisogno di essere
rispettato.
2) IMPARARE A PARLARE DI ME, AVERE COSCIENZA DI COSA SENTO E DI COSA
HO BISOGNO E PERMETTERE CHE LALTRO CAPISCA COSA PROVO, COME STO,
DI COSA HO BISOGNO, in questo modo creo la possibilit di un incontro, facendo si
che laltro recepisca il mio messaggio, liberandolo da tutto ci che crea separazione,
divisione, opposizione
CIO CHE DICONO E FANNO GLI ALTRI pu essere lo stimolo ma NON E MAI LA
CAUSA DEI NOSTRI SENTIMENTI.
I nostri sentimenti sono il risultato di come decidiamo prendere ci che ci dicono e
fanno gli altri.
Riconoscere questo ci porta ad accettare la responsabilit di ci che facciamo e
pensiamo per generare i nostri sentimenti.
Di fronte a un messaggio negativo possiamo scegliere tra almeno 4
possibilit:
Ad esempio se ci dicono SEI LA PERSONA PIU EGOISTA CHE HO CONOSCIUTO IN VITA
MIA
1) Possiamo sentirci colpevoli: Si, sono egoista e dovrei essere pi sensibile con
gli altri

In questo modo accettiamo il punto di vista dellaltro e ci facciamo carico della colpa,
questo attacca la nostra autostima e ci costa un prezzo elevato: ci sentiamo colpevoli,
depressi carichi di vergogna
2) Possiamo dare la colpa allaltro e contrattaccare: Non hai diritto a dirmi
questo, con tutto quello che faccio sempre per venire incontro alle tue esigenze,
legoista vero sei tu!
Restituiamo protestando, ci arrabbiamo, finiamo litigando.
3) Possiamo ascoltare i nostri sentimenti e necessit: Quando mi dici che
sono egoista mi sento triste e stanco perch vorrei anche che tu riconoscessi gli sforzi
che faccio spesso per venire incontro alle tue necessit
Centrando lattenzione in noi scopriamo cosa ci ferisce di pi e quale bisogno non
viene soddisfatto.
4) Possiamo usare lempatia per capire i sentimenti e le necessit
dellaltro: Ti senti offesa perch avresti bisogno che si tenessero pi in conto le tue
necessit?
Invece di colpevolizzarci o colpevolizzare laltro per ci che ha detto ci
mettiamo in un atteggiamento empatico che cerca di chiarire cosa laltro
esattamente prova e di cosa ha bisogno.
4. ESPRIMERE RICHIESTE CHIARE E NEGOZIABILI

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Il quarto passo della Comunicazione Consapevole e Non Violenta insegna come


esprimere in modo efficace una richiesta, innanzitutto ci invita a chiarire cosa

vogliamo chiedere agli altri perch la nostra vita sia pi soddisfacente e


ricca.
Nel passo precedente abbiamo chiarito di cosa abbiamo bisogno per stare
bene adesso, adesso traduciamo questo in fatti concreti, formulando le
nostre richieste sotto forma di azioni che spiegano cosa possono fare gli altri
perch questo succeda.
Quali sono gli errori pi frequenti?
Spesso usiamo un linguaggio vago per indicare come vorremmo che una persona
fosse o si sentisse senza precisare le azioni che vorremmo che facesse, ad esempio
Voglio che tu mi ami! pu essere una richiesta incomprensibile piuttosto che Mi
piacerebbe tanto che quando ci incontriamo mi abbracciassi, cosa ne pensi?
Le frasi vaghe, astratte, ambigue possono essere fraintese, una richiesta poco definita
pu bloccare la comprensione e la comunicazione, pu anche essere vissuta come
eccessiva, ad esempio Ho bisogno della tua attenzione! piuttosto che Vorrei parlarti
di una cosa importante, quando pu essere un buon momento per te?
Le domande indirette facilmente creano malintesi e irritazione, es. Ho sete
invece di Potresti portarmi un bicchier dacqua?. Una domanda indiretta d per
scontato che laltro capisca la richiesta implicita nelle nostre parole e questo non per
niente certo, e da la sensazione a chi la riceve di essere manipolato.
Chiedere ci che non vogliamo invece di chiedere ci che vogliamo es. Voglio che
non lavori troppo piuttosto che Vorrei che tu passassi pi tempo con me e i
bambini
Pi chiaramente esprimiamo quello che desideriamo e pi facilmente possiamo
ottenerlo.
Esprimere ci che desideriamo molto diverso da dare ordini, la persona che riceve
un ordine sente che verr castigata se non compie quanto richiesto.
Quando ordino il mio obiettivo obbligare laltro a cambiare e cambiare i suoi
comportamenti, quando le mie richieste sono negoziabili e le esprimo
sinceramente come proposte, invece, sto cercando di creare una relazione
autentica, basata sullempatia e sulla comprensione reciproca che ha come
scopo il dialogo e la soddisfazione delle necessit di tutti.

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