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IL POLITECNICO)
REPERTORIO
DI

STUDJ APPLICATI

mili

tua stml

VOLUMIE VII.

MI ILANO

Il presente posto sotto la tutela delle Leggi,


csscndosi adempiuto a quanto esse prescrivono.
---------------------------------------------------------------------

esegge

Continuando noi al primo nostro detto (i),


non esitiamo ad affermare, che, se la filosofia

quella parte di scienza ch' commune a tutte


le scienze; o vogliam dire, s'ella lo stu

dio di quel pensiero umano che tutte le pro


duce; se quanto in esse generale, costi
tuisce filosofia: certamente il criterio d'una

buona filosofia deve tornare idntico col cri

terio d'una buona generalit, ossa deve risl


versi nella fedele corrispondenza dei generali

ai particolari in tutto ci che riguarda l'nimo


umano, sia che spazi nell'osservazione dell'e
sterior natura, sia che si ripieghi a contem

plare nelle pere proprie s stesso. Per la qual


ragione riesce egualmente falsa quella dottrina
che riduce ogni principio alla materia, e quella
che riduce tutto allo sprito; perch n in l'una
n in l'altra si comprndono tutti i fatti del

l'ssere umano. E mentre quella esclude l'u


nit e quindi il pensiero, questa esclude la di
(1) Vedi l'introduzione al prcccdente volume.

visione, e rende impossbile il moto, e tras


forma in un sogno tutto il creato, e tutte le

pi consuete e care certezze del gnere umano.


Il pi eccelso sforzo a cui possa nel corso
dei scoli aspirare l'intelligenza, non gi quello

di trarre dal suo seno qualche originale e mi


rbile ida, ma bens quello di compendiare
in s medsima la pi sincera ingine dell'u
niverso. Con ci, senza rmpere il lmite fa
tale della sua finita natura, ella alluder men

remotamente a quell'infinito principio da cui

move l'rdine universale. E quando ella final


mente verr meno nel perseguire l'inaccessibil
meta, verr meno per impotenza naturale, non
per menzogna o per vanit. Lo spettro solare,
raccolto in pvero vetro, non adeguer mai la
vitale potenza del sole. Ma intanto i m
nimi frammenti di verit convergeranno sem
pre fra loro, perch coordinati schiettamente

a quell'universo che si accentra in una sola


ida. Le scienze pi disparate, le esperimen
tali e le numriche, le descrittive e le induttive,

le morali e le corporee, saranno sempre tra loro


in fondamentale concordia; e si faranno scam

bivole controprova e mallevera della loro


speciale verit; nel che risiede l'universale cri
terio del vero, e non nell'assurdo tentativo di

stabilire una dimostrazione primitiva ed assoluta,

anteriore a tutte quante le cognizioni, e quindi


anteriore anche a s stessa. Tale e non altro

il vero senso dell'antico principio pitagrico,


che il bene risiede nell'uno e nel determinato,

e il male nel moltplice e indeterminato. L'u


nit nel generale; la determinazione nei

particolari; il bene nella loro corrispondenza.


E viceversa il male nell'infedelt dell'astra

zione ai particolari; e quindi nelle arbitrarie e


discordi generalit. La mente intanto , invece

d'aggirarsi nell'infecondo crcolo della scienza a


priori, svolge vie pi la sua efficacia ad ogni
asso che inoltra per raccgliere nel creato le

tracce dell'eterna ida. Ed ecco ci che quei


sapienti adombrvano coll'oscuro detto, che la
mente, tendendo ad armonizzarsi e unificarsi

con ci ch' sovrumano, un nmero che per


petuamente si move.

Il criterio della verit mancava affatto alla

recente scuola elettiva, la quale, professando


con poco scientfica bonariet, che in ogni fi

losofia v' qualche cosa di buono, e riducn


dosi a raggranellare sotto le mense di tutti i
filsofi le caduche brciole della verit, sup
pose, come tosto avvertiva il savio Romagnosi,
un principio indito superiore a tutte quante

le filosofie, il quale valesse di domstico mo


dello a chi si accingeva a fare codesto flori
legio di verit, fortuitamente venute in s di
verse mani. Ma lo stesso Cousin, nel commt

tere poi il supremo giudizio del vero a nulla

pi che all'equit, alla moderazione, all'impar


zialit, alla saviezza, confess di non possedere
alcun siffatto criterio di ragione; e quindi au
torizz tante diverse filosofie, tutte per egual
diritto vere, quanti sono nei sngoli umini i

gradi della saviezza e dell'imparzialit. E quando

poi soggiungeva non sservi altro scampo alla filo


sofia, la condannava con troppo chiare parole
ad un irreparbile scetticismo.
Gli eclttici si avvdero bens che la ten

denza alle quattro opposte esagerazioni dell'i


dealismo, del materialismo, dello scetticismo e

del misticismo era perpetua nelle civili socie


t, e si riproduceva a lontani intervalli di luo
ghi e di tempi. Ma errrono nel riferirne la
cusa alle leggi fondamentali dell'intelligenza,
mentre dovvano piuttosto ricercarla nelle re

gioni dell'umana volont, dalla quale la mente


riceve un naturale impulso ad elggere piut
tosto l'una che l'altra serie di generali precon
cezioni, senza aver la forza di sottoporle pri
ma alla prova d'un giudizio astratto e puro.
Quando i tempi sono austeri, e le ide delle
nazioni sono circoscritte e ferme, la mente de

gli scrittori non si sbanda mai fra licenziose du


biezze. Pirrone, prima pittore, poi venturiero,
prima republicano, poi soldato d'Alessandro,
passato dalla lbera Grecia al servo Oriente,
conclude che il mondo un intrico inespli
cbile, che non si pu concepire delle cose e
degli umini veruna stbile opinione, e che ben
fa chi vive indifferente a tutto. Gli scttici e

i sofisti rappresntano nella scienza la naturale


garrulit d'un ppolo che decade. Aristippo,
venuto dalle delizie di Cirene ad assdersi nella

scuola di Scrate a lato dello spiritual Plato


ne, v'impara solamente a mttere una veste scien

tfica alle voluttuose aspirazioni del suo cuore.


Orazio, givine frvido, gioca la vita per un'i
da sul campo di Filippi; ma vinto in batta
glia, e atterrato dal perdono, va in cerca di men
pericolosa dottrina, e ristringe la sapienza del

l'uomo all'acquisto d'un poderetto in un'er


bosa valle sulla riva d'un ruscello. Catone, altra

natura, troppo potente, e troppo invecchiato


negli onori per umiliarsi inanzi a un libertino
vittorioso, sente il peso della vita; e dimanda un
libro che lo conforti a morire. Err a gran

partito Leroux, e quanti altri asserrono che


il cristiansimo uscisse dalla scuola alessandrina;

poich Plotino e Ammonio e Jmblico e Por


firio gli frono posteriori di parecchie genera
zioni; e nel vlgere la dottrina greca verso il
sopranaturale, secondrono appunto quelle ten
denze che il nuovo culto aveva gi propagato

fra quelle genti. Ed ecco come nelle persua


sioni e nei sentimenti che signorggiano la so

ciet si racchidano le fonti di quelle dottrine,


che a prima giunta smbrano discndere dalle
sfere della pi astratta meditazione.
E cos, per non divagarci troppo lungamente,
la dottrina della materia e della volutt, in tempi

a noi vicini, ripullulava presso quella corte che


vi era sospinta da un regno licenzioso e da una
pi licenziosa reggenza; ma in tutto quel tem
po Vico, e Kant, e Stellini, e Romagnosi ritra
vano da un virtuoso ritiro ben altre inspirazioni;

e altri savj profittvano della mobilit del s


colo per gettar le fondamenta al principio am

ministrativo degli Stati europi. E ai nostri


giorni, gli altari scossi nella gran lutta rano
gi ristaurati in Francia; ed era gi rannodata

l'antica pace fra la legge divina e l'umana, quando


giungvano con tardo soccorso i Bonald e i
Lamennais; e si annuncivano salvatori d'una

societ, la quale si era gi ricomposta da s


medsima, e se li traeva dietro il suo carro ,

piuttosto seguaci plaudenti che profeti anima


tori. E poco dipi si vide una dottrina, che
aveva lungamente sventolato le insegne della
libert, mostrrsene sazia ben presto; e venir
traendo fuori dal suo seno limitazioni e inter

pretazioni e riserve latenti, a freno di quegli


nimi, ai quali aveva pur dianzi aggiunto s acuti
sproni. E tosto il principio della libert, respinto
dalle porte dei doviziosi, e rifugiato presso la

plebe, ebbe per necessit a rimodellarsi con pi


popolari astrazioni; e per gl'ingegni conculcati
trasse fuori da un obliato sepolcro il sansimo
nismo; e per i famlici senza ingegno formul
quel communismo, che demolirebbe la ricchezza
senza riparare alla povert, e sopprimendo fra
gli umini l'eredit, e per conseguenza la fa

miglia, ricaccerebbe il lavorante nell'abjezione


degli antichi schiavi, senza natali, e senza onore.
E cos ad ogni affetto delle mutbili e impr
vide volont corrisponde alcuna di codeste
scuole, che si fanno manto d'un lcero lembo

del vero; irreconcilibili sempre, perch ci


ehe loro pi cale, appunto la men vera parte
delle loro dottrine. E allora pi assurdo torna

il propsito dell'eclettismo, che sopragiunge


ltimo di tutti, a far di quei panni discolori
un centone da servo. Tutte le scuole esltano

in generalit scientifiche quelle opinioni vere


o false che meglio corrispndono alle speciali
loro tendenze. E le estreme elaborazioni delle

loro dottrine vngono poi capovolte, e chia


mate principj fondamentali; e per nutrire l'il
lusione d'una purssima verit, si cerca alla
pirmide illogicamente inversa un nico punto
d'appoggio nell'ida dell'ssere; la quale per
gli uni la pi astratta tra le astrazioni on
tolgiche, e per gli altri la pi remota

fra tutte le visioni della psicologa.


Codeste preconcezioni non prevlgono solo
in quelle scienze che tccano le procellose re
gioni del potere e della libert. Le scienze che

si riferscono ai corpi visbili e tangibili, le


scienze che nscono dall'osservazione, appena

sono architettate in elementi, e legittimate nelle


scuole, e tosto divngono impedimenti alle suc

cessive scoperte. Le menti mediocri e trpide


vi si configgono; vi lgano i destini della loro
vanit; vi si accmpano per far fronte al genio
progressivo, la cui maggiore impresa non nel
vincere gli ostcoli della natura, ma quelli delle
preconcette opinioni. Ed ecco perch l'ammi
razione degli umini per Colombo non si

minorata, quandanche gli antiquarj danesi b


biano trovato che i pirati normanni, sia dalle
Orcadi, sia dall'Islanda, si spnsero o frono
spinti alle spiagge americane. La gloria di Co

10

lombo non d'aver pericolato la vita in pi


vasto mare; poich poteva, e pi facilmente
poteva, aver fatto naufragio in un angusto
varco. La sua gloria non nell'aver divisato
che, se l'Atlntico aveva un lido da levante,

potesse aver pure un altro lido anche da po


nente. Il confine aspro a superarsi non era in

questa o in quell'altr'onda dell'ocano; ma era


nelle menti superbe e pertinaci, che lo disani
mrono e lo combattrono per pi anni, e
infine lo punrono del suo trionfo, e di

dero a quel mondo, ch'era s vasto monu


mento della sua vittoria, un altro nome. E tutto

ci avvenne, perch la scienza, nel registrare

le proprie conquiste, non aveva scritto leal


mente sulle carte: qui finisce ci che sappiamo

del mondo: il resto rimane a sapersi; la quale


era la precisa espressione del vero. Ma essa
aveva scritto in lttere che l'orgoglio suo voleva

indelbili: qui finisce il mondo; nella quale asser


zione era compreso anche ci ch'ella non sape
va. I ladroni normanni, e quanti altri o Egizj,
o Fenicj, o Greci si vgliono approdati prima di

loro in Amrica, non bbero a vncere questa


lutta colle opinioni degli umini. Abbiano essi
affrontate le correnti, o sano stati preda delle

tempeste, tutto ci che fcero si fu d'afferrare


un pi lontano lido, invece d'un lido vicino.
Si rallegrrono piuttosto d'aver superato un gran
percolo, che d'aver fatto una scoperta la quale
doveva mutare le sorti del mondo, poco pi
capaci d'apprezzare il proprio mrito, di quello

11

che lo sarebbe stata una frotta d'orsi bianchi, tra

scinata in Amrica sovra una massa di ghiaccio.


Se non fosse stato il dominio d'un'ostinata

tradizione delle scuole, se l'ida dell'orrore del va

cuo non avesse ingannato per venti scoli tutte le


generazioni degli studiosi, forse alcuno prima
di Torricelli avrebbe potuto sospettare e an
nunciar senza percolo il peso dell'aria. Forse
quella inesaurbile potenza atmosfrica che serv
quasi appena ad inalzare un po' d' aqua, e
misurar l'altezza dei monti, avrebbe precorso
alla scoperta delle locomotive. Le premature
generalit, compilate in scienza mendace, con
dssero in un crcere la veneranda vecchiaja
di Galilo ; e con inestimbile danno di tutte

le nazioni, amareggirono la morte e insultrono


il sepolcro d'ingegni tanto sventurati appunto

quanto pi grandi. E questo percolo non


per anco riparato dal trionfo stesso delle scienze
vive ed esperimentali. Non vedemmo noi in

Toscana la geologia, appena adulta, appena tol


lerata nel consorzio delle vecchie scienze, gi

prescrvere limiti posticci a s stessa? Invece


di raccgliere sempre nuovifatti, e riassmerli in
corrispondenti generalit, ella contrapone gi le
scoperte fatte alle scoperte da farsi, ed esclude dal
nome d'sseri geolgici tutti quelli che non furo
no compresi nel suo primitivo registro. Ella non
disse semplicemente: nel settentrione d'Europa il
carbon fossile di natura alclina giace nella parte
inferiore dei terreni stratificati; dopo il qual
fatto generale avrebbe potuto a suo tempo sog

12

gingere, senza contradirsi, anche quest'altro:


e nelle Maremme Toscane lo stesso carbon fs-

sile si trova nella parte media dei terreni terziary.

Al contrario questo fatto venne a dirittura esclu


so dalla geologa. Ma in nome della verit,
dimandiamo noi, a qual altra scienza pertanto
appartiene? Quali cuse hanno produtto co
desta sostanza in codesti terreni, se non quelle
cuse geolgiche che la prodssero altrove? La
scienza, invece di snaturarsi e screditarsi con

siffatte sottigliezze, poteva inoltrarsi per la sua


via,adunar altri fatti; e se mai codeste reliquie del
l'et terziaria si trovssero anche in altri luoghi,

osservare se codesti luoghi sano continui, e se


facciano zona sul globo, e se possa indursi che co
deste differenze sano l'effetto delle latitdini, gi

sopravenuto ad operaresulla vegetazione d'un cli


ma men nebuloso che nelle antecedenti et. E se

l'induzione mai s'avverasse, la direzione delle

zone intorno al globo, non potrebbe ella indicare


la collocazione dei poli in quell'et? e quindi
rislvere il sospetto astronmico e geolgico
della successiva trasposizione dei poli?
adunque suprema rgola doversi commi
surar precisamente ai particolari la frmula scien
tfica che li esprime. E il modo con cui la
volont interviene a turbare il regno della dot
trina, egli appunto col ristrngere o estndere
in confronto alle fondamenta del fatto le ge
nerali asserzioni. Il mdico, per genio osserva
tivo e per bito della vita, va gravitando piut
tosto verso le cuse corporee. Altri al contrario,

per natura contemplativa tende a obliare o

deprimere il corpo; e se non frenato da pe


culiare saviezza, corre dietro la meditazione

spinosiana fino ad isolare l'Io pensante, e dei


ficarlo; modo d'ateismo non meno pericoloso di
quello che nega ogni sprito. Altri con mente

pi politica si bilancia fra questi due smodati


principj, cerca la morale nella famiglia, e trae da
gli interessi la dottrina sociale. Altri troppo fr

vido e incapace di seguir la catena di qualsasi


lungo raziocinio, vola in braccio al sentimento,

e va poetando nei mstici mondi della luce e del


l'armona. V' la filosofa dei vili, e quella

dei forti; v' quella dei pacfici e dei ben


fici, e quella dei conquistatori senza vscere.
Gioberti si affligge perch l'intelligenza umana
vada oscurndosi col decorso dei scoli, e si faccia

ottusa alle pi sublimi contemplazioni. E Leroux


gibila, perch vede, tutto al contrario, le ide

conquistate dall'uomo incarnarsi inlui, e tras


mutarsi colle successive generazioni in no

velle facolt. A seconda d'ogni sentimento,

l'intelligenza tesoreggia qua e l per l'universo


i materiali esclusivi pel suo edificio di brutta
materia, o di nebbie ideali. Ma perch non pu

sopprmere quegli elementi i quali vi ripgnano,


e che viceversa qudrano alle esigenze di qualche
altro principio, ed ambisce pur dilatarsi e far
sistema, cos vorrebbe rimodellar dal fondo l'uni

verso, e piantarlo sul perno di qualche parziale


ida. Le forme sono varie, ma i gneri sono

indistruttbili, perch le generazioni si ripro

i 4

dcono perenni colle medsime tendenze. Quindi


una recidiva posterit non potendo negli ind
cili fatti trovar pscolo alle sue preoccupazioni,
ricorre tutte le passate et per ristaurare le il
lusioni gi tramontate; e allora la filosofia si
confonde coll'istoria della filosofia. Allora pare
gran cosa a Gassendi rinovellare Epicuro; pare
gran vanto a Cousin ricondurre il scolo a leg
gere Platone.

Non cos la scienza vivente e progressiva.


Quand'essa ha scoperto l'Amrica, non torna
pi a far del mondo un terrazzo piano, messo
intorno al Mediterraneo, e incorniciato dalle

correnti dell'ocano; essa non torna pi a ima


ginarsi le stelle confitte in un firmamento di
cristallo; essa aggiunge la pila al telescopio, il
volante alla rota; non perde mai terreno; non
si volge mai indietro; non si cura sapere se
gli antichi credssero l'aria e l'aqua smplici
o composte; come fiume che sempre scende
e sempre s'ingrossa. Non da un soliloquio di
Cartesio ch'essa erompe improvisa; essa scatu
risce dal mondo dell'istoria e dal mondo delle

cose: dal mondo dell'istoria, dopo Vico: dal


mondo delle cose, dopo Galilo; non per grmi

na dalla mente di Vico, n da quella di Galilo;


ma solo vi si riflette e vi si palesa; e le sue

divine scaturgini sono negli abissi dell'universo.


E prova ne sia, che oggid non v' mente s vul
gare, che sembri non poterne raccgliere e ri

frngere qualche raggio novello; sicch par quasi


assicurata alle nazioni civili e progressive quel

l'arte d'inventare, che pareva pur dianzi un


vaneggiamento di Bacone.

Qual danno per la vera scienza esperimen


tale non fu l'sserle tosto surta a lato la va

nitosa dottrina di Cartesio! La quale prescin

dendo e dal mondo dell'istoria e da quello


delle cose, volle ricavarne un altro dalle infe

conde tnebre d'un Io, che se non si contempla


nelle evoluzioni dell'istoria, nulla sa nemmen

di s stesso, e nulla a s stesso risponde. Si volle


che la certezza fosse un privilegio delle mate
matiche; e per bella prova dell'infallibil mtodo,
le menti educate a quella severa scienza d
vano appunto all'Europa la scnica dottrina dei
vrtici cartesiani, e il panteismo di Spinosa, e la
visione di Malebranche, e l'armona prestabilita
di Leibnizio, e cos l'evidenza geomtrica dive
niva la porta, marmorea di tutti i sogni; fino
all'umanit immortale di Fourier, la quale, dopo
aver arso tutti i libri su questa terra, doveva
peregrinare per tutti i pianeti e tutti i soli dell'u
niverso. La certezza non mai nell'oggetto
delle nostre contenplazioni; ma un bito
subjettivo dell'intelligenza, necessario e inelut
tbile in certe condizioni. Se il matemtico

certo del vero, perch, come disse Vico, lo

fa: forsech il chmico, quando ha fatto e dis


fatto l'aria e l'aqua, pu resstere alla propria
convinzione?

Forsech la combustione del diamante per


l'universale degli uomini meno evidente e men

persuasiva che la dimostrazione del quadrato

dell'ipotenusa? Ora, dove il dubbio imposs


bile, la certezza sempre eguale. Ma il
pregiudizio sull'eccellenza della dimostrazione
matemtica trasse i seguaci di Cartesio a di
sprezzare la modesta e pura esposizione esperi
mentale, e a sperare l'infallibilit in tutte le
scienze, purch solo fssero tali che si po
tesse travestirle in bito geomtrico. E que
sto tedioso vizio, che offende e opprime l'intel
ligenza giovanile, invano scoperto e accusato
dal solitario Vico, si diffuse dalle mondane ce

lebrit dei Cartesi, dei Leibnizj e dei VVolf e


discese fino a noi, che l'abbiamo visto con do

lore tgliere la meritata popolarit al smplice


e grande Romagnosi. Ora, quel principio che
il vero, pecca

rende tortuoso e

contro l'umanit, non meno di quello il quale


lo cela o lo corrompe. Se concessa a pochi
la lode d'aver discoperto nuove verit,
aperta a tutti i pi limitati ingegni quella d'a
gevolarle, e propagarle fra i ppoli, e immedesi
marle ai destini della bisognosa umanit.

--- -

rAscicolo xxxv.

---
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MIBMORE

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Dell'influenta che esercitarpssono sul corso


dell'Arno le aque della Chiana, ,

,
. i:

1 o

Ii titnore dei mali

y:

che recar potrbbero alla citt

di Firenze le aque della Chiana ridutte a godere di pi ve


loce e libero corso verso l'Arno, tanto antico quanto la citt
medsina, i cui abitatori si trvano appunto la prima volta

nominati nell'istoria, all'occasione delle istanze fatte all'1m

perator Tiberio -- ne Clani; solito alveo dimotus, in amnem


Arnum transferretur, idque ipsis perniciem affrret (1). Que

sta opinion domin forse in tutte le menti, ogni volta che

si tratt d'intraprndere nella Val di Chiama operazioni idrtali


che,

dirette d'accelerare il corso delle aque verso d'Arno.

Essa penetr nel pi umil vulgo; e se alle prove di questa

asserzione, che trarsi potrbbero dall'istoria di quelle aque,


fosse Rcito aggingere il racconto d'alcuni popolari errori in
varie et sparsi fra noi, si vedrebbe manifesto, quanto una

tale ida sia radicata in ogni rdine degli abitanti di Fi

renze, e a quali strane e puerili apprensioni abbia dato


ti

t)Taciti, fitof, lib. f.


roL.

1,

18

INFLUENZA DELLA CHIlANA

ansa. Ma se i popolari errori non pssono in siffatto ar


gomento aver molta influenza, non cos delle prevenzioni
che rgnano fra molte delle pi sensate persone, e molto
meno delle opinioni palesate da dotti scrittori, mentre il ti
more dei danni imputbili anche in remoto tempo all'acce

lerata discesa della Chiana nell'Arno, pu tenere agitati gli


nimi, e destare sinistre impressioni su tutto ci che un'arte
illuminata pu divisare in pr di quell'ubertosa valle.
2 Nel farmi ardito a parlare dell'influenza che pssono
avere le aque della Chiana in quelle dell'Arno, non credo
necessario diffndermi intorno alle operazioni fatte da tempo
alquanto remoto per il buon regolamento idrulico della
Val di Chiana, n trattar dell'rdine di lavori adottato verso

il cadere del scolo trascorso; mentre, assi pi che il voto


dei dotti, arreca lode a queste intraprese la riconoscenza
delle popolazioni per i conseguiti beneficj della salubrit del
l'aria e dell'accresciuta fertilit.

3 A me baster rammentare che la parte pi bassa della


valle era una volta quasi tutta palustre, e le aque avvano
un lentssimo moto verso la Chiusa dei Mnaci, dalla quale
traboccando, si versvano a non molta distanza nell'Arno, per
un alveo solamente destinato a portare certa copia d'aque
in lungo corso di tempo. Tutte le operazioni fatte nella
valle, bbero pertanto l'oggetto di liberarla dalle aque sta
gnanti, ed in gran parte cospirrono ad accelerarne il moto
verso il succitato sbocco; ci che si consegu colle colmate,
le quali rialzrono le terre pi basse e pi lontane dalla
chiusa, finch per uno scaricatore pi depresso, aperto late
ralmente ad essa nel 1822, e per l'abbassamento della med
sima, nella misura di due braccia (1", 1 6) compiuto nel 1826,
si ottenne un pi pronto deflusso. Un nuovo abbassamento si

procur nel 1838, quando al primo scaricatore ne venne ag


giunto un secondo.
4 Fintantoch le aque della Chiana, col lento moto con
cui scola una palude, scendevano nell'Arno, era evidente che

non poteva apprezzarsi l'influenza loro sull'alzamento delle


sue piene copiose e brevi, come quelle d'un precipitoso tor

sul corso DELL'ARNo

19

rente; che tale appunto l'indole di questo fiume, l dove

la Chiana gli porta tributo. Ma poich, colle operazioni fatte


per bonificare la bassa valle, e col primo abbassamento della
chiusa, il moto della Chiana reso pi clere, rec in Arno
maggior copia d'aque, merit attenta considerazione l'in
fluenza esercitata sulla sua corrente.

5 A questo propsito, con molto ingegno si osserv che


la Chiana, tributando all'Arno aque riposate, non poteva con
tribuire a rigonfiarne le piene, e vi avrebbe produtto il solo
effetto d'accelerarne il corso ; pel quale acceleramento, il
pelo delle piene dell'Arno, anzi che sollevarsi, doveva venir

piuttosto a deprimersi. Si notava in conferma di questa opi


nione, ch' consentanea alle dottrine del Gennet, ed anco

del Guglielmini, che, dal 1761 in poi, l'Arno non port ve


runa di quelle piene devastatrici, che in numero di tren
tuna si cntano nel precedente intervallo, risalendo fino al
l'anno 1500.

6 Quando, dopo il primo scaricatore, e dopo il primo


abbassamento, si propose nel 1837 di prender nuove mi
sure per vie pi accelerare il corso della Chiana, si avvert
che il beneficio avrebbe potuto mutarsi in danno, se col
demolire l'intera caduta, alta pi di 19 braccia (11", 07), e

col rimvere gli altri impedimenti contigui, quelle aque, ridutte


alle condizioni di fiume abbandonato alla

natura, avssero

potuto portare nell'Arno le trbide loro, ed anco le materie


pi gravi.
7 Su tal propsito osservvasi che la Chiana, ristretta
per il progresso delle colmate nella sua valle, e gradatamente
accelerata nel suo moto da umezzo scolo in poi, aveva con
tribuito a diminuir l'elevazione delle piene dell'Arno ed a
rialzarne il fondo, ancorch portatrice d'aque riposate; e
facvasi temere che quest'ltimo effetto non tornasse per
nicioso al buon regolamento del fiume e alla stessa Firenze,
se, colla demolizione della caduta dei Mnaci che presum
vasi certa, avesse quell'influente tributato all'Arno aque tr
bide e ghiarose, ed esercitato sull'alveo di questo fiume, mag
giore influenza che nei tempi addietro.

()

INronzA

ELcatoIAxa

68 Per chiarir le ide in questa gravissima discussione,


hcessario indicare che l'abbassamento della chiusaidpe
dto nel 1858 fu di tre braccia (1,75), aggintivi due laterali
scaricatori, aventi le soglie braccia 2 (1 ", 56) al disotto di
quella della chiusa abbassata; e che la total demolizione della
chiusa coll'intera rimozione dei contigui ostcoli, non ebbe luogo,
f tampoco si progett d'operarla, eome supponvasi. Non suissi
s altronde, che, solo dopo l'esecuzione di quelle pere, scorrai

la Chiana in aque trbide, poich certo che le sue este,


senze colmrono molte basse cterre nel scolo passato. E
hteppur si verifica, che siasi essa ridutta alle condizioni di
fiume abbandonato alla natura; ma un fatto, che i pi del
suoi maggiori influenti, cio i pi lontani dalla chiusa e dalla
foce; e si rattngon tuttora in colmata, o vngono portati

asboccare nelle terre ancora palustri, circostanti i laghi di


Montepulciano e di Chiusi, o nei laghi medsimi.

9 Si noti poi, che, dopo gli abbassamenti operati, l'alved

della Chiana, dal Callone di Valiano alla Pbscaja dei Mnaci,


denominato anche Canal Maestro, ha sempre una pendenta
tenuissina e conguagliatamente minore d'un braccio per

iniglio (0,352 per mille), la quale non permette a quelle


aque di trasportar nei superiori tronchi ghiaje e pesanti ma

terie, ma basta appnaia snattiri l'arena e dei ghiaje pi mi


mute. ll piccolo influente Lota, che sbocca sulla sinistra della

Chiama poco sopra alla Chiusadei Mmaci, spingetormi da


lungo tempo le sue tenui ghiaje oltre la chiusa predetta, e

potr iontinuare i portriveleEguale effetto pu verificarsi


a riguardod'aleuno dei ruscelletti, che sbccano sulla destra

riva della Chiana, poche miglia di sopra alla chiusa med


sina; ma e non potr accadere dei pi copiosi torrenti, che
ra sbccano nella valle molto superiormente, nemmeno dopo
da stbile loro sistemazione.

10 Tutte leghiaje di quei torrentelli nonsono, nps


sono ssere, se non minutissime e in assi mdica quantit,

cone quelle che provngono da influenti di tenue pendenza,


e che, scarsissimi d'aque, hanno stagnato a lungo in terreni
palustri o in colmate.hsonimale ghiaje, che la Chiana nello

scoRso DEL'ARNo

stato suo presente pu spingere oltre la Pescaja dei Mnaci,


sono necessariamente di lieve peso e in tenussima quantit,
in eonfronto a quelle gravissime e ai cittoli che trae seco
l'Arno, dotato com' d'una pendenza che s'apprssima a sette
braccia per miglio (2",46 per mille), nei tronchi che precdono
la confluenza della Chiana.

11 E poich queste osservazioni mrano a chiarire, se


le aquo della Chiana tnidano a rialzare il fondo dell'Arno,

rialzamento ammesso da molti come un fatto incontestbile


e assi pernicioso, indipendentemente andara dall'avvertita ca,

gione, cos non sar intile al nostro assunto l'esaminare, se


un tal fatto sia vero, e in qual misura possa valutarsi acca
dnto, riportndoci ai pi siguri, se non ai pi antichi segnali,
che servirpssano a giudicarne cdn qualche esattezza.
2 Spero che in queste iadgini mi si conceder di non
far casa delle variazioni di frequente accadute, e tuttora f,

cili a verificarsi, nelle ampie ghiaie ed arene del fiume, ma


di rivlgere le mie osservazioni sul basso suo pelo estivo, che a
senso mio l'nico lato, sul quale giuditar si passa delle

generali alterazioni del fondo; e quando in moltissimi punti,


presi a grandissime distanze fra loro, e in diverse condizioni
del fiume, non vi sia indizio che si elevi codesto basso pelo

cstivo, confido che si converr meco, non ssarvi evidenl


prova di general rialzamento del fiume.
15.? B, cflebre Viviathi, uno dei grandi propugnatori dell'al
zamento dell'Arnd, ne allegaprov che a prima vistasmbrano

irrefragibili, e che oggid per la mssionaparta neapottbbero

pi riscontrarsi. lecito peraltro rilevare, che quanta egli as


serisce della stanze mutate in cantine,.ideilstrici che si trae.

vrono sepolti in varie parti, della citt, e dellehanphine o


riseghe di vetusti muri lungo il fiume, pu diptndere da
cagioni diverse dal natural rialzamento dell'Arno, al qual

attribuisce quei fatti d'altronde innegbili, Nrrano alcani


istrici autorvoli che, Firenze distrutta dai brbari nel sesth
scolo, e ristaurata verso il cader dell'ottava, crescesse poia
gran prosperit col commercio e coll'industria nel scoln
decimoterzo, e in sguito a quand'anco quella pribadir

22

INFLUENZA DELLA CHIANA

struzione non si ammetta, indubitato che alcune parti della

citt frono devastate poi nel furore delle fazioni. Vi per


tanto ogni ragion di crdere, che, nelle nuove anco parziali
edificazioni, il piano delle strade siasi tenuto pi alto dell'an
tico, ci che accade sempre in smili casi. Difatti questo

piano molto pi alto che altrove nella porzione compresa


dal primo antico cerchio di mura, alcune della quale ps
sono considerarsi fabricate sulle ruine d'edificj abbattuti; e

quivi appunto pssono riscontrarsi le prove di rialzamento,


desunte dall'antico piano delle strade e delle case.Una conside
rvole differenza fra il piano della citt riedificata e quello delle
porzioni che in sguito vi frono aggiunte, vdesi al Palazzo
Vecchio, la cui facciata rivolta verso la piazza a ponente, al

pari degli Officj nei quali si contiene la famosa gallera dei


dipinti e delle statue, move da un piano alto circa sette brac
cia (4", 08) pi di quello sul quale posa la facciata opposta.
Nell'indicata parte di citt compresa nel primo cerchio di mura,
la chiesa dei SS. Apstoli, costrutta verso l'anno 800, ha il pa
vimento alquanto depresso sotto al piano delle contigue vie; il
che a mio giudizio indica il posteriore rialzo di quelle, senza

far prova che sia rialzato l'alveo del vicino fiume, giac
ch quel pavimento non sommergibile, nemmeno nelle
pi straordinarie piene. A pi forte ragione libera da que
sto grave pericolo tutta la succitata antica parte di citt,
dove non si avvrano mai rigrgiti di fogne, e dove la stessa
enorme inondazione del 1557 non rec danni meritvoli di

particolar memoria. Solo and soggetta al cos detto diluvio


del 1533; i cui effetti sarbbero affatto incredibili, se l'e
satte e minute notizie che ne raccolse il Villani, testimonio

oculare, non ne porgssero irrefragbile prova.


14 In quanto poi agli antichi muri, trovati in fondo al
fiume, si osservi che quelle pere pssono essere state an
teriori alla costruzione d'una pescaja verso la parte inferiore
della citt, cio in sito prssimo all'attual pescaja d'Ognis
santi; e cos l'alzamento dell'alveo, che dalla bassa posizione

di que'muri si vuol desmere, pu attribuirsi piuttosto all'


pera degli umini, che non alle naturali tendenze del fiume. In

sUL corso DELL'Aano

quale precisa et siasi per la prima volta eretta una tal pe


scaja, non fcile a indagarsi; ma conoscndosi che il Mu
gnone aveva la sua foce in Arno non lungi dalla Chiesa
d'Ognissanti, fabricata dagli Umiliati nel 1256, osservo che
quella situazione sarebbe stata inopportuna e pericolosa per
una pescaja, attesi i danni che lo sbocco d'un torrente
avrebbe arrecato alla derivazione delle aque, e agli opificj da
quelle animati. Mi conferma in ci la considerazione che la
prima memoria (1) d'una gora aperta in quelle adiacenze,
cio nella direzione dell'attual Via Gora, rimonta all'anno 1278,

nel quale il Comune addivenne per tale oggetto ad un con


tratto cogli Umiliati, ai quali rasi ceduto il terreno che poi
per aprire la gora si doveva occupare. Pertanto non sarebbe

affatto irragionevole il supporre, che la costruzione della pe


scaja rimontasse alla medsima et; ma per non dar troppa
importanza a queste induzioni, mi ristringo ad osservare che,
per quanto antica voglia supporsi la pescaja in quel sito,
non si pu mai crderla anteriore alla costruzione della citt,
ed a qualunque pera muraria, che possa ssersi costruita
lungo le rive del fiume dal ppolo, che quivi rasi eletta la
sua dimora.

15 Si ha dal Villani che le pescaje dell'Arno, prima


del 1333, si rano molto rialzate; e a questo fatto il dili
gentissimo istrico attribuisce le gravi devastazioni accadute
nel diluvio di quell'anno. Ed in vero, per poco che pssano
estimarsi le cognizioni scientifiche di quei tempi, non sa
premmo dubitare di quanto egli espone, quand'anche pots
simo rinvenire altre cagioni di quell'avvenimento, che nello

stato presente del fiume sembra affatto impossibile a rino


varsi. Che se al contrario, come con altri dotti vuole il Vi

viani, dovesse ritenersi che il fiume d'allora in poi sasi no


tabilmente rialzato, converrebbe rinunciare alla ricerca di qual
sivoglia cusa di quella memorbile inondazione, e conside
rarla come il pi straordinario prodigio.
16 Molti altri scrittori, e fra questi il Frisi e il Perelli,
(1) Richa. - Chiese fiorentine. T. IV, Let. XXV, pag. 154.

24

INFIENZA DELLA CHIANA

sostngono del pari il progressivo interrimento dell'Arno; e

quest'ltimo, bench pi moderato degli altri, mostra come


in pgni tronco deve assmere successivamente le condizioni
del tronco precedente, ingombrndosi di materie pi gravi,
e venendo per tal modo a rialzare il suo letto. Di pi, in una
sua Memoria relativa all'antifosso d'Usciana, giunge a presa

gire che, questo rialzo pu valutarsi d'un braccio per s


colo (0 m.,583), , , , , ,
17 Qpporre i principj della scienza ad un'opinione quasi
universalmente ricevuta, e convalidata dal voto di quei sommi
ingegni, impresa alla quale io non sapri accingermi, quan
unque, fra le dottrine propagate da altri dottissimi, non ne
gnchino alcuna,atte, se non a confermare il contrario pa
rere, a mostrara almeno che gli effetti asseriti dal Viviani e

presagiti dal Perelli, sono di gran lunga minori che dai loro
scritti non potrebbe temersi. .

. .

48 Ma poich un grandissimo lasso di tempo ormi


trascorso, e che alle opinioni loro si pssono contraporre os
servazioni di fatto evidentissime, pu riguardarsi come un do
Nere il citarle, quando si abbia speranza di mitigare, se non
dissipare affatto, le universali apprensioni destate dai loro
desolanti presagi.
.
-

19 Rilever pertanto che il Perelli, penetrato dall'ida


che il letta dell'Arno potesse rialzarsi un braccio per scolo,

prescriveva, stabilirsi la soglia della cateratta per l'antifosso


d'Usqiana, che sbocca sulla destra dell'Arno quasi di fronte
a Ponte d'Ern, all'altezza del pelo medio del fiume, ovvero
(come egli dicq), superiore un braccio (0,585) al segno
delle pmssima bassezza(1). Ora, di frequente riscontri que
sta soglia assi pi elevata sulle aque basse dell'Arno; e una

livellagione fatta dall'ingegnere Puccioni, nel 1842, la segna


'' .

i
-

(1) Perelli. Relazione sopra il Val d'Arno inferiore, anno 1747


S Non veramente fcile,ee, Nella modsima Relazione, all'articolo

inazione dei lavori, si legge: la soglia della cateratta si sta


"a bilir alla altezza del pelo medio del fiume, ovvero superiore un brac
a cio al segno della mssima bassezza : e il fondo del fosso avr sopra
a la soglia della cateratta spldi 8 di caduta per miglio. (om, 14 per mille). n

sl, gQaso piu'Anyo

25

due bracia (1,166) sopra all'indicato limite. Potrebbe


dubitarsi di qualche inesattezza nell'esecuzione del lavoro or
dinato da quell'uomo insigne; n io,
la fatta osservazione,
mi tengo in diritto di, grdere che il fondo del fiume siasi
depresso. Ma la temuta inesattezza, non pu ssere, se non
tenue, giacch la livellazione dell'antifosso, fatta eseguire dal

lodato awtare circa un scolo addietro, garrisponde a quella


ripetuta ai nostri giorni. Gomunque sia dell'allegata, differenza,
mi basta poter con, al confronta provare, ghe il letto del

fiume in quelli luogo, non si rialzato. .

. .

20. La livellazione, che accompagnayn nel 1787 una

Memoria di Pio Fantoni, ed era fatta dall'Ingegner France


sco Bombicci, mostra che le aque basse dell'Arno, sullo sbocco
del Canal Imperiale, o solo della palude di Bigntina, hanno
sul mare l'altezza medsima, che si riscontr, con altra li

vellazione fatta dall'Ingegnere Marchi nel decorso anno.


21. Allega il Viviani, che la volta, del ponte di Ribocca
tura, costrutto sull'Ombrone nel scolo XVII, alla distanza
d'un terzo di miglio, dalla sua foca in Arno presso la Golfo
lina, fu impostata cinque braccia, (2, 91 ) sopra il fondo

del fiume (1); e quell'impostatura trvasi ora presso a poco


alla medsima elevazione sopra, la queinfime del medsimo
fiume,

:: :

:::.., . .

...

22 La presa d'aque. del Canal, macinante, che dirmasi


alla pescaja, d'Qgnissanti, canale derivato da circa tre scoli,
non sub alterazione i segnali di marmo che rggono la
distribuzione della corrente ai molini, ed al fosso, sul quale

sono posti, consrvano sempre la primitiva posizione. Se l'Arno


si fosse interrito, il segnale posto nel bacino detto Margone,

di sotto al miolino della Porticciola del Prato, non potrebbe


servire alla regolare immissione della corrente necessaria nel
fosso, perch non sarebbe tanto elevato da rigettare nell'Arno

le aque che sopravnzano al fosso: queste per si rivlgono

al fiume anco in tempo di piccole piene, ",


. .

() Viviani. Discorso intorno al difendersi dai riempimenti


corrosioni dei fiumi S Che Arno allo sbocco d'Ombrone, te,

e dalle

26

INFLUENZA DELLA CANA

25 Dai tempi del Viviani in poi, non si ha notizia che


la pescaja della Vaga Loggia, detta anche d'Ognissanti, siasi
rialzata andantemente (1), anzi la sua cresta si conserva sul
destro lato, all'altezza indicata dal cartello marmoreo app
stovi nel 1688. Peraltro, credndosi opportuno richiamar la
corrente verso i molini posti sul lato medsimo, mediante
alcuni tavoloni applicati sulla sua cresta, da orizzontale ch'era
prima, si ridusse ad essere inclinata; e se ne rispett l'eleva
zione sul lato destro, per la terza parte circa di sua lun
ghezza. A questo lavoro di legname, venne ai giorni nostri
sostituita una stbile pera muraria. La caduta di questa
pescaja, che ai tempi del Viviani (2), era di circa tre
braccia (1", 75) si riscontra ora un poco maggiore. E

cos deve ssere, giacch in data posteriore a ciascuna delle


docce dell'adjacente molino, furono aggiunti i palmenti detti
di ripresa, per profittar di tutta la cadente in aque basse.
Ci basta per l'intento mio di negare, che in quelle adjacenze
avvenisse da circa due scoli veruno interrimento del fiume.

24 Il Ponte alle Grazie o Rubaconte (3), e il Ponte


Vecchio (4), sono costruzioni, la prima delle quali conta sei
scoli, e l'altra cinque. Esse ffrono tuttora, come negli an
dati tempi, una sufficiente ampiezza al libero corso delle aque
in tempo di piena. Ove si potesse ammttere il rialzo del
l'Arno supposto dal Viviani, o quello d'un braccio per s
colo, presagito e ammesso dal Perelli, converrebbe imaginare
che quei punti al tempo di loro costruzione si fssero im
postati ad un'altezza veramente strana sul fondo. Ma se si
(1) Si osservi a riguardo dei molini posti sul fosso macinante, che
se fosse avvenuto un rialzo della pescaja, il primo molino avrebbe van
taggiate le sue condizioni; e se l'Arno, come tutti crdono, fosse inter
rito verso Signa, l'ultimo molino avrebbe sofferto una prdita di caduta.

ll fatto che il primo molino ha appena tanta caduta per macinare, e


l'ltimo ne ha pi di sette braccia (4m, o8). Dunque non a sup
porsi che l'Arno, n la pescaja, n il fosso bbiano mutato livello.
(o) Viviani. Discorso citato. S Qui nonostante.
(5) Fu costruito l'anno 1255 dal podest Rubaconte Mandello, mi
lanese.

(4) Ruinato nel 1538, fu ricostruito nel 1545.

sUL coRso DELL'ARNo

27

pon mente alla plata del primo, sempre scoperta in aque


magre, e in certo modo ridutta a far l'officio di serra, si vede
che non venne rialzata; poich lascia scoperte le riseghe
della fondazione dei piloni, slite a collocarsi a livello delle
aque pi basse.
25. Se dovssimo crdere all'enorme rialzo ammesso dai

citati autori, ne conseguirebbe, che, cinque o sei scoli ad


dietro, i piani di Brozzi, dell'Osmannoro, di Lcore, god
vano d'un felice scolo nell'Arno (1), giacch non vi me
moria che si sano rialzati con artificiali colmate: ch anzi,

in molti di quei luoghi le colmate sarbbero impraticbili.


Altronde si hanno prove, che quelle pianure frono in ogni
tempo basse e palustri; e quand'anco siffatte prove mancs
sero, le denominazioni stesse dei luoghi, come (2): Padule,
Gaina, La Sala, Quaraccio, Lcore, Stagno, Stagnolo, ed
altre, le quali sono antiche quanto la nostra favella, prvano
che ai tempi dei nostri maggiori frono in condizione non
meno infelice della presente. Un indizio dello stesso gnere
si ha dai nomi di Fondaccio di S. Nicol, Fondaccio di

S. Spirito, Gusciana (3), Pantano di Ripoli, Valfonda, ec.,


date in tempi molto remoti a varie ben note strade di Fi
ICIZe,

26 Nel Val d'Arno Superiore non v' prova sicura di


rialzamento di letto dal 1700 in poi. Le sezioni che vanno
(1) Pensa il Viviani (nel citato discorso S Qui nonostante), che, fra la pe
scaja dalla Vaga Loggia e quella del Callone di Castelfranco, si fosse co
strutto un ripieno del letto d'Arno, in forma di prisma, o vulgarmente
parlando bietta, grossa da capo sette braccia (4m, o8) e da pi ridutta a
nulla. Quindi questa bietta sarebbe stata grossa sei braccia (5m, 5o) allo
sbocco del Bisenzio; e cinque e mezzo circa (5n, 2o) a quello d'Ombrone.
Se si potesse ora rimvere questo presunto interro, le citate pianure go
drbbero del pi felice scolo in ogni stagione.
(2) Il vocbolo padule comune ai ppoli di quei citati piani. Gaina
in molte parti di Toscana significa fossa di scolo. La Sala un borgo
che prende il nome dalla nota pianta palustre. Lcore scrivvasi una

volta L'core, e molti cos lo scrivono ancora, e viene evidentemente da


aequor.

(3) Gusciana o Usciana nome commune all'emissario delle fogne del


l'ima parte della citt, ed all'altro notissimo della palude di Fucecchio:
la sua derivazione sembra dalla parola uscire.

28

INFLUENZA

DELLA CHIANA

unite ad una livellazione dell'Ingegner Bamponi, che si con


serva nella Cancelleria di S. Giovanni, mstreno il pelo mar
gro del fiume presso a poco depresso com' al presente
nei piani di Montevarchi (1), di S. Giovanni e di Figline,
Anzi ho potuto osservarvi maggior bassezza; ma non ne feci
conto, perch pu quel piano ssersi lievemente eolmato

anco dopo l'arginazione. Le soglie delle chiviche di scolo


si consrvano qbstantemente assi alte sopra. l aiue estive;

e sebbene non si conosca qual fosse la primitiva loro posi


zione, sempra, un grande indizio contro il supposto rial
zamento, il non vederne alcuna inferiore alle aque magra
27 Se taluno credesse, che una prova del rialzo potesse

desmersi dalla deteriorata attitdine alla navigazione, sarebbe


fcile rispndere, che codesta deterioramento immaginario

mentre il Viviani stesso ci rappresenta ipfelicissima la navi


gazione dell'Arno, specialmant, per nove miglia (15 chil)
al di sotto di Firenze. E dimostra, che il pi sicuro modo di
provedervi, sarebbe quella d'intersecare una delle due pianure
sotto a quella citt con un ganal laterale all'Arno, qapaqe al
meno di due barche

(2); la qual proposizione venne poi presa

in pi minuto esame dal Perelli, dal Ferroni, e dal francese


Goury (5).
28 Da tutto questo pormi poter dedurre, che non tr
vasi verun sicuro indizio di rialzo del fiume, accaduto negli
ltimi due scoli, e che a riguardo dell'et precedente, si pu
per gravi ragioni dubitare, se non del rialzo, almeno del

l'enorme elevazione alla quale il Viviani lo cred pervenuto;


purch non si tratti di riferirlo a molti scoli addietro, cio
a tempi dei quali non abbiamo memoria certa i

29 Non intendo peraltro negare in generale la possibi


lit che si rilzino gli alvei dei fiumi, n si protrggano le
(1) ILa terra di Montevarchi
situata in luogo basso per
rispetto al vicino torrente della Dogana; ma questa secondo, un evi
dente effetto dell'allontanamento dell'Arno, procurato colla nuova sua
inalveazione.

(2) Viviani. - Nel discorso citato S Dichiarate come sopra ec.


(5) G. Goury. Souvenirs polytechniques. Paris, 1827.

sUL CoRso DELL'ARNo

ghiaje, ci che molti rigurdano come ad evidenza provato,


specialmente 'in conseguenza di rettificazioni d'alveo pra
ticate in tronchi superiori. Mi basta aver riferito i fatti, che
dinstrano le vicende del fondo d'Arno nel lasso degli ultimi
due scoli, ed allegato le pi sicure notizie dei tempi ante

riori. Comunque sia di quella protrazione attribuita all'ac


cennata cusa, conviene andar molto cuti nel giudicare dei
ereduti suoi danni, quando si consideri, che tutte le rettifi
cazioni dell'Arho, dalle sue origini fino al Ponte a Signa,

si compierono nei citati due secoli, nei quali non si hanno


prove di progressivo interrimento. Chi lesse il citato discorso

del Viviani, deve ricordare ehe l'Arno non era asuoi tempi
regolarmente inalveato nel Val d'Arno Superiore; ch'egli di
resse varjimportahti, ma parziali lavori nelle pianure al di

sopra e al di sotto dellti capitale nelle qualifu poi compita


l'inalveazion"ilell'Arno. Le rettificazioni operateirCdshtino,

nel piano di Quarata presso Arezzo; e in quello di olLate


rina, frono intraprese nel scolo presente.Pevaltro, a fronte

dei funesti presagi, siamo andati molto meno suggetti ai danni


delle aque, che io fossero i nostri antenati (1) .
-

. .
1

:
i

) il; : :
;) :

,
,

() Per farsiFrisi,
idea quanto
conviene riportare
scriveva un scolo dopo il Viviani. a La
potr&ig dellglif fiori poter andardisgiunta da un maggior

un passo del

a rialzaruto del fondo. Infotti, alcune luci idl Ponte a Signa sono
a orami sepolte nelle deposizioni delle ghiaje: alcune altre si sollvano

appena nelle impostature sopra il piano del fondo e le due pi alte


u restano fatto coperte dalle lique delle biene una campanella di ferro,
a ch' impiombata nella pila destra dell'ared dimezzu, pu servirdi
a rgolo per misurare tutto il
che la campanella restava tanto alta, 5o anni fa che, i navicellai
'toccarla, dovevan sallr suppd
estment

per
l'a

a nello della campanella tocca il fondo del fiume, che sotto il ponte si
a spiana in una superficie assai regolare. Per in quel luogo deve s

a sersi rialzato il fondo di cinque o sei braccia

Seiltirisi avesse

pensato, che a poca distanza da quel luogo fan capo gli scali di tutto

il piano a sinistra del Bisenzio, i quali eran gi infelici ai tempi del


Viviani, ne avrebbe dedutto lche, ammesso il rialzamento riferitogli, quel
pianu non avrebbe pi potuto scolare. E poi quante dltre conseguenze!
bimili racconti si domoda per tutto, una bisogna diffidarne, a mcn

che non vngano confernati da sicure prove.

30

INFLUENZA DELLA CHIANA

50 Tornando a meditare intorno alla possibile influenza


delle aque della Chiana sull'Arno, parmi che dalle cose dette
si possa inferire, che, nelle condizioni attuali di quell'influente,
le sue piene pssono talvolta esser contemporanee a quelle
del recipiente: che saranno in pari tempo men copiose di
quelle dell'Arno, e quindi di pi lunga durata, ma incom
parabilmente men criche di ghiaje e di gravi materie. La
Chiana infatti non ha un corpo d'aque cos considervole
da poter crrere, ad onta della sua scarsa pendenza, con una
velocit eguale a quella dei grandi fiumi, e dello stesso Arno
ne' suoi tronchi arenosi. Oltre di che, i principali influenti
di quella, tutti modicamente inclinati, vi si vrsano in luo
ghi molto lontani dalla Pescaja dei Mnaci e dalla foce. I
pi considerbili spgliano, e per lungo tempo ancora spa
glieranno in colmata, per compire il rialzamento dei terreni
rimasti bassi; oppure si vrsano nei due laghi; ed anche
quando verranno per congruo andamento condutti a sboccare

nell'inferior tronco del Canal Maestro, non potranno portarvi


ghiara.
31. Vuolsi inoltre osservare che il bacino, il quale rac
coglie le aque dell'Arno superiormente alla confluenza, al
quanto pi grande di quello della Chiana: che la valle del
Casentino da cui l'Arno proviene, essendo cinta dagli alti

Apennini, pu considerarsi soggetta a pi larghe piogge (1),


che non la Val-di-Chiana, limitata da poggi di mezzana al
tezza : e che queste piogge sono in Casentino pi ruinose,
come ruinosi sono i suoi torrenti, alimentatori dell'Arno. Cos

pu di frequenti accadere, che la piena dell'Arno sia gi pas


sata, quando quella della Chiana sopraggiunge; ma siccome,
per varie meteriche casualit, il colmo della piena dei due
(1) La quantit assoluta delle piogge che cdono in ciascun anno, si fa
maggiore nelle minori distanze dalle coste dei monti pi alti. Frisi.
Dei fiumi e torrenti, cap. 1. S Inoltre la siccit, ec. Vedi anche il

Manfredi nell'annotazione prima al cap. 1, della Natura dei fiumi del Gu


glielmini. Entrambi riferiscono le esperienze alle quali la loro opinione
s'appoggia. Mengotti: a poich al piano giungendo esse a 3o pllici
circa, e fra i monti e nelle valli perfino a pi di 9o. n

sUL coRso DELL'ARNo

51

corsi d'aqua pu ancor riescir contemporaneo, credo atte

nermi molto al di sopra del vero, ammettendo che in que


sto caso, e nello stesso lasso di tempo, il corpo d'aqua della
Chiana stia al corpo d'aque dell'Arno come uno a tre.

52 Siccome la Chiana, di sopra alla sbassata Pescaja de'


Mnaci, ha una pendenza molto minore di qualunque altro

influente dell'Arno, e minore ancora di quella che ha que


sto fiume, finch corre in ghiaja: e siccome potr portare
solo tenui materie, in confronto delle ghiaje copiose e gra
vssime che trover nell'alveo dcl recipiente: cos parmi che
la influenza della Chiana debba principalmente spiegarsi nel
l'accrscere la velocit del fiume, e possa anco, come ins

gnano il Gennet e il Guglielmini, contribuire a deprimere


il pelo delle sue piene.
55 Resta a dire come, mentre le aque della Chiana
tndono a rialzare il fondo del loro proprio recipiente, le
tenui materie che ne pssono traboccare per la Chiusa dei
Mnaci, introdutte una volta nell'Arno, vngano facilmente
trasportate da una corrente pi veloce, per un alveo co
stantemente pi inclinato di quello che ha la Chiana med
sima, sopra la rammentata pescaja. Perch questo rialzo ac
cada in qualche punto dell'alveo, bisogna, per quanto sembra
ammttere che l'aumento di velocit del fiume, dovuto
alle mutate condizioni dell'influente, possa protrarre le ghiaje
oltre l'estremo limite cui son giunte finora, e cos cagionare

in ultimo effetto il temuto ingombro del fondo.


54 Prima d'esaminare come ci possa accadere, stimo
opportuno premttere che se l'effetto dell'accresciuta velo
cit pu crdersi di qualche rilievo nei tronchi del fiume
immediatamente successivi alla confluenza, ander di mano

in mano diminuendo, comparativamente alle condizioni attuali


dell'Arno, a misura che questo si arricchir di nuove aque.

Difatti se l'aumentata loro copia, alla quale il supposto effetto


sarebbe dovuto, si considera alla confluenza in tempi eguali come
d'uno a tre, si ridurr come d'uno a sette, quando l'Arno

avr ricevuto i molti e rpidi suoi influenti del Val d'Arno


Superiore. Ricevuta poi la Sieve, la proporzione fra le due

nrittzA DELLA cui

quhtit d'aquappotra'eredersi come d'uno a dieci; e al


restrefio limite delle ghiaje, che pu inditarsi presso m

poli? ititalproporzione diverr ome d'uno a sdici o


:
;..'''. ,
avnti"
55 Conviene inoltre osservare, ehe, dal punto di con
ffuenza in pidii l'Arno e sostenuto da molte pescje, e non
ICO

naca d'altri ritegni naturali, che travrsano il suo alveo


giesti specialmente s'incntrano nelle gole di Monte e idella

Val d'Inferno, dalla quale sbocca introducndosi nel Val


d'Arioiti vicinanza di Levane, dopo aver corso sopra quattro

pescaje N succede un tratto di 15 miglia (25 chil), nelVal


d'Arno Superiore fino all'Incisi;nel quale il fiume pu consi

derirsi come stabilito sulle sue alluvini, e non traversato


da verun ritegno. Prosegue poi fino a Firenne, per un alveo

aperto in ristretta valle;imederato da

pescje dotato in

qualch tratto di precipitosa pendenzi; quiwi, bitre la Sieve,

coglie molti piccolinaruinosiluetitido it


i36oity premesso;

hnnettiamho ''che

l'accresciuta velocit

del fitine tefidaa solearne il fondo nei tronchi superiori,


protfirieleghiaje Bisognerli peraltro confessare, che ra

inequltate essere

memente moderata di

frequenti ritegni che inieofltra nell'alveo; i quali impediscono


che il fiume si stabilisca in una ragguagllata pendenza, di

versa da quella di cifiha godutofihoruMa eonsiderati se


paratamente i tronchi in cui il fiutfie e diviso dai citati

tegni, si alleghi pure che ciascuno di essi, per l'accresciuti


cbpia e velocit delle aque, spiriteelieslino avanti le giaje,
possa dipbrs'inna&dente mlibre di quella che veu;
il che in ultihi effetto tornerebbe al carico dei tronchili
feriori. Potr seifipre all'opposto disservarsi che quest'eletto sar
issaimibdici nel primo tratto fino all'ingresso inad'Arno
s perch 'trinchiiiiefir'Arti6 diviso, soin difattobre
simi; si percli la cadente alla quale un fiume si adatti, h

umiiiiiiiimidiato rapporio eolli note delle gine traspor

tuteli
' '
:

--

clla veloeit bndr dotato (1)

",

o iiiii i

ti;

i': i

ti io

iie

() Guglielmini bella intara di himicabv bipv"

sul coRso DELL'ARNo

33

37 Se si ragiona su questi principi, un qualche effetto


maggiore potrebbe temersi in Val d'Arno,dove il fiume pu
pi liberamente operare contro il suo fondo. Ma quivi l'in
fluenza delle aque della Chiana pu considerarsi alquanto
diminuita. Infine, per il tratto interposto fra l'Incisa e Fi
renze, militano le stesse ragioni da noi addutte pel primo
tratto tra la pescaja di Monte e l'ingresso in Val d'Arno.
E di pi, l'influenza delle aque della Chiana, oltre lo sbocco
della Sieve, a riguardarsi come tanto attenuata, da doverne
attndere un lievissimo effetto, seppure ne abbia luogo alcuno,
quando specialmente si ammetta che le pendenze dei fiumi
han sempre un rapporto colla mole delle ghiaje che pssono
trasportare.

38 Il modo, con cui abbiamo tentato mostrare i pre


sunti effetti dell'aumentata copia delle aque d'Arno in tempo
di piena, non esclude il caso di qualche replezione, che si
possa verificare negli ultimi suoi tronchi, mentre in vece i
tronchi superiori migliorerbbero, per qualche tempo almeno,
la lor condizione. Ma quando anche si giungesse a dimo
strare, che questo qualsiasi danno non pu accadere, se non
al di sotto di tutte le pescaje che travrsano l'Arno, sarebbe
sempre vero, che la variata condizione del fiume potrebbe
indur conseguenze dannose, comunque in tempo remoto.
39 Prima d'esporre le ragioni, per cui un tal danno non
a temersi, noteremo, che nell'istituire un confronto tra la
quantit delle aque dell'Arno in piena, e quelle che durante
la piena stessa pu tributargli la Chiana, abbiamo mirato solo
a rappresentare il fatto nel modo pi prssimo al vero, in
cosa d'estimazione tanto incerta; e non fu nostra intenzione

d'attenuare l'influenza che in fatto possa avere la Chiana


sull'Arno.

40 E si supponga pure che questa sia maggiore della


nostra valutazione, semprech si conceda, come per verit
non si pu in modo alcuno negare, che la Chiana porti ma

terie incomparabilmente pi tenui di quelle dell'Arno, e in


quantit molto minore. Sia pur diverso, e maggiore che da noi
non si presunse, l'effetto dell'accresciuta velocit delle aque
I,

II.

54

INFLUENZA DELLA CIIIANA

nel solcare il fondo dell'alveo: speriamo che ognuno consen

tir doversi quest'effetto spiegare di mano in mano, princi


palmente sulle materie pi tenui che compngono l'alveo
SteSSO.

41. Siccome le piene dei fiumi sono sommamente varie


nella lor violenza, non che nella qualit e copia delle mate
rie fluitate, cos accade che, altre tndano a depositar le

ghiaje e le trbide, altre a scavare il fondo e i depsiti an


teriori, sempre per in modo che le sole forze della natura
srvano a mantenere le condizioni dei fiumi in un certo

equilibrio, il quale negli indicati rapporti si ltera solo in


apparenza, e per breve intervallo (1). Sia questa o altra la
cagione, nei tronchi superiori dei fiumi che prtano grosse
ghiaje vdonsi queste sempre frammiste a quelle di minor
mole, ed anco alle pi minute ed all'arena, della quale in siffatti
luoghi son rari e poco estesi i separati depsiti.
42 Quando poi sopravenga una nuova cusa, che accresca
la consueta forza escavatrice del fiume, se questa potr di
mano in mano esercitarsi a preferenza sulle materie men gravi,
deve generalmente accadere, che il fiume lasci ne'suoi pi alti

tronchi le ghiaje di maggior mole, che sono ad essi proprie. Ed


in questa supposizione, crederi probbile, che, specialmente
nei tronchi interposti tra due pescaje, il fiume giungesse a di
sporsi in una cadente alquanto minore di quella in addietro
goduta, senza trasportare nel tronco inferiore le materie di
maggior mole.
45 Se poi avr forza di far traboccare dalla pescaja qual

che porzione di queste pi pesanti materie, la depositer fa


cilmente al principio del tronco sottoposto, per trar seco quelle

men gravi che ivi ritrova, piuttostoch proseguire a farla


scrrere pi avanti. Cos accader nei tratti successivi; e non
solo al cader delle pescaje, ma anco a misura che vanno at
tenundosi le ghiaje, col diminuir della pendenza dell'alveo;
tanto, che nel gingere ai tronchi arenosi, potr solamente por
(1) Guglielmini. Cap. V, Prop. V. a Neifiumi in ghiaja succdono conti
nue escavazioni, ed altres continue replezioni, ma cos attemperate l'una
coll'altra, che ne resta il fondo stabilito i cc.

sUL Corso DELL'ARNo

55

tarvi arene alquanto pi grosse di quelle che per l'avanti vi


depose.
44 Percorriamo l'Arno, e vedremo che le pigrosse ghiaje
si ossrvano nei greti vasti ed altissimi, che sempre sono in

faccia alla caduta delle pescaje, come anche presso quei


punti ove, permanenti ritegni e cuse fortite, costrngono il
fiume ad alterar subitamente le sue vive sezioni e la velocit

del suo corso. Cos se un ardito pennello viene inoltrato nella


corrente d'un fiume, e d occasione ad un local profondamento

dell'alveo verso la sua punta, un depsito delle pi grosse


ghiaje, che il fiume nelle vicinanze trasporti, si forma costante
mente a poca distanza nell'opposta parte dell'alveo. E cos pure
i ciottoloni, che vmita nel fiume uno scosceso burrone, v
donsi sempre distesi a poca distanza dalla sua foce, lungo le
sponde del recipiente.

45 Se pertanto l'accresciuta copia delle aque accresce la


velocit, e come abbiam supposto, sia pur tenue questo ac
crescimento, dove la corrente arriva ai tronchi arenosi, la

sua efficacia pu esser facilmente bastvole, quando si tratti


solo di portar sino al mareun poco pi d'arena o di trbida.
Se poi l'accrescimento notvole, lo stesso effetto pu avve

rarsi con maggior facilit. Cos pu bene accadere che da


ltimo non abbia luogo riempimento alcuno.
46 Non ho creduto far molto caso delle ghiaje, e delle
altre materie che l'industria trae dagli alvei dei fiumi; non

gi perch non ne tragga in gran copia, ma perch laloro


estrazione dipende dalla vicinanza dei luoghi popolati, e dalla
commodit degli accessi; cosicch alcuni banchi di ghiaja ven
gon presto spogliati delle grosse pillore sempre pi ricercate
delle altre materie, mentre altri rimangon poco meno che in
tatti. Oltre di che, quando venisse ammessa una pi copiosa
discesa di ghiaje, converrebbe dimostrare la precedente loro

deficienza pergli usi cui l'industria le destina, o un aumento


negli usi medsimi. Peraltro questi usi sono ai giorni nostri
cos estesi,specialmente dove i torrenti discostndosi dai luoghi
montuosi, s'introdcono nelle popolatissime nostre pianure,

che la portata dell'Arno e de'suoi influenti appena basta a sup


plirvi.

36

INFLUENZA

DELLA CIIIANA

47 Pertanto ben si comprende, che se le ghiaje traspor


tate dal fiume vngono di mano in mano estratte nei tempi

d'aque magre, in modo di spoglirnelo affatto, e di lasciarne


molto scommossi e solcati i banchi arenosi, queste operazioni
dbbono esser vantaggiose non solo nei tronchi ove si fanno,
ma anco in quelli che rimngono intatti, in quanto che se
cndano la forza escavatrice della corrente. Ma supponendo
molto difficile l'apprezzar giustamente codesto vantaggio, non
volli considerarlo un valvole argomento a favor dell'opi
nione alla quale inclino, e che mi pare fondata su pi saldi
appoggi.
48. Coloro che, come il Frisi, ammttono la dottrina del

Gennet, senza far distinzione tra fiumi ghiarosi e arenosi,


dbbono necessariamente negare, che dall'unione di due fiumi
derivar possa qualunque anco tenue replezione di fondo; altri
menti i beneficj da essi predicati, sarbbero temporanei e illu
sorj; anzi verrbbero a cangiarsi in evidenti danni. Ma sia
pure che la dottrina del Gennet non venga universalmente ri
cevuta, e non si tenga applicbile ai fiumi ghiarosi. Il Gu
glielmini, parlando di fiumi che prtano materie uniformi, ri
conosce che l'unione di pi aque correnti cagione di mag
gior profondit negli alvei, e di maggior bassezza nelle mssime
piene; e inoltre minora la necessit della caduta nell'alveo.
Mrita d'esser letto per intero quanto egli dice al S Se si
dar il caso. e seguenti (Cap. XIV, Della Natura dei fiumi).
Donde si pu dedurre, che, sebbene i casi da esso contem
plati siano diversi o pi svantaggiosi di quello che ora in
esame, pure egli mostra con quali cautele possa l'unione util
mente praticarsi. E ne fa soltanto temer gravi le difficolt,
quando il fiume da riunirsi porti materie pi pesanti del
fiume principale; il qual caso precisamente opposto al
nostro. Consentaneo a tali mssime, aveva quest'autore al
trove suggerito (Cap. IX, Prop. V. S Da questa considera
zione, ec.), di non introdurre alcun fiume che corra in ghiaja
dentro l'alveo d'un fiume reale, che abbia il fondo arenoso

o limoso. Ma quando ben si pnderi la dottrina esposta in


questa proposizione, sembra che in ultimo dedur se ne ps
sano le conseguenze qui sopra esposte.

sul coRso DELL'ARNo

57

49 Molte altre dottrine confacenti al caso nostro trar si

potrbbero da altri scrittori, ma dal Guglielmini sopratutto,


meditando su quanto espone nel capitolo quinto della clebre
pera Sulla natura dei fiumi. Ma mi ristringer a trascr
vere alcune sue parole, tratte da una scrittura per l'introdu
zione del Reno in P Grande. Finalmente per convincere
che il P della Lombardia non interrito, e che l'intro

duzione del Reno non potr cagionarvi o accrscervi gli al


zamenti, basterebbe addurre quella famosa rgola generale,
provata cos nervosamente e diffusamente da D. Scipione
De Castro, che fiume non interrisce fiume. Non
dimeno, per maggiormente assodare tal verit, si osservi
che i fiumi che hanno poc'aqua, hanno pi caduta natu
rale, e profondit, e larghezza d'alveo minore, e che al
l'accrescimento di nuove aque si accresce altres e l'una e
l'altra; ma per lo contrario diminuisce la caduta. Su que
sta rgola, che si riconosce di eterna verit, in tutti i fiumi
del mondo, che hanno fondo e sponde possbili a corr
dersi, ec. La qual sentenza mi comparisce applicbile al
caso in esame, quantunque rigorosamente parlando non si tratti
d'aggiunger nuove aque, ma d'accrscerne la quantit in
tempo di piena, vale a dire in tempo della mssima azione.

Al quale propsito pu anco citarsi il Manfredi nell'annotazione


VIII al sopra citato cap. XIV della natura dei fiumi.
50 E se, nella difficolt di bene sviluppare le prove dirette
del mio assunto, pu concdersi alla tenuit mia di addurre esempj
atti a somministrare argomenti indiretti, ma pure molto valut
bili, aggiunger, che se ogni fiume a misura che cresce d'a
qua va diminuendo di pendenza, e al tempo stesso trae seco ma
terie pi sottili (1); se vero, che, derivando da un fiume in
piena una considerabil quantit d'aque, si cagiona immancabil
nente l'interrimento del suo fondo inferiore, senza ottenere un

durvole abbassamento della piena medsima; se questi inter


(1) Urgetur quippe aquarum mole, et in profundum agitur. Plinio,
Hist. Nat., l. 5, p. 2o, de Pado.
Inde non loci devexcitate, sed ips sui copi et quasi pondere impelli

tur: fons adhuc et jam amplissimum fiumen. Plin. Sec., lib. 8, e pag. 8.

58

INFLUENZA DELLA CHIANA

rimenti si verificano in ogni caso di rotte; se dannose riesci


rono in prtica tutte le derivazioni degli influenti dal fiume
principale, cagionando l'alzamento dell'alveo negli uni e nell'al
tro, come accaduto colla derivazione del Lamone dal P di

Primaro, nel Ravennate, e in altri casi: io non sapri com


prndere come l'accrscere all'Arno in piena, l dove somma
mente ghiaroso, una quantit d'aque, se non pura, certamente
priva di grosse ghiare, possa esser cusa di riempimento nel
fondo inferiore.

51. Essendo condutto dai precedenti rilievi a concldere,


che l'influenza dell'accelerata discesa delle aque della Chiana
nell'Arno si risolve nel profondare il letto di questo fiume, e
nel diminuire la caduta, applicher a questa conclusione alcuni
dei gi fatti rilievi. E penso poter dedurre, che dove, per la fre
quenza dei ritegni naturali o artificiali, il fiume diviso in brevi
tronchi, questi effetti dbbono necessariamente riescire poco
sensibili, s per la stessa brevit, s perch il corpo d'aque
della Chiana, che pu riunirsi alle piene dell'Arno, non molto
considervole. Poco sensibili dovrbbero ssere, seppure es
stono, gli effetti medsimi anco al di sotto della citt di Fi
renze; perch, sebbene in questo tratto s'incontri la sola pe
scaja di Castelfranco, a grandissima distanza dalla citt , pure
la copia delle aque proveniente dalla Chiana quivi pochissimo
considervole, in confronto alle correnti delle quali il fiume
s'ingrossa per via.
52 Ci che si disse del profondamento dell'alveo, pu
estndersi alla sovresposta depressione delle piene; il qual even
to, per il mio dbole avviso, in qualsivoglia caso pu verificarsi
soltanto in modo assai limitato. Per quanto sasi attribuita a
questa cusa la cessazione delle devastatrici piene, che una
volta affliggvano le pianure solcate dall'Arno e la stessa citt
di Firenze, quando penso all'enorme elevazione alla quale
quelle desolanti inondazioni una volta giungvano, son tentato
di crdere, che cuse pi potenti, o almeno pi immediate e
locali del tenue acceleramento della Chiana, ci abbian procu
rato l'esenzione da quei mali, della quale godiamo da lungo
tempo, e che ci auguriamo durvole. N so conciliare colla

sul coRso DELL'ARNo

39

depressione del fiume, che vorrbbesi propria dei passati scoli,


l'enorme altezza alla quale giungvano allora le piene (1).
55. La ricerca delle vere cuse di tali disastri ormi ces

sati, involgerebbe in difficili investigazioni, da sgomentare il


mio ardimento, e da trarmi lungi dal mio propsito. Pure,
senza escire dalla regione dei fatti, noter, aversi certa no
tizia che nei scoli addietro, principalmente prima dei la
vori in parte diretti dal Viviani verso la met del sco
lo XVII, l'Arno, di sopra a Firenze correva affatto disordi
nato; e facendo ampj serpeggiamenti nelle adjacenze di Var
lungo e di San Salvi, minacciava tutto il terreno alla sua destra,
a levante della citt, fuori della Porta alla Croce. Temvansi

quindi le inondazioni dell'Arno da quel lato; a segno che la


soglia della porta medsima rasi rialzata e ridutta in con
dizione d'rgine, per preservare la citt dalle aque che per quella
parte ransi in pi occasioni introdutte, e segnatamente nelle
inondazioni del 1555 e del 1567. Ora quella campagna
in gran parte rialzata, e in modo cos sicuro munita con
tro smili irruzioni, che abbiamo potuto vedere nel 1817 ri
bassata la strada sotto la porta anzidetta per la consider
bile altezza di quattro braccia (2", 55); il che si riconosce
tuttora nei fianchi della fbrica, sotto l'imbotte dell'arco; n

vediamo che le grosse piene del 1821 e 1859 bbiano inondate

lecampagneesterne, n sansi accostate alla soglia attuale, sotto


la quale anzi rimsero notabilmente depresse. In difetto dei
notati provedimenti, che non pssono ricordarsi senza un

tributo di lode, si comprende bene che le aque introducn


dosi in citt, e provenendo da una altezza maggiore di quella
a cui pssono sollevarsi nell'alveo che la traversa, potvano
(1) Narra il Villani a che nel 1555, al palagio del ppolo ove stvano
u i priori (oggi Palazzo Vecchio), sal l'aqua il primo grado della scala
u ove s'entra, incontro alla via di Vacchereccia, che quasi il punto
a pi alto di Firenze (15). n

La piena straordinaria del 1859, durante la quale (54) le aque del


l'Arno rano in communicazione colle fogne della citt, giunse solamente
ad inondare la Piazza del Grano a levante del Palazzo Vecchio, la

quale rimane inferiore di circa sette braccia (4m, o8) al punto che il
Villani indica come sommerso, nella piazza a ponente del palazzo.

40

INFLUENZA DELLA CHIANA

rigurgitare in modo straordinario, per gli impedimenti che si


opponvano al loro corso nell'interno delle vie.
54 Nella piena del 1859, per esempio, le aque non tra
boccrono dalle sponde, ed anzi si tnnero fra le medsime
alquanto depresse. Nondimeno alcune delle pi basse strade
della citt rimsero inondate; e spiace dover ricordare che

l'aqua del fiume s'introdusse dalle fogne, per incuria di chi


ne aveva custodia. Che se fssero state diligentemente cu
stodite, quella escrescenza sarebbe passata senza l'apparenza
tampoco di danno, come passrono altre non minori escre
scenze accadute dipi: n vi sarebbe stata occasione di ri
chiamare i timori del pblico sulle recenti operazioni di Val
di Chiana e sul ponte pnsile, pochi anni innanzi costrutto a
levante della citt.

55 Degli effetti di quest'pera farem pure brevi parole.


Situato poco sopra la pescaja di San Nicol, la quale lmita
la citt verso levante, ebbe il nuovo ponte una sezione di 90
metri, che maggiore della luce libera dei varj ponti entro
citt, ma in pari tempo minore dell'eccessiva larghezza a cui
spaziava in quel luogo il fiume. Presso i fianchi del ponte,
formanti ciascuno l'estremit d'un pennello inoltrato, si ri
chiam prima un gran fondo, specialmente a sinistra; la gia
citura dell'alveo si alter alquanto fra la nuova fbrica e la
vicina inferior pescaja; ed molto probbile che le materie
avulse dal fondo precipitssero al di sotto della medsima.
Qualche variazione si offerse anco nell'alto greto inferiore, in
faccia alla caduta delle aque, le quali si fcero strada a tra

verso quelle ghiaje. Altri effetti si videro presso il ponte alle


Grazie, e il vicino scalo delle travi, a destra. ll filone della
corrente, slito a tenersi sotto il destro arco del mentovato

ponte, se ne scost; e si formrono alcuni depsiti tra l'arco


stesso e il prssimo scalo, ove rasi sempre osservato un fondo
notbile. Videsi poi per qualche tempo, in aque magrissime,
un inslito greto isolato, di sopra del Ponte alla Carraja. La
mssima parte di questi effetti sono scomparsi, e le aque
tndono visibilmente a riprndere l'antica lor direzione; se non
che, immantinente sotto alla nominata pescaja di San Nicol,

sul conso DELL'ARNo

41

v' ancora qualche lieve divario dallo stato anteriore. Tutte

queste variazioni, a senso mio, sono insignificanti e tempo


ranee; e sebbene abbian dato cusa a lagnanze degli utenti
delle aque per i molini a sinistra, una mdica indennit, da
essi accettata per una volta tanto, ha potuto farli cessare;

la qual circostanza conferma la mia opinione (1).


56 Si pens veder nell'Arno entro Firenze pillore pi pe
santi del slito; ma un'asserzione non provata; e quando pur
sussistesse. nelle considerazioni gi fatte sembrerbbero ba
stevolmente apprezzate le possibili sue conseguenze. Si disse
ssersi quivi protratte le ghiaje, e andar mancando l'arena.

Quanto al primo fatto, rilever che le ghiaje son semprepas


sate pel tronco di fiume che traversa la citt, spingndosi ben
oltre la medsima, come palese a ciascuno che osservi i
greti nel tronco inferiore alla pescaja d'Ognissanti ed alle Ca

scine, ove non v' influente che vi scrichi tali materie. E


se qualche variazione avvenuta nei depsiti ghiajosi fra le
due pescaje dentro Firenze,

non

lcito trarne conseguenza

(1) I periti ingegneri Francolini, Bellini e Silvestri determinrono


la cifra della detta indennit in lire fiorentine 22 15 (franchi 186o)
per una volta tanto, nella loro relazione de' 4 aprile 1842 al Tri

bunale di prima istanza di Firenze. In quella relazione cos si espri


mvano. u N molto tard il tronco dell'Arno, traversante questa ca
pitale, a ritornare nelle sue gi ritenute condizioni, per cui d'uopo
convenire che il ristringimento
dell'alveo eseguito per l'edificazione
8

del nuovo ponte sospeso, non arrec in questo rapporto se non al


cuni danni meramente transitorj, causati dall'azione dell'aumentata

velocit dell'aqua, che operar si doveva presso il luogo dell'avvertito


ristringimento : azione che non poteva estndersi se non ad un limitato
tratto del tronco superiore, e doveva restar paralizzata in quanto agli
effetti allorquando, come accaduto, il fondo del detto tratto si fosse
adattato per il corrodimento e discrico delle sovraposte materie ghia
rose alla gi subta variazione. Conseguenza poi delle successive piene
stata la disposizione del tronco traversante la capitale, dei sopra
enunciati depsiti, e la restituzione di esso alle antiche condizioni, ec. n
a . . . . . . Dalle locali osservazioni fatte nel maggio 184 , e combi
nate colle resultanze dei profili e sezioni, rilvasi che niuna straordina
ria e inconsueta elevazione ghiarosa si ritrovava a quell'poca fra il
ponte alle Grazie e la pescaja di San Nicol, dalla parte dei molini
in questione, e che i gi formati ostcoli, come transitorj, essendo
scomparsi, pi non si oppngono all'azione dei precitati molini.

42

INFLUENZA DELLA CHIANA

veruna intorno allo stato del fiume. La mancanza dell'arena

non si verifica; anzi pu osservarsi, che nell'interno della


citt si estre tutta quanta l'arena che si adpera nelle f
briche della citt e dei contorni, in un tempo che forse non
ha eguale nei scoli trascorsi per il nmero e l'importanza
delle nuove fbriche s pbliche che private. A propsito
adunquc dei temuti effetti del ponte pnsile di Porta alla
Croce, comprendo bene che la sbita restrizione dell'alveo
possa avere indutta a principio qualche alterazione del fondo
presso le fiancate, ed anco inferiormente, e a breve distanza.
Ma quando la sua sezione, sebbene meno ampia dell'alveo in
quel punto, si trova congrua, e spera quelle alle quali la
corrente si adatta fra gli altri ostcoli naturali o artificiali,
e sopra tutto fra i diversi ponti inferiori, e in somma non
incompatibile colla copia delle aque: non sapri come la f
brica possa avere una dannosa influenza sul regolamento del
fiume in generale. Infatti il ponte non ltera i livelli delle
aque, non imprime nuova direzione al loro corso, non trat
tiene n agvola il passaggio alle materie fluitate; in somma
al disotto di s lascia il fiume totalmente libero nelle sue
tendenze e affezioni.

57 I fatti e le osservazioni che ho raccolto sembrrono di

qualche importanza al tenue intendimento mio, onde stabi


lire un'opinione in cosa che da qualche tempo richiama a
s la pblica attenzione. Se le conseguenze che ne ho de
dutte sono esatte, ancorch l'insufficienza mia non abbia sa

puto gingervi coll'rdine e colla chiarezza che si richidono


per indurre in altri la persuasione ch'io provo, non pu
mancare chi ne tragga profitto per mostrar la verit in quella
chiara luce che invano si attenderebbe dalle inculte mie pa
role. L'argomento che ho impreso a trattare interessa una
nobilissima citt e molti popolati e industri territorj bagnati
dall'Arno, la cui prosperit parve a taluni che potesse restar
compromessa dalle modificazioni indutte nel corso della Chiana,
per compire la bonificazione della valle di questo influente. Non
pertanto presunzione che mi mosse a sgombrare dagli
nimi un timore che mi par mal fondato; ho abbracciato

sUL CoRso DELL'ARNo

45

quel partito cui le mie convinzioni portvano, pel solo de


siderio che prevalesse la verit; e mi terri fortunato se
anco indirettamente potessi raggingere cos degno fine.

58 Ma ammesso pure che erronea sia la mia opinione,


ad onta dei fatti sui quali mi studii di fondarla, non sapri per
trarne la conseguenza che si fosse dovuto rinunziare ai van

taggi gi procurati alla Val di Chiana, segnatamente cogli


ltimi grandiosi lavori al Canal Maestro ed alla Foenna, la

cui efficacia non da alcuno contestata; o che per es


mersi da considerbili danni, convenisse d'ora innanzi de

sstere dal proseguir le altre pere dirette a sistemare quelle


aque, che cstano alla Toscana tre scoli di cure e di
spese: e ci specialmente, quando la costruzione delle serre sui
molti influenti dell'Arno e della Sieve di sopra a Firenze,

potrebbe, giusta i consiglj del Viviani e d'altri, ssere un v


lido correttivo al danno che si volle far temere, se questo
realmente si avverasse.

59 E qui cade in acconcio dichiarare, che se allegi

una serie di fatti, in appoggio d'una opinione diversa da quella


di s rinomato scrittore qual il Viviani, non a crdersi
per questo ch'io non professi somma riverenza alle sue dot
trine, tanto giustamente apprezzate dai pi distinti autori. Circa
le serre in particolare, per quanto io non le riguardi come
imperiosamente richieste dalle condizioni attuali dell'Arno, non
lascio per di considerarle come un provedimento di somma
utilit per questo fiume, non meno che per le ripide pendici
dei molti torrenti e burroni che si vrsano in esso e nella

Sieve; dacch si pssono per loro mezzo arrestare gli sco


scendimenti, cui soggiciono di frequente quelle pendici, ed
ottenere molti altri vantaggi, con sommo ingegno e dottrina
additati dal prelodato autore (1).
FRANCEsco GUASTI.
Del R. Consiglio degli Ingegneri Toscani.
(1) Le viste dell' Ingegnere Guasti sul supposto rialzamento nel
fondo dell'Arno, confrmano quelle che l'Ingegnere Ela Lombardini
espose Sul sistema idrulico del Po, nel volume III del Politcnico
(Nota dei Red.).

44

Intorno ad un dizionario del dialetto


della diocesi Comasca.

Lttera dell'Ab. Pietro Monti al Nbile Signor Alessandro Porro.

Pensi

molte volte quanta utilit verrebbe da un voca


bolario di tutti i dialetti parlati in Lombardia, che notasse
le derivazioni delle parole, e le idntiche e affini di lingue
antiche e moderne, e le accompagnasse dei pi antichi esempj
che ci forniscano le pergamene indite e le pere a stampa;

impresa difficile, alla quale necessario il concorso d'uno

studioso almeno d'ogni citt, cui sia commesso di raccgliere


le voci particolari alla sua provincia. N forti ingegni e ver
sati negli studj delle lingue ci mncano; solo la loro coope

razione impossibile ad aversi senza l'impulso di persona


autorvole, che li unisca in questo volere, e soprintenda al

lavoro. Mentre giova sperar che il diletto d'illustrare il


materno linguaggio, e l'esempio di tanti dotti, che in Fran
cia, in Inghilterra, e in Germania si danno a studiare i par
ticolari dialetti, sia per eccitare anche i nostri a fare pi

profondo studio del proprio, e con quei sussidi e quei pro


cedimenti che condssero nei nostri d la linguistica a s lu
minosi progressi, io ardisco, animato da voi, stralciare un
breve frammento da un dizionario dei dialetti della no

stra citt e dicesi, che intrapresi a compilare pi per mo


strarne ad altri l'importanza, che per confidenza che avessi
delle mie forze. Anche in Italia, gi fino dal scolo XVII, si
prsero a compilare vocabolari di questo o quel dialetto pi
o meno copiosi ed accurati, fra i quali, il Vocabolario Milanese

Italiano del Cherubini mrita particolar commendazione.


L'intento per dei compilatori fu sopratutto di giovare ai
men dotti, con suggerir loro i vocboli e modi della com
mune lingua italiana, perch sapssero parlarla e scriverla

pi agevolmente; nel che ci prestrono anche l'indiretto

INTORNO A UN DizioNARio DEL DIALETTo, Ec.

45

servigio di conservare molte voci, che, nei successivi tempi


scadute dall'uso, si sarbbero senza alcun ricordo perdute.
Il dizionario generale dei nostri dialetti sarebbe ora e nei
tempi futuri un prezioso monumento della nostra popolar fa
vella, la quale, se non ebbe la sorte d'esser applicata alle

nbili scritture, nei parlamenti, nei tribunali, e nei prga


mi, per varia, sonante, virile, copiosa, con modi e voci

di grande efficacia; e fu adoperata nelle festvoli poesie con


tutto il sapore ond' capace una lingua.
Non mia mente, che i nostri dialetti trbino il vasto

regno della lingua commune d'Italia; ch anzi, questa vorri


e pi diffusa nelle provincie, e studiata con pi meditati
principj. Chi ci presumesse, vorrebbe ricondurre a nuova
barbarie queste terre, sicch gl'Italiani tra loro pi non s'in
tendssero, e si distruggesse il solo commune vncolo, che
fa di tutti una famiglia. Ma tuttava, abbandonarli al solo uso
del vulgo, e non trarne quei lumi che possiamo, un di
sprezzare le domstiche dovizie, e non voler ch'esse bbiano
condegna parte nei progressi generali che fa la lingu
stica in tutta l'Europa.
Un tal dizionario gioverebbe talvolta a mostrare la deri
vazione delle voci italiane, e a stabilirne il primiero valore,
col riscontro d'altre de' nostri dialetti. Per verit, quanto a
radicali potremo poco profittarne, poich quali ora li parliamo,
sono troppo lontani dalle origini loro; e le radici meglio si
rinvngono nelle lingue madri, come quelle che sono il
fonte principale dei dialetti stessi. Meglio ci profitter per
l'intima intelligenza delle parole; e questo vero sar mani
festo a chi legga il nostro saggio. Qui ci basti notarne alcun
esempio. Favilla pel Forcellini vale, in primo suo significato,
cnere, fuligine, poi scintilla di foco sotto cnere. Il Voca
bolario Italiano (1), la definisce parte minutissima di foco.

Veramente favilla rammenta il greco-elico paven, (fayein),


(1) Citando il Dizionario Italiano, intendo nominare quello che si venne

publicando dal Tramater a Napoli, dopo il 1829, omi vicino al tr


mine, e generalmente molto apprezzato.

46

INTORNO A UN DIZIONARIO DEL DIALETTO

splndere; e in questo antico significato varrebbe scintilla


luminosa, frammento di foco vivo. Appunto in questo senso
i Bormiesi dicono falia, voce che ricorda sbito il greco

z, (phals), splendido; e quindi la radicale zo o zvo,


(phao, phayo), splndere. Zngola nel Vocabolario Italiano
vien riferita all'rabo segil, secchione, derivazione che appena
pu essere ammessa. Zozgola, nome dello stesso arnese in
Valtellina, ha in s tutte le apparenze d'esser formata per imi
tazione di suono; cos bene esprime il diguazzar della crema
nella zngola. Essendo questa voce idntica di significato e
prssima di suono all'italiana, dobbiamo inferirne che questa
pure sia nata per imitazione come quella; ed inoltre la vern
cola pi imitativa, e perci pi secondo natura, e vive tra
antichissimi pastori; e par difficile, che il nome d'un istrumento
pastorale s antico e s vulgare, bbiano i Valtellini potuto
ricvere di Toscana. A comprovare l'addutta derivazione, ri
corder l'altra nostra voce vernacola zambot, (dibttere in

vaso liquori) e la castigliana zozobrar, (agitarsi la nave tra


flutti; tutte voci, che appartngono al fonte imitativo. Nel
commento di Paolo Costa al verso di Dante, lnf. VI,
Quando ci scorse Crbero, il gran vermo .. . .

lggesi: cos viene chiamato questo demonio, forse per la


simiglianza, che ha il serpe col verme. Ma il traslato impic
colisce l'imgine del fiero demonio, che, come aveva descritto

(En., lib. VI) il maestro di Dante, ha chiomato il collo


d'rride serpi, e che nei smboli cristiani chiamato
(Apoc. XX), dragone, e serpente antico. Ora, in alcune terre
di Valtellina chimasi verme, con nome proprio, ogni serpe.
E cos s'illustra il significato che la mente potica di Dante
ebbe forse di mira in codesta parola; e il gran vermo
suonerebbe il gran serpente, l'antico dragone, l'inimico
di Dio.

L'investigazione delle origini della lingua italiana, fu in


trapresa con nbile intento, e con qualche ampiezza, da Ot
tavio Toselli, ma con sito inefficace, perch segu troppo

DELLA DcEsi coMAscA

47

una sola guida, e spesso fallace, quale il Bullet, e il prin


cipio di riferire a cltica origine tutte quasi le voci italiane.
Il Bullet registr anche pi voci, che i seguenti compilatori
di vocabolarj cltici non riconbbero tali, e non registrrono;
e posseduto da celtomana, a Celti molte ne attrbu, ch'essi
bbero viceversa dai Latini, ed altre che Celti e Latini b
bero da pi remoto stipite commune. Per al Toselli dvesi
lode d'aver messo fuori di dubio alcune verit sull'uso

della lingua latina nelle provincie romane, e sulla favella dei


ppoli cisalpini al tempo della romana dominazione; e d'aver
chiarito, che non solo dal greco e dal latino, ma molto an
che da altre lingue si dvono riptere le origini della no

stra, e d'avere illustrato pi luoghi di Dante coi cltici dia


letti, e sparso nuova luce in questa materia. Altri, con pi
sicuri principj, con pi vasto apparato di studj e di lingue
ch' egli non ebbe, e con migliore e maggior sussidio di
dizionarj e di grammtiche, continuer l'impresa difficile da
lui solamente tentata; che per vero, i lavori di Menagio e di
Ferrari, appena mritano alcuna menzione.
Un dizionario fatto nel modo ch'io dissi, proverebbe che
molte voci, le quali si gidicano trasportate dal toscano dia
letto nel corpo della lingua commune, e altre non poche
segnate nei nostri dizionarj come antiquate, vivono di pro

pria vita in alcuni ngoli d'Italia e nelle valli alpine, e su


nano tuttod sul labro dei montanari; che alcune di quelle, le
quali stanno nel dizionario senza esempio, e si dicono d'uso, f
rono adoperate anticamente da scrittori municipali nel latino
brbaro dei loro tempi, o in quel bastardume di lingua, ch'
un miscuglio di latino, di verncolo e d'italiano. E qui
giova avvertire, che tra le voci registrate nel Dizionario Ita
liano, alcune sono antiquate, vero, nell'uso del nostro p

polo; ma in scoli addietro, e prima che la lingua italiana


prevalesse come favella regolare, gi fra noi rano d'uso
popolare. Vedo che per pochi esempj, e molti potri al
legarne, non si pu mostrare la cosa abbastanza; pure non
sar del tutto intile produrne alcuno. Fratta sta nel Di
zionario senza esempio del suo significato primitivo di siepe,

48

INToRNo A UN DzioNARIo DEL DiALETTo, Ec.

e muro divisorio; e vi sta negli altri significati con esempj


di soli autori toscani, e vi si dice derivata dal greco. Ma
nel suo primo significato lggesi pi volte negli Statuti Co
maschi del scolo Xlll, e in altre scritture d'altrc terre no

stre, con segni evidenti d'uso popolare. Un nostro statuto

municipale dell'an. 1218 prescrive: non debeat fieri aliqua


cessa, vel murus, seu fracta, vel fossatum; e negli Statuti No

varesi a stampa (pag. 1 65), un rdine de fractis non fa


ciendis. N credo sia dal greco, ma voce italiana antica; per
ch gl'Irlandesi, colla cui favella il nostro dialetto ha tratto
tratto qualche affinit, dicono fraigh il muro divisorio.
Contrada, nel proprio significato, nome genrico di paese,
o abitato qualunque di pi case. Il Vocabolario Italiano, anche
qui, cita solo esempj di scrittori toscani e antichi. Nell'uso
voce della poesia e della scelta prosa, non per dello stile
famigliare, n popolare, credo, neppure in Toscana. Invece
in Val Malenco voce corrente, e que' valligiani tuttod chia
mano contrada ogni casale o grosso quartiere di case d'un
commune, e contradella un gruppo di poche case separate dal
commune, quello che alcuni dicono con brutto traslato fra

zione. voce, con poca differenza di significato, commune al


l'inglese, al francese, e nostra antichissima.
Le istorie nostre ne sarbbero illustrate in quanto a certe
cose e costumanze antiche, e talvolta anche la istoria civile

e naturale di queste terre. provato, che le lingue, siccome


lo stato naturale delle regioni, sono in mancanza di docu
menti scritti, e di tradizioni orali, le sole scorte che possa
avere l'istrico nell'oscurit dei tempi. Sono le parole come
quei massi errtici sparsi qua e l sui nostri campi, testimoni
ai scoli d'un'immensa forza che li divelse dalle rupi na
tve, e li lanci lontano. Quando le istorie tacssero, baste

rebbe studiare i nostri dialetti per sapere quali ppoli nei


tempi antichi abitrono queste regioni. I pi dei nomi pro

prj delle nostre terre, dei monti, e dei fiumi solo nelle reli
quie dei cltici dialetti pssono avere una verismile inter
pretazione; e il riscontro di gran nmero delle nostre voci
verncole colle favelle degli Armrici e dei Cambri e Caledonj

DELLA DIcesi coMAscA

49

e Irlandesi, ci attesta, che, dopo le grandi inondazioni del


globo, le orde di selvaggi o di pastori, e quegli Insubri ed
Orobj di cui s poco sappiamo, e che primi qui capitrono, e vi
psero i principj della vita socivole, avvano indubitati vin
coli colle genti cltiche.
ll patrimonio della lingua itlica forse ne sarebbe accre
sciuto; poich gli scrittori in certe particolari materie potrb
bero parcamente e discretamente valersi di modi e voci no
stre, significative, belle, gentili, di forma e di suono italiane,
opportune o necessarie ad esprmere certe cose, o certi loro
accidenti e singolarit, che ancora nella lingua commune voc
bolo proprio non hanno. Gi fin dal tempo, che questa co
minci ad avere uso vasto e regolare, insigni ingegni toscani,
quale fu, per tacer d'altri, Dante, mostrrono col loro esem
pio, e taluno anche col precetto, che bene talvolta ricr
rere ai dialetti d'altre parti d'Italia. In rdine a ci, le dot
trine di Dante sono divulgate, n fa bisogno ricordarle. Ma
saranno sempre memorbili quelle parole del Barberini nel
Reggimento delle donne:
E parleri sol nel volgar toscano,
E porri mescidare
Alcun vulgare consonante in esso
Di que' paesi dov'hai pi usato,
Pigliando i belli, e i non belli lasciando.

Dalle sue pere, e d'alcun altro antico toscano, venni per

ci scegliendo qualche esempio di voci e modi a noi proprj,


e secondo la vivente nostra pronuncia, leggndosi nelle sue

poesie adasio per adagio, an' per anche, bo' per bove, ca'
per casa, co' per capo, colda per calda, comenza per comin
cia, crema per abbrstola, en per me e per sono, el per
il, in della per nella, lu' per lui, mo' per ora, osta per
ostessa, rama per ramo, so' per suo, trezza per treccia (1).
(1) Ca', co', so, mo, enno per sono, ed altre tali voci si trvano an
che in Dante; ma da cinque scoli l'uso generale della nazione costante
mente le rifiuta; il che mostra quanto poco valga l'autorit degli scrit
tori a fronte di certi ntimi e arcani principj che rggono l'uso delle na
zioni; d'onde noi oseremmo dire che nessuno scrittore fa testo di lin

gua (I Red.).
voL, v1,

50

INTORNQ

A UN

DIZIONARIO DEL DIALETTO

Non vorremo lodarlo d'aver tutte usate codeste voci, o pro


venzali o nostre ch' ei le credesse; ma neppure oseremo

riprnderlo, dacch a' suoi tempi non era abbastanza fermato


l'uso della lingua, ed altre poi meno felicemente egli prese
e dai Provenzali e da noi.

Il Castiglione, non Toscano, ma scrittore dignitoso, disse


che dei vocboli che fuori di Toscana si sano, stim aver

potuto ragionevolmente usare scrivendo quelli, che hanno in


s grazia, ed eleganza nella pronuncia, e son tenuti com
munemente per buoni.
Col nostro dizionario si correggerebbe il Glossario della
brbara latinit del Dufresne, il quale talvolta non meno che
i suoi continuatori, come naturalmente ignaro dei nostri dia
letti, cadde in aperti errori. Tolga il cielo, che mi ardisca

dir parola contro il mrito di quei dottissimi; ma indicare


solo intendo quanto pure da questo lato importi con
scere i nostri dialetti; ondc riporter per mostra poche pa
role da loro intese fuor di propsito. Dufresne, alla voce
sbadagio, cita il seguente passo: cunque in os illius de

aqua S. Franchae fuisset injecta, non retinuit eam, sed


enormiter projecit, quousque cum uno sbadagio compulsum fuit

os ejus apertum stare. E soggiunge il dotto uomo: quasi sba


digliasse, perch sbadaglio per gl'Italiani vale sbadiglio. Ora,
ci riesce errore manifesto; poich qui s'intende qualunque

cosa per tenere aperta la bocca, o per appuntellare i lati


d'una fossa, che i nostri dicono tuttora sbadagio o sbaggio.
I Padri Benedettini, alla voce panellus, riprtano lo Statuto Ver
cellese, 7. 185: Oleari capiant de qualibet pilata olei,

quam facient extraneis personis, denarios sex pap. et non


ultra; et panelli remaneant domino; e spigano, che panello
lo stesso, che ficcola, o teda; mentre panello voce usi
tatissima in tutte le nostre provincie per indicare le stiacciate

de'semi,spremuto che sia l'olio col torchio; ed ha legittima


appartenenza alla voce pane. Alla voce pezium, riferiscono
uno statuto in cui si legge: tina doarum pezii, tino con doghe

di peccia (pinus picea); sospttano, che pezium sia il medsimo


che pisello; e non potvano interpretare peggio. Alla voce

DELLA DIcesi coMAscA

51

ronchus citano pi esempj, e spigano rovo, spineto; e i ron


chi sono quelle pendici ridutte in gradinate erbose, o soste
nute con muricciuoli, e piantate di viti, che con tal nome si
dintano in tutte le terre vicine alle Alpi. La qual voce, come
alcun'altra, non fu bene intesa neppure da Ottavio Toselli
bench lombardo, forse perch non usata sull'altra riva del
Po. Lo stesso Glossario ne verrebbe accresciuto di gran n
mero di voci. Parte non pccola delle antiquate o ancora vi
venti de'nostri dialetti gi vi si legge; ma parte non minore
vorrebbe sservi aggiunta.
Lo spoglio dei libri e delle pergamene, dal sesto e st
timo scolo in qua, per tutto il medio evo, porterebbe non
dubia luce alla questione se la presente lingua sia o no, al
meno nella somma e nella tessitura, anteriore alle invasioni

barbriche, anzi all'imperio de'Romani. Una verit di fatto si


che, leggendo noi nel Glossario della brbara latinit,
v'impariamo che nell'ottavo, nono e dcimo scolo si scriveva
in Italia, Francia, Spagna ed anche altrove, in un tale la
tino, ch'era pieno di voci non latine, ma proprie de' nostri
vulgari itlici, di cui molte si sano anche oggid; argo
mento, che, per siffatte parti, le lingue popolari di Francia,
d'Italia e di Spagna, rano pi smili tra loro, che adesso
non sono, e derivvano in gran parte da antica lingua com
mune, ma diversa dalla latina. Ci si conferma anche collo

studio della lingua valacca (1). Francesco Griselini, che la


conobbe molto avanti, vi not molte voci italiane, particolari
ai nostri dialetti; il che fa vedere, che al tempo di Trajano e
d'altri imperatori romani, quando in Dacia frono trapiantate
numerose colonie d'ogni parte dell'imperio, si parlava vulgar
mente una lingua in gran parte diversa dalla latina (2). Av
venne anche a me di notare alcune vulgarit nella lingua
romanza dell'Engdina.
Sarebbe chiarita la questione antica e sempre nuova, se
(1) Vedi negli Annali di Statistica : Nesso della lingua e nazione
valacca coll' italiana, del dott. Carlo Cattaneo.

(2) Griselini nella lttera a Girolamo Tiraboschi sulla lingua valacca e la


sua affinit colla latina, coll'italiana, e con altre.

52

INTORNO A UN DIZIONARIO

DEL DIALETTO

la lingua generale d'Italia dbbasi dire itlica o toscana.


Nella quale un nmero grande di voci vedremo essere com
mune patrimonio avito di tutta Italia, e non pi d'una che
d'altra provincia; altre ssere speciali di questo o quel dia
letto; le sole desinenze in vocali essere dei dialetti della To

scana, della Venezia e di tutta l'Italia media e meridionale.


Molti vorrbbero, che la presente quistione fosse per sem
pre sepolta nell'oblo, come quella che non promette ve
runa utilit. Dcono, che gi decisa col fatto, perch fuori
di Toscana si stmpano vocabolarj accreditati, copiosi d'ag
giunte, e di voci avvalorate solo dall'uso, che se ne fa in
Italia; e molti scrittori non toscani, sono ricevuti con questi
a fare autorit nel fatto della lingua. E aggingono, che l'A
cademia un tribunale senza clienti, un governo senza sd
diti, e non vive pi se non di nome, perch nulla fa, e il
suo buratto, da un scolo pi non cerne farina. Ha niente
meno la contraria sentenza caldi propugnatori; e il troncar la

questione col solo fatto, pare pi presto prepotenza che giu


stizia.

Verrebbe chiarito che molte voci credute moderne, o

nella nostra favella introdutte da novatori, sono molto anti


che tra noi ed italiane, come falsare per rmpere, spezzare,
manutenzione, ricattare, firmare, accessiare, sovrimposta,
tornatura, ed altre.

Finalmente, si contribuirebbe ad illustrare i vocabolarj e

le grammtiche dell'irlandese, del gallese, del caledonio, del


bretone, col confronto e coll'aggiunta di quelle voci nostre
verncole, che si connttono a quelle lingue. Leggendo l'

pera di Pictet sull'affinit delle lingue cltiche col san


scritto, vidi che, se questi avesse conosciuto i nostri dialetti,
avrebbe potuto alquanto estndere il suo lavoro, e dargli
maggior fondamento.
Da un mezzo scolo, alcuni eruditi inglesi, tedeschi, e

francesi, si applicrono con tutte le forze allo studio compa


rativo delle lingue, con migliori principj degli antichi; am

plirono vocabolarj e grammtiche; corrssero inveterati


errori, che si avvano per verit da non porsi in questione;

DELLA Dicesi CoMAsCA

55

e fecero mirbili scoperte nel fatto dell'affinit e deriva


zione delle lingue, che prima nessuno sospettava. Dialetti,
confinati in isole e regioni lontane, e in valli inspite, prima
non curati come rozzi e brbari, offrsero materia di pro
fondo studio. I dotti ne riconbbero l'antichit, e la relazione

con lingue morte da scoli, che fiorrono in paesi remoti


dell'Asia e in tempi anteriori ad ogni istrica memoria; e di
tale scoperta giovossi non meno l'erudizione, che l'istoria delle
prime et del mondo. Alle lingue greca e latina si trovrono
molte radici nei dialetti cltici e gtici, nel persiano, e nel
sanscritto. Gl'investigatori delle radici greche e latine, troppo
avvano abusato dell'ingegno; i primi persistendo in rintrac
ciarle quasi per rgola assoluta nella stessa lingua greca, e gli
altri nella greca e nella latina. Platone sent, che i Greci molte
parole avvano dai brbari; e Varrone confess di vedere in tale
argomento molte tnebre; essi per non procedttero oltre, n
potvano risalre alle fonti ch'rano ai loro tempi inaccesse.
Quanto alle derivazioni della lingua italiana, un tempo si so
leva ricrrere solo al latino e al greco, talvolta al proven
zale, ad alcuna delle lingue semtiche, e al gtico; venne
poi la celtomana; e infine con migliori auspicj lo studio con
nesso del cltico, del persiano, dell'illrico, del sanscritto, e
d'altre lingue sorelle, e le tvole comparative di tutte o d'alcune,
col greco, e col latino, provrono che tutte sono affini, e
derivate forse da una sola; che il sanscritto ha il vanto del

l'antichit; e se non la madre commune, la figlia primog


nita d'altra ancora pi antica, ed ora perduta. Questo studio
trasse i dotti ad una conclusione inaspettata e vera, che molte
parole, le quali prima dicvansi derivate da una in altra delle
note lingue europe, erano solo affini, e si manifestvano anti
chissime in quelle nazioni, ricevute da una pi lontana ma

dre, fin dai tempi delle prime migrazioni dei ppoli, e con
servate in Europa fra la confusione delle tante genti, che
in et posteriori ne crsero le varie contrade. Posta la quale
verit, ci dato di render tosto ragione, per restringerci alle

cose nostre, del perch qui tra le Alpi Rtiche, e nelle Valli
Maggia e Verzasca, luoghi rimoti da ogni commercio coi

54

INTORNO A UN DlZIONARIO DEL DIALETTO

Greci, dansi parole vulgari, idntiche di suono e di signifi


cato con altre della lingua greca antica. E pare sogno, o
smoderata esagerazione, quanto pel primo spacci Cornelio
Alessandro e poi, in ogni tempo persone di molta scienza
pretsero sostenere, che seno venute numerose genti di
Grecia a popolare i monti del Lario e della Brianza, distinte
perci col greco nome d'Orobj; poich questo non si pu ac
cordare colle istriche memorie, n colla posizione dei nostri
paesi, gi indubiamente popolati prima assi che prendesse vi
gore la greca civilt. In propsito d'alcune delle dottrine qui
accennate, a vedersi l'Atlante Linguistico di B. Biondelli, vasto
lavoro a cui l'autore si accinse con un coraggio che l'onora (1).
Il dialetto della citt e della dicesi di Como, tra s ben

diverso da luogo a luogo, un informe edificio, vasto per,


composto di venerbili reliquie d'antiche lingue morte, vo
glio dire di voci forse etrusche, certamente cltiche, latine,
germniche, e d'altre favelle qui parlate da ppoli pi vetusti,
di cui nulle o scarse notizie abbiamo. L'istoria ci sia di luce.

Si vuole che gli Etruschi, nelle prime et di Roma, cor


rssero tutte le terre che si stndono dal Po alle Alpi, e impo
nssero ad alcuni luoghi il nome. Ma perch il loro dominio
nelle terre traspadane non fu lungo, non vi potrono lasciare
l'uso della lingua loro. Si narra, che assaliti da Belloveso, parte
d'essi, guidati da Reto, si rifugissero nella Rezia, regione
che comprendeva le terre dei Grigioni e Tirolesi, verso le fonti
del Reno, dell'Inn, dell'Adda, dell'Adige, sopra Como e Ve
rona (2), dove, come Tito Livio racconta, gi avvano a'
suoi tempi dimenticata la lingua nativa, solo ritentone il
suono e non sincero, forse perch misti colle popolazioni
aborigene di quelle Alpi. Alcuno pensa, che allora solo

la Valtellina venisse popolata da questi fuggitivi, e che Ti


(1) Atlante Linguistico d'Europa di B. Biondelli. Milano, Chiusi, 184 1.

Vedi in occasione di questa dotta pera uno scritto del dott. Carlo
Cattaneo nel volume l'V del Politcnico.

(2) Lasciate qui le posteriori divisioni della Rezia in Prima e Seconda,


e la questione sui precisi suoi confini, ci basti avvertire con Dione (lib.54),
che i Reti toccvano l'Italia sopra Como e Verona.

DELLA Dicesi comAsCA

55

rano si dicesse dai Tirreni, altro de' nomi con che frono

chiamati gli Etruschi, e che Talamona, borgo non ignbile


di Valtellina, fosse cos detto in memoria d'antica citt etru

sca, Telamona. Questa probbile congettura di recente scrit


tore; ma d'altra parte certo, che molte delle terre di
Valtellina prtano nome di suono cltico (1). Si fu l'anno
avanti Cristo 588, regnando in Roma Tarquinio Prisco, che
il mentovato Belloveso con gran piena di glliche genti scese
in Italia, vinse presso al Ticino gli Etruschi, e fond, ovvero ri
staur Milano, in quella pianura che, come dice T. Livio, intese
chiamarsi territorio degl'Insubri, agrum Insubrum; preso ci
per fausto augurio, perch anche tra gli Edui, che lo avvano
seguito in Italia, v'era una trib dello stesso nome. Altri Galli
transalpini calrono dopo lui, e pi oltre procedendo, occu

prono molte terre di qua e di l del Po; per modo che da


loro la mssima parte dell'Italia settentrionale fu detta Gal
lia Cisalpina. I Romani combattrono pi volte i Cisalpini con
diversa fortuna, e cresciuti poi in potenza, ginsero a domarli.
Ci compirono sotto i cnsoli Marcello e Cornelio, che ne
fcero strage, e concssero alle loro reliquie, dice Polibio,
d'abitare solo in certi pochi luoghi fra le Alpi.
L'esterminio di quella gente, pel racconto s di Livio, s
d'altri, e per i fatti seguiti, dvesi forse intndere degli l
timi Transalpini discesi in Italia. Ma gl'Insubri, anche dopo
la memorata sconfitta, di nuovo vengono nominati come un
gran ppolo, e solo pochi anni dopo, scono in campo con
tro gli esrciti di Roma. E dobbiam sospettare, che pure
questi Insubri, che Belloveso trov abitar le pianure del Ti
cino, gi fssero pur essi di stirpe cltica, per aver avuto gli
Edui lo stesso nome, sicch li vediamo affratellarsi coi Galli
di Belloveso, e fare contro i Romani una sola cusa. Inoltre

ho per fermo, che altri Transalpini passrono in tempi an

cora pi antichi le Alpi, nonostante che Tito Livio affermi,


(1) Non di questo luogo dichiarare i nomi delle terre di Valtellina
oso per asserire, che colle reliquie che abbiamo dei dialetti cltici, po
tri del loro maggior nmero dare una spiegazione abbastanza sodisfa
cente.

56

INTORNO A UN

DIZIONARIO DEL DIALETTO

la prima di cui trov notizia esser quella calata degli ol


tramontani, ch'ebbe per duce Belloveso. Polibio dice chia

ramente, prima di mentovare questa, che le parti basse


delle Alpi verso l'itlico piano, erano abitate da pi stirpi di
brbari, non diverse dai Galli transalpini; e nel raccontare

poi questo fatto,fa notare che i Galli, per la vicinanza trat


tando spesso cogli Etruschi, elsero un lieve pretesto di guerra,
allettati dalla bellezza e fecondit delle nostre terre. Era dun

que gi prima conosciuto e praticato il fatale passaggio delle


Alpi. Gli Umbri, altra nazione potente e rivale dell'Etrusca,
che tenne una parte dell'Italia media, frono, secondo la
fede d'antichi scrittori, affini ai Celti essi pure, non valendo
le incerte prove di Lanzi e Grotefend a frceli crdere
Greci, contro la positiva autorit di Bocco, istrico citato da
Solino, di M. Antonino, di Servio, e d'Isidoro. I monti di
Como si dicono, in tempi anteriori a Belloveso, abitati da
Orobj, nazione la cui origine non conosciamo. Essi, secondo
Catone, fondrono Como; o i Galli di Belloveso, secondo

Trogo Pompo; le quali opinioni per tosto si conciliano,


quando si voglia ammttere, come ben verismile, che
primi gli Orobj comincirono ad abitarvi, e poi i Galli pi
tardi l'accrbbero d'abitanti. E che i primi suoi fondatori
o ampliatori fssero i Celti, mi pare confermarsi alquanto pei
nomi della citt e del suo lago, e di quasi tutte le terre
e le montagne circostanti, Como, Lario, Baradello, Cosia,

Geno, Grumello, ed altri (1). Pompo Strabone l'a. 666,


(1) ll Bullet vuole, che Como si dicesse dal cltico com, seno. E ve
ramente il piano, dove sta Como, forma un seno che abbraccia il suo
lago. Lar, in cltico, chimasi tutto ci che ha grandezza. V. Gibelin,

Diction. Elym. Forse perci Virgilio nelle Gergiche chiam mssimo il


Lario. Baradell detto il pi pccolo monte, nei contorni di Como, da
bar, monte, e del, piccolo; onde bar dell sarebbe lo stesso che monticello.
Coeusa, o Cosia, torrente, che si scrica nel lago sotto le mura di Como;
Couse nell'Alvernia significa fiume, Muratori (Ant. Ital. 5 994). Gen
la riviera che si vede a mezzo miglio da Como; jen o gen in cltico
suona riva (V. Bullet. tom. I, pag. 198). Crumm in gallese curvo
(V. Bullet in Crumm). Grumell per noi il nome di quella falda di monte
o spiaggia, che poco oltre il Borgo Vico, si allarga sul lago, e rappresenta
ulIl

neZZO aTCO.

DELLA Dicesi coMAsCA

57

di Roma, poi Cajo Scipione, e da ltimo, Csare, condssero


colonie, sicch fu detta Novocomo. Divenuta citt romana,
la lingua del Lazio fu per lei quella degli officj pblici, del
commercio, della milizia, delle lttere, della moda, s per la
potenza e la vastit dell'imperio, s perch apriva l'dito agli
onori in Roma. Ma non credibile, che il vulgo dismettesse
repentinamente l'uso della favella nativa nelle romite sue
valli, ove non rano scuole, n stanziali esrciti, n com
merci, n colonie, n vie. Verso la met del V scolo, i

Goti penetrrono nelle nostre terre; e dopo lungo intervallo,


e con pi durvole ruina, i Longobardi. Grandi stragi que
sti brbari fcero nell'Insubria gi desolata; e se i primi
infine, furono vinti e sterminati, gli altri invece rimsero, le
cose a poco a poco si adagirono nell'essere di prima; i vin
citori alla volta loro frono poi vinti; e le differenze delle stirpi
nelle seguenti generazioni frono obliate. Questa invasione
avr recato forse qualche mutamento alla vulgare favella, non
per grande, pel poco nmero delle famiglie, e perch i loro
figli crbbero fra noi divisi dagli altri ppoli della medsima
stirpe. Intamto si aggravavano sempre pi i scoli d'ignoranza; le
scuole, le librere rimsero distrutte; si trascur la lingua
scritta; i vulgari dialetti riprsero esclusiva giurisdizione, mo
dificati per com'rano, sopratutto dal lungo dominio delle
voci latine. Nelle pi antiche scritture del tempo dei Lon
gobardi si mstrano spesso le forme proprie dei nostri dia
letti, della commune lingua itlica, delle sue sorelle, e delle
lingue cltiche, certo testimonio che appartngono ad una an
tichit ben maggiore di quei tempi.
Chi cerca le origini del nostro dialetto, deve adunque stu
diare anzi tutto nelle reliquie dell'etrusco, del quale appare sem

pre meno verismile quanto intese provare il Lanzi, che


fosse, cio, assi vicino alle lingue del Lazio e della Grecia.
E pi dell'etrusca, a studiarsi la moltiplice famiglia cltica;
dacch sembra che i nostri nomi locali seno per la maggior

parte di quella origine, e in generale di cltici suoni abondi


il nostro dialetto, e i nostri dialetti si accstino molto an

cora ai francesi, mentre quelli della Venezia e dell'ltalia

88

INTORNO A UN

DIZIONARIO DEL

DIALETTO

media consrvano un aspetto pi prssimo al latino, e quelli


della meridionale al greco. I Celti (1), da et remotissima
erano diffusi in tutta l'occidentale Europa. Molte delle parole,
che noi abbiamo communi cogli Spagnuoli, n essi da noi,
n da loro noi le ricevemmo ; ai tempi delle conquiste dei
Celti, questi forse le recrono e fra loro e fra noi.
Si deve crdere, dice il Mayans y Siscar, nelle sue Origini,
che noi molte parole ricevemmo dai Celti, di cui ora l'o
rigine ignoriamo. Questo spiega, restringndoci ora al solo
nostro dialetto, il come noi possediamo alcune voci che sono
pure della lingua spagnola, e che gli Spagnoli non ci pot
rono aver lasciate nel breve tempo, ma infelice, che qui do
minrono nei scoli XVI e XVII, perch ne rimngono me
morie di molto anteriori. Vggansi in prova di ci, tra le
molte che noter, nel seguente saggio, le parole aper, bo
ricch, guapp, pairo, rentar. L'erudizione venne a'nostri di
ponendo sempre pi in chiaro, che gli antichi abitatori del
l'Irlanda hanno qualche affinit coi ppoli dell'Europa meri
dionale (2).
Segue terza la lingua latina. La dominazione che i Ro
mani tnnero su queste terre per sei scoli, le colonie qui

condutte, poi la diffusione dell'Evangelio in lingua latina,


tutto il rituale della chiesa romana da noi successivamente

adottato, e la cultura e l'uso di questa lingua nelle scritture,


che, pi o meno, sempre si conserv, concrsero a introdurre
innumervoli parole latine nei nostri vulgari.

Diamo il quarto luogo alla famiglia delle lingue gtiche;


alcune voci delle quali vnnero fra noi coi Goti, coi Longobardi
e coi Franchi. La dicesi nostra, per tutto da settentrione
e da occidente, tocca i confini di ppoli che parlano tedesco, e
in alcun ngolo appartato, questa lingua vi si parla. La vicinanza
e il commercio non pot non avere effetto sul linguaggio
(1) Il nome di Celti conviene propriamente ai Galli. Gallia est onnis
divisa in partes tres, quarum unam incolunt Betgae, aliam Aquitani, ter
tiam, qui ipsorum lingu Celtae, nostr Galli adpellantur. Caesar. de
Bello Gall., t. l.

(2) V. Thierry, Sur le caractre national des Ecossais.


-

DELLA DICEsi coMAsCA

59

delle terre vicine; esrciti di quella nazione crsero in varj


tempi queste terre; e con loro, fin da quando ci reggemmo a
repblica, combattemmo spesso sotto le stesse insegne. I Greci
non bbero molto a fare con noi; essi popolrono di colo
nie le parti marittime, e talvolta mediterranee dell'Italia me
ridionale; e se noi abbiamo alcune loro voci, che non hanno

gli altri ppoli italiani, penso, che i Greci e noi le rice


vemmo forse in antico da una medsima lingua madre.
Il suono greco del nome degli Orobj, disse bene il Bullet, non
un argomento per crdere quel ppolo di greca stirpe,
perch quelle voci sono nello stesso senso communi alle lin
gue cltiche, in cui or significa monte, e byy vivere. Coi
sussidj di quelle lingue principalmente, ci sar dato rinvenir
l'origine di molte parole verncole; ma non poche ancora ci
resteranno ignote, perch gran parte di tutte quelle lingue
perita; e chi pu dire quale lingua veramente parlssero

le prime trib, che popolvano le nostre valli ?


Noti che il dialetto della citt e dicesi di Como non

uno, e che le sue differenze, a certa distanza di luoghi,


non sono lievi. La nostra dicesi, circoscritta in brevi con
fini verso levante e mezzod dalla Milanese, si estende da

settentrione fino ai gioghi dello Stelvio e della Spluga, e


da occidente, fin verso i confini del Vallese. Nel vasto spa
zio, che corre da Como a quei trmini, giciono i laghi Ce
resio e Lario, e l'estremit settentrionale del Verbano; le

loro riviere e le montagne sono frequenti di villaggi; e am


pie valli si prono in mezzo ai monti dell'Adda e del Ticino,
popolate da tempo immemorbile. Cultori delle scienze na
turali visitrono pi volte utilmente quei siti, e ne riport
rono rari vegetbili e minerali. Solo il linguaggio di quegli
alpigiani rimase negletto; il quale, bench nel complesso sia
una variet del generale dialetto traspadano, pure ricco di
voci nuove o inslite, che accennano a remota antichit.
Trascurate le mnime differenze che sono da villa a villa,

pare che, avuto riguardo alle pi notbili, si dbbano rico


nscere nel territorio comasco le seguenti variet:

1. Il dialetto proprio di Como, intendo dire quello

(60)

INTORNO A UN

DIZIONARIO DEL DIALETTO

che si parla in Como e nelle vicine terre, per un quindici


miglia in circa; il quale poco si discosta dal Milanese, ed
perci il meno importante per uno studio speciale; perch
in Como, e quindi nelle terre adiacenti, pei progressi del com
mercio e della cultura letteraria, pi assi che nelle lontane,

si oblirono le forme vetuste; e la favella si and sempre


pi avvicinando alla commune lingua italiana. Senzach, le
voci verncole, che vi sono usate, gi sono nella maggior
parte registrate nel Vocabolario Milanese, salvo un nmero
non grande di voci al tutto proprie, e certe altre che veggo
usate con poco diversa gradazione. l Milanesi hanno pur essi
molte voci e maniere proprie, che noi, credo, non abbiamo,
e almeno non ho mai udito dai nostri. Quanto ad idiotismi

e a pronuncia, noi ci distinguiamo singolarmente da loro per


l'uso frequente che facciamo del suono sc, in luogo della
s o della c , s in principio che in mezzo di parola, col
suono che hanno quelle due lttere congiunte nelle parole
italiane sciame, scemo, uscio. Essi pronnciano la desinenza
in n con un suono pi nasale, e pi simile a quello della
lingua francese. I nostri pronnciano le parole con suono
forse alquanto rotto, ma pi spedito. Queste ed altrettali
leggieri variet, da me non frono considerate. Meglio, che
lo speciale verncolo della nostra citt e de' suoi borghi, mi
profitt studiare le favelle delle terre alquanto lontane, e
meglio quelle del monte che del piano, delle valli appartate
e inspite, che di tali luoghi dov' frequenza di commercj.
2 Il dialetto delle Tre Pievi di Dongo, Gravedona, e S
rico, all'estremit nel nostro lago, e dei luoghi circonvicini,
ha voci proprie; ma in alcuni communi, quali sono Bugiallo,
Srico, e Clico, somiglia a quello dei Valtellini, perch i
loro abitanti nei mesi estivi, fuggendo l'aria insalubre della
riviera nativa, si rcano fino al settembre oltre Chiavenna,
nella valle della Mera; dal che venne loro il nome di Val
ledrani.

5 Il dialetto di Valtellina, copioso e importante sopra gli


altri, e meno alterato, perch fin verso la fine del scolo

passato, la valle, sotto il dominio dei Grigioni, senza strade

DELLA Dcesi coMAscA

(61

o scuole, retta da brbare leggi, non amica ai forestieri,


visse quasi divisa dal mondo. Le favelle delle valli di Ma
lenco e Chiavenna, del contado di Bormio, delle Ville d'Al

bosaggia, di Montagna, e della valle di Livigno, posta solita


ria al di l della cresta delle Alpi, sono degne di speciale
studio. Nel mercato di Sondrio, i Valtellini stessi poco in
tndono del parlare de' paesani d'Albosaggia e Montagna; e
i Bormiesi poco di quel di Livigno, quando questi favllano
da soli, valndosi di molte voci proprie del dialetto dei Gri
gioni.

4 Nel Cantone del Ticino, le valli Leventina, Blenio, Colla,


Maggia e Verzasca ffrono ciascuna un dialetto proprio.
Le differenze, che sono fra tutti, consistono in molte voci

e dizioni particolari, perch, quanto alla costruzione e alle


forme grammaticali, almeno in sostanza convngono. Le
quali forme essendo, come altri prov, le meno mutbili
nelle lingue, ci fanno crdere, che tutti codesti ppoli par
lrono pure in origine una medsima lingua, come al pre
sente; bench l'uno pi che l'altro, secondo i diversi casi
in cui frono e le circostanze dei luoghi, abbia conservate
queste o quelle voci, o ve n'abbia introdutte altre nuove.
Attesi dunque a raccgliere un vocabolario de'dialetti par
lati entro i limiti della dicesi Comasca, e mi proposi di com
prndervi le voci e dizioni notabili; e ora mi trovo d'a
verne raccolte otto mila o all'incirca. Ebbi a ci fare alcun

altro mio proprio motivo. Udi spesso molte voci verncole


usarsi dai nostri montanari, non registrate, per quanto so, in
alcun vocabolario, degne d'esser conosciute, e vicine a pr
dersi nella memoria degli umini. Nel parlare de' paesi mon
tani del Lario, e delle alpi di Valtellina, e del Ticino, po
che alterazioni, o nessuna s'introdusse finora ; e in molti

siti drano i smplici costumi del tempo antico. L special


mente siamo certi d'udir numerose le voci usate da et an

teriori ad ogni memoria. Ma la civilt, bench lentamente,

anche per entro quelle valli alpine va facendo considervoli


mutamenti nei costumi e nella favella. Maggiore quindi deb
b'ssere la nostra sollecitdine a raccgliere dalla viva voce,

(69

INTORNO A UN DIZIONARIO DEL DIALETTO

e conservare colle stampe quelle parole che col tempo an


drbbero smarrite.Mi ricordo, che nella mia fanciullezza udiva

pi voci dai nostri vecchi, che ora non odo pi dai givani;
ed altre sento o mutate nel pronunciarle, o italianate. Il
medsimo avverr d'altre molte, e pi presto e facilmente
che per l'addietro.
Accenner la ragione che segui nel mio lavoro. Regi

stri tutte le parole e frasi notvoli, senza tener conto ordi


nario di quelle lievi differenze da voce a voce, che non ne
lteran la sostanza, e consistono in qualche mutazione, tron
camento, o aggiunta di sillaba o di lttera, in principio, o in
mezzo, o in fine di parola; il considerare tali minutezze sa
rebbe senza utilit, pel fine che mi propongo, e pera in
finita. Ogni villaggio di soli cento contadini ha una tale sua
pronuncia, e ha voci e maniere speciali di poco rilievo; gli
abitanti delle grosse terre prlano in un modo ad un estremo
dell'abitato, e in un altro all'estremit opposta. Il nostro
vulgo di Piazza Jasca, per esempio, che a noi per gl'i
diotismi quello che Mercato Vecchio pei Fiorentini, ha
un parlare, che si discosta da quello dei borghigiani di
San Rocco. Ommisi tutte le parole della lingua italiana mo
dernamente entrate ne'nostri dialetti, e medesimamente le

verncole gi registrate nel Vocabolario Milanese, eccetto


quelle, che da' nostri si sano in significato diverso, o che
poti corredare d'un esempio, o d'una derivazione. Bene spesso
posi solamente la voce primitiva, o di maggior uso, d'una fa
miglia pi o meno numerosa di voci derivate; il registrarle
tutte, o in molto nmero, prvemi superfluo all'intento mio.
lntesi ad illustrare ogni voce con alcun esempio; e il pi
antico ch'ebbi alle mani, ogni qual volta nelle molte perga
mene che posseggo, o in libri a stampa, seppi rinvenirlo, mi
parve pi prezioso, per provare con questo testimonio l'an

tichit della voce. Propstomi cos d'accompagnar d'esempio


ogni voce, usi anche perci i nomi e cognomi personali
e locali, che si lggono in antiche scritture; essendo certo,
che quelli e questi prvano l'antichit sua, e anche l'a
spetto della favella verncola, nell' et che quel nome fu

DELLA DicEsi coMAscA

65

usato (1). Avri potuto rovistare maggior copia di perga


mene e scritture, e documenti a stampa del medio evo, dove
certo v' ha copia d'esempj che a me mancrono, e v'ha
di pi antichi di quelli ch'io produco. Altri vi supplir. L'in
tera compilazione d'un vocabolario, non pu esser pera d'un
solo. Il lggere antiche e lgore pergamene costa troppo ad
una vista, quale la mia gi stanca. Avri ricorso ad alcuni
archivj della citt e dicesi, dove gi si custodivano antiche
scritture; ma seppi, che il vescovile non possede carte
d'antica data, distrutto nel XV scolo da un incendio; il
notarile non ha atti anteriori alla met del scolo XIV, o

circa; quelli delle parochie di san Fedele in Como, d'Isola,


di Srico, ed altri venerati per antichit, frono verso il prin
cipio del scolo spogliati d'ogni carta antica. Parte delle per
gamene dei nostri archivj e conventi, vnnero depositate nel
l'archivio diplomtico di Milano, parte androno disperse per
dappocggine dei tempi. L'archivio municipale mi fu aperto con
molta cortesa; e possede otto o dieci antichi volumi, i pi
in pergamena, che contngono statuti municipali, scritture di
contratti, processi, e trattati con prncipi, communit, e privati;
n mncano d'importanza anche per l'erudizione; non per
mi avvenni, leggndoli, in carta pi antica del 1 1 40, o
di quel torno. Sembra certo, che l'archivio della nostra citt

venisse distrutto nel 1 127, quando Como fu rasa. Nel ge


nerale spoglio, che si fece de' nostri archivj, pi volumi da

quello del nostro municipio passrono all'archivio diplomtico


di Milano, o dove che sia. Mi si dice, che in quello sono da

settanta mila pergamene, delle quali alcuna del scolo VII,


e non pochi volumi d'atti notarili, registri, e memorie,
dettate in brbaro latino, e gi spettanti a chiese e com

munit religiose. Chi avr tempo e pazienza da farne lo spo


glio, vi trover copiosa messe di voci e modi, e de' nostri
dialetti, e della lingua commune. Anche in antiche librerie, e
(1) Certa locorum quorumdam nomina, aut cognomina, sive agnonima,
memoranda olim erant; interdum vernaculae linguae voces ad evitandas

ambiguitates usurpabantur... solemne indicium linguae a latina diversa.


Ant. 2. 1 o55.

64

INTORNO

UN

DIZIONARIO

DEL DIALETTO

in polverosi archivj di facoltose famiglie del paese comasco,


sono scritture da giovrsene assi il presente lavoro; ma non
facile ottenere licenza di visitarli. Alcuni ne fanno misterio,

smili al cane della favola, che accovacciato nella greppia non


gode il fieno, e nol lascia godere.
Dichiari la voce verncola coll'italiana corrispondente, ogni
qual volta seppi sservene alcuna smile di suono e di senso
nell'italiano; con che mi dispensi d'altro aggingere a spie
garla, intendendo, pel di pi, rimttere il lettore al Vocabo
lario ltaliano. Perci stesso ommisi sempre la derivazione,
quando il mentovato vocabolario la pone; salvo il caso, che al
tra giudicassi migliore. Noti l'affinit della parola verncola
con altre d'altra lingua, e la sua radice o derivazione, quando
le conobbi. Molti, mssime dei pi vecchj, screditrono col
mal uso che ne fecero, la scienza delle derivazioni, tanto

tile alle istriche indgini, e a fermare il retto uso della


lingua, e degna che pensatori sommi antichi e moderni v'in
chinssero l'ingegno; e finalmente, ai nostri d, riposta in
onore, e tolta di mano ai pedanti. L'pera di Pictet, sull'affi
nit delle lingue cltiche col sanscritto, lodvole per la pr
tica applicazione de' migliori principj; i quali nel discorso di
Pasquale Borelli sono dottamente dimostrati. Ma in quegli studi
fcile ssere illuso dalle prime apparenze del vero, mssime
se si va dietro alle assonanze. lo elessi confessare di non saper
talvolta l'orgine delle voci, omettndola, anzi che avventurar
troppo, e pigliarmi gioco dei lettori. E ci non ostante, se
alcune di quelle che porgo, sono poco fondate, altri ne fac
cia ragione; vedr volentieri emendato il mio errore, il che
torna sempre a profitto.
Tanto per la raccolta dei vocboli, quanto per la piena
loro intelligenza e significazione, mi valsi dell'amicizia di
culti sacerdoti, che fanno la loro vita in villaggi alpini delle
Valli Tellina, Verzasca e Maggia, e nei monti del Lario, del
Ceresio e del Verbano, in mezzo a rstica gente; messi di Dio,
tanto pi degni d'onore, in quanto trapssano i d, separati
dal mondo, con pvere rndite, e con maggior sacrificio di
loro stessi, che non gli altri loro confratelli del piano; e ricchi di

DELLA DicEsi coMAscA

65

merito, e con minore speranza d'essere apprezzati, e d'averne


alcuna umana ricompensa. Taluni per dbito di riconoscenza,
nominer a suo tempo. Visiti molti dei siti che nmino,
conversando cogli abitanti, intrattenndomi in dimande, e no
tando studiosamente ogni modo e ogni voce, che prvemi de
gna. Il raccgliere le parole dalla viva voce utile, s per
saperle scrivere e pronunciar bene, s per cglierne il pre
ciso significato. La pronuncia in alcuni luoghi tale, che
udendo noi i montanari e valligiani parlare tra loro, ci sem
bra favllino in una lingua non anco udita. Fttemi riptere
le stesse parole con qualche lentezza, riconobbi molte volte,
che senza difficolt, poteva tutto intndere; e vidi che spesso
le nostre parole comasche e milanesi, smozzicate, o pronun
ciate con gorga o con fretta, o con tale suono di voce a noi
inslito, parvano quasi straniere.
L'pera, che ho alle mani, mi pare ancora da nessuno
tentata, quanto almeno ai dialetti di Lombardia. Stfano Fran
scini, nella Svizzera Italiana (1), ci diede alcune voci del
Cantone Ticino; Monti, mio fratello, nella Istoria di Como (2),
alcune della citt e de' suoi contorni; alcune io nella Gaz

zetta Comasca del 1838; e il Romegialli alcune voci valtelli


nesi, nella sua Istoria di Valtellina. Ma sono brevissime

mostre, e non presentate nel modo che ora discorro.


Volli scriverne a lei, e publicamente, confidando nella no
stra amicizia, per averne il suo giudizio, e di quelli che di
tali studj si dilttano, prima d'avventurarmi a stampare tutto
il lavoro.

(1) Vol. 1, p. 559 e segg.


(2) Vol. 1, pag. 359, e segg.
Affezionatissimo suo
PieTao Monti.

Di Bormio, il 6 luglio, 1845.

VOL. v.

5,

66

Rderi d'antico edificio scoperti in Milano.

In

ottobre del 1841, mentre io ricostruiva dalle fonda

menta due contigue case nella Contrada della Passerella (1), si


rinvnnero in molti luoghi, alla profondit incirca di due

metri e mezzo sotto al piano della via, i rderi d'antico pa


vimento a musico di tale ampiezza da destare la commune
attenzione. Ne rilevi tosto il disegno, e animato dalla n

bile curiosit del proprietario, ne contrasegni i minimi par


ticolari, riferndoli alle pareti della nuova costruzione, per
argomentarne la forma e le dimensioni del sepolto edificio;
il che tanto pi importava, in quanto ben poche sono le re
liquie della prisca magnificenza di Milano, dopo il triplice
esterminio porttole da Attila, da Uraja e da Federico Bar
barossa.

N le ricerche nostre si rimsero senza frutto; poich


rinvenimno (tav. l.*) un ngolo dell'edificio che ne deter
minava i confini a levante e tramontana; indi un lato a po
nente; e da ltimo nel por mano a riedificare anche altra
casa dello stesso signore (2), si determin anche il lato di
mezzogiorno, sicch l'area interna si rilev completa.
Misura essa la lunghezza di 26",70, e la larghezza di
16, 50; cinta di pareti d'ineguale grossezza, formate a

sacco (opus emplecton), di ciottoletti uniti con cemento te


nacissimo e indurito dai secoli; composto di calce forte in
molta copia, di sabbia piuttosto grossa, ma silicea e ben lavata,
e di qualche parte di cocciame pesto. Le pareti rano demo
lite fino al piano del pavimento, e in molte parti anche

qualche palmo al di sotto; se non che in alcun sito lo so


pravanzvano ancora; ed ivi nella fronte interna erano in
crostate con lastrucce di marmo levigato,

La grossezza del muro di levante non si pot riconscere,


perch s'interna sotto la pblica via; quello di tramontana,
(1) Ai nmeri 515 e 516.
(2) Al 57.

ZZz2 /

27%r //

RDERI D'ANTico EDIFicio scoPERTI un MILANo

67

ch' uno dei maggiori misurava 4, 50; quello da ponente


1, 22; e quello da mezzod 3,20.
L'area compresa era tutta coperta di musico, tranne

poche parti gi negli andati tempi distrutte, per formarvi


sotterranei e pozzi d'aqua viva e fogne. Il disegno, a meandri
di graziosa composizione, vdesi nella tvola 2*; ed era di

quadretti di marmo a tre colori, segati e condutti a per


fetto pulimento, di grandezza uniforme, col lato di circa tre

centimetri, e la grossezza d'un centimetro o poco pi. Il


marmo appare bianco di majlica, nero di Varenna, e rosso

svizzero o di Val Menaggio; e tolto quindi per intero dai


monti circostanti al Lario. ll sottosuolo era sopra fondo vr
gine d'argilla mista a quella purissima arena, che suole incon
trarsi a depsiti alternati colla ghiaja in queste nostre terre
d'alluvione. Era a pi strati; l'inferiore dei quali, di circa 15
centmetri, era formato con frammenti di mattoni, marmi e

cittoli, uniti con cemento grossamente impastato, e pareva di


sposto per formare un piano generale sul nudo terreno. Il
secondo, alto circa 12 centimetri, composto di calce, ghia
jetta silicea e pura, e polve grossa di mattone, formava il

corpo del bitume. Il terzo, alto 8 centimetri, componvasi


delle stesse materie, ma pi fine e meglio impastate, e con
frammenti di carbone pesto, all'intento forse di rimvere l'umi

dit del fondo, come consiglia Vitruvio (1) di fare neipi co


spicui edificj. Finalmente un quarto strato pi tenue, di sola
calce e polve sottile di cocciame, faceva letto ai quadretti del
musico. Il tutto formava dunque un fondo dai tre ai quattro
decimetri di grossezza, cos compatto che appena si dirom

peva con colpi di mazza e con cunei di ferro. Il proprietario,


che non guard a spese anche nello spingere gli scavi oltre
il bisogno delle nuove costruzioni, tent di salvarlo in riquadri
regolari; ma la calce imbevuta d'umidit sfioriva all'aria l
bera, ed i pezzi perdvano la primiera solidit.

Il disegno continua uniforme per tutta la superficie, e an


che nel mezzo, ove fu posto a nudo interamente. Se non
(1) Lib. VII, cap. 4.

68

nDeau D'Antico EDuricio

ch nei due ngoli a b (tav. 1.") si rinvnnero due tondi


figurati; uno dei quali si vede nella tav. 2*; e giaceva pro

priamente in a. un circolo, del dimetro di 1", 40, at


torniato dal slito meandro a tre colori, e racchiudente una

testa con busto, maggior del naturale. La figura imberbe,

e pare femminile; ha un berretto, o diri quasi un turbante,


a tondi rossicci e neri, che sembra a prima giunta una par
rucca ricciuta; ha sul petto come una targa triangolare con
fasce concntriche a pi colori, celeste, nero, verde, bianco,
azzurro e rosso, sospesa al collo con nastro bianco, e
contornata di frangia o fogliame, da cui partendo due ra
moscelli circndano ai lati la testa, con foglie e fiori azzurri
e rossi, che simgliano al loto egizio. Due altri di codesti
fiori spntano soli e sciolti al di sopra del capo, Il dise
gno riesce piuttosto negletto, come non pu a meno in un
musico di grossi pezzi; le tinte per sono a sufficienza di
gradate e ben trascelte; e spiccano sopra il slito fondo
bianco opaco della majlica. Le carni sono ricavate col rosso

svizzero, il fogliame col verde antico; il celeste per e gli


azzurri pi vivaci sono d'un composto vitreo.
Del medaglione figurato (b), per la mssima parte di
strutto nella costruzione d'un'attigua fogna, resta solo parte
del meandro, e qualche vestigio d'uno dei ramoscelli, che

rputo di loto, in tutto simile al gi descritto. Le figure


gurdano diagonalmente verso il mezzo dell'edificio; il che
fa indurre che due altri tondi dovssero ssere in c e d.

Nel sito del primo mancava il pavimento, occupato gi da


una cantina dell'antica casa; del secondo deve trovarsi indi

zio sotto la pblica via, seppure non rimase distrutto quando

si psero le fondamenta dell'avita casa Litta Modignani (1).


Nella parete verso ponente sono indizj di sporgenze in
terne, a guisa di colonnette o lesene; e sotto il pavimento,
lungo il lato di mezzod, era un condutto d'aqua, formato di
grossissimi mattoni, due dei quali in piedi da ciascun lato,
e uno sopra e l'altro sotto, formanti fondo e coperto. Il
(1) Ivi dirimpetto al N. 488.

SCOPERTI

IN

MILANO

69

condutto aveva un fortissimo declivio verso l'interno della citt,


cio verso ponente.
D'intorno all'edificio nulla si trov nel lato di tramon

tana. Il muro occidentale era interrotto in g, dove un pa


vimento di granito grossolano (serizzo) indicava un nicchione
od una portina. E in h, fuori del recinto, e alla sola di
stanza di 1,40, si rinvenne un muricciuolo isolato, pure
interrotto dallo stesso pavimento di serizzo. In e f apparve
l'andamento d'un muro, diretto da ponente a levante, in con

tinuazione della parete meridionale, ma della medsima pi


stretto, la cui lunghezza non si pot riconscere, perch s'in
terna sotto case d'altra propriet. Lungo la parete meridio
nale, oltre indizj di pavimento di mattoni quadri striati, e

in qualche sito di marmo cipollino, si scoprsero nei siti


m m colonnucce o pilastri tondi di terra cotta, a pi strati,

del dimetro di 0,20. a notarsi che non si rinvnnero


pietre laterizie, n cittoli, n pezzi di marmo d'una certa
grossezza, ma solo pccoli frammenti. Il che se si aggiunge
al fatto del trovarsi distrutti fin sulle fondamenta i muri

d'mbito, fa pensare che queste ruine in altri tempi seno


state avidamente frugate, per ritrarne le materie da fbrica.
l fondamenti delle caspole ora ricostrutte non discendvano
fino al piano del musico, n seguivano le linee delle pareti
antiche; prova che lo spoglio avvenne assi prima della loro
costruzione, e che quei nostri antichi non sospettrono pure
che sotto i loro piedi giacssero le reliquie del suntuoso
edificio. E per trovarsi nelle demolizioni ben pochi mattoni
romani, a crdere che lo spoglio venisse adoperato altrove.

Si rinvnnero bens in gran copia, bench in pezzi assi


minuti, lastrine sottili e levigate delle pi rare e preziose
pietre che gli antichi adoperssero, come di prfido e ser
pentino, di rosso, giallo e verde antico, di pavonazzetto, di
cipollino, di breccia africana, fior di prsico, sanguigno, man
dorlato. Trovammo indizio che n'rano rivestite le pareti; il che
appare eziando dallo stucco tenacissimo onde sono da una
faccia investite. Si rinvnnero anche frammenti di membri

architettnici, come colonnette e lesene di marmo bianco

70

RDERu D'ANTIco EDuricio

scanalate, col bastoncino fra le scanalature, basi ttiche, ci

masette intagliate, foglie d'acanto appartenenti a qualche fre


gio; e fuor del recinto a mezzogiorno, tronchi di colonne d'una
bellissima breccia incarnatina, del dimetro di 0", 48, con

frammenti di capitelli corinti di marmo di Musso. Finalmente


reliquie di due piedi e d'un antebraccio, di proporzioni co
lossali (1) e di marmo greco; non che alcune grappe
di ferro a forma di T, infisse nel pavimento presso al me
daglione.
Descritto cos quanto ne fu dato ritrovare, resterebbe ad
investigare a qual gnere di edificj appartenesse il monu
mento, a chi fosse dedicato, e in quali tempi eretto.
La sua ampiezza e la solidit concrrono a chiarirlo edi
ficio pblico. Non essendo diviso da colonne nella parte in
termedia, non pu confndersi con una baslica, n con una
curia, ma sarebbe a crdersi la cella d'un tempio. Bench
le proporzioni non s'accrdino con quelle indicate da Vitru
vio (2), il quale dice che la loro lunghezza suol ssere mag

giore d'un quarto della larghezza, comprsovi il muro fron


tale verso il prnao, mentre il nostro edificio misurerebbe
coi muri una volta e mezzo la sua larghezza (5), pure ab
biamo tanti esempj in cui si devi da queste prtiche, che
non si pu farvi fondamento. Il tempio di Teseo infatti ed
il Partenone, i due pi suntuosi dell'antica Grecia, sperano
ambide il nostro nella proporzione della lunghezza, come
lo sperano molti templi di Pompi, e quelli di Selinunte e
di Pesto. Della sua vastit poi diremo, che, posto in para

gone coi principali di Grecia e d'Italia, e sopratutto di Roma


antica, li spera per la maggior parte; e solo resta alquanto
inferiore al Partenone, al tempio di Eretto, ed ai principali
(1) Probabilmente questi avanzi di statuaria appartngono al torso co
lossale trovato l presso non son molti anni, ed ora posseduto dal Cav.
Pompo Marchesi.

(2) Lib. 1V, cap. 4.


(5) Supponendo, come si suole, ai muri laterali della cella. la dcima
parte della larghezza, cio im,65, la larghezza complessiva della stessa

sarebbe di 19m, 8o; la lunghezza quindi, che coi muri 29m,57, cor
risponde esattamente ad una larghezza e mezza (29m, 7o).

SCOPERTI

IN MILANO

71

di Sicilia, pareggiando quasi esattamente quei templi maggiori


di Roma, dei quali si pu argomentare l'ampiezza, come
quello di Giove Statore, di Marte Ultore, d'Antonino e Fau
stina.

Non potendo supporsi, che i muri laterali si elevssero


conservando la grossezza medsima delle fondamenta, cio
di 4", 50 da un lato e 3m, 20 dall'altro, convien crdere

che quel basamento sostenesse una gradinata, o un colon


nato libero, oppure addossato al muro. La minor grossezza
della parete occidentale d a divedere che ivi fosse la
fronte del tempio; la qual supposizione corroborata dalla
plaga alla quale rivolta (1), e dallo spazio g della tav. 1.*,
che indica un nicchione o una porta minore. Il muro e f
proteso da un lato, era forse il fondamento d'una pilastrata
od anta, racchiudente un prnao; e le vestigia h pssono in
dicare il massiccio su cui poggiava il simulacro, del quale si
trovrono ivi intorno i frammenti sopra descritti. Finalmente
ai ferri infissi nel pavimento potvano legarsi le vttime, e
il pavimento inferiore, prssimo alla parete di mezzogiorno,
d indizio o d'area sacra e recinta, come soleva ssere

in giro ai templi, o di edificj minori addossati al monu


mento; e le colonnucce laterizie forse portvano scabelli o
mense pei sacri ministerj.
La figura effigiata in musico, se veramente il fiore di
loto come pare, indicherebbe una deit egizia; e ci farebbe
indurre che fosse un tempio d'Iside o di Serpide; il qual
culto introdutto a Roma ai tempi di Caracalla, e prediletto
da Adriano, prese voga sotto gli Imperatori di patria Sirj,
come Eliogbalo e Alessandro Severo. Ed a quest'ltima et,
se non forse ai posteriori tempi di Massimiano, che tenne la
sede dell'imperio ed il fasto d'una suntuosa reggia in Milano,
noi vogliamo attribuire l'edificio, che, come de'pi vasti, do
veva pur ssere dei pi magnifici, il che possiamo indurre dai

molti frammenti di marmi preziosi. Anzi si conferma la no


(1) Vitruvio (lib. IV, cap. 5), dice che il simulacro deve esser po
sto in modo, che chi sale all'altare pel sacrificio, miri l'oriente.

72

RDERI D'ANTICo EDIFICIo

stra opinione appunto per questa prodigalit di marmi va


riopinti, cara agli architetti della decadenza, i quali ignari
dell'arte si studivano sedurre colla pompa: per la gran

dezza dei riquadri di marmo, gnere di musico applicato


agli edificj pblici, mssime all'et alessandrina: per la forma
di pochi membri architettnici ed ornamenti, senza venust,
e senza rilievo nel movimento dei piani: per la poca fluidit di

disegno nel piede colossale sopra indicato, colle dita minori ritte
e parallele: e finalmente perch tra i frantumi che fanno
letto al pavimento, si trov un marmo scolpito con lttere
dello stile migliore della buona et di Trajano, ed una mo
neta di rame coll'effigie d'Adriano da una parte, e una gen
til figura femminile dall'altra; prove non dubie, che la fon

dazione dell'edificio fu posteriore a quegli imperanti; e che


lo si eresse, o almeno lo si ristaur, in pi tarda et, colle
materie tolte ad altri edificj, come solvano gli artfici in
sul finire del scolo Ill.

questa una mera opinione mia; ma le notizie che ho


con tutta diligenza raccolte, e che offro illustrate colle annesse
tvole, basteranno forse a chi possa recare in questi studi mag
gior dovizia d'erudizione, per meglio addentrarsi in questo
argomento di patria antichit, e argomentarne il piano antico
della citt romana, e riferirlo a quello d'altri scavi, e dedurne
la situazione del Foro accennato da Ausonio ne'suoi notssimi

versi, e la molta floridezza di Milano fin da quella remota


et (1).
Ci auguriamo intanto che come il proprietario Marchese
Lorenzo Litta Modignani volle far dono della parte figurata
del pavimento all'Ambrosiana, a maggior decoro di quel pa
trio muso, stimando saviamente che tali memorie hanno pi

sicura e onorvole custodia in sito pblico che in casa pri


(1) Siccome la giacitura del descritto monumento intercide ad ngolo
obliquo quella linea che finora si reput rappresentare il cerchio delle
mura romane, si ha ragione a sospettare che questa rappresenti piut
tosto le mura inalzate poi dal vscovo Ansperto; le quali sarbbero cos
costrutte a traverso le ruine del descritto tempio, e colle naterie col
giacenti (Nota del Red).

SCOPERTI

IN

MILANO

75

vata, dove nelle successioni delle famiglie facilmente cdono in


oblio, cos quei zelanti Conservatori, che gi bella spesa so
stnnero a far rimvere il pezzo, il quale misura 2, 40 in

quadro, fascindolo, alzndolo dalla fossa, e trasportndolo


collamssima diligenza, vgliano compire sollecitamente l'pera,
collocndolo in opportuna situazione (e la pi opportuna sa
rebbe il gentile cortiletto racchiuso fra le sale di quella ve
nerbile librera), apponndovi una lpide, che in modeste

parole dica quando e dove quelle reliquie si rinvnnero, e per


mrito di chi frono in s cospicua sede consegnate.
Arch. Ing. LUIGI TATTI.

Note d'un viaggio di G. Osculati


nell'Amrica Meridionale.

Reduce

dal Levante, dove aveva speso tre anni percor


rendo l'Egitto, la Palestina, la rimanente Siria e l'Asia Mi
nore, n la dolcezza della pace domstica, n la memoria
dei sofferti disagi, n le mortali infezioni che fanno pi de
solate quelle contrade, n i molti pericoli dell'instbile ele
mento, n le angosce del deserto, potrono tormi di mente
il desiderio d'un pi nuovo e pi lontano viaggio.
Congedtomi da'miei pi cari, partiva da Milano al primo
di febrajo del 1834; toccava Ginevra; mi tratteneva qual
che settimana a Parigi; e alla sera del 4 aprile pstomi in
diligenza, mi trovava col mattino quasi inaspettatamente a
Roano. Con altri due ltaliani, che meco si avvnnero nella

stessa diligenza, mi giovi della consueta stazione d'un'ora


per dare una passeggiata in quella popolosa citt. Non ha
considervole singolarit nelle case e nelle vie; ma vanta un
duomo venerando per antichit, e magnifico per architettura
in quel pittoresco stile che distinse i tempi in cui vi ebbe
sede principale la potenza normanna. ll commercio assi vivace

7,

VIAGGIO

DI

G., OSCULATI

alimentato dalle molte navi che vi rislgono dal mare per


l'ampia foce della Senna.

Pochi e non notbili villaggi sono sparsi da Roano all'Ha


vre; ove giunto, stipuli tosto il nolo del tragitto per Monte
Vido, sul bricco francese La Claire, comandato dal capi
tano Simonet; ma fui costretto a rimanere nove giorni, pei
venti contrarj e pel tempo burrascoso. L'Havre non vasto,
e i sobborghi sono pi grandi della citt; ma le case sono
ben costrutte, le vie rettilinee e ben selciate, il porto sicu
rissimo; e un canale introduce per entro la citt le navi di
qualsasi portata, cosicch al crico e scrico delle merci non
si richiede intermezzo d'altre barche. Due vaporiere sono
sempre leste, per trarre in porto le navi che arrivano. Un fa
nale, posto sopra un dosso, tre miglia fuori della citt, d
mina il porto e tutti i contorni, offrendo un delizioso pro
spetto.

Finalmente il 16 aprile, verso mezzod, giovndoci del


l'alta mara uscimmo dal porto, spiegando tutte le vele con
vento forte di tramontana e mare agitato. Il d seguente
all'ora stessa vedevamo il lido d'Inghilterra, alla distanza di
quaranta miglia incirca; ma ne uscivamo di vista verso il
tramonto del sole. Il 2 maggio scorgevamo, diciotto mi
glia discosto, le Isole de' Selvaggi, e quindi le Canarie, e
ammiravamo il maestoso Picco di Tenerifa, che col piede in
un'estate perpetua ha la vetta sempre involta di ghiacci.
Nella notte bbimo calma con continua pioggia; nel umat

tino si lev una dbole tramontana, che poi si venne rin


frescando; ma il grosso mare che veniva da S. E. ci lasciava
far poco cammino, e torturava oltre modo la nave. Intanto
vedemmo parecchi delfini. ll d seguente con vento pro
pizio di levante filammo nove miglia all'ora. Col giorno 10
ci trovammo sotto la corrente dei venti alisi, che ci ac

compagnrono dal 15 21' di latitdine settentrionale fino


al 5 41".

D'allora in poi venti contrarj o varibili, calme e bufere,


dirotte piogge e aria infocata, ci condssero fino alla linea,

che passammo il giorno 19, sotto il 24 21' di longitdine.

NELL'AMaicA MERIDtonale

75

La giornata si pass in gran gozzoviglia, si vuotrono molte


bottiglie di Sciampagna, si fece tonare il cannone, e s'in
traprese la consueta commediola del battsimo equinoziale,
che durer per molti scoli, poich i pveri marini vi hanno
troppo profitto. Per non soggiacere all'incmmoda ignominia
dell'inaffiatura, dovetti anch'io pagare il doveroso tributo. In
quella giornata ci vnnero viste quattro navi; dall'una delle
quali si fece il segnale d'abboccamento; diminuimmo tosto
di vele, e in breve avndola raggiunta, la trovammo una
baleniera americana, che andava alla pesca verso le regioni

antrtiche. Confrontate le longitdini, le trovammo precise;


e si continu il cammino.

Le calme divnnero assai lunghe, e il calore intollerbile;


nella notte la fosforescenza del mare era cos forte, che la
prora, solcando le aque, sembrava scrrere in una continua
fiamma. Un nembo d'augelli marini ci attorniava; e tratto
tratto vedevamo stormi di pesci volatori. Col sono lunghi
un mezzo piede, e smili all'aringa; ma nell'Ocano Pacifico
sono pi grossi. Perseguitati implacabilmente dai pesci nel
mare e dagli augelli nell'aria, talora balzvano anche sul
nostro bordo. Vedevamo galleggiare intorno numerosi mol
luschi, come le velette, le ortiche marine, e sopratutto le
galere. Ne colsi alcune con una reticella, e le osservi da
vicino. Sono della forma e della grandezza d'un uovo; e a

prima giunta smbrano fiocchi di spuma, trasparenti e va


riopinti in bellissime tinte d'azzurro, d'argento, di viola e
di carmino; hanno la pelle sottile e molle, che tosto si l
cera; gonfie d'aria gallggiano sulle onde; con quattro pic
cole estremit si mvono a nuoto, e colle altre quattro prn
dono il vento. Bisogna badare a non toccarle, perch ca
ginano alla mano dolori ed enfiagioni; si consrvano nello
spirito, purch il vaso sia gelosamente chiuso.
ll 1 di giugno aprimmo a un vento gagliardo tutte quante
le vele e i coltellazzi e scopamari, filando per tutta la gior
nata dieci miglia all'ora. Al tramonto del sole il vento rasi
infuriato a segno, che ruppe un alberetto di pappafico, e ap
pena ci diede tempo d'ammainare le vele di gabbia e mae

76

VIAGGIO

DI

G., OSCULATI

stra; le onde si facevano enormi, e il barmetro veniva

continuamente calando; ma la burrasca dur un giorno solo.


ll giorno 5, ci guizz intorno una tal turba di boniti e pa
lamide, che i marini ne prsero abbastanza da mangiarne per
tre giorni; a poca distanza ammirammo due balene. L'aqua
intanto cominciava a verdeggiare; i clcoli del capitano d
vano vicina la terra; e lo scandaglio indic in fatti un fondo
di 75 braccia ; al cader del sole il grido di terra diffuse una
generale allegria, e annunci l'isola dei Lobos, a dieci leghe
da Monte Vido; gi la vicinanza del Rio della Plata ren
deva fortissime le correnti; il vento era favorvole, e pren
deva maggior vigore; la sera trascorse lietissima. La notte
tranquilla aveva condutto tutti i passeggieri in braccio al sonno,
quando ad un'ora in circa un violento urto ci riscosse. Pen
si dapprima che si fosse dato fondo all'ncora in porto;
quando udi il capitano, ch' era di guardia: Ah mon
Dieu, nous sommes perdus, nous voil sur le banc anglais.
A queste parole, come lampo mi sovvenne il racconto del
d precedente, che su quella funesta sabbia rompvano ogni
anno molte navi. Accorsi sul cssero, senza pormi le vesti
menta; tutti vi rano in folla, il capitano dava gli rdini,
correva qua e l; nessuno obediva; l'uno dava un consiglio,
l'altro disapprovava; gli uni implorvano la vita dal cielo,
gli altri si divagvano in voci di spavento e di disperazione;
ad ogni tratto impetuose scosse sbattvano il legno, e an
nuncivano prssimo naufragio; gi si era aperta una fes
sura, l'aqua irrompeva; tutti pllidi e stpidi rimsero per
un istante immoti. Allora il capitano comand si taglis
sero le corde per lanciar la scialuppa, quando ad un tratto
il valoroso piloto grid che si forzasse di vele, venndogli
visto in quell'istante il fanale dell'isola dei Flores, che ci sfa
vill dritto da tramontana; e aggiunse non esservi altra spe
ranza, poich la nave, come molto crica, appena poteva
rggere ancora dieci minuti. Nello stesso tempo i marini
corsero alla manovra, e tutti i passaggieri furono messi alle
pumpe, per rigettar l'aqua che intanto entrava; la nave si
mosse, radendo aspramente il fondo, e in breve si trasse in

NELL'AMrucA MERIDioNALE

77

aqua libera; tutti riprsero nimo, scampati da un pericolo


che si sarebbe evitato, se il capitano fosse stato pi cuto alla
guardia, e avesse apprezzato meglio la velocit della corrente
marina.

Sempre continuando a pumpare, entrammo nella vasta foce


della Plata; il capitano per, mnore dell'infortunio, prefer
gettar l'ncora fuori porto, riservndosi a spiegar di nuovo le
vele a chiaro giorno. Ma per tutto il d seguente il vento
ci soffi di fronte. Dopoch la perpetua vista del cielo e del
mare ci si era tediosamente impressa negli occhi per pi di due
mesi, tanto pi vivamente commossi allora dalla vicinanza
d'una terra bella e varia, sentimmo pi greve e nojosa l'im
mobilit di quell'eterna giornata. ll d 30 giugno, vnnero a
noi i piloti di Monte Vido, e ci guidrono in porto; ammessi
a libera prtica dal comandante, ponevamo piede a terra; una

turba di Negri afferr d'ogni parte le mie valigie, facn


domi cento inchini, e chiamndomi caballero; ed ebbi gran
fatica a badare che, come avviene troppo sovente, qualche
mia cosa in quel trambusto non disparisse. Dopo la visita
dei doganieri, che non mi lascirono in pace senza un regalo, mi
feci strada in mezzo ai molti circostanti, che tutti chiedvano

l'onore di servirmi; e noleggiata una carretta, condussi ogni


cosa all'albergo francese di Himonet, che mi venne indicato
come il meglio.

Con mio stupore nonvi trovi nulla pi che una casipola


quadra, con un solo piano, e poche camerette buje, le cui
mobiglie altro non rano che un misero catre, o letto di
corda, senza materasso. Un salotto angusto aveva un lgoro
bigliardo; e in una fumosa cucina alcuni Negri allestivano il

pucro e l'olla podrida. Il padrone, ch'erasi recato a diporto


colla sua famiglia alla Guada, torn soltanto verso sera; e

per quanto enorme fosse il prezzo ch'egli mi dimand, do


vetti accomodarmi seco, perch di meglio non avri trovato.

Il d seguente, ritornando dalla polizia, ove collo sborso di 4


reali aveva ottenuto licenza di soggiorno, ebbi il piacere d'in
contrarmi nel givine naturalista Mollard di Marsilia, che mi
era stato compagno nel viaggio, tre anni addietro, per l'Asia

78

lAGGIO

DI

G.,

OSCULATI

Minore fino a Costantinpoli. Dopo i pi lieti ragionamenti sulle


vicende nostre nel trascorso intervallo, gli dissi il mio dise
gno di recarmi per la Banda Orientale a Buenos Ayres, e
di l per la via di terra fino al Chli; e lo richiesi della
sua compagna per una parte almeno del mio viaggio. As
sent volontieri, purch volessi aspettare fino all' arrivo del

pacchetto d'Inghilterra, il quale doveva recargli carte impor


tanti, e poteva arrivare in un mese al pi.
Monte Vido, capitale, giace sulla sinistra della Plata, in
una penisoletta montuosa; ha il porto migliore di quella re
pblica; pericoloso per qualora dalle vaste lande interne,
dette le pampas, soffi l'impetuoso pampro, o vento di N. O.
ll cielo temperato, salubre, esente affatto da quelle mort
fere influenze, che sprgono lungo le altre marine dell'Am
rica Meridionale il vmito nero, e tanti altri morbi; ma l'e

state quasi sempre turbata da spaventosi tuoni e con


tinui lampi. La citt era cinta di fossi e mura, che si vanno
smantellando; ed ora mai difesa solo da due forti. Le vie sono

rette e spaziose, non selciate, e perci fangose nelle piogge


invernali di giugno, luglio ed agosto, e quasi impraticbili
per immenso polverio nell'estate. La via del Portone la
pi frequentata, e conta i pi belli edificj, e la maggior parte
delle botteghe, che sono per lo pi tenute da forestieri;
la sola strada che nella notte sia schiarata da qualche lm
pada; nelle altre tutte appena si vede su qualche ngolo,
e solo in principio di sera, una candela di sevo, che s
lascia spgnere dal vento o consumare. Nondimeno le strade
sono sicurissime ad ogni ora; ed mrito di quei magi

gistrati, poich alcuni anni addietro erano assi frequenti gli


omicidj. Ma tanto pi molesti in quella oscurit sono i cani;
grosse turbe dei quali, dopo aver passato il giorno fuori di
citt, aggirndosi attorno al matadero o pblico macello, e
ai saladeros, o luoghi ove si sccano le carni, a notte
rintrano, e s'accovcciano qua e l per le strade; sono di pelo
rosso, e smili a quelli che infstano le citt del Levante, con

questo di peggio che sono facili a contrarre la rabie. Per


ci si manda una volta per settimana una compagnia di

NELL'AMiRiCA MERIDtoNALE

70

mata-perros, ammazza-cani, a farne caccia, armati di lancia a

di laccio (lazo); ma di poco ne hanno ancora diminuito


l'immenso nmero.

Sulla piazza maggiore della citt v' il cabilao o palazzo


del governo, edificio assi meschino; ma tanto pi vi ri
salta il vasto duomo, detto la Matriz, colle sue torri incro

state di porcellana variopinta. l conventi di frati e di m


nache sono ancora parecchj; vi sono due ospitali; e si stava
lavorando a un suntuoso camposanto.
Il macello fuori di citt; ed osservanza municipale
degna d'ssere imitata in qualche parte di questo vecchio
mondo, che nessuna bestia da macello entri in citt. L'in
credibile abondanza del bestiame nelle vicine lande rende

cos vile il prezzo delle carni, che non si vndono a peso,


ma a vista; e con uno di quei reali (centsimi 67 di franco)
se ne cmpera talvolta da 12 a 15 libre. Viceversa il pane
carissimo, perch le farine vi si rcano in barili fin dagli
Stati Uniti. Il commercio esporta cuoi, carni secche e sevo;
e importa quasi ogni altro gnere di manifatture e comme
stibili, che si vndono a caro prezzo. Il selvaggiume abonda.
I Guchos, o genti del campo, vanno molto alla caccia del
tigre jaguaro, nei monti che s'inlzano poche miglia fuori di
citt; e ne vndono a caro prezzo le variegate pelli.
Gli abitanti, ch'rano in circa diciottomila, fra cui un

tremila schiavi, sono pacifici e compagnvoli; appassionati

pel gioco, avventrano grosse scommesse sul combattimento


dei galli, spettcolo del quale non solo la plebe, ma signori
e magistrati, e per fino preti e frati si danno grandis
sima faccenda. Pochi attndono all'agricultura e al commercio,
e solamente sotto il pngolo dell'urgente bisogno; e i pi
mngiano in ozio profondo le rndite dei numerosi bestiami,
come, al dir di Fscolo, il nostro
- . . . . u Lombardo . . . . Sardanaplo
Cui solo dolce il nuggito de' buoi. n

Al teatro l'pera italiana si avvicenda con comedie e

80

VIAGGIO

DI

G., OCULATI

suynetes spagnuole. Nei giorni festivi la giovent galante si af


folla a piedi e a cavallo alla Guada, villaggio poco al di l
dal porto, dove divngono ogni anno pi numerose le bel
lissime ville; e dove nei deliziosi giardini il fico, il melagrano,
la vite, e gli altri rbori trapiantati d'Europa, s'intrcciano colla
ubertosa vegetazione del nuovo continente.
Le case hanno forma regolare, per lo pi d'un piano solo

con terrazzo; grandissime finestre tutte inferriate scndono


fin quasi a terra, sempre spalancate, perch le opulente fa

miglie, che bitano sempre a terrno, manofar pompa delle


sfarzose loro supellttili. I passaggieri adunque pssono a ogni
tratto veder dalla strada le pi ricche damine, stese molle
mente sul sof, col ventaglio o colla chitarra alla mano, o

col sigaretto al labro, con fiori nelle trecce, e in succinta gon


nella, assi poco gelose delle braccia e del seno, sempre ri
denti e festvoli e amorose.

Le signore sguono la moda francese, hanno omi dis


messo affatto il vestire spagnuolo; ma quando si mstrano

in teatro, o in qualche tertulia (conversazione), s'invlgono


il capo di tanti fiori artefatti, e di tanto oro ed argento, ed hanno
vesti cos sfarzose, che smbrano tante madonne.

Sono assi vivaci e aggraziate, e vogliose d'ogni maniera di

passatempo, e acclgono assi gentilmente i forestieri. Dir


per prova, che un giorno ritornando stanco in citt da un
lungo viaggio a piedi, mi riposava su un sedile di pietra
nella piazza, quando dalle finestre d'una casa, che sembrava
una delle pi doviziose, alcune signore mi fecero cenno d'ac

costarmi; e appena fui vicino, la pi attempata mi disse;


Caballerito, si quiere descansar un rato, entre V. S. en
mi easa (signorino, se desidera riposarsi un poco, entri in
casa mia). Ognuno pensi s'io mi feci pregare. Un Negro, che
gi mi aspettava alla porta, m'introdusse tosto nella sala,

ove accolto con gentilissimi complimenti,fui fatto sedere su


un elegantssimo sof, che mi dissero venuto da Parigi. E la
signora mi venne raccontando ch'ella si chiamava Donna Car
men Escudero, che suo marito, gi capitano al servizio di

Spagna, aveva poi militato per l'indipendenza del paese, e ora

NELL'AMRICA MERIDIONALE

81

viveva tranquillo possessore di venticinque mila capi di be


stiame. Queste due figlie, Donna Juanita ch' la maggiore,
e Donna Miquita, a me care oltremodo, bllano e cn
tano a meraviglia ambede; quella poi studia il disegno
e il francese, e questa il pianoforte. Un famoso maestro ita
liano, uomo enciclopdico, e di raro talento, viene ogni giorno
a dar lezioni di diverse scienze, ora all'una, ora all'altra; e

tutta la citt stupefatta del loro profitto. Io poi seppi


che l'enciclopdico era un pvero cantante, che aveva cam
biato, purtroppo in meglio, la prima sua carriera. Intanto con
quel poco spagnolo ch'io sapeva, mi congratuli tosto di

tutto cuore colle due fanciulle,che a dir vero miprvero due


ngeli di bellezza. E tosto fui stretto da mille dimande, a cui
con fatica poteva trovar parole da rispndere; ma appena usci
a dire ch'era Italiano, mi sprsero tosto una chitarra, in
vitndomi a cantar loro almeno almeno una romanza, persuase
fermamente che ogni italiano cantante nato; ed ebbi la pi
gran fatica del mondo a sostener seco loro il contrario; e se ne
fcero le pi alte meraviglie. In quel mezzo entr una Ne
gra, apportando i sigari e il mate, bevanda che corrisponde
nell'uso al t, ma preparata con un'erba che vi si reca dal
Paragui. Allora entr il signor marito, al quale fui presentato
col solo titolo di forestiere appena giunto d'Europa; e tosto
mi salut, e senza altre cerimonie mi strinse la mano; ma

poco di poi dicndosi pressato da alcuni affari, e scusndosi


meco assi di non potermi tener compagna, mi lasci di nuovo
in quell'ambile conversazione, nella quale mi trovi aver
passato pi di tre ore. Quando presi congedo, la signora mi
disse: V. S. sabe mi casa; venga cuando quiere (ella sa
dove bito, venga quando le piace). E certo conserver
indelbile memoria della cortese ospitalit che mostrommi
quella famiglia per tutto il tempo ch'io rimasi a Monte
Vido.

Dopo un mese di dimora, il mio compagno, ricevute le


carte che tanto gli premvano, fu pronto al viaggio, e con

segnate le cose nostre all'albergatore, e posto in una sola


L.,

I,

82

vIAGGIo Di G. oscULATI NELL'AMRicA MERIDioNALE

valigia quant'era di necessit pel viaggio, proveduti d'una


buona guida e di tre cavalli, e armati di pistole e di fu

cili da caccia, partimmo il 2 luglio, volgndoci verso la Co


lonia del Sacramento, col propsito di costeggiare per un tratto
il Rio Negro, per raccgliervi quanto si poteva d'insetti e
d'augelli.
Il sguito ad altro nmcro.

83

RIVISINA
oose

De l'agriculture, ec. Dell'agricultura e della


condizione degli agricultori in Irlanda, estratti
delle inchieste parlamentari, instituite dall'an

no 1833 in poi. Vienna, Gerold, 184o.

IL Irlanda, terra naturalmente frtile, di poco elevata sulla


superficie dell'ocano, e quindi per la sua latitdine compa
rativamente temperata, non solo sembra da natura disposta
a corrispndere lautamente alle fatiche dell'agricultore; ma
gli aperti suoi mari , il fcile tragitto alla Britannia , alle
Gallie. alle Spagne, all'Africa stessa; l'inoltrata sua posizione
verso l'Amrica, le vicine correnti del pescoso settentrione,
i lidi frastagliati da infiniti seni e porti, i grossi fiumi , i
molti laghi, i monti bassi e selvosi, sembrvano dovervi al
levare un ppolo per eccellenza navigatore. Certamente se
le circostanze territoriali fssero immediata fonte all'istoria

delle nazioni, come vllero Montesquieu e Hegel e Cousin,


i litorani dell'Irlanda avrbbero dovuto approdare alle terre
boreali e al nuovo continente assi prima di Zeno e Colombo.
Ma o per natural indole di quelle genti tenaci dei primitivi
costumi, o per effetto di qualche loro credenza o institu
zione, esse rimsero sempre rinchiuse nell'isola. Sembra bene
che in uno con tutta l'Europa occidentale soggiacssero alla
dominazione sacerdotale dei Dridi, sotto la quale molte
stirpi e lingue assi diverse si confsero nell'indistinto nome
dei Celti, che forse indicava piuttosto la religione che il
sangue; e si vuole altres che in Irlanda approdssero

84

DELL'AGRICULTURA

colonie di Iberi, e Fenicj e Greci Milesj. Ma i Gaeli del


l'Erina non bbero mai intima communicazione se non

coi Caledonj della Scozia occidentale; e ancora oggid le re


liquie di quei due ppoli s'intndono in quell'aspra ma po

tica favella, a cui il nome di Ossian aggiunse s inopinato


lustro.

Non ripeteremo ai lettori quanto abbiamo riferito altrove,


intorno all'indole e alle vicende degli Irlandesi (1). Diremo
solo che dalle loro potiche piuttosto che istriche tradizioni,

e dallo stato generale delle Isole Britnniche ai tempi di


Csare, appare che fssero trib di cacciatori e pastori
seminudi, in continua guerra fra loro, come volvano gli
odj e le ambizioni dei loro rgoli elettivi E perch, dice
Hume, non frono sottomessi dai Romani, ai quali tutto
l'occidente deve la sua civilt, conservrono tutti i difetti

d'una natura eslege e ineducata. Era gi spento il vec


chio ppolo romano, quando alcuni missionarj li psero per
la prima volta in relazione coll' Italia. E verso quei tempi
gli Anglosssoni e poscia i Dani, stabiliti nell'isola vicina, si
annidrono come corsari o trafficanti anche nei porti dell'Ir

landa, e fin d'allora vi didero nomi di loro lingua, e pare


che alcuni acquistssero sugli indigeni qualche potenza.
Dopo che il pontificato romano, col braccio di Guglielmo il
Conquistatore, ebbe atterrato gli Anglosssoni (1066), un Breve

di papa Adriano IV don al re d'Inghilterra anche il domi


nio dell' Irlanda (1 156), a condizione di riconscere con
annuo tributo la supremazia della Chiesa. Ed esortndolo
a conquistar quell'isola per estirpare i vizj e la pravit
degli abitatori, comandava a questi di prestargli pronta obe
dienza. Ma l'impresa rimase differita, sino a che uno dei
prncipi irlandesi, in guerra cogli altri, non ebbe introdutto

nell'isola qualche centinajo di mercenarj normanni. Novanta


di codesti formidbili uomini d'arme, vestiti d'acciajo le
(1) Vedi sull'Istoria della conquista normanna di Thierry, nel vol. II
del Politcnico ; e sulla Importanza degli Stati europi di C. Negri ,
nel vol. V.

lN IRLANDA

85.

persone e i cavalli, bastrono a sperperare trentamila di quei


male agguerriti, accorsi ad assediar Dublino con non altr'armi
che saette leggiere, e brevi scuri, e targhe di legno, e

lunghe trecce avvolte per elmo intorno alle tempia. Gli


ausiliarj, come al slito , vlsero le armi contro gli stolti
che li avvano chiamati e pasciuti; udite le vittorie de'suoi
venturieri, venne in Irlanda anche il re Enrico, e si dichia

r signore dell'isola. Ma per quattro scoli dur la sangui


nosa lutta fra gli accorti stranieri, che avvano la disciplina,
la ricchezza e l'opinione, e un ppolo forte solo della sua
costanza. Ma se sotto il giogo normanno esso non obli tosto
come i servili Anglosssoni l'antica libert e propriet della
sua terra, dall'altra parte appena credeva di potere senza
empiet far fronte a una potenza, che gli si affacciava cor
roborata da un titolo sacro.

La guerra tra le due stirpi non era ancora estinta, che


dai Paesi Bassi, dalla Francia, dalla Germania si propag
in Irlanda il nuovo incendio della guerra di religione, fo
menttovi dalle corti di Spagna e di Francia. I signori d'Ir
landa non bbero pi la medsima venerazione per la co
rona dissociata dalla chiesa romana, e rivestita d'un inslito

primato religioso; gli indigeni Irlandesi, e gli Inglesi catlici


(the English of the pale) si unirono nell'opposizione al lon
tano governo. Gicomo Stuardo, gi inclinato a far troppo
violento uso della nuova e dell'antica prerogativa, estese sul
l'Irlanda il rimedio, come a lui parve, d'una vasta confisca. I
successivi compratori, mal potendo valersi dei rozzi agricultori
indigeni, ricoverrono nelle squllide campagne settentrionali
(Ulster) molte famiglie di puritani, prfughi dalla Scozia. Sopra
questi cadde tutto il peso dell'odio nazionale; si ord una se
cretssima congiura, che li sorprese disseminati nelle loro

rstiche case (a. 1641). Chi non si salv colla fuga, sog
giacque senza divario d'et o di sesso alla pi tormentosa
morte, le cui vittime alcuni fanno salire a quarantamila,

altri a duecentomila. Ma otto anni dopo, il terribile Cromwell


ne fece aspra vendetta; mise a fil di spada quanti gli fce
ro fronte; cacci i fuggenti o fuori dell'isola o nell'estremit

86

DELL'AGRICULTURA

occidentale (Connuto), e interdisse loro sotto pena di morte


d'escire da quel selvaggio asilo. E siccome ogni possesso
aveva indole feudale, e perci involgeva fedelt nell'investito
e fiducia nell'investitore, e i catlici di stirpe inglese av
vano assecondato l'eccidio dei protestanti: cos una fiera legge

li dichiar tutti egualmente indegni di fiducia e di signoria,


e devoluti i loro poderi e titoli al pi prssimo loro congiunto

che si giurasse protestante. Per pi d'un scolo quel divieto


si sanc colla forza degli esrciti, e fu combattuto cogli omi

cidi e cogli incendj d'una perpetua ribellione. Finalmente


le miti influenze del scolo XVIII fecero prevalere una meno
imprvida ragione; e rivelrono la necessit d'ammansare que
gli odj abominvoli, di rndere ai catlici il diritto di pos

sidenza (1788), e d'antiquare il funesto principio della con


fisca, che projetta i suoi mali sulle pi remote generazioni.
Il parlamento irlandese, ch'era sempre cieco strumento del

la fazione pi forte, venne abolito tra le furiose sedizioni


che aveva provocate; e le discordie locali androno a som

mrgersi nella vasta rappresentanza dei tre regni uniti. Ora


mi non v' anno che non avvicini di qualche notabil passo

il pareggio delle sorti. E rimanendo sempre immenso l'in


tervallo che divide al cospetto della legge la plebe dagli ot
timati, si fa sempre minore quello che divideva pur dianzi

la plebe d'Irlanda da quella d'Inghilterra.


Era mestieri rammentare in qualche parte codeste prece
denze, per accennare quali remote cuse impedissero il pri
mo sviluppo dell'agricultura irlandese. L' originaria commu
nanza delle trib (clani) imped fin dall'origine la forma
zione d'una piena e libera propriet, senza la quale l'uomo
non consacra mai alla terra le sue fatiche e i suoi rispar
mj. La persuasione d'avere un diritto inalienbile a parte
cipare nell'usufrutto d'una possidenza un d commune, fece
che il ppolo s'appassionasse nella sorte di quelle stesse fa
miglie che lo avvano in altri tempi spogliato, tostoch alla
volta loro soggiacvano al fatale principio della confisca. Agli
occhi del pvero tutta la terra era sua; tutti i possidenti

lN

llLANDA

87

rano usurpatori, o compratori di roba usurpata; e in quegli


nimi caldi e indmiti bolliva sempre la speranza di riven
dicare un giorno col ferro e col foco il bene perduto, e
ricondurre quell'et favolosa nella quale ogni figlio della verde
Erina avesse un campo suo ed una sua capanna. Se molte
famiglie avssero potuto pervenire a qualche parte di pos
sidenza per l' onorata via dell'industria e del commercio,
avrbbero dato un altro corso ai pensieri del vulgo, e le
gittimati nell'opinione anche i meno innocenti acquisti, e
operata una salutare confusione di tutti i titoli di possesso,
e coperta, per cos dire, la fatale nudit dei loro padri.
Ci avvenne bens in Italia dopo le tante guerre civili; ma le
trib irlandesi, troppo diverse dai municipj itlici, non av
vano nelle tradizioni loro alcuna memoria d'industria, d'a

gricultura o di navigazione; le assidue turbulenze e l'eccidio


dei puritani atterrvano quegli stranieri che avrbbero potuto
trapiantarvi qualche arte. L'uso dei fedecommessi con va
stssimi poderi rendeva impossbile la suddivisione dei beni,
e l'associazione dei ppoli alla possidenza. E i proprietarj,
ridutti a mero godimento vitalizio, si appagvano di trarre

dalla terra il pi pronto e spontaneo frutto, o asportndolo


per goderlo nella pace di qualche pi sicuro paese, o pro
fondndolo per amicare gli nimi con una barbrica ospita
lit. L'Inghilterra medsima non poteva per anco fornir loro
i grossi capitali o gli tili esempli; poich il commercio
non vi aveva ancora accumulato quell'enorme ricchezza m
bile, la quale deve per rgola precdere allo sviluppo d'una
regolare agricultura (1).
Due frono adunque le cuse fondamentali che reprssero
lo sviluppo dell'agricultura irlandese; nel ppolo, la tradizione

d'un'indelbile compropriet delle terre; e nella corona, lo


scambio della giurisdizione regia colla diretta propriet, in
forza primamente d'una donazione pontificia, e poi della
prerogativa anglicana. Questa prevalse molto maggiormente

sull'Irlanda che sugli altri due regni; perocch i baroni


(1) Vedi Sull'economia nazionale di List, nel vol.VI del Politcnico.

88

DELL'AGRICULTURA

d'Inghilterra rano stati i commilitoni e veramente i pari del


conquistatore; e quelli di Scozia avvano recato alla corona
il limitato omaggio di signore gi potenti e antiche, ed rano

pi avvezzi a fare le leggi che ad obedirle. Ma i baroni


dell'Irlanda eran donatarj e incaricati d'un re straniero, alla
cui potenza aggiungvano ben poco, e del cui braccio av
vano perpetuo bisogno per assicurarsi fra gl' indigeni rical
citranti. Quindi provenne la nessuna moderazione delle con
fische, e la nessuna previdenza nelle nuove e precarie in
vestiture. Ancora oggid nel cospetto dei tribunali i pi po
tenti signori d'Irlanda non si assmono pi autorevol titolo che

quello di debitori e fittuarj della corona (H. Majesty's debtor


and farmer N. Earl of...). Per le quali cose tutte,
e anche per l'indole aperta e compagnvole del ppolo ir
landese, non si sarebbe mai potuto conciliare a quella pos
sidenza la venerazione delle plebi, e la sicurezza e pienezza
del godimento, anche dato il caso che non vi si fssero
frapposte le inimicizie di religione. E perci il principio del
pieno possesso romano e civile non pot per anco svi

lupprvisi, n partorire quei benfici effetti che vediamo in


Italia. Ora, tutti gli errori che s'insinuano nelle istituzioni
sociali, prtano seco una diuturna e ineluttabil sanzione nel
l'rdine delle cose e nella sorte delle famiglie.
La pblica economa di quel paese soggiacque ad altre
ben singolari influenze. Nell'antica Erina le trib spazivano
colla caccia e cogli armenti in piani erbosi, separati da basse
e sparse montagne, e ingombre d'aque stagnanti. Un'agri
cultura nascente, che veniva appena introducendo l'avena, l'orzo
e il lino, era quasi esterminata nel vasto eccidio del 1641,
quando una scoperta botnica applicata all'agricultura immut
tutto l'rdine delle sussistenze, e il tenor di vita di quelle
genti. Il slano tuberoso, o pomo di terra, recato a quanto
pare di Virginia dal venturoso cavaliere irlandese Sir Walter
Rleigh (a. 1586), rasi considerato a prima giunta come
una lautezza delle pi suntuose mense; rasi poi raccoman
dato dalla Societ delle Scienze di Londra come un sussidio

IN IRLANDA

89)

contro la carestia; e finalmente nel 1684, dopo un s


colo di soggiorno nei giardini, fu trapiantato la prima volta
nelle campagne di Lancastro. Ma nell'Irlanda, priva di buoni
e facoltosi agricultori, e per la natura palustre del suolo
meno opportuna ai grani, la patata divenne ben presto un
cibo popolare. Imperversvano le guerre civili; i combattenti
depredvano le gregge, e ardvano le rare messi; le stragi
e le confische avvano sconvolto tutta l'isola; si vide che

un campo di patate poteva in paragone dell'orzo e dell'a


vena sostentare un nmero almen triplo di vite. ll ppolo

irlandese si abbandon colla sua naturale vivacit e impre


videnza a questo inaspettato dono ; in breve il tbere vir
giniano vi form quattro quinti della massa degli alimenti. Un
milione di bocche, che forse l'Irlanda contava appena nel
1 688, s'accrebbe in quattro o cinque generazioni alla straboc
chvole cifra di otto milioni. In soli dieci anni,dal 1821 al

1831, l'incremento sal a poco meno d'un milione (982,000.


Fu tra questi giganteschi fatti che non a torto si esaltava
l'imaginazione di Malthus. Tutta questa colluvie di gente
non ha speranza al mondo, se le manca il ricolto delle patate.
Ora, se questa pianta pu prgere un gradvole e val
vole sussidio alle popolazioni fornite di varj gneri d'ali
mento; e se in un estremo di caresta pu decisamente sal
varle dalle pi dure calamit, essa non pu rimanere a lungo
il principale e quasi unico nutrimento d'un'intera nazione,
senza esporla a irreparbili disastri. Dopo aver fomentato un
imprvido addensamento di popolazione, il ricolto delle pa
tate pu per continue piogge o altre avversit venir meno
anch'esso. Qual riparo allora alla fame?
I cereali delle ubertose annate rimngono accumulati ne'
granaj dell'uomo denaroso, il quale senza avvedersi di far del
bene, li sottre alla spensieratezza del ppolo, per rivnder
glieli nelle annate difficili. E frattanto i prezzi si consrvano
ad equbile misura, e si sostiene il coraggio del seminatore,
sicch persveri nel suo lavoro. Inoltre il grano pu recarsi
da lontani paesi per mare e anche per terra; poich una
medsima carestia non suole invlgere tutti i ppoli; e

90

DELL'AGRucULTURA

poche giornate di pane bstano talora per raggingere la suc


cessiva messe, e salvare un paese affamato. Ma la patata, che
non pu stivarsi ne'granaj, vuol ssere consumata entro l'anno;
la sua sostanza alimentare non si pu essiccare e concentrare
in grandi masse da pscere numerose nazioni; il suo volume, il
suo peso, la sua fermentabilit la rndono disadatta anche
ai men lontani trasporti. Quattro o cinque pesi di patate
ntrono appena come uno di frumento; epper il trasporto
d'una medsima somma d'alimenti costa quattro o cinque
volte tanto; e un viaggio non lungo ne dplica o ne tr
plica il tenue prezzo. Laonde mentre il valor del frumento
rade volte, anche nella scarsezza, tocca il doppio, la patata
sale rapidamente al qudruplo, e perfino al sstuplo; e in
pochi mesi dall'esuberanza e dal disprezzo balza alla ricerca
e alla caresta. In una famiglia con due o tre ragazzi, che
viva di sole patate, il consumo giornaliero si ragguaglia a 22
chilogrammi. Ad alimentar quattro quinti delle famiglie ir
landesi per un sol giorno si richiederebbe adunque l'enorme
trasporto di trentamila tonne. Perloch se tutte le ventisi
mila navi che conta la marina britnnica, sospendssero ogni
altro commercio in tutte le parti del globo, e si dedicssero
a portar patate in Irlanda, appena le recherbbero di che
vivere interamente il quarto d'un anno!
Certamente in siffatto caso converrebbe preferire il trasporto
del frumento o d'altra pregvole e non ponderosa derrata. Ma

le mercedi del pi grossolano lavoro, e quindi proporziona


tamente quelle di tutti gli altri, sgliono commisurarsi prin

cipalmente sul prezzo del pi commun cibo del paese. E se


il pvero gi ridutto a consumar quella derrata che porta la
mnima spesa di produzione, tutta la scala dei salarj ricade

al minimo limite. Perloch se quel ricolto si perde, le mol


titdini non pssono sollevar d'un tratto i loro consumi al fru
mento o ad altro costoso produtto; poich i salarj non pssono
crescer tutti d'improviso, e molto meno in tempo di miseria
generale. E mentre in altro paese il ppolo ripartirebbe, per cos
dire, la sua fame sopra i varj alimenti inferiori, l dove si gi

rassegnato al pi infimo di tutti, deve per necessit discndere

IN

IRLANDA

91

a contrastare alle bestie un pasto ripugnante all'umana


natura. N pu codesta popolazione rifugiarsi dall'uno all'al
tro gnere di lavoro, dacch un paese coltivato a patate of
fre appunto in tutto l'anno la minima quantit e variet
d'pere campestri; nel che appunto sta la cusa del minor
costo di produzione. In un tale avvilimento di salarj, un
ppolo pu, senza colpa di chicchessa, cader di fame per le
vie; eppure i granaj del paese esser colmi, e nei porti di mare
affollarsi i bestiami da smerciare fra gli stranieri. E non sa
rebbe giustizia chiamar crudele il proprietario, perch non
si risolvesse a gettar dalle finestre il suo grano alla plebe, per
morir poi di fame anch'esso nella seguente settimana; poi
ch ci sarebbe un distrggere affatto ogni diritto di vita e
di propriet; e quelli che lo imporrbbero agli altri, in si
mil caso non lo farbbero per s. E in fine colla ruina dei
possidenti non si riparerbbero, ma solo si tarderbbero di
qualche anno i mali estremi d'una popolazione, la quale senza
fare alcun preparativo per la futura prole, in dieci anni vi
mette in paese di punto in bianco un milione di bocche.
Se non che, alla fame desolatrice che spazza i pi d
boli o i pi sventurati, succede in poche settimane un fe
lice ricolto e una strana abondanza. Tra gli ozj dell'inverno,
la plebe pasciuta dimntica le angosce della primavera; i ma
trimonj disperati si moltiplicano, e le famiglie formicolanti
di prole si preprano per un'altra volta pi atroci strette. E
nondimeno un ppolo che si ravvolge nelle sue semibrbare
tradizioni, ha pi caro quel vivere spontaneo e spensierato
con poche settimane di lavoro, che non le severe giornate
e le assidue sollecitdini dei ppoli industri e trafficanti.
Questi gravissimi fatti vgliono rammentarsi in tempo a
quelli tra i nostri possidenti, che, per fine lodvole ma im
prvido, inclcano ai loro contadini la coltivazione e il largo
uso della patata; la quale in buona economia non si pu
considerare se non come cibo sussidiario e limitato, e per
cos dire, come produtto ortense e non campestre. E in ge
nerale rrano poi fatalmente tutti quegli altri che per manco di
benevolenza, o per superbia, e strana invidia ai godimenti del

92

DELL'AGRICULTURA

pvero,vorrbbero la vita della plebe affatto frugale e austera;


e non s'avvdono che certi bisogni, i quali alle piccole menti
smbrano fattizj, e che si svlgono nei tempi d'abondanza,
sono un mrgine sul quale il lavorante pu ritirarsi a grado
a grado nei tempi di calamit; tantoch il peggior momento

possa trascrrere, prima ch'egli abbia tocco il doloroso estremo


della fame, o sia ricaduto interamente a crico de' suoi pa
droni. Ma dove i pveri vivono d'infimi salarj e di vil cibo,
al tutto domi dell'nimo e abjetti della persona, molti

plicando sulla paglia come conigli, e radendo gi nei tempi


d'abondanza l'ltimo limite del bisogno, ogni difficolt di
viene in breve carestia, e ogni carestia diviene vera fame
e vera morte. Niente di pi stolto del ricco che trova
troppo buona la minestra del contadino ! Il contadino mise
rbile isterilisce la terra, e spianta il possidente. Il pvero
deve lavorar molto, e viver bene.

Premessi questi schiarimenti pi facile apprezzare il


libro che ci sta inanzi, e ch' un estratto di lunghe in
chieste parlamentari sullo stato dell'agricultura in Irlanda.

Fu publicato a Vienna per pera di due francesi, i sigg. Rubi


chon e Mounier, che in questo e in altri cinque volumi com
pendirono un'immensa congerie di documenti e testimonianze
intorno all'agricultura, nonch al commercio, alla navigazio
ne, alla pesca, all'industria, all'istruzione, alla pblica be
neficenza nelle Isole Britnniche. E cos psero sotto mano
a tutti gli studiosi una raccolta di fatti ch' sempre oltre
modo preziosa, comunque grande per avventura fosse la pre
venzione scientifica e lo spirito di parte con cui e i com

missarj britnnici avssero fatto la voluminosa inchiesta, e i


compilatori l'avssero ridutta ad estratto. Poich in una rac
colta di fatti v' pi lume e pi bont, che in qualsasi modo
non si possa contrcere ed offuscare.
L'inchiesta venne ordinata sotto il re Guglielmo IV, e venne
affidata ad uno spettbile consesso, del quale frono saviamente
chiamati a parte personaggi di varie condizioni e opinioni, e
fra gli altri ambo gli arcivscovi di Dublino, il romano e

IN

IRLANDA

95

l'anglicano. Ed bbero ampia facolt di citare e interrogare


e sottoporre a giuramento qualunque persona, e di farsi esi
bire ogni sorta di registri e documenti, per proporre a tempo
maturo tutte quelle providenze che lor parssero degne del
grave argomento. L'inchiesta venne condutta con tanta as
siduit, che nel solo argomento dei modi di coltivazione f
rono uditi 1500 testimonj, e sulla condizione dei giornalieri
in campagna se ne udrono pi di 1500. E codesti inter
rogatorj rano sempre fatti in luogo aperto, da due commis
sarj l'uno inglese, l'altro irlandese, i quali registrvano im
mantinente i nomi di tutti gli astanti, e le risposte dei tc
stimonj, con tutte le opposizioni che a loro invito venissero
fatte. E prima di tutto mandrono in giro a ottomila tra
magistrati, sacerdoti d'ogni communione, e altre persone ca
paci, una serie di dimande su l'estensione e la qualit delle
terre culte e inculte, gli affitti, le giornate, lo stato dei p
veri e altre simili materie; e ne ottnnero 5800 rapporti di
risposta, tutti stesi con un solo rdine, dimodoch si potesse
facilmente stralciare da ciascuno, e compilare quanto riguarda
ciascun argomento; e cos si scandagli lo stato particola
re di 1 1 0 communit, o vogliam dire d'una met incirca
delle communit dell'isola. Qual immenso frutto d'esperienza
sull'effetto delle varie istituzioni non possederemmo noi, se
tutte le parti d'Europa venissero per tal modo esplorate e
comparate! Pu ben dirsi che la scienza del ben pblico
avrebbe principio solamente allora.
Il risultamento di questa profonda e vasta indgine, per

quanto le preconcette opinioni potssero mai averla intorbidata,


assi chiaro e solenne. L'Irlanda, che quasi quattro volte la
Lombardia, e misura in circa 82 mila chilmetri quadri (1), os

sia 82 milioni di prtiche mtriche (82,428,000), af


fatto inculta per un quarto della sua superficie. Nel rima
nente manca quasi affatto quell'rdine d'abitanti che si suol
(1) Un chilmetro quadro fa mille prtiche mtriche, ciascuna delle
quali misura mille metri quadri, o incirca una prtica e mezza della mi
sura milanese.

94

DELL'AGRICULTURA

chiamare il medio ceto, e che partccipando nel medsimo tempo


all'industria, alla cultura e all'agiatezza, forma il nervo della
nostra nazione. Ampj territorj non cntano un sol ricco fit
tuario, un sol possidente che risieda in paese; e la loro po
polazione altro non che una plebe inculta e seminuda, che
ondeggia tra un lavoro incerto e un ozio famlico. Tutte le
funzioni sociali che altrove sono suddivise e costituscono variate

classi, quivi rimngono accumulate sulle medsime persone;


e queste, quanto meno son numerose, tanto pi sono esa

cerbate da implacbili inimicizie, che hanno troppo profonda


radice nelle domstiche memorie, negli interessi, e nella reli
gione.

Nella provincia di Leinster (a levante), e ch' la migliore


di tutte, perch contiene il grande emporio di Dublino, ed
la pi prssima all'Inghilterra, si cntano 8800 fittuarj; ma
solo la ventsima parte di essi ha una tenuta vasta, discen

dendo fino alle 500 prtiche mtriche (750 milanesi); vi sono


quasi quattro mila pigionanti (5768) la cui tenuta al disotto
di pertiche 54; e tra questi un buon migliajo (1046) non
giunge alle 6 prtiche. Quelli che tengono una vasta pos
sessione sono pressati dai pveri, che vgliono avere a pigione
qualsiasi ritaglio di terra a qualsiasi prezzo, di modo che al
cuni pi vidi e duri, col subaffitto d'un quarto della pos
sessione, pgano tutto l'affitto. La frivola legge che dava di
ritto d'elettore a chiunque pagasse per 50 franchi di pigione,
diede una forte spinta a suddividere ; l'effetto poi non cess
tosto, quando il censo elettorale venne sollevato a 250
franchi. Il pericolo della fame, e la smania ereditaria d'aver
parte diretta all'occupazione della terra, fanno s che il pi m

sero bracciante cerca a pigione per un anno almeno una o


due prtiche (m), onde farvi un ricolto di patate; ci che
si chiama prndere in conacre; e l'opinione ch'esso ha della

bont dei possidenti e dei fittuarj dipende dalla maggiore o


minor facilit colla quale assntono a sminuzzare il fondo, poco
badando quanto esorbitante ne sia la pigione. Alcuni trnano

talora fin d'Amrica, ove lavorando hanno raggranellato qual


che danaro, e lo sprcano in qualche carissimo affitto,

IN IRLANDA

95

esagerando cos l'universale ricerca, a danno dei compaesani.


Otto o dieci famiglie miserbili prndono in commune una cam
pagna, e la divdono per il lungo in altretante liste; ciascuna ne
piglia una e la coltiva a suo modo, tenndola separata dalle
liste dei vicini solamente per un orlo erboso; e siccome
anche in breve spazio la bont del terreno varia sempre,
chi ebbe nel primo anno la prima striscia, piglia nel seguente
anno la seconda; e cos di sguito, sinch abbia corso la
sorte di tutto il podere. Questa maniera di coltivare, che
doveva essere quella dei Srmati e degli Sciti,
Nec cultura placet longior annu,

toglie ogni interesse e ogni riguardo del coltivatore per il


fondo; impedisce di chidere i campi, moltiplica i furti e i
litigi, contraria l'allevamento del bestiame, e rende imposs
bile ogni buona rotazione e ogni allevamento di piante, ri
ducendo l'agricultura a due soli produtti, la patata e l'a
vena. Vien tollerato dal proprietario solamente perch fra
la miseria dei contadini gli par meglio d'aver otto o dieci
famiglie solidarie per l'affitto, e di potersi gettar sempre sulla
meno pezzente. In tanto sminuzzamento, l'uso dell'aratro
diviene impraticbile; il lavoro d'un ampio regno si fa
tutto a braccia, e in questa improduttiva fatica si prdigano
inutilmente le giornate. Mancando l'aratro e il pscolo, manca
il bestiame grosso, manca il letame; e in supplimento gene
rale l'usanza d'abbruciare il suolo, invano vietata dalle leggi;
e con questo brbaro trattamento lo si snerva quanto si pu,
sino a che non rendendo pi nulla, rimanga abbandonato al
riposo e al pscolo selvaggio.
Per lo pi l'affitto annuo, perch il timore d'essere discac
ciato l'nica sicurt che il paesano porga al locatore.
Talora la terra cos poca, e cos pvero il pigionante, che
non conviene far la spesa dell'investitura. Talora il paesano

trova un altro pi disperato che rileva il suo fitto, dndogli


un guadagno; e la terra passa cos di mano in mano, sem

pre pi suddividndosi, finch non v' pi modo di vivervi

96

DELL'AGRICULTURA

sopra n bene n male, e l'ltimo locatario lascia sul campo


le patate, e va colla donna e coi figli a vivere d'accatto.
Alcuni fittuarj mincciano di devastare e straziare coi su
baffitti tutta la possessione, e cos estrcono un prolun

gamento d'investitura, o patti migliori, o un riscatto in da


naro. Un tempo si costumvano locazioni assai lunghe, anzi
a trmine vitalizio, e per lo pi sulla vita di tre persone ;
ma il sbito aumento delle popolazioni, e la ricerca degli
affitti a esorbitante prezzo, e la necessit di premunirsi contro
le insolvenze e i subaffitti e gli altri guasti, trasse a poco a

poco i proprietarj al pernicioso costume delle precarie pigioni


annuali; e vi contribuirono anche le passioni civili, e il pro

psito di tener soggetti i fittuarj, che sicuri d'una lunga


locazione avrbbero esercitato pi liberamente il voto elet
torale, e fatto fronte al possidente nelle controversie di po
ltica e di religione.
Talora il suolo cos esusto, che il pigionante non paga
affitto, purch solo prometta di porvi qualche concime. Altri
non potendo trarre dal campo se non le patate necessarie

per la sua famiglia, paga l'affitto in giornate da prestarsi ad


un altro fondo del padrone o del fittuario; ma codeste gior
nate non gli vngono richieste se non nel momento della
smina o del ricolto, quando cio avrebbe lavoro anche in
casa sua, o ne troverebbe facilmente dappertutto, e alla
pi pingue mercede. Altri non prende la terra se non per
esser sicuro d'avere un campo ove nulla gli impedir di poter
collocare qualche giornata di lavoro, ci che altrimenti tente
rebbe indarno. Altri, al momento di trar dal campo le pa
tate, si trova talmente crico di dbiti, ch' costretto a c
dere il ricolto; cderlo al momento in cui la derrata ha il

mnimo valore, per pagare quelle che consum pochi mesi


prima, quando il prezzo era doppio o triplo; e cos la sus
sistenza d'un anno va perduta nel consumo anticipato di tre
o quattro mesi. Altri, perch ha mangiato la semente invece
di sprgerla, o perch la mise di troppo trista qualit, non
ottiene tutto il ricolto che avrebbe potuto, e non pu so
stentar la famiglia, n pagar l'affitto; e allora il proprietario

97

IN IRLANDA

gli lascia disotterrare le patate, ma non gliele lascia esportar


dal campo; e talvolta vi pianta sopra una croce, la quale nes
sun contadino osa manomttere; talvolta non avendo luogo
vicino ove riporle , o veicolo o strada da trasportarle, so
prapreso intanto da dirotte piogge, le vede andare in ma
lora nel fango. Il peggio di tutto si quando il paesano, o
per fame che lo stringe , o per prevenire il sequestro e
scansare il fitto , scava furtivo e notturno le patate ancora
piccole come noci e affatto immature; e oltre a sciupare gran

parte del produtto, mette nelle viscere de' suoi figli i germi
della febre.

Il proprietario che da principio vide volontieri molti

plicarsi le famiglie dei contadini, e la vanga squarciare dap


pertutto le inculte lande de' suoi padri, e la somma degli
affitti crscere a favolosa ricchezza, troppo tardi si accorse
che il colono doveva in breve assorbire tutti i produtti ,
e isterilire la terra, e propagar finalmente il contagio della
povert nella casa del padrone. Per qualche anno sostenne
egli le spese della sua famiglia al livello d'un'imaginaria
e fugace rndita, dalla quale commisurava il valor capitale de'
suoi poderi ; e con questa opinione li assoggett a spro
porzionate ipoteche, che poi col venir meno delle rndite
lo msero in crudeli angustie. Una vasta ruina involse adun

que il paesano, il fittuario e i men facoltosi possidenti, e le


loro terre vnnero ingojate da quei latifondi la cui gigante
sca grandezza resiste ad ogni prova. ll nuovo e opulento
signore cerca allora di ristorare l'impoverito suolo, tornn
dolo a pscolo; ed entra in una lutta di vita e di morte
colle misere moltitdini, che una falsa agricultura vi venne
senza frutto affaticando, e la cui resistenza rende impossbile
ogni miglior rdine di lavori e di produtti.
I proprietarj facoltosi vorrbbero introdurre un'agricultura
pi ragionvole, e costituir buone locazioni con copiose scorte,
valndosi dei giudiziosi e diligenti fittuarj scozzesi; ma con

quell'ingombro d'indcili contadini al tutto impossbile. Per


raccgliere le minute pigionanze in massere almeno di 80
prtiche (m), fu necessario dar congedo a 120 famiglie in
L.

98

DELL'AGRICULTURA

una sola parochia, e se ne anticip loro di qualche anno l'avviso,


perch si provedssero; vi provdero cos saviamente, che
all'atto della partenza si controno cresciuti 40 matrimonj.
A una ventina di famiglie il padrone pag il tragitto in Am
rica; ma ivi pure, se gli Irlandesi non gingono con qual
che danaro, vngono respinti. Quei che crcano lavoro in
Inghilterra, per lo pi vanno mendicando lungo tutta la strada;
e siccome il soggiorno di sole sei settimane d loro diritto
ad essere sussidiati dalle parochie, le autorit communali, se
non li vdono laboriosi, li rimndano prima; e tutti gli anni
qualche migliajo ne vien tragittato da Liverpool all'Irlanda.
In questo stato di cose, quando il padrone li ha conge
dati, il nuovo fittuario non ha coraggio d'esporre i suoi be
stiami e la sua vita alle loro vendette. Le violenze sono cos

frequenti, che, mentre per ogni milione di ppolo la Scozia


nel 1854 cont 840 processi criminali, e l'Inghilterra 1681,
l'Irlanda ne cont 2752, quasi il doppio che l'Inghilterra,
pi del triplo che la Scozia. A questi fatti il capitalista si
disnima; il proprietario cerca altrove la sua dimora, perde
l'amore ai luoghi, perde la memoria delle persone, e ab
bandona il paesano agli agenti e sublocatori. Tanto ferma
l'ida dell'Irlandese che la terra appartiene a chi vi bita e
non a chi la compra, che un paesano si present ai commis
sarj stessi, intimando loro ch'egli avrebbe ucciso chiunque
avesse dopo di lui preso in affitto la sua terra. Gli si dimando
se non pensava a qual sorte, dopo l'inevitbile suo supplicio,
lasciava i suoi figli. Rispose: sari morto per la cusa del

ppolo; e siccome ho soccorso io pure i figli di quelli che


frono giustiziati prima di me, anche il ppolo ajuterebbe i
II)ICI,

La questione si riduce al punto che la terra vastamente,


ma pessimamente lavorata, e non presidiata da bastvoli capitali,
porge appena una quota parte di quel frutto, onde sarebbe
capace sotto miglior trattamento. Nel frutto manca o la parte
colonica, o la parte padronale. O si lascia mangiar tutto al

paesano, la cui famiglia accresce i suoi consumi d'anno in


anno: e allora il proprietario non pu farsi le spese, n

IN

IRLANDA

99

pagar le dcime, e le imposte, e gl'interessi delle sue ipote


che. O il padrone riscuote duramente il suo diritto: e
allora il paesano, per non morir di fame, esce dal coviglio co'
suoi figli per andarne ramingo. lnsomma il contadino non
compensa col troppo scarso e infecondo suo lavoro l'alimento
che gli mestieri ottener dal suolo; e in pi chiare parole:
le bocche lavrano pi che le braccia. Nei paesi che vanno
avanti succede il contrario, e vi si frmano i capitali.
In ci sta la gran differenza fra l'agricultura delle due
isole ; il nmero dei fittuarj e giornalieri nella non vasta
Irlanda (1,150,000) maggiore che non sia nella vasta Britan

nia (1,056,000). A pari spazio di terra, l'Irlanda ha cinque


lavoratori, dove l'Inghilterra e la Scozia ne hanno due; e i
cinque Irlandesi, rimanendo inoperosi la maggior parte del

l'anno, e facendo un lavoro meno efficace per mancanza


delle scorte, e delle rotazioni, e delle mchine, e degli edi
ficj, ricvano in pari spazio un quarto incirca del frutto.
Infatti il produtto lordo d'una prtica mtrica si valutereb
be, secondo i dati del presente libro, nell'una isola a 18
franchi, e nell'altra a 28; le quali cifre divise pel nmero
rispettivo degli agricultori stanno all'incirca come 1 a 4. Ep
per in Inghilterra, data una quantit di lavoro, pu esser qu
drupla tanto la parte padronale, quanto la colnica, ossa qu
druplo il valor dei salarj. E mentre il proprietario irlandese
lutta pericolosamente con un paesano ora satollo e riottoso,
ora digiuno e disperato, il paesano inglese, sotto un med

simo regime di dogane e d'imposte, mangia pane di fru


mento, e il suo padrone riscuote un pingue affitto. La mi
seria in Inghilterra non nella classe degli agricultori, ma
in quella degli operaj; e delle cuse di ci abbiamo parlato
altrove, e parleremo pi di propsito in altra occasione.
In Irlanda i lavoranti che prstano le braccia a giornata,
appena trvano dove impiegare nell'intero anno trenta set
timane di lavoro, comprendndovi anche quello che danno
alle patate del loro conacre. Il salario della settimana rag
guaglia all'incirca tre franchi. Gli umini, che per tal modo

pssono contare su 90 franchi d'annuo lavoro, rano nel

100

pELL'AGRicULTURA

1837 pi d'un milione (1,170,000); e colle donne e i


figliuoli facvano poco meno di cinque milioni (4,770,000).
la pi compatta massa di miserbili che sasi mai veduta
al mondo; e v'ha di che far tripudiare quel nostro pen
satore, che ripone nella povert il progresso e la gloria e

la potenza delle nazioni (1).


Queste cifre bstano a chi abbia senno e imaginazione
per farsi un quadro preventivo della spaventvole e nauseosa
inopia in seno a cui quella popolazione si adatta inesplicabil
mente a vvere e moltiplicare. Unico cibo le patate, talora
esuberanti, talora scarse , o gi germogliate, o ancora im
mature, e per lo pi cotte nell'aqua senza sale. I meno

pezzenti, che pssono allevare qualche bestiame per pagare


l'affitto col butirro e colle carni, vi aggingono, e non sempre

nei giorni pi solenni, il condimento d'un po' di cagliata;


i pi, solo un pajo di volte l'anno, gstano un po' di lardo,
o un'aringa, e non conscono il sapor del pane. E se poi
mncano anche le patate, o son costretti a lasciarle sul cam

po, quando non soccorra la piet dei meno miserbili con


sorti, si rimpiono d'erbe, e sopratutto di snape selvaggia.
E nei monti, le popolazioni pi rudi tornrono talora all'u
sanza sctica di bollire il sangue cavato al bestiame vivo. Un'a

quavite che si trae dall'avena, e si chiama whiskey, il ri


storo universale che conforta lo squallore delle moltitdini

digiune. Per tutto vestimento si valut che un uomo


dei meno malestanti spenda all'incirca 55 franchi all'anno,
e la sua donna la met e anche meno; e vanno tutte scal

ze, in clima mido e terra fangosa ; e le meno pvere si


rcano le scarpe in mano per calzarle solo sulla porta
della chiesa; ma non v' un terzo dei contadini d'una pa
rochia che sia in arnese da lasciarsi vedere alla messa fe

stiva, e si prstano a vicenda i men cenciosi cenci, per


andarvi ciascuno alla sua domnica. E i fanciulli fino ai

dieci anni vanno nudi, come al tempo di Csare i loro


(1) V. Gli scritti di filosofia politica d'Antonio Rosmini.

lN

lRLANDA

101

progenitori. Qual abisso di differenza fra una popola


zione esclusa dalla possidenza, e i nostri montanari tanto
altieri e contenti di possedere un castagno o un piede di
vite, pegno prezioso che sostiene la loro decente povert
tanto al disopra di quell'abjezione!
L'inventario delle mobiglie di duecento famiglie che vnnero
esaminate, comprendeva rare volte una pntola di ferro, un
secchio, una cassa, un coltello, una forchetta, tre o quattro
taglieri di legno, e qualche sedia da tre piedi. La costru
zione d'una capanna, tutta nuova dalle fondamenta al tetto,
si valuta a 150 franchi. In una terra spoglia d'rbori frut
tiferi e selvaggi, e rade volte attraversata da siepi, queste
capanne racchidono in mbili, strumenti e bestiami tutto
quasi il capitale applicato all'agricultura.
La casa del paesano propriamente un tugurio d'argilla
cruda, oppure di pietre, non sempre riboccate, e solo al

di dentro; affondato alquanto sotterra, senza pavimento, e


con uno spazzo ineguale, mido anche a mezza estate, e

talora diguazzato. Talora si pianta sull'orlo d'una palude, o in


un fossato, ove non si paga l'affitto dell'area; vien talora edificato
furtivamente in una notte nebbiosa ; poich il padrone e il
fittuario non pssono cacciare gli intrusi, o abbttere il covile,
senza una sentenza del gidice e il ministerio della forza;
il che se avviene, il tugurio atterrato risurge tosto in altro
sito. Il tetto di paglia d'avena, rappezzato con frasche di

patata, senza finestre, senza camino, senza foco, o con un


foco di ftida torba o di legne rubate, il cui fumo si sfoga
per l'uscio, o contrasta colla pioggia ch'entra pei buchi del
tetto. Di sei famiglie se ne conta una che abbia un'intera
coperta di lana e stoppa; le altre o hanno una mezza co
perta, o si accovcciano la notte sotto i panni del giorno,
spesso midi, talora grondanti, sopra un letto di paglia vec
chia , nell'ngolo ove la tettoja men lcera, accanto al
porco, le figlie da capo e i garzoni da piedi; e non si nega
mai un ngolo al vagabondo ignoto, che cerca un asilo in
mezzo all'innocente figliuolanza.

In tanta miseria farebbe certo pi profonda compassione un

102

DELL'AGRtCULTURA

ppolo che invece di moltiplicare, perisse. Ma se codesti


sgraziati non rggono tutti alla fame, al freddo e alla febre,
quei molti che avnzano sono robusti, vivaci, cordiali, e perfino
allegri; e appena raggiunta la giovent si martano, cosicch
una ragazza di vent'anni e un givine di trenta sono segnati
a dito, come clibi inveterati. E i givani vanno a cercare un
affitto, e non bdano al prezzo; basta avere una capanna,
e la pntola, e la forchetta, e qualcun'altra delle dovizie so
pracitate, e un uomo non teme rifiuti, e dimanda la prima
fanciulla che incontra al mercato. E ci che mostra qual se
creta disperazione si celi in fondo a questa spensieratezza
si , che i givani che hanno qualche danaro, sono i pi
tardi ad ammogliarsi.
Con siffatta maniera di vita il giornaliero non pu mt
tere in serbo mai nulla; e se potesse farlo, ancora nel suo
disrdine domstico preferirebbe darsi qualche sollievo con
sumando tabacco e aquavite. Se i vecchj hanno figli am

mogliati, nell'assegnar successivamente agli sposi un rita


glio della terra, se ne risrbano una parte libera d'affitto,

che i figli o i vicini vngono a lavorare gratuitamente. Se


poi non hanno figli, e prvano ripugnanza a mendicare fra
i conoscenti, e non hanno forza o coraggio di trascinarsi fino
tra gl'ignoti, soccmbono presto alla fatica e all'inedia. Po
chi anni addietro la popolazione non era giunta a tali an
gustie, e i mendici non rano tanti, e ad una famiglia pa
reva ancora vergogna che il vecchio padre andasse accattone.
Ma ora mai sono pochi i figli che sostntino i genitori, per

ch le donne non vgliono trre ai bambini per dare ai


vecchj.
Agli infermi nessuno fa crdito, perch in caso di morte
non vi sarebbe chi pagasse; in una famiglia invasa da con
tagio i figli sani si apprtano dagli infetti solo col portar la
paglia del loro giaciglio nell'ngolo opposto, o col porvi in
luogo di paglia un mucchio di cannicci verdi; i febricitanti,
privi di medicine e d'ogni altro conforto, sono costretti a so
stentarsi di patate come i sani, se pure qualche vicino non
reca un po'di latte all'uscio del loro tugurio. Se la febre

lN

IRLANDA

105

coglie una famiglia di vagabondi, le persone caritatvoli l

zano loro una capanna sull'orlo della strada, purch i giacenti


mon siano spirati gi prima a nudo cielo. Mentre i dboli e
i vergognosi perscono, l'impudenza robusta e destra scorre

l'isola infelice, sfruttando le forze della carit, accattando pi


cibo che non sia la fame; talora recndosi a casa in tabacco

e aquavite le spoglie degli ingannati; e mettendo in pegno


la coperta che fu donata per carit, fra gli orrori del c
lera-morbo. La irreflessiva cordialit e alacrit del ppolo
irlandese lo rende corrivo ad aggravare la propria sventura

per soccrrere l'altri. In fondo agli nimi vivono sempre le


tradizioni di quei tempi quando le famiglie pastorali, sparse
in mezzo alle solitdini, avvano promiscuo diritto ai beni;
e quando la brbara legge del gavelkinde toglieva l'eredit

ai figli per ripartirla fra gli altri padri della trib, e ad ogni
morte di padre si vedvano le figliuolanze cacciate dalla ca
panna, e spogliate del paterno armento, andar mendicando.
Quando io dimando in nome di Dio, diceva un vecchio,

crederbbero di far peccato a darmi nulla; vedo bene che


molti avrbbero pi caro che li lasciassi in pace; pure non
mi hanno mai fatto mal viso. ll ppolo persuaso che
dando ci che ha, cio le sue patate, non ne diminuisce la
quantit, ma ne fa prstito a Dio. Ogni vagabondo che passi
all'ora del cibo, prende posto in famiglia quasi per suo di
ritto; e quelli che lo acclgono non sono sempre sicuri d'aver
che mangiare il d seguente. Molti che fanno larghezza nel
l'inverno, si vdono andar cerconi l'estate; e un d'essi di
ceva : se alcuno mi chiede in nome di Dio, non so

come negare; poich a me pure non fu mai negato. Non


avviene mai che si dimandi conto del mendicante, come fa
rebbe una carit men cieca. Quindi i ribaldi, che absano

dell'altrui bont, vanno di casale in casale spargendo ogni


maniera di mali esempi e di morbose infezioni, e gettando false
novelle, e seminando tumulti. Certe capanne sono visitate
in un sol giorno da ben trenta famiglie girvaghe; e tutti sono
talmente persuasi della miseria universale, che nessuno dice
una parola spiacvole a un importuno.

104

DELL'AGRICULTURA

In tutti i paesi purtroppo la povert ancora largamente


diffusa, ma la mendicit sempre un'eccezione; epper la p
blica providenza e la privata carit pssono metter riparo al
meno agli estremi mali. Ma dove ogni anno, tra la semina
gione e la messe, parecchi milioni di creature soggiciono a
quasi certa fame, ogni provedimento in tanto mare di cala
mit va sommerso, e ogni buon propsito vien meno per di
sperazione. Le masse erranti, che infestano il paese, concr
rono verso quei luoghi ove il racclto meno infelice e la
miseria minore, finch, come nelle inondazioni, sasi equili
brato il livello dell'universale sventura. Ma se dall'una parte

la popolazione tuttavia si moltiplica, e dall'altra la terra ab


bruciata e abusata sempre pi isterilisce, e la possidenza
minacciata di divenire a poco a poco una vana parola, nes
suna potenza umana pu impedire le pi orribili estremit.
Eppure lddo fece la terra d'Irlanda capace di dare il qu
druplo frutto, e certamente il triplo; e tutti questi gratiti
mali sono generati dalle vetuste instituzioni, dai perversi e
strani modi di possedere la terra e d'affittarla, e dall'abuso
che si fa delle pi sacre cose per alimentare una scellerata
discordia.

Per quanto s vasti cleoli di superficie coltivbili e di pos


sbili frutti possono valere, si crede che il produtto lordo
dell'Irlanda nell'anno 1837 potesse equivalere a 120 franchi
pertesta, o in tutto 940 milioni di franchi, che il discreto let

tore ci permetter di dire senz'altro, mille milioni. Se si po


tesse prescindere da tutte le tradizioni e dai pregiudizj inve
terati degli umini, e per pera d'incanto ordinare d'un
tratto la malfondata azienda di quella nazione, le forze della
natura non contrariata potrbbero coll'pera di quello stesso
nmero di braccia, e nello stato presente dell'arte agraria,
fruttificare forse tremila milioni di pi. Una plebe nuda
e affamata, e una possidenza che dorme colle armi sotto il ca
pezzale, gttano dunque ogni anno tremila milioni; e ps
sano la vita a contndere rabiosamente, e diremo a sbranare

fra loro un pasto vile e scarso, e un macilento bestiame.

IN

IRLANDA

(05

Quest'aggiunta al presente produtto dell'Irlanda un'im


presa materialmente possibile, avverata a proporzione di su
perficie in Olanda, in Belgio, in Lombarda, in Sassonia,
in altri territorj. Codesta abondanza condizionata a un
maggiore e costante lavoro, sussidiato da strumenti, da be
stiami, da edificj, da strade, da canali, e sopratutto da una
ragionata direzione dei lavori e degli avvicendamenti; tutti
beni che non pssono avverarsi se manca la necessaria fonte
del capitale.
Ma nell'inveterata avversione al trffico e all'industria e

alle arti tili e belle, n l'Irlanda potr mai fornirsi da


s il capitale, n facilmente trover stranieri che lo pr
tino l dove si grid tante volte, e si griderebbe tuttora
alla loro morte. ll secreto della rinovazione dell'Irlanda di

pende adunque in ultimo conto dall'opinione! Tuttoci che


pu scemare la fiducia del capitalista, tuttoci che gita gli
nimi e turba i lavori, il solo fatto di congregare su una
montagna trecentomila oziosi, una dannvole scossa a quella
terra dissestata.

ll produtto lordo fondiario si valuta in Inghilterra alla ra

gione del 18 per cento del capitale (1): o vogliam dire,


chi pplica col un centinajo di lire alla buona agricultura,
d spinta a produrre non solo quei valori che costitui
ranno l'interesse del suo capitale nella ragione del 3, del 4,
o del 5 per cento, ma tutte quelle derrate che serviranno
a mantenere le famiglie dei fittuarj, dei contadini, e degli
operaj e conduttieri che assistono all'azienda campestre. Per
loch sommata ogni cosa, sar uscita dal seno della terra una
massa di cose godvoli, il cui valore starebbe al capitale

impiegato, come 18 a 100. Se partiamo da questo dato, tro


viamo che per avverare in Irlanda il supposto aumento di
tremila milioni di produzione lorda, si richiederebbe l'ap
plicazione d'un miliardo per sdici anni successivi. Ma non sa
rebbe necessario che lo straniero sovvenisse tutto questo tesoro.
(1) Vedi Sull'economia nazionale di List, nel volume VI del Poli
tenico.

106

DELL'AGRicULTURA

Data la spinta con una certa somma, il lavoro degli agricultori,

reso continuo in tutto l'anno per mezzo d'una buona distri


buzione e rotazione, reso efficace per mezzo dei buoni stru
menti e processi, e consolidato sul terreno in costruzioni e

piantagioni e movimenti d'aque e di terre, diventerebbe


un capitale; e i capitali non si fanno altrimenti. Un r

pido incremento di frutti metterebbe tosto una differenza tra


la produzione e il consumo, e lascerebbe un avanzo. Il tra
passo degli agricultori superflui, dalla terra che inutilmente
impcciano, a nuove arti e al trffico di terra e di mare,

aprirebbe nuovo campo di proficuo lavoro, il cui frutto per


la libera vndita delle terre, e lo scioglimento dei fedecom
messi e delle manimorte tornerebbe sul suolo. Ma ci sup

pone una prima fiducia del capitalista, una tal quale tranquil
lit del paese, e una ragionevolezza nei pveri e nei ric
chi, che le inveterate fazioni, e l'indole nazionale, e pi
ancora i principj legislativi non lsciano sperare n prssime
n lontane.

Alcuni danno troppo importanza all'aggravio che ha il p


polo di mantenere colle sue contribuzioni il suo clero. Ma
il decoroso onorario di qualche migliajo di persone, pu
tutt'al pi ragguagliarsi a otto o dieci milioni; troppo te
nue somma, e in confronto ai mille milioni che il paese pro

duce, e ai tremila di pi che potrebbe produrre. Anche il


clero francese in ltimo conto alimentato dalle contribu

zioni. Ma mentre in Francia questo un atto di pblica


providenza, in Irlanda prende un aspetto di cui lo spirito
di parte abusa, e che solo l'intervento d'un principio legale
potrebbe dissipare.
Alcuni accsano di tutti i mali dell'Irlanda i vasti posse

dimenti che i conquistatori Normanni donrono alla chiesa,


e che colla corona stessa furono trasferiti alla chiesa angli
cana. Se vgliono dire che le grandi manimorte e il possesso

usufruttuario sono nocivi alla produzione, dicono cosa che


nessuno pu negare. Ma in ci poco influisce se chi lo gode
appartenga piuttosto all'uno che all'altro culto. Finch le con
dizioni d'affitto sieno le medsime, la terra sar sempre
naal coltivata, e il produtto sar sempre scarso.

IN

IRLANDA

107

Il voto dell'uomo savio sar sempre ehe il frutto di que


ste terre venga condizionato a qualche officio pi tile che
quello d'esercitare un culto che non ha dapertutto un proporzio
nato nmero di seguaci: e certamente se queste ricchezze fs
sero in mano al clero nazionale, i soccorsi sarbbero dove

maggiore il bisogno. Ma pare che qui si confonda troppo l'o


norario dei prelati coi fondi di pblica beneficenza: due cose
che nei nostri paesi sono assi distinte, e che dovrbbero
rimaner distinte anche altrove. N quelle prebende per quanto
seno pingui basterbbero a sostenere tutti i pveri, dove i
pveri si cntano a milioni. N sarebbe providenza legitti
mare e perpetuare con rndite stbili un'universale e sem
pre crescente mendicit.
Meglio adunque che una diretta distribuzione di carit per
mano dell'uno o dell'altro clero, gioverebbe ai pveri che
con pblico sussidio si deputssero mdici e chirurghi e di
spensieri ad assistere gli infermi derelitti; maestri d'industria
e d'agricultura ad ammaestrare quelle moltitdini nella nuova
arte di guadagnarsi il pane, e disvezzarle dalla turbulenta e
scida vita dei loro padri; gidici e carcerieri, che indipen
denti dalle fazioni, non si vlgano del sacro apparato della
giustizia per ferire il senso morale degli umini, e provo
care il delitto ; scrittori che prano gli occhi alle genti de

luse, concilindole a quel vivere decente e industrioso e


ingentilito dalle belle arti e dagli studj, che fa sensata e
prspera la famiglia, e flrida e bella la patria.

Un atto prvido si fu quello che rese invaribile il fu


turo valore delle dcime, in modo che non pssano pi crscere
insieme all'aumento della rndita territoriale. Si valtano a 14

milioni di franchi; ma una parte svanita per maneggio dei


possidenti anglicani, che ne caricrono il pagamento ai fit
tuarj catlici, sperando che questi o non potssero o non
volssero prestarlo; e per verit non poteva prndersi una
via pi feconda di turbulenze.

Ma le famiglie potenti tngono troppo ferma la mano sui


possessi del clero anglicano. E in sostanza questa una delle
due forme sotto cui possdono la terra. L'una di codeste

1 (08

DELL'AGRICULTURA

forme consiste nel possesso lico con sostituzione ereditaria,

l'altra nel possesso clericale con perpetua sostituzione elettiva;


ma questa pure si devolve quasi sempre agli eredi minori
delle medsime famiglie. Laonde il possesso che sembra eccle
sistico, si risolve per la maggior parte in una specie di
patronato domstico, condizionato a quel gnere d'appa
renti funzioni, che noi chiamiamo beneficio smplice. Non
fcile tgliere a codeste famiglie, per mezzo del loro stesso
voto parlamentario, un godimento che l'ineguale riparto delle
eredit rende necessario ai loro figli. Alcuni propngono di
vndere quelle terre liberamente, per disseminare quanto pi
si pu la possidenza, e per associarvi col tempo il mssimo
nmero d'abitanti; e vorrbbero dare in compenso ai pre
lati una rndita iscritta, che per l'enorme aumento della
produzione nazionale diverrebbe allo Stato un crico sem
pre pi leggiere. Il vantaggio vero sarebbe nel rimvere un
fatto odioso che irrita gli nimi; e il vero male dell'Irlanda
tutto nelle opinioni.
Possidenti e pigionanti in un punto solo s'intndono, ed
nel sommo bisogno di trarre dalla terra il mssimo frutto;
questo vuole il possidente quando pianta la croce sulle pa
tate, e caccia i figli del defunto coltivatore ; questo vuole il
coltivatore quando fa que' suoi sforzi insensati, e si sbraccia a
vangare e abbrustolare la terra. Ma perch, e il volere
del possidente, e le fatiche del villano, e l'ubert naturale
del suolo, pur sempre convergendo al medsimo fine, gin
gono solo alla ruina del signore, alla fame del lavorante,
allo squallore e all'ignominia del paese? Fra questi tre
elementi manca il mezzo trmine; manca una forma di con
tratto, ossa di possidenza, per la quale la mssima somma
di lavori, e la necessaria somma di capitali svlgano la ms
sima ubert del terreno. Manca quel principio legale che in
Lombardia, e nel Belgio, e in altri paesi pi popolati che
non l'Irlanda, sostitu le case alle capanne, le piantagioni alla
squallidezza, un ppolo laborioso a una plebe sfaccendata. Eb
bene, in tutto questo libro, e in tutte le trattative e discus

sioni che vi sono registrate, e in tutte le aggiunte fttevi da

lN

IRLANDA

(09

quelle buone persone dei compilatori, non si legge verbo di


questo. Le preconcepite e inveterate opinioni di quel paese,
anche in mezzo alla sua ruina, non lsciano vedere altro

modo di possidenza e di lavoro. E quelle desolanti ide della


communanza e della confisca stanno sempre fitte nelle menti,
e del ricco, che riguarda per ci la possidenza come un pri
vilegio, e del pvero, che sogna pur sempre una rivendica
zione, o vogliam dire una nuova confisca. Ma lo sventurato

non si ferma poi a dimandare a s medsimo a chi quella


rivendicazione e quella confisca frutterbbero, e come si po
trebbe dividere a tutti in brbara communanza una terra

insanguinata; se gi non fosse troppo assurdo e nefando lo


sperar di nuovo gli orrori del 1641, e l'eccidio d'un mi
lione e mezzo d'uomini vigilanti, e armati, e difesi dalla
pi potente nazione del mondo.
Fra le misure che propngono i commissarj vi la vn
dita delle terre inculte; e darbbero per parecchj anni
transitorio sfogo alla popolazione crescente; ma certamen
te non sopprimerbbero nelle terre coltivate quel fune
sto corso di cose, che foment quella poveraglia, e che altra ve
ne verrebbe fomentando senza trmine, sino a che non ne

sano rimosse le cagioni. Sfogata la poveraglia, i commissarj


intsero che i proprietarj potssero agglomerare le terre in
grandi poderi, diretti da facoltosi e culti affittuarj. Ma non
dissero poi, come codeste facoltose e culte famiglie potssero
uscir dimani da una popolazione lcera e ignorante, o come
potssero venire d'altro paese a stabilirsi in mezzo al fr
mito delle turbe concitate, e ai peregrinaggi dei trecentomila

che vanno a pscersi d'ardenti opinioni sul colle di Tara.


Infine essi dimandrono l'instituzione d'un magistrato, il
quale, con facolt di decretare e riscuoter tasse, e sequestrar
mbili e terre, e multare, e incarcerare, costringa immanti
nente colla forza a diseccar le paludi, a chidere i campi, a

demolir le capanne insalubri; e rdini a'suoi ingegneri di far


canali e strade e pere d'ogni sorta, e ne ripartisca la spesa

sui possidenti in ragione del vantaggio che da quelle pere


ciascuno potr ritrarre. Ma vedendo bene come la massa dei

4 10

DELL'AGRicULTURA

possidenti sia in gran parte angustiata e oberata, e tanto pi


angustiata e oberata in quei territorj dove sarbbero a farsi
pi grandi lavori, e dove appunto per il maggior disrdine
delle aziende maggiore la quantit de'vantaggi che un nuovo
rdine di cose dovrebbe sviluppare; e quindi disperando di po
terne ricavare il capitale necessario, si ristrngono a pro

porre una tassa che copra l'interesse del cinque per cento.
Evgliono che questa rndita si possa vndere a un qualunque
capitalista, ma che il magistrato rimanga sempre fra mezzo, ri
scuotendo la tassa del possidente, e pagando l'interesse al sov
ventore. Questa providenza si riduce adunque a mttere una

nuova imposta, la cui pronta e generale riscossione, anche non


tornando impossbile, accrsce scmpre il disrdine l dove
maggiore; e suppone che un capitale, appena toccata
la terra, ne svlga detto fatto una rndita di cinque per
cento nell'anno medsimo. N potrebbe tampoco il possidente
scontar il frutto dell'interesse sullo stesso capitale; dacch,
come si detto, il capitale rimane per la maggior parte nelle
mani del magistrato, che decreta e compie per forza le pere
tili al territorio. Si vuole che il magistrato gidichi infallibil
mente quanta parte precisa di vantaggio ne perviene a ciascun
podere. Ma potr dimandare alcuno, di qual rdine d'umini
si comporr codesta numerosa magistratura, che deve in un
sol tempo abbracciare tutti gli interessi dell'isola. Se sono
estranj al paese, come potranno avere cos sagace e fermo

sguardo da vedere quali pere sono a farsi, e in qual misura


precisamente givano a ciascuno? Se sono del paese, come
in mezzo a tanto furore di parti, potranno fare con equit
questo universale ragguaglio di pesi e di vantaggi?
Le altre providenze, come l'instituzione d'un cadastro, e di
casse di risparmio, e banche, e scuole communali d'agricul

tura e d'arti, sono egregie cose in ogni paese; ma insuffi


cienti ad arrestare cos vasto torrente di miseria e di confu

sione. Far maravigliare i lettori il rimedio che divisrono i due

buoni francesi, compilatori di questa raccolta; ed quello di


donare i beni inculti ai Benedettini,perch ne distribuiscano
poi il frutto ai pveri. Quanto all'emigrazione, che a prima

IN

IRLANDA

111

giunta pare il pi vasto e certo rimedio, ben si sa che porta


fuori di paese i pi robusti e intraprendenti; e accresce per
ci in quei che rimngono la proporzione della miseria e
dell'impotenza, e alla prdita delle pi robuste braccia ag
giunge le spese d'un lontano viaggio e d'un primo stabili
mento. E l'isola capace d'alimentare nell'abondanza e la
presente popolazione (100 per chilmetro) ed anche una mag
giore, purch la legge stabilisse un rdine di cose che allettasse
il pvero a consolidar nelle terre le sue fatiche e i suoi rispar
mj, e non a tormentarla ed esaurirla con una infeconda affe
zione e una impotente fatica; e purch l'opinione lo sollevasse
da una spensierata abjezione, e dissipasse colla dolcezza de
gli studj e delle arti quelle trgiche ide che gli fanno ri
guardare il possesso della ricchezza non come il frutto ltimo
d'un'accurata industria, ma come il premio d'una guerra
civile.

In Inghilterra i giornalieri irlandesi si fanno sempre pi


numerosi; e prstano utile servigio in tutti i pi grossi la
vori; e senza le loro braccia la Gran Bretagna non avrebbe
potuto cmpiere in pochi anni la prodigiosa sua rete di ca
nali e strade ferrate. Ma in onta ai buoni e certi salarj essi
consrvano le loro zingriche abitdini, vivendo accovac
ciati in gran nmero nei pi lridi abituri, i quali in al
cune citt si costruiscono a bella posta per loro; e anche in
mezzo al taciturno e riflessivo ppolo britnnico si mstrano
sempre cordiali, allegri e fedeli, ma pur sempre vagabondi, im
prvidi e negligenti. Le strade ferrate e le vaporiere marit
time hanno reso pi fcile all'Irlandese il portarsi all'estre
mit della Scozia e dell'Inghilterra, che non d'attraversare a
piedi l'isola verde.
Pare che la profonda spinta dei bisogni e delle attit
dini sia questa, che gli Irlandesi, spargndosi su tutte le
isole e colonie britnniche, tendano successivamente a costi

tuire la parte inferiore della plebe, s per l'infimo gnere del la


voro, s per il modo di vivere e di condursi;eviceversa le fami
glie scozzesi e gli artfici inglesi nel propagarsi sull'Irlanda tn
dono a formarvi i fittuari, trafficanti, navigatori, intraprenditori,

1 12

DELL'AGRICULTURA IN IRLANDA

e porvi insomma le fondamenta di quella classe media che


nel ppolo irlandese non si form mai. Forse tutte le na
zioni si sono incivilite a questo modo, sovraponndosi le
varie trib nel corso dei scoli, secondo le attitdini e le profes

sioni, a varj strati e livelli, come liquidi di diversa gravit. E


forse non possbile interrmpere altrimenti le ostinate tradi
zioni delle stirpi primitive e pure. Ma mentre negli altri

paesi l'unit della religione, avvicendando a poco a poco le


nozze fra le diverse stirpi, le venne unificando, le discordie

religiose conservrono nelle Isole Britnniche una pericolosa


separazione, il sospingere la quale ad una salutare e pacifica
fusione sarebbe un'ardua impresa, quando anche il legislatore
volesse rivlgervi ogni suo sforzo.
A questo doloroso quadro che dimostra come sotto la su
perficiale e improvisa civilt del settentrione si clino ancora

molte opinioni e abitdini della primitiva barbarie, noi vor


remmo che si potesse contraporre un quadro di quella ra
dicata e antica civilt che nel nostro paese si nasconde

sotto una superficie di torpore. a questo lavoro che noi


vorremmo far concrrere le fatiche dei pi giudiziosi fra i
nostri uomini di studio; e ci parrebbe non solo un monu
mento eretto alla nostra patria, ma inoltre un lume contribuito
alla scienza, e un tile esempio offerto all'umanit.

115

N()RIZIE
e----

Strada ferrata aeromotiva presso Dublino.


uesta novella prova dell'invenzione del signor Clegg,
fece sugli umini dell'arte una grande impressione; e alcuni
gi annnciano il prossimo abbandono delle locomotive, e
un'ra novella per le strade ferrate. Non ripeteremo la de
scrizione che gi da qualche anno abbiamo data di tutto
l'apparecchio (V. Politc. Vol. III, pag. 189); le modifica
zioni si ridcono a poca cosa; cio a questo, che i battenti,
o vlvule longitudinali, non si prono per mezzo d'un col
tello obliquo, ma di rocchetti girvoli; e che per richiderli
pi saldamente, il veicolo stesso vi trascina sopra una ruota
pesante.

Il vuoto si spinge con somma prontezza a 56 incirca; il


che suppone per ogni centimetro superficiale della faccia
dello stantuffo una pressione di 860 grammi; ma il con
voglio si move anche quando il vuoto sia giunto solo a met,
e la pressione sia di mezzo chilogrammo per centimetro.
La nuova pera un prolungamento della breve strada
ferrata che dalle mura di Dublino giunge al grande imbarco
di Kingstown. Segue la medsima direzione di mezzod, lungo

la marina, da Kingstown fino a Dlkey; la lunghezza d'un


miglio e mezzo (2777"); il primo tronco che ne forma
incirca la dcima parte (265) in mite discesa; il rima

nente in ascesa continua; la cui pendenza da 4,6 e 4,7


giunge fino a 10, anzi fino a 17,5 per mille; la medsima
libert prevale anche nelle curve, alcune delle quali sono

sul brevissimo raggio di 176 metri. Le velocit mssime che


e...

1 14

NOTI71

si ottnnero, sono in ragione di 50 miglia inglesi, e perfino


di 40 e di 47 all'ora; cio da chilmetri 48 a 64 e a 75; il

che per un'ora di viaggio poco meno della distanza ret


tilinea da Milano a Brescia (78 chil). ll crico vari da 56
tonne a 60. Nel ritorno il convoglio discese per effetto del
suo peso, in circa 5 minuti. Il signor Samuda, compagno

nell'pera al signor Clegg, propone di sospndere istantanea


mente la pressione, introducendo l'aria nel tubo, per mezzo

d'un orificio valvulato, che si praticherebbe nello stantuffo


medsimo.

Anche senza supporre che l'uso della pressione aerea debba


succdere cos universalmente a quello delle locomotive,
certo che rende possibile non solo il raggingere e riunire
colle strade ferrate tutti i nostri laghi, ma inoltre di risalire
dalla estremit dei laghi fin nell'interno delle sovraposte valli,

dacch un miglio di strada basta per salire uno scaglione


di 52 metri d'altezza.

Nota del signor F. Bianchi sulle bigattiere


del principe Vidoni.

Avendo il nostro collaboratore F. Spreafico, nel prece


dente volume, accennato la necessit che la proposta del prn
cipe Vidoni venisse comprovata con un esperimento in grande,
il signor F. Bianchi, chimico dell'ospitale di Cremona, ci di
resse una lttera, annunciando che la desiderata prova venne
con favorvole evento praticata nella bigattiera di Terra
mata, in modo di tgliere ogni incertezza su qualsivoglia
pi vasta applicazione. Il nuovo apparato limiterebbe solo
lo spazio, non la superficie, riducendo la distanza tra gra
ticcio e graticcio a decimetri 5,5 in luogo di 6, come aveva
consigliato Dndolo. E non vi sarebbe confronto tra
l'uniforme giacere dei bachisu tutto ilgraticcio a rete, nes
sun ngolo escluso, e l'informssimo guazzabuglio che nella

NOTIZIE

113

vecchia prtica si riscontra. ln luogo del lezzo infesto, e


- della fatica ingratissima nel cambio del letto, v' un'unifor
mit, un rdine, una facilit, come di manifattura in cui

nulla ommesso e tutto previsto. Nella stessa lt

tera si accenna un'altra proposta del medsimo principe Wi


doni, per rndere meno insalubre alle pvere contadine il
lavoro dei lini, sopprimendo i dannosi effluvj della macera

zione, e nello stesso tempo assicurando e aumentando il pro


dutto tile, con qualche miglioramento della sua qualit.

Prima societ carbonifera italiana.

La societ livornese di cui si tenne lungo discorso nel


precedente nostro nmero, avendo orami compiuta la rico
gnizione scientifica e amministrativa della miniera di Mon

tebmboli, stim maturo il tempo di stralciarla e costituirla

in separata societ annima, sotto il titolo di Prima Societ


Carbonifera Italiana, con sede in Livorno, e azioni 3200
da lire mille toscane, commisurate sulla preventiva rndita
del 10 per cento.
Prima di compartire la legale approvazione il Governo
Toscano fece visitare il luogo dal signor Teodoro Haupt, ca
pitano delle miniere in Sassonia, il quale valut la massa del
carbone a dieci milioni di metri cbici; e fatta la deduzione

di due quinti, stim il produtto regolare 6 milioni di metri

cbici, pari per lo meno a 6 milioni di tonne; poich il


peso specifico d'un metro cbico di quel carbone vera
mente 1,25, cio una tonna e un quarto.
La rndita probbile venne stabilita sul supposto che si
scvino annualmente 27 mila tonne. Nel qual caso, prima
d'espletare tutto lo strato si avrebbe, a giudizio del ca
pitano Haupt, il godimento di 223 anni. Dedutti i consumi e
cali, si valut il carbone alla tonna lire toscane 22. 10, a riva

1 16

NOTIZIE

di mare, e lire 50 in Livorno, ove il carbone di Newcastle


si vende a lire 40.

La sola amministrazione delle poste francesi nel Mediter


raneo dimanda annualmente una massa di 28 mila tonne
per le vaporiere civili; a ci si deve aggingere il consumo
delle vaporiere militari francesi ed inglesi, s pel servizio
delle flotte, s per le corrispondenze dell'India e dell'Al
geria, poi tutte le vaporiere italiane, greche, spagnuole,
egizie e turche, le strade ferrate, le miniere di ferro e di

rame, i molini, le raffinerie, vetrerie, saponerie, e altre ma


nifatture; cosicch, questa essendo finora la sola miniera di

vero carbon fossile, in tanta prossimit del Mediterraneo, non


si pu mai dubitare che manchi il collocamento delle suppo
ste 27 mila tonne.

Nelle spese di lavoro si valutrono alcuni bracci di ro

taja ferrata nell'interno delle gallerie, e una strada ferrata


dalla miniera al mare; il primo tronco della quale, fino ai
Forni di Cornia,si percorrerebbe con movimento spontaneo,
sotto una pendenza di 11 per mille; e il rimanente tronco
di 15 chilmetri, fino a Torre Mozza, di fronte all'isola
d'Elba, si percorrerebbe sotto varie pendenze, coll'pera delle
locomotive animate dal medsimo carbone.

Speriamo che il progresso degli studi geolgici sia per


chiamare in vita altre Societ carbonifere italiane.
E vorremmo che le citt italiane e le loro cmere di

commercio si occupssero di far riconscere i territorj che

le circndano, e raccgliere i materiali d'una carta geol


gica. Per quanti anni ancora, calpesteremo noi questa nostra
terra senza chinarci a vedere quali tesori ella tenga in serbo
per noi?

17

Nota alla precedente Memoria


intorno all'influenza della Chiana sull'Arno.
I trbidi influenti della Val di Chiana, che abbandonati a s stessi
l'avvano dapprima ridutta alla condizione d' insalubre palude, guidati
poi dall'arte, ginsero coi loro depsiti a convertirla in flride campa
gne. Ma approssimndosi al suo trmine l'pera delle colmate, essi
vanno divenendo spiti molesti, e la scienza avr ancora a superare non
poche difficolt, perch non si rinvino i tristi effetti dei medsimi a

danno dei compiuti bonificamenti.Qualunque sia il piano che si sceglier


per condurre nel modo pi diretto le loro aque all'Arno quando sia com
piuta l'pera delle colmate, dovranno per necessit affluirvi pi rapida
mente, e trasportarvi maggior copia di materie. Di somma importanza
per ci si l'argomento della precedente Memoria, in quanto che trttasi
di calmare i timori che potrbbero srgere sulle conseguenze di questa
innovazione nel regime dell'Arno, timori che, quantunque avvalorati dal
giudizio di dotti egregi, non avrbbero oggid, a mio avviso, bastvole
fondamento nell'osservazione dei fatti.

l'assunto dell'autore, che il livello del letto dell'Arno non si alte


rato in Firenze e ne'suoi contorni, a partire eziando da et remote,
quasi idntico a quello ch'io presi a sostenere nella Memoria Sul si
stema idrulico del Po (1), e nelle altre mie successive osservazioni su
questo fiume (2). E con vera sodisfazione vedo da lui seguto lo stesso
procedimento, quello cio di prndere per mdulo di confronto il livello
della Magra, anzich quello incertssimo del fondo del fiume. Se altre
tanto avssero fatto i dotti autori delle innumervoli scritture che si

publicrono sull'immissione del Reno in Po, si possederbbero oggid


copiosi dati utilissimi al progresso della scienza idrulica , mentre in
vero pochissimi sono quelli che si pssano raccgliere da quelle memo
rie che seno atti a prgere qualche lume anche sulla sola istoria del Po.
Parlando degli effetti del pi rpido afflusso delle aque della Chiana

sul letto dell'Arno, ammetto io pure poter da ci provenire, che le ma


() Milano 184o, presso Pirola, e nel T. III del Politcnico.
(2) Altre Osservazioni sul Po. Milano 1843, presso Pirola. E nel
T. VI del Politcnico.

18

NOTA SULLA CHIANA

terie di maggior grossezza bbiano ad avanzarsi nei tronchi inferiori.


Ma non ne verrebbe secondo me la conseguenza , che il fondo di que
sti dovesse per tal cusa rialzarsi. Perciocch aumentata la portata delle
aque in piena, e con essa la loro velocit, a pari grossezza delle ma
terie costituenti il fondo, dovr esso disporsi sotto una cadente minore.
Un fatto che in mio senso conferma questa induzione, sarebbe quello
che ho riferito nelle citate Memorie intorno all'inalterato livello della Ma

gra del Po, nel tronco compreso tra le foci del Mincio e del Panaro.
Osservava in esse come l' incremento annuo superficiale delle alluvioni
alla foce del Po in mare, dopo il Taglio Vneto, o sia dal principio del
secolo XVII fino ai nostri giorni, stia a quello ch'era avvenuto prima, nel
rapporto prssimo di 1 oo a 59. Osservava come di questo maggior tras
porto di materie dovesse accagionarsi in gran parte un pi perfetto ar
ginamento del fiume, e pi ancora la distruzione delle selve nelle re
gioni montane, la quale rese pi rpido l'afflusso delle piene, nel tempo
stesso che aument la copia delle trbide. Ma tutto ci si combina
colla nessuna alterazione del livello della Magra, e quindi del fondo siste
mtico del fiume, comprovata da fatti innegbili, mssime allo sbocco
del Mlincio. Ne inferiva dunque che la cusa di replezione, cio l'aumentata
massa dellc materie, doveva ssersi in certo modo equilibrata cogli effetti
della velocit delle aque, accresciuta in virt della maggior copia loro in
tempo di piena. E poich la grossezza di queste materie ha un imme
diato rapporto colla velocit stessa, ne consegue che nei tronchi inferiori
essc dovssero bens avanzarsi con comparativa maggior grossezza, senza
per alcuna sensibile alterazione nella p-ndenza, e quindi nel livello
del fondo.

L'autore dimostra come il rigonfiamento delle aque dell'Arno per effetto


d'un pi rpido afflusso della Chiana, debba rimaner moderato dall'accre
sciuta loro velocit, e come un tale effetto debba di mano in mano rndersi
ininore nei tronchi inferiori, dopo che l'Arno viene ingrossato da altri
tributarj. A quest'argomento un altro si pu aggingere, a mio avviso,
importantissimo, intorno al modo col quale le piene d'un influente si pro
pgano nel recipiente, punto che finora non mi pare svolto quanto basti in
alcuno dei trattati idrulici a me noti , quantunque fornisca la spiega
zione d'alcuno dei piu interessanti fenmeni della natura dei fiumi.

Gli effetti della piena d'un influente nel rialzare le aque del recipiente
vanno progressivamente scemando, mano mano che si discende nei tron

chi inferiori. Ci avviene perch una parte delle aque di codesta piena
rimane esaurita nell'empire il letto del recipiente medsimo. Questo vo
lume di aque addizionale, che chiameremo di riempimento, scaricn
dosi soltanto coll'abbassarsi del fiume, rimane cos sottratto al deflusso
della piena del tronco inferiore fino al suo colmo, e limita la sua in
fluenza nell'aumentare la durata di essa.

Avendo istituito un clcolo approssimativo sulla capacit dell'alveo del


Po da Casal Monferrato al mare, dallo stato ordinario a quello di piena
mssima, n'ebbi pel risultamento 1896 milioni di metri cbici. E per
effettuarne il riempimento si richiederebbe il deflusso della piena ms
sina per 1 o2 ore, o sia per giorni 4 1 14, ritenuto il delusso di me

NOTA

SULLA CIANA

1 10

tri cbici 515o per ogni minuto secondo (1). Tutto questo volume
d'aqua, per la ragione sopradetta , collo scaricarsi al declinar della
piena, ne accresce soltanto la durata, l'alveo del fiume facendo in certo

qual modo l'officio di lago per moderarne il deflusso. Con questa os


servazione si spiega come la portata del Po in somma piena sia pres
soch eguale, e allo sbocco del Ticino, e a Cremona, ed a Ponte Lago
scuro, non ostante il tributo che vi apprtano i suoi influenti inferiori; e
come la differenza consista piuttosto nella durata della piena per i
sngoli luoghi. Spigasi pure collo stesso principio come un torrente
dell'Apennino, qual il Taro, nel colmo d'un' escrescenza scrichi
al ponte dell'Emilia una massa d'aque pi che doppia di quella che
per termine mssimo esso scrichi alla sua foce in Po, e come avvenga
che la piena annuale del Nilo richieda l'intervallo di tre mesi per pro
pagarsi da Kartoum, nell'Alta Nubia, al Ciro, sopra una lunghezza di
soli due mila chilmetri, mentre la velocit delle aque dovrebbe percrrere
questo spazio in meno d'un mese.
Egualmente si pu dimostrare che l'alzamento dell' aque dell'Arno
pel pi rpido afflusso delle piene della Chiana, supposto pure di qual
che considerazione al punto di confluenza, dovr rndersi di gran lunga
minore a Firenze, non solo per le ragioni indicate dall'Autore della

precedente Memoria, ma per quella eziando che parte della piena viene
ad esaurirsi fino al suo colmo nel riempire il tronco interposto, lungo
in circa settanta chilmetri.

Codesta questione ha una stretta affinit con quella dell'immissione


del Reno in IPo, ma con notvole differenza nella misura degli effetti che

se ne pssono attndere. E difatti il Reno, nmassimamente nelle piene che

precdono quelle del Po, porta alla sua foce materie pi grosse di quelle
che costituiscono il letto di questo; mentre le ghiaje e sabbie della Chiana
non sono da confrontarsi pel loro volume colle grosse ghiaje traspor
tate dall'Arno superiore. Il punto d'immissione del Reno, ove si ope
rerebbe il mssimo suo effetto nel gonfiar le aque del Po , sarebbe

in quel tratto nel quale occrrono le pi alte e slide arginature, per


ch ivi si conilina la mssima elevazione e durata delle piene. Ma siccome

quelle della Chiana affluscono a distanza considervole da Firenze,


minimo viene qui ad essere il loro effetto per le esposte ragioni.
l Ferraresi, che con tanta insistenza respinsero dal loro territorio il

Reno, il quale dovette inalvearsi pressoch solitario, e pel progressivo


alzamento del suo letto, contenersi fra altissime arginature, reso pnsile
sulle circostanti campagne, sono orami ridutti ad invocarne l'immissione
in Po, a fine di sottrarsi ai disastri delle rotte che si rinvano quasl
ad ogni piena. Questo partito rasi per sempre consigliato dai pi di
stinti idraulici italiani, i quali dimostrrono come per tal modo si asse

(1) La stessa quantit si avrebbe per la piena mssima del 1859 a


Ponte Lagoscuro, giusta la scala dei deflussi del Po, che ho calcolata
partendo dalla misura diretta delle sue aque in quattro loro diversi stati,
del che si dar pi distinto ragguaglio in altro scritto.

120

NOTA

SULLA CHIANA

condssero le leggi di natura, che tndono piuttosto a riunire i fiumi


che a separarli.
Speriamo quindi che i Fiorentini, illuminati dai progressi della scien
za, non bbiano a rinnovare un'opposizione. la quale diciotto scoli ad
dietro poteva condonarsi ai padri loro; e che colla libera immissione
delle aque della Chiana nell'Arno, il bonificamento di questa valle, con
tanti sacrificj operato, sia tolto a quel precario stato in che tuttora si
trova.

Ing. EA Lomnaanni.

IL POLITECNICO
FASCICO L O XXXVIII.

MEMORIRE
--

Ultimi progressi della Geografia. Sunto letto


al Congresso scientifico di Lucca del settem
bre 1843 da J. Grberg de Hems.
a Labori faber ut desit, non fabro labor s
PHAEDRus.

Nel riferire di bel nuovo dinanzi alla vostra Sezione,


egregj signori e colleghi, gli incrementi che vnnero alla
geografia ed alla sua letteratura entro i ddici mesi finiti
collo spirato agosto, seguendo l'rdine adottato negli altri miei
quattro annui sunti, comincer coll'esporre gli acquisti fatti
dalla scienza nel suo dominio universale, per indi esporvi

partitamente quanto di nuovo ci offrsero le sette grandi


divisioni del globo terraqueo.
La primognita delle Societ geogrfiche, quella di Pa
rigi, prosegue a ragguagliarci, col suo Bollettino mensile,
delle cose pi importanti venute a sua cognizione, e discorse
nelle sue generali ed ordinarie tornate. Il suo gran premio
quest'anno coron le scoperte dell'inglese capitano Ross nella
regione antrtica.

La Societ di Londra public in parte il volume duod


cino del suo prezioso Giornale, che per ci duole di
VoL, vii.

1 22

ULTIMI

PROGRESSI

vedere men dovizioso di fatti cospicui che negli anni antece


denti. La gran medaglia d'oro, detta del Protettore o Pa
trono, venne aggiudicata al tenente ingegnere I. F. Symonds,

per le sue triangolazioni in gran parte della Palestina, e per


la differenza accuratamente determinata fra il livello del Me

diterraneo, e quello dei laghi Asfltide e Tiberiade. L'altra

medaglia detta del Fondatore, venne destinata a E.G. Eyre,


per le ardite esplorazioni nell'Australia, della quale immensa
isola, o piuttosto continente, egli giunse ad attraversare in
tutta la sua longitdine la parte meridionale.
Delle Societ di Berlino e Francoforte, per la difficolt
delle communicazioni letterarie fra quei paesi e la Toscana,
non mi venne fatto d'aver notizia, come neppure di quella
di Bombay. La quale non tralascia di operare, e pi farebbe
se pi facile trovasse il publicar col le sue Memorie, che
forse sar costretta mandare alle stampe di Londra. Ma da
quella di Rio Janiro nel Brasile mi pervnnero assai rego
lari le dispense della Revista trimensal de Historia e Geo
grafia, fino alla 14 (luglio, 1842); e come le prece
denti, contngono documenti di molta importanza.
Di Viaggi generali in pi d'una delle grandi divisioni del
globo, o intorno al medsimo, non molte cose si pssono que
st'anno riferire. Fra i primi accenner quelli che fece in
Africa, in Asia, nonch in Grecia e in altre regioni d'Europa,
Giuseppe Russegger, dal 1855 al 1841; dei quali la quarta
ed ltima parte usc a Stutgarda verso la fine del 1842,
con tre belle carte litografate a colori, e indicanti la cultura
del suolo, publicate dall'Istituto militare geogrfico di Vienna.
Il viaggio del barone James Taylor in Ispagna e Portogallo,
e in Africa da Tangeri a Tetuan, si va publicando a Pa
rigi, ove anche Stanislao Bellanger diede fuori i suoi Tre
anni di passeggiate in Europa e Asia.
Fra le circonnavigazioni si vanno publicando quelle della
fregata Artemisia, capitano Laplace, dall'anno 1857 (4 vo

lumi in 8), ed i viaggi scientifici fatti per rdine del go


verno francese dal defunto capitano Freycinet, dal signor

Duperr in oggi ammiraglio, dal capitano Vaillant colla

DELLA GEoGRAFA

123

corvetta la Bonita, e dal capitano Abel Dupetit Thouars,


dei quali tutti feci onorata menzione negli anni passati, e

che confido saranno fra non molto compiuti. Quello poi


al polo antrtico e nell'Ocenica, sulle corvette l'Astrolabio
e la Zelante, capitanata dall'infelice Dumont D'Urville, che
former 54 volumi grandi in 8, con atlante di 520
rami e 64 carte marine, procede in vero assi lenta
mente. Dei dieci volumi che dbbono contenere la relazione

del viaggio, quattro soli sono finora usciti, con 17 dispense


dell'Atlante pittoresco; ma il manoscritto della relazione com
piuto, per cura del signor Vincendon Dumoulin, amico n
timo e compagno dell'infelice navigatore. Altra relazione d'un
giro del mondo quella del capitano Sir Eduardo Belcher,

sulla nave Sulphur, dal 1857 al 1842 (Londra, due vo


lumi).
Non si hanno per ora altre notizie della spedizione britnnica
verso il polo antrtico, sotto gli rdini del capitano Ross. A 25
febrajo del 1842, era giunta al cospetto della gran chiostra
glaciale, a 78 10' di quella latitdine e 162 di long
tdine occidentale. E bench non avesse scoperto nuove
terre, le osservazioni magntiche erano condutte a buon tr
mine; la vera posizione del polo magntico era sempre
pi accertata. A 6 d'aprile la spedizione trovvasi nel Porto
Luigi dell'isola maggiore di Falkland, e proseguiva le osser
vazioni sull'ago magntico e sul pndolo ; e doveva verso la

fine d'agosto trasferirsi nel seno di San Martino presso il


capo Horn, e aspettarvi nuovi rdini per inoltrarsi nuova
mente verso il polo.

All'opposto, sulla spedizione americana del tenente Wilkes,


ripatriata alla met dell'anno scorso, venne letta dallo stesso
comandante nell'Istituto nazionale di Wshington, una no

tizia assi pregvole, la quale sta per essere fatta pblica,


sopra una scala maggiore di quella fin oggi adottata per

siffatte intraprese da qualunque sia nazione. Rimane sem


pre indecisa l'anteriorit dei Francesi o Inglesi o Ameri

cani nella scoperta del nuovo continente circompolare;


fuor di dubio che l'americano Wilkes riconobbe quel litorale

124

ULTIMI

PROGRESSI

per sessanta gradi di longitdine; ma vero altres, ch'egli


non pose piede a terra, e che i campioni geolgici che ne
rec, frono presi dalle rocce galleggianti sui ghiacci, laddove
il navigatore francese D'Urville ed il britanno Ross sono ve
ramente sbarcati, e staccrono dalle vive rupi i loro campioni.
Principal mrito del Francese d'essere stato il primo a
calcare con piede europo cotesto suolo antrtico; quello
dell'Americano, d'averlo riconosciuto nella mssima estensione

da oriente a occidente; e quello del Britanno, d'averlo esplo


rato nella direzione del polo, fino ad una latitdine prima
non raggiunta. Facciamo voti, che la nuova spedizione di
quest'ltimo, possa svelare alla intensa nostra curiosit altre
spiagge occultate finora dal perpetuo ghiaccio polare.
Il colonnello Lapie e suo figlio ci didero una nuova
edizione del loro Atlante universale di geografia antica e
moderna, il quale nella presente condizione della scienza non
lascia quasi nulla a desiderare. Altri pi o meno pregevoli
atlanti si publicrono in Francia, in Germania ed altrove,
mentre a Roma procede lentamente l'Atlante Universale di
piante delle principali citt, di Pietro Castellano. A Npoli,
Benedetto Marzolla, che due anni sono termin il suo

Atlante del Regno delle Due Sicilie in 22 mappe, public


quest'anno un Atlante geogrfico con notizie di geografia
fisica e poltica, impresso con molta nitidezza ed accura
tezza, contenente il Regno delle Due Sicilie, il mappa
mondo, e le sette grandi divisioni del globo, Europa,
Asia, Africa, Columbia, Amrica, Ocenica ed Antrtica. Ma

nessuna raccolta di carte finora comparsa potr far para


gone a quella che si sta preparando in Edimburgo di 51
tvole in foglio, a giorno delle migliori cognizioni geo
grfiche, se vuolsi argomentare dal manifesto e dai nomi
delle persone che si accingono a cooperarvi. Porter per
titolo: Atlante nazionale di Geografia istrica, commer
ciale e politica di A. K. Johnston, con tvole di geografia

fisica di Enrico Berghaus, e carta etnogrfica dell'Europa


del dottor Gustavo Kombst.

Poche volte i Dizionarj geogrfici fanno far progressi alla

DELLA GEOGRAFA

125

scienza, per la ragione che la pi parte si cpiano gli uni


gli altri senz'alcuna rettificazione. Uno dei migliori usc
nel 1842; ed quello del signor Bouillet, che in duemila
pgine tratta di geografia antica e moderna, comparativa,
fisica e politica, d'istoria, biografia universale e mitolo
gia. Altri dizionarj meramente geogrfici si dbbono ai
francesi Tardieu, Guibert, Ennery e Hirth, Lapie ed
altri. L'Inghilterra produsse in due volumi il dizionario
geogrfico, statistico, ed istrico di Mac-Culloch; la Ger
mania, parimente in due tomi, il dizionario geogrfico e stat
stico universale di Moehler. ln Italia rasi cominciata un'

pera simile dal fu G. C. Zanella di Roveredo; ma temo

sia sospesa per morte dell' autore. Finalmente si va ri

stampando a Torino dal Fontana il dizionario geogrfico


compendiato di G. B. Carta.
A Pesth in Ungheria si public una bella edizione te
desca in due volumi della Geografia universale d'Adriano
Balbi, riveduta sulle recenti edizioni francesi ed italiane da

Cannabich, Vogel e Wimmer. Ed appena uscito dai torchi


questo lavoro, lo stesso egregio autore poneva in luce, or
sono pochi mesi, a Parigi i suoi Elementi di Geografia
generale, o Descrizione compendiata della terra, volume
in 12, corredato di sette carte, senza alcun dubio il

miglior libro elementare che oggid si conosca, arricchito


con quanto di pi recente e di pi avverato l'incremento
della scienza possa offrire. Fra le molte ingegnose novit
quivi introdutte, non si pu non lodare la distribuzione delle
adunanze minori di aque sul globo in caspj (caspiennes),
laghi, e lagune ; ed io mi ascrivo a onore vedendo da un
tanto gegrafo ammessa la distinzione del Nuovo Continente
in due parti, Columbia e Amrica, da me, fin dal secondo
anno di questo scolo, proposta ne'miei Annali di Geografia
e Statistica.

F. C. Marmocchi pblica a Firenze il suo corso di Geo


grafia Universale, giunto quasi alla fine del suo quinto vo
lume; ed a Prato, i suoi interessanti Racconti de'Viaggi.

Fra le molte operette destinate all'insegnamento giovanile,

126

ULTIMI

PROGRESSI

accenner con lode la geografia descrittiva del nostro F. Cor


ridi, ed i principj elementari di Antoine, ritornati alle stampe
in Ferrara.

Per la Descrizione fisica del globo, si bbero Memorie

piuttosto di particolare, che non di generale importanza. Il


colonnello Sabine lesse alla Societ di Londra le sue dotte

Contribuzioni al magnetismo terrestre. Le osservazioni ma

gntiche di Sir Eduardo Belcher lo misero in grado di de


terminare 52 stazioni, oltre alle 29 gi da lui registrate. ln
maggio il capitano Ross aveva eretto alle isole di Falkland, una

spcola nell'antico forte costrutto da Bougainville, e vi pro


seguiva le osservazioni magntiche, notando quelle sul pn
dolo per ogni quarto d'ora.
A Edimburgo F. Stuart Traill diede una geografia f
sica con vignette, carte ed altre illustrazioni; e W. M. Hig

gins diede a Londra: La Terra e la sua condizione fisica,


con figure.
Il dotto Elia de Beaumont lesse alla Societ filomtica

di Parigi due Memorie intorno alla dottrina delle ghiacciaje, e


all'azione del foco centrale sulle medsime, conchiudendo che

l'influenza di quel calore pu strggere millimetri sei e


mezzo di ghiaccio per anno (0", 0065), e produrre una

proporzionata quantit d'aqua; intorno poi all'influenza del


freddo esterno sulla formazione delle ghiacciaje, conferm
quanto aveva gi per lo inanzi esposto.
De Charpentier va continuando i suoi studi sull'argo
mento gi maestrevolmente da lui discusso nell'pera sua sulle
ghiacciaje, e sul terreno errtico della valle del Rdano, ove
combatte l'opinione che l'aqua liquefatta durante il giorno,
ed introdutta nelle fessure capillari, vi si congeli durante la
notte. Di fatti la conducibilit del ghiaccio, finora non mi
surata, non pu ssere infinitamente pi grande di quella
delle rocce che costituiscono il terreno. E per conviene sup
porre, che nell'interno delle ghiacciaje vi sia, per cos dire, un
fndaco di freddo, che non pu provenire dalle variazioni
diurne della temperatura, ma dalle annuali, sole capaci di
produrlo.

DELLA GEoGRAFA

127

Frattanto possiamo portare ferma opinione, che la dottrina

delle ghiacciaje e dei massi errtici del signor Agassiz


nel suo complesso rimarr inconcussa, e che il loro moto
non , come pensava Saussure, l'effetto del peso e d'uno
scorrimento sovra un piano inclinato, ma d'un aumento di
volume, risultante dall'aqua infiltrata nelle fessure capillari, e
poi congelata. Quindi il movimento dei grandi massi di
pende dall'oscillare della temperatura esterna fra i gradi
di calore ora negativi ora positivi. Codesti movimenti non

ffrono uno sviluppo cos fcile come pens De Charpentier.


Le indgini fatte questi ultimi mesi nellc fessure trasversali,
che separano grandi masse, ffrono varie parti piane a fog
gia di tvole orizontali; alquanto pi in su presntano un
piano inclinato, finch prndono in ltimo una posizione
affatto orizontale, e nelle fessure longitudinali, verticali,
riunndosi talvolta in una sola per linee curve, disgin
gono fino a ignota profondit la massa del ghiaccio, a strati
la cui grossezza molte volte appena spera pochi centimetri.
Questi fenmeni, osservati da Studer nelle ghiacciaje del
Rdano, e da Forbes in quelle del Saass, dell'Aar e del

l'Aletsch, rndono difficile il supporre, che l'influenza atmo


sferica sia penetrata nella profondit delleghiacciaje fino alla
distanza di qualche centinajo di metri dalla loro superficie.
ll signor Studer, in due lttere scritte ai signori Leonhard
e Bronn, conchiude che l'estensione delle ghiacciaje, e la
disposizione dei massi errtici sano degli ltimi fenmeni
dell'et diluviale. Tra i fatti che confrmano questa opinione,

cita il polimento conservato dalla superficie delle rocce del


Jura, e l'intatta apparenza di quei terrapieni di rocce fran
tumate, i quali, ovunque sano esposti all'azione dell'aqua

corrente, ne prtano evidenti vestigia. La dispersione delle


masse si manifesta operata in tempo posteriore allo sca
vamento delle nostre valli, e forse dopo che queste valli

vnnero ingombre dai detriti delle rocce trascinate dai fiu


mi. Questi fatti acquistrono somma evidenza per le ind
gini fatte a Munzingen presso Berna. Fatto sta, che il solle
vamento, e sovvertimento radicale della corteccia del globo,

128

ULTIMI

PROGRESSI

e l'origine dei monti e dei fiumi, rislgono ad et se


parate per incalcolbili distanze dal tempo presente. E per
a ragione il signor Studer conchiude, che il connttere con
quei grandi fenmeni la dispersione dei massi, sarebbe lo
stesso che ricercare la cusa della rivoluzion francese nella

guerra dei Greci a Troja.


Fra le pere di Geografia comparativa, rammenter le ri
cerche di G. F. Grotefend sulla geografia e l'istoria dell'an
tica Italia, delle quali uscirono quest'anno la quinta e sesta
dispensa; e la Geografia antica della Barberia publicata a
Parigi, sulle traccie di Mannert, da Marcius e Duesbourg. Il
signor Sedillot stamp una Memoria sul sistema geogrfico
dei Greci e degli Arabi. A Magdeburgo, nel 1842 il signor
G. G. Ludde intraprese un giornale di geografia compara
tiva. E S. I. W. Hoffmann, ne intraprese a Lipsia un altro,
intitolato: La geografia antica e gli antichi gegrafi. Conti
nuano le pere peridiche di Berghaus, di Sommer, di Oesfeld,
di Wiedenmann, e gli Annali di meteorologia e magnetismo
terrestre, cominciati nel settembre passato da Lamont a Ber
lino. A Gota in fine si public da Perthes un ttimo Orbis
terrarum antiquus, in 16 tvole colorate, dietro Uckert,
Reichardt, Kruse, Wilhelmi ed altri, che mi si annuncia
meritvole d'attenzione.

I. E U R O P A.

Incominciando, come di diritto, dalla bella nostra ITALIA,

mi si ffrono due volumi annimi, publicati a Londra in


inglese, sotto il titolo: L'Italia settentrionale e l'Italia me
ridionale, con due carte. In Germania, il signor H. Abieh
public negli anni 1841 e 1842 a Brunsvic, i due primi
volumi delle sue sservazioni geolgiche sui fenmeni e i
terreni vulcnici della bassa Italia, con un Atlante in fo

glio; ma non so se l'pera sasi poi continuata. Il barone


De Hombres Firmas, d'Alais in Provenza, dett in forma di

lttere varj Ricordi di viaggi, nei quali espone notizie

DELAL GEoGRAFA

429

raccolte in occasione delle adunanze scientifiche di Firenze e


Pdova.

Ma se gli oltramontani stdiano con fervore le cose no


stre, i dotti nativi della penisola non rimngono inoperosi.
Mentre il mio valente amico conte Annibale Ranuzzi pre
para in Bologna un Annuario geogrfico, consacrato alla
diffusione ed all'incremento della scienza, la Corografia f
sica, istrica e statistica dell'Italia dell'egregio mio amico

dott. Attilio Zuccagni Orlandini, incominciata fin dal 1855;


trvasi alla 77 dispensa.
Il medsimo dotto gegrafo arricch la scienza d'una buona
Carta generale dell'Italia, in qundici fogli, nella propor
zione di 1 a 600,000, a corredo dell'anzidetta sua Coro

grafia. Se l'accuratezza della nomenclatura e delle nuove in


dicazioni, che per altro non ebbi campo di scrutinare per
sottile, corrispndono, come non dbito, al corretto disegno
lineare, all'ombreggiamento dei monti, alla graduata di
stribuzione delle lttere e dei segni, al finimento ntido ed
elegante dell'incisione, e alla bont della carta, questa mappa
non lascer invidiare i lavori geogrfici d'oltremonte e d'ol
tremare. Se le potrebbe solo apporre, che vi sieno indicati
solo i capoluoghi di distretto, e trasandati non solo impor
tanti villaggi, ma ben anche citt e borghi, che i viaggia
tori amerbbero di trovarvi.

E qui mi sia concesso richiamare all'attenzione vostra,


signori e colleghi ornatissimi, che l'autore di questa carta
fin da qundici anni addietro promosse in Toscana le scienze
geogrfiche, impresa da me tentata fin dall'anno 1802 colla
publicazione d'un giornale specialmente dedicato a questa
scienza, dal quale ebbi a desistere dopo il corso di otto men
sili dispense. Nella calcografia aperta in Firenze dal dottore
Zuccagni nel 1855, ad esclusivo servigio della sua Corogra
fa, si trvano i migliori incisori di mappe che abbia la
Toscana; e se l'amicizia che da tanti anni gli professo non
mi seduce, aggiunger che se qualche buon lavoro geogr
fieo si public in questi anni in Toscana, fu almeno in parte

eseguito in quello stabilimento, fondato gi da una societ

150

ULTIMI

PROGRESSI

che vi chiam da Milano i quattro valenti incisori Mina,


Pozzi, Angeli e Manzoni, coll'esempio dei quali si rese
esperto il fiorentino Stanghi, specialmente nel predisporre
i piani delle mappe, terminati poi dal Mina coll'ombreggio
dei monti. Per le lttere esprimenti i nomi dei luoghi e
dei fiumi, non passer sotto silenzio il valente incisore to
scano Castellini, che scrisse la bella mappa dell'Africa
Boreale del Segato, e quella di Marocco inserita nel mio
Specehio geogrfico e statistico di quell'Impero.
Nei ddici mesi ora trascorsi comprvero in quello stabi
limento, oltre ai 15 fogli della carta generale, una carta del
regno di Npoli nei tempi romani, una pianta della citt
di Roma, sei carte piccole d' altretante parti dello Stato
Pontificio, a tacer d'altre, inserite nelle pere di diversi
autori.

La direzione del censimento ha compiuto quanto restava a


farsi delle isole d'Elba e Pianosa. Si part dalla triangola
zione colla quale Inghirami aveva collegato quelle isole alla
terra ferma, per avere quel nmero di punti e di lati
che bastasse di norma e di riscontro alla misura dei terri

torj; dalle piante particellari, che frmano la base dell'ope


razione, si desnsero le mappe communali delle isole ; e da
queste, la nuova carta dell'Elba e della Pianosa.
Una commissione di officiali dello Stato Maggiore austraco,
istituito sovra una proposta del fu generale cav. Campana, gi
direttore dell'abolito Istituto topogrfico militare di Milano,
approvata pure dal Governo Pontificio e Toscano, percorse
in questi anni la Penisola centrale, ad oggetto di stabilirvi
una rete continua di tringoli, e fissare la posizione dei
punti principali, in accordo colla triangolazione del Regno
Lombardo-Vneto, dei Ducati di Parma e di Mdena, del

Piemonte e delle Due Sicilie; e per eseguire il rilievo del


terreno, e collegarlo colle carte gi incise di quegli Stati.
E trvasi in fatti ultimata la ricognizione dello Stato Pon
tificio, nella scala di 1 a 86,000, nella qual grandezza verr
publicata per litografia, formando continuazione alle carte del
Lombardo Vneto, di Parma e di Mdena, gi incise nella

DELLA GEogRAFA

151

stessa scala. Quella di Mdena, levata sulla scala di 1 a


28,800 dagli ingegneri militari Estensi, venne publicata
nel 1842, in fogli 7 112, con uno di complesso in 4
In breve il medsimo Istituto dar la carta di tutta la

penisola in 26 fogli circa, secondo il progetto, fin da molti


anni addietro meditato nell'Istituto topogrfico militare di
Milano, disciolto il quale i pi distinti officiali suoi vnnero
trasferiti presso l'Istituto di Vienna. Sar sulla scala di
1 a 288,000, come quella del Regno Lombardo Vneto
publicato in quattro fogli nel 1858.
A Firenze lo Stanghi ed il Pozzi stanno incidendo una
piccola carta che comprender Parma, Mdena, Lucca e la
Toscana, e altra minore contenente anco lo Stato Pontificio,

a corredo d'un'pera d'Eugenio Albri.


Sarebbe questo il luogo di dire alcuna cosa intorno allo
studio della geografia in questa bella parte dell'Italia. Ma
quando avr detto che nelle scuole pi annunciato a pa
role che non coltivato davvero, e che non vi sono scuole

speciali n pregvoli libri, tranne gli Elementi di Geografia


dell'Inghirami, ed i due libretti di geografia descrittiva del
Corridi, potr solamente aggingere che nell'istituzione gi
fondata dall'ingegnoso poeta Guadagnoli d'Arezzo, si fa pro
fittevol uso di tvole, nelle quali si scrgono in rilievo
monti, valli, fiumi e laghi; dalle quali si passa a studiare
partitamente ogni parte del mondo sopra carte mute, ove

appare solo la divisione pi generale delle parti del globo,


colle capitali, le catene dei monti, e i principali fiumi; e

ci per condurre a poco a poco il fanciullo alla geografia


positiva, senza tanti segni che gli confndano l'intelletto.
In quanto alla Toscana, il dizionario utilissimo di E. Repetti
procede valorosamente, e trovasi al volume quinto. Il ca

valiere Giulj di Siena sta per publicare a Montepulciano


una carta geolgica, lavoro che prima circoscritto all'isola
d' Elba, venne poi estendndosi a tutta la Toscana.
Per gli Stati Sardi usc a Londra un volume di Viaggi

nelle Alpi di Savoja, con osservazioni su le ghiacciaje, del


l'inglese dottor Forbes, libro pieno di fatti nuovi, con molta

152

ULTIM1 PROGRESSI

eleganza esposti. Si coltiva sempre il gran progetto di per


forare con galleria le Alpi, nella minore loro larghezza, presso
il Cenisio; e si lavora alla strada ferrata da Aiguebelle, lungo

l'Isera fino a Chambery, con un braccio sopra Champeillan.

grande l'aspettazione della carta di Sardegna del ge


nerale della Mrmora, e della carta geolgica della Li
guria del marchese Pareto. Procede con lentezza il diziona
rio geogrfico statistico degli Stati Sardi del Casalis, giunto
col volume undcimo a Nizza Marittima.

Intorno ai lavori topogrfici dello Stato Maggiore Sardo,


diretto dal generale Annibale Saluzzo, per la gran carta di
terraferma, nulla ho potuto sapere.
Nel Regno Lombardo-Vneto, il tenente Brenna continua

i suoi studj intorno ai laghi del delizioso Piano d'Erba, a


compimento della diligentissima sua Carta delle vicinanze di

Milano (1 a 25000), che rappresenta tutte le nuove costru


zioni, lo sviluppo immenso di quelle strade communali, la
strada ferrata di Monza, i dissodamenti c le variazioni del

l'agricultura da trent'anni in poi, cio dalla data a cui ri


slgono gli studi della Gran Carta del Regno Lombardo
Vneto. Si public in tedesco una descrizione di Milano e
suoi contorni di F. Gaberden.

Della piccola e veneranda Repblica di San Marino,

diede un buon quadro istrico statistico il capitano O. Brizi


aretino; e la Corografia Italiana del Zuccagni conterr una
carta communictagli da quel governo.
Mi gode l'nimo di poter dire quest'anno qualche cosa

di pi che nei passati, delle operazioni geodtiche nel Regno


delle Due Sicilie. E molte cose di pi avri potuto dire, se
prima ch'io lasciassi Firenze mi fosse sortito di ricvere le
communicazioni favoritemi dal signor generale Visconti, e
piene di particolarit, che pel loro volume avrbbero troppo
distesa la presente lettura, mentre il poco tempo e le molte
materie mi rsero impossibile di farne estratto.
La triangolazione proseguita presso l'Istituto Militare di
Vienna per la Gran Mlappa dell'Italia, spinta al parallelo di

Npoli; la porzione fra questa capitale e Fusano sull'Adritico,

DELLA GEoGRAFIA

155

compiuta. La porzione fra Npoli e l'isola di Ponza,


o sia l'estremit occidentale del parallelo, verr condutta a
fine in quest'anno. La triangolazione di terz'rdine fu nel
l'anno 1842 spinta lungo il litorale degli Abruzzi. La gran
carta del regno di Npoli, nella scala di 1 a 20,000, fu
continuata fra Sora, Gaeta e Venafro. La pianta topogrfica del
Faro di Messina (1 a 10,000), terminata, e gli adiacenti
lidi saranno scandagliati il corrente anno. Ddici fogli della

carta dei contorni di Npoli (1 a 25,000), sono incisi e


publicati, tre altri compiranno l'pera. Di quella del Regno
sulla scala di 80,000, si stanno incidendo quattro fogli; quello
della citt di Npoli finora il solo publicato.
Da tutto questo si vede che il vuoto geodtico fra l'Alta
Italia ed il Regno delle due Sicilie, sta per ssere com
piuto, e secondo mi scrive lo stesso generale Visconti, dietro
osservazioni fatte accuratamente con circoli ripetitori, inclu
dndovi anche la Toscana, per la quale la triangolazione del
P. Inghirami lasciava qualche piccola cosa a desiderare. Dal
medsimo Visconti frono communicate all'Istituto geogr

fico di Vienna le posizioni di tutti i punti geodtici, e

quanto bisognava perch le operazioni si collegssero a quelle


che l'egregio lngegnere Marieni, era incaricato di eseguire
sulla Toscana e su tutta l'estensione dello Stato Pontificio,

rifacendo, se fosse possibile, la triangolazione del Boscovich.


Queste operazioni del signor Marieni vnnero, a quel che mi
assicura il mio dotto amico general Vacani, terminate nel
d 14 agosto, sulla torre di S. Giovannino, in presenza di
lui e del P. Inghirami.
Si cominci la carta generale dell'intero Regno delle Due

Sicilie, nella scala di 1 a 640,000, riduzione di quella delle


originali operazioni sulla scala di 1 a 20,000.
Il Dizionario geogrfico istrico-civile del Regno delle
Due Sicilie di Raffaele Mastriani giunto alla dispen
sa XXVI.

In Francia il Depsito della Marina, termin la publica

zione delle carte maritime dei lidi occidentali e settentrionali


del Regno; ed il Piloto francese procede rapidamente verso

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1 54

ULTIMI

PROGRESSI

il suo fine, sotto la direzione del signor Beautemps Beaupr.


Il depsito maritimo di Madrid, che aveva dato fin dal 1841
una carta dei lidi occidentali della Francia, dalle Secche di
Fiandra alle Sabbie d'Olonne, diede nell'anno corrente lo

spazio dalle Sabbie d'Olonne alla punta di Raz, e dal fiume


Adour a Bajona.

Il Depsito Militare di Parigi prosegue la gran rete tri


gonomtrica per la nuova carta della Francia, e le operazioni
di primo rdine, sotto la direzione dell'illustre generale Pelet,
pari di Francia. Il nmero delle carte finite ascende in oggi
a 75; si attende il dipartimento della Senna in nove fogli,
(1 a 400,000).
Per la Spagna l'Itinerario del conte Delaborde, ed il Dizio
nario del Mignano, saranno per lunga stagione le quasi
niche pere da consultarsi. I Nuovi Annali dei Viaggi (Parigi,
maggio), contngono una bella Memoria del cavalier Adriano
Balbi su quella parte d'Europa; nella quale si riferiscono varie
congetture sulla sua popolazione del secondo scolo avanti
l'era nostra fino al 1854; dalle quali s'indurrebbe che quella
popolazione, la quale sotto i Romani noverava non meno di cin
quanta milioni, era ridutta nel 1715 a soli sette, e nel 1723
a 6,600,000, mentre poi secondo Mignano, e gli Annali
del Berghaus era gi salita nel 1854 a 12,286,941. Il
signor B. F. Guttenbach diede a Heilbronn la sua Pere
grinazione in Asturia, Aragona, Navarra, Biscaja, Catalogna,
Andalusia ed altre provincie.
Sulla valle di Andorre si bbero le ttime osservazioni

del signor L. De Parellas, escite in lingua spagnola dalle


stampe di Tolosa in Francia. E il signor T. Clifton pu

blic un volume di Peregrinazioni nei Pireni e nelle vi


cine provincie della Spagna.
Dal Portogallo, sento essersi pblicata una carta dell'Al
garvia, e che se ne sta terminando una del fiume Douro,

dal confine di Spagna al mare.


Delle Isole Britnniche avri potuto dire di molte cose,

ove pi per tempo fssemi pervenuto il discorso del pre


sidente della Societ geogrfica di Londra nella solenne

-------------------

DELLA GEoGRAFA

155

tornata del passato maggio. Dietro una rpida lettura, dir


solo che vi si prosguono gli studj martimi per rdine del
l'Ammiragliato, mssime per la Scozia e l'Irlanda. Il mio
buon amico il capitano Washington continua sulla vaporiera
il Blazer, gli scandagli del Mare Germnico ; e la carta da

lui pblicata nel 1842, contiene oltre centomila bracciature.


Gli altri suoi lavori frono: un piano del porto di Harwich
nella scala di 1 a 6000: la scoperta e dismina d'un nuovo
ingresso alla rada di Lowestoft, nella conta di Suffolk :
e la continuazione dell'anzidetta carta dell'Ocano Germnico
fra la costa di Norfolk e l'Olanda.

Le operazioni del comandante Frazer sulla costa d'Irlanda,


da Carlingford al promontorio di Wicklow, dbbono a que
st'ora esser publicate. Il comandante Wolfe, avendo compiuto
il misuramento del fiume Shannon, sta ora lavorando nelle
vicinanze di Cork.

L'officio idrogrfico dell'Ammiragliato, diretto dal Capitano


Beaufort, diede nell'anno ben 25 mappe. La carta officiale
(Ordnance map) dell'Inghilterra terminata, come quella del
l'Irlanda centrale; vnnero publicate le conte di Kilkenny,
Clare e Waterford, e compiute le piante municipali di Cork,
Limerick ed altre citt, nella scala di 1 a 1 056.

La Danimarca possede nel suo Regnante un promotore se

gnalato di questi studj; e sotto gli auspicj suoi, il Depsito della


Marina in Copenhagen, produsse otto nuove carte nutiche del
Mar del Norte, del Kattegatt, dell'Oresund, dei due Belti, del
Sund; ed il signor I. Hjorth, una egregia descrizione di quella
parte del Bltico che giace fra le isole di Bornholm e Got
land.

La bella carta della Danimarca del maggiore O. N. Olsen,


nella scala di 1 a 480,000, corredata con ragguagli geo
lgici e profili, ed eseguita con accuratezza senza pari. Un'al
tra in dieci fogli fu costrutta e litografata dal signor I. H.
Mausa, nella scala di 1 a 1 60,000. Lo Stato Maggiore, asso
citosi ai lavori trigonomtrici del prof. G. F. Schumacher e
della Societ delle Scienze, ne sta terminando un' altra in
scttanta fogli. Per l'Islanda, un nativo di quell'isola remota,

156

ULTIMI PROGRESSI

il signor Gunlksen, ne porse una bellissima in quattro fo


gli. Il viaggio in Islanda e Groenlanda, eseguito negli anni
1855 e 1856, dalla nave francese la Ricerca, diretta dal

signor Gaimard, viene alla luce in Parigi, in 27 volumi grandi


in 8, con 766 tvole in foglio.
Nella Svezia pare poca cura si conceda alla geografia, ben
ch vi ottenesse munifico appoggio la Commissione francese
del Norte, e si crdano fatica dello stesso Regnante i prospetti
statistici sulla condizione della Svezia nei venti anni del regno
di Carlo XIV, dettati in francese, e ripublicati quest' anno
a Strasburgo. La direzione dei piloti esib nel 1842 una
descrizione dei fari e fanali sui lidi della Svezia, da Haparanda
fino ai confini della Norvegia.
Alle carte martime della Norvegia due altre se ne ag
ginsero dal capitano Gustavo af Klint, figlio del defunto
ammiraglio; e comprndono il litorale tra Fredriksvrn e lo
stretto di Karm. La Gaea Norvegica del prof. Keilhau, in
trapresa sotto gli auspicj della Societ Norvega delle Scienze,
contiene gi nella sua prima parte una carta geolgica della
Norvegia. Il signor G. Milford diede a Edimburgo in inglese,
La Norvegia ed i Lapponi di Norvegia nel 1841; e la Bi
bliothque Universelle di Ginevra la riprodusse in francese, in
settembre 1842. Il prof. Hansteen espose le indgini ma
gntiche da lui fatte in un viaggio per la Danimarca e parte
della Bassa Germania.

La Germania, colle sue Societ geogrfiche di Berlino e


Francoforte, offerse alla scienza cos gran nmero di docu
menti, che non avendo campo a parlarne distesamente, mi

limiter a dire che per la Prussia, intanto che si desdera


sempre pi la publicazione della carta officiale, il signor
Engelhardt prepara una carta generale del regno in 24 fogli;
e si videro a Berlino due prime dispense di quattro fogli
l'una, delle carte provinciali, d'autore innominato.
In Olanda non mi si offre altra nuova produzione che
uno Specchio d'Utrecht e suoi contorni, del signor Van der

Munden; e il gran dizionario geogrfico dei Paesi Bassi, in


trapreso a Gorcum dal signor Van der-1a, sotto gli auspicj

DELLA GEOGRAFA

157

del governo, tocca i cinque volumi in 8 grande, e le let


tere LEY.

L'indefesso Van der Maelen continua nel Belgio il suo


grande atlante, e la nuova carta di quel regno, di 25 fo
gli (1, a 80,000), otto dei quali gi usciti. Il signor I. M.

Havard condusse un ottimo Dizionario topogrfico, istrico,


statistico, ecclesistico, amministrativo, giudiziario, e postale
dei comuni e casali del Belgio, colle carte delle IX pro
vincie, precedute da un saggio geogrfico. Al dotto signor
D'Omalius d'Halloy siamo debitori d'uno specchio elemen
tare di geografia, che nel primo libro esibisce un sommario

di geografia astronmica, orografia e idrografia, nel quale


con lieto nimo vedo adottato per la terza divisione del

l'Ocenica il nome d'Antrtica, da me gi dato a quelle


nuove terre circompolari.

Per la Svizzera, il sig. Th. Duvotenay mise alla luce


a Parigi una bella carta fisica, amministrativa e stradale

(1 a 450,000), che per la sua limitata scala riescir d'uso


pi generale che non quella del colonnello Dufour.
la gran carta del regno di Wrtemberga inoltrata; e la
Baviera ultim la sua in 97 fogli, intrapresa fin dal 1818.
Il signor Montoux pass nel 1842 in Carlsruhe ad una se
conda edizione della sua carta del Granducato di Baden in

4 fogli mssimi.

In Boemia e Ungheria si spingono le ricognizioni per


formar le mappe nella stessa proporzione di quelle gi pu
blicate dell'Alta e Bassa Austria, di Salisburgo, del Tirolo e
dell'Illiria.

L'amministrazione censuaria conduce la triangolazione del

regno di Galizia. Quest'anno sembra potersi cmpiere anche


quella della Transilvania. Si lavora all'incisione delle carte
della Moravia e Slesia; le speciali di 1 a 144,000, e la ge
nerale di 1 a 288,000.

I contorni di Vienna (1 a 14,400), sono litografati a co


lori indicanti le varie culture del suolo.

Il signor Reyemholt diede a Neiss un Viaggio nei Carpazj


centrali con una carta; ed il signor Geinitz a Dresda una
V oL, vii.

58

DELLA GEoGRAFIA

descrizione generale dei monti sssoni-boemi con tvole e


vignette.

In Russia si aspetta la carta del golfo di Finlanda (1 a


14,400). Le stesse operazioni sono intraprese sul Caspio, e
si avr la misura dell'abbassamento nel livello successivo di

geolgica della Russia eu


ropa del signor Helmersen. Ma tranne il viaggio del signor I.
due mari. Abbiamo anche la carta

G. Kohl nella Russia Meridionale, publicato a Dresda e Lipsia

nel 1841 (trevolumi in 8), posso additar solo l'annuario


magntico e meteorolgico degli ingegneri russi delle miniere,
dettato dal signor A. T. Kupffer. Lo Spettatore militare fran

cese inser sulla statistica militare della Russia importanti


scritti del capitano d'artigliera Chaillot.
Percorse tutte le contrade fra il Caspio ed il Danubio, il sig.
Hommaire de Hell, ispettor delle miniere, vi fece grandi
indgini geolgiche, e le viene esponendo in un'pera su le

Steppe del Caspio, il Cucaso, la Crima e la Russia me


ridionale.

Dobbiamo al signor S. Bellanger un prospetto generale


della Valacha, inserito nei Nuovi Annali dei Viaggi.
Il colonnello Lapie, che nell'anno scorso corred il viag
gio geolgico del sig. Visquenet, con una carta geolgica
dell'Alta Albania, e di parte della Serbia, lavora una carta
dell'Alta Macedonia, e dell'Epiro (1 a 80,000). Una notizia
geogrfica dell'Albana, estratta da un manoscritto del colon
nello conte C. Karaczay, inserita nel volume 12. della

Societ geogrfica di Londra, cosa del tutto nuova e per


fetta per la cognizione di quella poco nota provincia, ms
sime per la bella carta che l'accompagna.
Intorno alla Grecia, citer il Giornale d'una corsa in Gre

cia e nelle Isole Jonie del signor Mure de Calduvell, molto

lodata nella Rivista d'Edimburgo. Un altro inglese,il signor


F. Strong, cnsole di Baviera e d'Annover in Atene, diede

in Londra: La Grecia considerata come Regno; pera det


tata sovra documenti officiali. In fine il signor Brandis
stamp a Lipsia tre volumi d'una Relazione della Grecia.
Il sguito ad altro nmero.

Alcune notizie intorno all'agricultura

e allo stato degli agricultori nella Brianza.

La

Brianza comprende gli ameni colli che s'inlzano a

settentrione di Monza, e che alternndosi con valli e pianure


sparse di ridenti laghetti, vanno ad appoggiarsi agli scoscesi
monti che dividono i due rami del Lario. A levante la

chiude l'Adda, ora trattenuta in successivi bacini, ora velocis


sima; a ponente ha incerti confini, segnati sopra Monza dal
corso del Lambro, e pi inanzi da quello piuttosto del tor
rente Sveso. Animata da ppolo numeroso e industre, e da
belle strade communali, che di casale in casale si dirmano

fino a grandi altezze, e aggiungendo alla feracit molte deli


zie di natura e d'arte, in modo di potersi dire una delle
pi belle contrade d'Europa, doveva essa per la sua vicinanza
a Milano venir frequentata da quelle famiglie che avvano
agio di trsi alle abitdini indolenti d'una citt posta in poco
amena situazione, per respirare l'ere vivace dei monti.
Quindi in ogni sua terricciuola si conta sin da lontani tempi

qualche villa signorile, e spesso pi d'una, intorno a cui le


famiglie sono inclinate ad acquistare e conservare pi o men

ampj poderi. Perci, in confronto a tutte le altre parti mon


tuose della Lombarda, mnima in Brianza la superficie posse
duta dai contadini, ed mssima quella che appartiene alla
classe pi ricca. La qual cosa ha reso i modi di quei pae
sani notabilmente pi officiosi che non si vdano presso le
altre popolazioni della Lombarda.
Ci non vuol tuttavia dire che la possidenza non vi sia
sommamente divisa, poich i poderi dei cittadini pi facol

tosi rare volte oltrepssano le mille prtiche (1), e vi sono


in ogni parte numerosi poderetti che spesse volte non gin
(1) Prtiche nuove o mtriche, da mille metri quadri, ed equivalenti
a milanesi 1 1 p2, ossa ad un decaro; il decaro la dcima parte d'un
ettaro o tornatura.

40

DELL'AGRICULTURA

gono alle dieci. Questa minuta ripartizione dei beni viene


attestata dal nmero grande delle iscrizioni censuarie in con

fronto alla superficie e alla popolazione. Si noti per che i


nomi delle persone pi facoltose si trvano spesse volte ri
petuti in diversi communi; e quindi il nmero delle ditte
riesce alquanto maggiore di quello delle persone possidenti.
Nei quattro distretti d'Erba, Oggionno, Missalia e Bri
vio, i quali comprndono la maggior parte della Brianza, il
nmero delle ditte, in rapporto di superficie e popolazione,

come appare nel quadro seguente, che si riferisce al


l'anno 1837.

Nmero delle

Distretti.
Erba

Oggionno
Missalia
Brivio

Superf. Popolazione Una ditta

Una ditta

1837. inpert. m. nel 1857. per prtiche per nime


1829
2837

74,47o

17,999

4o circa

no1,37o

IO2 I

7o,47o

2 1,583
16, 155

35
7o

1695

7o, ooo

16,578

41

1 o circa
7
16
9

Qui si vede che il distretto d'Oggionno, il quale si stende


intorno a Monte Baro e sul Sangenesio, e ha minor
frequenza di villeggiature, quello dove il mssimo n
mero degli abitanti partcipa alla possidenza. La divisione
dei beni maggiore dove le terre essendo meno produttive,
e il paese pi alpestre e appartato, gli estranj concrrono

meno a soggiornarvi e investir capitali; e viceversa minore


la divisione nei paesi pi aperti e frtili, e pi vicini alla
citt.

Senza invilupparci in oscure indgini sulle vicende cui sog


giacque fra noi nel corso dei scoli la propriet fondiaria,
noteremo che il riparto dei beni in Brianza un fatto an
tico, o almeno di molto anteriore agli ltimi rivolgimenti,
che introdssero un medsimo stato di cose in Francia. Le

tvole censuarie del 1760 dimstrano fin da quel tempo


divisa la Brianza fra moltissimi proprietarj, quantunque una

parte della superficie fosse a quei tempi occupata ancora


dai beni communali e claustrali.

141

lN BRIANZA

Distretti.

Nmero delle Ditte di pi Beni claustrali Beni commun.


ditte nel 176o. nel 1857.
nel 176o.
nel 176o.

Oggionno . 2o9o

747

Mlissalia

97 i

pert. 191 o

pert. 22 1oo
51o
Beni clgust. e com. uniti.

Erba
Brivio

r5o
146

5po
33o

131o
732o

549o

La vndita dei beni claustrali e communali accrebbe di

poi grandemente il nmero delle famiglie proprietarie; e


tuttavia va crescendo per influenza del commercio e del

l'industria, che sollvano dalla povert un nmero sempre


maggiore di persone. E infatti nella breve distanza dal 1830

al 1845 il nmero delle ditte cresciuto nella seguente


proporzione :

Numero delle ditte possidenti


nel 185o
nel 1845
Oggionno

Aumento in 15 anni.

264o
994

295o

31o

Missalia

1 137

Erba
Brivio

i 662
16 io

1896
1787

145
254
177

In generale i latifondi tndono piuttosto a dividersi che


a dilatarsi, e le piccole propriet si vanno moltiplicando, s
pel bisogno naturale ai cittadini di procurarsi il ristoro d'una

villa, s pel sommo desiderio dei trafficanti campagnoli di salire


agli onori della possidenza, che nelle loro ristrette ide sembra
qualche cosa ancora al di sopra della ricchezza. La concor
renza nell'acquisto dei fondi di minor estensione ne accrebbe
il prezzo fino a 400 e 600 e anche pi franchi alla pr

tica (met.); e l'impiego del denaro si ridusse anche al di


sotto del tre per cento; o piuttosto non fu considerato nei
clcoli del compratore, desideroso d'aver la terra pi per s
medsima che non per l'annesso profitto.

A questa favorita contrattazione il solo contadino non


prende parte, non potendo egli mai co' guadagni o risparmi
dell'arte sua aspirare all'acquisto di quella terra che feconda

142

DELL'AGRICULTURA

col sudore della sua fronte; e se talvolta giunge a tanto, lo


col favore di qualche trffico che associa e interpone al
l'agricultura. Perci in Brianza i contadini che lavrano terra
propria sono pochi; e sono quasi sempre nei luoghi pi

montuosi e men frtili. I proprietarj vivono in citt, o nei


borghi pi commercianti, e non si prtano in sito se non
per villeggiare o per invigilare e far conti.
I contadini risidono stabilmente in luogo, e vivono in
famiglie per lo pi numerose, e senza mescolanza di lavo
ranti estranei. Si dividono in due classi, pigionanti e mas
sari, che rappresntano due gradi di coltivazione, l'uno
alquanto pi in grande dell'altro. Le famiglie pigionanti per
lo pi cntano due o tre persone atte al lavoro, o una sola
coppia nuziale; e per mancanza di bestie, fanno quasi tutto
il lavoro a braccia.

Le famiglie dei massari frmano tra loro un gruppo di


tre o quattro coppie nuziali, sono proviste d'aratro e di
buoi, e fanno pi largo e fcile lavoro. In siffatta famiglia si
distingue sempre: il reggitore, che la rappresenta, tiene la
cassa, conserva i civanzi parziali di tutti i membri della fa
miglia, e provede ai bisogni: la massara, che rgola la casa,
e distribuisce il vitto: e il bifolco, che ha cura particolare
de'buoi, e li guida nelle diverse operazioni. Per l'addietro,
essendo minori nei membri delle famiglie le occasioni di
guadagno avventizio, era maggiore la sudditanza verso il
capo; le famiglie vivvano in nmero patriarcale, e ad un sol
focolare si assegnava maggior superficie di terreno. Ma le nuove
strade, e il trffico reso pi fcile, promssero nelle famiglie

quelle divisioni, alle quali tndono naturalmente per vanit


di comando le donne; e i proprietarj, quantunque le di
visioni rndano pi dispendiosa l'agricultura, la favoriscono,
avendo osservato che l'rdine e il risparmio in casa mag

giore, e il lavoro in campagna pi diligente, quanto pi


stretto il vincolo di famiglia, e pi poche son le persone. Ma
il bisogno degli animali di lavoro e dei carreggi, e la lon
tananza dei diversi appezzamenti di terra rndono prefer
bili in molti casi i massari, i quali, quando bbiano un buon

lN BRIANZA

143

capo, vivono sempre pi agiati dei pigionanti; e in caso d'in


fermit non sono ridutti come questi a mancare delle ne
cessarie braccia.

Per la natura del suolo ineguale e interrotto, e per il


gran nmero delle piantagioni, che richidono cure minute

e assidue e prestate da mano amica, la cultura in grande


non pu convenire alla Brianza, e non vi s'introdusse mai.

Ogni famiglia tiene dal proprietario la casa che bita uno


spazio di terra d'un'estensione proporzionata al nmero degli
individui che la compngono. Un podere affidato al pigio
nante, suol limitarsi a venti o trenta prtiche (m.), ma una
masseria giunge alle cinquanta, alle ottanta ed anche pi.
Tutte le cure delle coltivazioni sono affidate alla sola fa

miglia colnica, la quale dispone liberamente del suo tempo


e del suo lavoro, non altrimenti che se coltivasse terre pro
prie. Questa libert lasciata al contadino, e la fiducia

riposta nella sua solerzia ed intelligenza, srvono non poco


a rndergli caro il lavoro, e affezionarlo sempre pi alla sua
terra, che consdera come cosa propria. La sola ingerenza
che si riserva il proprietario, quella d'invigilare, e tenersi
in misura di mttere pronto riparo ai danni, che per av
ventura i cattivi diporti del contadino potssero cagionargli.
Le famiglie ntrano nel podere loro assegnato, a S. Mar
tino, ossa l'11 novembre; ma quandanche non prndano
pieno possesso della casa e del podere, il nuovo colono in
comincia i suoi lavori prima, ed ha diritto di raccgliere
alcuni produtti della coltivazione antecedente. Le paglie di
tutti i cereali, l'ltimo taglio dei prati, e gli strami tutti
spttano al nuovo colono, come scorta del fondo, necessaria
a conservarne la fertilit ; gli appartiene pure la potatura
estiva dei gelsi; e ha diritto di dar principio quando crede
a' suoi lavori in tutti quei campi, ove non sano pendenti
i ricolti che spttano al contadino licenziato.
I patti che lgano il coltivatore al proprietario, non sono
-

in tutta la Brianza gli stessi; vriano coi luoghi, ed anche in


un luogo medsimo, ma si pssono ridurre a tre specie; e
sono, il fitto a denaro, la mezzadria, ed il fitto a grano.

144

DELL'AGRICULTURA

Il fitto a denaro vien preferito da quelli che mano ri


cavare dai loro fondi una rndita nitida, fissa e libera da ogni
cura. Il coltivatore si bliga a pagare al proprietario annual
mente e a data fissa una somma di denaro, rimanendo pa
drone di tutti i produtti che la sua industria sa ricavare dal
fondo, alla sola condizione di migliorarne e non deterio
rarne lo stato, e sopratutto le piantagioni.

Per assicurare in ogni evento l'interesse del proprietario,


l'affittajolo presta cauzione, o mediante ipoteca sopra altro
fondo suo proprio, o di qualche mallevadore, o mediante an

ticipazione d'una somma, e per lo pi d'un'annata di fitto.


Per la stessa cusa, vien fatta al principio della locazione una
regolare consegna dello stato del fondo, e s'ingingono nella
scrittura d'affitto quelle prescrizioni che smbrino assicurare

una buona cultura. Alla fine poi della locazione, e nella ri


consegna del fondo, se ne rileva nuovamente lo stato; e
dal bilancio della consegna colla riconsegna si rileva il de
terioramento o miglioramento avvenuto durante l'affitto. Nel
primo caso l'affittuario tenuto a rifnderne i danni; nel
secondo il proprietario stesso fa quel compenso delle mi
gliore che si suol convenire nelle scritture d'affitto, per
meglio interessare l'affittuario al miglior governo del podere.
Ma questa maniera di locazione, commune nella bassa pia
nura, assai rara in Brianza, perch la lunga prova ha
mostrato, che nei paesi in cui vige il principio colnico,
soggetta a gravi incagli. La tendenza, che ha naturalmente
il fittuario a gravitare sul colono, e la diffidenza naturale
di questo, che non si sente cos durevolmente legato a
quello come al proprietario, danno luogo a frequenti disr

dini e mali, che nocendo prima ad entrambi, invlgono


poi nel commun danno anche il proprietario. Quindi le
vaste affittanze non sgliono aver luogo se non nei pos
sessi dei corpi morali, i quali ffrono per tal modo la
stranezza che il contadino, il quale lavora appunto le
terre destinate coi loro frutti ad alleviare la pblica miseria,
ridutto alla pi misera condizione.
La locazione a denaro nella Brianza dunque limitata ai

IN BRIANZA

145

piccoli poderi, i quali si affittano agli stessi contadini che li


lavrano ; e siccome pochi di loro presntano le condizioni
volute a sicurezza dei proprietarj, questo contratto non
frequente.
La durata di questi affitti si di 9 anni, qualche volta di 12,
rare volte di 15 e 18, la quale maggior durata gioverebbe inte
ressando il fittajuolo ad ogni sorta di migliorie; ma il pro
prietario non inclina ai lunghi affitti, o per certa diffidenza che
gli lascia sempre l'angusta fortuna del fittajolo, o per la
lusinga di trapassare ad altro pi lucroso affitto.
-

Il prezzo di queste locazioni suol variare dai 14 ai 26


franchi la prtica (mtrica), a seconda che i poderi sono pi
o meno copiosi di gelsi, la cui foglia forma il produtto prin

cipale del paese. V'hanno pure esempj di poderi affittati a


50 franchi e pi; ma questi prezzi, anzich sull'equit,
sono pi spesso fondati sulle illusioni del pvero contadino,
che smanioso di trovar casa e terra, si assoggetta a patti
troppo gravosi, fondando i suoi clcoli solamente sulle an

nate prspere, ed esponndosi a prdere il frutto delle


sue fatiche, ed i risparmj degli anni passati. N l'vido e
imprvido locatore ha sempre luogo a godere dell'altri
ruina, ma si vede costretto talora a troncare a mezzo l'affitto,
per evitare lo strazio de' suoi interessi.

E ci avviene perch la sicurt, slita a darsi da questi


fittajoli, non tale che valga ad assicurare d'ogni pericolo

il proprietario; e consiste nel pagamento anticipato del fitto


d'un anno, e talora di sola mezza annata, che viene poi a
scontarsi alla fine della locazione, nonch nella riserva di far
caducare il fittajolo, qualora non si tenga fedele ai patti.
Quindi la miglior cauzione di questi contratti si quella che
naturalmente ffrono le qualit personali del fittajolo, e l'e

quit delle condizioni imposte, le quali gli permttano di


sodisfare agli impegni. Se il fittajolo non onesto e

bile coltivatore, poco vlgono a tutelare l'interesse del


proprietario le convenzioni. Il contadino, per natura diffi
dente, tiene poco conto dei compensi che gli pssono tor
nare in fine di locazione; e sempre pi intento a godersi il

14(6

DELL'AGRICULTURA

presente che l'incerto avvenire, sacrifica facilmente la prospe


rit futura delle piantagioni, le quali costituscono quasi sem
pre il principale produtto del podcre; si d pochissima cura
di quelle operazioni che frttano solo dopo il lasso di molti
anni; e verso la fine della locazione, tende quasi sempre a
sfruttare il suolo, e spossare le piantagioni, con gravissimo
danno del podere, e poca o nessuna speranza di compenso.
L'affitto a denaro non dunque in codesti paesi la via di
condur le terre a floridezza; perch, una volta chesano affittate,
il proprietario non si cura di farvi miglioramenti, i quali
dbbono tornare utili pi presto al fittajolo che a lui; ed
il fittajolo, nell'eseguire le migliore prescritte, non usa la
necessaria diligenza, se non in quelle operazioni che gli pro
mttono pronto frutto. E tuttava questa sorta d'affittanza
ancora la migliore per quei proprietarj, i quali, per necessit o
per naturale incuria, sgliono abbandonare interamente il po
dere alla discrezione del contadino; ed ove la sorte faccia

loro incontrare un coltivatore diligente e probo, hanno ta


lora a lodrsene; poich il fittuario, meglio fornito di
mezzi che non il contadino, e stimolato dall'impegno assunto,
spiega tutta l'attivit per accrscere con vantaggio commu
ne il produtto.
. La condizione generalmente pvera del contadino, che non
solo non offre alcuna sicurt, ma spesso ha difetto delle cose
pi necessarie all'esercizio dell'arte sua, e la natura di certe
coltivazioni che male si affiderbbero a mani mercenarie,

hanno suggerito ai proprietarj la mezzadria, contratto di so


ciet nel quale il proprietario presta il fondo e i capitali, e
il colono l'industria, per poi dividere i produtti in natura.
La mezzadra si prtica nella Brianza sotto le condizioni se
guenti. Il proprietario consegna al colono il podere ridutto
a cultura, fornito delle opportune piantagioni, e colle viti mu
nite dei loro sostegni; e se occrrono piantagioni, o dissoda
menti di terra inculta, o costruzioni di ronchi, e altre pere
straordinarie, che miglirino stabilmente il podere, il pro
prietario ne fa tutta la spesa. I pblici aggravj e la rino
vazione successiva dei sostegni della vite sono a crico per
-

IN

BRIANZA

1 47

met del proprietario, per met del colono. Tutti i lavori


richiesti alla coltivazione ordinaria spttano al solo colono, e
sono pienamente affidati alla sua intelligenza e solerzia; e il
padrone esrcita bens la sua vigilanza ed autorit, ma solo
nelle cose di grave momento, e sempre nei limiti piuttosto
di socio che d'rbitro.

Tutti i produtti di qualche importanza, come i grani grossi


e minuti, i semi oleosi, le piante filerecce, i legumi, le uve,
la foglia dei gelsi, o piuttosto i bzzoli, si dividono in due
parti; l'una rimane al colono, l'altra deve da lui conse
gnarsi nella casa del proprietario. Vi si fa eccezione in quei
pochi paesi posti sul pendo delle pi ripide colline, in
cui essendo scarso il fitto del frumento, e l'uva essendo

parte mssima del produtto, e avendo maggior pregio di


bont, si riserva per due terzi al padrone.
Il bestiame suol ssere quasi sempre a pericolo e vantag

gio del colono, il quale ha per s tutte le paglie dei cereali,


le stoppie che si racclgono in sguito, lo spoglio del grano
turco, il fogliame d'una certa porzione di bosco, ed altri
strami proporzionati a fornir quel concime che si richiede
a conservare la forza produttiva del suolo. l fieni per
che si racclgono dai prati, e da quelle ripe erbose che
sono frequenti sul pendo dei colli, non rstano al colono se
non dietro compenso di denaro; e cos pure la casa colnica
soggiace a un fitto di denaro, corrispondente alla capacit
e commodit.

I boschi sono per lo pi riservati al padrone; ma il co


lono vi prende i pali per le viti, pagando la met del va
lore, tenendo per s i pali lgori, nonch lo scalvo delle viti e
dei gelsi e delle altre piante sparse pel fondo, delle siepi
che lo cngono, e talora anche di piante prese altrove, se ve
ne sia necessit, tantoch non manchi di combustibile pei
bisogni domstici, e non soggiacia a soverchia tentazione di
manomttere i boschi padronali.
Finalmente rimngono al colono alcuni ortaggi che coltiva

per uso della sua famiglia, alcune produzioni spontanee del


suolo, il pollame, il latte, i vitelli; ma una parte anche

148

DELL'AGRICULTURA

di questi produtti torna al padrone sotto titolo d'appendizj,


e che talora sono assi gravosi, e consistono per lo pi in
pollami, giornate, carrature, ed ogni maniera di servigi
occorrenti al padrone, il quale li ingiunge entro i limiti d'una
savia discrezione, e pur troppo anche al di l di questo
lmite.

Il contratto di mezzadria, bench non soglia stipularsi a pi


d'un anno d'obligatoria durata, si suol prolungare d'anno in
anno, rimanendo sempre s l'una che l'altra parte in facolt di
continuarlo o di troncarlo, qualora intmi all'altra in tempo
dbito, cio sei mesi almeno prima della scadenza, la disdetta
di locazione. Alcune famiglie, procedendo cos d'anno in anno,
si trvano da pi generazioni, e forse da scoli, sullo
stesso podere.
In alcuni casi, e quando l'agricultore manca dei mezzi
necessarj, il padrone gli fornisce le vacche e i buoi, gli
strumenti pi costosi, come il carro e l'aratro, e le sementi
principali, come il frumento; i quali valori vngono dati in
consegna sotto ttolo di scorte, da restituirsi in eguale stato
a locazione spirata. E i proprietarj, mssime quando strn
gono troppo le briglie al colono, si trvano spesso in do
vere di soccrrerli nelle angustie pi pressanti, e specialmente
nelle annate di grndine, anticipando loro le necessarie sov
venzioni, che si compnsano nelle annate meno infelici. E ben
ch il proprietario non sia tenuto a prestare tali soccorsi,
quando pure taccia in lui ogni senso di umanit, glielo im
pone l'interesse di non esporre la fedelt del contadino a
troppo dure prove, e d'abilitarlo ad attndere con tutte le
sue forze al miglior governo del fondo.
Dalle cose esposte appare, che i doveri del mezzadro verso
il padrone non si lmitano solo a dividere seco lui per met

i produtti, ma imprtano anche un fitto da pagarsi in denaro;


e questo dbito annuale del colono soggetto a crscere
pei soccorsi, e per altre sovvenzioni diverse che riceve nel corso
dell'annata, come la semente dei bachi, ch' a crico del colono,

e la met dei crichi pblici, che sglionsi pagare dal padrone


stesso. Il colono per non viene mai obligato a sborso

IN

BRIANZA

49)

alcuno di denaro; ma in quella vece gli viene ingiunto il


patto di non poter vndere Ia sua parte colnica dei bz
zoli e dell'uva, ma doverne consegnare l'intero raccolto al
padrone; il quale pone a crdito del colono la sua porzione,
e sul valore della medsima fa lo sconto del suo crdito.

Inoltre il colono tenuto a prestare in ogni occorrenza al


padrone l'pera sua. ad un prezzo determinato, che gene
ralmente di 40 centsimi di franco nelle giornate inver
nali, e di 60 nelle estive; il quale importo contribuisce a
compensare i dbiti del colono.

In conseguenza ogni proprietario tiene registro aperto di


dare ed avere col suo colono. A San Martino si fa di s

lito il bilancio delle due partite, alla presenza del colono; e


si verifica il suo dbito o crdito. Giustificati i conti, av

viene di rado che questi si sldino: se il colono risulta de


bitore, si riporta il suo dbito alla partita dell'anno succes
sivo: e se al contrario creditore, ove non abbia urgenti bisogni,
rimane il suo crdito in tutto od in parte presso il padrone,

e forma un fondo di riserva per le successive anticipazioni


e somministrazioni, a misura che si presenti il bisogno.

La mezzadria quantunque suggerita ai proprietarj dalla po


vert dei coloni, e non adottata per elezione, non per

men favrevole all'agricultura. Perocch trasformando il co


lono ed il proprietario in due socj, fa cospirare in un
solo intento le forze d'entrambi, i capitali del proprietario, e
le braccia del colono. Stimola il primo ad acquistarsi le co
gnizioni tili e a communicarle, aprendo cos la via pi f
cile e naturale all'istruzione del contadino, che non pu mai

rifiutarsi del tutto ai consigli ed ai precetti del suo socio e


padrone. Le costose piantagioni dei gelsi, che accrbbero di
tanto la rndita del nostro suolo, e il manifesto miglio

ramento avvertosi ai nostri giorni nella coltivazione de'


bachi, si dvono in grandissima parte a questo principio.
Appena i proprietarj si fcero accorti della necessit di ri
vlgere la loro attenzione a quella importantissima industria,

non solo anticiprono i capitali necessarj alla opportuna rifor


ma di molte bigattiere; ma colle parole e coll'esempio, e

150

DELL'AGRucULTURA

coll'assidua vigilanza ginsero a vincere i pregiudizj, e cor


rggere le rozze abitdini del contadino; e l'arte si trov
in pochi anni rinovata con migliori principj. E se la mezza
dra non port dovunque i suoi frutti, se non miglior in ogni
ramo la nostra agricultura, dvesi in gran parte attribuire al
l'abbandono in cui si lascirono finora le cose campestri dai
proprietarj, che non smbrano ancora persuasi dei vantaggi
della scienza agraria, e quasi nemmeno della sua esistenza.
Con tutto ci convien confessare che la mezzadra si mo

str accompagnata da inconvenienti, e che questo contratto


va facendosi in Brianza sempre meno frequente. Essa co
stringe in ogni tempo dell'anno il proprietario ad un'assidua

vigilanza, non tanto per dirigere le pere, quanto per


assicurarsi dalle facili usurpazioni del colono, dalla cui discre
zione e buona fede non pu a meno di non dipndere in
molte cose. Pone inoltre il proprietario nell'impaccio con
tinuo di custodire e vndere produtti assai varj, e non

sempre di facile smercio. Riesce impraticbile nelle grandi


tenute, e molesta e gravosa nelle pccole. Per sottrarsi
quindi agli accennati impacci, e meglio assicurare il pro
prio interesse, i proprietarj modificrono in pi modi il
principio della mezzadra; e nella Brianza bbero ricorso al
fitto a grano, che era gi commune in quella parte pi ele
vata e asciutta della nostra pianura, in cui primeggia il pro
dutto cereale.

ll fitto a grano pertanto una modificazione della mez


zadria, fatta nella mira di conservarne i vantaggi, ed evitarne
per quanto possibile gli inconvenienti. In questo contratto
rimngono intatte le condizioni che rigurdano il ri
parto a met dei pi importanti produtti del gelso e della

vite, da consegnarsi per intero al padrone, il pagamento dei


pblici aggravj da farsi pure a met, i fitti in denaro della
casa colnica e dei prati, che sono a tutto crico del co
lono, e finalmente le varie pccole anticipazioni in natura, che
il proprietario suol riservarsi sotto titolo d'appendizj. Cos
pure, come nella mezzadra, rimngono al colono le paglie,

IN

BRIANZA

151

gli strami d'ogni sorta, gli scalvi delle viti, dei gelsi, e delle
altre piante, che gli sono assegnate per i suoi bisogni.
La variazione introdutta concerne i produtti immediati del
suolo, che, tranne i bzzoli e l'uva, rimngono tutti al con
tadino, coll'bligo di corrispndere al proprietario una data

misura di frumento. La quantit di grano che costituisce il


fitto, viene determinata sulla superficie del podere, senza de
durne veramente gli accessi e le ripe, che rstano pur sem
pre improduttive, ma si proporziona alla maggiore o minore
feracit: quindi in alcuni poderi il fitto viene stabilito a 40
litri alla prtica di mille metri, in altri a 50 litri, e perfino
a 70.

Questo fitto si suol calcolare in modo che il contadino


per sodisfarvi costretto di destinare a quel cereale quasi
due terzi delle sue terre, ed quindi manifestamente
meno favorvole al colono che non la pura mezzadra. Pure
questa va sempre pi cedendo il luogo alla locazione a
grano, divenuta orami quasi generale in tutta la Brianza,
ed il colono non opponsi in alcun modo all'innovazione,
perch si sente pi padrone di s, ed ha pi caro un lavoro
in cui possa spiegare tutta la sua attivit, e sperarne per s solo
i maggiori vantaggi. D'altra parte il proprietario si trova l

bero dall'impaccio dei troppo varj produtti, e pi sicuro dalle


infedelt del contadino, il quale potrebbe cdere alla tenta

zione d'appropriarsi una parte delle cose che srvono agli


usi suoi quotidiani e sono di fcile occultazione, ma non cosi
facilmente si detrmina a manomttere i bzzoli e l'uva.

. Una delle objezioni che si mvono contro la locazione a

grano si ,ch'essa vncola l'agricultura ad un cattivo avvicen


damento, costringendo il colono ad una perpetua alternativa

del frumento che serve a pagare il fitto, col granoturco che


forma la base del suo sostentamento. Un tal modo di col

tivazione, oltre che non lascia la scelta d'altri vegetbili che


ptrebbero in alcune annate tornare pi proficui, tende a spos
sare soverchiamente il terreno; e rende necessaria maggior
copia di letame, nel tempo stesso che esclude i prati

152

DELL'AGRICULTURA

artificiali, e va restringendo sempre pi i prati naturali. Que


sto avvicendamento per egualmente commune anche al
l'affittuario ed al mezzajuolo, ed quindi in accordo cogli

usi e bisogni del paese, ove finora non si seppe divisare


un rdine pi opportuno.

Se non che questo difetto innegbile della nostra agricultura


poi talmente connesso alla natura delle nostre locazioni,
che non vi sia modo di evitarlo? Dire che sarebbe necessa

rio accrscere i foraggi, introdur nuove piante atte a p


scere pi copioso bestiame, e con ci aumentar la massa

dei letami, e nello stesso tempo assoggettare il suolo ad una


rotazione pi conforme ai buoni precetti, sarebbe un rip
tere inutilmente ci che da tanto tempo si and predicando
fra noi senza frutto da molti scrittori. Diremo piuttosto per
qual ragione quei consiglj androno finora perduti, e quali
ostcoli incontrrono nelle nostre consuetdini; e quindi ar

diremo far cenno d'una proposta, che ci parve opportuna


ad aprire una via alla riforma. Finora i proprietarj molto
fcero per migliorare la coltivazione dei filugelli, e molti

plicare i gelsi, ma poca attenzione rivlsero al lavoro della


sottoposta terra, che lascirono interamente alla discrezione

del colono. Ora, quando pure questi non fosse per natura
tenace delle abitdini, e avesse lumi e mezzi necessarj ad
introdurre la desiderata riforma, troverebbe sempre un

ostcolo gravissimo nei patti a lui imposti, che da una parte


vincolano al grano l'avvicendamento delle terre, dall'al

tra non gli ffrono alcuna sicurt pei miglioramenti ch'egli


operasse. Ed ecco perch rimsero infruttuosi i savj sugge
rimenti di tanti scrittori, e lo saranno fin che i proprie

tari non daran mano al colono per mtterlo sulla via del
meglio. Inanzi tutto necessario ridurre a minor propor
zione i fitti a frumento, se si vuole che il colono possa pro

cacciarsi pi copioso letame, e meglio avvicendare i produtti


della terra. Ma in quella vece si oper tutto il contrario, e
col crscere codesti fitti a grano, si costrinse in certo modo

il contadino a sempre pi discostarsi dalle migliori norme


agrarie. Noi proponiamo adunque di diminuire i fitti a

IN BRIANZA

155

grano, in modo che la cultura del cereale, che ora c


cupa quasi due terzi delle terre coltivate, venga circoscritta
per lo meno alla sola met, e faccia luogo alla coltivazione

avvicendata d'altre piante opportune ad alimentare pi co


pioso bestiame. Se qui si arrestasse la nostra proposta, non
avremmo lusinga di vederla accolta; laonde ci affrettiamo di

soggingere i modi coi quali il proprietario potrebbe ripa


rare alla prdita delle sue entrate. E questi pssono essere
varj, secondo i luoghi e le circostanze. Alcuni poderi ricchi
di gelsi pi dell'usato forniscono un'abondante raccolta di

bzzoli, per cui il contadino viene a ricvere dal padrone,


in denaro od in sovvenzioni, un considervole avanzo. Eb

bene, non si potrebbe imporre un fitto a danaro, che cor


rispondesse alla diminuzione del fitto a frumento? Per tal
modo l'interesse del padrone sarebbe salvo, ed il contadino
troverebbe un compenso nell'allevamento del bestiame e
nella maggiore fertilit della terra. Questo uno dei molti
ripieghi; in generale consiglieremmo ad imporre al colono
un equivalente appendizio in natura, come quello che pi
facilmente e pi sicuramente si pu dallo stesso sodisfare;
questo poi dovrebbe essere di facile smercio, ed in armo
nia col fine per cui viene imposto: e tale sarebbe, a no
stro avviso, l'bligo ingiunto al colono di contribuire al
padrone ogni anno uno o pi vitelli d'un dato peso, d'al
levare una o pi giovenche, d'ingrassare uno o pi buoi
a lucro del padrone. I proprietarj poi dei possedimenti
pi estesi potrbbero anche obligare i coloni ad una gior
naliera contribuzione di latte, dando cos in qualche modo ai
nostri paesi l'esempio delle note associazioni svizzere, e pren
dendo norma da quelle per mttere a profitto il latte?
Abbiamo concesso che il compenso debba essere completo;
ma dasi il caso che non lo possa ssere in fatto senza sover
chio aggravio del colono, e che debba perci il proprietario
soggiacere nei primi anni a qualche detrimento; non sarebbe
una ragione vlida per distglierlo dalla proposta riforma. S'e
gli non dbita d'impiegare i suoi capitali per ridurre a
cultura le terre derelitte e dotarle di piantagioni, perch si
Vol, vin.

II

54

DELL'AGRICULTURA

rifiuter d'anticipare qualche spesa, all'oggetto non meno im

portante di rnderle pi produttive? Potr ssere a molti


d'ostcolo pel presente la mancanza delle stalle, dei fenili,
e del contante necessario alla cmpera del bestiame ; ci
vuol dire che questa riforma potr estndersi lentamente,
e nel giro di moltissimi anni; e il nostro voto sarebbe pago

per ora se questa proposta trovasse anche un solo proprie


tario disposto a tentarla in via d'esperimento, limitndosi

pure a pochi coloni, od anche ad un solo, ma colla ferma


volont di continuarla per alcuni anni, per poi propagarla
o ripudiarla, secondo il consiglio d'un'illuminata esperienza.

Speriamo che nessuno ci opporr lo sconvolgimento che si


apporterebbe nell'azienda generale del paese, per l'allevamento
dei bestiami in proporzione soverchia coi nostri bisogni, o

per la diminuzione dannosa dei cereali gi scarsi al con

sumo. desiderio di molti mdici che le carni pssano


diventare un vitto pi commune.
E in quanto ai cereali, la nostra proposta tende a rn
derne pi sicure le raccolte, essendo noto che le terre pi
pingui sffrono meno dalle intemperie delle stagioni; tende
anche ad accrscere la produzione, col corso del tempo, ed
a misura che le terre si faranno pi frtili. N solo si van
taggerebbe la cultura dei cereali, ma prospererebbe anche
la piantagione; ed il miglioramento sarebbe tanto pi pronto,
in quanto che darbbesi luogo ad una rotazione pi ra
gionata, e si porgerebbe occasione di propagare fra noi va
rie piante, e specialmente le tuberose, che l'esperienza di
mostra utilissime in altri paesi, e che finora rimsero stra

niere alla nostra coltivazione, non tanto perch non seno per
noi altretanto vantaggiose, quanto perch non si pssono
conciliare col principio dei nostri affitti.
Si fa un'altra difficolt; ed quella che la locazione a
fitto di grano rende il proprietario indifferente per tutto
ci che riguarda la cultura del sottosuolo, poco importando
a lui che venga bene o male eseguita, purch gli sia pagato
il fitto. Questa incuria, che infatto si osserva in molti pro
prietarj, dvesi piuttosto ascrivere a loro colpa, poich non

1N BRIANZA

1 55

mai indifferente la buona o mala cultura del fondo, come

quella che da una parte assicura sempre meglio il paga


mento del fitto, e diminuisce il bisogno delle sovvenzioni al

colono, dall'altra influisce sulla prosperit delle piantagioni,


e sul valore stbile del fondo, e finalmente rende il colono
medsimo pi fedele e solerte, in ragione dei mezzi di cui
pu disporre.
Per ltimo la natura precaria di quella locazione, come
pure della mezzadra, che non ha veramente una durata certa
per pi d'un anno, farebbe supporre a primo aspetto che
dovssero soggiacere a frequenti mutazioni, le quali torne
rbbero certamente di pregiudizio al possidente. L'esperienza
per dimostra il contrario: rarssimo il caso che il co
lono si decida volontariamente a lasciare la sua terra, che
comunque ingrata si considera e si ama da lui come cosa

propria: n l'abbandona mai se non con sommo dispia


cere, e nella penosa ansiet di non trovar prontamente
altro podere. Il proprietario egualmente usa assai di rado
questo suo diritto, ch'egli si riserva solamente per con
tener meglio il colono nei giusti lmiti, ed avere un modo
pronto di provedere, qualora fosse minacciato da mala sua con
dutta. Fuori di questo caso, il proprietario tende naturalmente
a conservare i suoi coloni, ed a rassicurarli sulla loro fu

tura sorte. Poich l'affezione che il contadino acquista a un


campo ch'egli spera tramandare ai figli, torna d'infinito van
taggio nelle terre della Brianza, ove sono tante le pianta
gioni che vgliono esser trattate da mano paterna: e la
lunga dimora del contadino sullo stesso podere riesce som
mamente utile, giovando a ben conscere la natura e le
esigenze del suolo, che nelle colline ad ogni tratto varia, e
lo stato ed i bisogni d'ogni pianta, com' troppo necessario,
se deve prestare a ciascuna le opportune cure. Cos l'in
teresse reciproco ed il bisogno che l'uno sente dell'altro,
lgano con saldo vincolo il proprietario ed il colono; e le
affittanze, che in origine furono stipulate per un sol anno,
pssano di generazione in generazione, e drano talvolta per
scoli.

156

DELL'AGRICULTURA

Ma se il colono non ha quasi mai grave fondamento a


temere per la durata della sua locazione, si trova sempre
esposto da un anno all'altro a vedersi aggravare le condizioni
dell'affitto. Nei paesi, come la Toscana, nei quali la mez

zadria pura generalmente prevale, va accompagnata da un


grave inconveniente, non ha guari notato dal sig. Gzzeri,
membro dell'Academia de' Georgfili; e si il non farsi di

stinzione veruna tra i poderi che largamente rispndono alle


fatiche del contadino, e le terre ingrate che danno scarso

pane: e l'imporgli perci le stesse condizioni in ambo i casi.


Pure nell'ingiustizia di questo riparto, che procura abon
danza agli uni, e condanna gli altri a languir di fame,
il colono riposa almeno tranquillo sull'avvenire, mentre l'uso
commune e consacrato dal tempo lo rende sicuro che le con

dizioni del suo contratto non saranno per mutarsi, dopo ch'e
gli abbia colle sue fatiche ridutto a miglior condizione il
podere. Ma nei nostri paesi, ove prevale il fitto a grano,
questo viene bens stabilito su pi equo principio, cio,
sulla maggiore o minore fertilit del terreno; ma la na
tura per s vaga e disputbile di questo fondamento, e la

durata precaria del contratto pssono dar luogo da un anno


all'altro ad un aumento del fitto, il quale non sempre giusto,
e riesce di continuo spavento all'industria del colono, sicch
non pensa a grandi e durvoli miglioramenti, persuaso che
il proprietario non tarderebbe ad approprirsene tutto il
vantaggio.

Diremo per ad onore del vero, che, se in questi ultimi


tempi vnnero quasi ovunque accresciuti, e non sempre pru
dentemente, i fitti e gli altri pesi della locazione, fu in parte
un compenso alle cure e ai capitali che i proprietarj rivl
sero a beneficio delle terre. E non ostante l'aumento dei

pesi, crediamo poter asserire, che la maggior parte dei co


loni al presente vive in condizione alquanto migliore che non
per lo passato. Infatti i registri dimstrano che in addietro,

fra l'incuria generale dei possidenti, i dbiti dei coloni an


dvano d'anno in anno sempre ingrossando, a tal segno che
il contadino disanimato, anzich industriarsi a sodisfare il

IN

BRIANZA

157

meglio possibile a' suoi doveri, trascurava la cultura,pi sol

lcito d'accrscere che di diminuire i suoi dbiti, nella spe


ranza, allora commune e ora obliata, d'un generale condono

alla morte del proprietario, il quale per verit spesso faceva


di necessit virt. Ora, all'opposto, purch non fallisca il
ricolto dei bzzoli, il contadino brianzolo quasi sicuro di
vedere nel rendiconto la bilancia delle due partite propn
dere tanto o quanto in suo favore. Molte cuse concrsero

certamente a migliorare la sorte del contadino, ma fra que


ste vglionsi specialmente accennare le numerose e costose
piantagioni, ed i miglioramenti introdutti nel governo dei
bachi, i quali oltre all'accrscere la rndita col prezioso loro
produtto, bbero indiretta influenza sul progresso d'ogni al
tro ramo d'industria agraria. Poich il colono, trovndosi in
miglior posizione, si anim a maggiore solerzia, ed attese
con pi diligenza al lavoro, nella fiducia d'ottenere un avanzo
netto, anche sui produtti soggetti a mezzadra; e cos per
venne a ricavare dal podere meglio coltivato una copia mag
giore di cereali, ad onta dell'aduggiamento apporttovi dalla
moltiplicazione delle piante.
Ma se in generale vediamo migliore la sorte dei conta

dini, e a fronte dei pesi assi pi gravi, accresciuta l'attivit


in loro, e il produtto nelle terre, non mncano frequen
tssimi esempj di contadini ridutti a deplorabile povert, e
tal volta rovesciati in estrema miseria dalla soverchia indiscre

zione dei fitti; ed il nmero ne sarebbe certamente maggiore,

se l'industria dei tempi non offrisse al contadino altri sus

sidj. raro che in mano a questi coloni indigenti le terre


siano prspere, e anzi si vdono pi spesso mal coltivate e
neglette, e le piantagioni languenti. I contadini, che vdono
le fatiche loro mal compensate, e non ritrggono il biso
gnvole ad una onesta sussistenza, trascrano il proprio campo

per impiegare pi utilmente le braccia in altri lavori; sic


ch il proprietario, per non soggiacere a mali maggiori,
si trova spesso esposto alla dura necessit di far loro pi
frequenti e pi gravose sovvenzioni, che non gli pssono
mai venir compensate.

158

DELL'AGRICULTURA

Queste dannose conseguenze degli affitti eccessivi sono


abbastanza note, perch anche i meno disposti a modera
zione si gurdino dall'oltrepassare certi limiti. La mala fede
consiglia talvolta smili eccessi al possidente, che si prepara a
vndere i suoi poderi, onde farne comparire la rndita mag

giore del vero al compratore inesperto; tal altra sono ef


fetto dell'avidit, che fa sempre crdere al proprietario troppo
larghe le condizioni colniche. Poich ella mssima se
guta da non pochi di regolare gli affitti in modo, che ri
manga al contadino solamente lo stretto necessario alla

sua sussistenza; e si mstrano sempre pronti a crscere i


pesi colnici, appena sospttino che possa sservi mrgine.
Questa stolta avarizia cusa di gravi danni; disnima e
limita l'industria del colono, ed oppone ostcolo alla buona
agricultura. ll contadino, che a stento provede ai bisogni,
non pu certo abondare dei mezzi atti ad accrscere la pro
duzione dei campi. Non si pu ragionevolmente aspettare
ch'egli intraprenda straordinarie fatiche, e consacri i tenui

suoi avanzi, ove a caso ne sia fornito, a bonificare le


terre, nell'incertezza di vedersi carpire da una mano avara
tutto il frutto de' suoi sudori.

Ecco perch il vigente principio colnico tende bens a


conservare, ma non a migliorare; laonde in tanto fervore
dei proprietarj per accrscere la rndita, le nostre terre, in
luogo di srgere a crescente prosperit, rimngono in gran
parte estenuate, lungi dal dare quella copia di produtti, che
fra i lumi attuali se ne potrebbe attndere. I proprietarj sono
in errore, quando suppngono che il loro interesse possa cam
minare disgiunto da quello dei contadini, e pretndono fon
dare l'aumento delle loro rndite piuttosto sulla dimi
nuzione della parte colnica, che non sulla maggior produ
zione. Le terre non daranno ai padroni pi copiose e st

bili rndite,se non quando frutteranno in egual proporzione


anche al contadino che le lavora, cosicch questi si senta
animato ad impiegare tutti i mezzi di cui pu disporre, colla
sicurezza di partecipare ai produtti in ragione della sua in

dustria. Ove venisse fatto di riunire tutte queste condizioni

IN

BRIANZA

1 59

nel contratto colnico, non dubitiamo che col sussidio dei

lumi e dei capitali del proprietario riescirebbe tile al pro


gressivo miglioramento dell'agricultura. Ma per sodisfare
pienamente a queste condizioni, sarebbe necessario fra le al
tre cose che si potesse dare alle locazioni la lunga durata,

che si prtica negli affitti a denaro, ma non lo permette


l'attuale povert del colono, che non offre alcuna sicurezza.
Resta per a vedere se non si pssano vincolare le terre ad
un fitto stbile, duraturo per lunga serie d'anni, senza in
contrare legami colla persona stessa del coltivatore. Una
tale innovazione, ove si potesse ridurre a prtica, produrrebbe
gi un gran bene, e darebbe una spinta al colono indu
strioso, rassicurndolo da quella giusta ansiet in cui lo p
sero gli aumenti di fitto, cos spesso ripetuti in questi anni.
Vogliamo soggingere alcune osservazioni intorno ad un
patto che si trova in molte scritture colniche, vogliamo
dire, quella riserva che dichiara di diritto esclusivo del pa
drone tutta la foglia dei gelsi, nel caso che non abbia luogo
la coltivazione dei bachi, nonch tutta quella che ne so
pravanza. Questo patto ebbe certamente origine in tempi in
cui l'educazione dei bachi era di poco interesse al colono,
ch anzi soleva mostrrvisi avverso; e per poteva s
sergli tile eccitamento a non trascurare questa industria.
Ma omi le cose sono in uno stato al tutto diverso; e la

produzione dei bzzoli divenuta di tale importanza pel


clono, che se questa gli manca, si trova assolutamente inca
pace di sodisfare a tutti i pesi della locazione; cosicch la
sua fortuna dipende in gran parte dalla buona o cattiva
raccolta dei bzzoli. Quindi ben lungi dal rifiutrvisi, si
ostina talora anche contro l'avviso del suo padrone ad in

traprnderla o proseguirla, ad onta delle pi gravi ragioni


in contrario. Quel patto adunque non ha pi senso; ed
ingiusto, perch toglie al coltivatore ogni partecipazione ad

un produtto che aduggia il suo campo, sul quale grvi


tano molti pesi, che altrimenti non potrebbe sostenere: ed
imprvido, perch tende a diminuir l'amore e le cure del
colono alla preziosa pianta, e lo distoglie dall'usare quella

(60

DELL'AGRICULTURA

parsimonia nel consumo delle foglie, senza cui l'educazione


dei bachi non pu tornare vantaggiosa. Epper-i possidenti
che ancora inseriscono quel patto nelle loro scritture, se poi si
offre il caso, non lo fanno valere; ma si trvano ridutti
a divdere a met col colono la foglia, o per lo meno a

cdergliene la terza parte, avuto riguardo alla libert in cui


rimane il contadino di dedicarsi ad altri lavori.

L'affitto a grano viene specialmente praticato nei pi ampj


possedimenti, le cui terre sono divise fra parecchj massari e
pigionanti, e per conseguenza sottoposte alla stessa cultura dei
piccoli poderi. Perci la maggiore o minore ampiezza delle
terre non ha in Brianza lo stesso effetto che nella Bassa,

ove dmina la cultura in grande; ma non neppure al


tutto indifferente, ed i grandi poderi ffrono vantaggi che
non si pssono avere altrimenti. Sono forniti di tutti gli
utensili necessarj alla fabricazione del vino, di cantine
adatte alla sua miglior conservazione, di spaziosi granaj
per riporre e custodire con tutto cmmodo i grani ,

cose tutte che pngono il grande possessore in miglior


posizione per la vndita delle sue derrate, e pi spesso
o mncano in tutto od in parte nei pi piccoli poderi, o

non si pssono avere senza pi grave dispendio. Inoltre i


vasti possedimenti sgliono esser provisti di buone stufe per

la nscita regolare dei bachi, che si pu quindi condurre


con maggior sicurezza, ed a quel tempo che pi con
viene : cos pure i dissodamenti estesi vi riscono meno co
stosi, e pi fcili, potndosi disporre ad un tempo stesso di
molte braccia. Ma il vantaggio maggiore si quello d'of

frire un interesse di tale importanza, che il proprietario, ove


ami, possa dedicarsi interamente alle facende campestri; ed

in caso diverso sostituire in suo luogo una persona, che le


invgili e le governi; ed il partito che si suol preferire.
Questa persona il fattore, il quale rappresenta il
proprietario, esrcita in suo nome la vigilanza su tutti i

coloni, fa eseguire le piantagioni, riseuote i fitti del fru


mento, riceve i bzzoli e l'uva, dirige la fabricazione e
custodia del vino e del grano, ne fa all'occorrenza la vndita

IN

BRIANZA

161

nei vicini mercati, misura le sovvenzioni di granoturco


ai coloni, registra ogni cosa spettante alla possessione, e tiene
frequente corrispondenza col padrone, ragguaglindolo di tutto,

ed adempindone tutti gli rdini; e finalmente alla fine d'ogni


anno rende conto della sua azienda.

Una delle funzioni pi importanti del fattore si quella


che riguarda la cultura dei bachi. La preparazione della
loro semente e la sua custodia durante l'anno, la cova
tura a tempo dbito, la distribuzione dei bachi novelli a
tutti i coloni in proporzion della foglia che ciascuno pu
raccgliere da' suoi gelsi, e finalmente la direzione e conti
nua vigilanza delle sngole bigattiere, sono operazioni special
mente affidate e raccomandate alla sua diligenza e perizia.
Laonde per meglio interessarlo nel disimpegno di queste in
cumbenze, varj possidenti sgliono dargli un premio annuo,
proporzionato alla quantit dei bzzoli.
Il fattore, nella mancanza nostra di appsita istruzione agraria,
rare volte fornito di cognizioni naturali; il suo sapere
pi spesso si riduce a quello dei registri e della corrispondenza,
ma per lo pi possede quelle abitdini pi o meno buone e
sensate, che procura la tradizione paterna, la lunga espe
rienza, l'osservazione pi o meno attenta, la sua posizione
d'esser quasi intermediario e confidente commune dell'agri
cultore e del proprietario, e in fin del tutto alcune volte anche
la lettura di qualche libro, che per non sempre il mi
gliore e pi opportuno. Quindi spesse volte va soggetto ai

pi vulgari pregiudizi, e la sua intelligenza non corrisponde al


l'importanza del suo posto. Vivendo presso ai coloni, molto pu
sui loro nimi; essi dipndono interamente da lui in tutti i
loro bisogni, e non solo lo rigurdano come l'immediato loro
padrone, ma sono pi disposti a prestar fede alle sue istru

zioni, che non a quelle del proprietario, ch'essi rigurdano


come precettore intruso e incompetente. L'influenza del
fattore sul colono non si limita alle sole operazioni campe
stri, ma si estende anche sulla condutta morale del conta

dino e della sua famiglia, e spesso sul buon rdine di tutto


un commune, essendo per lo pi la persona che ha maggiore

62

DELL'AGRICULTURA

autorit sui contadini, per prevenire i disrdini, richia


mare al dovere, comporre le liti, far intender ragione, con
servare la concordia domstica, e promvere l'rdine ed il
buon andamento delle aziende.

Ma perch chicchessa possa esercitare questa benfica in


fluenza, necessario che sia dotato delle qualit personali
che si richidono in chiunque sovraposto agli altri; alle
quali per non si ha sempre riguardo nella scelta d'un
fattore. La qualit che pi generalmente si cerca in lui
si la fedelt, come in una persona alla quale
forza affidare pienamente i produtti del podere, e molti
di questi senza altra cauzione che quella della buona fede.
E quindi necessario trattarlo come persona proba, ed in
teramente devota agli interessi del suo padrone. E per ve
rit la benevolenza che gli si manifesta, e la speranza che ha di
tramandare ai figli il suo impiego, che di slito passa di
generazione in generazione, tmdono realmente a conservarlo e
interessarlo in questa felice disposizione. Il suo stato anche ab
bastanza cmmodo ed invidiato dalla commune dei conta

dini, perch egli non abbia a compromtterlo leggermente;


ha dal suo padrone l'alloggio, le legna occorrenti, l'uso dei
frutti dell'orto, il produtto d'una o due vacche pasciute con
fieno padronale, una misura di granu e di vino che basti ai
bisogni della famiglia, ed un salario in contante, che varia
secondo l'importanza del podere e la qualit della persona,
ma basta spesso per segregarlo interamente dal ceto dei
contadini, ed avvicinarlo alla classe benestante; il che poi
gli procura maggiore autorit e rispetto in faccia ai coloni.
Nei possedimenti di minore ampiezza, le funzioni di fat

tore si affidano per opportuno risparmio al pi perito e fi


dato dei contadini medsimi, cui si concede qualche vantag
gio sugli altri. E all'opposto nelle possessioni pi vaste si s

gliono aggingere al fattore uno o pi ajutanti, sotto il ti


tolo di campari, i quali dvono specialmente custodire i po
deri, invigilare i lavori, ed eseguire tutti gli rdini del fat
tore medsimo. Il camparo sempre della classe dei con

tadini, da cui si distingue solo per qualche maggior

IN BRIANA,

1 65

larghezza di mezzi; ed il suo stipendio consiste anch'esso in


alloggio, derrate e danaro, proporzionatamente alla sua con
dizione.

Nella Brianza non vi sono braccianti; ogni contadino


ha la sua terra, che lavora sotto l'uno e l'altro dei contratti

sovresposti. Eppure vi sono ovunque piccoli poderi e orti e


giardini che si fanno coltivare a giornata; il taglio dei bo

schi, che sono nella mssima parte esclusi dalle locazioni co


lniche, quello dei prati, spesso riservato dal padrone a pro

prio uso, le piantagioni e i dissodamenti, che spttano al pro


prietario, ed altre operazioni diverse si fanno a giornate.

Ma i giornalieri, o sono gli stessi coloni, i quali prstano al


padrone l'pera loro per bligo assunto nei patti della lo
cazione: oppure sono i coloni d'altro proprietario, che ulti
mati i lavori dei loro campi, pngono a profitto il tempo
che loro avanza. ll prezzo della giornata di questi ltimi varia
secondo le stagioni, e secondo la maggiore o minor pressa delle
facende campestri. Nell'inverno i prezzi si limitano a 70
o 75 centsimi di franco; nell'autunno ed al principio di
primavera, quando pi inclzano le seminagioni del fru
nento e del granoturco, ascndono a 90 centsimi, ed
anche ad un franco; nella gran furia dei bachi il prezzo si
raddoppia: ma per ordinario la raccolta della foglia si paga
a peso, ed il suo prezzo da un franco e mezzo a due
franchi per cento chilogrammi.
A questo modo la popolazione della Brianza basta a
tutti i bisogni della sua agricultura, od almeno raramente
avviene che vi si abbia ricorso alle braccia degli estranj; e ci
solo per la costruzione di nuovi ronchi, o per la spaccatura e
segatura dei legnami, operazioni che qualche volta si affidano
le prime ai Genovesi e la seconda ai Trentini, come pi
esperti, e specialmente dedicati a smili fatiche.
Per la variet dei produtti della campagna brianzola, i
lavori campestri rstano distribuiti in modo, che il con
tadino occupato in tutto il corso dell'anno. Ma siccome
la quantit dei lavori non sempre la stessa, avviene che

la popolazione, appena bastvole e piuttosto desiderata in

1 64

DELL'AGRICULTURA

alcuni mesi, si trova presso molte famiglie sovrabondare in


altri, e specialmente nella stagione invernale, ed in quella
che corre fra la raccolta del frumento e quella del granoturco.

In quegli intervalli alcuni Brianzoli si sprgono nei vicini terri


torj in cerca di lavoro, ed attndono al taglio dei fieni e
dei boschi, alla potatura delle viti e dei gelsi, e rare volte
ai lavori delle risaje nella Bassa.
La fama che gode il Brianzolo nelle cose che rigurdano
l'industria srica, estesamente eserciata e da tempo immemo
rbile nella sua patria, fa s ch'esso viene espressamente
invitato nelle vicine contrade, e perfino nelle Provincie
Vnete, ove quest'arte meno commune o pi recente, e

vi attende alla potatura dei gelsi ed alla direzione delle bi


gattaje. I bigattieri brianzoli si sprgono nelle terre vi
cine, portando seco la semente de'bachi da loro preparata
in patria, la distribuiscono ai diversi proprietarj, ne dirigono
la covatura, e sovrintndono all'andamento dei bachi per tutto
il tempo del loro allevamento. Questi bigattieri, anche senza
regolare istruzione nell'arte da loro professata, conscono pi
o men bene le rgole prtiche, che hanno occasione d'im
parare in patria; e non di rado vanno in lontani paesi a

dettare i precetti cui fanno pi o meno opposizione quando


sono in casa propria. La loro assenza dura per quasi due
mesi, nel qual tempo, oltre al mantenimento, ottngono la

paga d'un franco e mezzo a due franchi per giorno ; ed


accrscono questo loro guadagno collo smercio della se
Inente.

Anche le filatrici esperte hanno favorvoli occasioni di

lasciare le pareti domstiche, per recarsi sotto la direzione di


donna attempata, ad esercitare l'arte loro nel Bergamasco,
nel Veronese, nel Vicentino, e altrove, ove loro si ffrono

pi larghe condizioni che in patria.


Ma questa emigrazione d'umini e donne non , e non po
trebbe ssere, molto notvole in quella stagione in cui la

stessa industria srica, tanto estesa in patria, ha troppo biso


gno delle braccia de'suoi abitanti ; e per verit non mai
grande in nessun tempo. Il Brianzolo non abbandona troppo

IN

BRIANZA

165

facilmente la patria, ove trova da impiegare le sue braccia


tanto nel lavoro dei campi, quanto nei lavori delle fbriche
e delle strade, negli scavi delle pietre da costruzione e da
mcina, nell'estrazione delle torbe nuovamente introdutta,

nella tessitura delle tele, nella filatura e tintura del

cotone, nel piccolo trffico, e specialmente nei moltplici


lavori delle sete,che in diversi modi si continuano per tutto
l'anno, e finalmente nei lavori di falegname, bottajo, cal
zolajo, sartore e smili, che si richidono ad una numerosa e
attiva popolazione. Laonde la maggior parte dei mestieri e delle
industrie viene esercitata, o dai contadini stessi nelle ore di li
bert, e in via sussidiaria all'agricultura, della quale rimpiono

gli intervalli, o per lo meno da persone che fan parte


delle famiglie agricole, e che nei maggiori bisogni della
campagna prstano loro la mano.
Perci poche sono le famiglie colniche, che trggano tutti
i mezzi della loro sussistenza unicamente dalle terre loro

affidate. Le donne specialmente prndono ben piccola parte


ai lavori campestri, salvo il tempo dei pi pressanti biso
gni; ma l'educazione dei filugelli in gran parte riser

vata alle loro cure; impigano molto tempo nelle nu


merose filande sparse in tutta la Brianza, e nel rima
nente attndono in casa propria all'incannatura delle sete.
Senza il sussidio di tutti questi mezzi secondarj il con
tadino della Brianza difficilmente potrebbe provedere a tutti
i bisogni della vita. Quasi tutti i produtti ch'egli ritre dalla
terra, a parte il fitto, sono destinati al consumo della fa
miglia; ed il granoturco, ch' il principale, non sempre
basta all'uopo. Le vie secondarie di far denaro si ridcono

allo smercio di poche frutta estive, e sopratutto di fichi, a


qualche piccolo vivajo di piante, e mssime di gelsi, ai
vitelli, ai guadagni incerti del bestiame, e finalmente ai

polli, che alleva in aperta campagna, e vggonsi in pri


mavera tender dietro alla sua vanga in cerca di vermi.

Con tutto questo, sono poche le famiglie dei coloni che si


pssano veramente dire ben provedute, ma poche parimenti
son quelle che sffrano vero stento. Una parte possede in

1 66

DELL'AGRICULTURA

proprio il bestiame della sua stalla e gli strumenti rurali, e


basta a s senza bisogno delle sovvenzioni padronali; po
chissime per sono che pssano formarsi qualche avanzo ca

pitale. Le condizioni ristrette e precarie del patto colnico


non permttono facilmente al contadino d' accumulare
avanzi; ed il soprapi delle annate felici viene quasi sem
pre assorbito negli anni di scarsa raccolta. Per ci il colono,
quantunque per nulla indifferente al proprio interesse, pure
rassegnato alla sua sorte, non aspira a sollevarsi al disopra
del suo stato; ma se non ha, come il trafficante e l'arti

giano, avanti a s l'aspettativa d'uno stato migliore, vive


abbastanza tranquillo sull'avvenire, fidando sulle sue braccia,
sulla somma probabilit di conservarsi la sua terra, e sulle
sovvenzioni padronali in caso di bisogno.

Questa rassegnazione del contadino cusa ch'esso non


volga sempre all'uso pi savio il frutto de' suoi sudori; ed
cosa degna d'osservazione, che il pi bisognoso, quello che
lavora terre ingrate, o aggravate di pesi soverchj, si d minor
pensiero d'usare la necessaria parsimonia nell' amministra
zione de' suoi scarsi produtti. Avvezzo agli stenti, non at
tivato da grandi speranze, e poco rattenuto da lontani ti
mori, si cura solo del presente, e consuma inutilmente il
superfluo nelle annate migliori, riducndosi a vivere come
pu negli anni di caresta. E cos da miseria nasce mi
seria.

I desiderj del contadino, per ci che riguarda il vitto,


sono assai moderati, e rigurdano pi l'abondanza che la
qualit. Egli pago se non gli manca, mattina e sera, un buon

tozzo di pane di granoturco misto con sgale, o una polenta


di granoturco; a mezzogiorno una minestra di riso, o di pa
sta di frumento con cvoli, rape, o legumi: i suoi compa
ntici sono i produtti dell'orto, e alcuni latticinj; e l'olio, ed
il lardo, e talvolta il butirro, sono i condimenti. Gli og
getti che cmpera sono sale, riso, pasta di frumento e
lardo; tutto il rimanente frutto del suo campo. La carne
riservata per le occasioni di nozze e di malattia, pel giorno
di Natale, e presso molte famiglie anche per la festa del

IN

BRIANZA

167

paese. Durante i lavori pi gravosi, il contadino moltiplica


i pasti, e mangia meglio, e spesso beve anche vino, che
gli viene rilasciato dal padrone, mssime negli anni d'abon
dante vendemmia (1).
ll contadino brianzolo veste umilmente, ma con decenza:

gli biti che porta non sono lceri n mal rattoppati, n


composti di stoffe diverse, ed ha sempre cura di compa
rire in pblico coi migliori, e col piede munito di scarpe.
Le stoffe sono, per gli umini, la stametta tessuta in casa

di lino e lana, il fustagno e il velluto di cotone, ed i pan


nilani di qualit inferiore; per le donne, le tele stampate,
i cotoni e le lane. La stametta specialmente usata dai
vecchj, che ligi agli usi antichi prtano ancora corte bra
che; i givani sguono pi da vicino gli usi del tempo,
prtano pantaloni larghi, e vstono con maggior cura. Le
givani spose si distinguono dalle trecce coronate di nume
rose spille d'argento, e prtano anche grembiali, e talvolta
una veste di seta leggera (gr), e scialli di cotone, e
talvolta anche di lana.

Passando la maggior parte del tempo sugli aperti colli,


il contadino poco si cura di rndere il suo abituro agiato,
pulito e salubre. Ma per la necessit di rndere i locali co
lnici meglio atti alla coltivazione dei bachi stimol molti

proprietarj a ridurli a pi lodvole ampiezza e ventila


zione; e tutti gli anni si va proseguendo questa grandiosa
e dispendiosa, ma utile e umana riforma. Con tutto ci
rimngono ancora molte case mide, mal ventilate, poco
illuminate, coi muri senza intnaco, prive di pavimento,
e con suolo ineguale.
Poche sono e pvere le suppellttili della casa, poste
spesso qu e l in disrdine; e si ridcono alle cose pi
indispensbili in famiglia: le pntole di rame, gli utensili

domstici, gli strumenti agrarj, un vecchio tvolo zoppi


cante, e qualche scanno mal connesso frmano l'addobbo della
(1) Il nostro lettore potr fare un confronto colla condizione dei
paesani in Irlanda, descritta a pag. 99 c seg. di questo volume.

68

DELL'AGRICULTURA

cucina : il letto di piuma d'oca, proveduto di lenzuoli e di


coperta di lana, una cassa o qualche vecchio armadio, dote
della moglie, ccupano la stanza nuziale.
Il luogo in cui il contadino ama fare il suo sfoggio, e
si mostra bramoso di soverchiare i paesi vicini, si la
chiesa con tutti gli oggetti che rigurdano il culto. E in ci
sopratutto, al nostro avviso, si ha prova non dubia della
maggiore agiatezza in cui egli vive ai nostri giorni. Po
chi sono i paesi nei quali in tutto od in gran parte, a ms
sima spesa dei contadini medsimi, non si seno rie
dificate, e riformate, o decorate di costosi arredi le chiese,

rifuse pi grosse le campane, costrutti o ridutti a maggior


mole e perfezione gli rgani.
Per mantenere il decoro del rito, il contadino fa volon

tieri nel corso dell'anno frequenti offerte alla chiesa. Le


clamorose sagre, con intervento numeroso del clero, e grandi
parate, strumenti musicali e mortaretti, sono anche esse
quasi sempre a tutta spesa di ppolo. Finalmente il con
tadino non guarda a risparmj quando trttasi d'onorare
la sepoltura de' suoi parenti, di cui conserva la memo
ria per tutta la vita, destinando frequenti elemsine al
loro suffragio.

Pur troppo nelle osterie il contadino talora dimntica la


sua povert, e sacrifica in una volta il guadagno di molte gior

nate. Pare ch'egli non sappia conchidere un contratto di


qualche importanza, specialmente di bestiami, se non fra
lo sbalordimento del vino e lo schiamazzo. Nei giorni fe
stivi sopratutto frequenta le bttole, sdegna il vino del suo
paese, se non del migliore, e si vndica largamente della

povert del desco domstico. Gli stravizzi per sono pi


communi agli artigiani che non agli altri contadini, che sanno
meglio contenersi nei limiti del loro stato; e non si deve

tacere che molti di loro si astngono di propsito dal pra


ticare simili luoghi.
In generale il contadino non frequenta mai le bttole

nei giorni di lavoro, n perde inutilmente il suo tempo


sulle pbliche piazze. Oltre ai giorni festivi di precetto, ne

IN

BRIANZA

169

destina alcuni pochi all'onore d'alcuni santi, da cui attende

benedizione alle sue fatiche. Fra questi v'ha quello del pa


ziente Giobbe, del quale i contadini fcero un protettore dei
filugelli, nella credenza, come dicono, che i vermi delle sue

piaghe appartenssero alla famiglia di quei preziosi insetti.


Il contadino nell'inverno passa le sere e anche parte del
giorno nelle stalle, che tiene a propsito piene di letame
in fermento, per riscaldarle a buon mercato, e sulle cui pa
reti il respiro del bestiame e delle persone fa gmere una co

piosa umidit; e di l passa a dormire in cmere al tutto


fredde, le quali sono chiuse notte e giorno, e spesso ammorbate
e fetenti; e parimenti va e viene dalle stalle all'aperta cam

pagna, secondo le diverse facende, e in tutte le stagioni,


senza mai badare alle intemperie, con intile strapazzo della
salute. Il dannoso effetto di questa noncuranza d'ogni ri

guardo sanitario abbrevia la giovent delle donne, che quan


tunque prndano ben poca parte alle fatiche campestri, dopo

pochi anni d matrimonio si vdono squllide e avvilite.


Un regime pvero e frugale, ma salubre e sensato, do
vrebbe essere oggetto agli studj dei mdici, dei curati
e dei proprietarj, e sarebbe una magnifica e santissima
pera di carit.

Il paesano attende con bastvole assiduit e cura al


lavoro della sua terra; ma non cos diligente suol mo
strarsi nelle giornate che contribuisce al padrone quando
non sia continua la costui vigilanza. . Il che si deve in

parte al prezzo di codeste giornate, che poco saviamente si


tien pi basso del consueto, ed piuttosto notato a libro
che non prontamente pagato. Ove quindi si aggiunga qualche

piccola rimunerazione, e gli si mostri pronto il contante,


si risveglia maggiore in lui l'attivit.
Le scuole communali, frequentate d'inverno ma deserte
l'estate, nelle quali s'insegna lggere, scrivere e far di conto,
sono instituite in tutti i communi, ma finora giovrono piut
tosto all'artigiano, il quale sente pi il bisogno di tener
nota de' suoi lavori, che non all'agricultore, il quale, in
mancanza di giornaliera applicazione, presto dimntica tra
V oL, ville

70

DELL'AGRICULTURA

le fatiche dei campi le istruzioni della scuola. N v'ha


molta ragione a dolersi, dacch osserviamo, che, eccettua

ta la Dottrina cristiana e qualche buon libro avuto in pre


mio, e non sempre adatto alla capacit, le Sette Trombe,
il Prato Fiorito, gli Almanacchi astrolgici, le Avventure
di Bertoldo e Bertoldino, e la Cbala del Lotto, sono i
libri che crrono fra le mani di quei pochi che in Brianza
salvrono dal commune naufragio la poca scienza dell'alfa

beto e dell'baco. Colpa questa e grandissima colpa dei


nostri proprietarj, che non sppero ancora intndersi per

diffndere nella campagna libri men distili, e mentre vanno


gridando contro i pregiudizj del vulgo, li lsciano fomentare
dal malinteso interesse degli stampatori.

Con tutto ci possiamo congratularci, che la forza dei


tempi ed il progresso del scolo vdano sempre pi dira
dando nel ppolo le tnebre dell'ignoranza e della super
stizione. La scienza astrolgica, le streghe ed i maghi sono
al tutto scomparsi da questa bella contrada; n fra gl'in
cantsimi della vaga natura, v'hanno altri perniciosi af
fascinamenti che quelli del lotto; e se tuttora si pretende
predir il tempo, dietro il corso delle fasi lunari, pochi
sono orami che dirgano le facende campestri su queste
opinioni, di cui si va dileguando la memoria. Alcuni
ricrrono a mezzi sopranaturali per difndersi dalle formi
che e dai topi che infstano le bigattiere, dai bruchi che
dannggiano i cvoli, dalle mrtore (bllore) e dalle
faine, che tndono insidie al pollame. E in generale il con
tadino vive ancora sotto una specie di fatalismo, scusando
spesse volte con esso gli effetti del suo errore o della sua
inerzia, ma il bisogno che stringe, ed i lumi che lenta
mente si vanno diffondendo, lo persudono sempre pi
della verit del proverbio: chi s'ajuta, il ciel l'ajuta.
Il contadino brianzolo nelle cose dell'arte sua meno

ignorante che non si pensa da molti. Non manca di fare


le sue osservazioni; cerca di rndersi ragione alla meglio

che pu delle sue operazioni, e delle varie vicende dei


campi: e non di rado acquista sotto la sferza del sole

IN BRIANZA

171

cognizioni atte a confndere la scienza che si apprende al


lume solo della lucerna. Ma scarso com' di cognizioni, te

nace quant'altri mai delle sue abitdini; e pauroso sempre


d'incontrare la peggio, rifugge dal tentare le vie del meglio.

L'amore inoltre e la cura ch'egli pone ne' suoi lavori, gli


danno un'alta ida di s e dell'arte sua, della quale si
crede nico maestro; e per conseguenza inclina a disprezzare

i consiglj di coloro che sono estranei alla sua professione;


anzi geloso sempre della fama di buon coltivatore, talora si

adonta delle istruzioni, in cui vede un'implicita accusa


alla sua imperizia.
In ogni altra circostanza il colono perlopi dcile alla
voce del suo padrone, sempre pronto a' suoi commandi, fe
dele nell'osservanza de' suoi patti colnici, od almeno rare
volte lascia motivo a gravi lagnanze. Con tutto ci il pa
drone non pu interamente fidarsi di lui, n delle sue pa
role. Poich il contadino fcile col suo padrone ad esa
gerare ogni cosa, ora dipingndogli la sua miseria maggiore
che infatti non sia, ora mostrando una diligenza ed uno
zelo che non ha, dando insomma a tutte le cose un'ap

parenza che torni a suo vantaggio, e che giovi ad otte


nere l'intento suo. Anche la sua coscienza non molto

rigorosa nel determinare in certi oggetti troppo rigidamente


il mio ed il tuo; o per dir meglio si lascia facilmente

guidare da false ragioni per allargare i suoi diritti. Egli


si appropria, per esempio, un palo di cui abbisogni pe'
suoi strumenti, perch tanto e tanto srvono a lavorare
le terre del padrone: nasconde il tronco d'un gelso morto
o d'altra pianta, per valrsene a suo tempo a meglio
scaldare la stanza dei filugelli, che sono in commune col

padrone: si permette qualche volta di toccare in caso di


bisogno la legna riservata al padrone, perch il padrone,
egli dice, nel dargli il camino si sar ben inteso che vi
debba ssere anche il foco.

In generale per il contadino procede con lealt e giu


stizia nel consegnare l'uva ed i bzzoli, su cui cade la mez
zadria ; e se qualche volta si attenta di sottrarne una parte,

172

DELL'AGRICULTURA

lo fa quasi sempre mosso da ragioni vere o false, ch'egli


crede avere ad un compenso, anzich da brama aperta di
rapire l'altri.
Codesti difetti che si ntano nel colono, e che sono com

muni ai contadini di tutti i paesi, didero luogo a esage


rate lagnanze contro il contratto colnico, siccome quello che

chiuda la via ad ogni progresso, e lasci mal sicura la pro


priet.
Chi conosce la natura dell'uomo, non si meraviglier cer
tamente che il contadino rifugga da innovazioni di cui non
capace d'apprezzare il valore, per attenersi a quelle abi
tdini che contrasse fin dal nscere, e che rigurdano il
troppo grave interesse del suo sostentamento. Ma quando
si ponga mente al lentissimo progresso dell'agricultura, che
procede fra mille incertezze, e mille ostcoli, e varia
zioni infinite delle terre, dei climi e delle stagioni, non si
pu a meno di dimandare: che avverrebbe, se il contadino
fosse corrivo a tutti i consiglj che gli vngono prodigati? e se
fosse crdulo a tutte le novit, che ogni giorno gli si vanno
con somma leggerezza e frivolezza proponendo? Gli stessi
agricultori pi fondati e istrutti vanno ben cuti nell'acc
gliere le riforme.
Un recente scrittore inglese fa le meraviglie, perch il
contadino anche in quell'isola industriosa sia cos tenace delle
sue abitdini, e non mostri quello spirito intraprendente che

vi si osserva, e sopratutto nei manifattori. Ma egli non bada


che il manifattore si aggira in un mondo dove ogni cosa

ad ogni momento muta aspetto, e ha dinanzi l'esempio di


ritrovati che sortirono felice effetto, e pu facilmente av
verare i vantaggi promessi dalle nuove riforme, e in fine
stimolato notte e d dalla concorrenza de' suoi rivali. ll con

tadino all'opposto professa un'arte che nelle sue principali


operazioni rimase stazionaria da scoli, che facilmente

fallisce quando si tenti avviarla per inslito cammino, che sog


giace all'influenza di mille cuse locali assai difficili a pre
vedersi, che finalmente non ha mai tanto a temere dalla

concorrenza, quanto dal mal sito delle innovazioni.

IN

BRIANZA

175

Ma non solo per ignoranza e cieca abitdine che il

colono si nega alle riforme, proposte dal suo padrone.


La facilit con cui questi accett talora le pompose promesse

di falsi riformatori che lo trssero in inganno, pose in giusta


diffidenza de' suoi suggerimenti il contadino. Molti sono i
possidenti tanto ignari della scienza che loro frutta le ric
chezze, che ne lsciano intravedere troppo manifeste le prove
al loro colono. E chi vorr condannarlo poi se si oppone a
prescrizioni arbitrarie, che, soverchiamente gravose a lui, tr
nano tutte a favore del solo padrone? E quando questi non
sa trascgliere i modi che sono atti a piegare le volont
e incoraggiare le imprese, quando pretende sospingere cie
camente gli umini a guisa di bruti, di chi avr egli a
lagnarsi con pi ragione, del suo colono o di s stesso? Per
quanto il contadino sia avverso alle riforme, non lo mai
tanto che non si possa rimvere dalle sue abitdini, pur
ch lo si voglia e lo si sappia. I miglioramenti introdutti in
questi ltimi tempi nella coltivazione dei bachi, e la moltipli
cazione dei gelsi, estesa contro la volont del colono in tutti
i campi e fin oltre misura, ne sono una prova luminosa. A
torto per si vorrebbe che le riforme camminssero colla

velocit del commando. necessario lasciare la sua parte


al tempo, perch il contadino faccia le sue osservazioni, e ac
colga una vera persuasione nell'nimo; e sopratutto sarebbe
a desiderarsi che il padrone, anzich commandare, porgesse
al colono l'esempio delle riforme; poich se una mente in
culta difficilmente si piega alla forza del ragionamento, ella
non resiste lungamente all'evidenza dei fatti. Questa lunga
via mal si concilia coll'impazienza di presto godere; ma
tuttavia la pi facile, per evitare i danni delle impr

vide imprese, e per dare alle riforme un slido fonda


mentO.

Per quanto poi riguarda la probit del paesano, l'espe


rienza dimostra, che, ovunque vige il contratto colnico,

a pari circostanze pi che altrove sicura la propriet.


La necessit di custodire e difndere i produtti del suo
campo, esposto tutto l'anno alla rapacit altri, fomenta

174

DELL'AGRICULTURA

nel colono una naturale avversione ai ladroneggi: e i diritti

ch'egli ha verso il padrone, gl'insgnano a rispettare quelli


del padrone verso di lui; l'annuo rendiconto in sua pre
senza sempre pi lo conferma in questa ragionevol disposi
zione: e la sua continua dipendenza del padrone, e l'inte
resse di conservarsi il crdito di buon contadino, lo sostn

gono contro molte tentazioni.


D'onde nasce pertanto che il colono non mostra sem

pre tutto il rispetto per la propriet del padrone? La con


correnza grandissima dei contadini che crcano terra, ha
consigliato il proprietario a impor loro inique condizioni, che

appena lsciano il pi stretto sostentamento della vita. Ridutti


a questi estremi, privi dei godimenti pi communi e dei
mezzi pi necessarj, non meraviglia se si lsciano sedurre
da speciose ragioni per appropriarsi oggetti di poco valore
e di cos stringente bisogno, che il padrone stesso non po
trebbe loro negare, ove meglio capisse i suoi veri e dur
voli interessi. Il colono trascorre talvolta a fatti pi gravi,
e in pi aperta contradizione coi patti colnici; ma il pi
delle volte questi eccessi trggono origine dai duri e in
giusti procedimenti del proprietario, che primo diede lo
scndalo, o invadendo i diritti del colono, o aggravndolo
d'indbiti pesi, o contrastndogli nell'estremo bisogno un soc
corso ch'egli non pu aver d'altra parte, o promovendo in lui
grave sospetto col trascurar di schiarire gli annui conti. Il
colono riconosce nel proprietario piuttosto il suo padrone
che il suo socio, e inclina a riporre in lui la sua confi
denza; ma non per questo vien meno in lui la coscienza
delle proprie ragioni. Egli sa che oltre a' suoi doveri ha
pure i suoi diritti, che cerca difndere meglio che pu,
giusta i pochi suoi lumi e la precaria sua posizione. Ove
poi lo strngono le prepotenti necessit della vita, un senti
mento naturale gli dice, che in ogni caso non pu mancar
gli il soccorso di quelli a cui vantaggio trnano tutte le fa
tiche della sua vita.

Si pu conchidere che i doveri sono sempre scambivoli;

il savio padrone fa il savio colono; e chi non sa guidare

lN

175

BRIANZA

il contadino, e usargli umanit e giustizia, indarno si lagna


dell'imperizia e della mala fede che ha fomentate.
L'istruzione del contadino non fu mai pi vivamente rac

comandata e promossa che ai nostri giorni; ma difficile


determinare entro qual campo debba condursi. ll coltivatore
non avr mai il tempo ed i lumi necessarj per comprn
dere l'intima ragione di ci che fa. E a che gli giove
rbbero poi le cognizioni, se non fssero assecondate dal buon
volere del proprietario? Un padrone fornito di lumi, e gui
dato da savj principj potr d'un rozzo villanzone formare
a poco a poco un coltivatore ragionvole e avveduto, che
ridurr i suoi campi alla migliore cultura; ma come potr
giovare l'intelligenza d'un colono, quando venga contrariata
dalle stolte misure d'un padrone ignorante? S' tile e desiderbile che il colono sia istrutto nell'arte sua, pi an
cora necessario che il possidente abbia quei lumi che si
comptono al suo stato e alle sue pretese, e che si richi
dono in chi debb'essere l'nima di tutta la rurale azienda,

e la guida del colono in ogni saggia innovazione.


FRANCEsco SPREAFICo.

Il sguito ad altro nmero.

Note d'un viaggio

di G. Osculati
nell'Amrica Meridionale.

(Continuazione. Vedi il nmero precedente, p. 73).

Partiti da Montevido, e incamminati verso l'altipiano


dell'Uruguy, attraversando molte colline, fra pscoli verdeg
gianti sparsi di numerosi armenti, ginsimo verso la sera
del 2 luglio ad una estancia (massera), dove si doveva per
nottare. Alcuni guchos, che stvano intorno al focolare, non
appena ci scrsero, che salutndoci col nome di amigos
ci offrsero il mate, col latte e coll'arrosto che stvamo cu

cinando. Non ricusammo, avvertiti dalla guida che lo avrb


bero avuto per uno sprezzo; e in cambio offrimmo del no
stro biscotto, che accettrono con molto piacere, giacch
quelle genti pssano interi mesi senza gustar pane. Nel caso
lare non vedemmo altro che uno spiedo, alcune pntole di ferro,
una tvola posta nel mezzo, e intorno intorno una corona
di cranj di bue, che colle enormi loro corna servivano da
sedie a bracciuoli. Fatti adagiare sulle migliori di quelle sg
giole, degne dei prischi Dori o dei Ciclopi, cenammo lieta
mente. Dopo la erica refezione, bench cadenti di stan
chezza, fummo trattenuti da quei buoni spiti colle tristi loro
cantilene, accompagnate da una chitarra a due corde (vi
guela). Passammo la notte, giusta il loro costume, su poca
paglia, involti nei nostri mantelli (punchos), e in una coperta
di lana che avevamo recata seco noi.

Con un tenue tributo ci congedammo al primo albeggiare;


e dopo aver cavalcato tutto il giorno, sotto un vento di
maestro che soffiava fieramente con pioggia dirotta e lampi
e tuoni, ginsimo a sera tarda a Canelones. Tutto il casale
pareva deserto; non un lume, non il latrato d'un cane; in
fine la guida ci fece sostare presso un tugurio, assicurn
doci che avremmo buona accoglienza. Stanchi e mceri della

pioggia, rimsimo a lungo aspettando che la nostra guida,


secondata a tutta gola anche da noi, facesse udire la parola

VIAGGIo NELL'AMRICA MERIDIONALE

177

d'ordine, Ave Maria Purissima; alla quale finalmente dal


di dentro si rispose: sin pecado concebida; e poco di poi ci

venne aperto. Como la pasan V. S. caballeros? ci disse


l'albergatore. Amigo, muy mal; tenemos hambre, frio y
sueio (assi male, amico; abbiam fame, freddo e sonno).
Ridendo ci fece entrare, e acceso un buon foco ci allest la

cena. Mutati prima gli biti grondanti, ci confortammo con

un bicchiere d'aquavite di caia (canna zuccherifera); i


cavalli furono condutti ad un vicino potrero (steccato); ed
bbimo due catri (letti di corda), su cui riposarci per quanto
ce lo concssero i molti insetti.

Passammo due giornate in riva al fiume Santa Luca, fa


cendo dilettevol caccia di pernici e palumbi, che ci forn
rono buon pasto, quantunque pel sapor delle carni molto
inferiori a quei d'Europa. Trovammo anche qualche arma
dillo, e altri rari quadrpedi, e molti loritos (papagalli) che
facendo uno strano schiamazzo, svolazzvano dall'una all'al

tra sponda, all'ombra di folte piante, come l'abete, il pino,


l'algarobo (ceratonia silica), il timbo, e la tatyba o gelso
silvestre. Ben provisti di biscotto, riso e aquavite, con alcu
ni attrezzi per cucinare e fare il caff, trovata una capanna
di giunchi, coperta di cuoj, ma disabitata e aperta, vi pren
demmo stanza per quei due giorni. Ma le urla notturne de
gli jaguari, ci tnnero all'erta; e si fece presso alla capan
na un gran foco, che si nutriva da s, dilatndosi in qual
che vicina macchia di sterpi.
Il jaguaro, col detto tigre (felis onca), un terrbile ani
male, smile nelle forme e nel colore alla pantera africana,
bench sia alquanto minore di forza. Affamato assale anche
l'uomo, e non gli lascia scampo se non s'arrmpica ad una
pianta; ma teme lo splendore dei fochi. I gauchos ne fanno
a cavallo la pericolosa caccia con grossi cani, detti perci

tigreros, e valndosi del laccio (lazo) e delle bolas. Sono


queste un mazzo di tre palle di piombo coperte di pelle, e
attaccate a tre corde, lunghe quasi un metro, che si lnciano
forse a duecento passi di distanza. Fatto questo primo colpo,
il gucho aspetta intrpido la fiera che arriva a tutta corsa;

178

VIAGGIO

e aggirndosi velocemente intorno al capo il laccio, ch' una


lunga corda con nodo scorsojo fermata alla sella del cavallo,
gliela avventa di tutta forza alla distanza di sessanta passi;
e avviluppato l'animale, volta indietro a spron battuto ,
trandolo seco per lunga tratta, finch la stretta del laccio
e il ruinoso strscico non lo abbia ben pesto e tramortito.
Varcammo il fiume su quella brbara foggia di nave, o
piuttosto di porto volante, che si chiama tarabita. Un cuojo
di bue raccolto e cucito ai quattro ngoli, e intelajato su
quattro legni fermati insieme alla meglio, forma nel suo
mezzo un seno, in cui pssono accosciarsi due persone; e
vien raccomandato con un anello ad una fune di cuojo ri
torto a pi doppj, che si tende dall'una all'altra riva del
fiume, e si stira pi ancora con un arganello. Cos assicu
rato il tristo burchio si tira attraverso al fiume nell'uno o

nell'altro senso, con due appsite corde.

Si pass a guado l'arroyo di S. Jose, al di l del


quale vedemmo un misero casale di pastori, i cui ranchos o
tugurj, rano di terra e giunchi, coperti di paglia e cuoj.
Ci sostammo ad una pulperia, il cui padrone, ch'era l'alcade
del luogo, ci narr come gli Spagnuoli nel 1811 vi fs
sero sconfitti da Artigas, in modo che rimase abbattuto
il loro dominio in tutta quella vasta regione. Un faticoso
cammino per lande ineguali, interrotte da molti arroyos, e
piene di cardi e di roveti, ci condusse presso alle paludi di
los Patos, ove ci venne fatto di prndere un bellissimo
fiammante (phoenicopterus), detto nel paese uzcoa, e molti
colibri, pappagalli, e altri augelli variopinti, di cui recammo
con noi le spoglie.
Di l si discese alla Colonia del Sacramento sul Rio della

Plata. Ha un porto non troppo sicuro quando soffia il mae


strale, che infila la direzione di quella larghissima fiumana,
tuttoch vi faccia in parte riparo l'isola di San Gabriele; e
inoltre le correnti sono violentssime, e il fondo d'una

melma cos molle che l'ncora non vi fa presa; cuse tutte


per cui non vi prspera il commercio. Di l potei spedire
a Monte Vido una cassa piena delle cose naturali che aveva

NELL'AMRICA MERIDIONALE

179

raccolto in quei giorni, e che comincivano a darmi im


paccio. E ci dirssimo alla volta di San Domingo Soriano.
Percorrendo ampie lande, ispide di cardi e d'espinillos,
e rotte dai rivi San Pedro, San Juan e San Francisco, per
l'Arroyo de las tres bocas si giunse alla Casa de las V
voras, dove si vede una chiesuccia, nica in quei luoghi,
che altre volte fu dei gesuiti; si pernott in una capanna

deserta, lasciando pascolare intorno i cavalli, e tenendo


sempre le armi pronte contro le tigri. Dopo breve riposo

in Soriano, si arriv (il 15) dove il Rio Negro mette foce


nell'Uruguy, che poi congiungndosi col Para prende il
nome di Rio de la Plata (dell'Argento). La pittoresca vista
di quel luogo delizioso riesce assi gradita al viaggiatore, che

vi si trova quasi per incanto dopo cos rrido cammino. Ri


salendo il Rio Negro fino a Capilla Nueva, trovammo molte

capanne inabitate, che la guida ci disse servir di ricetto, nei


mesi col estivi di dicembre, gennajo, febrajo e marzo, alle
molte personc che vi accrrono a bagnarsi, e bere di certe

aque che diconsi contener solfato di magnesia, e operar mi


rbili guarigioni. Sulle attigue rive alligna molto la salsapa

rilla. Lungo il fiume giciono molte ossa fssili, e tronchi


d'rbori petrefatti, e ne raccogliemmo quanto ci parve me

glio e di pi facile trasporto. Un cuojo accomodato a guisa


di barca ci serv a tragittare le valigie, avendo per noi prefe
rito di passare a nuoto.
Sull'altra riva si trvano terre montuose e inculte, ove

pi volte per le frequenti avvallature pericolrono i nostri


cavalli. La sera del 20, eravamo a Paysand sull'Uruguy,
in casa della nostra guida, e tanto affaticati, che senza pren
der cibo, immantinenti ci coricammo, ma una notte di buon
riposo bast a ristorarci. Alla dimane il buon Honorado, che
tale era di nome e di fatto la nostra guida, ci fece passar
la giornata in grande allegra; la sua moglie e le tre figlie

ci prodigrono tali gentilezze da farsi conscere di non vul


gare educazione; e nella sera fcero per noi una tertulia,
con numeroso invito dei loro amici, che ballrono fandan

ghi, minuetti e valzi, e vuotrono pi bottiglie d'aguardiente

180

VIAGGIO

de cana, sicch in fine ci tocc lo strano divertimento di


vederli tutti ubriachi.

Paysand l'estremo luogo abitato della Banda Orien


tale; non ha cosa notbile; esporta, sevo, cuoj e carni secche;
gli abitanti vivono paghi del produtto degli armenti; sono
ospitali, ma grandi giocatori; le donne olivastre e piuttosto
brutte. Il nostro spite s'incaric di scrivere a Concepcion,
sull'alto Uruguy, perch col giunti potssimo trovare una
buona guida e cavalli freschi, per attraversar poi tutta la

provincia d'Entre-Rios, che giace a ponente tra l'Uruguy


e il Parana.

Avuto buon riscontro, si prese commiato da quella buona


famiglia; e colla scorta di due Negri arrivammo a Concep
cion, ove ci aspettvano altri quattro viaggiatori, che vol
vano recarsi a Corrientes. Fatte le opportune proviste, si
mosse la nostra piccola carovana di sette persone, munite
di buone armi, con doppia muta di cavalli, e sei mule da
crico. Ma l'impaccio di camminar sempre di conserva con
queste, rese assi lenta e penosa la nostra marcia di nove
giorni attraverso terre montuose , e innmerevoli guadi c

paludi e canneti (esteros e canadas), della cui squallidezza


nessuno pu farsi ida, fra nembi di zanzare e formiche vo
lanti, molestissime alle persone ed ai cavalli, i quali essendo
indmiti e al tutto intolleranti di camminare insieme e di

seguire il sentiero, ci mettvano ad ogni istante a repen


taglio.
Lungo la strada si stndono vastissime pasture, dove i
gdiuchos, armati di laccio e bolas, galoppvano intorno, adu
nando gli sparsi armenti, ch'essi riconscono alla rispettiva im
pronta; in caso che non l'bbiano, ne prndono possesso,

apponndovi l'impronta del loro padrone. Al di l del Rio


Gualeguaych, che guadammo spendendo assi tempo e fa
tica nel tragittare sopra una pelle di bue tutte le nostre
robe, vedemmo svolazzare molti despertadores, nome che si
gnifica svegliatori. Cos gli Indiani chiamano certi augelli

(Vanellus cajennensis) che hanno l'istinto d'avvertirsi fra


loro di qualsiasi pericolo, poich avtone sentore, tosto si

NELL'AMRICA MERIDIoNALE

181

lvano gettando lunghe e acute strida, e aggirndosi in


torno all'oggetto pericoloso in modo di minaccia piuttosto che
di paura, e senza badare alle fucilate; perloch ci fu me
stieri evitarli pel disturbo che ci arrecvano collo sviare gli
altri augelli, mentre poi le carni loro sono insipide e gra
veolenti. Sono grossi poco pi d'una gallinella, con gambe
alte, piume di color bianco e nero-bronzato, capo grosso
adorno di due pennacchj, occhi belli e grandi, rostro lungo

e curvo, e ali armate d'un lungo sprone, con cui si difn


dono dagli avvoltoj. Si ntrono d'insetti e d'erbe.

Percorse altre miglia trenta, passammo a nuoto il rpido


Rio Gualeguay, principal fiumana dell'Entre Rios. Le sue
sponde erano ombreggiate del sassafrasso o palo santo, e di
alti pini cary, di cui gli indigeni mngiano i semi. In quei

siti midi il mio compagno pot raccgliere nuove e bellis


sime specie di colopteri, e sopratutto di carbici.
Il sesto giorno, quando arrivammo a Noboy, i cavalli e
le mule avvano le gambe cos malconce dalle lische e dai
giunchi delle paludi, che fu mestieri lasciar loro un giorno
di ristoro. In quei tristi luoghi vivono solo gli Indiani (In
dios estancieros), alla cui salute gli effluvj delle aque sta
gnanti non rcano danno. Il nostro arriero ci condusse ad
una delle loro estancias, di cui conosceva il capataz o in

tendente, il quale insieme a'suoi peones o domstici ci prest


i pi officiosi servigi. Ddici miglia pi avanti, trovammo
alcuni cavalli al pscolo, che con grata nostra sorpresa la
nostra guida ci disse ssere suoi, e riservati a dar la muta

a quelli tra i nostri ch'rano pi affaticati; della qual cosa


non ci aveva mai dato sentore, non ostante il malcontento

da noi pi volte dimostrato. N tard a darci la prova, poi


ch galoppando a quella volta col suo laccio, in pochi mo
menti ne accalappi quattro, che vnnero sellati immanti
nente; e mise in libert i quattro pi stanchi. Ma il se
guente mattino, non appena avevamo preso le mosse, uno

stuolo di gente armata si volse a briglia sciolta verso di


noi. Ci mettemmo tosto in atto di difesa, se non ch l'ar

riero ci tranquill, assicurndoci che non ci si darebbe

182

VIAGGIO -

molestia veruna. E infatti giunto a portata, il caporale di quella


gente ci grid, che i cavalli da noi presi erano suoi; e ce
ne addit l'impronta, dimostrando che il nostro conduttiero
ci aveva tratti in inganno. Si convenne che avrebbe tenuto
in cambio i cavalli lasciati addietro, e la guida fu inoltre
costretta a contargli otto piastre.

Da quel luogo in poi ci trovammo ingolfati nelle cupe


selve di Montiel, che non frono forse mai tocche da scure,
bench vi abndino legni ricercati, e sopratutto la sapona
ria, e varie piante medicinali, e s'incntrino spesso tronchi
cavernosi pieni di cera e di miele, che rimane pasto dei
rttili e degli augelli. Ci diede gran diletto la somma va
riet dei loritos e d'altri bellissimi voltili; ma ci fu d'in

grato stupore la copia innumervole di mostruosi rospi di


pi specie, che fanno nusea al viandante, costretto ad ogni

momento di schiacciarli. Sono frequenti anche le serpi, una


delle quali, di strana lunghezza, stava attorta a due rbori
attraversndoci il cammino, quando con una fucilata fu tron
Cata a IIleZZO,

Il giorno 10 il viaggio pei deserti era finito, e ci tro


vammo a Bajada, capoluogo dell'Entre-Rios, sulla sinistra del

Rio Parana. Una febre sopragiunta al mio compagno ci


trattenne col tre giorni, e ci separ del resto della bri
gata; e solo il giorno 15, noleggiata una navicella, potemmo

discndere a Santa F. questa una piccola citt in deli


ziosa situazione sull'opposta riva del fiume. Gli abitanti poco
o nulla dditi all'agricultura, e appena esercitando qualche
commercio all'ins del fiume con Corrientes, e all'ingi con
Buenos Ayres, non hanno altra entrata che quella dei nu
merosi armenti, e ricvono il frumento e il vino da S. Juan

de l'Estro. Fanno una vita brbara e oziosa, non pensando


ad altro che alle corse dei cavalli, alla caccia dello struzzo,
e sopratutto al gioco.
-

Il fiume fornisce molte testdini, e gran variet di pe


sci, come razze, orate, dentali, anguille, bogues, palometas,
pexes reyes. Ma quelle aque ricttano anche cocodrilli e caimani

(Alligator yacare). Questi sono d'enorme grandezza, i pi

NELL'AMRICA MERIDIONALE

185

communi essendo lunghi da sette a otto metri; vivono di


pesci e di topi aqutici, ma sovente asslgono l'uomo, e sono
pi feroci di quelli d'Africa. Quando non siano stimolati da
fame, si strscicano lenti lungo i greti del fiume, talora in
brigate di otto o dieci; e rstano lungamente immoti, e non
fggono all'accostarsi dei battelli; n una palla di fucile facil

mente intacca la dura loro spoglia. Depngono le ova sulla


riva, e le ricprono d'arena; ove divngono facil preda d'una
specie di corvo, detto galinazo (Corvus calvus), che ne distrug
ge la maggior parte. Laonde gli abitanti si astngono dall'ucci

dere quelli augelli, anche per la multa che s'incorre di dieci


pezzi duri. E viceversa chiunque uccide uno di quei feroci
rttili, ha un premio di otto pezzi. Perloch i pescatori so
pratutto negri, spinti dalla povert, ne fanno la pericolosa
caccia; ed in questo modo: Visto un caimano, il caccia
tore si spoglia e si getta nel fiume, tenendo solamente in
capo un cappellaccio di paglia, e in mano un lungo e acu
tissimo coltello. Dentro l'aqua egli si gita, facendo quanto

pi schiamazzo sia possibile, e fissando intrpido il mostro,


che, s' affamato, non tarda a lanciarsi alla sua volta. Quando

a pochi passi di distanza, il Negro in un baleno sparisce,


lasciando galleggiante il cappello, che gli rimane assicurato al
braccio con una funicella, e che il rttile correndo colle

fauci spalancate impetuosamente ingoja; ma nel medsimo


istante il Negro gli sotto, gl'immerge nel ventre il col
tello, e ritorna lieto a galla, poich il mostro appena ferito
fugge, e dopo pochi istanti approda moribondo alla riva,
cercndovi rifugio. Fui accrtato che molti di quegli infe
lici schiavi si riscattrono in libert col danaro guadagnato
in questa terribil caccia.

Da Santa F trovammo imbarco per discendere a Buenos


Ayres sopra una goletta mercantile, che ci fece attndere
alcuni giorni, per cmpiere il suo crico di pelli venute da
Corrientes. Si diede pi volte in secco, ma senza danno;
le rive rano amenissime; in mezzo a pingui pscoli, sparsi
d'rbori maestosi, si vedvano ad ogni tratto folte gregge in
sola custodia d'un cane ovejero, avvezzo fin da piccolo a far

184

VIAGGIO

escire le pcore dall'ovile, e farle rientrare, e non lasciarvi


accostar nessuno. Alla mattina gli danno a mangiare, e gli
attccano al collo una lista di carne secca, che possa rdere
quando sia stimolato dalla fame, senza che farebbe ritornare
il gregge troppo presto. Ogni giorno si ebbe un'abondvole

pesca; stuoli di papagalli e d'nitre passvano ad ogni mo


mento dall'una all'altra riva; la compagna era buona ed
allegra, e vi rano alcune donne; il capitano e i marinaj

rispettosi e accondiscendenti ci lascirono sbarcare quante


volte ci piacque. Ma era insopportbile la molestia delle
zanzare e di certi insetti quasi invisibili, che annebbivano
l'aria intorno, cagionndoci oltre alle dolorose punture la
nusea delle continue fumigazioni, che si facvano per dis
siparli. Giunti omi presso Buenos Ayres, dove il fiume della
Plata ha la larghezza d'un golfo, trovammo forte oltremodo
il vento, con minacce di pampero; il capitano fu d'avviso
di sforzar di vele, ma l'aqua ingross talmente, e il trbine
si fece cos furioso, che fu mestieri ammainare; ma pas

sata finalmente la punta di S. Isidoro, e giunti nella rada


di fronte alla citt, dovemmo rimanervi, perch il capitano
del porto che doveva ammtterci a libera prtica, non osava
venire alla nostra volta. Parecchie altre navi ancorate pi
lontano dimandvano indarno ajuto con ripetuti tiri, poich

nessuno voleva esporsi alla furia delle onde. Fummo co


stretti a rimaner sotto coperta coi boccaporti chiusi, per

ch l'aqua ad ogni istante scavalcava il bordo; e giorno


e notte restava alla guardia un uomo legato all'lbero, pel
continuo timore che qualche grossa nave, strappata d'n
cora e costretta a cacciare, ci venisse adosso; e in fatti il

danno di quei tre giorni fu immenso, essndosi perdute pi


di venti navi grosse con molte vite. La pi dirotta piog
gia, i lampi, i tuoni, i flmini rano continui. A bordo non
si poteva accender foco, e ci fu mestieri accontentarci di
quel poco di biscotto, carne salata e aquavite, che ci rima

neva ancora delle proviste fatte a Santa F. Il terzo giorno,


il tempo cominci a spianarsi, e tosto ci vnnero intorno
balenieri e pescatori, la pi parte Genovesi e Maltesi,

NELL'AMRICA MERIDIONALE

185

offrendo di condurci a terra, non ostante il percolo tuttora

grave; ma prima di por piede nei loro palischermi fu ne


cessario che ogni passaggero mettesse loro in mano un'oncia
d'oro, e non ci lascirono portare con noi il mnimo oggetto.
Giunti a terra grondanti per le continue ondate, trovammo
la spiaggia tutta piena di gente, che stava godendo quel
formidbile spettcolo, o aspettando di potersi impadronire

di qualche reliquia di naufragio.


ll d seguente si pot tornare a bordo senza percolo;
ma trovi due delle mie casse piene d'animali e di piante,
che aveva raccolto con tanta fatica in quella disastrosa corsa,
cos guaste dell'aqua, che mi parve meglio gettarle prima

di presentarmi alla dogana. Intanto si era fatto sfilare lungo


la spiaggia un intero battaglione di soldati, per impedire le
violenze e le ruberie che si facvano; e quello stesso giorno
vnnero fucilati due Mulatti e un Negro, che a mano ar
mata svaligivano due marinaj inglesi d'una nave nufraga.
Questo esempio fu di tale effetto, che nessuno ebbe pi
motivo di lagnanza. Intanto io trovi due Italiani che aveva
gi conosciuti a Monte Vido, e che mi condssero a un
buon alloggio; e mi congedi dal mio buon compagno, che
torn a Monte Vido per mare, incaricndosi di mandarmi
di col le robe ch'io vi aveva lasciate.

Buenos Ayres, capitale della Repblica Argentina, vasta


federazione il cui territorio ecupa una superficie immensa
di 2,340,000 chilmetri, cio pi di cento volte la Lombar
dia. La citt giace alla latitdine australe di 54 36', in situa
zione oltremodo amena. Ma d'inverno, per l'impetuoso vento di
maestro che proviene dalle Pampas, la rada poco sicura, onde
le navi non sgliono svernarvi. Inoltre non si pens finora a
costruirvi un molo; e le merci pel poco fondo dell'aqua non
potendo sui battelli gingere a riva, si cricano sopra carrette
che vngono tratte dai cavalli fino ad un quarto di miglio entro
l'aqua, quando sia tranquilla. La citt non murata, ma
difesa verso il mare dal forte Independencia; vasta, e
ben costrutta; le case regolarmente edificate di mattoni, per

lo pi hanno un solo piano con terrazzo, adorno di fiori.


Voi, vii.

13

186

VIAGGIO

Sulla piazza municipale ch' detta della Vittoria, ed am


pia e rettangolare, con un obelisco nel mezzo, surge dal
lato di settentrione il palazzo episcopale col Duomo, il quale
il pi eccelso edificio di tutta la citt, e di forma rego
lare ma poco notvole, tutto cinto con gradinate di marmo,
e continuo parapetto di ferro. Verso ponente si vede il Ca
bildo o palazzo del governo; e verso levante e mezzod, un
prtico continuo con varj fabricati e belle botteghe. Sulla
vicina piazza del Venticinque Maggio si vede la fortezza
cinta di largo fossato. E sulla piazza di Marte, tutta cinta
di prtici ed adorna di sedili, e dove la msica militare nei
giorni festivi chiama gran concorso, si vede l'ampia ca
serma del Retiro, dalla quale gdesi il bellissimo prospetto
della corsa della Florida, che attraversa tutta la citt con

un sol rettilineo, suddiviso in 27 contrade (quadras). Adorno


pure di piante e di sedili il pblico giardino dell'Ala
meda, posto lungo la spiaggia presso lo sbarco dei viaggiatori.
Fuori di citt, sopra un colle vicino alla spiaggia, presso la
Chiesa della Ricoleta, v' un ampio Camposanto, adorno di
monumenti e circondato di cipressi e slici piangenti con
sedili di pietra; e un mezzo miglio pi avanti, sempre
lungo il fiume, sono bellissime pratere, dove nei giorni
festivi la giovent accorre per far corse a cavallo e andare
a caccia.

Buenos Ayres ha istituito un'Universit, con apparati di


Chmica e Fisica, una Spcula astronmica e un Muso na
turale, che formato dapprima con collezioni comperate in
Europa, poi con produtti indigeni, contava gi 2000 ani
mali e 1500 minerali. Vi sono due ginnasj e parecchj
collegj d'educazione, anche per le fanciulle. V' un Circo
olimpico, e un bel teatro aperto tre volte la settimana. V'

inoltre una zecca, due ospitali, l'uno militare e l'altro ci


vile, ed una casa di beneficenza.

Il cielo di Buenos Ayres, come dinota il nome stesso,


assi dolce e salubre; e non si conosce col il vmito nero,

n alcun altro di quei morbi che tanto infstano le ma


rine dell'Amrica Meridionale. N questo per cura che gli

NELL'AMRICA MERIDIoNALE

187

abitanti si dleno della pblica salute; le strade per lo pi


non sono selciate, e ribccano d'immondezze, bench spa
ziose e rettilinee. Solo le principali hanno selciato, e per
mezzo ad alcune si fa passare un corso d'aqua, in cui si
gttano le fecce delle case.

La citt pu dirsi per la sua ampiezza poco popolata,


contando incirca 85000 abitanti, tra Bianchi, Mlisticci, Mu

latti e Negri liberi e schiavi, compresi circa cinque mila


trafficanti Italiani, Francesi, Inglesi e pochi Tedeschi. Le san
guinose discordie, la guerra col Brasile, e la poca sicurezza delle

persone e del commercio avvano indutto molti a spatriare,


mentre il contrario era avvenuto a Monte Vido, che an
dava crescendo di popolazione e di prosperit. Il commer
cio consiste nell'esportazione di lane, cuoj, carni secche, e
sevo, o nell'importazione d'ogni gnere di manifatture e di
molti commestibili, come olio, vino, zcchero, caff ed erba

mate, di cui si fa giornaliero consumo in tutta la provin


cia, essndovi poi molte piccole navi continuamente occu
pate a rimontar la Plata, per farne crico a Corrientes sulla
frontiera del Paraguy. In commercio la moneta di metallo
scarseggia, e crrono in quella vece molte cdole di banco,
di diversi colori giusta il diverso valsente che rappresn
tano; ma soggiciono a continua variazione di corso. L'oncia
d'oro spagnola ha un aggio di quattro reali sull'ameri

cana, perch serve ai pagamenti in Europa, e all'esporta


zione dei capitali.
Le macellere sono due miglia fuori della citt; le carni
si apprtano sopra carrette tratte da bovi; e i conduttieri
girano per la citt gridando e vendendo fino a sera, e solo
nella mattina seguente la espngono nelle botteghe, che
stanno intorno alla piazza delle Erbe.
Da parecchi anni la citt viene illuminata a pblica spesa,
mentre per l'addietro ogni padrone di casa doveva esporre
alla sua porta un fanale. Una compagna detta dei serenos
incaricata d'accndere le lmpade, e nello stesso tempo
di vigilare alla privata sicurezza. Vanno armati d'una picca
con due pistole in cintura ed una lanterna in mano, e tn

188

VIAGGIO

gono un fischietto per dimandarsi vicendvole assistenza;


gridano ad alta voce d'ora in ora, indicando che tempo fa,
e danno avviso ai padroni, se dopo mezza notte trvano

aperta alcuna porta o bottega. Se clgono qualche ladro lo


condcono fino in capo alla strada, dando segnale col fi
schio all'altro sereno, e cos di guardia in guardia fino al
crcere; e alla mattina il sereno che ha fatto l'arresto, ne

d la dichiarazione scritta. La gazzetta annuncia pron


tamente il nome d'ogni condannato e il suo delitto; e la

pena di attndere ai pblici lavori della citt, spazzando


le strade, e ammazzando i cani che non bbiano collare. Il
loro vitto di carne ed aqua, senza pane, con una mine
stra di paste una volta la settimana; il che dimostra quanto

il pane sia pregiato, mentre la carne si d perfino ai ma


jali. Di giorno, ai sereni succdono i vigilanti, che, gi
rando a cavallo e in uniforme, sono principalmente incari
cati di arrestare quelli che cavlcano per le strade con so
verchia velocit; e qui bisogna sapere che s poco cstano
col i cavalli, che non solo tutti fino all'infima plebe se
ne srvono continuamente, ma persino gli accattoni hanno
il loro ronzino, che porta al collo un cartello di latta con
suvvi scritto, mendigo.
I cavalli sono la pi favorita occupazione dei Portegni,
che cos si sgliono chiamare quegli abitanti. Non prtano
selle all'europa, ma un modo di bardatura affatto singo
lare, nel quale i signori fanno grande sfarzo. Il morso e
le staffe sono d'argento: la briglia una treccia di pelle
di finissimo lavoro; e all'estremit vi si attacca una specie
di staffile di pelle d'anta, animale raro della provincia in
terna di Salta. Il cavallo porta primamente una coperta di
lana detta sobrepelo, e disopra a quella quattro diverse
copertine di squisito lavoro, le due inferiori chiamate ritas,
e le altre due gergas; e sono tutte quadre, e orlate di
frangia; sopra quelle vi una pelle di minor grandezza,

detta carona, e poi finalmente il lamillo o recado, specie


di sella molto rilevata, lunga un braccio, terminata in
tringolo ad ambo le estremit, e assicurata al cavallo con

NELL'AMRICA MERIDIoNALE

189

una cinghia. E non basta ancora, perch sopra il lamillo


vi una pelle agnellina assi mrbida, un pannolano or
nato di trecce pur di lana detto pellone, e finalmente una
pelle vitellina finssima, assicurata con una cinghia di lana
di varj colori.
I mandriani o guchos pngono sul dorso del cavallo
una pelle agnellina, una coperta di lana, un cuojo quadrato,
poi il recado fermato con una cinghia, poi un'altra pelle
agnellina, oppure una o due coperte di lana, e finalmente
una pelle lavorata; e tutto disposto in modo, che quando
vanno per lungo viaggio, si stndono sul cavallo, facndosi
capezzale del recado, involgndosi nelle coperte , e stn
dovi come in letto. Vstono una camicia di colore, senza

giaco, n giubba; hanno pantaloni di lana vergata a due


colori, mutande di tela ornate di frangia, e clzano le bo
tas de potre, cio la pelle delle gambe di cavallo, che forma
uno stivale senza cucitura, aperto in sulla punta, onde ap
poggiare il pllice sulla staffa, la quale formata d'un
anello di legno attaccato ad una corda. Prtano per man
tello (puncho), un pezzo di lana quadrato e orlato di fran
gie, con un'apertura nel mezzo, in cui fan passare il capo,
come in una pianeta. In una larga cintura, chiusa con
fermaglio d'argento, ripngono il denaro, l'acciarino, il ta
bacco, e la carta per farsi mano mano un sigaro, giacch

fmano continuamente (1). Si allcciano al capo un faz


zoletto scarlatto, lascindone spenzolare un ngolo sul dorso,
e vi sovrapngono un cappello di paglia con falda stretta.
Alla cintura tngono pure un coltellaccio, e un mazzo di
bolas, o palle di piombo coperte di pelle, e attaccate ad
altretante corde lunghe due braccia, che sanno scagliare
alla distanza di 150 passi e pi, se vanno a caccia, o se
vgliono stordire qualche toro a cui non pssano accostarsi;
e appeso alla bardatura tengono un laccio di corda o di
pelle lungo ddici metri, col quale trggono di mezzo alla
mandra dei cavalli o dei bovi quelli che destinano al lavoro.
(1) Come tutti i ppoli che non pnsano.

90

VIAGGIO

I portegni sono sobrj nel cibo e nella bevanda; fanno


colazione di cioccolatte o di t con pane e butiro; prn
zano con carne di vacca, vitello, agnello, presciutto, lardo
e legumi, tutto alla rinfusa in un piatto ; e dopo il pranzo
fanno una siesta di tre o quattro ore.
Le carovane, che da Buenos Ayres vanno nelle interne
provincie di Santa F, Crdova, Mendoza, Tucuman e Salta
sgliono radunarsi in una piazza fuori di citt, dove le bar
che del fiume pssono accostarsi per un canale. Ogni car
retta capace di 80 quintali, e tirata da sei bovi, e gui
data da un peone; da 18 a 20 carrette formano una ca

rovana sotto il comando d'un capataz, e sono precedute


da due guide a cavallo; l'una delle quali va inanzi alla
prima carretta, insegnando il cammino, e l'altra precorre
ad esplorare se non vi sia qualche insidia dei selvaggi (In
dios bravos); e altri due umini sguono la carovana con
cavalli e bovi di riserva. Le carrette sono di palo santo;
hanno due rote assai grandi, senza cerchio o chiodo o al
tra qualsasi parte di ferro, ma fasciate in giro di giunchi
con molto artificio, e coperte di pelli; e vi si porta sempre
una provisione d'aqua entro un vaso di terra. Le carrette che
servono per viaggiatori sono divise in due parti; e il con
duttiere sta nella superiore, per aver libert di governare
i bovi con una lunga picca, che sta sospesa nel mezzo. Ma
chi non abbia seco bauli, preferisce di camminare a cavallo
in posta, e per la maggiore speditezza, e perch quella strada
correndo pi vicina al fiume, e pi lontana dalle Pampas,
meno esposta agli assalti degli Indiani.
Le donne portegne sono assi belle, vivaci, piene d'a
mabilit e d'allegra, appassionate per la msica e il canto,

e bllano con molta grazia, e ben adorne; ma sono poco


amanti del lavoro e dell'assiduit domstica; appena danno
qualche ora al ricamo, e tutto il rimanente lsciano in
cura alle Negre. Eccessivo il lusso del vestire, e molte
le famiglie sconcertate. Di giorno le signore scono assi di
rado, ove non sia per qualche visita premurosa, o per an
dare in chiesa ; ma sgliono escir la sera, mssime del

NELL'AMRICA MERIDioNALE

191

sbato, colle loro figlie, tanto per passeggiare quanto perfare


le loro cmpere; laonde i negozj di mode stanno aperti
fino alle undici ore; anzi se il tempo piovoso molte bot
teghe si prono solo sul far della sera. Vstono in tutto
alla francese, fuorch nella pettinatura, ch' al tutto strana
e nica anche in Amrica. Consiste in un pttine di tar

taruga finissima e di squisito lavoro, che costa otto o dieci


once d'oro, ed alto mezzo braccio, e largo un braccio;
cosicch se soffia vento forte, sono costrette a tenerlo colle

mani, perch cadendo non si spezzi. Sopra il pttine pr


tano al passeggio un velo bianco, lungo sino alla cintura;
ma in chiesa vanno tutte in nero, ponendo sopra al pt
tine la manta o zendado di seta nera, largo un metro e
lungo tre, che scende parimenti sino alla cintura, e s'in

crocicchia sul petto, fermndosi con uno spillone. Sono se


guite dalle loro Negre, che prtano un tappeto, e giunte
in chiesa lo stndono in terra; e vale tanto per inginoc

chiarsi quanto per sedere.


Il sguito ad altro nmero.

92

Florilegio di voci comasche, estratto da un Di


zionario indito del dialetto della Dicesi Co

masca, dell'abate Pietro Monti.


(Vedi la lttera dello stesso sig. ab. Monti,in questo volume a pag. 44)

Riescir

prezioso ai linguisti, e pur troppo ai linguisti


stranieri assi pi che ai nostri, questo piccolo saggio del
faticoso lavoro, con cui lo studioso curato di Brunate, gi

benmerito della letteratura per le sue traduzioni dallo


spagnolo, confort i solitarj giorni invernali, nell'alpestre sua
terra di 240 nime, a duemila piedi d'altezza sul livello
del mare, e con cui egli esplora il giudizio dei letterati

prima d'avventurare alle stampe l'pera intiera.


Perch il lettore men ddito a questi studj si pnetri
della somma importanza che pssono avere codeste oscure
fatiche, qualora vngano estese a tutta l'Italia, ci faremo

lcito di riptere un brano di quanto abbiamo diffusamente


ragionato nel nostro IV Volume, parlando del principio ist
rico delle lingue europe, in occasione che il nostro colla
boratore sig. B. Biondelli pblic la prima parte del suo
Atlante Linguistico.
Le lingue vive d'Europa non sono le divergenti ema
nazioni d'una primitiva lingua commune, che tende alla
pluralit e alla dissoluzione, ma sono bens l'innesto d'una
lingua commune sopra i selvtici arbusti delle lingue abo
rigene, e tndono all'associazione e all'unit. Se una volta in
diverse parti d'Italia e delle isole si parl il fenicio, il gre
co, l'osco, l'umbro, l'etrusco, il cltico, il crnico, e Dio

sa quanti altri strani linguaggi, come tuttora avviene nella


Caucasia, la sovraposizione d'una lingua commune avvicin
tanto fra loro i nostri vulghi, che ora agevolmente s'intn

dono fra loro. Il tempo, che cangi le lingue discordanti

FLORILEG10 Dl VOCI

COMASCHIE

193

in dialetti d'una sola lingua, corrode ora sempre pi le


differenze dei dialetti.
Non che una lingua madre si scomponga in molte
figlie ; ma bens pi lingue affatto diverse, assimilndosi ad

una sola, divngono affini con essa e fra loro; e per poco
che l'pera si continui, o a pi riprese si rinovi, divngono
suoi dialetti, e infine mttono foce commune in lei.

Intanto i dialetti rimngono nica memoria di quella


prisca Europa che non ebbe istoria e non lasci monumenti.
Giova dunque raccgliere con pietosa cura tutte queste rug
ginose reliquie; studiare in ogni dialetto la pronuncia e gli
accenti; notare quanto il suo dizionario ha di commune
colla lingua nazionale, e quanto ha di diviso. Ridutto ogni
dialetto alla sua parte estrattiva, si dovranno paragonare i
risultamenti. Le simiglianze di pi dialetti indicheranno i

primi gruppi che si sarbbero formati dalla civilt incipien


te; le loro dissimiglianze dimostreranno ci che ciascuna

stirpe conserv d'aborigene e di solitario. Solo da questi


glossarj pu trarsi qualche lume per risalire alle antiche
lingue degli stessi paesi.
Principali abbreviazioni.
BO. Dialetto di Bormio. - T.P. Tre Pievi, di Dongo, Gravedona e Srico, all'estremit
settentrionale del Lario. V.M. Val Maggia, sopra Locarno nel Cantone Ticino. - VML.

val Malenco, sopra sondrio in Val Tellina. v.T. Val Tellina. v.v. val verzasca,
sopra Locarno, a levante di Val Maggia.
Ar. Arabo. Arm. Armrico, celtico della Bretagna francese. - Cal. Calednico, celtico
dell'Alta Scozia. - 6ambr. Cambrico, celtico di Galles. Ebr. Ebrico. - Gr. Greco. -

ting. Inglese. Irl. Cltico d'Irlanda.-Ted. Tedesco. - Zing.Zingarico.

Avviso per la pronuncia.


L'u e l'oeu si pronnciano come in francese; a, e, i, oo in fine di voce si pronnciano
come una sola vocale prolungata; cc e gg in fine di voce si pronnciano aperte come ci , gi.

Delle altre propriet di pronuncia superfluo parlare per un cos breve saggio.

FLORILEGIO
194
A i mm. V.MIL. A basso. - L.
Aicaen, fiume. Cal. Anhainn, id.
ad imum.

Ai t m e n e. V.T. Esclamazione

I Milanesi dicono ves le aque


sotterranee.

che esprime piacere.


A'm ada. Zia. - Si dice anche

Bad e r l. V.T. Sciupare il tempo.

A nda, V.V. e V.M; e M i d n,


presso Como. M e no n a,

Baga. V.T. Otre da vino.


Cal. Baig, sacco. Ingl. bag, id.
B a g. T.P. Cioncare.
B a gj. Ragazzo. Cal. Beag,

V.T., zia paterna. L. Amita.


A n tes n. Agone pccolo, pescioli
no. Porcacchi, Nobilt, p. 157:
a Nscono nel Lario agoncelli
pccoli, che in pochi giorni cr
scono quanto un dito, c son
chiamati antisiti. n - Grida del

Munic. di Como,verso il 1575:


u Antesini non si pssono pescare

da nessun tempo, sotto pena di


cento scudi d'oro.

A p e r. V.T. Steccato che spara


la stalla dal fenile. Sp. Aprisco,
ovile.

A'r a d a. V.T. Certamente.

pccolo. Forse affine della voce

italiana bagascio.
B i ta. Casolare posticcio, per ri
cvero sui monti. Salve lievi

differenze voce di molte lingue


cltiche, germniche e semtiche.
Eb. Baith, casa.

B a l n. Lettuccio, canile. Pers.


Bdlin, letto, cuscino.

Balm. V.M. Sasso, Masso.

Ba r ch. V.MIL. Gruppo di case


abitato solo in certe stagioni.

A rd e ra. V.T. Dunque.


A r gi di v. V.M. Guaime.

Nome di parecchj nostri villaggi.


B a s ci a. Grppolo.
B de r. BO. Ragazzo. Nomc

A s st. V.V. Conca del latte.


A ss in ento. V.V. Assassimo. -

di paese.
B e lz m. V.V. Cencioso , Vedi

In quel dialetto, l'aggettivo suol


farsi superlativo colla desinenza
in e n to; p. e. b e le n to, bel

Bilz.
B e n s c. V.V. Veste cenciosa.
B e rc c. T.P. Lumacone nudo.

lissimo; b on e nto, buonissimo;


e cos brutento, dolce n t o,

B e rf i. T.P. Bisacce; zinne.

net e nto. I Milanesi dicono


n o e uv n o vent, nuovo nuo

infantile.
Bett i r. BO. Matterello.

vssimo.

Bib n. V.T. Fagiuoli. Ingl. Bean.

B ss o l e. V.T. Labbra. Voce

A st rg, Sto rg,Sto l cc. Gal Bic c. Tronco d'rbore, d'un brac
lo montano (tetrao urogallus). Paolo Cigalini, a De tuenda vale
tudine: n Avibus illis praegran

dibus, quos vulgus noster Stolci


appellat.

cio o poco pi. I Benedet


tini, nelle Giunte al Dufresne :
a Debeat dare centum bigos in fo
restn Franc. Bigue, lbero di
nave. Turc. Bicim, taglio; bik

mek, troncare.
A'vas. Vena d'aqua. I conta
dini hanno per presagio di bel Bi lz. V.V. Cencio.
tempo se dopo lunga pioggia que Bi si n a. Luna. Voce puerilc.
ste scaturgini ingrssano; e dico Bl a c ca. T.P. Abito d'uomo.
no: Bta n i vas; sgrgano B o s c. Scido. B o e s ci ad a.
Imbratto.
le fonti. Salve lievi differenze,
questa voce di tutti i dialetti B o e ut. Cespuglio. Dalla stessa
radice di bottone e buttare.
cltici, e d'altri molti. Armor.

DI

VOCI

195

COMASCHI

B di ra. Tronco atto alla sega.

sarebbe il nome del torrente Bo

B o r ca. V.T. Trivio. Nome di

zente.

paese nei monti di Belluno.


B o rgn t. Pozznghera.
B o r l a. Cccola, bacca.

C i s. VT. Pcora novella.


Cal. Caor. Irl. Caora, pcora.

B o r la n da. Minestra sciocca e bro

Cas s. Rana arborea.

dosa, di farina di grano turco.


B o rn s. Cinigia. Ingl. Burn,

Caj s c. V.M. Crico enorme di

rdere.

B di t. Volta, fiata.
B r a m. Piovigginare. Armor.
secondo Bullet, brumen, piogge
rella.

Br e gn. V.T. Casa diroccata; rui


na. V a l d e Br e gn, si dice
propriamente dal ppolo la Valle
detta con pi elegante nome di

fieno.

Can a. V.T. Bocca grande.


C a n. V.T. Pingere.
Cana da. Gran fame.

Can v ola. Collare di legno o di


ferro per le vacche, con appesa
una bronza detta cioca. Africo,
Agricultura, p. 42 1 : a Far can
vole per legare gli animali bo
VIII,

Blenio, al cui ingresso si am


mira un vasto scoscendimento,

C a n c c. V.V. Stanza diroccata.


C a n e str l l. Bacca di mirtillo.

presso Biasca.
Br e v a. Vento di levante che ap
porta pioggia o tempesta; e pei
barcajuoli del Lario, vento rego
lare, ora leggiero, ora forte, che
spira da greco-levante, e non
piovoso. Ital. brezza. Ingl.
breeze, venticello; breath, fiato.
B rgo l a. V.T. Otre da vino.
B ri n s c tt. V.V. Ginepro.
Spiega forse il nome del paese
di Brinzio, vulgarmente Brinsc.
B riss n. T.P. Asprella per la
vare stoviglie.
Bru c c. Barchetta di fondo piatto,
senza chiglia, quadra in prora e
in poppa, senza timone n vela,
non veloce, ma sicura sull'onde.
I Milanesi la chiamano quat
tr'asse. - Gael. Bioraeh, bur

Car a gn. Pianger forte.


C a rez. lngrassar bovini per

chio.

macello.

Catt. V.V. Legna spaccate.


Chi r o eu r. V.V. Nocciuolo, avel
lana. ln V.T. C le r. - L.

corylus.
C hi tt l. BO. Sottana. Ted. Kit

tel. Gr. Xtrov chiton, t


IlCa.

Ci c ia. Ubriachezza. C i c c. U
briaco.
Cicia. V.T. Pcora.

Ci m o l. V.Mi.Sbrio; che man

gia poco.
C mi d. V.V.Sonnolento. Gr.

Kouo, koimao, dormire; da cui


cimiterio.

Ci n a. Capra. Tanara, Econo

mia, p. 17. a Piglieri dei pezzi


di cinna. n

Br o c. V.T. Colpire, cogliere.

Ci o c a.

B u a. V.V. Malatta.
Bu l . V.T. Certamente.
Bu sc e ltt. V.T. Ulmus subc

cioncare. Ci o ch; ebro. Cal.


Geoc, bevanda; geocair, ebrioso.
Ci o ca. Bronza appesa al collo
delle vacche ; e in V.M. cam

*oso.

Butt. V.M. Corpo della camicia.


Buz a. V.V. Torrente gonfio. ll
suo superlativo in quel dialetto

Ubriachezza. Ci o c;

pana. In alcune terre del lago,


Ci och e, campanile; Ci o c,

seampanare. Cisterc. Antich.

196

FLORILEGIO

Longob. 4. p. 9o; Carta del


l'an. 12oo : a Unam clocam
in clocario novo. m Fran.

Datio di Como: a Cusettarum


vel sibiliorum. m In VV. C o ss.
In V.T. Gus e.

cloche, clocher. Cal. e Irl. clog.


Ted. Glocke.
Ci n. V.T. Porco.
Ci z sia l sc. V.T. Comincia a

bollire. Turc. Kizgynlyk, ca


lore.

Da ra. Trina, baroccio da mon

tagna, con due basse rote da


vanti, strascinato di dietro per
terra, su due legni che formano
il telajo. Cal. e Irl. Darbh,

C o tt. V. T. Campo o prato in


mezzo a selve o rupi.

D a re n o. V.V. Frana.

C o b s e. BO. Sacerdote.

D a r ns c. Tenace, stinco.

Cob gi a. V.T. Fune da legar

Da rt o. V.V. Colatojo del latte.


Da ra. V.T. Ascolta, odi. Forse

some a giumenti.

CaTTO.

C o c a. V.V. Vecchiona. Sp.


Chocho, vecchione. Turc. Koga,

dal Lat. Da aures.


D e friz a. Velocemente.

vecchio.
Coc h. V.V. Sasso.

D e rla. Noce col guscio, ma smal

C o e uz. V.V. Veste rattoppata.


C o r l sc. Falce da legnajuoli, di
lama larga, con mnico coperto
di liste di cuojo.
C o r no. V.V. - V.T. Sasso, cit

lata. Der l, smallare.


D e s. Ornare, acconciare.
Cal. Deasaich, id. Deisead, ele

ganza. Deiseachan, biti.


D e stro. Sporco, scido. Ingl.
dirt. Ted. Drist, lordura.

tolo. Arm. di Vannes Corn,

Di e re. V.V. Facendiere.

roccia, sasso. Cal. e Irl. carn,


sasso. Spiega i nomi di paese,
Cornalba, Cornalta, Cornello,
Corneno, Cornera, Cornola.

D i na. VT. Tardi. Gr. dynai,


al tramonto.

Di r n. V.M. Volta di casa, so

lajo sotto tetto.

Corn cc. V.V. Angolo di stan D o lc . Piegare.


za. - Ingl. Corner, ngolo. Cal.
Irl. Cearn, cantone.

C r a p. V.T. Macigno. Ital.


Greppo.

Dr e nn. Lampone, frutto del Rubus


Idaeus. Camb. Draen, rovo, spina.
Armor. Draen, Dren, Drezen,

lampone.

Cr a sp o l a. T.P. Scumaruola.
Cresci on a. V.M. Polenta.
Croeuss. Cavo. Fr. creux.

Statut. Novar., p. 19o. a Fos


sata . . . crosa et alta per bra
chia quinque. m Presso Va
rese vi il villaggio Crosio della
Valle.

Cro se la. Ribes. Fr. gro


seille. Camb. grosaid. Cal. Irl.
groset.

C rus c. Accosciato, accocollato.


C rus ci ass, accosciarsi. Ingl.
crush, schiacciare.

Cus et a. Scojttolo. Dato del

E res. V.T. Figlio maschio.


Nel Dato del Dazio, ec. di Vi
gvano, dcesi anche di bestia:
a Capre senza erede; . . . vac
che con l'erede.n Plinio, lib. 16,

p. 37, chiam eredi i rampolli


delle piante: a Alni caesae in
numero haerede prosunt. n A
Sondrio, Redes ragazzo; raissa
a Bianzone; ras a Tirano.
Fa l ca. BO. Bianca, dcesi di
vacca. Ital. falbo. Ted. fahl.
lngl. fallouv.

DELLE VOCI

F'ass. Vuoto, bugio. Dcesi di


IOC6,

F e d a. BO. Pcora, sacco di pelle


pecorina. Lat. hoedus, capro.
Ted. Vieh, bestiame.
F e ta. V.T. Cacio fresco.

F i l l. V.T. Correggiato.
F o l I. BO. Sacco di pelle.
F o sn a. V.M. Pratello intorno a

un campo. Gael. Feoir, erba.

COMASCIIE

97

lenta , lentezza affettata. Ted.


Gang.

G r o v. Mucchio di pietre o di
macerie. Cart. Com. a. 15o9: A
nullora, garrovum lapidum; cio:
Da settentrione, cmulo di pie
tre. Tr al grov, si dice dai
pescatori comaschi il gittar calce

sopra un mucchio di grosse pie


tre e di fascine, fatto sott'aqua
presso alla riva del lago, e fer
mato con travi, affinch la calce

Gabi n att. V.T. Regalo che si


d ai fanciulli per la notte del
l'Epifana. Dalle voci ted.
Gabe e nacht.

Gajum. Mallo, scorza della noce.


Lat. gluma, lolla.
G a le d a. Bigonciuolo di legno, con
suo coperchio, e lunga cannella
per dove si beve. E usata dal
vulgo in Valtellina; e sin verso
la fine del scolo scorso si soleva

portare la gal e da con bec


cuccio d'argento sulle tavole dei
signori. Car. dell'Arch. Mu
nicip. di Como, a. 12 18: a Ven
dens vinum ad minutum non

debeat tenere in ipsa taberna


aliquam galedam de quartario,
et medio quartario etc., que non
sint cocte, vel coequate per offi
cialem Communis. m Da que
sto passo e da altri che ho ve
duti, si fa manifesto che le ga
lede dei nostri antichi fssero di
terra cotta.

G a m b i s. V.T. Collare di legno


per le vacche.
G a n da. V.T. Masso staccato da

rupe. G a n di, ammasso di rocce


spezzate. Sembra indicar l'o

intorbidando l'aqua e insinun


dosi tra i sassi, ne snidi i pesci,
che come alloppiati vngono a
galla, e si pgliano colle mani.
Nome di luogo, detto poi Villa
d'Este.
G a r o ta. V.T. Vaso rotto.

G a rovt. V.T. Corba grande


per condur concime su carretta.
G e n t. VV. Figliare. L.gi
gnere. Gr. gennn.
G e r r; C i e r. V.T. Assi; gua
ri. Ted.gar.
Gi a r. V.V. ll trastullarsi dei
fanciulli.
Gh e z. Ramarro.

Ghi a. Pngolo dei bifolchi.


G i avz. V.V. Legna minuta.
G i o l a. Spalla. Port in gioleta.
Portare a cavalluccio. Irl. Guala,

spalla; Cal. Giulan, portatore.


Gi orl. VM1. Vezzeggiare.
Gi o ta. T.P. Minestra di fagiuoli,
cvoli e patate.
G i r. V.T. Andare, gire. Giont,
scndere a destra. Giof, scnde
re a manca. G i r del dial.

rtico. Ingl. go. Ted. gehen.


G i t. Fanciullo gracile e mala
ticcio.

rgine del nome d'alcuni nostri


paesi: Ama Ganda, Cima Ganda,

G iu st. VMI. Origliare.

Gandino, Gandellino, Gandozzo,


Gandorla; e di alcuni torrenti:
Gandvere, Gandeli, ec.

G n e c he. V.T. Bisogna.


Gra a. Vecchiona.Armor.grach;
Grec. grays.

C a nga, G a n g na. Andatura

Gn e c h. Malaticcio, tristo.

G ren n. V.V. Nebbia folta.

LORlLGIO
198
Gr i tt. V.T. Malcontento.
frumento. Ted. loch, buco; lo
Gr si e r. V.T. Avanzaticcio dei
cker, vano.

fieni.

Gu a p. V.T. Scodella. In V.V.


Gnapp. ltal. nappo. Ted. napf
Gum . Piovigginare.

Gum e ta. Pioggerella.

L oe uva. Pannocchia del grano


turco, e in V.T. spica del panico.
Loeuvi, emttere la spiga, o la
pannocchia. a Plin. 4 18, 7, dice,
che il miglio d'India, da un dieci
anni portato in Italia, aveva una

I a d. V.T. Ghiado, gran freddo.


l dr o gli a. V.V. Millantera.
I mb est ius s. V.V. Accrscere gli
armenti.
I mb e sc. T.P. Mischiarsi.

I m pr o n. V.T. Atterrare. La.


pronus Gr. proneyein, abbas

pannocchia chiamata loba. n


L olza. BO. Sorta di slitta.

L o ta. Gleba erbosa. Gallo. Agri


cult. 5: a lotta di terra ben
erbosa. m - Armor. Blotte,

Lucena. V.V. Metadella, mi


SulTa.

Lutare. BO. Desiderare.

Sare.

In fichi oss. V.V. Dispettoso.


I r. BO: Andare, ire. Dial. rtico.

M a d rus c. V.T. Casa ruinosa.

l n gati. VM. Uomo ben vestito.


Io ll. V.Mi.VM. Capretto d'un an
no. lrl. Giolla, givine.

M ag lc c. Aqua stagnante e s

Issa. V.T. A Bormio e Puschiavo

udi questa voce, adoperata da


Dante.

cida. Stat. Mediol : a Cloacae et

magolcia in civitate. pestilen


tem reddant aerem. n

M agn. Accoramento, gruppo alla


gola per cordoglio.

M a gutt. Garzone di muratore. IL mi sa. V.T. Mladia.


IL a ta. V.Ml. Padre.

Irl. Mac, figlio.

L a ta. V-T. Prtica per le viti.

Africo, Agricultura, pag. 374:


a lLe ltole di salice. m Armor.

Laz; Cambr. Llath, prtica.


Ingl. lattice, assicella.

Ma lo ss, M a loss e. Sensera,


sensale. Cart. Arch. Municip.
Com. a. 15 14: a Quilibet ma
roserius qui vult exercitare ma
roseriam. n

M o la. Industria, destrezza.

Lesm.V.V. Lampeggiare. Lesn, Marm l. Dito mgnolo. Irl. Marm


e L e s m lampo.
Li ffia. V.V. Boeca. Ted. Lippe.
In Dante: a enfiata labbia. n

Limat. V.M. Pratello presso un

mear, pccolo dito.


Marc c. V.T. Fanciullo.

M a rg n i ga. V.T. Gozzo.


M a rgn igna. V.T. Gobbo.

campo. Gr.leimon, prato. il

M ascio c a. Latte cido, che al

nome del fiume che esce dal

foco si cogula in minuti grumi.


Mas n. Magione, caspola sulle

Lago di Zurigo, e che nella pre


sente lingua di quel paese non
ha significato.

Alpi per rifugb dei pastori.

L im ori a.BO. Persona macilente.

M a str ns c. Grcile, sciancato.


M'a ta- lunga. V.T. Dito medio.

Gr. limos, fame, limeros, fam

Ml at l, Mlatea. V.T., Fanciul

lico.

la. - A M azo, in V.T. si


dice mccan e baccana, fanciulla.
Tcd. magd, idchen, fanciulla.
M a sc, Manin. V.T. Mine

L o bra. V.T. Cnapa


grezzo.

o lino

Lo ch. Vuoto, leggiero. Si dice del

DivcicaMAscne
199
stra di diversi legumi. Aiipr O la, o leta. Voce del pastore che
mio, m u ch, minestra d'unaspe
richiama le gregge.
cie di grano detto dai Valtellini Olva. VT. La farina di miglio
memr bella.
omiga. Nelle Tre Pievi m a c
ch t, minestra di panico, casta O m i ga. Specie d'orzo coltivato
gne secche, e latte.
in Val Tellina, detto pure in al
Ml e nn. Collare di cani. Zing.
cune terre scndola. Plinio 18,
Men, collo.
7. a Galliae quoque suun ge
Ml eta. V.V. Usanza. Nelle altre
nus farris dedere, quod illi bra
cem vocant, nos sandulam.
nostre provincie, calmiere dei
commestbili.
Opp o l. V.T. Vigneto; vite so
stenuta da un sol palo.
Mit. V.T. Cappello. Ted. mitze,
berretto.
O ra. T.P. Vento che precede o
M i z o. V.T. Umido. lngl.
segue il trbine, soffiando sul
mist, nebbia; moist, umido. Mi
lago a fior d'onda. Nelle fer
lan. mosc.

rierc, corrente artificiale di vento

M or and a V.M. Prete che va in

che alimenta il foco della for


nace. Lat. Aura.

altro paese a cercare impiego.


Mugra. BO. Giovenca.
M1 nd ul, Ml un doln. V.T. Gon

O'rb e da. V.T. Mrgine erboso di


campo - Lat. orbita, giro. Si
dice anche di prato sotto le

M di gh. VV. Pigro.

viti.

nella da contadina.

Mlus c. Grigio. Si dice del pelo


d'animali.
Mi ust. V.V. Canuto.

O ri z i. V.M. - Ur iz i. V.V.

O r i vi. BO.Trbine sulle Alpi.


Da ora, aura.

O va. Via erta per la quale si r


tolano gi dal monte le legna.
N a r. VV. Ignaro.
Natta. V.V. Formaggio cattivo.
N u l a. V.T. Mucchio di fieno.
N ecc. V.V. Vitella d'un anno,

Ne d sc h. Gramigna. - Ebr.

nerz, forza.

Nisc, Nizz. Infermiccio, lvido;


che diventa frcido; Nisceria,
languidezza; Nisci, languire. Cambr. Nych, languore, nycha
languire. Statut. Novar. 13 1.
u Condemnetur pro quolibet vul
mere, vel livido, vel nizzo, vel
scarnalura. mi

carni.

calmare.

Pag s c. VV. Sprzzolo di neve.


Pali. T.P. Timone delle barche

Desche, erba.

Ne rc. Grcile, infermiccio. Ar


mor. Dinerz, lnguido; voce
composta, come dice Gonidec,
da di, particella privativa, e

Nis ci o l n. Odore

Pa di m . Cessar di pivere dopo


un rovescio d'aqua. Per traslato,

mucoso dl

grosse.

Pan e. Trugolo dei polli.


Irl. pana, vaso. Cambr. pan,
coppa. Sanscrit. pdina, vaso da
bere. Milan. Panaggia, vaso
da diguazzar il latte per far bu
tiro. P a n e e, nome d'una fonte
ne' monti di Blevio, incavata nel

sasso a foggia di trugolo.


Pantegana. V.T. Grosso topo.
P a r l n. Lucgnolo.
P s o l. Rapa di brutta forma.
P a s n. V.T. Pali delle pergole.
P a s s l. V.V. Palo sottile da

viti. Lat. paxillus.

200

LORILEGIO

Peg. Insudiciare. Cart. Ar


chiv. Com. a. 1218. u Non liceat

quique. pegare uvam.


Pel r s c. V.T. Cnapa grosso
lana.

P e lo r s ci a. V.T. Coperta r
stica.

Rincer. Armor. Rinsa, riscia

quare; e rinsadur, equivalente


al nostro resentadura.

Resta. Pane di forma oblunga che

si mangia per Pasqua, ed segnato

pel lungo con ddici croci, come


le once nella misura del braccio.

P e rv e rs o. V.M. Buono.

Ssson. ant. Resta, braccio. -

Pig o l sa. V.T. Altalena.


Pi li gol d a. VT. Fiammella.
P in z, p in z a d a. V.V. Sasso,

Nelle Tre Pievi: pane infinoc


chiato, pel d di S. Antonio.

sassata.

P i ott. Calcato.

Pip ra. V.T. Donna che ha


cura dei bimbi.
P i r n. V.T. Forchetta.

P i s n. BO. Mazzapicchio.
Pit o n a. VV. Zucca lagenaria.
Pit o s e. V.T. Alquanto.
P le ra. V.M. Prato selvoso.
P l o c h. V.T. Sasso di mezzana
mole.

Pojt. Catasta cnica di legna


da far carbone. I nostri carbo

naj dicono: ona cota, o on po


jt de carbn. - Cambr. poeth,
infocato. Arm. Poz cotto, poaza
cuocere; poazadur cottura.
P o l e dro. V.T. Pannocchia del

granoturco.

P o m b i a n a. Fulgine dei cam


mini, o delle soffitte di cucina.
Pr e gh e ra. Pineto.

Pri a l a. VT. Ordigno di legno


per condur fieno o strame.
Pu d n. V.T. Falcetta, sgolo.

R i m. V.V. Cucchiajo.
Ri otta. T.P. Pane di frumento,
d'un soldo.

Ro cn. V.V. Cappello lgoro.


Rodela. V.T. Bocca d'un porco.

R ge n. BO. Fanciullo grcile.


R o gi. VM. Portar gravi pesi.
R o gne. V.T. Tralci lussureg
gianti.

R o ja. Vacca vecchia e magra.


R o l l. V.V. Gusci di castagne.
R o n . Numerare. Rammenta la

voce antichssima runa, nota ,


cifra.
R o s a n a. V.V. Salamandra.

Rum. V.V. Aquergiola. Ingl.


rain. Ted. regen.
Rusca. Corteccia. Nel Dato del
Dat. Com. : Soma rusche.

Rusc, scortecciare. Milan.


Darsc, scabro. Armor. Ru
sk, corteccia; Diruska, scortec
ciare.

Ru m n t. Spazzature ride, che


si gettan sul foco. Si lega forse
con rud, spazzature, letame.
Statut. Placent. 4. 45. a Proji

R i. V.V. Bastone. Lat. Radius,

cere aquas, vel rumentas, seu

verga.
R a s sa. V.T. Gonna.

pulverem vel aliud turpe de


balcono. m L. rudus, terra

R e golz. Rincalzare, rimboccare

grassa.

le vesti. - Statut. Mediol. 2.

85. Regolciaturae fortalitio


rum; n per terrapieno o scarpa.
R ent. V.T. Legar con fune.
Spagn. Arrendar, legar con r

S a gh. V.T. Cattivo. Sa c ia, cat


tiva. Arab. Saky, malandrino.
Sa i r d. V. M. Triste.
Salustro. V.T. Paura.

dini. Arm. Rezen, cavezza.

S a m p g n. BO. Bronza.

R e se n t. Risciaquare. Franc.

S cerv s c. Scumaruola.

DI VOCl COMASCIIE

201

S c n dola. VT. Tgola di le

T'a mbus na. V.T. Tana d'orso

gno.

odivolpe. Bresc.Tamba, tana.


S ch e lfa o S ch i r p a. Arredi
T'a
p. Coperchio di laveggio. Ital.
che si danno alla sposa, oltre
tappo
, turcciolo. Spagn. tapa,
la dote. Cisterc. Ant. Long.
Cart. a. 853. a In die votorum, T'acoperchio.
p. Ciarlare.
dinari boni nonaginta etscerfa. n Tar
Cucchiajo.
S ci a t, S c i a ta. V.ML. Figlio, T' a v en.l a.
Fava col suo bacello.
figlia. Bresc. Scett. ltal. Schiat T e ga. Bacello di
legume. Gallo.
ta; voce d'orgine gtica.
Le
fave. fatte
Giorn
p.
38.
.
S ci a tt. Rospo. Nome commune
fuori delle tavelle o teghe.
a tutta la lombarda.
S ci d r. V.T. Bere.

Lat.tegere. Ted. decken, coprire.


Tess. V.V. Satollo.

S c i d rin. V.T. Bacche di mir


tillo.

Teza. T.P. Capra.


To rs a. V.T. Soma di fieno.

S c ign . Accennare coll'occhio.


S c i l v e r. BO. Desinare. Ital.
Ascilvere.

S ci o rg n a. V.V. Testa.
S c i o v e ra. V.V. Gerla.

S c s o l. Slitta. Voce che si usa


a Molina.

S c o e u ci a. V.M. Siero con ri


cotta. Milan. Scoccia, Scotta.
S e m u d a. T.P. Cacio in forma
di focaccia.

Sgh e za. VV. Fame.


S o rb a. Percossa.

S o s n . VV. Governar il be
stiame nelle stalle.

S o sn ss. V.M. Mangiare avi


damente.

S o v e n d a. V.V. Lo stesso che


Ova. V.

Sp a gn. V.V. Separare.


Sparn. V.V. Palo biforcuto,
per viti. Lat. Sparus, palo
acuto. - Ingl. spear, asta.
Sp re g. Strascinare.
Sp rugh. VV. Masso sotto cui
ripararsi.
Stag n. Sodo, non molle. Armor. Sten, duro.

Sta ntur. V.T. Questionare.


St o chi n d. V.V. Nella frase:

na stochind, andar vagabondo.


St r i b i. Scintilla di tronco ac

ceso. Grec. stitbe, splendore.


Su b i . V.V. Precipitare.

T'o rza. V.V. Castagno selva


tico.

Tra cc. V.T. Sorso d'aqua o di


vino. Spagn. Trago, sorso.
Tra uch. V.T. Scarpe da conta
dino.

Trm a n. Gaglioffo.
V a ll. V.T. lnsetto infesto alle
viti.
V b a l. V.M. Usciere.

V e dr e ta. V.T. Ghiacciaja per


petua delle Alpi.
Vergni. Smorfie.
Verg tt. V.T. Qualche cosa.

Vesto bgie. VT. Tempo della


raccolta dello strame.
V e t. VV. Rubare.

V o o. Solco o spazio tra campo


e campo. Si usa in Valle In
telvi.

Zagoe ut. V.V. Riccio senza ca


stagna.
Z e l. Correre

Z m b o l a. Rampollo.
Z i . Ornare. T o s a z i a d a;
fanciulla ornata.

Zibi era. T.P. Stuolo d'augelli.


Z in c a rln. Cacio impastato con
pepe e sale, e poi seccato.
Z o rn t. V.M. Di sopra.
Z ott nt. V.M. Di sotto ; stalla
con fenile.

VoL., vi 1,

14

lRIVISNA
oso

Le azioni di Castruccio Castracane degli An


telminelli, Signore di Lucca, con la genealo

gia della famiglia, descritte da Aldo Ma


nucci. Terza edizione ricorretta, ec. Lucca,

Tipografia di Luigi Guidotti, 1843. Ven

desi in Milano dallo stampatore e librajo


Fr. Fusi.

Grata

esser dee la republica letteraria al tipografo sig.


Luigi Guidotti dell'aver dato fuori, in su l'occasione del
quinto Congresso italiano degli Scienziati tenutosi in Lucca

l'anno scorso, l'operetta sopraccennata, come quella la quale


pi fedelmente che non fecero il Machiavelli e Nicol Te
grimi, c'informa delle azioni onde famoso risuona il nome
di Castruccio Castracane. E sopratutto egli di prova di

molto giudizio, pigliando per esemplare l'edizione principe


uscita in Roma l'anno 1590, anzich la pisana del 1820
qu e l macchiata di notabili errori. Con ottimo senno
pertanto il sig. Guidotti s'attenne all'antica lessigrafia usata
dal chiarissimo Manucci, e conservata dallo stampatore ro
mano; onde a noi reca vera satisfazione il leggervi obligo,
publico, legitimo, maritimo, matutino, catolico, catedrale,
imagine, colera, fabrica, febre, provedere, tapeto, comedia,
abondare, commune, commodo, commandare, pallio, Bar
tolomeo, Tomaso, Lazaro, Battista, ec. ec., tale essendo la

corretta maniera di scrivere queste parole, non gi obbligo,


pubblico, legittimo, marittimo, mattutino, cattolico, catte

Le AzioNI Di cAsTRUccio cAsTRACANE

205

drale, immagine, collera o collora, fabbrica, febbre, prov


vedere, tappeto, commedia, abbondare, comune, comodo,
comandare, palio, Bartolommeo, Tommaso, Lazzaro, Ba
tista, e andate voi discorrendo, come ha l'edizione pisana, la

quale, troppo servile all'abuso corrente, aggiunse (per ado


prar le stesse parole del signor Guidotti) o tolse lettere a
ritroso della loro derivazione. Se questo cnone fondamen
tale del non si dover mai perder di vista l'origine de'vo
caboli sar da qu innanzi con diligenza osservato dagli scrit
tori e in particolare da' tipografi, tutta Italia avr finalmente,

e presto, una ortografia non di nome, ma di fatto,


un' ortografia razionale, commune ad ogni provincia, per
ogni dove uniforme; e buon presagio ne la stampa luc
chese di cui parliamo: giacch, pi che altrove, in To
scana radicata e pertinace la falsa opinione che dalla pro
nunzia determinar si debba la scrittura; opinione ancora
oggid rimessa in campo dagli ACcademici della Crusca.
Noi abbiamo confrontate alcune pagine della stampa luc
chese con la romana ; e possiam quindi asserire che, in
un cotal tutto, la fedelt della copia lodevolissima. L'es
emplare della stampa romana (esemplare da porsi fra le
rarit bibliografiche) ne fu gentilmente somministrato dal
cavallier Giuseppe Bernardoni: esemplare in tanto pi pre

gevole, in quanto contiene una nota di mano del cel. ab


bate Jacopo Morelli, bibliotecario della Marciana, il cui te
nore il seguente:
Bernardino Antelminelli, che dal Manucci fece publi
care questa Vita, era agnato, ma non gi discendente dal
famoso Duca Castruccio, nella cui linea mascolina cerc

bugiardamente introdursi alla pagina 1 1 1, spacciando che


Gabriello suo tavo fosse figlio di Castruccio pronipote di
Castruccio I Duca di Lucca, quando realmente quel Ga
briello era figlio di Gonnella, nipote di Guglielmo, e pro
nipote di un Gonnella Antelminelli capo di quella dira
mazione e famoso poeta nel 1500. Bernardino fu con
dutto tant'oltre dalla sua cieca ambizione, che, appro

priandosi le pretensioni de'figli del Duca Castruccio,

204

LE AZIONI

tram insieme con Ferdinando Granduca di Toscana una

congiura contro la patria; ma venutasi a scoprire, per or


dine del Senato fu fatto decapitare unitamente a tre de'

suoi figli nel 1596. E cos rimase estinto il ramo An


telminelli proveniente da Gonnella.
Questa nota, che dal suddetto cavalliere ci fu permesso
di render publica, potr giovare a chi avesse talento di
ristampare le Azioni di Castruccio Castracane; ed a tal
fine l'abbiamo qu riferita.

Noi dicevamo di sopra che la fedelt della copia lucchese


lodevolissima in un cotal tutto ; ma gi non dicemmo

d'averla sempre trovata fedele, poich sparsamente in quelle


poche pagine da noi esaminate ci caddero sott'occhio al
cune inesattezze che non avremmo voluto trovarci. Per

esempio, nell'Avviso d'Aldo Manucci a' Lettori, p. xin,


lin. 6 dal fine, la stampa lucchese legge adietro, mentre
nella romana leggesi a dietro divisamente e correttamente,
attesoch se tu vuoi rappresentare in un sol corpo questa
locuzione avverbiale, devi scrivere addietro con due dd, es

sendo sempre raddoppiativa in composizion di parola la par


ticella a italiana. Nello stesso Avviso, p. xvi, lin. 1 0, la

stampa lucchese ha seguestra; errore famigliare a''Toscani,


ma che non nell'edizione di Roma, la qual legge, come
legger si dee, sequestra. Nel cap. I, p. 1, lin. 9, il sig.
Guidotti stamp raccomandata con la m scempia; all'incon

tro nel testo romano abbiamo raccommandata con la m dop


pia voluta dall'etimologia di questa parola sinonima di ac
commandata, derivante dal lat. Commendo, as, non gi dal

l'italiano Comandare (che in ogni modo s'avrebbe a scri


ver pure con due mm), come insegna la Crusca nel primo
fascicolo del suo recente Vocabolario, non ostante che altri

gi facesse avvertire il medesimo sproposito nel Vocabolario


antico. A car. 14, lin. 6 dal fine, la lucchese ricade in
un raccomandando per m scempia, laddove la romana ha

raccohandando, cos stampato, com'ella pur suole in ri


guardo d'altri vocaboli, co 'l segno abbreviativo, o supple
tivo che dir si voglia, sopra la m.

DI CASTRUCCIO CASTRACANE

205

Avvertisce il signor Guidotti d'aver conservato Essempio,

Essercito, e simili, perch (dic'egli) la doppia s rende me


glio il suono della lettera x con cui sono scritte in latino
queste parole. Ma, con sua pace, noi teniamo per fermo
che i nostri vecchi, sostituendo le due ss alla x originaria
nelle parole s fatte, commettessero un error manifesto; per
ciocch, se tu dividi per sillabe Exemplum ed Exercitus, avrai
Ex-emplum, Ex-ercitus, e per sbito ti appariranno chiari
i loro componenti (*); al contrario, chi divida per sillabe
Essempio, Essercito, ne fa nascere Es-sempio, Es-sercito:
ora quel sempio e quel sercito che cosa mai significano?
Nulla cosa di mondo. Scrivendo in quella vece, come tutti
oggi scrivono, Esempio, Esercito, a divider queste parole in
sillabe, ne risulta Es-empio, Es-ercito, dove la prepositiva
Es fa l'officio della Ex latina, e le voci empio, rcito, non

presentano se non quella stessa alterazione dalla loro pri


mitiva abitudine, alterazione lievissima , ch'elle sof

fersero nell'accozzarsi con la particella Ex per comporre


nuove parole appo i Latini. Oltre di che, scriveano forse
que'medesimi buon' vecchi Ssantippe, Ssenofonte, Ssenocrate,
Sserse, Essprimere, Essplorare, Essterno, Esstenuato, e cos
altretali parole? Non mai cos scriveano, ma sempre, come
anche in oggi si scrive, Santippe, Senofonte, Senocrate,
Serse, Esprimere, Esplorare, Esterno, Estenuato, ec., quan

tunque i Latini vi usassero la X e non la S semplice. Di


qu dunque pur si ritrae dover sempre correr pericolo d'er
rare o di contradire a s stesso, chi far voglia della scrit
tura l'eco passiva e obediente della pronunzia. Dunque,
poich giudiziosamente il sig. Guidotti segu l'uso moderno
per rispetto alle voci protezione, azione, descrizione, ec.,
allontanandosi dalla stampa romana che ha protettione, at
tione, descrittione, e simili, ne saria piaciuto che altres
tenuto e' si fosse all'uso de' moderni nello scrivere Esempio,
Esercito, e cos fa dell'altre simiglianti parole.

Dice finalmente il sig. Guidotti: N pure abbiamo ri


(*) V. la composizione di queste voci nel Forcellini.

206

LE AZIONI

dutto a uniformit quei vocaboli che in un luogo sono


scritti in un modo, e in altro luogo in un altro, perch
da questa variet non aborrivano li antichi tanto, quanto
aborrono alcuni moderni; e perch, in qualunque modo, se
un autore fece cos, noi non abbiamo diritto di contrafare
al suo fatto, co'l presuntuoso colore di far meglio. Ma
noi francamente confessiamo di non poter concorrere in

questa sua sentenza. Allorch si trova in un testo alcuna


parola scritta in pi maniere, dee l'accurato editore pon
derar qual ne sia, giusta le leggi filologiche, la corretta, e
a quella sola costantemente appigliarsi, scartando l'altre
senza il minimo scrupolo (*). Cos operando, non si fa
torto agli autori, ma si usa verso di essi un atto di cor
tesia; perciocch una stessa parola, dove uniformemente non
sia scritta, accusa o l'incertezza dello scrittore, o la sua
trascuranza: ora chi purga di tali difetti le scritture di lui,
anzich offenderlo, gli rende buon servigio, e nello stesso

tempo non pregiudica alla nostra istruzione, ponendoci sot


t'occhio alla mescolata il legitimo e lo spurio: dove non
uniformit, quivi non ortografia.
Ma come si sia di queste lievi mende, la stampa del
sig. Guidotti da tenersi in gran pregio, e degna spe
cialmente che sia imitata da tutti li editori italiani. In questi
nostri tempi noi ci rallegriamo di veder molte opere anti
che ridutte a ottima lezione in quanto a'sentimenti; ma
pur ci duole che troppo ne sia strapazzata la lessigrafia,
per voler conformarla a'capricci dell'Academia della Cru

sca. Di che viene un gran danno; poich i pi, vedendo


quelle ottime lezioni, si recano a credere che la stessa ac

curatezza abbiano impiegata i valenti editori per conto del


l'ortografia; e quindi l'hanno in istima di perfetta, e s'in
(*) Tale la legge, per citare un solo esempio, che il sig. Fabre
d'Olivet prescrisse a s stesso nel copiare le poesie occitniche. u En
transcrivant (egli dice) les posies anciennes, . . . . j'ai tch de suivre
une marche uniforme. Souvent les originaux portaient un mme mot
crit de diverses manires; j'ai choisi parmi ces manires celle qui
m'a paru la meilleure, ct je l'ai conserve.

DI CASTRUCCIO. CASTRACANE

207

dustriano di farsela propria, e forte ci si vanno abituando,


n sanno fra tanto ch'e'vivono ingannati. Se li editori, an
zich farsi ligi alla Crusca, fossero sempre stati riverenti a'
Classici de' quali tolsero a publicar li scritti, la mala in
fluenza di quell'Academia o si saria presto disipata, o in
grado minore a gran pezzo ne soffriremmo i nocumenti.
Finalmente non ci par qu fuor di proposito l'annun
ziare che la riforma lessigrafica gi puntualmente osser
vata a Padova dal sig. Angelo Sicca nelle opere ch'egli va
stampando del Romagnosi e del Meneghelli, a Reggio
da' signori Torreggiani e Compagni nell'edizioni del Soave,
di Filippo Sassetti, ec. ec., condutte dall' erudito sig.
Prospero Viani, e in questa nostra Milano dall'I. R.
Academia di belle Arti, e da parecchi Letterati che scri
vono nel Politecnico, nella Gazzetta privilegiata, e in
altri Fogli; tra' quali Letterati quegli che vigil l'im

pressione della magnifica Strenna per l'anno corrente


publicata dal Vallardi, di prova singolarmente, da certe

poche minuzie in fuori, di costante aggiustatezza: che


se in varie stampe di Modena, di Parma (), e d'al
trove, ancor non si ammira l'assoluta padronanza della ri
forma, tuttavia lodevole lo zelo ch'evidentemente vi si

ha d'acquistarla. Continuino dunque alacremente li egregi


editori e scrittori a dipingere il pensiero con la ragionata
lessigrafia di cui gi si mostrano ardenti fautori, n si la

scino intepidire da'cavilli e dalle futili objezioni di coloro


i quali biasimano tutto che non sia parto del loro cervello,
e non aduli le loro annose abituatezze. Ma quali sono, buon
Dio!, i costoro argumenti o pi tosto sofismi contra la les
sigrafia recentemente proposta e fondata su i principj am
messi da' pi celebri Filologi tedeschi, inglesi, francesi, spa
gnuoli, portoghesi? . . . . Odili, benigno Lettore, e giudica
tu stesso. Que' principj, dicono alcuni, ammessi da que'
(*) Il Giornale parmense La Lettura si proposto d'attenersi alla
riforma lessigrafica, e lo fa sin d'ora assai bene. Lo stesso Giornale
nel N. 4 dell'anno corrente raccommanda sopratutto la detta riforma
a' maestri cd a' loro alunni.

208

LE AZIONI

Filologi, se convengono a popoli i quali pronunziano le pa

role con suoni e accenti molto diversi da ci che rappre


senta all'occhio la loro scrittura, mal si acconciano agl'I
taliani, la cui scrittura meglio ritragge la natia pronunzia.
A' quali, senza cerimonie, si risponde ch'e'tirano a' proprj.
colombi; giacch noi per contrario cos argumentiamo alla no
stra volta, e non sofistichiamo, non ne avendo punto punto
bisogno: I Francesi, l'Inglesi, ec., comech pronunzino in
modo ora pi e ora meno differente da quello che rappre
senta all'occhio la scrittura,tuttavia si studiano che almanco

lo scrivere vada netto da' giriggoli del lor proferire; dun


que noi altri ltaliani con tanto maggiore accuratezza dob
biamo stare attenti a

non

oscurare e confundere con

la scrittura ci che abbiamo di chiaro e distinto nella pro


nunzia; e del pari che a' Francesi, agl'Inglesi, ed agli al
tri stranieri, ne corre l'obligo d'amendar nello scrivere
que' tanti errori che suol pur commettere la pronunzia no
stra, come quella che n pi n meno d'ogni altra siegue
natura e uso, non gi ragione e dottrina. Del resto i Por
toghesi, li Spagnuoli, i Tedeschi, sono sottosopra a pari
condizione di noi altri Italiani in quanto ancor essi cos
pronunziano a un di presso il pi delle parole, come le
scrivono; e non pertanto i loro Filologi insistono in raccom
mandare che nello scrivere e' piglino per bussola non la
pronunzia, ma s bene l'etimologia, l'analogia, e le regole
che ne derivano : e tale s la bussola additata da quella
lessigrafia italiana che ne porge qu materia al nostro dis
corso. Chi pone il fondamento della scrittura nella pro
nunzia, non s'accorge ch'ei lo pone nell'aria; giacch aerea
la pronunzia, e come l'aria ella fugevole, volubile, in
costante, suggetta a mille accidenti che la corrompono. Che
pi?; quella medesima Crusca, la quale pretende ancor essa
che la pronunzia dee dar legge alla scrittura, costretta
di cader sbito nella pi inestricabile contradizione, inse
gnando che, se bene i Fiorentini (e quando la Crusca no
mina i Fiorentini, ella intende i pi corretti e pi squi

siti pronunziatori del mondo !)proferiscano, per via d'esem

DI

CASTRUCCIO CASTRACANE

209)

pio, in un sol corpo e sotto ad un solo accento allui,


accui, acciascuno, ammoglie, annoi, cittafforte, lappresso,
mavvoi (!!!), ec., scriver si dee nondimeno a lui, a cui,
a ciascuno, a moglie, a noi, citt forte, l presso, ma
voi, separatamente. Dunque, eziandio per questa confes
sione strappata di bocca alla Crusca dalla irresistibil forza
della verit, altro scrivere ed altro pronunziare. Ma gi
troppo abbiamo onorata l'esposta objezione confutandola co 'l
ragionare. Altri, sputato tondo, esce a dire che l'or
tografia un fatto, e che perci non v'ha luogo ragione.
Oh come il buon messere inganna s stesso con la spe
ciosit di questo vocabolo = fatto =! Un fatto , v. g.,
la facult che ha l'uomo d'articolar parole; ma dipinger
le parole da lui articolate con certi segni arte; e dipin
gerle con que' rispetti e con quelle avvertenze che richiede
la filologia, scienza. Ora questa scienza, a cui diamo il nome
d'ortografia, ha per proprio di far sbito distinguere il dotto
dall'idiota; e per poco che uno senta di s, ci pare che a
scegliere fra l'esser tenuto pi tosto l'uno che l'altro, ei
non abbia a starsene dubioso.

Da ultimo noi sapiamo d'alcuni schienuti pedanti, i quali


vorrebbero che a giovenetti fosse inibito il pigliar lume della

riforma lessigrafica, opponendo che dall'attual condizione


de' testi scolastici non permesso l'introdur maniere di
scrivere certe parole che in quelli sono scritte altramente.
Oh la gagliarda opposizione! Dove i testi si riconoscano
errati, si abbia l'occhio a correggerli di mano in mano
nelle ristampe; e intanto i maestri ne faciano avvertir li
errori a' discepoli, e, con l'ajuto della Lessigrafia italiana,
dimostrino loro la ragione del doverli avere per tali : ch
lo sfrattare errori non mai troppo tosto, n v'ha luogo
a scuse per indugiare un s fatto beneficio. Ma coloro, ben
prevedendo il cattivo esito di s debole cavillo, si attac
cano a un altro uncino, dando a intendere altrui che dalla
presente riforma nascer ne potrebbe confusione nello scri
vere. Non altro che benignamente interpretando noi co

testo parlare, diremo ch'essi pedanti non videro pi l

21 0

LE AZIONI

dal frontispizio della Lessigrafia; perciocch, dove soltanto si


fossero degnati di fiutarne la Prefazione, e di scorrere con l'oc
chio l'Elenco comparativo delle voci scritte secondo la proposta
riforma, e secondo la pretesa ortografia insegnata dalla Cru
sca, e' ci avrebbero sentito e ci avrebbero veduto, che mentre

ne''Vocabolarj quasi ad ogni pagina manifesta l'incertezza e


l'incostanza e la moltiformit della scrittura, quel libro la viene
riducendo, merc di norme fisse, e sicure perch ragionate,
a quella semplicit e ugualit di sistema che in oggi si

possa maggiore. Sicch la confusione onde coloro si la


gnano, tende per l'appunto a farnela sparire quel libro
ch'essi vengono condannando. Ma que' medesimi pedanti
e i loro lippi consorti, sgomentati non gi dalla imaginaria
confusione che imputano alla riforma lessigrafica (riforma
che in conclusione, lungi dall'innovare cosa alcuna di ri
lievo, ritira, sottosopra, l'odierna scrittura alla maniera co
stumata dagli antichi), ma dolenti all'anima che per essa
faciasi patente la confusione reale che abbuja i loro libric
ciuoli, soggiungono, per estremo rifugio, che almeno al
meno vuolsi aspettarne la concorde approvazione de' migliori
Grammatici italiani. S davvero?! Se abbiamo ad aspettare
una tale concordia, sar lo stesso che se aspettassimo il corvo;

imperocchvi fu mai stagione che in qual cosa si voglia con


cordi fossero li uomini, e nominatamente i Letterati? Chi mai

(diremo co 'l Segneri) sar che aspiri a pareggiar l'apostolo


Paolo, massimamente allora che nell'Areopago rison gi con
facondia s divina? E pure anch'egli, se trov l fra tanti
varj filosofi chi credettegli, vi trov parimente chi lo de
rise: quidam irridebant, quidam crediderunt. Ma via,

quali tenete voi per migliori Grammatici?.... Quelli, v'


dubio?, che misero in luce alcuna Grammatica che voi ono

rate di vostre lodi, e dove non pur ombra di quanto si


propone, e concludentemente si prova nella Lessigrafia di
che trattiamo. Or bene, cotesti Grammatici saranno essi tanto

scevri d'amorproprio e di tale disinteressatezza, che si dieno


per vinti da chi ponga la falce nella lor messe, e gli ce
dano il campo, e applaudiscano d'esserne stati eglino dis

Dl

CASTRUCCIO CASTRACANE

21 1

possessati? Pensate voi! . . . Ors, benedetti ludimagistri, e


voi pur che da' ludimagistri vi lasciate abbindolare e indet
tare, uscite una volta di pecora: se avete buono in mano
da biasimar la riforma lessigrafica, rifiutatela risolutamente,
ancorch le sia per essere favorevole il publico voto; ma
se in cuor vostro la giudicate ben concepita e da regolar
finalmente la scrittura italiana fino ad oggi abbandonata
all'arbitrio e alla negligenza de' Vocabolaristi e de'Gramma
ticisti e de'Tipografi, per questa sola ragione dell'esserne
voi nell'intimo vostro convinti e persuasi adottar la dovete e
raccommandarla sopratutto a' giovenetti la cui mente ancora
vergine d'errori, senza punto curarvi di ci che agli altri
parr di fare: che in fine quanto dir novamente, Uscite
di pecora.
Gio. GHERARDINI.

N ()RIZIE

NOTIZIE NATURALI E CIVILI SULLA LOMBARDIA

Prospetto d'una raccolta di notizie naturali e

civili sulla Lombardia, proposta da alcuni


studiosi, per l'occasione del Congresso scien
tifico di Milano.

uelli che fra noi hanno riputazione di conscere


per principj lo stato del paese, ad ogni breve tratto ri
cvono da stranieri sollecitazioni pressanti a communicar no
tizie intorno allo stato sopratutto della nostra agricultura ,
delle nostre instituzioni communali, e delle intraprese irriga
torie e stradali. E ci non solo per curiosit di dotti soli
tarj, ma di ministri e legislatori, desiderosi di prender l'e

sempio del bene ovunque si trovi, e avvezzi gi da scoli


a trapiantare nelle recenti loro civilt, i frutti d'una cultura
che fra noi surgeva gi vigorosa duemila anni addietro, sic
ch alcuni dei pi eleganti campioni della letteratura ro
mana, nati ed allevati in questi nostri paesi, gi potvano
alldere all'arte delle nostre irrigazioni, e alle amene ville
dei nostri laghi.

La Francia, che gi dai nostri avi apprese in Lione la


pi bella delle sue industrie: che a quattro scoli d'inter
vallo imit la nostra navigazione artificiale: che solo in

NOTIZIE

215

questa generazione adott risolutamente la cultura del gelso, pur


s antica e radicata fra noi: che non seppe ancora vlgere in
risaje e in prati perenni le sue paludi e le sue lande, anco
poste sotto un cielo pi meridionale del nostro: in que
sto momento medsimo ci chiede consiglio sul modo d'in
stituire le sue irrigazioni. E confessa per bocca de'suoi pri
marj ingegneri, che un scolo appena basterebbe a stndere

su tutti i suoi dipartimenti quella rete di strade, con cui i


nostri pi appartati communi gi sppero fra loro collegarsi.
Ingegneri inglesi stdiano le prese d'aqua dei nostri navi

gli, per copiarle in gigantesche proporzioni sulle pianure


dell'India; ingegneri russi sprano sul nostro esempio risa
nare le paludi della Georgia, e fecondare le steppe del Volga.
Eppure, fra l'immensa congerie che sgrga dalle nostre

stampere, e usurpa quel poco denaro che i padri ps


sono mttere in disparte per coltivare l'intelligenza delle
famiglie, nessuno ha pensato ancora a raccgliere una
smplice notizia dei primi elementi della nostra prospe
rit. Vuoti e frvoli libri, sotto nome di Guide, fanno te

dioso registro d'ogni inezia ornamentale, che dorma polve


rosa sotto vetuste arcate; registrano nomi d'artfici oscuri e
di pi oscuri mecenati, di cui l'istoria non si degn parlare;
pgano con effusioni sentimentali le vacanze avute in qualche

campestre catapecchia, intanto che le fondamenta della no


stra vita civile rimngono inesplorate, malnote a noi stessi,
non additate allo straniero, ben lieto di poter dire che qui

si viaggia per la terra dei morti. Nessuno pu abbracciar da


solo tutto quel complesso di azioni e reazioni, che coll
gano i nostri rdini agrarj ed amministrativi colle predispo
sizioni della natura. All'uno manca la cognizione dei ter

reni, all'altro quella delle aque; in ogni momento lo stu


dioso si arresta, perch non ha sotto mono un fatto, che
rimane strile nei manoscritti d'un altro studioso.

L'adunare codeste disperse reliquie in un commune de


psito, che iniziato una volta possa col decorso del tempo
andarsi accrescendo, opera di manifesta e non poca utilit.
Venne adunque in pensiero ad alcuni studiosi di contribuire

2 4

NOTIZIE

alcune almeno di quelle pi necessarie notizie, che per av


ventura avssero raccolte negli speciali loro studi, e ordinarle
in un libro, che ad ogni caso si potesse prgere anche al
curioso straniero. Ma questa coordinazione di lavori sa
rebbe forse rimasa un lungo e vano desiderio, se l'annun
cio d'una straordinaria adunanza di studiosi in questa citt
non avesse fatto sentir quasi la vergogna di non aver in
pronto nulla di preciso e di concorde da rispndere alle ine
vitbili loro interrogazioni. Non appena corse proposta di
una siffatta impresa, che molti vi si offrsero volonterosi,
rialzando quell'antico motto del fondatore dell'Ambrosiana:
singuli singula. Naturalisti, mdici, ingegneri, artisti, u
mini d'affari e umini di studio, hanno promesso d'ap
portare il loro bolo a servigio della commune riputa
zione e prosperit. Diciamo anche della prosperit, perch
il principio del ben fare il ben conscere; ed neces
sario additare anche le lacune della nostra civilt; poich
se gli altri vngono ad attingere i lodvoli esempj da noi,
senza che noi ci diamo briga di accettarne a vicenda da
loro, manifesto che in breve tempo ci troveremmo al
men glorioso posto nella gran gara dell'incivilimento.
Alcuni dei lavori a tal fine promossi sono gi compiuti,
alcuni si vanno gi publicando in dissertazioni sparse nei
diversi giornali, donde facile l'andarli poi raccogliendo ;
altri sono in corso; la promessa d'un piccolo contributo, ha
dato impulso a studj, che speriamo veder maturarsi in
pere di lunga lena; e l'esempio servir di stimolo ad al
tri. L'impresa adunque buona per s, buona per le
conseguenze che trae seco , buona per quelle che ver
ranno di poi. Ma il tempo vola; mestieri per ora strn

gere in pochi manipoli questa prima messe , per farne


dono d' ospitalit e di scientifica fratellanza. Gli ulteriori
frutti potranno con miglior agio raccgliersi, e in men tu
multuario modo architettarsi in un'pera pi vasta e son
tuosa, nella quale si potrebbe abbracciare tutto il nostro
Regno, impresa che non si potrebbe condegnamente predi
sporre, se non forse in qualche nmero d'anni.

NOTIZIE

215

Questa che ora offriamo ne sia dunque un'anticipazione


c un saggio; e noi confidiamo che anche nel suo succinto
tenore ella potr offrire al cittadino e al collaboratore stesso
una serie di dati e cognizioni, che a privati sforzi non sa
rebbe agevolmente dato di conseguire. Abbiamo divisato il
nostro disegno in modo, che anche una notizia che per s
sola non basti a sprgere valevol luce, possa nella corona
delle altre rinvenir pregio e complemento. Ed in questo
propsito soggiungiamo qui la tssera che avevamo predi
sposta gi da un anno, e poi parzialmente rifusa omi
da capo e fondo, nel fare i peculiari accordi coi collabo
ratori. Fin da principio abbiamo avuto cura di ordirla in
guisa, che si potesse e far luogo successivamente ai lavori
che si venivano offrendo, e dar mano liberamente e di

visamente alle sngole parti, senza che venissero a confn


dersi per un lato, o a sconnttersi per l'altro, e si evi

tssero per quanto si potesse i lavori duplicati e le colli


sioni nelle materie confinanti. E cos ebbe ciascuno d'eser

citare nel proprio argomento la massima libert senza fare


impedimento all'altrui, e nulla ostante la variet delle ma
terie, si pu conciliar al loro complesso quell' autorit che
hanno sempre le fatiche di chi si circoscrive alla tratta
zione della sua specialit.

Qu appiedi (1) indichiamo i nomi delle onorvoli


(1) Balsamo Crivelli nob. Giuseppe. Bertarelli dott. Bern.
Biondelli Bern. Bruppacher capit. Giuseppe. Buzzetti ing. Curzio.

Cadolini ing. Giuseppe. Canziani dott. Giuseppe. Carcano


dott. Giulio. Catena dott. D. Bart. Cesati Bar. Vincenzo. -

Cattaneo Luigi. Cattaneo , dott. Carlo. Cobianchi prof. Luigi.


Correnti dott. Cesare. Curioni nob. Giulio. Della Vdova
Pietro. Durelli arch. Francesco. Ferrario P. Ottavio. Ga

rovaglio dott. Santo. Kramer nob. Antonio. Krenzlin nob. Ga


leazzo. Litta cav. Antonio. I.ombardini ing. Elia. -- Mauri
prof. Achille. Monneret dott. Pietro. Monti ab. Pietro. Mu
lazzani conte Giovanni. Pirvano ing. Gio. Polli dott. Gio.
Porro nob. Alessandro. Porro nob. Carlo. Prcdari Francesco.

Ravizza dott. Carlo. - Rossetti ing. Giuseppe. Sacchi dott.

Giuseppe. Sarti ing. Giulio. Spreafico ab. Francesco. - Tatti


ing. Luigi. Trotti nob. Lodovico. Verga dott. Andrea. - Villa
Antonio. - Vittadini dott. Carlo.

216

NOTIZIE

sone che conferrono gi memorie o materiali, e che o con


diretta promessa in iscritto, o per mezzo d'altri collabora
tori ci didero la pi fondata fidanza del prezioso loro sus
sidio e concorso. Con ci miriamo a far manifesta codesta

concordia di fruttuosi e pacifici studj, e prgere alle altre


regioni d' Italia un esempio , che imitato anche oltre
monte darebbe nuovo pregio ai Congressi scientifici, ren
dndoli occasione e stmolo d'onorate fatiche.

Quanto alla forma del libro ed alla sua publicazione ,


non possiamo per ora indicare le condizioni precise, per
ch le materie non sono ancora consegnate tutte, n per

anco ridutte a minima mole ed uniforme disposizione, e


pndono ancora le trattative librarie. Diremo soltanto, che i

limiti del tempo sono angusti, e che la nostra maggiorfa


tica orami quella di ridurre le notizie alla pi smplice
e concisa espressione. E quindi speriamo ancora di poter
condensare ogni cosa in un volume, al pi in due, il cui
prezzo non oltrepasser i limiti consueti. Laonde chi ,
per aggingere nimo e impulso all'impresa, volesse pre
notarsi, potr farlo fin d'ora presso lo stampatore di questo
giornale; il quale vi si cortesemente esibito, onde con

crrere anch'esso per quanto in lui, a una cosa che fu


divisata per onorare e servire il paese, in un'occasione che
forse, noi viventi, non si rinover.

217

NOTIZIE

Prospetto dei lavori intrapresi.

Parte I. Natura inorgnica.

Primo aspetto geogrfico. Studj topogrfici antecedenti; carte e

mappe. - Posizione, configurazione. Catene alpine e pre-alpine; loro


direzione; punti di mssima e mnima altitdine: acclivit delle basse
ed alte pianure, e di tutte le grandi valli, dalle confluenze dei fiumi
fino alle gole alpine.

Aspetto geolgico. Zonadelle antiche emersioni serpentinose e grani


tiche: zona delle emersioni porfiriche; rocce trasformate; passaggio alla
zona jurssica; zona cretacea; colli terziarj; diffusione errtica; lembo

alluviale. Succinti cenni su la direzione, inclinazione, ampiezza e


altitdine dei sngoli terreni, le miniere, l'et rispettiva delle formazioni,
e il loro concatenamento coi terreni dclle regioni fintime.

Stato meterico. Influenza complessiva della latitdine, longitdine,


altitdine, ed esposizione. Ghiacciaj perpetui, laghi profondi; e loro in
fluenze. Direzione, durata e intensit dei venti in rapporto alle linee
dei monti e delle valli. Calore mssimo, mnimo e medio, per anni, sta
gioni e mesi, sua continuit e variazione ; e riferimento alle regioni cir

costanti. Oscillazioni baromtriche; quantit e distribuzione delle piogge


e delle nevi; nmero dei giorni nevosi, piovosi, ventosi, nvoli e sere
ni; siccit e umidit; nebbie, brine e rugiade ; grndini, trbini, trom
be,terremoti, aeroliti e altri fenmeni. lnclinazioni, declinazioni e oscil
lazioni magntiche.
Stato aqueo. Importanza idrulica della convalle del Po, non ostante
la limitata superficie. Grandi laghi, distintivi della parte lombarda della
convalle. Fiumi lacuali, limpidi e incassati; fiumi trbidi sopravegnenti
dalle Alpi piemontesi e dall'Apennino. lndole particolare e corso del Ti
cino, dell'Olona, del Lambro, dell'Adda, dell'Ollio, del Mincio, della Sec
chia, del Po. Deviazioni d'alcuni fiumi, e corso primitivo dell'Olona, del
Nirone e del Sevso, del Mincio, della Secchia e del Po. Studj po
sitivi ed esperienze su la portata, le piene e le trbide dell'Adda e del
Po. Congetture sulla portata degli altri fiumi; confronto dell'Adda
colla Senna, relativamente alla curva delle temperature, delle piogge e
dell'evaporazione.
Delle arginature dei fiumi in linea d'arte e d'amministrazione.
Appendice. Aque surgenti sulla pianura lungo il confine tra la zona
diluviale e la zona alluviale, e loro origine. Paludi e mosi; tradizioni del
Lago Gerondo e dell'Isola Fulcheria; Serio Morto e Delma; canali
di scolo del Milanese, Pavese, Lodigiano e Cremonese.
Canali simultaneamente navigbili ed irrigatorj. Derivazioni primitive
fatte dai Milanesi, Cremonesi e Bresciani. Dimensioni e masse d'aqua.
Voi. vii.

15

218

NOTIZIE

Invenzione locale delle conche. Cenni amministrativi.- Naviga


zione generale; connessione delle linee navigbili in ascesa e discesa;
massa dei trasporti; dimensione e forma delle barche. Opere deside
rbili a compimento della navigazione interna.
Irrigazioni; diversi principj e mduli nelle diverse province; distri
buzione delle aque onciato dei diversi bacini ; superficie irrigate. Orari
d'irrigazione; consorzj; statuti locali e altri cenni amministrativi.
Forza delle aque applicate all'industria.

Anlisi delle acque bevibili, e delle aque minerali.

Parte II. Natura organica.

Flora e Funa fossile, giusta l'rdine orgnico, e indipendente dall'r


dine geolgico. Cenni relativi ad alcune specie indite.
Flora vivente. Cenni sulla distribuzione naturale delle piante per ter
ritorj e per altezze; influenze atmosfriche e geolgiche; influenza del
suolo selvaggio o altamente coltivato; crcoli particolari della vegetazione
alpina, lacuale e irrigatoria ; selve, rbori frondosi, rbori aghifoli, mac
chie cedue. Proporzione delle diverse famiglie naturali; specie domi

nanti o distintive in connessione colle flore fintime. Saggio di prospetti


nominativi delle piante fanergame e delle crittgame.
Funa vivente. Cenni generali sulle specie dominanti e distintive.
Saggio di prospetti nominativi delle sngole specie ; mammiferi, augelli
s indgeni che immigranti, rttili, pesci, molluschi, articolati, insetti,
intestinarj, plipi e infusori.

Parte III. Popolazione, salute pblica e soccorsi.

Nmero degli abitanti riferito alla superficie; distribuzione e densit


comparativa dei singoli distretti. Confronto colla rimanente Europa.
Incremento ordinario.

Stato sanitario. Aspetto, temperamento, attitdini distintive. Mortalit,


e longevit nelle diverse regioni; infermit dominanti, o proprie a certi
territorj; pellagra, febri ; influenze agrarie. Mdici e chirurghi e loro
proporzione al nmero degli abitanti e alla cifra probbile degli infermi
nelle sngole province. Mdici e chirurghi addetti all' istruzione, al
governo, alle municipalit, agli ospitali, al servizio privato, alle con
dutte rurali; loro riparto su tutto il paese. Speziali; stato delle spe
ziere; loro nmero e proporzione cogli abitanti e cogli infermi; e loro
valor capitale in tutta la Lombarda. Levatrici, loro istruzione, n
mero, riparto e proporzione alle nscite annue. Veterinarj, loro ri
parto e proporzione. Malattie dei bestiamci.
Riassunto numrico di tutto il personale sanitario; sua influenza sulla
-

NOTIZIE

219

pblica salute e sulla pblica ragione; vaccinazione, sezioni cadavriche;


confronto coll'Inghilterra e colla Francia e con altri paesi.
Soccorsi. Stato degli ospitali, loro distribuzione nelle province.
Stabilimenti speciali per le purpere, i dementi, gli incurbili. Sussidj e
distribuzioni d'ogni specie. Instituzioni pei sordimuti, i ciechi, i vecchi, le
vdove, gli rfani; asili dell'infanzia. Patrimonio dei pveri, e sua ammi
nistrazione. Monti di piet, e casse di risparmio.

Parte IV. Agricultura, industria, commercio.

Vario riparto della possidenza nei monti, nei colli, nell'alto piano e
nelle basse. Diversi principj di contratto tra i possidenti, i fittuarj, i
coloni, i giornalieri, e gli avventizj, nelle diverse parti del paese, e
principalmente nella Brianza, nella Bassa Milanese, nel Cremasco, nel
Cremonese, nel Mantovano, ec., e relativi rdini di coltivazione e di
rota agraria. Prospetto d'un'intera azienda rurale nella Bassa. Consegne,
scorte, manutenzioni, caseggiati, aque, piantagioni. Prati perenni, av
vicendati, erbtici, e proporzione dei bestiami e dei loro produtti. N
mero dei bestiami. Massa e valore dei formaggi, e annessi produtti. Man
dre girvaghe e fabricazione degli stracchini. Risaje. Coltivazione degli
altri cereali , lini, e legumi. Condizioni , con cui si prstano i diversi

servigi da tutto il personale addetto ad una possessione. Coltiva


zione del gelso; sua diffusione nei colli e nelle pianure; produzione
dei bzzoli. Coltivazione della vite, preparazione e valore dei vini.
Riviere dei laghi, coltivazione dell'olivo e degli agrumi. Selvicul
tura e dissodamento dei boschi, delle brughiere, e delle paludi; vndita
dei beni communali. Orticultura, rbori fruttiferi, vivaj e relative
importazioni ed esportazioni. Cenni sulla massa delle derrate agrarie
di tutta la Lombarda, sul loro valore e rispettiva loro esuberanza o

deficienza. IRiassunto generale sullo stato dell' agricultra e degli


agricultori.

Industria. Stato generale e distribuzione delle industrie nei diversi


territori, loro associazione all'agricultura e alla possidenza. Stato e
valore dei combustibili d'ogni maniera, e loro forza comparativa, giusta
speciali esperienze. Fbriche di mchine, mecanismi e strumenti
industriali e scientifici. - Metalli; saggi chmici delle sngole mi
niere ; forni fusorj e rifusorj; magli, trafile , chiodere, fbriche
d'armi e d'altre ferramenta ; massa generale e valore dell' industria
ferraria in Lombardia ; e suo rapporto alla superfice in confronto
d'altri paesi. Fonderie di campane, bronzi dorati, tubi di piom
bo, ec. Monetazione, partizione, oreficeria, argentera, ricami e tes
suti in oro. Vetri, porcellane, terraglie, stdviglie, arenarie, mcine,

coti, calci. Manifatture dei tabacchi e delle plveri. Raffinerie di


zccheri. - Fbriche di produtti chmici; cuoj, pelli, cera, sevo, stea

rina, saponi, tele cerate, guantera, stivalera, carrozze, mobiglie, cap

220

NOTIZIE

pelli, stuoje, ec. Setificio: filande, torcitoj, tessiture, maglie, nmero


dei telaj; tintorie. - Cotonificio, nmero dei fusi e dei telaj. Lanifi
cio. Filature mecniche dei lini; filatura manuale, tele, refe, merletti, ec.
Cartiere e fbriche di tapezzere e carte da gioco. Stamperie di
libri e di msica.

Commercio. Cenni generali su le importazioni, le esportazioni, i trn


siti, e il trffico interno. Cmere di Commercio, e societ commerciali;
assicurazioni; Numerario ; monete moderne ; monete antiche , loro no
me, titolo, peso e valore. Pesi e misure. Strade, rdini partico
lari di costruzione e manutenzione ; strade regie, grandi strade alpine,
strade communali; confronto colla Francia. Sistemi di ponte, porti,
pedaggi. Materie stradali, e variet del loro valore nei diversi territorj.
Necessit di cmpiere e perfezionare le linee di navigazione. Strade
ferrate.

Parte V. Ordine pblico.

Ordine giudiziario; Senato, Appello, Prime Istanze, Preture e offij


di vigilanza. Delitti e trasgressioni; loro nmero in rapporto alla po
polazione ; crceri e prigionieri. Notizie sulla riforma carceraria iniziata
in Milano nel 1766 prima che nel Belgio e in Amrica. Forza
pblica, e servizio armato, che si presta da queste popolazioni.
Ordine governativo. Prospetto delle diverse autorit governative e
camerali. Congregazioni, municipj e communi, e altre cose relative.
Cenni istrici sull'antico e nuovo censimento.

Ordine ecclesistico. Dicesi e pievi; parochie e loro nmero e po


polazione nelle sngole dicesi e province; chiesa veronese in Lombarda;
parochie elvtiche; nmero delle parochie ambrosiane. Notizie sul rito
ambrosiano, sul rito patriarchino ; antica estensione della Metrpoli

milanese; e viceversa, antica giurisdizione d'altre Metrpoli in lombar


dia; notizie istriche sulle sngole dicesi; privilegio del pallio episcopale
di Pava ; privilegi di S. Brbara di Mntova, ec. ec.

Nmero dei protestanti. Nmero degli israeliti, e annesse istitu


zioni di soccorso e d'istruzione in Mntova.

Parte VI. Linguaggio, istoria, legislazioni e cultura.

I dialetti, nica reliquia dei tempi primitivi, rappresntano la geo


grafia antica. Loro propriet distintive; parte estrattiva dei loro dizi
narj ; nomi dei paesi e loro classificazione. Letteratura verncola.

Date istriche. Etruschi e Celti. Romani, colonie, municipi e trib :


vie militari, commercio; agricultura, istruzione, e vita domstica ; in
troduzione del cristiansimo. Decadenza; incursione degli Unni;
lutta coi Goti; dominio bizantino e longobardo. Carlomagno ; re

NOTIZlE

221

gno itlico; feudatarj. - Potenza episcopale; crociate. Municipi,


credenze e associazioni popolari. Guelfi e Ghibellini; signore mi
litari nelle sngole citt, e loro fusione nel Ducato. Sua potenza indu
striale e mercantile; armi mercenarie; debolezza interna. Invasione
francese e divisione dello Stato fra Spagnoli, Svzzeri, Grigioni, Sa
vojardi e Farnesi. Amministrazione dei privilegiati ; monopolio uni
versale, sistema proibitivo; nuovo decadimento del commercio, dell'in
dustria, dei lumi; deperimento della popolazione; i capitali si raccl
gono nell'agricultura; grande sviluppo dell'irrigazione. Scolo XVIll;
risurgimento ; sviluppo d' un'amministrazione centrale, sotto l'influenza
di grandi pensatori. Censo stbile, svincolamento dell'industria e dell'an
nona, diffusione della possidenza, istituzioni sanitarie; riforme. Societ
palatina, societ patritica; ristaurazione della generale prosperit.
Invasione francese ; ricongiunzione dei territori smembrati. Institu
zione del Regno Lombardo-Vneto.
Legislazioni successive. Costumi cltici; prime radici della propriet
eommunale. Diritto romano; propriet privata; predominio dei mu
nicipj sulle province. Legge Longobarda; Capitolari Carolini.
Libri feudali compilati dai Cnsoli Milanesi. Diritto cannico.
Statuti municipali. Trapasso ai cdici.
Stato intellettuale nei diversi scoli. Primordj di cultura letteraria;
scuole di Milano e Como. Virgilio, Plinio. S. Agostino e suoi
tempi. Vestigia d'istituzioni letterarie nei tempi barbrici ; Carloma
gno, primo studio di Pava. Cronisti municipali in prosa e in verso;
primi scrittori in vulgare; Sordello Mantovano. suli bizantini in Mi
lano ; scrittori del scolo XV e XVI. Dominio spagnolo; istituzio
ne dei collegi; libreria ambrosiana. Scolo XVll l; splendore dell'uni
versit di Pava; Parini, il Caff; istruzione popolare. Scolo XIX;

la Lombarda sede primaria della letteratura italiana.


Istruzione presente. Scuole elementari maschili e feminili, cooperazione
dei communi e dei privati. Scuole tcniche ; scuole domenicali e notturne;
scuole di ragionera e commercio. Ginnasj regi, communali, privati, col
legiali ed ecclesistici. Lici regi, municipali ed ecclesistici. Universit,
suoi apparati scientifici; e scuole dipendenti; seminarj teolgici ; e altre
speciali instituzioni scientifiche, industriali e militari. lnstituto di scienze
e lttere. Esposizioni pbliche, premi, concorsi, e pensioni. Associazioni
d'incoraggiamento e di studj.

Belle Arti. lllustri pittori; i Luini, Oggionno, Caravaggio, i Campi,


Crespi, ec. Ricerche sull'architettura; poche reliquie dei tempi romani, e
dei primi edificj cristiani. Edificj municipali. Edificj visconti e archi
tettura arco-acuta. Edificj sforzeschi e gusto di Bramante. Modelli ro
mani. Prevalenza del barocco in Milano, raffrenato nelle altre province
dall'influenza vneta. Riforma moderna, istituzione delle academie e delle
commissioni d' ornato; nuovi monumenti. Altre arti; scultura orna

mentale, scultura figurata, intaglio, incisione, ec. Esposizioni pbliche,

premj, concorsi e pensioni. Academie e scuole di belle arti in Milano,


lBrgamo, Pavia, lvere, ec.
Studio della msica. Gaffurio e altri antichi; msica sacra e institu

222

NOTIZIE

zioni relative. Sviluppo dell'pera in msica; teatro alla Scala; Milano


primario ricpito della msica moderna. Conservatorio; scuola di Br
gamo; fondazione dei teatri in tutte le province, e diffusione del gusto
musicale.

Teatri di rcita: academie di ballo, altri trattenimenti; societ di pia


cere; giochi; passeggi, feste pbliche e villeggiature; interessamento dei
possidenti all'agricultura. Effetto complessivo degli studi, delle arti, del
la msica, della villeggiatura sull'incivilimento delle masse.

Parte VII. Citt e luoghi notbili.

Brevi cenni intorno alle citt di Milano, Brescia, Brgamo, Crema,

Cremona, Como, Mntova, Pava; popolazione, posizione, selciato, aque


sotterranee, fontane, piazze, mercati, passeggi, provedimenti edilizj ,
palazzi, chiese principali e loro memorie e monumenti; campisanti, gal
lere di belle arti, collezioni scientifiche e antiquarie, librere, archivj.

Luoghi pi cospicui delle singole provincie per commercio, edificj,


istituzioni, monumenti. Santuari, ville, giardini, laghi; amenit e
curiosit naturali.

Indicazione di libri e manoscritti opportuni a una pi particolar co


gnizione del paese.

-----

IL POLITECNICO
FAS CICO LO XXXIX.

MEMORE
-----

Dell'ordinamento sanitario nelle IX Provincie


della Lombardia.

Persuasi

come siamo, che uno studio qualsiasi, il quale

rappresenti alcune delle condizioni generali d'un paese, pu


servir d'argomento a giudicare dell'intimo suo stato, e ad ap
prezzare con giustizia il posto che gli appartiene nella com
parativa civilt delle nazioni, abbiamo diligentemente rac
colto le notizie che rigurdano l'ordinamento sanitario di
questa bella parte del Regno Lombardo-Vneto, alla fine
dell' anno 1842, e confidiamo che possa in confronto a

qualunque altra parte d'Europa, dare una favorvole opi


nione della nostra patria.
I membri del numeroso corpo sanitario, giusta il diverso

grado scientifico, e lo speciale servizio che prstano, hanno


fra noi diverse facolt, dai limiti delle quali non dvono

escire;vi si comprndono i mdici, i chirurghi, le levatrici,gli


speziali, e i veterinarj.
VoL, vii.

16

224

DELL'oRDINAMENTo sANITARIo

Le diverse classi dei mdici, mdici-chirurghi, e chirurghi


contvano 2144 individui. I primi, o sia quelli che attend
vano all'esclusivo esercizio della medicina rano 405. I se

condi, cio quelli che alla facolt di mdico aggingono an


che quella di chirurgo, formvano il mssimo nmero, cio
1221. I dottori di chirurgia salvano al nmero di 100 ;
i maestri chirurghi rano 262; e i chirurghi minori, o salas
satori, 158.

Se il nmero di queste varie classi si riferisce a quello


della popolazione durante lo stesso anno 1842, si ha un
curante per 1200 anime in circa. E se si suppone che il
nmero annuo degli ammalati sia quale si stabilisce per
trmine medio in varie statistiche, cio di 25 per una po
polazione di 100 nime, si conterbbero per ogni curante
500 ammalati. Ma questo riparto numrico ideale, e non
presenta il vero stato del servizio, il quale riesce in diversa
proporzione nelle sngole provincie. Brescia e Pava ffrono
il mssimo nmero di curanti, cio 1 per 800 nime. Al
contrario in Valtellina ogni curante tenuto a servire una
popolazione doppia, cio 1640 nime; e nella provincia di

Como una popolazione tripla, cio, incirca 2400. La ca


gione di ci, per quanto riguarda Pava, si la vicinanza
dell'Universit, per la quale senza staccarsi dalle famiglie, i
giovani pssono attndere agli studj, e sopratutto agli studj
mdici e chirurgicali che fanno sperare un pi pronto
collocamento che non le altre professioni liberali; perloch i
mdici e chirurghi pavesi non solo sono numerosi in patria, ma
si trvano assai frequenti in tutte le altre provincie. Per quanto
riguarda Brescia, si tratta di cosa fortita e transitoria, cio,
d'un gran nmero di chirurghi minori e salassatori, appro

vati durante il governo napolenico da quella Commissione


dipartimentale di Sanit, e corrispondenti a un dipresso a
quelli che in Francia si chimano Officiers de Sant. Per
quanto poi riguarda la differenza tra la provincia di Como
e la Valtellina, bisogna considerare che in quella la popo

lazione assai densa, mentre in questa un dato nmero


d'nime disseminato sopra un territorio quasi cinque volte

IN LoMBARDA

225

maggiore, e assai pi alpestre; e quindi un egual servizio


richiede maggior tempo e fatica (1).
Non tutti i mdici attndono direttamente alla cura degli
infermi, ma una parte di essi esrcita una speciale magi
stratura, che vigilando sugli interessi della pblica salute, e
promovendo sotto molti aspetti la generale prosperit, entra
a far parte dell'autorit governativa, e costituisce un ramo
speciale della pblica amministrazione. Il mdico che vi pre
siede, assume il ttolo di Consigliere Protomdico, pari in
grado agli altri consiglieri del governo centrale. A lui spetta
la direzione della scuola d'Ostetricia, e la particolar trat
tazione degli affari che rigurdano l'istruzione dei mdici,
chirurghi, speziali e veterinarj, il servizio sanitario, l'am
ministrazione degli ospitali, e dei ricveri d'esposti e di

dementi in tutte le provincie, la disciplina sanitaria di tutti


i Communi, e la vigilanza superiore sui contagj degli u

mini e degli animali; e ogni altra cosa che possa influire


sulla salute e sul benssere delle popolazioni.
Ci ch' il Protomdico in seno al governo centrale, il

Mdico provinciale presso le Delegazioni governative delle


sngole IX Provincie, delle quali invigila e dirige gli inte
ressi sanitarj. Presso ogni Delegazione si trova anche un
Chirurgo provinciale, il quale per si deve piuttosto considerare
un Aggiunto mdico, come quello che ha quasi indistinta
ingerenza in tutti gli affari di sanit. Finalmente le ammi
nistrazioni delle principali citt sono assistite da un proprio
Mdico municipale, il quale, tuttoch stipendiato dal rispet
tivo municipio, presta un servizio che pu riguardarsi come
un complemento di quello de' mdici regj. Questo mdico
capo e direttore dell' Officio di sanit ed Annona, che
pure spetta al corpo municipale, e del quale fanno parte,
oltre ad uno o pi veterinarj, diverse persone, che sotto il

titolo di Delegati, Commessi od Anziani, hanno l'incrico di


visitare i mercati della citt, d'esaminare la qualit dei
(1) Vedi nel primo volume di questa Raccolta: Sulla densit della
popolazione in Lombardia, del dott. C. Cattaneo.

2926

DELL'oRDINAMENTo sANITARIo

commestibili e delle bevande che si vndono, di far osser

vare le leggi edilizie e sanitarie, di verificare e constatare


i casi di morte, nonch d'invigilare il trasporto dei ca
dveri, le sepolture ed i campi-santi.
Un'altra distinta classe di mdici e chirurghi quella che
attende al relativo insegnamento, o nell'Universit di Pavia,
o nell'Istituto Veterinario e nella Scuola d'Ostetricia di Mi

lano. Comprende i professori ordinarj, i loro assistenti, i quali


vngono mutati di due in due anni, e pssono al pi ve
nir confermati per un secondo biennio, e finalmente i tre
ripetitori stbili dell'Istituto Veterinario. In tutto, il corpo in
segnante conta 40 persone.
Una terza classe distinta quella che attende alla dire
zione e al servizio dei pblici stabilimenti, come i direttori
dei grandi ospitali, i loro aggiunti, i mdici e chirurghi che
srvono negli ospitali stessi, ne'Pii Istituti di S. Corona, di Ca
rit, ec., quelli delle crceri principali, e dei ricveri d'rfani,

di vecchj, d'invlidi, di pveri. A questi la larga prtica


giornaliera non solo feconda d'osservazioni e d'esperienza,
ma eziandio di crdito popolare e di proficua clientela. La
medicina degli ospitali, dice Cruveilhier, coll' assistenza del

pvero si fa strada ai palazzi dell'opulenza.


Le tre classi fin qui annoverate pssono riguardarsi, per
cos dire, come composte dagli ottimati del ppolo mdico, e
smmano in tutto a 284 persone.
Dopo queste convien far menzione di quella numerosa

classe di mdici e chirurghi, che, condutta allo stipendio


d'uno o pi Communi, , per cos dire, accampata a guisa
di guarnigione sanitaria su tutta la superficie del paese, co
sicch in nessun pi romito territorio manca un soccorso
all'umanit languente, e una voce paterna che facndosi udire

in tutte le pi gravi vicissitdini delle famiglie, rimova in


sensibilmente gli errori e le superstizioni delle pvere turbe
contadine. Questa instituzione in nessun altro paese del mondo
pot svlgersi con s pieno e largo ordinamento come nel
nostro, perch in nessun altro paese vi si trov predisposto

il campo da un ordinamento communale, come quello delle

IN LoMBARDA

227

nostre IX provincie. La Francia ora soltanto apre gli oc


chi, e comincia a parlare dell'utilit che recherebbe un si
mil rdine di cose, quando col lungo corso del tempo si
potesse instituire.
Fin da lontani tempi, i signori che risedvano pi o
meno a lungo nelle campagne, non volendo rimanervi privi
della consueta assistenza mdica, destinrono qualche stabil
rndita per provedere almeno in parte un mdico, e cos
determinarlo a fermare dimora stbile nelle vicinanze; e con

giungendo poi alla providenza domstica anche un senso di


beneficenza, gli addossrono il crico di dedicare i suoi ozj alla
gratita assistenza dei pveri. Le famiglie alquanto agiate che
si trovvano in qualche nmero nelle pi grosse terre, molte
volte si unrono a stabilire allo stesso intento un primo
fondo. L'esempio si propag di Commune in Commune. I
men popolosi, e pi pveri o pi attigui si associrono con
parziali contribuzioni, almeno in una piccola annuit che ba
stasse a determinare la presenza d'un mdico e d'un chi
rurgo, e la gratita cura agli indigenti, salvo poi alle
famiglie facoltose di retribuire agli speciali servigi, e cos
cmpiere quella somma che si pu riguardare come neces
saria a un modesto vivere di campagna. Ma se la prima
istituzione delle condutte mdiche e chirrgiche, risale presso
di noi a lontani tempi, il loro finale e compiuto ordina
mento mrito dei nostri contemporanei; ed giunto a
tale, che si pu asserire non sservi ngolo del paese
cos alpestre, in cui non si trovi a praticbile distanza
una persona stipendiata ad assistere le famiglie pvere; sotto
il qual nome s'intndono tutte quelle che le autorit locali
riconscono fornite dei soli mezzi necessarj alla sussistenza.
Le condutte rurali pssono considerarsi come una continua
rete, che a maglie pi o meno fitte copre tutto il territorio,
e involge tutta la popolazione bisognosa.

Senza diffnderci pi lungamente intorno a questa bella


nostra instituzione, che basterebbe per s sola a indicare una

profonda e matura civilt, diremo adunque soltanto che ogni


Commune, o da s solo se il nmero e la facolt de' suoi

228

DELL'oRDINAMENTo sANITARIo

abitanti e dei fondi di beneficenza lo permttono, o aggregn

dosi a tre o quattro o pi contigui Communi, forma una o pi


condutte, per assoldare sia un mdico, e talora anche un chi
rurgo, sia un medico-chirurgo, che possa prestare l'ordinario ser
vizio in ambe le qualit. L'adunanza generale del Commune,
o dei Communi a tal uopo uniti, elegge a pluralit di voti

quella persona che meglio si raccomanda fra i diversi aspi


ranti, i quali si ffrono sempre in certo nmero ad ogni
concorso che a tal uopo si apra. Lo stipendio fisso si leva

sulla sovrimposta fondiaria, che gli stessi possidenti con pro


prio voto s'impngono per sopperire ai diversi bisogni com
munali; e il complemento dello stipendio dipende dal cr
dito che il curante sa procacciarsi nelle vicinanze, e dall'o

pinione che ne concepiscono le famiglie agiate. Perloch, la


dottrina e lo zelo e il buon contegno non trnano intili ;

e anche tra le campagne si apre fra gli esercenti delle at


tigue condutte una certa qual graduazione di crdito e di
fortuna. Inoltre si proveduto contro qualsasi grave ne

gligenza nel servizio, col limitare il contratto di condutta


ad un solo triennio, con questo per che possa, anche
senza nuovo concorso prolungarsi con pblico consenso
ad altro triennio, cosicch se la persona non reca so
disfazione, o prvoca lagnanze, collo spirar del contratto le
parti rimngono, senza contrasti e senza processo, in mutua
libert. La provisione communale dei chirurghi per lo pi
di 600 a 900 lire, quello dei mdici, o mdici ad un tempo
e chirurghi somma a 1200, a 2000, a 2400 e anche pi;
e in generale in quest'ltimo decennio la condizione di que
sta utilissima classe si venne alquanto migliorando. Anzi al
cuni Communi, composti di casali troppo fra loro remoti,
obligrono con un supplemento di stipendio il mdico a te
nersi provisto di cavallo, per accrrere con maggior pron
tezza e minor disagio ad ogni chiamata. In quei Communi
che hanno il loro piccolo ospitale, e sono parecchj, il m
dico condutto ne tiene la cura e la direzione. Finalmente in

ognuno dei 127 distretti, in cui sono divisi i due mila e pi


Communi di queste provincie, uno dei mdici condutti

In LoMBARDA

229

esrcita le funzioni di Mdico distrettuale, coll'incrico speciale


della vaccinazione per tutto il distretto, ricevendo dal regio
erario un compenso per le spese di viaggio. Questi mdici
distrettuali cmpiono per tal modo la magistratura sanitaria,
e collgano le pi solitarie e alpestri condutte col centro m
dico di tutte le provincie.
Del complessivo personale mdico-chirrgico che abbiamo

visto sommare a 2144 persone, una met in circa (1048)


trvasi disseminata in queste condutte rurali; e per quattro
quinti (808) appartiene alla classe dei dottori di medicina,
e per lo pi di medicina e chirurgia; per il rimanente
(240), appartiene a quelle dei dottori in chirurgia e dei
chirurghi. Avvezzi fin dalla nostra infanzia a veder mdici
e chirurghi in tutte le parti delle nostre campagne, noi
non ci avvediamo della vera utilit e grandezza di questa
sapiente instituzione, se non quando ci troviamo nell
provincie della Francia, dell'Inghilterra o d'altro paese che
ne sia totalmente sprovisto. Quando pure si considerasse per
nulla il vantaggio dei diretti soccorsi prestati dalla chi
rurgia e dalla medicina, e la generale e costante applica
zione di questa pblica beneficenza alle classi laboriose, an
cora immensa ne sarebbe l'indiretta utilit. Essa un po
deroso istrumento per introdurre nei ppoli coll'osservanza
delle prescrizioni sanitarie un'infinit di minuti migliora
menti e di nozioni sensate, che a poco a poco ne rifndono
tutto il modo di pensare e di vivere. Per rammentarne un
esempio, se l'introduzione del vaccino fu nel nostro paese
men contrariata e ritardata che altrove, se le nostre popo
lazioni frono le prime a riconscerne ed apprezzarne gli

effetti, quando altre popolazioni portvano ancora in volto


i segnali dei loro tenaci pregiudizi, ci si deve in gran
parte alla diffusa e assidua azione delle condutte rurali. Nei
casi d'infezioni morbose, i varj provedimenti preventivi, le

separazioni, i sequestri, gli spurghi, che sgliono mttere in


agitazione la gente di contado, intollerante di novit e

corriva al sospetto e alla violenza, vngono presso di noi


con tutta facilit e prontezza attivati ed osservati. Le

230

DELL'oRDINAMENTo SANITARio

famiglie persuase per giornaliera prova del buon volere dei


curanti e delle salutari conseguenze dei loro consigli, vi si
confrmano con tanto pi fidanza e docilit, quanto mag

giore il crdito che le persone pi agiate dimstrano al


l'uomo dell'arte. La lunga e tediosa cura delle ferite, eser
citata sotto gli occhi d'un'intera popolazione, e rappresen

tata dalla ripetuta presenza del chirurgo, imprime una salutare


persuasione dei funesti effetti della violenza. La pronta as
sistenza mdica previene per s medsima molti delitti, per
ch difficilmente le potrbbero sfuggire le tracce d'un vene
ficio, d'un infanticidio, d'una morte secretamente procurata
o sollecitata. Finalmente i curanti, spinti dal loro medsimo
interesse, esrcitano nel circostante territorio una inevitbile

vigilanza contro ogni maniera di vagabondi, e impostori, e


venditori di filtri e d'arcani, i quali, oltre all'impinguarsi a

spalle del pvero contadino, che fanno bersaglio delle loro


frudi, consrvano e fomntano ogni maniera d'illusioni e

di prtiche insensate. Al contrario il mdico, costretto per


ottenere obedienza a dar qualche conto delle sue prescri
zioni e de'suoi ragionamenti, sminuzza ogni giorno alle fa
miglie almeno quelle poche verit che la scienza giunta col
corso dei scoli ad accertare; e le sostituisce a poco a poco
alle puerili tradizioni di scoli pi ignari e inesperti, accre
scendo il patrimonio della prtica ragione.
Se volgiamo l'occhio alla Francia, troviamo ancora nel
maggior nmero de' suoi dipartimenti quella feccia d'infer
mieri, i quali per aver corso l'Europa alla coda degli esr
citi, arrogtisi il titolo d'officiali sanitarj, e tollerati dalla
legge per mancanza d'altro provedimento, esrcitano una me
dicina d'assurdit, vantando di conscere tutti i mali sola

mente alla vista delle urine, storpiando colle loro operazioni


temerarie i feriti, traviando colle loro sciocchezze il senso

commune del ppolo, e fomentando quella credulit ch' il


fondamento della loro fortuna. N queste cose sono nostre

supposizioni, poich i buoni mdici francesi ne mvono le


pi amare lagnanze, come pu vedersi in molte pere, e
segnatamente in quella del dott. Muneret: Du Mdecin des

IN LoMBARDA

23

villes et des campagnes (Paris, 1840). Basta poi l'aver per


corso alcuna delle pi frequentate vie di Londra, e aver
letto alcuni di quei tanti indirizzi che si sprgono ogni
tratto ai passaggieri, per sapere a qual punto si spinga l'im

pudenza di quelli che hanno il rimedio nico di tutti i mali,


il secreto infallibile di tutte le operazioni, gli arcani ma
gntici, omeoptici, idroptici e chiromntici, e altri siffatti
pscoli dell'imaginazione.
Ci rimane a parlare d'un'altra classe di mdici o chi
rurghi che diremo privati, perch non sottoposti ad alcun
particolare incrico, profssano liberamente presso le famiglie
dei loro clienti. Frmano un nmero di poco minore a
quello che esrcita le condutte, e smmano in tutto a 812,

di cui due terzi incirca sono mdici (561), e il rimanente


chirurghi (251). Sono frequenti sopratutto nelle citt, dove
talvolta il loro sapere, e pi spesso la loro assiduit, le ade
renze, i modi insinuanti, l'et stessa cattivano loro mag
giore o minor nmero di clientele. Ma i capoluoghi delle
nostre IX provincie costituscono appena un'ottava parte del
l'intera popolazione; e se vi si aggingono anche le altre
citt, come Crema, Monza, Varese e Casalmaggiore, e i po
polosi ppidi di Codogno, Treviglio, Chiari, Soresina, Sal,
Viadana, e cos discorrendo, appena si comprende un quinto
della popolazione intera, o sia un mezzo milione. Perloch,
supposto come sopra, che infermi nell' annata un quarto
incirca degli abitanti, si avrbbero in tutto da 120 a 150
mila ammalati, o sia da 150 a 160 per ognuno di co
desta classe di curanti. Che se si venisse a supporre che
una parte di questa classe, e se si vuole un terzo (270),
avesse collocamento negli altri borghi ancora men popolosi, nel
cmputo si dovrebbe sostituire al loro luogo l'altra classe che
abbiamo detto primaria (284), e che, per la posizione sua
nelle scuole e negli ospitali, suol cattivarsi una maggior fiducia

pblica, e attrarre a s gran parte delle private clientele.


Inoltre non l'intera popolazione della citt che pu
fornire compenso alla cura mdica, poich appunto nelle
citt sono i pi grandi ospitali, e quelle istituzioni pie che

252

DELL'oRDINAMENTo sANITARio

provdono alla gratita assistenza degli infermi, com' in


Milano il servizio di Santa Corona, il quale rappresenta

quivi le condutte mdiche della campagna. Fatta la qual de


duzione, che abbraccia la pi numerosa parte della cittadi
nanza, sarebbe discreto chi supponesse che rimngano

per ragguaglio ad ogni curante da 70 a 80 ammalati, ossia


poco pi d'uno per settimana. N questo riparto riesce eguale
fra tutti; poich mentre i pi fortunati sono oppressi dal
peso delle visite e delle consulte, altri rimngono talora, ad
onta del molto mrito, quasi affatto obliati, e ove non sano
sostenuti dal paterno censo, vggonsi costretti a disertare da
un troppo ingrato e strile terreno. La qual dura esperienza
ha fatto cos profonda impressione in quelle famiglie che
fornscono il maggior nmero d'aspiranti a questa carriera,
che nell'ltimo quadriennio il nmero degli studenti ascritti
alla facolt mdico-chirrgica della nostra universit, si
visto diminuir quasi d'un terzo (1).
Le levatrici frmano complemento e supplemento al ceto
mdico-chirrgico. Quel delicato senso di verecondia che
tanto accresce le attrattive della donna, e prepara e custo
disce la costumatezza delle famiglie, quel conforto che una
madre prova nel confidare i suoi dolori a chi nacque a
sopportare gli stessi patimenti, quella certezza d'ssere in
tesa in tutti i pccoli desiderj che il solo istinto fem
minile sa prevedere e cmpiere, chiamrono fin dai primi
tempi la donna ad esercitare questo ramo dell'arte salu
tare, cosicch in Roma e anche nell'antico Egitto, vediamo
onorata nelle donne la professione ostetricia. Anzi la consue
tdine fu spinta fino al pregiudizio, talmente che nella nuova
(1) Il nmero degli aspiranti al dottorato in medicina e chirurgia
all'Universit, nel detto quadriennio, fu il seguente:

Anno 1859 . . . Studenti 476


184o . . . . n
. . . .

476

. 419
. 568

1841

1842 . . . . n . 337

537

Diminuzione dal 1859 al 1842 . . . . . . 159

in LomBARDA

233

barbarie del medio evo alcuni mrtiri della scienza e del

l'umanit soggicquero a condanna per aver prestato soc


corso a purpere infelici, che gl'induriti costumi condannvano
a pericolare sotto l'esclusivo ministerio delle levatrici. A supe
rare questo pregiudizio in Francia, fu necessario che Luigi XIV,
ponndosi sopra a tutte le brbare tradizioni, chiamasse ad
assstere la sventurata La Vallire, il chirurgo Clment. D'al
lora in poi gli umini che si didero a studiare e perfe
zionare questa parte della chirurgia, toglindola nei gravi
casi alle titubanze della fantasa femminile, frono per tutta
Europa protetti e favoriti. E cos srsero a poco a poco
quelle scuole alle quali le levatrici frono chiamate ad at
tngere pi sani e sicuri principj, per esercitarli nella plu
ralit degli ordinarj casi, e saper poi distinguere quando si
richieda il consiglio e l'officio di pi istrutto e coraggioso
operatore.

Il nmero delle approvate levatrici saliva in Lombardia


nell'anno 1842 a mille cinquecento incirca (1498); ed es
sndosi contati nel precedente anno pi di centodieci mila
parti (1 10477), ogni levatrice avrebbe per trmine medio
assistito a 74 partorienti.
E qui pi manifesta ancora appare la somma utilit del
principio delle condutte communali, poich le levatrici, per
pi di tre quarti, o sia nel nmero di 1150, si trovvano ap
punto ascritte a questo genere di servizio su tutta la superficie
del paese, mentre sole 568 erano libere, e attendvano per la

maggior parte nelle citt al servizio delle purpere pi agiate.


I Communi contribuscono loro sulla sovrimposta fondiaria una
tenue somma, che varia, a misura della rispettiva popola
zione, dalle 90 alle 500 lire; ma basta ad assicurare la

gratita assistenza a tutte quante le pvere partorienti, salvo


alle altre famiglie di compensare le cure che ricvono, e
cos cmpiere la somma necessaria alla sussistenza di queste
donne. Anzi alcuni Communi mndano a loro spesa alle scuole
ostetricie qualche idonea givine, ingiungndole solo l'bligo di
ritornare in paese ad esercitarvi l'arte per un certo nmero
d'anni. L'istruzione speciale, presso l'Universit di Pava, o

234

DELL'oRDINAMENTo sANITARIo

la Scuola Ostetricia di Milano, dura un semestre per la parte

preparatoria, e un bimestre per l'esercizio prtico; ed suf


ficiente ai casi ordinarj, mssime nella scuola di Milano, presso

la quale si assistono annualmente pi di 500 parti. Le


allieve sono pi di 80.

Se si riassume tutto il complesso dei soccorsi che nelle no


stre provincie si prstano agli infermi e alle purpere, tanto nei
numerosi ospitali quanto nelle case dei pveri, dai quartieri
della capitale fino alle pi solitarie valli delle Alpi, e tanto
pel consiglio mdico quanto per le operazioni chirrgiche e
le sovvenzioni medicinali, e si fa un confronto con ci che
avviene presso le altre nazioni, non si pu non riconscere
presso di noi l'pera d'una fondata e prvida civilt. Le con

dutte mdiche cstano ai privati il contributo d'un milione


e mezzo incirca, a fornire il quale concrrono anche le fa
miglie meno agiate, che presso di noi partcipano in gran
nmero alla possidenza. Ma pur troppo, quanto denaro la
societ consacra ai due sommi fini di tutelare la pblica

salute e coltivare la pblica intelligenza, un capitale che


frutta una larghissima e santissima usura.

Fra la scuola ippocrtica, che guariva coll'uso dei sm


plici, e la scuola oltremontana che annuncia ogni d nuovi
specifici, e prende a prstito dalla chimica le pi strane
combinazioni: fra la parsimonia d'un Sydenham, che preten
deva portare tutta la materia mdica nel pomo della sua
canna, e lo sfoggio ricettario di certi mdici, che, al dir di
Bordeu, hanno nel cervello pi droghe che non ne abbia un
muso, vi certamente una via di mezzo, che evita al pari
un'affettata semplicit, e una ciarlatanesca complicazione.
Nessuna cosa rappresenta meglio lo stato della medicina

presso un ppolo, quanto la sua farmacia. In parte al


l'ignoranza e alla superstizione, in parte alla moda e al lusso,
si dvono quelle migliaja di tinture, e d'elisiri e d'unguenti e

IN LoMBARDA

235

di complicte manipolazioni d'ogni maniera, che frmano


l'armamentario d'un'arte, che l'illustre Fourcroy non esit di
chiamare illusoria e dannosa, e che co' suoi stravaganti la

vori non produsse alla chimica alcuna considervole scoperta.


Se si paragnano le nostre spezierie a quelle d'altri paesi,
le troviamo appunto ordinate, per quanto riguarda la scienza,
in questa via di mezzo. E del resto non si pu negare che

presso di noi in questo pblico servigio non sia saviamente


determinata l'estensione dei lmiti e la validit dei diritti,
cosicch non pssano venire usurpati dalle altre industrie, n
oltrepassati dagli stessi esercenti. L'indole tutta speciale di
questa professione, la quale da una parte industria e com

mercio, e dall'altra una funzione sanitaria confidata per


pblica providenza a certe persone, viene espressa in un or
dinamento, il quale mentre non toglie la libera concorrenza
nell'esercizio delle farmace instituite, le distribuisce in certo

nmero su tutto il paese, in modo che, mentre nei territorj


anche pi pveri non manchi un pronto e facil servigio, nei

pi ricchi l'emulazione mercantile non faccia dimenticare e


violare l'officio di confidenza. Il pregio di questa nostra in
stituzione si viene a conscere nel confronto cogli altri

paesi anche pi inciviliti.


Le IX provincie lombarde, nell'anno 1842, contvano
806 spezierie, cio una per 5150 nime; e gli speziali
approvati rano 101 1, o sia uno sopra 2515 abitanti. Un'
ottava parte incirca delle farmacie, essendo propriet di
pupilli o di vdove o d'altre persone non bili all'arte, era
amministrata da istitori, i quali, muniti della dbita appro
vazione, e sotto propria responsabilit in tutti i rapporti sa
nitarj, dipndono pei rapporti mercantili dall'interesse e dalla
fiducia delle famiglie proprietarie. Ma per nuove disposizioni
che non riconscono l'esercizio d'una farmaca se non in chi

savi abilitato, il nmero delle farmace dirette da istitori va

sempre diminuendo, e il diritto di propriet si apprssima


ad un impiego personale.

L'esercizio delle spezierie, considerate come propriet, rap


presenta un capitale che varia secondo la popolazione del

236

DELL'oRDINAMENTo SANITARIo

circondario, la sua maggiore o minore opulenza, le consue

tdini degli abitanti, l'antico crdito dell'officina, e la pe


rizia del dirigente. Questa propriet pu al pari di qualun
que altra venir trasmessa per vndita o per successione,
ma, giusta i nuovi regolamenti, solo a persone abilitate alla
farmaca. Sotto questo aspetto le nostre speziere si pssono
distinguere in tre classi. La prima ne comprende forse 200,

sparse nelle citt e nelle pi flride borgate; delle quali 50


in Milano, e 135 nelle altre citt regie; e la loro propriet

pu valutarsi l'una per l'altra a circa trentamila lire di va


lor capitale, bench alcune pssano stimarsi il doppio ed
anche pi. Altre 200 incirca formano la seconda classe, e
pssono valutarsi per termine medio a 15 mila lire. Final
mente le altre 400 farmace di terza classe, disseminate nei

communi rurali, pssono valere dalle 4 alle 10 mila lire


ciascuna. Il valor complessivo dell'esercizio si pu dunque
stimare a circa 12 milioni. Se poi vi si aggiunge il val
sente degli apparati e preparati, che si suol considerare ad
un terzo incirca del valor venale dell'esercizio, questo ramo

di propriet potr stimarsi a ben 16 milioni, fondamento


alla decente sussistenza di ottocento famiglie civili. E an
ch'esso rappresenta il movimento della pblica prosperit,
poich corrisponde al nmero delle persone che nei diversi
territorj sono in grado di provedersi dei soccorsi mdici, o
ne vngono per altri liberalit sovvenuti. E in fatto, col

progresso generale degli ultimi lustri, il valor complessivo


di questa propriet nelle IX nostre provincie pu riguar
darsi come duplicato.

La Veterinaria una vera parte della medicina, e per


la universit del principio vitale, e per l'influenza immediata
che ha sulla pblica salute la continua prossimit degli ani
mali domstici, e per la parte che hanno nell'umano alimento.
E mentre la cura degli animali permette un'audacia d'espe
rimenti che sarebbe illcita nella cura dei nostri smili, le
-

nn LoMBARDA

257

intime consonanze di tutta la natura vivente ci assicrano


che il frutto scicntfico tornerebbe a intero e diretto van

taggio dell'umana salute. Perloch sarebbe nell' interesse


della societ che givani fondatamente istrutti in tutti i
rami della scienza mdica rivolgssero tutta la loro intel
ligenza e il loro ardore allo studio della veterinaria. Ma
finch la classe pi denarosa, per una profonda indifferenza
al ben commune e al suo proprio, si ostiner ad avventurare
in mano di staffieri e cozzoni la cura dei pi generosi corsieri,

finch sull'esempio loro gli agricultori abbandoneranno i pre


ziosi armenti alla cieca prtica e alle storte opinioni di fami
glj e bifolchi e vagabondi, chi fu educato a una professione
liberale sdegner di scndere a disputare il pane a siffatta
gente, e mostrer sempre abborrimento per un'arte stolida

mente disprezzata e avvilita. Perloch, senza una profonda ri


forma nella pblica opinione, per lungo tempo rimarr in

fruttuosa fra di noi l'istituzione di veri dottori veterinarj


(zooiatri), insigniti d'un grado scientifico in medicina e chi
rurgia, e specialmente deputati allo studio delle malattie de
gli animali, come in Inghilterra e in Prussia.
Gli ascritti al ramo veterinario nell'anno 1842 sommvano

nelle nostre provincie a 162; tra i quali solo 21 erano dot

tori in veterinaria (zooiatri), 114 erano smplici veterinari


dell'antica scuola; e 27, giusta il nuovo ordinamento dell'Isti
tuto Veterinario di Milano, rano abilitati alla sola cura dei

cavalli (ippiatri). Tranne 15 della classe dei dottori, i quali


erano dedicati all'istruzione, o rivestiti di pblici impieghi, gli
altri ingran parte, cio per 4/7, rano condutti a servizio dei
Communi, con tenuissimo contributo, non superiore a lire
200, inteso solamente a indurli a fermare uno stbile
domicilio nelle vicinanze. Esso per li bliga a prestarsi

gratuitamente a tutte le ispezioni e visite officiali, lasciando a


loro di convenire coi privati la mercede dei loro liberi servigi.
Per supplire poi nel corso successivo ai veterinarj della primi
tiva istituzione, che attndono simultaneamente alle cure dei
cavalli e dei bovini, si istituita di recente la classe dei

238

DELL'oRDINAMENTO SANITARio

veterinarj communali, i quali riescono abilitati a curare tutti


gli animali domstici, mentre, come sopra si disse, ai vete
rinarj equini (ippiatri) spetta soltanto la cura dei cavalli.
A compimento delle notizie qui raccolte, e ad agevolare i
confronti che si volssero instituire con altri paesi, riassumia
mo tutti i dati numrici in un complessivo prospetto.
Dott. G. CANZIANI.

Il consueto nostro lettore ben s'avvedr che questa Memoria, come


quella sull'Agricultura in Brianza, deve annoverarsi fra i materiali che
verranno compendiati nell' annunciata raccolta di Notizie naturali e ci
vili sulla Lombardia. Nel relativo Prospetto venne adombrata colle se
guenti parole. a Mdici e chirurghi, e loro proporzione al nmero
u degli abitanti, e alla cifra probbile degli infermi. Mdici e chi
u rurghi addetti all'istruzione, al governo, alle municipalit, agli ospi
u tali, al servizio privato, alle condutte rurali; loro riparto su tutto il
paese. Speziali, stato delle speziere, loro nmero, e proporzione
agli abitanti e agli infermi; e loro valor capitale in tutta la Lom
barda. Levatrici, loro istruzione, nmero, riparto e proporzione
alle nscite annue. - Veterinari, loro riparto e proporzione . . .
Riassunto numrico di tutto il personale sanitario; sua influenza sulla

pblica salute, e sulla pblica ragione . . . Confronto. n


Il Red.

IN LOMBARDA

939

Prospetto delle persone addette all'ordinamento sanitario


nelle IX Provincie del Governo di Milano, nell'anno 1842.
I. Mdici e Chirurghi.
In impieghi
o pblici

In condutta
communale.

In servizio
dei privati.

Totale.

stabilimenti.
Dott. in medic. .
Dott. in medic.

62 . . . . .

159 . . . . . . 182 . . . 4o3


1624

e chirurgia . . 195 . . . . . 649 - . . . . .


Dott. in chirur. .

16 . . . . .

48 . . . . . .

, -

Maestri in chir. .

8 . . . . . 148 . . . . . . 1 o6 . . .

1 oo
262

Chirurghi minori.

3 . . . . . 44 . . . . . . 1 o9 . . .

158

284

6. . .

Il 22 l

1 o 48

2 144

812

568 . . . 1498

II. Levatrici . . . . . . . . . 1 15o . . . . . .

III. Speziali.
Proprietarj . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Istitori, od assistenti in 8o6 farmace . . . . . . .

o9

Tot- 1o 11

IV. Veterinarj.
Dottori in veterinaria . . . . . . . .

Veterinarj dell'antica scuola . . . . . . . . . . . .


Veterinarj equini . . . . . . . . . . . . . . . . . .

2I

1 14
27

Tot. 162
Riassunto.

Mdici e chirurghi. . . . . . . . . . . . . . . . . 2 144


1498
Speziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . - I O I
Veterinari . . . . . . . . . . - - - - . . . . . . .
162

Levatrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tot. 4815

Rstano ad aggingersi i Delegati e Commessi degli officj municipali


di Sanit ed Annona.
VoL. vii.

17

240

Nota comparativa sul servizio sanitario

in Lombardia e nel Belgio.


Il pregvole opscolo sulla Statistica del Belgio, publi
cato nello scorso anno 1845 dal conte Giovanni Arrivabene

(Situation conomique de la Belgique), ci porge il destro di


fare un paragone fra il nostro paese, e quello che si ri
guarda come il pi flrido regno del continente.

La superficie del Belgio, dopo la separazione del montuoso


Lussemburgo, di 29 mila chilmetri quadri (29,425),

ossia un terzo di pi della Lombardia (21,567).


I mdici belgi nel 1840 rano 1218, ragguagliando un
mdico per 24 chilmetri di spazio, mentre in Lombardia
se ne conta 1 sopra 15 chilmetri. La facilit e prontezza
del servizio, essendo in ragione inversa dello spazio, pu
considerarsi quasi doppia. Se poi consideriamo l'influenza
intellettuale dei mdici sulle popolazioni, vediamo la cagione
perch la plebe in quei paesi si mostri tanto pi intempe
rante e superstiziosa.
Il servigio chirrgico, molto diversamente ordinato nei
due paesi, non ammette un vero confronto. Il Belgio conta
949 chirurghi, 504 levatori, e 159 officiali sanitarj; in

tutto, 1592 individui. In Lombardia i chirurghi dei tre di


versi gradi, compresi cento dottori in chirurgia, sono 520;
ma rimane ad aggingersi la cooperazione dei 1221 mdici
-chirurghi. Perloch si cntano in tutto 1741 individui,
pi o meno istrutti in chirurgia, tra i quali 1551 hanno

il grado di dottore. Sono adunque superiori e di nmero


e di studj, quandanche destinati a servire in minore
spazio di paese e una popolazione assai minore, giacch il
Belgio conta quattro milioni d'abitanti, e la Lombarda due
C

II6ZZO,

Le levatrici nel Belgio rano 865, i parti rano stati

150,684. La probabilit d'ottenere questo modo d'assi


stenza pi desiderato dalle pazienti, era rappresentato nel

N0TA, EC.

241

Belgio da una levatrice per 151 parti e per 54 chilmetri


di paese; in Lombardia da 1 levatrice per 74 parti e 14
chilmetri.

Le spezierie nel Belgio rano 784, ossia una per la super


ficie di chilmetri 57. 5; in Lombardia una per 26. 73.
La facilit e prontezza del servizio sta adunque, a circostanze
pari, come 5 a 7.
Finalmente non vediamo fatta alcuna menzione di con

dutte communali di mdici, chirurghi o levatrici; potr


forse provenire da dimenticanza dell' autore; ma ne cono
sciamo troppo la diligenza ; e troviamo inoltre la stessa
lacuna anche nel pi voluminoso prospetto statistico di
Ileuschling.

Ultimi progressi della Geografia. Sunto letto


al Congresso scientifico di Lucca, del settem

bre 1843, da J. Grberg de Hems.


a Labori faber ut desit, non fabro labor
PHAED RUs.

(Continuazione e fine, V. pag. 121, al fascicolo 38).


II. ASIA.

I capitani di fregata Graves e Brook, delinerono preziose


carte martime dell'Asia Minore, di Candia e di Cipro;
altri esplorrono i mari dell'Indie e della Cina. Walker, ge
grafo della Compagnia delle Indie, fece una carta navale
per gingere alla Cina dalla parte di levante, ed un'altra per
la parte meridionale del mare della Cina. Se gli debbe inol
tre una carta in due fogli dell'Ocano Indiano, dal capo di

242

ULTIMI

PROGRESSI

Buona Speranza fino a Calcutta, abbracciando il golfo Ar


bico e il Prsico.

I viaggi del conte Jaubert mssero il colonnello Lapie

a publicare una carta dell'Asia Minore e della Persia in


quattro fogli piccoli (1: 5600000). Le ricerche del dott.
Robinson in Palestina guidrono il sig. Kiepert a deli

neare una carta di quella veneranda terra, ed il sig. Mayr


public un foglio, che oltre la Palestina comprende l'Ara
bia Petra.

Leggiamo nell'Athenaeum inglese una letterascritta da Mosul,


in maggio di quest'anno, dal rinomato viaggiatore italiano
Paolo Botta, cnsole francese in quelle parti, con curiosi
ragguagli intorno le reliquie di costruzioni assirie anteriori a
Ciro, scoperte a Khenabub, presso l'antica Ninive. Egli ebbe
la sorte di vincere l'opposizione che gli abitanti facvano
a qualunque siffatto scavo. Iscrizioni, pitture, bassi rilievi,
sono cose tutte di sommo pregio.
Il mio dotto amico sig. C. Fellows, esib a Londra
il ragguaglio delle sue scoperte in Licia, nel secondo suo
. viaggio ; ed il sig. Hamilton, le sue Ricerche nell'Asia Mi
nore, in 5 volumi, con notizie antiquarie e geolgiche.
Il ragguaglio d'una ricognizione della marina meridionale
dell'Asia Minore, e d'un giro nella Licia, fatto nel 1840
e 1841 da R. Hoskyn, in compagnia del sig. Forbes, fu
letto nella tornata di dicembre 1842 della Societ geogr
fica di Londra, e publicata nel volume 12 del suo gior
nale, colle annotazioni del colonnello Leake e una mappa

del golfo di Makr, e di parte della Caria e della Licia.


L'Armenia, stampata in Firenze dall'altro mio dotto amico

l'ab. Cappelletti, dopo l'pera di Saint-Martin, l'nica e molto


pi positiva che possediamo su quella un d fiorente e ora
infelice contrada. Altra pera su l'Armenia, la Persia, e la
Mesopotamia fu publicata a Parigi sotto gli auspicj dei mi
nistri dell'interno e dell'istruzione.

Una spedizione in procinto di partire pel Cucaso, a


spese del re di Prussia, composta dal prof. Kock, e dal
dott. Rose. Partendo da Trabisonda rintraccer nei monti

DELLA GEOGRAFIA

245

di Arzirum le fonti dell' Eufrate occidentale, dell' Arasse

(Erask), e del Fasi (Giorok); poi nel secondo altipiano dell'Ar


menia si spinger fino alle ruine di Ani, determinando
le catene dei monti che connttono il Cucaso col Turo

armeno, e verificando se si fosse mai costrutta in quelle


parti una muraglia smile a quella della Cina. Il prof. Kock
proceder quindi alle fonti del Kuban, ascender l'Elburze,
ed esaminer i numerosi monumenti delle valli di Karatcii.

Le indgini dei sigg. di Humboldt, Ermann, Federoff,


Lem, Vasilieff e Helmersen psero il sig. Murchison, pre
sidente della Societ geogrfica di Londra, in grado di chia
rire la struttura dei monti Urali; mentre in Siberia il sig.
Kupffer, direttore delle osservazioni magntiche in quelle
miniere, ordin le osservazioni conformemente alla grande
impresa magnetogrfica inglese. E possiamo confidare d'aver
nuovi ragguagli, dopo che l'imperatore confid una nuova
spedizione in quel paese al dott. Middendorff, dell'Universit
di Kiovia.

Come pera piena di pregvoli informazioni, sono a ram


mentarsi le Rimembranze della Siberia negli anni 1840 e
1841 del sig. Cottrell.

finalmente uscita in Parigi la nuova pera del barone


de Humboldt sull'Asia centrale, o Ricerche comparative in
torno alle catene montane ed ai climi (5 vol. in 8). Vi
si chiarisce la questione dei monti Urali, la supposta ele
vazione del cos detto altipiano della Tatara, la depres

sione del mare Caspio, del lago Aral, e delle steppe a pi


degli Alti, del Thien-Scian e degli Urali, non che sulla pre
tesa communicazione in tempi remoti fra il Ponto Eusino,
il Caspio, l'Aral, i laghi della Khirgizia e l'Ocano Artico.
A Londra, il capitano Abbott diede relazione d'un viaggio
da Herat a Khiva, e quindi a Mosca e Pietroburgo, in due vo
lumi; se non che ignorando la lingua persiana, la tatara, e
la russa, e strettamente guardato a vista durante il viaggio,
poche cose pot raccgliere. Giusta le ltime notizie, il kha
nato di Khiva fu invaso dal khan di Bokhara, empio uc
cisore del colonnello Stoddart e del capitano Conolly.

244

ULTIMI PROGRESSI

Fra i tanti libri intorno alla Cina, che da un anno inon


drono l'Europa, a collocarsi in primo grado la Notizia
sul capitolo Ju-Kung dello Sciu-King, e sulla geografa del
celeste imperio, che il sig. Eduardo Biot tradusse e pu
blic a Parigi con una carta. Confucio, venerbile autor
di quel libro, viveva sei scoli prima dell' era nostra,
e raccolse in quel capitolo molte memorie della pi remota

antichit. il documento perci pi antico di quel famoso


imperio; e la sua prima parte, che tratta delle grandi pere
di bonificamento compiute nelle nove grandi regioni del
mondo cinese, e d'altri pblici e privati provedimenti, un
dettato prezioso per la geografia della Cina antica. Il bene
mrito traduttore public un dizionario dei nomi antichi e
moderni delle citt cinesi di primo, secondo, e terzo rdine,
con una carta redatta dall'estinto mio amico il clebre

linguista Klaproth.
Fra i molti libri, mssime inglesi, sulla spedizione mi
litare alla Cina, citer solo quelli dei sigg. Elliot-Bingham,
dott. Mac Pherson e cap. Grenville Loch. Il capitano sir
Eduardo Belcher, lev e public a Londra una bella pianta dello
stabilimento britnnico di Hong-Kong, nonch del fiume di
Canton dalla citt fino a Lintin. Altre parti di quelle ma
rine presso Ciusan, e le foci del Jangtsekiang, sono rico
nosciute e delineate dai cap. Kellet e Collinson. Gi nel 1842,
il sig. Wyld diede un'accurata carta del litorale da Fon
ning fino a Maco, colle piante di Peking, di Tinghai nel
l'isola di Ciusan, di Canton e del suo fiume, nonch del

porto e dell'isola d'Amoy.


L'edizione parigina dei viaggi del sig. de Siebold nel
Giappone procede, come tutte quelle di gran lusso, troppo
lentamente, n si sa quando giunger a trmine. Deve com
prndere una Funa, una Flora, una Biblioteca giapponese,
ed una notizia sulla lingua.
La Srica o India trasgangtica non offre nulla di nuovo.
Per l'India citeriore, accenner: la corsa a vapore sull'Indo da
Sakkar a Carrasc, descritta nell'Asiatic Journal in forma

di lttera dal cap. Postans: la prima parte del tomo quarto

DELLA GEOGRAFIA

245

dell'pera del sig. de IIgel sulla Cascemiria e sul regno


dei Seichi: il quadro politico e statistico dell'imperio Indo-bri
tnnico, scritto in inglese dal conte di Bjrnstjerna, am
basciatore svezzcse a Londra, e tradutto in francese dal ge
nerale Jmini.

Per la Persia, il sig. A. Madini trasse dall'rabo una descrizione


del Segistan, o sia il corso del fiume Hindmend, secondo

Abu-Ishak el-Farsi el-Isstakhari (Milano, 1842). I funesti


avvenimenti dell'Afghania accresceranno almeno le nostre
cognizioni intorno a quella terra imbarbarita. Dobbiamo gi
al sig. Atkinson due pere, e al sig. Harlan una sul Belucistan,
ed al sig. Perrin una descrizione dell'Afghania sulle tracce
di Sir M. Elphinstone, e altri pi recenti scrittori, con una
carta. Le operazioni militari di quella campagna furono de
scritte dal tenente Eyre; e la consorte del general Sale,
diede in due volumi un interessante Diario di quei disastri.
Mrita distinta lode il magg. Rawlinson, che da parecchi
anni si affatica a disnebbiare l'antica geografia di quella un
d clssica terra, l'Ariana dei Greci. Sappiamo da lui che
la famosa citt di Gelal-abad, la Nagara degli Indostani, e
la Na-kje dei Cinesi, l'antica Dionisipoli dell' India ci
teriore.

Il volume duodcimo della societ geogrfica di Londra,


in un estratto dell'itinerario del bar. De Koller nell'Arabia

Petra, descrive una nuova strada dal monte Sinai ad Akabah,

supplimenrto pregvole all'itinerario di Rppell da Suez ad


Akabah, ed ai viaggi del conte de Laborde. Da Akabah il sig.
De Koller procedette a Petra, passando per le valli El-Araba,
e Figgeri, il monte Es-Sfah , le valli El-Gabba ed altre.
In Erlanga, nel 1842, comparve uno scritto del dott. Dre
chsler, intitolato : De arabicae gentis ac terrae indole un
eddemque. Un'altra memoria venne inserita nel Bollettino

della societ Parigina (feb. 1845), dal mio caro amico il cav.
Jomard, sopra notizie che il sig. Chedufan ottenne dai
sigg. Galinier e Ferret.

246

ULTIMI

PROGRESSI

III. AFRICA.

Questo continente pur sempre misterioso si va lentamente ri


conoscendo. L'officio idrogrfico dell'ammiragliato britnnico
vi ordin nel 1841 e 1842 importanti esplorazioni ma

rtime. ll cap. Vidal e il tenente Belfort levrono otto carte


della costa occidentale. Il depsito martimo di Madrid public
nel 1841 due carte della costa occidentale. La prima si
stende dal capo Bojador al capo Verga, comprendendo le
isole di Capo Verde, nella scala di 55 millimetri per grado.
La seconda si stende dal golfo di Guina e dal fiume di
Benin fino al capo Lopez Gonzalez, comprendendo le isole
di Fernando-Po, del Prncipe, di San Tomaso, e di Anno
bom. Tre altre carte, l'una delle coste meridionali, l'altra

della settentrionale, dal golfo di Telmsan fino a quello di


Bugeia, la terza della costa orientale e del canal di Mo
zambico, si dovvano publicare nell'anno corrente. A Lipsia
nel 1842, si ebbe una carta generale dell'Africa, delineata
dal sig. Kohler, dietro le pi recenti scoperte; ed a Vienna
una dal sig. R. Schultz. Il barone Mac-Guckin di Slane
tradusse dall' rabo la descrizione dell' Africa di Ab-l-Ca

sem Mohhammed Ibnu Hhaucal, viaggiatore che fioriva verso


la met del scolo X. A Lisbona, usc il secondo ed ultimo

volume della traduzione portoghese di P. Antonio Moura,


dei viaggi del clebre tangerino Abu-A'bd-allahi Mohham
med Ibnu Batuta, nato nel 1504, ed il visconte di San
tarem, diede in luce un volume di Ricerche, con un atlante

di 26 mappe, sulle scoperte lungo i lidi occidentali dell'A

frica, oltre il capo Bojador. A Gottinga il dott. J. E. Wap


paeus produsse la prima parte delle sue ricerche sulle sco
perte dei portoghesi sotto Enrico il navigatore. Contiene le
ricerche intorno alle terre dei Negri e degli Arabi , e al

commercio martimo degli Italiani, Spagnoli, e Portoghesi,


nel medio evo.

L'Abessinia la regione che ora pi attre l'attenzione


degli amici dell' Africa e della geografia. Il dott. Beke

DELLA GEOGRAFIA

247

prosegue le sue scoperte; i signori Ferret e Galinier ginsero


a Gondar; ed il sig. D'Abbadie, che sulla met del 1842
era in Adv, comunic in una lttera al mio dotto amico

sig. D'Avezac, molte notizie intorno a parti finora ignote


di quella regione, e principalmente di Barca, Hhamsen ,
Sanheit, Halhat, Mutat, delle trib di Natab, Bilen, Adodei

ed Elgadeim, delle lingue e dei costumi loro, nonch delle


aque che inffiano quelle terre.
ll fatto pi importante si il risultamento della seconda
spedizione egizia, condutta per rdine del Vicer da Selim
Bimbasci (colonnello), per rintracciare le sorgenti del fiume
Bianco o Bahhr-el-Abiad. Da lttere scritte dal Ciro, sul prin
cipio dell'anno corrente, dai sigg. Arnaud e Sabatier, che
accompagnrono questa spedizione, si sapeva ch'era ginta
a 518 leghe da Khartm (latit. 4 42 45" long. di Pa
rigi 29. 16'), ed in una contrada detta Berh, o Barri,
senza aver veduto n molto n poco i famigerati monti della
Luna; ma in quella vece vi si rano scoperte popolazioni no
tvoli per rispetto alle tradizioni ed ai costumi. Il Bollet
tino della societ parigina (n. 110), riportando la lttera
del sig. D'Arnaud, ci fa conscere, che i ppoli che bi
tano sulle rive del gran fiume , esibiscono quattro gruppi
distinti per lingue, cio: gli Arabi nmadi, gli Scelucchi, i
Dincai, ed i Berhi. Fuorch gli Scelucchi, si suddividono
essi in trib, cio gli Arabi in sei, i Dincai in sette, ed i
Berhi in cinque. I soli Scelucchi si cmputano ad un mi
lione ; sono pastori come gli Arabi, e governati da un Mek
o prncipe assoluto, ed bitano in casali e villaggi. I Dincai,
pastori, viventi sotto capanne di giunchi in terre paludose,
esrcitano la pesca nel fiume e nei laghi. Anche i Berhi
vivono di pastorizia e di pesca, ma sono ad un tempo
agricultori e guerrieri, di statura alta fino a sette piedi,
amanti gelosi della libert, comech sottoposti ad un gran
capo, detto Lacomo, che risiede in un' isola del fiume,
presidiata da una guardia d' amzoni, dove non permesso
ad alcuno, e n anche ai ministri, di approdare se non a
nuoto. I Berhi coltivano diverse miniere, massime nei monti

248

ULTIMI PROGRESSI

Belleni, ed bitano villaggi e capanne sparse per le due


rive del fiume, per la campagna e nei monti.
Giunta vicino all' isola Jeankar, poco sopra Al-ais, nel
meridiano del Ciro, la spedizione di Selim Bimbasci non
pot pi andare inanzi per mancanza d'aqua; ma pot ot
tenere notizia fondata, che le fonti del fiume sono da le

vante e non da ponente, come fin ora si creduto. Il suc


citato fascicolo contiene una carta del viaggio da Khartm
fino al terzo grado di latitdine settentrionale, ridutta alla
scala di 1 a 500,000, su quella delineata in 10 fogli dal
colonnello D'Arnaud.

I maggiori affluenti del Bahhr-el-Abiad, sono il Saubal


sulla destra, ed il Bahhr-Keilak, probabilmente il Misselad
di Browne, sulla sinistra.

Il barone di Wrede deve esser giunto da Tagiurrah e


Hussa a Scio , risalendo l'Hawasce. Egli rcasi quindi verso
S. O. per rintracciare le fonti del Nilo bianco, del Tciadda
e del Quilimansa, pel quale scender verso il mare, ritor
nando per Harrar e Barbera. Il mentovato sig. Beke con
tinua pure le sue esplorazioni. Il sig. Blondeel Van Cuel
lembrock, console blgico in Egitto, ritenuto a lungo pri
gione in Abessinia, ricuper la libert per i buoni officj di
Mohhammed Al, e ritorn in Europa.
Il dott. Keck, addetto alla legazione britnnica nel regno
di Scio, determin la posizione di Ankober (latit. 9 54'
44" N; long. 59 54 E. di Greenwich).
Una compagnia francese acquist in Abessinia il territorio
di Edd , che ha venti leghe di litorale sopra tre di lar
ghezza, fra l'isola di Coordomeat, e lo scoglio nominato
White Coin Hill (colle del cuneo bianco), a ostro della baja
di Haycock. Il cav. Jomard diede nel succitato Bollettino
una notizia di quel territorio, estratta dal giornale d'un ca
pitano Broquant, francese.
Nel Gebel Tull, a breve distanza da Fazoglo (8 28

di latit.), si scoperse una copiosa miniera di ferro; e pare


che vi siano vene aurifere; e il sig. Murchison annunci
alla Societ di Londra, che un viaggiatore incaricato dal

DELLA GEoGRAFA

249

governo di risalire da levante a ponente il fiume Giob, o


Juba, vi rinvenne una vasta regione popolata da una stirpe
di nani, la cui statura non oltrepassa quattro piedi inglesi

(1, 174), e dei quali i costumi, la religione, e il go


verno rammenta i Pigmi col descritti da Erdoto.
Per la Nubia, il sig. J. Paltme diede a Stutgarda una
descrizione del Kordofan e paesi circonvicini, con un cenno
sul commercio e i costumi, e sulle gh'azie, o caccie degli
schiavi esercitate da Mohhammed Al.

Mentre attendiamo i risultamenti della spedizione scien


tfica prussiana, diretta dal dott. Lepsius, possiamo ralle
grarci, che le communicazioni terrestri dal Ciro a Suez sono
talmente stabilite , che attraverso il deserto si fa in meno

di ventiquattro ore il viaggio per regolari diligenze inglesi.


Dal Ciro ad Alessandria si discende pure in un giorno.
ll givane viaggiatore norvego, Hensen Ernst, avvitosi
per indagare le fonti del Nilo, mor ad Assuan sulla fine di
gennajo.
Si annunci a Firenze l'imminente publicazione d'un'i
storia naturale e civile dell'Egitto, dalle prime memorie
al 1842, del dott. Odoardo Cusieri, che, dopo lunghi e
dispendiosi viaggi e studj di molti anni, si accinge a esporre
in otto volumi quanto in rdine a quella clssica terra in
teressa le scienze e l'antica e moderna istoria.

Per la Berberia, il ministerio della guerra in Francia,


non contento di far levare le carte della crescente colonia

d'Algeria, fa publicare, ogni anno, in grosso volume


in 4, il prospetto dello stato degli stabilimenti francesi. I
Nuovi Annali de'Viaggi (marzo 1845), contengono una esplo
razione sulla geografia antica e comparativa di quella co
lonia. Vi si prova che la terra di Gemilah corrisponde al
l'antico Cuiculum, Ghelma o Clama all'antico Suthul, Fi

lippovilla a Rusicada, Milah a Milaeum, Bugeia a Salda,


Algeri a Icosium, e Scerscell alla clebre Iol o Julia Cae
sarea. Una grammtica e un dizionario dell'antica lingua bere
bera od amazirga, si va componendo dai sigg. Jaubert, De

laporte, De Nully, e Brosselard, in compagnia dell'Imamo della

250

ULTIMI

PROGRESSI

moscha di Blidah, mentre il sig. E. Pelissier, gi capo dello

scrittojo rabo in Algeri, e oggid cnsole francese aSuira o Mo


godore, scrisse un opscolo sulle istituzioni sociali degli Arabi
e dei Cabili dell'Africa boreale, lavoro prezioso che conosco

solo per l'estratto dtone in un fascicolo dei Nuovi Annali dei


viaggi.

Il sig. Bavour percorse tutta la colonia da Bona a Co


stantina, e da Telmsan ad Algeri. Avendo studiato i costumi,
il civile ordinamento, l'rdine giudiziario e la legislazione,
conchiuse che pssono benissimo le due stirpi convivere ami
che, e l'Algeria divenir per la Francia una colonia d'inesti
mabil valore.

Dall'Impero di Marocco mi giunse una pianta della rada


di Mogodore, levata nel 1840 dal sig. I. A. Prouhet, e pu
blicata l'anno scorso dal Depsito della Marina a Parigi.
Per notizie ottenute da nativi del Sudan, si conosce che

la sempre misteriosa Tombuct, forma quasi un tringolo, che


pu avere tre miglia italiane di giro (5555"). Le case
grandi ma basse, e d'un solo piano a terreno, hanno sovente
sopra la porta una gorfa, o saletta d'udienza, come si usa
nella Berbera. Le strade sono capaci di dare il passo a tre
umini a cavallo. Di sette mosche, due sono assai grandi.
Siede la citt in vasto piano d'arene bianche e mbili, dove
alligna solo qualche misero arbusto, come la Mimosa fer
ruginea, che cresce solo a un metro d'altezza.

Nella Guina il mio valoroso amico cap. Allen, che co


mand il Wilberforce nell'ltima spedizione sul Nigro, rico
nobbe la baja di Amboise od Ambas, ed il fiume di Ca
mern, fino a Kokki, a sessanta miglia dalla foce. Presso
quella baja s'inalza un monte di 15.000 piedi (4421 "..).

ll cielo salubre, l'ancoraggio eccellente, con ttima aqua


e provisioni d'ogni maniera. I due missionarj Schn e Crowther,

che accompagnrono il cap. Trotter, didero fuori a Lon


dra il diario di quella infelice spedizione, con una pccola
carta dei fiumi Kawara, e Tciadda, delineata dal benemrito

Wyld; ed una istoria mdica ne public il dottor M.


William.

DELLA GEOGRAFIA

251

Pi verso mezzod, dobbiamo ai missionarj protestanti fran


cesi, sigg. Arbousset e Daumas, molte scoperte descritte nel
ragguaglio della loro esplorazione a N. E. del Capo; libro
dettato dal sig. Daumas, con undici vignette ed una carta.

Le ltime nuove della Natalia (Terra di Natale) riferiscono


che quel piccolo Texas, dopo ssersi per qualche tempo ri
condutto all'obedienza del governo britnnico, ne scosse di
bel nuovo il giogo.
IV. COLUMBIA.

Il sig. Wilhelmi produsse in Heidelberga, pochi mesi sono,


un libro su le navigazioni dei Normanni nella Groenlanda
e in altre parti di quell' emisferio, cinque scoli prima di
Colombo. In Inghilterra il cap. Beechey espose il viag
gio del cap. Buchan al polo rtico, colle navi la Doro
ta ed il Trento. Pi verso mezzod, il sig. Jukes, gi inge
gnere gelogo a Terranuova, illustr quell' isola con due
volumi, e il ten. col. Bonnycastle, in altri due volumi, la
descrisse come si trovava nel 1842.

Le marine orientali della Columbia, e nominatamente quella


del Canad, vnnero rimisurate per rdine dell'ammiragliato
britnnico, che public varie mappe idrogrfiche, mssime
del golfo di San Lorenzo, della baja di Miramichi, e del
fiume di Sagenay, lavoro del capitano Bayfield.
I sigg. Sherman e Smith di Nova-Jork hanno quasi com
piuto una grande e bella carta degli Stati Uniti. Un'altra
men grandiosa fu incisa in legno dal sig. S. A. Mitchell,
ma pare abbia fatta poco lodvole riescita. Le triangolazioni
degli Stati di Nova-York, Pensilvania, e Nova-Jersey sono
finite, ed i lavori del catasto si prosguono sollecitamente, a
spese del governo federale. Il viaggio del prncipe Massimi
liano di Wied-Neuwied nell'interno di quegli Stati sono com

parsi, e sta per escirne in Parigi una traduzione francese,


con 60 vignette e 80 tvole, per pera del sig. Bodmer.
Il sig. Owen Dale, esib la geologia degli Stati Orientali,
lllinois, Indiana, Ohio, Kentucky, e Tennesse.

252

ULTIMI PROGRESSI

Nel- Kentucky, l'antro del Mamuto, o caverna mssima


del nuovo continente, venne esplorato per ben quattrdici

miglia (22,500"), fino ad uno sbocco al di l dei Monti


Petrosi. Dall' entrata fino al primo fiume sotterraneo vi

sono tre miglia (4800"), quindi fino al passo di Ghor,


presso la bocca di Cleaveland, quattro miglia (6,400"), ed

altre due miglia (5200"), fino a Crogham-Ilill. Nel fiume sot


terraneo vive il pesce gatto,perfettamente bianco,e senzaverun
rgano della vista. La caverna racchiude molto solfato di
calce, e solfato di soda. La bocca di Cleaveland larga 21
metri, alta da 4 a 5, e lunga 5,200. Dopo le esplorazioni
di Craig e Pallen, due professori del collegio di Bardstown
fcero notbili scoperte al di l del fiume. Questa ammirabil
caverna a 125 miglia da Lxington, e a 99 da Louisville.
Pare che in tempi antichi fosse abitata da stirpi oggid forse
estinte; poich vi si rinvnnero reliquie d'antichit, e nel
1815 vi si scopr uno schletro femineo di quasi gigan
tesca statura, il quale colle vesti e gli arnesi che gli giac
vano accanto, si conserva a Bston, presso la Societ ist
rica del Massacciusetts.

Intorno al commercio, la navigazione, le coste e i fiumi


del Texas, che pare abbia stretto pace col Mssico, il sig.
Bolton fece lggere in aprile alla societ di Londra una
memoria. La popolazione consisterebbe in 60,000 bianchi,
80,000 indigeni, e 22,000 negri (tot. 162,000).
Alcuni frammenti d'un viaggio in California del sig. Duflos
de Nafrasvnnero letti alla Societ parigina nel dicembre 1842.
Ma la regione che richiama la pi viva sollecitdine si

il Messico, per le belle scoperte antiquarie del sig. Stephens,


da me accennate l'anno scorso; per quelle del sig. Nor
man, che poi public le sue Citt ruinate del Yucatan, e
per la splndida pera del conte di Saint Priest, e pi an

cora per lo stupendo progetto del taglio dell'Istmo, che at


tre tanta attenzione e degli studiosi, e degli industri nei
due mondi. L'ingegnere francese Manel da sei anni attende
a stabilire le prime fondamenta di quella grande impresa.
E gi pot accertare che risalendo il fiume Farfan, sette

DELLA GEOGRAFIA

255

miglia sovra la sua foce a oriente del Rio Grande, si rag


giunge la Trinidad, affluente dello Sciagres, per una linea

lunga 25 miglia, la cui vetta men di 54 piedi (9,9),


sul livello dei due mari. Anche seguendo il Rio Grande, gli
venne fatto d'attraversar l'Istmo verso il norte, per una
via di poche miglia e del medsimo livello. Le fonti della
Trinidad e del Chiamito, che si versa nella baja di Cio
rera, sono attigue; ed al mezzod delle linee esplorate dal
sig. Manel, la Trinidad navigbile per navi da 200 tonne,
con una corrente d'un miglio ed un terzo per ora. Le roc
ce lunghesso le due linee sono calcari con interposte
arenarie; il paese ingombro di cupe selve. Lo scavo ne
cessario a connttere i due mari, pei tre fiumi Vino-tinto,
Bernardino, e Farran, lungo solo miglia ddici e mezzo.
Il Mssico aveva nel 1842 una popolazione di 7,044, 140
nime, disseminate in ventiquattro provincie. Il sig. De Luven
stern diede in quest'anno un volume di Ricordi d'un viag
giatore in quella regione.

Nelle Antille e nel golfo del Mssico si condssero esplo


razioni

maritime

e terrestri

di

molto momento. Il

li

torale del Mssico e le isole Bahame vnnero studiati dal

cap. di fregata Barnett e dal sig. Lauwrence. Il Depsito

Maritimo di Madrid produsse nel 1842 la carta speciale di


Porto Rico e delle vicine isole; e don Giuseppe Della Torre
una esimia carta di Cuba e sue vicinanze. Un' altra carta

della medsima isola uscita in Parigi, a corredo dell'istoria


di quell'isola, del sig. Ramon De La Sagra, che si va pu
blicando.

V. AMIRICA.
La miglior carta generale che possediamo di questo conti
nente senza dubio quella che diede un anno fa il c
lebre Arrousmith, corredata di cartelle, effigianti pi in
grande le isole di Falkland e di Galapagos, il porto San
Carlo, e le coste della Patagonia col Capo Ilorn.

Mla una carta pi meritvole di tutta attenzione, non solo

254

ULTIMI

PROGRESSI

per l'intrinseco mrito, ma per esser pera d'un egregio


italiano, si la mappa fisica e politica della repblica di Vene
zuela, offerta dal colonnello del genio, Agostino Codazzi, na
tivo di Lugo nello Stato Pontificio, al congresso di quella

nuova repblica. Gi nei sunti de' due precedenti anni ac


cenni qualche sua pera geogrfica e la colonia da lui
fondata ; ora mi duole, che i limiti di questa mia lettura
non mi concdano di dimostrare tutti i pregi di questa
carta. Divisa in quattro grandi fogli, presenta oltre alle terre

e alle aque, cinque prospettive ideali delle Cordigliere, che


percrrono quelle trdici provincie, con 228 altitdini delle
principali sommit di quelle giogaje, fra cui primggiano i
due Piccacci della Sierra Nevada, alti metri 4580 e 4561,

cio poco meno del Monte Rosa (4621 "). Fra le 90 terre
abitate, delle quali vi si registrano le altitdini, le pi elevate
sono Mucucce (2560"), Bailadores (1748 "), e la citt di

Merida (1649 ). La colonia fondata dal nostro Codazzi in


Amrica, composta di tedeschi, ed situata nelle valli
vicine al lido fra La Guaira, ed il porto di Maja; forma
una Colonia Modello, la quale diverr nucleo alle immigra
zioni successive. Il Bullettino della Societ geogrfica di Parigi

(fasc. 105) contiene su questa impresa una notizia molto


interessante, che il sig. Berthelot estrasse dal giornale ve
nezuelano il Lico. A Caraccas, capitale della repblica, usc

rono quest'anno tre volumi di rapporti, rassegnati al con


gresso dai ministri dell'interno, dell'agricultura, della guerra
e della marina.

Poche regioni del globo bbero un cos egregio esplo


ratore come ebbe la Guiana britnnica nel cav. Roberto

Schomburgk. Dopo le scoperte alle foci del Barima e del


Wami, era egli giunto (sotto la lat. 2 55' 8" N.) al
confluente del Mahu col Takutu. Continuando a risalire quel
fiume, tributario del ... Rio Branco, ne raggiunse le fonti
(alla lat. 1 50' N) a 19 miglia da Pirara. Ritornato
quindi, ascese il Colinga fino a Roraima, d'onde pass per
le savanne, e le selve fino al Copini, per un paese ame
nssimo, nel quale nessun Europo aveva posto piede. Di

DELLA GEOGRAFIA

255

ritorno a Georgestown , ripart per esplorare la regione

fra l'Essequebo e il Corentino. D'allora in poi non ne ab


biamo notizia, e solo sappiamo, che quella corsa durer per
lo meno sei mesi, coll' oggetto principale di rintracciar le
fonti dell'Essequebo, ed esplorare i monti che seprano il
versante dell'Amzone da quello dell'Essequebo e del Coren
tino, e discndere questo fiume fino alle sue foci. Nell'ltime
tornate dell' Academia delle scienze di Francia, il sig. Du

fresnoy rese favorevol conto d'una memoria del sig. Pis


sis su la geologia della parte centrale del Brasile, e i sol
levamenti che a diverse et mutrono il livello di quella

regione, dal fiume Plata fino all'Amzone, una delle meno


note parti dell'Amrica. L'esplorazione del sig. Pissis si
stende dal N. al S., fin oltre il Paranagua ; abbracciando
le provincie di Baha, Spirito Santo, Rio Janiro, Minas
Geraes, e San Pulo, superficie pi vasta del regno di Fran
cia, e tutta formata di terreni emersorj e trasformati. Il
Brasile non offre all' ammirazione del viaggiatore le vette
nevose e le linee pittoresche delle Alpi e delle Cordi

gliere; ma per compenso il gelogo vi pu seguire le for


mazioni cristalline svolte con uniforme regolarit sopra spazi
immensi, e riconscerne la direzione, la potenza, e le alter
native.
Nella Societ geogrfica di Parigi, il sig. Gay lesse un
frammento di viaggio al Chile ed a Cuzco , sede degli an
tichi Incassi, pieno di peregrine notizie intorno a quella

poco nota regione, e sopratutto all'Araucania, dove l'autore


soggiorn parecchi anni. Egli si propone di raccgliere un'i
storia naturale e civile di quella repblica.

Nelle isole di Falkland, si scoperta una pianta grami


nacea che pu divenire utilissima in molte regioni marem
mane dell'Europa. Da rapporti del tenente Moody, governa

tore di quell'arciplago, communicati da Lord Stanley alla


Societ geogrfica di Londra, risulta che il tussacco (fe

stuca flabellata), gi mentovata da precedenti viaggiatori,


sia la produzione pi importante, mssime della pi grande
VoL. v 11.

18

286

ULTIMI PROGRESSI

di quelle isole, prosperando nelle terre palustri e non


atte ad altra, sopratutto in quei luoghi che soggiciono alle

asprgini del mare. Ed essendo ttimo cibo per ogni sorta


di bestiame, non solo promette di render ubertoso quel
gruppo d'isole, che conta gi trentamila bovini e tre mila
cavalli abbandonati in istato di selvatichezza, ma di recare

beneficj immensi a quelle regioni d'Europa, ove aquidose


maremme usrpano il suolo. Tutte quelle isole smmano
alla vasta superficie di sei mila miglia quadre, cio l'orientale
tre mila, l'occidentale due, e le altre tutte, mille. Il monte

Wilson nella catena di Wickham, nell'isola di Levante, ha


un' altitudine di 782 metri. L'aqua dolce dovunque co

piosa, il cielo salubrrimo, il suolo per una sesta parte


egregio, per due quinti mediocre, per un quarto uliginoso
o ingombro di cittoli, e per un quinto da pscolo ; l'isola
grande ribocca di conigli.
VI. OCEANICA.

Nella Malesia comincia ad uscir quasi dalle tnebre la


vasta isola di Borno, o Kalemntan, poich il sig. Brookes
scrisse un volume di lttere intorno al paese, agli abi
tanti, al governo, ai produtti, e al modo di stabilirvi una
colonia britnnica; al qual uopo il territorio di Saraiak il

pi opportuno. Alcuni fiumi sono navigbili per le navi


europe, il clima ttimo, la terra ubertosa; i ppoli sono
malesi lungo i fiumi; ma i Diachi tngono tutto l'interno
dell'isola e i monti; e sono probi, pacifici, ed industri,
coltivano il riso, il sag, e pssono apportare immensa co
pia di legname d'pera. Il regno minerale racchiude diamanti
bellssimi, oro, stagno, ferro, ed antimonio.
Nell'Australia, si riconobbe il fiume Brisbane, che si

scrica nella baja di Moreton, e che alle foci ha 12 piedi

d'aqua (5", 64), ed navigbile fino a cinquanta miglia


sopra Brisbane-town. Gli indigeni delle sue rive sono sel

vaggi intrattbili, ed i pi prfidi di tutta l'Australia. Un

DELLA GEOGRAFIA

257

annimo, che visse poco meno di quattro anni nell'Austra


lia Felice, o meridionale, ne public a Londra una rela
zione per l'anno 1842.

Ma la parte dell'Ocenica che diede occasione quest'anno


al mssimo nmero di scritti la Tasmania, o Nuova Zelan

da, bench poche notizie veramente importanti se ne seno


potute ritrarre. La sola pera degna di menzione sembra la re
lazione dei viaggi del dott. Dieffenbach, nell'interno delle isole,
per vie non per anco esplorate, con ragguagli su la geogra
fia, la geologia, la botnica, nonch la lingua degli indigeni,
con copioso vocabolario, ed i rudimenti d'una grammtica. La
nuova citt di Wellington nel 1842 contava gi 2600
nime, e quella di Auckland, capitale dell'isola, diveniva sede
episcopale. In altra pera non dispregvole, publicata in Lon
dra dal sig. Ferry col ttolo di Nuova Zelanda, con una
carta e la pianta di Auckland, si vedono mutati i nomi
delle tre isole della Tasmania; quella di Ealheinomauve si
chiama Nuova Ulster, quella di Tavai-Poennamoo, Nuova
Munster, e la vicina isoletta di Stewart, Nuova Leinster. Il

dott. Russell di Edimburgo, diede una notizia istrica sulle

principali isole dell'Ocano Pacifico sotto il titolo di Poline


sia, comprendndovi la Tasmania; e forma uno dei migliori
volumi dell'Edinburgh-Cabinet-Library.
Frattanto un' altra parte della vera Polinesia ci si offre
sotto nuovo aspetto, dopo che il governo francese prese
possesso delle isole Marchesi o di Nuka-Hiva. Tra i molti
scritti che abbiamo su questo propsito, citer quello dei
sigg. Vincendon Dumoulin e De Graz, intitolato: Isole
Marchesi o Nuka-Iliva: istoria, geografia, costumi, e consi

derazioni generali. L'arciplago composto di due gruppi


d'isole : l'uno a S. E. comprende quelle di Fal-Hiva, Ta
uata, Motane, Iliva-oa, e lo scoglio di Felu-Hok; l'altro,
a N. O. Hua-P, Nuka-Iliva, Hua-Kuna, e gli scogli Mulu-Isi,
le isole Hliou, Felu-u-hu, e l'isoletta Corallina. In aprile
del 1842, il cap. Dupetit-Thouars ne prese possesso, e
nel primo di maggio il vessillo francese sventolava sull'isola
di Tauata. Ai primi di giugno, una piccola colonia era gi

258

ULTIMI PROGRESSI

fondata nella baja di Taiohae; e il governo francesc vi spe


diva un ingegnere idrgrafo. Pare che la famosa isola di
Taiti e le altre Isole della Societ stiano per cadere sotto
l'immediata protezione della Francia, come quelle di Havaii
o di Sandwich cddero sotto quella del governo britn
nico.

L'isoletta di Pitcairn, da oltre mezzo scolo popolata da

Europi, contava nel 1842 cento dieci abitanti, ed aveva


un capo eletto annualmente in un' adunanza, nella quale
sono ammesse anche le donne.

Come Svezzese, sento vera letizia della novella perven

tami poche ore sono, che la nave mercantile, il Bull, ar


mata nel 1840 dalla Ditta Liljeuvalch e Compagni di Sto
colma, e comandata dal cap. Warngren, ritorn nei primi
di questo mese da un viaggio di circonnavigazione, nel

quale scoperse nell'Ocano equatoriale quattro isole, delle


quali, all'esempio degli Inglesi, prese possesso in nome del
suo re Carlo Giovanni. Gli abitanti sono di bell'aspetto e
d'indole umana. Il loro capo, a segno di benevolenza, don
il suo scettro di legno al capitano, che raccolse molte

piante, e molti strumenti di legno e di pietra, e diede a


ciascuna di quelle isole il nome d'un prncipe della real
famiglia; ma non ne dar in luce alcun particolar raggua
glio, prima che il governo abbia determinato se voglia con
servarne il possedimento.
VII. ANTARTICA.

Le ltime notizie della spedizione dei capitani Ross e


Crozier, colle loro navi l'Erebo ed il Terrore, rano del
novembre 1842. Le due navi, rduci dalle vicinanze del

polo, trovvansi nelle isole di Falkland, dopo avere in set


tembre e ottobre stabiliti gli apparati magntici nel seno di San
Martino presso il capo Horn. Si sa che il primo oggetto di
questa spedizione quello di raccgliere i materiali d'una carta
magntica dell'emisferio australe. D'allora in poi se ne av
vano indistinte e incerte notizie; quando or sono pochi
-

DELLA GEOGRAFIA

239

giorni si seppe come al 4 del cadente settembre le due navi

l'Erebo ed il Terrore fssero dopo tre anni, ndici mesi e


sei giorni di assenza approdate in Inghilterra a Folkestone
nella conta di Kent, e la sera del medsimo giorno il cap.
Ross si trovasse gi in Londra. Oltre a quanto nel presente
mio sunto mi venne fatto di riferire intorno a questa ar
dita e faticosa impresa, e da quanto ora ne traspir, si sa
con certezza, che, fino dal 15 febbrajo 1841, pervenuti al
76 21' di latit. australe, ed al 1 64 di longit. orient.,
trovrono l'ago calamitato a gradi 88, 0, 40 d'inclinazione
e 109 di variazione, e potrono calcolare che le due navi
navigvano alla distanza di sole 157 miglia (500 chilme
tri) dal polo magntico. Ma l'rrido e minaccvole aspetto
del mare, non permettendo loro di gettarvi l'ncora, e re
carsi a quel polo per la via terrestre, dovttero contentarsi
di valutarne col clcolo la posizione. Successive osservazioni
hanno poi abilitato il cap. Ross a verificare, che la sup
posta esistenza nell'emisferio australe di due poli magntici
verticali, com' il caso nel boreale, al tutto insussistente,

e che in quell'emisferio havvi un solo ed unico polo ma


gntico.
Ma uno degli effetti pi rilevanti di questa gloriosa spe
dizione la certezza che le terre, alle quali l'americano
Wilkes aveva attribuito il nome di Continente antrtico,

non solo non esistono, ma dov'egli appunto clloca una gran


catena di monti, il cap. Ross non trov fondo al mare se
non a seicento braccia. Dobbiamo rammaricrcene oltre

modo, poich questo errore sparge discrdito anche sulle


altre scoperte del medsimo comandante americano, le quali
avssero pure un innegbile fondamento.
Nella terza campagna or'ora terminata, il comandante in
glese non pot penetrarc oltre il 71. 59' di latitdine; ma
pot riconscere un vasto litorale finora ignoto, aggiunta
preziosissima alla geografia di quelle algenti spiagge del mondo
maritimo. un fatto

poi curioso, che, sotto la latitdine

71 56 australe, e la longitdine di 171., ove si raccl

sero campioni di metalli incrostati nelle rocce emersorie,

260

ULTIMI PRoGREssI DELLA GEogRAFIA

bench non si scorgesse segno di vegetazione, l'isola era

cos gremita di folti stuoli di pinguini, che sembrvano op


porsi cos arditamente allo sbarco dei navigatori, che questi con
molta difficolt potrono farsi strada. in mezzo a quei semi-vo
ltili. Gli acquisti poi fatti all'istoria naturale, alla geologia, e
sopratutto gli studj per chiarire il grande misterio del ma
gnetismo terrestre, pngono questo viaggio fra le pi segna
late imprese di quella nazione.
Ginto al trmine del mio cmpito, mi rimane, egregj
signori e colleghi, il doloroso officio di noverarvi i molti
negli ultimi ddici mesi rapiti alla scienza e all' amicizia,
fra quelli che colle fatiche loro contriburono ai progressi
della geografia. Fra gli Italiani compiangiamo la prematura
prdita del cav. Ipplito Rosellini toscano, quella del conte
Milano di Napoli, del consigliere cav. Domnico Rossetti,
di Trieste, e di G. Casimiro Zanella di Roveredo; tra i
Francesi, il pari di Francia Morel-Vind, il generale conte
Alessandro De Laborde, l'erudito gegrafo Guglielmo Bar
bi-du-Bocage, il cnsole cav. Gauttier d'Arc, i viaggiatori

Nestor L'Hte, Le-Fvre, edAucher-Eloy, il valente editore


Arturo Bertrand; tra gli Inglesi il duca di Sussex, i viag
giatori sir William Ouseley, sir Roberto Kerr-Porter, il
colonnello Stoddart e il cap. Conolly, trucidati a Bokhara,
il dott. Eduvards, fondatore e presidente della societ etno

lgica di Parigi, ed il benemrito editore Murray; fra i Te


deschi il professor Gesenius di Halle, tra gli Svezzesi, il
cap. Carlo Augusto Gosselman, tra i Norvegj, Hensen

Ernst, e tra gli Americani,Giovanni Vaughan di Filadelfia.


Ho detto.

261

Dei prstiti pblici a rndita fissa.

Tutte

le forme che venne assumendo il pblico dbito,


sono sforzi ordinati alla soluzione d'un medsimo quesito : Di
visare il modo pi spedito ed econmico di far che il fu
turo paghi pel presente.
Due scoli addietro, la forma prevalente nel debito p
blico era tuttora quella dei mutui privati. Il pieno rimborso
a scadenze prefisse si venne poi rivolgendo in un rimborso
graduale, che, combinato e confuso coll'annuo interesse, diede

orgine all'annuit a trmine, o a fondo perduto. Questa si


trasform alla sua volta, e produsse per nuove combinazioni
le rndite vitalizie, le tontine, i lotti; e il piacere del ri
schio soccorse alle urgenze degli Stati. Ma sempre, oltre
agli interessi, e in modo pi o men mascherato, si rim
bors una parte di capitale. Perci questa foggia, che assi
cura per s stessa il progressivo riscatto del dbito, au
menta al ragguaglio l'nere dei presenti; e mentre per un
verso inceppa lo spedito maneggio della finanza, mal si
presta per l'altro alle vaste dimensioni, a cui le guerre
sempre pi grosse e dispendiose vnnero inalzando il p
blico dbito.

L'annuit a trmine si scompose quindi ne' suoi due ele


menti, la rndita, e il fondo di riscatto; e protrandosi il
rimborso del capitale a tempo indeterminato, ne emerse la
rndita perpetua, in cui il capitale pu venir rimborsato ad
arbitrio del debitore, ma non richiesto mai dal creditore.

Questa combinazione, per cui non necssita fondo di ri


scatto, attenua l'nere dei presenti, mentre l'eventuale co
stituzione del fondo di riscatto in circostanze propizie pu
alleviare anche gli avvenire. E l'esperienza dimostra che

anco la smplice ragione degli interessi pu nella rndita

262

DEI PRESTITI

PUBLICI

perpetua riescir meno elevata che non nell'annuit a fondo


perduto.

Cos, a primo aspetto, gli effetti del crdito pblico sm


brano affatto opposti a quelli del crdito privato. Poich
mentre in questo si stipula il puntuale e pieno rimborso a
date rigorosamente prestabilite, in quello il sovvenuto sem
bra indefinitamente sottrarsi all'bligo del rimborso.

Ci contribu a svlgere un'ulteriore forma della pblica


rndita. Le amministrazioni che si rano riservate il diritto

di rimborsare il capitale a loro piacimento, presclsero una


forma di stipulazione, che, se non le privava in astratto d'un
tal diritto, equivaleva in fatto e pel loro tornaconto ad
una rinuncia, o ad una dilazione misurata sulle condizioni

future del pblico crdito. Questa forma, che prevalse fra


le rivoluzioni d'Amrica e di Francia, largamente applicata
se non introdutta da Pitt (1), parve meglio d'ogni altra
prestarsi alle urgenze di quei tempi agitati, n pi cadde
in disuso. E con essa il quesito d'erogare ad uso dei pre
senti i fondi degli avvenire, parve giunto a piena solu
zione (2).
Ma egli certo del pari che il prstito a rndita bassa,
quale fu introdutto da Pitt, soddisfaccia ad una calcolata eco
nomia? ll dbito pblico, fu detto, una cambiale tratta
(1) Il prstito del 1759 era stato il primo di tal fatta. Nove
anni appresso, uno scritto, che si attribuisce al Cancellier dello scac

chiere Grenville (The present state of the nation, 1768), conteneva una
pretesa confutazione di quel modo di prstiti che si disse a capitale
fittizio, e prese il nome di Pitt. Dobbiamo la notizia di quello scritto

a Cieszkowski (Du crdit et de la circulation, Paris, 1859, pag. 261).


(2) Le differenze fra l'antico modo di guerreggiare e il moderno f
rono poste in evidenza nell'pera del prof. A. Zambelli (Delle diffe
renze politiche fra i ppoli antichi e moderni (Vedi Politcnico,
vol. I). Ma quella stessa rivoluzione dell'armi, che sostituiva la massa
all' individuo, e faceva srgere la nuova strategia, influ per necessit
sulle finanze. Il principio, che rese le guerre sempre pi rpide e grosse,
tende a concentrarne lo sforzo pecuniario sopra un tempo assai breve.

E quindi un modo di dbito, che operando in senso inverso, attmperi


questa tendenza, diventa pei moderni una necessit, come quella delle
artigliere.

A RENDITA

FISSA

265

sugli avvenire; e in ci sta la condizione suprema della sua


efficacia. Ma sarebbe poi d'uopo che a questa cambiale i
presenti facssero i fondi con un vantaggio, il cui valore com
pensasse il sacrificio dell'anticipazione; sarebbe d'uopo che
l'aggravio non si addensasse sugli avvenire, senza una vera
necessit dei presenti, e un compenso alla posterit.

dunque certo che il prstito a rndita bassa adempia


a tali condizioni, quanto certo che meglio d'ogni altro
si presta alla soluzione del proposto quesito? O non piut
tosto vero che la nuova combinazione riesca nel tempo

successivo la pi disastrosa di tutte alla pblica azienda?


vero che in essa l'nere addossato al futuro ecceda senza

misura il disgravio arrecato al presente, e rimanga vio


lato l'equo scompartimento dei crichi a norma delle ne
cessit?

Tal il tenore della questione che abbiam preso a


chiarire in questa memoria, studindoci di portarvi quel ri
goroso clcolo che esige uno dei punti pi controversi della
moderna finanza. Ci proveremo a riconscere il principio fon
damentale, riservando a pi diffusa esposizione il rima

nente (1). La questione, bench discussa sotto l'aspetto del


mero tornaconto numrico , sodisfarebbe anche a quello
della legalit, ove si dimostrasse che col mssimo disgra
vio dei presenti pssono combinarsi i dovuti riguardi agli
avvenire.

Nel linguaggio di Borsa chimasi perpetua quella rndita,


il cui capitale pu bens venir restituito ad arbitrio dal de
bitore, ma non mai richiesto dal creditore.

Prescindiamo per ora dalla possibilit del rimborso, e


consideriamo la rndita come se fosse un vero fondo irredimibile

e perpetuo. Supponiamo che l'interesse di Borsa sia del 5 per


cento. Il valor capitale d'una rndita perpetua di 5 sarebbe
in tal supposto di 100; e quello d'una rndita di 4 o
di 3 sarebbe rispettivamente di 80 e di 60. E se si
(1) Una nostra memoria, che porta lo stesso titolo del presente ar
ticolo, sta per cscire dalla stampera Civelli in Milano.

264

DEI

PRESTITI PUBLICI

traducssero questi valori in ttoli di crdito, a 5, a 4, a 5


per cento, il rispettivo valor capitale, se non intervenisse
altra cusa di special favore, dovrebbe ssere di 60, di 80,
di 100. E il corso, o prezzo venale della rndita alla Borsa,
sarebbe proporzionale alla rndita stessa.
Sui registri poi del pblico dbito e nel titolo rilasciato
al creditore, questa eguaglianza di rapporto sarebbe varia
mente espressa, a norma della rndita stipulata. Cos, per
ch risultasse l'interesse del 5 per cento, il capitale da
iscriversi per un titolo al 5 avrebbe ad ssere di 100, e
per una carta intitolata al 4 ed al 5, sarebbe rispettiva
mente di 125 e di 1 66. Quindi viene la distinzione

fra il capitale effettivo, rappresentato dal valor venale della


rndita, e il capital nominale, risultante dalla frmula del
l'iscrizione, e la commune voce di corso alla pari, sotto
la pari e sopra la pari, per indicare che il capitale effet
tivo pareggia il nominale, o rimane al di sotto, o lo ec
cede.

Se faciamo centro alla pari, divergendo poi ne' due sensi


opposti, l'eccedenza del nominale per un verso e dell'effettivo
per l'altro aumenta in una scala illimitata, che fa luogo
a illimitate combinazioni. Sempre per si verifica: 1. che ad
un'egual somma di rndita corrisponde in questo supposto
un egual capitale effettivo ; 2 che il capital nominale
in ragione reciproca a quello della rndita. Il qual dplice
rapporto indichiamo coll'espressione di corso normale.
Non si dimntichi tuttavia come la verit del rapporto

esige, che la rndita si supponga veramente perpetua; co


sicch n il creditore abbia diritto di esgere il capitale, n
il debitore sia disposto a restituirlo.
Per poco infatti che se ne prescindesse, e la rndita po
tesse presto o tardi venir rimborsata al nominale, le con
dizioni del prstito riescirbbero intrinsecamente diverse.
Allora non sarebbe pi indifferente che il capitale da rim
borsarsi fosse di 125, oppure di 166, in luogo del 100
che si veramente ricevuto. Ed ben ragionvole che il
debitore, acconsentendo al sacrificio, si sia riservato un

RENDITA FISSA

265

compenso sulla ragione comparativamente pi bassa degli


interessi, o sulle condizioni del prstito.
Perci la condizione di restituire dopo un tempo qual
sasi il capitale al suo nominal valore, ed anche la mera
probabilit di questo fatto, deve alterare immantinente la
normale proporzione del corso.
Che se il sovvenuto potesse riscattarsi progressivamente
del suo dbito, comperando alla Borsa le sue proprie obli
gazioni al corso del giorno, l'eccedenza del nominale sul
l'effettivo gli riescirebbe affatto indifferente; ed ove nulla
pur fosse la probabilit d'un rimborso al nominale, il corso
normale della rndita non ne sarebbe alterato.

Questo effetto rimarrebbe costante, quand'anche il riscatto


si operasse nel modo che si suol dire ad interesse compo
sto. Riscattare infatti il 5 in ragione di 60, e il 4 in ra
gione di 80, lo stesso, anche pei successivi incrementi

dell'interesse, come riscattare il 5 in ragione di 100.


una diversa maniera d'esprimere uno stesso rapporto.
Il principio che l'ammortimento ad interesse composto
tanto pi efficace, quanto pi elevata la ragione della rn
dita, era uno dei crdini su cui Price fondava quel modo

di consolidazione, che port poi il nome del ministro Pitt,


il quale ne fece la leva delle finanze britnniche (1786). E

suppone che il corso sia per qualsivoglia ragione di rndita


alla pari. Confonde adunque il nominale coll'effettivo, due

valori ben distinti, e la cui distanza potrebb'essere a tutto


rigore illimitata.
In un prstito non si vedrebbe motivo di preferire un

titolo di rndita a un altro, semprech la rndita fosse


veramente perpetua, e il corso risultasse in ogni caso nor

male. L'espressione del capitale potrebbe anche ommttersi


nei registri del dbito, bastando la semplice annotazione
della quantit della rndita.

Ma se la questione astratta si traduce in questione di


fatto, e si considera nella sua applicazione ai casi di Borsa,
non pi vero che le varie rndite sgnino effettivamente

al corso normale; non pi vero che il sovvenuto, riscattando

266

DEI

PRESTITI

PUBLICI

le sue obligazioni al corso di Borsa, peri un rimborso par


ziale e consentito dai creditori, e rinunci al diritto d'im

por loro un rimborso generale e forzato. E quindi nei casi


prtici non pi indifferente questa eccedenza del nominale
sull'effettivo. Le combinazioni di Borsa favoriscono il rim

borso in massa dell'uno o dell'altro dei prstiti; il che l

tera quei rapporti che deriverbbero dall'indole irredimibile


della rndita perpetua. Ognuno, che abbia posto l'occhio sul
listino di Borsa, avr avvertito che le rndite intitolate a

pi basso interesse, sgliono sostenersi meglio delle altre.


Rileva dunque il chiarire d'onde provenga questo compara

tivo disfavore delle rndite ad alto titolo, e quale influenza


esrciti nella prtica finanziaria.
Suppngasi che il corso della rndita si vada gradual
mente elevando. Un tal fatto produrrebbe tosto nei rapporti
del tesoro due opposti effetti. Per una parte, l'efficacia del
fondo d'ammortimento ne rimarrebbe pi o meno rallen
tata, perch i riscatti si dovrbbero fare a prezzo pi ele
vato. Ma per l'altra, l'attenuazione dell'interesse agevolerebbe
nuovi prstiti, pi vantaggiosi degli antichi, perch contratti
in circostanze propizie.
Fino a tanto che il corso rimane sotto la pari, il tesoro pu
proseguire i riscatti al modo consueto. Ma dal momento che
il valor venale della rndita incomincia ad eccdere il no

minale, se iltesoro continuasse i riscatti al corso del giorno,


farebbe una vera prdita. Diventa dunque miglior partito
rimborsare in massa quella rndita al corso nominale;
e a questo fine contrarre un nuovo prstito a pi basso
ttolo. Quindi proviene ci che chimasi conversione della
rndita, la quale consiste propriamente nel riscatto d'una
classe di rndite, mediante nuovo prstito (1).
Praticamente per l'operazione si presenta sotto un' ap
parenza diversa. Chi vuole di tal modo sgravare una parte
(1) u Toute conversion pratique et praticable n'est jamais autre
chose qu'un rachat en masse d'un emprunt spcial, moyennant un nouvel
emprunt. n Cieszkowski, Du credit et de la circulation. Cap. VIII,

pag. 295.

A RENDITA FISSA

267

degli interessi, non offre il rimborso senza eccezione, perch


ci esigerebbe l'effettiva sostituzione d'un nuovo prstito, o
la giacenza d'un'ingente somma nelle pbliche casse. Bens
all'offerta del rimborso aggiunge l'alternativa d'una riduzione
d'interessi, calcolata su quella che il tesoro potrebbe at
tndersi da un nuovo prstito. Gli antichi creditori sono di
tal modo invitati a succdere a s medsimi; e il tesoro

risparmia la provisione d'un vero prstito.


Sotto questo aspetto la probabilit d'un rimborso si pre
senta come una prdita per i titoli alti, mentre pi so
pra si presentava come un vantaggio per i titoli bassi.
Per un verso, la rndita corre il rischio d'esser ridutta

a misura del miglioramento del corso; e questo rischio


maggiore, quanto pi elevato il titolo della rndita. Per
l'altro, ella godeva il favore di procacciare a pi o men
rimoto tempo un capitale pi rilevante; e questo vantag
gio sarebbe in ragione inversa della ragione della rndita,

se fosse a presmersi che per qualsiasi rndita il corso po


tesse entro l'intervallo del riscatto varcare la pari, e pro
vocare un rimborso al nominale. Sotto il primo riguardo,
una rndita che non incorresse alcun rischio entro l'inter

vallo del riscatto, potrebbe chiamarsi una rndita fissa ;


sotto il secondo, una rndita che non offrisse probabilit di
rimborso, sarebbe vera rndita perpetua.
Intanto manifesto, che chi volesse conscere la vera

ragione dell'interesse di Borsa, dovrebbe in ogni caso cal


colarla sul corso delle rndite fisse o perpetue, siccome
quelle che non correndo rischio d'esscr ridutte, ffrono a
paragone dell'altre, la pura ragione dell'interesse, senza fondo
d'assicurazione (1). Perci una rndita che segna il pari,
(1) Ci che nel prezzo di mutuo d'un capitale debba considerarsi
come sconto del rischio (fondo d'assicurazione), e come vero interesse

del capitale, e tutte le questioni intorno al rapporto fra la ragione del


l'interesse del denaro e quella dei profitti del capitale, pssono vedersi
definite nel cap. ll dell'pera di Nebenius, Ueber die Natur und die
Ursachen des ffentlichen Credits (Carlsruhe e Baden, 1829). Della
qual pera speriamo offrire al pblico una versione, quantunque in que
sta particolar questione costretti a dissentirne.

268

DEI

PRESTITI PUBLICI

non esprime la vera ragione dell'interesse di Borsa, a meno


che non sia fissa o inconvertibile.

Quanto importi l'aver ben chiarito questo argomento,

si vedr poi; ma intanto, nelle condizioni attuali del crdito,


ssiamo senza tema d'errore assmere il 5 per cento come
rndita fissa. Ci vuol dire, che, se anche un 2 per cento
si trovasse in concorrenza col 5, ambede le rndite do
vrbbero trovarsi al medsimo corso normalc.

Di tal modo adunque si effettua la depressione compa


rativa della rndita, e il corso si va graduando in una scala
che pi o meno si diparte dalla normale. Per assmere un
esempio di fatto, il corso attuale della rndita alla Borsa di
Parigi si supponga:
Pel 5 per cento

. . . .

81.

102.

121.

Se si assume come rndita fissa, il corso del 5, il 4 do

vrebbe normalmente segnare 108, e il 5, segnare 155. Si


verifica nel primo rapporto una depressione di 6 punti, os
sa poco meno di 6 per cento; e nel secondo di 14 punti,
ossa pi di 1 0 1 15 per cento. E la cusa si appunto il
pi o men prssimo rischio, che crrono le varie rndite,
ove il crdito ascendente renda possbile una conversione
o sia un rimborso forzato.

Egli perci che quanto pi migliora il corso, tanto pi


risentita si fa questa differenza. E per converso si fa men ri

levante, quanto pi la rndita si avvilisce; e potrebbe an


che scomparire del tutto, quando fosse talmente basso il
corso delle varie rndite , che si potesse riguardare come
trascurbile la probabilit che una di esse varcasse la pari

prima dell'altra. Che se un 2 per cento avesse corso alla


Borsa, il 5 non potrebbe riescire comparativamente de
presso, poich non sarebbe a presmersi che l'interesse di

Borsa si riducesse a tale da spingere il 5 oltre la pari, e


provocare una conversione al 2. Similmente, se il 5 per

A RENDITA FISSA

269

cento, segna 75, mentre il 4 si tiene alla pari o sia al corso


normale col 5, il tempo in cui il 4 potr subire la con
versione, nell'opinione della Borsa cos remoto da non
frsene conto.

Possiamo quindi stabilire, che la differenza del corso delle


rndite convertibili corrisponde al titolo della rndita e al
l'altezza del corso. E sotto questo aspetto, possiamo asserire
che ogni nuova emissione tende a deprmere i corsi in ge
nerale, facendo che si aumenti l'offerta, mentre eguale si
suppone la massa dei capitali disponibili.
Ma la diseguaglianza dei corsi un fatto costante, che
si verifica sempre, quando la probabilit che una rndita si
trovi prima dell'altre esposta a conversione, abbia un valore
calcolbile alla Borsa. Codesta depressione potrebbe anzi es
stere virtualmente, anche quando si trovasse in corso una
sola specie di rndite, come sarebbe a Npoli pei dominj
continentali. Non v'ha dubio che se un 5 per cento avesse
corso tra quei fondi, questa rndita segnerebbe comparati
vamente pi alto del 5. Ci apparve ad evidenza nel 1856,
al tempo del progetto di conversione, giusta il quale una
compagna si sarebbe offerta d'accettare il 5 a 75, po

nndosi in luogo dei creditori che avssero preferito il rim


borso. Ora, il 5 a 75 farebbe risultare il corso normale

del 5 a 125. E siccome questa rndita segnava allora sola


mente 105, trovvasi depressa di 20 punti, o sia di 16

per cento sotto il suo corso normale.


Graduato di tal modo il corso della rndita, ogni nuovo

prstito fa srgere la questione sul titolo da darsi di pre


ferenza alle nuove obligazioni. Secondo che la rndita pre
scelta ha un titolo pi o men basso, varia emerge la somma
degli interessi da retribuirsi per l'egual capitale versato,
ci che pu ssere a tutto vantaggio dei presenti; ma poi
per l'altro lato, si sacrificano i lucri delle conversioni, ap

parentemente a danno degli avvenire. Se assumiamo qui


pure un esempio, e per agevolezza di clcolo supponiamo
che il corso della rndita francese, pel 5, il 4, e il 5, sia
rispettivamente di 80, 100 e 120, e che si vgliano

270

DEI

PRESTITI PUBLICI

ottenere 150 milioni, si dovrebbe iscrivere, a norma della

rndita prescelta:
Per 150 milioni effettivi.

Al 5 per cento
4
5

In rndita

In capitale

5,625,000
6,000,000
6,250,000

187,500,000
150,000,000
125,000,000

Si vede quindi, che quanto pi elevato il titolo della


rndita prescelta, tanto maggiore la somma degli interessi,

ma per compenso tanto minore la somma del capitale


iscritto. Se fosse a presmersi che il corso non s'avesse a

migliorare, e il crdito rimanesse stazionario o decadente per


tutto il tempo del riscatto, questa differenza sul capitale
iscritto sarebbe affatto da trascurarsi, come quella che rap
presenta in tutti i casi un egual capitale effettivo, mentre i
riscatti si pssono effettuare al corso di Borsa. Ma appunto
perch tale non l'opinione alla Borsa, appunto perch si
presume che il crdito andr tosto o tardi ascendendo, si
riscontra la suddetta sproporzione fra i corsi delle varie
rndite; ed allora sar sempre a rislversi il quesito: qual
sia in un nuovo prstito il titolo da preferirsi.
Cos, nell'esempio assunto, chi preferisse il 4 per cento
in luogo del 5, risparmierebbe sugli interessi una somma
annua di 250,000. La quale si potrebbe costituire in fondo
speciale di ammortimento ad interesse composto, da calcolarsi
fino al momento della conversione; oppure si potrebbe ri
mttere ai contribuenti, giusta le convenienze del tesoro e del
l'industria. Ma viceversa pu venir tempo in cui sia poss
bile convertire il 5 in 4; ed allora la rndita al 5 pro
eaccerebbe un disgravio, che non potrebbe attndersi dalla
rndita al 4.

La soluzione del quesito dipende adunque dal bilancio


fra i vantaggi, rappresentati per una parte dall' attuale

271

REND1TA FISSA

disgravio sugli interessi, e per l'altra dal disgravio finale nella

riduzione della rndita. In ultimo, tutto si riduce a sapere


se un'amministrazione che rinunci al diritto d'abbassare

gli interessi del dbito, nel supposto del crdito ascendente,


possa attndersi adequato compenso nei pi larghi patti
della soscrizione.

Un siffatto clcolo riesce malagvole, ove dall'astratta sup


posizione si passi alle condizioni di Borsa. Si tratta di cal
colar per una parte la possibilit di proseguire un efficace
ammortimento, dando valore a tutti gli elementi fortiti che

pssono rallentarlo o rnderlo fittizio (1). Per l'altra parte,


si deve calcolare l'altezza probbile del corso in un tempo
avvenire, e tutte le circostanze che pssono frenare lo slan
cio del pblico crdito, e anzi deprmerlo fino all'orlo dell'in
solvenza. Le quali cose tutte smbrano sottrarsi al rigore
d'un clcolo preventivo.

E nondimeno vuolsi pure avere una scorta, per non pro


cdere alla cieca; e se le sorti volbili delle maggioranze

parlamentari non pssono ssere argomento di lontani cl


coli preventivi, nondimeno pur mestieri rinvenire qual
che elemento di ragguaglio. Egli certo che bene o male

un qualche clcolo si fa tuttod alla Borsa, ogni qual


volta si preferisce a condizioni pari la rndita pi bassa; e
perci pu dirsi a rigore, che la depressione comparativa
del corso lo sconto capitalizzato delle probbili conver
sioni future. In astratto, la scelta del titolo indifferente,

dacch al vantaggio attuale corrisponde il disgravio che pu


attndersi da una riduzione futura. Ma in concreto, pu ac
cadere che i creditori valtino assai pi del probbile la

prdita che una conversione pu arrecare ai titoli alti.


Nulla diciamo del caso, in cui l'urgenza del momento
esigesse un attuale disgravio, senza riguardo agli avvenire;
giacch allora la questione sarebbe troncata da una condi
zione di fatto. Sotto questo aspetto, abbiamo dedicato un ca

pitolo della citata Memoria ai prstiti britnnici durante la


(1) Nebenius, op. cit., cap. 8.
V o L. vii.

19

272

DEI

PRESTITI PUBLICI

guerra, assumendo i principj di chi allora governava le sorti


del regno unito come un fatto, e trattando la questione
sotto l'aspetto del mero tornaconto numrico.
Dietro clcoli rigorosi e documenti officiali, vi si rileva
che, contraendo costantemente alla pari, in quella rndita
che avrebbe potuto trovarsi a questa ragione nei rispettivi

tempi dal 1795 al 1816, il tesoro britnnico si sarebbe ag


gravato d'un'eccedenza d'oltre a 245 milioni di franchi, su
gli interessi del dbito. Abbiamo poi addutto i motivi per
cui nessuna conversione, per quanto era allora probbile, e
occorse in fatto di poi, avrebbe potuto ridurre il pblico
dbito alle dimensioni in che di fatto si trova. Nelle con

dizioni attuali del crdito, pare adunque che la depressione


del corso ecceda sempre il rischio, che veramente incr
rono le rndite convertbili.

1. Ragguagliato ogni elemento di prdita e di vantaggio,


il capitalista che vuol godersi la rndita, e non meramente

speculare sul corso, annette un certo valor d'affezione a quel


ttolo che gli d l'aspettativa di non ssere molestato col
l'alternativa di riduzione o di rimborso. Quindi chiamato

a rispndere entro un trmine perentorio, se preferisce di


ricvere il suo capitale, o di sottoporsi ad una riduzione
d'interessi, non pu non valutare anche la sola molestia che
l'aspettativa d'una tale operazione gli cagiona. Ci influi
sce dunque ad elevare il corso comparativo dei titoli bassi,
specialmente in quei tempi, in cui per miglioramento del
crdito siffatte operazioni si presagiscono pi prssime e
frequenti.
2 Sembra che il capitalista inclini a esagerarsi le sue
prdite. Suppngasi in fatti che in un prstito al 5 per
cento si assicuri il pieno godimento degli interessi per 15
anni. Il redditiero ne' suoi clcoli conter di subire con

tutta probabilit dopo un tal trmine quella prdita, che


la conseguenza d'una conversione. Ma il finanziere non po
trebbe ripromttersi ad egual trmine un corrispondente di
sgravio, dacch tuttod vediamo infinite combinazioni dif
ferire indefinitamente quelle riduzioni che alla Borsa si

A RENDITA FISSA

275

temvano imminenti. Dopo la conversione del 5 in 5, al


tempo di Villle, il corso del 5 per lungo tempo varc solo
di pochi punti la pari, mentre il 5 slancivasi fino ad 85.
E nondimeno la riduzione tanto temuta alla Borsa non

ebbe luogo allora, n poi, fino al 1840.


3 Una rndita convertibile risulta di due parti ben di
stinte: una rndita propriamente perpetua, e tante annuit
a fondo perduto, quante sono le probbili riduzioni

che la rndita pu subire; il capitale ed il trmine delle


quali annuit deve corrispndere all'ammonto e alla sca
denza dalle probbili riduzioni. Una rndita al 5 per cento

convertibile dal 5 in 4 dopo 15 anni, e dal 4 in 5 dopo


altri 15, sarebbe composta: 1. d'una rndita perpetua al
5 per cento; 2 d'un' annuit di 1, a trmine di qun

dici anni; 5 d'un'annuit parimenti di 1, a trmine di


trent'anni.

Converrebbe che queste annuit a trmine si calcols

sero con tutto il rigore dell'interesse composto; clcolo che


non si suol fare dai redditieri, i quali per lo pi consde
rano nella rndita un fondo destinato al consumo domstico e

improduttivo. Valutndosi in conseguenza l'annuit ad inte


resse smplice, o poco pi, il valor capitale ne diminuisce in
proporzione; il corso della rndita rimane al di sotto di quello
che sarebbe indicato da un clcolo di rigorosa compara
zione. Ch anzi, siccome un fondo destinato al consumo

improduttivo non d frutto, qui non si potrebbe parlar nem


meno d'interesse smplice. Un impiegato, che consuma l'in
tero salario, non far gran differenza che questo gli venga
pagato tutto in una volta in principio d'anno, o in ddici

rate eguali al principio di ciascun mese, bench grande sia


la differenza dell'intresse composto continuo in queste due
combinazioni; e forse preferir che il salario gli venga pagato
per mese, e a misura dei successivi bisogni. Le tante in
certezze degli scrittori di finanza in tale argomento der
vano in mssima parte dal non ssersi nitidamente com

presa la vera natura d'una rndita convertibile, e d'un'an


nuit a trmine, o sia a fondo perduto.

274

DEI PRESTITI

PUBLICI

4. La speculazione si porta a preferenza sulle rndite


fisse, che ffrono sempre maggior latitdine di corso, men
tre la rndita convertibile, raffrenata dal rischio del rim

borso, offre un mrgine pi ristretto alla sorte. Quando si

debba gettare in circolazione una nuova rndita, il soscrit


tore, perch non se ne avvilisca il corso, ha d'uopo d'un
titolo che si presti largamente alla speculazione; vuole una

rndita elstica, e tanto pi quanto pi difficili sono per


avventura le condizioni del pblico crdito. Per questo le
soscrizioni a titolo alto si fanno sempre ad un corso meno
elevato di quello del giorno; e si promette il godimento
degl'interessi per un tempo pi o meno lungo, e la coope
razione dell'ammortimento, che diviene un sussidio subor

dinato alla speculazione.


Il principio seguito dagli Stati continentali nell'ammorti
mento, tende anch'esso ad aumentare la sproporzione fra i
corsi delle varie rndite. Egli per trarre tutto il vantaggio
dalle conversioni, che si stabilito di non riscattare sulla

pari alcuna rndita riducibile. Una volta quindi che il corso


della rndita convcrtibile abbia varcato quel limite, tutta
l'efficacia dei riscatti si concentra sulle rndite fisse, il cui

corso naturalmente si eleva, a misura della pi viva ri


CeI'Ca,

Un tal principio d'ammortimento non pare ben inteso.


Fatta pur ragione delle probbili riduzioni future, non
punto vero che la pari costituisca per s stessa quel lmite,
oltre il quale riesca in ogni caso meno efficace il riscatto.
Per addurne un esempio : nel marzo 1829, il corso delle

metlliche era di 82 pel 5, e di 106 pel 5 (1). Questa


rndita era dunque depressa sotto il corso normale del 4,
che, a ragione del 5 a 82, sarebbe risultato a 109, 55.
Sicch, quand'anche avesse potuto sopravenire al dimani la
conversione del 5 in 4, dovvasi intanto riscattare il 5 so

pra la pari a preferenza del 5. Per converso, anche sotto


la pari possbile tal combinazione di corsi, che il riscatto
(1) Trioen. Trait gnral des emprunts publics, pag. 32o.

A REND1TA FISSA

275

del 5 riesca pi efficace di quello del 5. In nessun caso


l'altezza assoluta del corso basta per s sola a tracciare la
via da seguirsi, ma tutto dipende dal rapporto che ffrono
al momento i rispettivi corsi. E se si volesse statuire una
qualche norma all'indigrosso, si dovrebbe piuttosto adope
rare al contrario di quello che si fatto; poich l'al
tezza assoluta del corso aumenta la sproporzione dei corsi
relativi, essendo frequentissimo il caso di rndite oltre la
pari depresse del 16 e del 20 per cento, quasich s'avesse
ogni istante ad effettuare la conversione, che nondimeno
non avvenne allora, n lungo tempo di poi; e in questo
caso si sa non dover avvenire fino al 1856 per lo meno.
Questo argomento, che ben lontano dall'aver incontrato
una soluzione veramente razionale, non mrita d'esser ab
bandonato alla ventura.

Ma lo stesso Nebenius, che parve comprndere l'insuffi


cienza di siffatta norma, questa volta sfior appena l'argo

mento. Juvigny proponeva la compilazione d'appsite t


vole, che avssero a guidare i commissarj dell'ammortimento

(Principes lmentaires des emprunts publics, chap. VII de


la III P.). Ma nella generale sua avversione ai prstiti a
ttolo basso, siffatte tvole sarbbero per forza riescite ine

satte, come la maggior parte de' clcoli ond'egli sostiene


i suoi principj.
Se dunque vero che in generale la depressione delle
rndite convertbili eccede il rischio che incrrono per la

probbile altezza del corso, possiamo altres ritenere in


generale, che una rndita fissa offre al finanziere condizioni
comparativamente pi larghe : che fra i due modi di pr
stito, quello a rndita fissa generalmente preferbile al
l'altro: e che il corso della rndita fissa tale da compen

sare con qualche usura il vantaggio che potrebbe derivare


dalle probbili conversioni della rndita alta. E risult
talmente precisa siffatta dimostrazione, che senza escire
da ogni limite di probabilit, non si potrebbe concepir com
binazione di Borsa, la quale potesse ritornare il favore alla
rndita convertibile.

276

DEI PRESTITI

PUBLICI

Tuttavolta non vogliamo dissimulare, che le differenze ot

tenute nel clcolo frono sempre poco rilevanti, al paragone degli enormi quoti che s'incntrano nelle pere di fi
nanza. Ma chi ha ben compreso l'argomento, vorr forse
convenire che la modicit stessa del risultamento fa prova
indiretta dell'esattezza del clcolo. I corsi di Borsa riass

mono le varie probabilit di prdita o di vantaggio, che


ffrono le diverse rndite in un dato intervallo di riscatto. E

cos l'enormit medsima delle eccedenze indica nell'equa


zione econmica l'erroneit del clcolo, come l'imaginario
avverte nell'equazione algbrica che l'enunciato assurdo.
Ci proveremo a dare qualche saggio di questi clcoli, sem
plificndoli quanto possibile.
Nel 1825, si trovava il 5 per cento francese somma
mente depresso per l'imminente rischio d'una conversione
facoltativa del 5 in 5 al corso di 75, ovvero in 4 1 12
alla pari, assicurato per 10 anni da ogni riduzione o rim
borso. Il 5 a 75 rappresenta un interesse del 4 per cento:
sicch chi preferiva la conversione in 4 1 12, veniva a go
dere almeno per 10 anni di 112 per cento di pi. Per
l'altra parte i titoli al 5 per cento non corrvano rischio
d'ulterior riduzione, se prima il 5 per cento non avesse
varcato la pari; caso s remoto che una tal rndita poteva
ben riguardarsi come fissa. Ma le obligazioni al 4 1 12,
ben potvano venir ridutte dopo 10 anni al 4 per cento,
e pi tardi al 5 112, e al 5. Trattvasi dunque di sc
gliere, rinunciando a porzione d'interessi senz'esservi costretti
dall'alternativa d'un rimborso; giacch la conversione era

facoltativa. Or bene: sopra 2,800 milioni di franchi, poco


meno d'un quarto accett la conversione in 5 per cento,
mentre una minima parte, cio poco pi di 20 milioni, pre
fer il 4 1 12.
Questo fatto decisivo. La conversione del 5 in 5, alla
ragione di 75, importava la riduzione d'un intero punto
sugli interessi; era il peggio che potesse toccare ai credi

tori dello stato; e accettndola si anticipvano una prdita,


che mille propizie combinazioni potvano ancora deviare;

RENDITA FISSA

277

poich infatti quelli che si rifiutrono alla conversione conser


vrono intatti i loro titoli fino al 1840. Ma chi voleva vogare in
pace am l'aqua tranquilla; anticip dunque un sacrificio
che gi tenvasi inevitbile, per evitare ulteriori molestie. D'al
tronde, un'opposizione avrebbe potuto provocare la conver
sione a rimborso forzato in 4 o 4 112, che nell'opinione
dei creditori sarebbe riescita pi onerosa.
Era in fatto s enorme la sproporzione fra le due con
dizioni offerte, da far s che la seconda venisse quasi inte
ramente ricusata? Accettare il 5 a 75 era un mutare l'o

bligazione fruttante il 5 per cento in un titolo che avrebbe


reso il 4. Accettare il 4 1 12 alla pari, era un assicurarsi
per dieci anni di godere 12 per cento pi; valore che
impiegato ad interesse composto del 4 per cento, avreb
be rappresentato in capo a tal trmine un capitale di
6 174 o poco meno (6,245,175). Scorsi i dieci anni, il
ttolo diventava bens riducibile; ma l'effettiva riduzione non

era ad aspettarsi al primo istante. Ammettiamo che si fosse


operata immantinenti. Nondimeno dopo il dcimo anno si
sarebbe ancora avuta una rndita del 4, pi un capitale di
6 1 p4. Una terza ulterior conversione non era a pres
mersi. Quel capitale avrebbe dunque potuto ancora impie
garsi ad interesse composto; cosicch al principio del 1844
avrebbe rappresentato al 4 per cento un montante di 8 112
e pi. Supponiamo che a questo punto il portatore del 4
pensasse di tranquillarsi del tutto, trasferendo il suo capitale
nel 5 per cento. Per acquistar 4 di rndita al 5 per cento
al corso presente di 81, si esigerebbe un capitale di 108;
ma il portatore del 4, alienando a 102, e imputato il ca
pitale di risparmio, avrebbe a sua disposizione 1 1 0 1 12.
Chi avesse accettato il 4 1 12 sarebbe adunque riescito a
condizione per lo meno pari di chi prefer il 5, e anche a
condizione migliore, ove si consderi e l'improbabilit che
la conversione del 4 1 12 in 4 potesse farsi precisamente
nel primo istante, e il tempo che oggid ancora resta a de
crrere avanti un'ulterior riduzione del 4, durante il qual

tempo il fatto risparmio potrebbe tuttavia fruttificare.

278

DEI

PRESTITI PUBLICI

Se pochissimi adunque furon quelli che preferirono il


4 112, egli perch tutti i creditori propndono ad esa
gerarsi le probabilit sfavorvoli; e quella distinzione tra la
rndita godibile e il capitale di risparmio, e quell'interesse
composto, sono cose che non ntrano s limpide in tutte le
menti, e che fra i concreti bisogni del privato hanno di gran
lunga men valore che in clcolo astratto.
Quanto poi al tesoro, la condizione reciproca con qual
che svantaggio. Se si accettava la conversione in 5 per cento,
il tesoro perdeva gli tili delle conversioni future ; ma aveva
tosto un avanzo nitido, che poteva impiegarsi ad interesse
composto nella cassa d'ammortimento; e d'altra parte, nel
l'opposto caso rimaneva a tutto crico la spesa delle con
versioni, che solo per gran ventura pssono farsi gratuita
mente. Oltre a ci, il clcolo delle probabilit doveva riescire
assai pi sfavorvole al tesoro. La riduzione del 4 1 12 in
4, da noi supposta al principio del 1856, non pot ancora

effettuarsi oggid. cosa di mero fatto, n si poteva


nel clcolo preventivo spingere tant'oltre la previdenza. Ma
queste smentite di fatto sono frequenti, mentre poche ne
avvngono per l'altro verso ; prova irrefragbile dell'erroneit
radicale di simili preventivi. In somma, la conversione di

Villle sembra provare, che un prstito a rndita fissa, o


una conversione, che alla fine rislvesi nel sostituir prstito
a prstito, pu soddisfare del pari e al tornaconto privato e
alle finanze.

Prendendo un altro esempio : nel luglio 1841, quando

si negozi l'ltimo prstito imperiale nel 5 per cento a 104,


il corso di questa rndita oscillava fra 105 e 106, e quello
del 4 fra 95 e 96. Ritenuto il 4 a 96, il corso normale
del 5 avrebbe dovuto segnar 120; mentre segnava solo 1 06.
Un capitale di 100, impiegato nel 5, avrebbe acquistato una
rndita di 4,75; impiegato al 4, una rndita di 4,15.
La differenza 0,60 rappresenta un fondo che assicura il ri
schio delle future riduzioni.

Ora, l'erario contraendo al 5 per cento assicur per 15


anni da ogni riduzione. Chi avesse preferito d'acquistare il

A RENDITA FISSA

279

5 per cento al corso d'allora, avrebbe avuto a crrere dopo


15 anni il rischio della riduzione d'un quinto; ci che
avrebbe diminuito la sua rndita di 0,95. Per l'altro verso

avrebbe potuto impiegare pei 15 anni in una cassa di ri


sparmio l'annuo soprapi di 0,60 ad interesse composto
del 4 per cento; onde al principio dell'anno sedicsimo avrebbe
avuto un capitale di 12 112 incirca, o sia un'altra rndita
di Q,50, che addizionata alla rimanente sommerebbe alla

rndita complessiva di 4,50. Ma nell'opposto caso, e acqui


stando il 4 per cento, la rndita sarebbe stata di 4,15;

onde anche supponendo possibile un' immediata conver


sione al primo istante dopo 15 anni, il portatore del 5, in
confronto al portatore del 4, avrebbe potuto trovarsi me
glio di 0,15 per cento.
Ci vuol dire, che la depressione dei 14 punti, che cr
rono fra 106 e 150, era eccessiva. E per questo, i corsi del
4 e del 5 si trvano anche oggid nel rapporto di 100 a 1 1 1,
il che lascia sussstere un'egual depressione di 14 punti,

ma il trmine della conversione si gi approssimato di


due anni e mezzo, e il corso riesce in generale elevato.
Posto quindi che la depressione delle rndite convert

bili eccede sempre la probabilit delle conversioni, si pu


rispndere alle objezioni che di consueto si fanno ai pr
stiti a rndita fissa, e portar sicuro giudizio sui varj prin
cipj che si vngono proponendo in tale argomento. Ecco,
per esempio, come ragiona l'autore d'un'pera assai preg

vole (1).
Suppngasi che il 5 per cento sia depresso fino a 55 579,

facendo risultare l'interesse di Borsa al 9 per cento, e dopo


10 anni risalga alla pari, cosicch l'interesse equivalga al
5 per cento. l ttoli al 9 per cento dovrbbero segnar nor
malmente 180. Ora, se il governo contraesse fin da prn
cipio al 5 con proporzionato aumento di capitale, non sa
rebbe ancora possbile alcuna riduzione. Ma se in quella vece
contraesse al 9 alla pari, potrebbe accordare un compenso
(1) Nebenius. Op. cit., cap. VII, Scz. lI, S. 1 1-1 4.

280

DEI

PRESTITI

PUBLICI

interinale di 1, 2, 5, e fino 4 per cento, sull'interesse,


ed ancora dopo dieci anni trovrsene in vantaggio, me
diante la riduzione di 4 punti,
Qui sembra intervenire un abbaglio. Prima di tutto l'in
teresse di Borsa non potrebbe desmersi dal corso del 5

per cento, a meno che si considerasse come rndita incon


vertibile. Supponiamo poi che si accordi per dieci anni un'an
nuit del 4. L'interesse complessivo dell'inscrizione risulte
rebbe di 15 per cento. Or noi dimandiamo, qual valore
ha in capo a 10 anni un'annuit di 4? Se si calcola al 15

per cento, risponde l'autore, rappresenta un valor capitale di


75,67, mentre chi pera la conversione di 4 punti, quando

il 5 alla pari, lucra un capitale di 80, o sia 6,55 di pi.


Ma inanzi tutto, l'annuit non pu calcolarsi al 15 per
cento, dal momento che l'interesse di Borsa al principio del
supposto intervallo solo di 9, e va digradando fino a 5.

Oltre a ci, cred'egli l'autore che i soscrittori del pr


stito vorrbbero rinunciar s volentieri ad un capitale di 80,

per lucrarne uno di 75,67? Ecco il rovescio della meda


glia. Qui innanzi tutto convien pensare chi sar l'rbitro
della Borsa. Perch possa aver luogo la soscrizione, necessa
rio che i soscrittori seno compensati per intero della prdita
eventuale; altrimenti, il tesoro potr calcolare quanto vuole,
la depressione dei corsi adeguer alla Borsa le condizioni; ed
egli sc ne rimarr a mani vuote. Ma in tal caso il preteso
vantaggio del tesoro riducesi a nulla, se la depressione non
punto eccedente; e ad una prdita, se, come in fatto av
viene, la depressione della rndita convertibile eccede il valore
del rischio che la rndita incorre.

Pare adunque che non si fosse rettamente compresa la vera


indole d'una rndita convertibile. Se tali ragionamenti fssero
esatti, perch starne contenti a raccomandar s caldamente
che si contragga alla pari, quando altres dimostrato che
un tal caso non rappresenta sempre esattamente la vera ra
gione dell'interesse di Borsa? Si stabiliranno dunque rndite
altissime ? si contrarr sulla pari al 10, al 15 per cento,
avendo cura soltanto d'assicurar l'interesse integrale per 10,

A RENDITA FISSA

281

20 anni, giacch le conversioni della rndita sono a s


buon mercato? Ma se l'interesse di Borsa al 5, col con
trarre al 1 0 si viene a stabilire un titolo misto di rndita

perpetua e d'annuit a fondo perduto; e allora s'in


corre tutto lo scpito di tal foggia di mutui. Ottima
mente; ma la rndita mista si verifica in ogni caso che vi

una rndita convertibile. E siamo sempre in questo caso,


quando vogliamo preferire il 5 per cento alla pari,
sotto pretesto che tale sia la ragione dell'interesse di Borsa,
mentre il 5 che si fissa e si sostiene a 75, ndica che la vera

misura di tale interesse del 4 per cento?


La prima origine delle conversioni pare che illuda al
cuni scrittori. Intraprese la prima volta con pieno successo

da Walpole (1716) sopra una massa confusa di dbito, della


cui prima origine nulla sapvasi di certo, riescrono un vero
disgravio, che il tesoro non avea scontato in anticipazione con

alcun sacrificio. L'operazione era nuova, improvisa, perfet


tamente calcolata sulle condizioni del tempo ; nessuno al
momento della soscrizione avrebbe potuto prevederne le con

seguenze, e perci nessuno dei soscrittori riservrsene in


anticipazione lo sconto. Era in somma un avanzo ntido

pel tesoro, e una vera e piena prdita pe'suoi credi


tori (1).
(1) Bailly. Expos de l'administration des finances du Royaume Uni,
tit. I, cap. l I, sez. l.
Fin da quella volta il tesoro ottenne la cooperazione de' suoi stessi
creditori, prova che l'operazione era di tutta opportunit. Rest clebre la
risposta d'un ricco redditiero a lord Stanhope: Io sono pienamente sod
disfatto della misura adottata, giacch colla riduzione degli interessi
credo il capitale meglio assicurato che mai. Il risparmio che si ottenne
dalla conversione, e pass gli 8 milioni di franchi, si costitu con ttimo
consiglio in fondo di riscatto.

Tutte le posteriori conversioni nella Gran Bretagna furono sempre con


dutte con un'unit di concetto, un secreto ed una rapidit d'azione, che
indarno si cercherbbero in simiglianti operazioni altrove intraprese, e
che tuttava costituiscono le condizioni essenziali della riescita. E per
questo che il governo britnnico pot sempre cmpiere la conversione

colle proprie sue forze, e nel 1854, ad onta che la misura fosse vi
vamente impugnata nel Parlamento, si ebbe il risultato veramente straor

dinario, che nemmen uno dei creditori prefer il rimborso. In quel paese

282

DEI

PRESTITI

PUBLICI

Ma questa condizione di cose doveva effettuarsi una volta


sola. Introdutto il vezzo di siffatta operazione, un'altra clu
sula veniva virtualmente a frammttersi ad ogni soscrizione
a rndita convertibile; e mentre decidvasi praticamente alla
Borsa la tanto agitata questione della giustizia, la depressione
comparativa del corso adeguava le condizioni fra le varie
rndite, e prelevava in anticipazione il compenso per le ri
duzioni future. Mano mano che l'opinione finanziaria facvasi
pi favorvole a questo principio, e umini poco prtici di
Borsa moltiplicvano i progetti, che dovvano aver valore di
mera speculazione, mentre lo slancio del crdito al ritorno
della pace pareva realmente doverne agevolar la riescita, i
corsi delle rndite in rischio avvilivano sempre pi; e la
depressione eccedeva il limite indicato da un clcolo di ri
gorosa comparazione.

Cos, mentre per un lato finanzieri e scrittori, che poco


avvano studiato siffatti clcoli, insistvano ancora sui pre

tesi vantaggi della rndita convertibile, e scordando quel


principio d'alta e bassa finanza, che non ist al bisognoso

il far la legge, acerbamente si dolvano di certe predilezioni


di Borsa, esigendo che ivi pure si preferisse una rndita che
alla fine de' conti sarebbe tornata a danno, vedvansi al
trove gli umini pi consumati in smili affari, preferir
nei prstiti le rndite fisse, e rinunciar volentieri per un
vantaggio presente alle mbili sorti dell'avvenire.
L'opinione degli scrittori finanziarj venivasi poco a poco
mutando ; e quando si tratt di venire al fatto di qualche
conversione, si ebbe a confessare che il minor ostcolo era

ancor quello della prtica effezione. Col mrgine d'un 2 per


cento al pi sull'intero capitale del dbito da ridursi, si
trover sempre chi s'incrichi dell'operazione, prendendo il
in cui il pblico crdito trvasi s strettamente avvinto al privato, una
certa quantit di rimborsi si riguarda talvolta come una buona occasione
per procacciare un deflusso all'enorme capitale metllico, che si trova
eventualmente ammassato nei forzieri della banca. Tant' in questo mo
mento del progetto di conversione del 3 1 12 in 5 per cento. Anche que
sta condizione nica della Gran Bretagna.

RENDITA FISSA

285

posto dei creditori rimborsati; ma non si trover sempre s


agvole di sodisfare ai tanti interessi, e provedere alle tante
esigenze, che costituscono la verace utilit ed opportunit
dell'operazione. E mentre si presume di fissare previamente il
momento preciso della riescita, e l'enorme depressione dei
corsi lo fa presentire imminente, non poi s raro il caso
d'ulteriori dilazioni di dieci anni e di qundici. Il 5 per cento
francese, che al tempo delle conversioni di Villle si trov
momentaneamente fin sotto il corso normale del 4, non sub

altra riduzione se non nel 1840; ed anche questa opera


zione, per s lungo tempo differita e discussa, comprov
maggiormente quanto mal si apporrebbe il ministro, che pre
sumesse trattare in Francia questi affari con quella spedi
tezza, onde fin dai tempi di Walpole si manggiano oltre
IlaTt2.

strano che dal favore stesso che gdono alla Borsa,


sasi tratta un'objezione contro i prstiti a rndita fissa.
E non si vide come fosse mal fondata la pretesa di dettar
legge al sovventore, nell'atto d'invocare il suo soccorso, men

tre dall'altro lato, appunto perch le rndite fisse gdono


special favore alla Borsa, il tesoro pu averne patti compa
rativamente pi larghi. N certo vi sarebbe altro modo di
riescire lealmente al medsimo fine.

Mal compresa parimenti sembra l'espressione di rndita


elstica, che parve indicare una connivenza

immorale alla

speculazione, e sollev violente recriminazioni in Francia,


quando le finanze si trovrono in mano di banchieri fatti
ministri.

Che la rndita sia elstica, o sia che offra mrgine di spe


culare all'alto, condizion necessaria d'ogni emissione. N

si soscrive prstito, che per un verso o per l'altro nonv'en


tri pi o meno esplicita tal condizione. Quando voglia
contrarsi a rndita alta, d'uopo adattarsi ad un corso

alquanto inferiore a quello di Borsa, ovvero assicurare dal


rimborso la rndita per un tempo che valga ad elevarne il
corso. Talvolta si promette l'efficace cooperazione dell'ammor
timento; non di rado v'ha la clusula di scigliere i soscrittori

284

DEI PRESTITI PUBLICI

dall' bligo dei successivi versamenti, ove il corso ricada


sotto la pari, e non possa sostenersi ad un limite pre
finito. Ma nelle rndite fisse, e in generale nelle rndite basse,

il corso potndosi spingere fino alla pari, senza provocare


una riduzione forzata, il soscrittore assume sopra di s le vi
cende dell'emissione; e il corso di soscrizione risulta presso

a poco alla pari del corso medio di Borsa, detratta la pro


visione. E infatti ogni nuova emissione aumenta l'offerta, e de

prime il prezzo. O si deve dunque acconsentire a patti meno


favorvoli, o lasciare che la speculazione adegui a modo suo
le condizioni con una ricerca pi o meno artificiale.

Egli per questo riguardo che vanno considerati i con


tratti a trmine (marchs terme) (1). Qualunque sia
l'opinione, che voglia aversi sulla loro legalit in privato
diritto, per quanto agvole possa presentarsi una soluzione
al giurisprudente avvezzo a riguardar nella legge un princi
pio astratto, infallibile, onnipotente, il caso considerato sotto

l'aspetto politico si fa de' pi gravi e oscuri. Ed anche ai


legislatori la questione si affacci sempre sotto l'aspetto della
convenienza, piuttosto che della rigida giustizia. In quei

tempi travagliati e sconvolti, che pi fomntano la spe


culazione, i legislatori si provrono ad assmere una certa
severit, la quale, se faceva fede di paterne intenzioni, non
era sempre efficace all'intento. Al tempo dei disastri di Law,
e poi fra il naufragio del crdito della repblica, si pens
in Francia a proscrivere i contratti a trmine, e s'ide il
vago delitto d'aggiotaggio ; intile rigore, che, moltiplicando
le sorti, aumentava il discrdito e il furore del gioco.
E qui veramente la legge era pi poltica che civile, e
(1) Adottiamo l'espressione d'uso. Il contratto a trmine ridcesi in
ltimo conto ad una speculazione sulla differenza del corso fra il mo
mento in cui si stipula, e un trmine prestabilito, che di consueto la

fine del corrente mese (fin courant), o del prssimo (fin prochain).V'ab
bia o no fra le due parti contraenti l'intenzione di non rimttere, o di
non ricvere la cosa, che si finge venduta, circostanza, che non muta
l'essenza del contratto. Il gioco a differenza potrebbe sservi cos qui
come in mille altre combinazioni, quand'anche la cosa fosse venduta
da vero.

A RENDITA FISSA

285

mirava piuttosto a puntellare il ruinoso edificio del p


blico crdito, che a soddisfare alla giustizia fra privati. Tanto
vero che il famoso decreto del 1724, che con una serie

di prescrizioni tendeva a frenare il gioco al basso, siccome


dannoso alla pblica finanza, lasciava tuttavia sussistere il
gioco all'alto. A'd nostri la legge non riconosce in gene
rale la validit giuridica di tali contratti, bench nondimeno

si admpiano a preferenza d'ogni altro, e collo scrpolo d'un


dbito d'onore (1).
Mentre il contratto a trmine sembra una necessit nel

l'attuale condizionc del crdito, non si ragiona a giudizio

(1) Il decreto del 1724 ancora il fondamento della legislazione


francese in smili materie.

Il magisterio legislativo consisteva: 1 nel dovere imposto alle parti di


valersi degli agenti di cambio, obligati a inviolbile secreto, sicch i
vari contraenti avssero a rimanere incgniti l'uno all'altro; 2. nel
l'bligo imposto agli agenti di non vndere n acquistare, se non fssero
certi della cosa e del prezzo, e di tener registri e rimttere lc plizze

comprovanti il contratto, per cui l'oggetto venduto fosse sempre specifi


cato, e potesse esser seguito dalle mani dell' agente che vende, fino in
quelle dell'agente che acquista.
A tali condizioni, vndere ci che non si ha impossibile: dun
que troncata la speculazione al basso; ma nulla ancor toglie che si
possa fomentare, mediante agenti propri, una ricerca simulata; e quindi
pu star col decreto la speculazione atl'alto. la cosa che vuolsi spe
cificata, quella tale obligazione, non altra ; il prezzo pu assicurarsi, ma
specificarsi non mai.

Tutte le leggi posteriori dimenticrono questo elemento della specifica


zione del titolo. V. Fremery, Des oprations de Bourse. Paris, 1855.
La legge inglese ammette la validit dei contratti a trminc, quando
cdano sopra fondi stranieri, non quando invlgano fondi nazionali: vera
contradizione, se la legge fosse una mera providenza econmica. Questa
legge del 1855, contribu molto ai disastri della Borsa straniera di Lon

dra nell'anno seguente (V. Pebrer, Hist. financire de l'empire britan


nique, Paris, 1859. Cont. de la Il partie).
Presso di noi la legge vieta qualunque trffico con effetti stranieri,
e con azioni di compagne che non hanno approvazione definitiva.
Del resto l'ndole legale e i lmiti dell'aggiotaggio non furon forse mal
definiti da Fremery: a L'agioteur est celui qui, pour s'assurer du bnfice

a dans une speculation, combine accessoirement des oprations, dont l'u


u nique but est de maitriser les cours, et de les pousscr la hausse ou
a la baisse. n (op. cit., pag. 8).

286

DEI

PRESTITI

PUBLICI

nostro molto rettamente, quando pretndesi che tutto il male


risieda nelle rndite fisse od elstiche.

L'aggiotaggio, la speculazione strile di Borsa (e anche


qui il senso vago della parola meglio si presta alla decla
mazione, che non alla discussione precisa), vuol sbiti passaggi,
oscillazioni frequenti e risentite, che scldino le menti, e ro
vesciando i clcoli migliori lscino libero il campo alle mene
del pi astuto, e alla prevalenza di chi pi influente o
meglio informato. Quando ben slido il crdito, e la
massa dei titoli circolanti s rilevante, che torni impossibile
ad un capitalista, per quanto potente, di dominare il mer
cato, l'aggiotaggio si riduce in tali lmiti, che la sua influenza
si fa appena sentire. Ma se una crisi sopraviene a svelare
la condizione esusta d'uno stato, o se il finanziere, valn

dosi del favore di Borsa, si dispone ad effettuare una ridu


zione d'interesse, la speculazione erompe quanto mai disa
strosa. Se allora la speculazione sembra concentrarsi a pre
ferenza sulle rndite fisse; se nel giro di pochi giorni, si
vggono elevarsi e deprimersi anche sotto il corso normale,
per lanciarsi pi in alto, sviluppando tutta l'elasticit del
corso, egli perch la depressione della rndita alta, espo
sta sempre a riduzione, concentra il gioco sulle rndite fisse;
e perch queste svilppino a preferenza la loro elasticit,
necessario che le rndite alte l'bbiano gi perduta.
La necessit di sostenere il corso delle rndite prescelte
per la conversione, ossa di quelle rndite che dbbono
sottentrare alle antiche che si convrtono, alimenta per al
tro verso un gioco ancora pi disastroso. L'operazione
s'incomincia di consueto coll'allargare alquanto sugli sconti,
sia da parte della compagna incaricata dell'operazione, sia
da parte di qualche banca, che trvisi in ntima relazione
d'interessi coll'amministrazione. Quindi la spinta ad im

prese arrischiate ; la speculazione sugli effetti pblici es


gera il prezzo dell'altre carte, e specialmente delle azioni di
banca, che per la speranza d'un pingue dividendo, soste
nuta dall'aumento della carta di sconto, offrendo largo mr
gine alle sorti, vngono preferite. Non giova addurre esempj,

287

RENDITA FISSA

per poco che si conosca l'istoria delle banche negli anni


piu a noi vicini.

Perci quegli scrittori, che consgliano ad ogni tratto il


prstito a rndita convertibile, quando poi si venga al fatto,
mstrano abborrire da un'operazione, che offre tanto fmite

ad uno strile gioco. E questa fu cusa non ltima, per


cui a Npoli nel 1856 si abbandon il progetto di ridu
zione (1).
Ma allora si deve convenire che il principio delle con
versioni, che il tesoro sconta in anticipata usura sui patti
pi onerosi del prstito, e la cui effettuazione pu per mille
combinazioni mancare, e va seguta da s malaugurate con
seguenze, un disastroso fomento a quei disrdini, cui si
pretende con esso ovviare. Prima di proscrivere colle leggi
il gioco, convien sottrargli quel fmite che lo rende gi
gante. E giacch, nelle infinite combinazioni della pblica
azienda impossbile che non sopravngano oscillazioni e
rimbalzi, convien render pi fissa che sia possibile la rn
dita, e non aggingere un artificiale stimolo di ci che vor
rbbesi sradicare.

Se vero che il miglior principio di finanza il pi


smplice, il prstito a rndita fissa offre la pi smplice com
binazione. Se si contre nel 5 per cento alla pari, calco
lando di potere in sguito convertire la rndita in 4 e in
5, questa operazione, che si pretende s smplice, si risol
ver alla fine in tre prstiti distinti, due de'quali calcolati
in anticipazione, e perci della pi incerta riescita. Che
se le condizioni del crdito contrriano spesso questi pr
stiti, che diremmo subordinati, ci vuol dire che il fatto

sopraviene a dimostrare come il clcolo preventivo andasse


eTratO.

Ma se si contre al 5 per cento, l'operazione compita


con un nico prstito; e il rischio, in quanto eccede la

prevenzione del clcolo, tutto a crico del creditore.


(1) Vggasi Ceva Grimaldi, Sulla conversione delle rndite. N
poli, 1856.
V oL. it.

2o

288

DEI

PRESTITI PUBLICI

Se vuolsi poi crdere che la pretesa complicazione nel


prstito a rndita bassa consiste nella differenza fra il no
minale dell'iscrizione e il suo valor venale, si scambia

l'apparenza colla realt. Non pi difficile a concepirsi il


3 ad 80 o il 5 a 120, quando il nominale di queste due
rndite sia fissato a 100 egualmente. Se dunque si condn
nano i prstiti a rndita bassa, non si risprmiano quelli a
rndita alta, quando il corso risulti oltre la pari.
N la semplicit sola dell'operazione dovrebbe decidere in
finanze, sopratutto quando sia solo nella forma. V'ha un
altro elemento pi intrinseco e decisivo, ed la certezza del
risultamento finale. La finanza non dev'essere gioco di sorte,
e combinazione di probabilit. Affidarsi in tali argomenti al
probbile, un avventurar di prdere ci che si spera, e
ci che si ha. L'incertezza del risultamento finale sar pi o
meno il radical difetto d'ogni prstito a rndita conver
tbile.

Poniamo che la comparativa depressione del corso pa


reggi il rischio delle conversioni, e che i patti che si fanno
per la rndita alta, riscano anzi comparativamente assi
larghi, per quanto pu calcolarsi in anticipazione. Eb
bene, non pu ancora esser certo il risultato. Nel 1841 il

nostro 5 per cento accennava ad una conversione; la Borsa


la teneva imminente, e il segnale infallibile dei corsi ne
faceva gi da qualche anno presentir prssima l'effezione:
quand'ecco l'urgenza d'un nuovo prstito fa s, che la rn
dita sia assicurata da ogni rimborso per altri 15 anni. Non
sappiamo ci che avverr nel 1856; ma questo certo che

il prezzo ne fu gi in anticipazione pagato ad usura, e nes


sun clcolo avrebbe potuto, un qundici o vent'anni addie
tro, far esatta ragione di questa contingenza.
Ma se si contre a rndita fissa, e il risparmio ottenuto

sugli interessi s'impiega in ammortimento del dbito , si


ha tosto un vantaggio attuale, che non corre rischio nelle

future contingenze del pblico crdito. vero che un ef


ficace ammortimento non pu sempre promversi con quella
agevolezza, che si clcola sulla carta. Il riscatto ad interesse

A RENDITA FISSA

289

composto bello e buono; ma se il fondo accumulato ha

raggiunto troppo larghe dimensioni, manca il campo al ri


scatto, e il fondo deve quindi sminuirsi, prolungando in pro
porzione il trmine dell'estinzione definitiva, senza dir d'al
tre cuse perturbatrici, la cui probabilit va crescendo col

prolungarsi del tempo (1). Ma, anche in tal supposto, non


si vede scpito pei contribuenti. Ogni diffalco dall'ammor
timento, a favore d'altri servizj pblici, o per qualunque al
tro legitimo fine, equivale o virtualmente, o in fatto al
condono d'una nuova tassa, che si sconta sul pi esteso in
tervallo del riscatto; sicch per l'industria nazionale le con
dizioni son pari.
E qui sarebbe luogo di venire all'esame di questi sva
riati elementi del clcolo, e ridurre al loro giusto valore

le espressioni, pur da noi fino a qui adoperate, di rischio


delle riduzioni, di probabilit delle conversioni, di depressioni
normali, e l'equilibrio e il pareggiamento sempre astratto

fra questi dati. facile il dire che la comparativa depressione


del corso adegua od eccede il rischio delle conversioni; ma
nessuno potrebbe assmersi d'accertare i vaghi e indefi
nbili elementi d'una simil dimostrazione.

Il probbile potr calcolarsi sopra un nmero grande di


combinazioni, ed ancora per un valore approssimativo e di sua
natura inesatto. Ma nelle sngole combinazioni, ed in ogni
scossa dell'urna, che ne avviene? Il finanziere, che clcola

previamente il tempo d'una conversione, potr forse scom


mttere che in una data serie di smili clcoli vi com

penso, ma non potrebbe attndersi da ogni singolo caso


un egual risultamento.
Eppure in buona finanza vuolsi contare sulle sngole
operazioni, e non sulla serie indefinita, la cui evenienza
non nemmeno a sperarsi. Lo Stato, che fa un prstito di
100 milioni, deve esser certo di volta in volta del suo

tornaconto; e sarebbe un clcolo assai singolare quello di

attndersi dalle combinazioni d'altri novantanove prstiti di


(1) Nebenius (cap. citato).

290

DEI PREsTITI PUBuci

simil fatta il compenso di quello scpito, a cui si soggia


cesse frattanto in quest'uno.
Diminuire possibilmente la somma degli interessi, aumen
tare al ragguaglio quella dell'ammortimento, ecco il miglior
principio di finanza, quand'anche si giungesse astrattamente
a dimostrare, che, anche adoperando a rovescio, si potrebbe
gingere al medsimo effetto. Convien escire da queste spe
ranze di corsi sempre ascendenti, e crdere anche alla possibilit
di qualche trbido, che spinga le imposte all'ltimo limite
della rndita tassbile, ed apra un disavanzo nelle entrate.
Detrarre allora qualche cosa al fondo d'ammortimento, vl

gerne l'intera dotazione ad altri pi urgenti servizi, ope


razione che non intacca la pblica fede. Ma se il fondo di
riscatto per una parte consolidato cogli interessi stessi del
dbito, se non si pu toccare questa parte senza mttersi in
aperto discrdito, l'effetto prtico ben altro. E d'uopo co
prire con nuovo prstito quell'eccedenza di crico, che non
potrebbe trasferirsi dall'uno all'altro servizio; e il nuovo
prstito diventa tanto pi oneroso, quanto pi urgente sa
rebbe la trasferta.

Cos la contingenza d'una crisi influisce per doppio modo

ai danni delle finanze. Per l'una parte ella sospende il cal


colato adempimento delle conversioni, e sfrutta il valore dello
sconto gi anticipato; per l'altra, dilata il mrgine del di
savanzo, e aumenta la somma dei prstiti, in quell'istante
appunto in cui trnano pi onerosi. Lo spedito maneggio

della finanza ne rimane quindi inceppato; ragione non l


tima, per cui alla rndita a trmine si sostitu la perpetua;
onde pur conveniva che questa si venisse digrossando di
ci che poteva ancora raccostarla alla primitiva forma ;
e che la rndita perpetua fosse, quale veramente annun

civasi al nome, una rndita fissa e inconvertibile, n vi ri


manesse mascherato qualche elemento ancora di rndita
a trmine.

Una rndita perpetua convertibile una rndita mista,


che per una parte aliquota del suo valore ricopre un'an
nuit a fondo perduto. L'attndersi dalla conversione della

A RENDITA FISSA

291

rndita tanta certezza d'effetti un errore di clcolo. Una

rndita veramente perpetua, una rndita fissa inconvertibile,

si presta meglio d'ogni altra al pi largo e spedito maneg


gio della finanza; e potendo combinare il disgravio mssimo
dei presenti coi riguardi agli avvenire, sodisfa di preferenza
anche al supremo rapporto dell' econmica continuit.
Al particolare poi, le combinazioni sono infinite, e pu
avvenire che in alcuna torni meno onerosa la rndita con

vertibile. Ma anche una tontina, un'annuit smplice a fondo


perduto potrebb'ssere nella stessa guisa preferibile a una
rndita perpetua. Ci vuol dire che non si deve eccdere
in alcun sistema, e che sarebbe pretesa esorbitante quella di
bandire dai fondi pblici tutto ci che ancor sente di rndita
a trmine. Resta per sempre vero che, fra le attuali con
dizioni del crdito nelle grandi Borse europe, codesti fondi
dovrbbero ormai riguardarsi come rndite d'eccezione.

Dott. ANGELo MessEDAGLIA.

292

Considerazioni sul principio della filosofia.

Se

ricorriamo l'istoria generale delle scienze ai nostri


giorni, vediamo una prodigiosa consonanza prevalere in tutti
gli studj che rigurdano l'esterna natura, una strana di
scordia in tutti quelli che rigurdano l'uomo interiore.
La geologia prende lume dalla chimica per chiarire le
trasformazioni delle rocce: dalla geometria per riconscerne
i componenti anche solo agli spigoli dei loro cristalli: dalla
fisica per indurre col progressivo calore la profondit del
l'involucro terraqueo: dall'astronomia per arguire dall'rdine
universale lo stato primitivo di quella mole rovente le cui
scorie sono le terre e i mari: dall'istoria naturale per su
scitar dalle reliquie orgniche la visione di mondi pi volte

sepolti. La scienza afferr l'ossigene egualmente e ripetuta


mente nel gasmetro di Priestley e nella storta di Lavoi
sier, sotto l'esplosioni elttriche di Beccaria, e sotto le t
cite correnti della pila voltiana. Le discordie che per av
ventura si sprgono fra i seguaci della scuola esperimen
tale, provngono da transitoria emulazione, non hanno ra
dice nel puro giudizio dell'intelletto; e Davy rimane im
potente e solo, quando per oscurare Lavoisier, vuol trasfe
rire all'idrgene il primato degli elementi e il crdine della
nomenclatura.

Ben al contrario, le scuole metafisiche non solo disd

gnano come fango ogni cosa che appartenga al dominio delle


scienze ch'esse chimano empriche e casuali; ma nel san

tuario stesso della metafisica, l'ontologia guarda con disprezzo


la psicologia. E codesti studj insprano ai loro cultori una

cos selvaggia superbia, che ogni intelletto il quale appena si


levi con qualche potenza, inugura le sue dottrine col distrg

gere le dottrine altri, e gettar sempre di nuovo la prima

sUL PRINCIPIo, EC.

2935

pietra di tutto l'edificio; sicch l'istoria della scienza una


serie di confutazioni, un cmulo di ruine. E chi cerca in

quel bujo un rdine superiore di prove e di convinzioni,

dopo avere percorso una selva di contrarie autorit, rinviene


in fin di tutto un tetro dubio, che scuote le fondamenta

della ragione, e ripugna alle leggi dell'umana natura.


Diremo per questo che il pensiero non abbia leggi? Di
remo che in tutto l'universo le sole leggi della ragione
dbbano rimanere un argomento intrattbile alla ragione?
Ben piuttosto, rammentando quell'et non lontana in cui le
scienze naturali andvano smarrite esse pure per falsi sen
tieri, e vaneggivano colla msica degli astri, colla sfera del
foco, e coll'orrore del vacuo, dovremmo indagare per quale
sbita riforma sano esse trapassate a tanta sicurezza e fe
condit, e se una siffatta rinovazione non possa invocarsi
anche nello studio dei fatti umani.

N questo uno strile voto; poich ben ricordiamo come


ai tempi della nostra prima giovent stssero aperte alla
filosofia ambede le grandi vie dell' osservazione interna e
dell'istrica esperienza. Ricordiamo come fin d'allora colla
face di Vico venivamo introdutti all'istoria romana, e pote
vamo intndere l'arcano nodo che collega i tribuni e i C
sari, e l'intervallo che divide gl'interessi della libert da

quelli dell'eguaglianza. E d'altra parte ci sta in mente an


cora quella pace quasi di santuario, che sentivamo a racc
glierci nella cmera oscura di Bonnet, imparando da quel
l'nima contemplatrice a udire il sommesso sussurro della
coscienza intellettiva. Ma poco di poi una brbara metaf
sica irrompeva per tutta Europa, calpestava i sudati campi
celli dell'esperienza, giustificava la barbarie, sognava non so

quali incorporazioni geogrfiche del finito e dell'infinito,


sommergeva tutte le aspettative della civilt in una dispe

rata emancipazione senza averi, e senza famiglia, e tutti i


tesori della scienza e della coscienza nel vrtice del pan
teismo.

Tenendo buona speranza che il torrente omi sia trapas


sato, crederemmo giunto il tempo di vedere se tra le sabbie

294

SUL PRINCIPIO

desolatrici non abbia pur deposto qualehe lembo di fr


tile limo. E in questo desiderio cerchiamo sollciti tra i
nuovi scritti dei metafisici qualche segnale di ravvedimento
e di ritorno alla feconda via dell' esperienza. E ci conforta
il vedere come taluno, il quale, dopo ssersi in giovent
abbeverato alle medsime fonti con noi, parve da ultimo

pigliarne quasi disistima, e trascurarle come cose poste nelle


infime regioni della scienza, ora sembri inclinare di nuovo
agli antichi pensieri; e mentre la dottrina dell'ente infetta
sempre pi le scuole, e spinge la filosofia verso lo spi
nosismo , e verso il socinismo la teologia, palesar qu e
l gli argomenti dell' opposta dottrina, e giudicar vano al
tutto l'antico assunto di codeste scuole di conciliare l'ida

del finito con quella dell'infinito. L'infinito e il finito,


supponndosi ed escludndosi perpetuamente, c'invlgono
nel labirinto d'inestricbili contraposti, finch non vediamo
a noi concesso il pensiero alla sola condizione di questo
perenne combattimento . . . Se l'ssere non un' ida
della mente, ma in s medsimo, egli del pari e con il
limitata pienezza negli astri e nella terra, nel sole e nel
grano d'arena, nell' universo e nella millsima parte del
grano d'arena. Il tutto sar dunque eguale alla parte. Vi
sar un infinito che abbraccer tutto , e un infinito nella

mnima imaginabil particella delle cose.


Molti oggid vanggiano, supponendo primamente nell'uomo
il dubio universale, poi cercando nella dottrina dell'ente la
prima certezza, per dedurne mano mano tutta la catena delle
positive verit; e non pnsano che a questa loro fonte nica

del vero si pssono attngere solo gli argomenti che varrb


bero a negare ogni cosa del mondo. L'ontologia, anzi
che spiegare l'esistenza degli oggetti, li rende impossbili.
L'ontologia fu veramente la pietra filosofale della scienza.
Tutte le scoperte tornrono a profitto della psicologia, come
gli sforzi dell' astrologia e dell'alchimia tornrono a profitto

dell'astronomia e della chimica. Si disse che la psicologia


il vestibolo della filosofia; ebbene sia pure; ella non porge
la scienza assoluta. Ma allora il tempio non di questo

RELLA

TILOSOFIA

295

mondo; la stessa nostra vita e la intelligenza nostra ci


condnnano a rimanere nel vestibolo dell'assoluto. La

triviale accusa di scetticismo, si pu rimandare a coloro che


pretndono dare la scienza dell'assoluto.

Qual dunque l'effetto di questa vanitosa dottrina del


l'ente sulle menti giovanili? I sistemi ontolgici fanno
dipndere l'esistenza dalla dimostrazione; e siccome la ri
gorosa dimostrazione impossibile fuori delle matemtiche,
cos una volta che siano confutati i sistemi, anche i fatti

smbrano distrutti col principio che li spiegava. L'ontologia


dplica i misterj per trasportare fuori della certezza descrit
tiva la verit prima. E siccome impossibile oltrepassar la
descrizione (e qu si pu ben dire con pi commune e

aperto vocbolo, l'esperienza), cos nulla pi facile che as


salire i sistemi ontolgici; e quando sono atterrati, sembra
atterrata la stessa verit. E tuttava l'affermazione del pen
siero pi forte del pensiero stesso; e in onta alle illusioni
dei sistemi, e alle pretese dello scetticismo, si vive sempre
sulla fede della descrizione. Se il moto un misterio, non

si cessa perci di crdere al moto.


E cos adunque la dottrina dell'ente, dopo avere

isterilita col dubio la ragione, non vale tampoco a costruire


un pertinace e assoluto scetticismo ; ma l'anima umana, per
naturale rimbalzo di tutte le forze della natura, calpesta lo

scetticismo e l'ontologia, per bttere da capo il sentiero della


quotidiana certezza. Addormentata fra la caligine del dubio
ontolgico alla sera, si risveglia coll'alba alla lmpida luce
dell'esperienza, e alla fiducia della ragione e della vita.
Fra gli assidui progressi delle scienze naturali, fra i do
cumenti che l'istoria delle umane societ viene radunando

per tutta la terra, vana l'impresa di salir prima all'astra


zione dell'ente per poi riescire quasi da centro a tutta la
circonferenza delle cose positive. L'ontologia non pu
escir mai dalla serie delle nostre ide. Non vi trapasso
matemtico dall'ente ai fenmeni, dall'uno al vario, dalla
sustanza alla creazione. ll che s' vero, e noi l'ab

biam pur detto pi volte, ne consegue che codesta filosofia

296

SUL PRINCIPIO

non prepara la mente ad alcuna delle scienze che rigurdano

la natura e la societ; epper la giovent, dopo l'ampolloso


tirocinio ontolgico, rimane in fatto digiuna d'ogni filosofia,
e inetta a intraprndere pi fruttuosi studj.
Le pecorelle
Tornan dal pasco pasciute di vento.

Giovasse ella a dare un qualche sussidio almeno posticcio


alla morale! Ma la dottrina dell'ente sempre una contem

plazione di mere possibilit, e non fonda alcun principio del


l'umano consorzio, n alcuna rgola della famiglia e del co
stume. Le opinioni determinate, e non le indetermi
nate possibilit, decidono l'ordinamento, della societ, le sue
credenze, le sue istituzioni; epper la successione delle ide
sociali si descrive come tutti i fenmeni, ma non si dimostra

con matematico rigore. manifesto che la ragione, idntica


in tutti, deve pervenire colle mdesime determinazioni posi
tive ai medsimi risultamenti. Mai noi non sappiamo come co
desta identit possa verificarsi. Perloch, dopo tutto lo
sfoggio delle dimostrazioni prese fuori del creato, e fatte calare
dall'imaginario firmamento del vero primo, la morale si di
legua in nebbia, con quell'ontologia medsima che aveva

promesso prestarle il suo crdine adamantino. Avviene


della morale ci che avviene dell'ontologia. Quando le false
dimostrazioni sono distrutte, sembra distrutta la morale;

ma i suoi fenmeni ritrnano sfolgoranti come i fen


meni della vita. Le radici della morale sono adun

que a ricercarsi nel seno stesso delle esperienze sociali, e


nel fondo delle attitdini e delle aspirazioni umane. E il
metafisico, uscendo dai penetrali del suo muto orcolo,
costretto d'annunciare alle turbe aspettanti, ch'egli non ha
una sola verit morale da confortarle fra le tempeste ci
vili; e che adunque le invita ad accrrere nei teatri, e
commversi l'nimo ai caldi accenti d'Antigone e di Perez,
poich la virt una poesia, e la morale una irresi
stibile rivelazione del cuore.

DELLA

FILOSOFIA

297

La cusa per cui le nazioni dell'Asia sono una massa

inerte e passiva, il cui destino dipende dalla spada dei dspoti,


forse anco perch tanto le ontologie dei vecchi Bramini
e Buddisti, quanto il compendioso fatalismo del Corano,
hanno impresso nelle coscienze come la libert morale un'

illusione, e lssere umano un tomo che il vrtice di va


stissime influenze universali trascina verso una meta arcana,

alla quale virt rassegnarsi. Le nostre tradizioni, che, o


vere o ideali, rappresntano le leggi del nostro sentimento,
mano dipingere Orazio sul ponte, e i trecento alle Ter

mpile, e Mario sedente sulle ruine, e Viriato, e Sertorio,


e Catone, inconcusse unit fra l'inerzia o la vilt delle

moltitdini; e il rifiuto di Tell, e la perseveranza di Colombo,


e la ritrosa Russia incalzata a civilt da Pietro il Grande.

Questo il principio europo, che rende pertinaci le lutte,


e quasi inconquistbili le nazioni, stbili i possessi e im
mortali i municipj, e temprato il corpo sociale a perpetua
civilt. La coscienza della libert morale e della responsbile

potenza dell'individuo il fonte onde sgorga ogni pblica virt.


Ma sotto il martello ontolgico, il cui tocco debb'esplorare
l'assoluta sustanza delle cose, la dottrina della libert morale

e della risponsabilit cade in polve; e la coscienza procumbe


sotto il peso o d'una materiale o d'una ideale fatalit.
E ove mai si trova in fatti codesta libert morale, tostoch

si voglia recarla ad una dimostrazione che oltrepassi i limiti

della certezza popolare ? Non si trova nella ragione,


perch il ragionamento un clcolo, e nel clcolo non v'
luogo a libert. Non nella sensazione, perch siamo incate
nati al mondo positivo, e non possiamo mutare il dolore in
diletto, e il diletto in dolore. Noi siamo liberi solo nella vo

lont. Ma s'ella si detrmina senza ragione la legge della cau


salit disciolta; la libert si riduce alla facolt d'agire contro

ragione e verit. Se poi la libert ragionevole, ella dipende


dai dati di fatto, dipende dal mondo esteriore, e le sue deter
minazioni sono altretante necessit.

. Codesto sacro senso dell'intima risponsabilit, da cui


scaturisce ogni magnnimo e virtuoso pensamento, non pu

298

SUL

PRINCIPIO

dunque riposare se non sopra un fatto di coscienza, in


divisibile dalla moralit, e inesplicbile al
ralit. Perloch, non ostante qualunque
telletto faccia per disferrarsi dal posto,
gli assegn nella catena degli sseri, e

pari della mo
sforzo che l'in
che il creatore
per trasformarsi

in un'astratta entit algbrica, gli pur forza ricadere ogni


volta in seno all'interna ed esterna esperienza, e determi
nare e limitare s medsimo in quella perenne azione e
reazione, senza cui non potrebbe nemmeno aver la co
scienza dell'ssere, e trarsi fuori dal suo primo nulla. E
quando l'imaginazione, oppressa dalla fatica e dal tedio della
vita, voglia pure confortarsi nella speranza del progresso,
e nella contemplazione d'un avvenire pi consentaneo ai de
siderj del cuore e ai giudizj della ragione, ancora non pu
calcolare questa futura rbita dell'umanit, se non desumn
done gli elementi dall'istoria del passato, e prendendo le

mosse dall'esperienza, o da ci che ora con velato vocbolo


si chiama la descrizione. l destini della filosofia fu

tura non si potrbbero indicare se non da chi conoscesse


gli estremi lmiti della descrizione applicata alla natura e
all' umanit, traducendo tutte le osservazioni in invenzioni,

per virt d'un sistema universale.


Posto che i limiti della scienza sono i lmiti stessi della

descrizione esperimentale, egli manifesto che il campo


della scienza idntico a quello dell' istoria. Egli ma
nifesto che non avremo scienza intera, se non quando
avremo fatto lo spoglio filosfico di tutte le istorie, e
avremo chiarito come in ciascuna di esse sasi atteggiata
l'intelligenza e la volont dei singoli ppoli, sia che fs
sero lasciati al corso delle tradizioni native, sia che fssero

agitati nell'alternativa delle mutue reazioni, per le quali l'istoria


dei ppoli diviene l'istoria dell'umanit. Ma fino ad ora si ebbe
una sola di codeste preparazioni istriche; poich un solo uomo
di genio mise mano all'pera, la quale dopo cent'anni giace
forse ancora ov'egli morendo la lasci (1744). N vivendo co
munque a lungo, avrebbe mai potuto condurla pi inanzi,
giacch la sua scienza non poteva eccdere i lmiti del campo

DELLA FILOSOFIA

299

istrico da lui preso. Vico, per conciliare e connttere i fieri


umini d'Omero coi mansueti cittadini del diritto romano, s'at

tenne al filo delle emancipazioni plebe conservato da Tito


Livio. E questa una sola pgina dell'ampio volume dell'uma
nit. ll genio la ide e la scrisse; e la mediocrit scientifica
la svolse, la contorse, la ridisse sotto mille forme e riforme.

Ma e la lutta dell'intelligenza colla necessit, e l'objettivazione


dell'ida nell'istoria, e la manifestazione dell'assoluto, e tutte

le altre frmule siffatte di Fichte, e di Hegel, e di Schelling,

sono pur sempre rimpasti dell'idealit di Vico, liberata tutt' al


pi da quel doloroso pensiero del ricadimento delle nazioni,
e abbellita dalla speranza del progresso, che omi piuttosto
le scuole ricvono dal trivio che non i ppoli dalle scuole.

E quando si fssero pure elaborate tutte quelle istorie che


frmano una catena di continua civilt, tuttava ben tre

quarti dei ppoli rimarrbbero esclusi dal privilegio di fornir


materia alla scienza del gnere umano. Rimarrbbero escluse
tutte le nazioni, che, precorse di tanto all'Europa e quindi
tanto pi degne di studio, non serbrono memoria delle
origini, perch le caste dominatrici, onde dissimulare i vio

lenti e stranieri loro principj, invlsero ogni istoria nelle


simbliche espressioni o nelle astratte ontologie. E reste
rbbero inoltre escluse tutte le genti che rimsero im

mote nella selvatichezza primitiva, o appena superrono i


primordj della civilt. Ora, la scienza che non le abbrac

ciasse tutte, potrebbe forse dirsi la scienza dell'incivilimento,


ma non quella dell'umanit; giacch codesta medsima co
stanza nella barbarie pure un fatto che ha le sue ra

gioni, e spande la sua parte di lume sull'arcano dell'umana


Ihatull'a.

Il sommo errore, che travi la maggior parte di codesti


studj, si fu quello di voler trovare anzi tempo ripetizione e

similarit presso tutte le genti. Lo stesso errore travi la


linguistica, la quale raccolse unicamente le consonanze delle

pi disparate favelle; e non apprezz mai n spieg le dif


ferenze fra le lingue pi prssime, mentre pur sono i soli
documenti delle particolari origini delle nazioni, anche dopo

500

SUL PRINCIPO

che le ravvolse il velo d'un uniforme incivilimento. Vico

vide un nico e universale inizio delle civilt negli asili

aperti intorno alle are di Giove, quasi vaste uccellande tese


dai patrizj ai selvaggi delle circostanti foreste. Romagnosi
vide piuttosto le trib ammaestrate da un sacerdozio; e

quindi indusse che da una sola terra si fossero propagate


tutte le civilt, con principio dativo e non nativo, al pari
del frumento e dell'alfabeto che ne frono i due pi effi
caci strumenti. Stellini in quella vece accettava per princi
pio di nazione ogni ricvero dove una madre, in mezzo a'
suoi lattanti, sapesse intenerire a carit paterna i maschi
vagabondi. Altri pone la sua generalit nei due principj della
guerra e della schiavit. L'intelligenza svegliata dalle ne

cessit della guerra, entra per la prima volta nel campo


dell' istoria . . . I ppoli primitivi sono immbili per s
stessi ... La mobilit continua dei combattimenti li costringe
a perfezionarsi; l'indolenza, l'imprevisione, l'errore, l'abit
dine, non resstono alle minacce della morte . . . La servit

un secondo principio di movimento , introdutto nel seno


della societ. La servit noblita la libert dei forti, assi

cura loro il profitto delle altri fatiche . . I padroni, gi


confederati pei fini della guerra, danno compimento alla
loro associazione, e divngono antiveggenti per conservare
ci che hanno acquistato . . L'interesse della conquista in
spira il genio della conservazione. Quindi i governi erici,
le caste, il feudalismo, il patriziato . . All' interno la
casta ha il privilegio delle armi e del governo, fuori della
casta non vi societ; i lavoratori sono dispersi, invigilati,
crichi di dbiti e di contributi, compressi da terribili
pene . . All' esterno la casta una legione . . Una con

quista impone altre conquiste . . Ma infine il lavoro, pro


ducendo una nuova ricchezza, crea nuovi interessi ed una
societ novella; la prima societ conserva il privilegio delle
armi e della possidenza, l'altra si fa un privilegio delle arti
e del commercio. Tutti i movimenti di codesta et si spigano

colla lutta fra il lavoro e la forza, fra l'industria e la pos


sidenza,fra la plebe e i patrizj. -Questa descrizione, che

DELLA FILOSOFIA

501

ricade nel principio di Vico, la vera e severa istoria di molte


nazioni. Ma se fosse l'istoria necessaria e universale, ogni
trib ch'ebbe umini combattenti, avrebbe dovuto perfe
zionarsi ; ogni ppolo ch'ebbe schiavi, avrebbe avuto indu
stria e commercio, emancipazioni e civilt. Ora, in tal caso
mestieri descrivere per quali modi avvenga che tanta parte
della terra rimane tuttora ingombra di selvaggi, i quali fin
dal principio del mondo e dell' umana natura perpetua
mente resstono alle minacce della guerra e stanno immobil
mente avvinti alle loro abitdini primitive; i quali talvolta
dminano col terrore le trib vicine, senza per mai ridurle
in corpo di plebe lavorante, e senza aver mai concepito
l'ida di servit; i quali a richiesta dello straniero compra
tore, fanno la caccia degli schiavi, ma senza intndere il
secreto della schiavit e della signora, e trucidando o ab
bruciando i prigionieri, ogni qual volta non arrivi il com

pratore. mestieri adunque descrivere a parte quell'istinto


di signora, che non sempre segue il possesso della forza,
e si svolge solo in certe genti preordinate ad eccelsi destini,

per virt di qualche principio morale o corporeo non com


mune a tutto il gnere umano. Viceversa mestieri descri

vere in qual modo avvenisse che il prisco settentrione, fin


da tempo immemorbile pieno di servi e di signori, pur non
conobbe industrie, e non comprese emancipazioni. me
stieri descrivere come presso i larti dell' Etruria, e i ma
gistrati del Lazio e gli evvarti della Germania, il sacerdo
zio fosse soltanto una forma aggettiva del patriziato ; e al
contrario, presso altre genti la casta militare, priva d'auto
rit religiosa, sottomettesse la sua forza senza intelletto, ai
Dridi, ai Crivi, ai Bramini. E s' vero che presso i La
coni e gli Indi e i Normanni e i Turchi, una casta si

tenne il geloso privilegio delle armi, egli pur vero che


ai plebi di Roma, ai davi delle Gallie, ai luti della Ger
mania fu concessa, anzi fu imposta la milizia; e vediamo
tuttora gli Irlandesi e i Sipi dilatare col sangue loro la
potenza del patriziato britnnico, che li comanda e li si
gnoreggia armati e valorosi, e senza aver pure con essi il

302

sU. PRIRcipio

vincolo d'una fede commune. I principj dell'istoria e della


societ non sono adunque cos smplici ed uniformi, e non

pssono entrar tutti nell'nica formula di Vico, dalla quale


sarebbe omi tempo di prescndere, per delibare una volta
le altre infinite variet dell'istrica descrizione.

E qui si apre la pi generale e profonda delle indgini


istriche, poich in essa si racchiude tutto il principio del
progresso e del regresso, della prosperit e della decadenza.
Presso certe nazioni fin da remoti scoli le cose non danno

pi novello impulso alle ide, e viceversa le ide si acqu


tano perfettamente entro il crcolo descritto dalle cose; co
deste nazioni si sono fatte sistema. Altre genti adnano in

s una tal moltiplicit di contrarj elementi, che la loro vita


civile un continuo squilibrio, ed ogni successiva genera

zione pu quasi dirsi un ppolo novello. Roma nacque a


un tal destino. Posta al confine di tre ppoli e di tre reli
gioni, non lungi dal mare, pel quale arrivvano ad ogni
tratto i vagabondi rifiuti delle grandi nazioni asitiche, ella
raccolse nel suo primo giro una variet di principj, che,
come la donna di Dante, non pot mai trovar posa. Una

famiglia onorava le potenze naturali idoleggiate dagli Etru


schi, e l'altra le astrazioni morali divinizzate dall'austera

Sabina; v'erano sacrificj communi e civili di tutte le trib,


e v'rano le federali solennit cogli altri Latini; ogni citt

d'Italia che si aggregava ai Quiriti, accresceva la moltiforme


famiglia; si agginsero poi le scienze e le poesie della Gre

cia, le superstizioni dell'Egitto, le tradizioni mercantili delle


colonie fenicie ; il Libro degli lsraeliti propal ai ppoli
l'unit di Dio; gl'interessi del ppolo demolirono il patri
ziato; i Csari sommrsero il ppolo sovrano nella colluvie

delle genti; le truppe mercenarie col braccio degli esattori


desolrono prima i municipj, poi si sprsero a pascolare nelle
provincie. Ma Roma ch'era nata da tre ppoli, non ruppe
mai la catena delle prime tradizioni; non si mut del
tutto, nemmen quando i soli brbari portarono le sue

armi; e prese sopra di loro un altro principio di commando, e


persever pur sempre nel primitivo suo pensiero di non

505

DELLA FILOSOFIA

ssere la citt del Lazio, n quella dell'Italia, ma l'urbe

dell'orbe, la citt delle nazioni, dovesse pure con ci con


dannare le sue campagne alla squallidezza del deserto. Qual
differenza fra il Romano, nato per intndersi e immedesi
marsi con qualsasi ppolo della terra, e l'Israelita che si
divide ancora da tutte le genti, come sc la religione di Dio
dovesse rimanere in eterno il privilegio di ddici elette fa
miglie !

Le nazioni civili racchidono in s varjprincipj, ognuno


dei quali aspira ad invdere tutto lo stato, e modellarlo in
esclusivo sistema. Ma prima che l'pera sia compiuta, nuovi
principj si svlgono in modo imprevisto, e dirigono verso

altra parte la corrente degli interessi e delle opinioni. Chi


diede il primo esempio d'assistere i pveri peregrini smar
riti e cadenti per Terra Santa, si sarebbe atterrito se al
cuno gli avesse predetto come i suoi successori dovssero
render formidbile d'armi e di dovizie e d'arcane opinioni
il nome dei templarj. Quando Richelieu domava la feuda
lit francese, non avrebbe mai sospettato d'ssere di non
molt'anni il precursore di Mirabeau. N il primo Califo che si
circond di satlliti turchi, si accorse di preparare la ruina
degli Arabi e il brbaro dominio degli Osmani. N Roma, am
mettendo negli esrciti i brbari, pensava di trovarli in pochi
anni diffusi in tutte le sue provincie. Le ide d'una trib selvag
gia fanno ben sistema colle sue selve; ma quanto pi civile
un ppolo, tanto pi numerosi sono i sistemi morali che nel
suo seno racchiude: la milizia e il sacerdozio, la possidenza

e il commercio, il privilegio e la plebe. E son tutte forze


indefinitamente espansive, che per s tndono a invdere
tutta la capacit dello stato. Quindi l'istoria l'eterno con
trasto fra i diversi principj che tndono ad assorbire ed uni
formare la nazione. Rare volte un principio stabilmente pre
vale, e solo colla lunga pera del tempo e d'una sapiente

perseveranza. Ma quando la tradizione cominciata con Gra


denigo, giunta a soffocare con lunga e artificiosa fatica
ogni altro elemento: quando il principio inaugurato da
Pelagio pervenuto a eliminare gli Arabi e gli Israeliti,
Vol. vii.

504

SUL

PRINCIPIO

e a ripllere ogni nuova ida che venga d'oltremonte e


d'oltremare: quando in somma lo stato pu dirsi divenuto
in tutte le sue parti un sistema , allora si fa palese che

le leggi orgniche non son quelle della immobilit mi


nerale, che la variet la vita, e l'impassibile unit
la morte. E coloro che invcano la pace perpetua, e

l'universale repblica di tutti i regni della terra, vgliono


dilatare a tutto il globo l'oscura esistenza del Giappone ; e
non vdono in quale abisso d'inerzia e di vilt piomberebbe

tutto il gnere umano, petrefatto in sistema, senza emula


zioni e senza contrasti, senza timori e senza speranze, senza
istoria e senza cosa alcuna che d'istoria fosse degna.
Non sembra adunque potersi consentir facilmente che vi
sia una legge fondamentale negli umani consorzj, per la

quale le ide non pssano coesistere senza ordinarsi in


sistema : che quindi ogni civilt formi necessariamente
sistema, il quale non possa mai cadere se non per sostitu
zione d'un altro. I principj civili, a noi pare, sono come le
quantit, le quali per mnime aggiunte o mnime detra
zioni mtano assolutamente il punto d'equilibrio. E cos pure
non crediamo che un nuovo rdine civile supponga una
nuova serie di dati, la quale operando con infallibile con
vinzione sull'intelletto, vi faccia quasi un mutamento di
scena. Non crediamo che la mente sia serva immediata dei

dati che le si prano inanzi; poich, come si potrbbero al


lora spiegare le opposte persuasioni, che frvono sempre
nell'interno d'ogni stato e d'ogni associazione, non ostante
la commune identit dei dati ? La mutazione dei dati do

vrebbe in tal supposto precdere alla mutazione delle ide


e dei sistemi. Ma come mai allora, rimanendo il medsimo

sistema presso una nazione, pssono ssersi travolti , come


per mutamento di scena, tutti i dati delle sue ide ? Qui
si entra in un circolo vizioso, dove il nuovo sistema sup
pone le nuove ide, le nuove ide suppngono i nuovi dati,
e i dati suppngono da capo il sistema. Non per diver
sit di dati, che Pitt e Fox gitano in parlamento il quoti
diano e inconcilibile loro dissenso; non per diversit di

IDELLA FILOSOFIA

505

notizie, che il manifattore dimanda il libero ingresso dei

cereali, e l'agricultore ne dimanda l'esclusione. Il prezzo


del pane un dato commune per ambede ; e se l'uno
approva il prezzo alto, e l'altro il basso, non giudizio
dell'intelletto, ma suggestione degli interessi, e impulso delle
volont. Ci che vi ha di vero in questo si , che gli u
mini frmano di preferenza la mente su quei dati che sono
favorvoli alle proprie inclinazioni, e vorrbbero che i dati
opposti non esistssero, o che gli altri umini potssero
dimenticarli; e i lettori vulgari trasclgono fra tutti quel gior
nale che pi coltiva e pi dula la loro opinione e i loro
interessi, onde la mera lettura si consdera in giudizio come
una confessione di parte, e una disposizione agli eccessi di
parte. Nel che si commette spesso l'errore di scambiare
l'effetto per la cusa. Ed un fatto luminoso che in In
ghilterra, non ostante l'antica libert dello scrivere, le opi
nioni sono assi pi limitate e uniformi, che non nei paesi
ove i vncoli della stampa ristringono la moltitdine alla
cognizione d'un limitato e uniforme complesso di dati. Dal
che si vede quanto predominio nelle opinioni abbia la vo
lont, e quanta distanza interceda fra la implicita o espl
cita cognizione dell'esistenza dei dati, e quel convincimento
dell' intelletto che si pretende infallibile e immediato. E
diremmo che in ci appunto sta il campo della morale li
bert; la quale si esrcita in quell'istante in cui la volont
accetta o ricusa l'equo e smplice esame dei dati, insomma
in quell'istante in cui l'uomo delibera di deliberare.
Quindi non che un ppolo passi alle ide nuove

per la necessit d'escldere la contradizione; ma basta


che per uno smovimento qualunque d'equilibrio, la potenza
trapassi a quella parte i cui interessi consunano all'ide
nuove, od bbiano pi a sperarne che a temerne. Tutte le
riforme legislative pssono considerarsi come transazioni fra
gl'interessi prevalenti. Ora, il concetto di transazione esclude
il concetto di sistema; anzi involge conflitto di sistemi, im

potenti a distrggersi, costretti a compatirsi. Ma queste tran


sazioni, quando sono espresse in leggi, divngono i mduli e

506

SUL PRINCIPIO

i limiti a cui si commisrano tutti gli atti giornalieri della


convivenza; e quindi le menti pndono sempre fra le con

seguenze di quei principj rivali, che prodssero il moto com


posto della transazione. Quindi nei giudizj delle moltitdini,
continue limitazioni e contradizioni ; quindi eterno divorzio

tra la lgica assoluta e la prudenza civile, fra la mode


razione e l'intolleranza; quindi naturale il sospetto della

politica per la scienza pura; quindi il progresso delle le


gislazioni tortuoso come il corso dei fiumi, il quale pure una
transazione fra il moto delle aque e l'inerzia delle terre.
Laonde ogni societ civile si chiude in seno una critica
inevitbile e inesorbile, fatta in contrario senso dai sn

goli sistemi ideali, e riassunta nelle loro utopie; le quali


sono appunto geometre dedutte dall'uno o dall'altro postu
lato, a cui altri interessi oppngono altri postulati e altre
geometrie. Gli uni vdono nel lusso dei ricchi il pane dei
pveri; gli altri lo dicono un insulto alla miseria, un in
centivo alla corruzione, e consgliano la societ a salvarsi
colle leggi suntuarie. L'uno vuol tradurre ogni cosa in in
dustria e in banca, mobilitare la possidenza in cartelle, sic
ch ad ogni fin di mese si possa giocare in Borsa tutto il
territorio dello stato. Altri deplora il terreno che si perde
negli accessi e nelle siepi della minuta possidenza popolare;
vuol incorporare tutti gli sparsi beni in poderi milionarj,
inalienbili e perpetui in poche centinaja di famiglie, per
le quali la possidenza sia una funzione sociale, e quasi un
sacerdozio, necessario a fermare le fondamenta della societ
contro la frana popolare. Altri, ancora in nome della societ
e della morale, vuol abolire la propriet privata, e quindi
l'eredit, e quindi la famiglia; e far compadrone del globo
terraqueo ogni ssere che si conti nel nvero della specie
umana. L'uno vuol solo interessi e lavoro, e in un ppolo
vede solo uno sterminato giumento che volge la mcina del
l'industria nazionale; l'altro vede solo nime senza corpi,
solo intelligenze, e doveri e diritti, e morale e contempla
Z100.

Fra tante dimande che lo sviluppo della civilt suddivide e

DELLA FIL08OFIA

507

moltiplica ogni giorno, lo stato risulta adunque un'immensa


transazione, dove la possidenza e il commercio, la legittima e

la disponibile, il lusso e il risparmio, l'tile e il bello conqu


stano o difndono ogni giorno con imperiose e universali esi
genze quella quota di spazio, che loro consente la concorrenza
degli altri sistemi. E la frmula suprema del buon governo
e della civilt quella, in cui nessuna delle dimande
nell'sito suo soverchia le altre, e nessuna del tutto negata.
La qual contemperata sodisfazione del mssimo numero d'in
teressi, ossia di diritti, fu da Romagnosi espressa colla for
mula del valor sociale diffuso sul maggior nmero dei con
viventi.

E tutti quei mutamenti che noi con ampolloso vocbolo


appelliamo rivoluzioni, non sono altro pi che la disputata
ammissione d'un ulteriore elemento sociale, alla cui pre
senza non si pu far luogo senza una pressione generale, e
una lunga oscillazione di tutti i poteri. condividenti, tanto
pi che il nuovo elemento si affaccia sempre coll'apparato
d'un intero sistema, e d'un intero mutamento di scena, e

colla minaccia d'una sovversione generale; e solo a poco a


poco si va riducendo entro quei limiti di sodisfazione, che
corrispndono alla sua stbile ed effettiva potenza; poich
indarno conquista chi non ha la forza di ritenere. Perloch
quando l'equilibrio sembra ristabilito, e le parti sono con
ciliate, e l'acquistante assume il nuovo atteggiamento di pos
sessore, e talora si fa lcito di sdegnare tutti i principj che ve
lo condssero, pare incredibile che, per gingere a cos
parziale innovazione, tutto il consorzio civile debba aver sof
ferto cos dolorose angosce.

Una transazione apre il campo ad un'altra; i principi che


lttano nel seno del consorzio civile, si fanno sempre pi
moltplici e complessi; nessun d' essi rimane al tutto
abolito; anzi conserva nel suo secreto tutta quella forza
d'espansione, che lo condurrebbe da capo a occupare tutta
la societ, e ridurla in sistema, per poco che venisse meno

la reazione degli altri sistemi. E ogni d vediamo presso le

508

SUL PRINCIP10

nazioni i principj che sembrvano abbattuti per sempre dalla


contrariet dei tempi, rifocillarsi tratto tratto, e palesar la
tenace loro sopravivenza. E cos ad ogni atto legislativo si
rinova la pressione di tutti gli interessi, e si rinova tanto
o quanto l'equilibrio di tutte le forze. Nella qual successione
di mutamenti, la societ non pu mai dirsi sistema; per
ch sistema vuol dire armonia spontanea e concerto preor
dinato, non conflitto continuo e naturale opposizione.
E una successiva transazione fra sistemi rivali non pu
mai dirsi distruzione assoluta d'un sistema, n assoluta

formazione d'un altro; poich la rinovazione cade solo su


qualche parte, ci che Romagnosi esprimeva col dire, che
il progresso si fa quasi per un addentellato. Perloch tutta
questa dottrina, a senso nostro, sarebbe a intndersi diver
samente; e non si pu ammttere che il movimento lgico
e assoluto dell'intelligenza astratta sia idntico al movimento

prudenziale e combinato dell'intelligenza civile. Anzi, il con


flitto dei diversi principj ragionanti, e l'incostante vicenda
delle maggioranze, potranno dar sovente alle deliberazioni
legislative un aspetto quasi irrazionale. E come il principio
della giustizia e del progresso nel contemperamento de
gli interessi, cos nel loro predominio sta il principio del
male; e quando codesta prevalenza si fa stbile e divien
sistema, il principio del progresso si reprime, e la societ
grvita verso la sua decadenza.
L'opinione che le ide d'un ppolo frmino sempre sistema,
si fonda sul principio di contradizione, come se la mente
non potendo tollerare in s medsima nozioni fra loro ripu
gnanti, tendessc invincibilmente a contemperarle, e quindi
a meditarne un sistema. Ci costringe a risalire alla fonte
dello stesso principio di contradizione; ossia a quel giudizio
primo, che alcuni pensrono dover ssere l'affermazione ge
nerale dell'esistenza. Si vuole che ogni giudizio sia l'unione
d'un soggetto con un attributo, il che suppone che la mente
posseda gi l'ida di quel qualunque attributo. E siccome
nel giudizio dell' esistenza , l'attributo consiste nell' ida

DELI,V

509

FILOSOFIA

mcdsima dell'ssere, cos l'ida dell'ssere deve precdere a

qualunque giudizio; con che si ricade di tutto peso nell'on


tologia.
Veramente, l'applicare un attributo ad un suggetto sup
pone gi la distinzione di questi due modi d'ssere, ossa
-

molti precedenti giudizj. Codesta dottrina ritorna adunque


nel circolo vizioso, e in un'eterna scala di giudizi che pre
suppngono altri giudizi, nessuno dei quali potrebbe mai
ssere il primo. Ma poi vero, che le operazioni del
l'intelletto nascente comncino di punto in bianco con un
nitido e astratto giudizio? La descrizione, ossia l'esperienza,
i cui limiti son pure i limiti della dottrina, nulla ne
pu dire. Il senso commune e la religione stessa pngono

un immenso divario fra l'uomo e l'infante; e ritngono che


all'et del giudizio preceda per lungo intervallo l'et dei
sensi. Come impercettibile il punto che divide la cristal
lizzazione minerale dalla piena evoluzione orgnica, e la
vegetazione corporea dalla sensibilit, cos lento e nebuloso
il trapasso dalla inconscia animalit alla bella e sublime
ragionevolezza (1). Che altro la ragione se non il lim
pido e costante uso del giudizio? Chi adunque pretende che
nell'infante il sole dell'intelligenza si levi a improviso e fl
gido meriggio, ingiuria l'adulta ragione, per adeguarla al
l'imbecillit d'un feto appena dischiuso dall'alvo materno.
Basta soltanto lanciare un uomo in un fiume per confn
dere e sospndere almeno per un istante ogni operazione
e dell'intelletto e dei sensi; e si pretende che un feto con
scio solo del silenzio e del tnebre, gettato nel subitaneo
tumulto del giorno e del respiro, improvisi tosto una per
fetta combinazione del suggetto coll'attributo? Quei nostri
buoni antecessori, troppo da noi obliati, che con una vita
d'intensa osservazione si rano fatti degni di penetrare nel
sacrario dell'induzione psicolgica, avvano perci supposto
una statua ideale, su cui plcido discendesse il dono d'un
(1) Vedi nel nostro volume VI lo scritto del prof. Giorgio Jan Sul
l'uomo considerato come un proprio regno dell'istoria naturale.

510

SUL PRINCIPIO

primo senso. E avvano molto sagacemente congetturato, che


quell'intelletto nascente non avrebbe potuto a prima giunta
discrnere s medsimo dalla sua sensazione. E solo nella

serie continua di pi confuse percezioni avrebbe potuto se


parare in qualche modo l'elemento costante e suo proprio
dal mutbile e successivo; adombrare la prima distinzione
tra l'io e il non io; raccgliere le prime forme, e diri quasi
le prime nebbie, i cui contorni sempre pi determinati

divngono a poco a poco la negazione e l'affermazione, la di


versit e l'identit, tutto insomma l'apparato d'un perfetto
giudizio. Il mondo pera sulla mente, e la mente riagisce sui

sensi; e solo dopo un lungo esercizio le potenze interne si


trvano svolte; il feto stpido diviene il fanciullo; e il fan
ciullo senziente s'avvicina al possesso della ragione. ll mondo
pera sulla mente, provocndola, corroborndola, modificn
dola, come la luce, che, nel riverberarsi da una lmina di

Daguerre, la modifica e la dipinge, e vi prepara a s me


dsima un rivrbero successivamente diverso. Prima che l'in

telligenza rifletta con lcido giudizio l'universo, l'universo


deve trar fuori dai nativi inviluppi l'intelligenza, come la
luce, prima di specchiarsi in una rosa, deve operare a svl
gerla dal bottone ov' rinchiusa. Ed un errore omai troppo
tenace e tedioso quello di suppor sempre che l'intelletto, a
guisa di plvere accesa, svolga d'un tratto tutta la potenza
d'un astratto giudizio, mentre il fatto, o per dirlo con pi
favorito vocbolo, la descrizione dell' infante vivo e vero ci

attesta un lento e quasi impercettibile sviluppo delle qualit


veramente umane; e ci porge ragione d'indurre, che anche
in quei primordj che sfggono ad ogni osservazione, la
natura proceda colla stessa gradualit, colla quale prosegue
da poi.
Ma se, rimosse le vane supposizioni, riguardiamo all'isto
ria vera dell'uomo, vediamo che codesta malintesa preno
zione dell'ssere si risolve nella capacit di concepirla, ossia
nella facolt d'affermare e di giudicare. E per verit non
si vede qual profitto ritrggano le scienze nello scambiare
il nome d'una facolt con quello d'un'ida. N vediamo come

DELLA FILOSOFIA

311

un'ida possa essere presente allo spirito, quando lo spi


rito non se ne avvede. N parimenti vediamo come si possa
dire che l'ida precede alla sensazione, quando la sensa
zione si ammette necessaria ad occasionare l'ida; il che torna

all'assurdo che l'ida in un medsimo atto precede e suc


cede. N il supposto d'una statua senziente per s pi
assurdo di quello d'una statua giudicante, e giudicante con
perfetto giudizio nel primo istante della vita. Le operazioni
dell'intelletto non comnciano n colla sensazione, n col

giudizio, n con altra separata sezione delle umane facolt,


ma con tutto il loro complesso, e in un modo prima oscuro
e dbole, che coll'esercizio si va rischiarando, fino al com

pleto sviluppo della ragione. I vantati progressi della recente


filosofia ci smbrano cos poco veri, che quanto sappiamo
di codesto argomento non oltrepassa quanto ne fu detto due
scoli addietro, quando spuntava appena la scienza esperi
mentale. Egli evidente che solo per gradi insensi
bili acquistano i fanciulli le ide degli objetti che loro
son pi familiari; e se in appresso non si ricrdano del
tempo in cui le hanno ricevute la prima volta, egli
perch sbito dopo la loro nscita, circondati da tanti
objetti che su loro perano continuamente e in tante
diverse maniere, siffatte ide s'prono un passaggio en
tro di loro senza loro saputa. (Locke compend. da
Winne, L. lI, C. 1).
Perloch quando si afferma che il vecchio Locke co
mincia l'istoria della mente umana, . avec la sensation nette

et claire et complte, si crea una dottrina imaginaria,


pel piacere di confutarla; poich una facolt che si svolge
per gradi insensbili, confusamente, e inconsciamente, non

molto nitida, n molto chiara, n molto completa


Si vuole che la nozione di qualit mplichi quella di su
stanza, e perci la sensazione che non d la nozione di su
stanza, non possa dar nemmeno quella di qualit. Noi

sentiamo quasi ripugnanza a riprodurre ai nostri giorni fra


tanta luce di nuove scienze queste controversie scolstiche. Pure,
astretti a farlo, diremo che l'ida di sustanza astratta da

512

SUL

PRINCIPIO

tutte le qualit riesce logicamente posteriore alle qualit


stesse, e meramente negativa. E inoltre una sustanza spo
gliata dalle sue qualit idntica a qualunque altra su
stanza ; e il pirronista potrebbe dire che essendo idntica
e altra, assurda e contradittoria. E noi per non pirro
neggiare diremo alla buona, che, rimosse tutte le forme e
tutti i colori, rstano le tnebre, e che concepire le sustanze
una frase assurda come quella di vedere le tnebre.
Coll' appoggio di questa dottrina si vuol provare che il
giudizio un atto necessario e infallibile, e che la diversit
dei giudizj dipende solo dalla diversit dei dati che si af
fcciano alla mente e la costrngono. Ma se l'altezza delle
ide dipendesse dalla qualit dei dati, il genio verrebbe a
confndersi coll'erudizione. Questa importuna dottrina dell's
sere nega dunque il genio, sopprime ogni gradazione degli
intelletti, e per poco non distrugge tutta l'attivit e libert
dell'nima,

Se poi l'istoria dipende dalle ide che inspirano gli uo


mini, e le ide dipndono dai dati, le ragioni prime dell'i
storia stanno nella material catena dei fatti, ossia il princi
pio dell'istoria l'istoria medsima. E quindi bisogna ne
gare affatto l'azione di tutti quei principj morali, che,
serpeggiando fra le nazioni dall'una all'altra estremit del
globo, bbero tanta parte nei loro destini.
Ma se l'intelligenza non pu emanciparsi de' suoi dati,
ossia dal sistema che la circonda, come avviene che tante

volte la ragione individuale combatte colle opinioni della


moltitdine? Se

la

mente

non

ha

modo di verificare le

sue operazioni, n di resistere ai grandi errori in seno


ai quali vivono quasi sonnmbule le nazioni, non si pu
chiamarla infallibile, se non si scambia la verit colla cre
denza, ossia la verit coll'errore.

Bacone non depresse l'intelligenza umana, quando la fece


risponsbile de' suoi errori; n le diede una fallace scorta,
quando invit a corrggere coll'esperienza esterna gli arbi
trj dell'imaginazione. Chi crede la natura ordinata da un

pensiero, non pegher umiliarsi inanzi al testimonio che il

545

DELLA FILOSOFIA

creato, rende all'rdine universale; chi lo nega, mostra di


crdere che la natura sia l'pera del caso. Era lcito par

lare del caso delle sensazioni, finch la poesia primitiva


popolava i fiumi e gli astri di spiriti liberi e bizzarri; ma
noi eletti a vivere dopoch la scienza ebbe intesa la ragione
e la misura dei moti celesti, e le proporzioni numriche e
le regolari sostituzioni che infrmano tutte le cose, dob
biamo umilmente rientrare nel seno della creazione, come

in un tempio tutto perfuso dallo spirito che vi risiede ; e

nell'esercitare la libert del nostro principio interno, dob


biamo accettar saggiamente la scorta di quel lume, che l'r
dine universale diffonde intorno a noi.

Le occasioni esterne allora si combinano coi principj mo


rali a svelarci le ragioni dell'istoria; in seno alla quale ve
diamo l'intelligenza svlgere la infinita variet delle leggi,
delle istituzioni, delle lingue, delle scienze, delle arti, delle
opinioni. E nel vasto loro complesso ella pu contemplare
le forme e i lmiti della propria interna potenza, che in
darno tenterebbe esplorare nel germe chiuso dell'infante o
del selvaggio, o nelle malsicure induzioni della eoscienza in
tellettiva. Allora la filosofia sar il nesso commune di tutte

le scienze, l'espressione pi generale di tutte le variet, la


lente che adunando gli sparsi raggi illmina ad un tempo
l'uomo e l'universo.

Ma purtroppo qual ora la filosofia, discorde da tutto


il sapere umano, sprezzatrice delle scienze positive, e corri
sposta da ogni savia mente con eguale disprezzo, tutta crica
di ricerche insolbili, di dubbj assurdi, e di pi assurde dimo
strazioni, sarebbe un vanissimo perditempo per la giovent,
anche quando non le inspirasse una funesta presunzione, e
uno stolto odio per quelle discipline csperimentali che fanno
la potenza e la gloria delle moderne nazioni.

Dott. CARLo CATTANEo.

N()RIZIE
--------

Sugli istituti di beneficenza e d'istruzione in Forli (1).

Fin dai tempi di Howard, noto il flrido stato della pblica benefi
cenza nelle grandi citt d'Italia; ma i men popolosi municipj troppo fa cilmente sfuggirno agli osservatori, quantunque pssano fornire anch'essi
la parte loro d'tili esempi. E in fatti la Cassa-Risparmio di Forl

forse la meglio intesa di tutte, e perch si apre ai depositanti nelle do


mniche con caritatvole riguardo al prezioso tempo degli operaj: e
perch nima con premj gli sforzi dei pi pveri : e pi ancora, perch
scontando le cambiali dei probi industrianti, adpera gli avanzi degli ope
raj a promover le imprese di quelli che li provdono di lavoro.
Forl pccola citt in pccolo territorio, che ridutto in quadro ap
pena avrebbe otto miglia di lato; e misura 2 15 mila prtiche mtriche;

alquanto meno del territorio Cremasco, che ne conta 247 mila. Ha 55


mila abitanti, di cui 15637 nella citt, non compresi i forestieri e i
mille umini del presidio. Ragguagliando adunque 155 nime per ogni
chilmetro, pu annoverarsi fra i pi popolosi territorj d'Europa. E qui

convien notare che la regione di cui Forl fa parte insieme con Ra


venna, Faenza, Cesena e Armino, perch si chiama Romagna, da molti
si suol confndere colla Campagna di Roma, anzi, con tutto lo Stato
Pontificio. Ma quel nome non provenne da' suoi rapporti con Roma;
bens dall'aver appartenuto anche nel tempo dei Longobardi all'lm
perio Romano d'Oriente, o Romania. E si diceva anche Esarcato di
Ravenna, e Pentpoli, e non ha guari dipartimento del Bubicone, e ora,
compresa Imola, forma le due piccole Legazioni di Forl e Ravenna.

E paese smile alla Lombarda, tanto per il linguaggio degli abitanti,


quanto per la molta divisione e la diligente cultura delle terre. Quattro

quinti dei beni (17o 147 pert. m.), sono in libero possesso privato, ripar
titi in pi di mille ditte d'stino. I beni inalienbili formanti l'altro
(1) Questa notizia tratta dalle Memorie istriche, ec., sullo stato della
beneficenza e istruzione pblica in Forl, di Sesto Matteucci. Faenza,
Conti, 1843.

NOTIZIE

315

quinto, perla met incirca appartngono al clero (2o 817 p. m.); per una
mnima porzione a fedecommesso privato (7 151 p. m.); e pel rima
nente (15 551 p. m.), a 3o piccole fondazioni di beneficenza, e 2o di
pblica istruzione. Quelle ne ritrggono un'entrata di 172 mila franchi,
e queste di 65 mila; cosicch il patrimonio del ben pblico pu va
lutarsi a ben sei milioni di capitale, in un territorio che corrisponde

alla centsima parte della Lombarda, e meno che alla 25ooparte della
Francia. un fatto che meritava d'ssere descritto.
l'ospitale, dotato di 4oo mila franchi da un Augustini, di 96 mila da
un Matteucci, e d'altre generose elargizioni, incominciato nel secolo XVIII e
compiuto nel XIX, conta 14o letti, c ricetta nell'anno 1373 infermi,
colla mortalit d'un dieci per cento. V' annessa una Casa degli
Esposti, il cui dispendio (52 mila fr.) si distribuisce sui Communi, in

misura della popolazione; ricetta nell'anno 7o infanti, che per lo pi


si allvano alla vita campestre; ma i direttori li fanno poi venire al luogo
pio almeno una volta all'anno, per vederli e interrogarli ad uno ad uno
sul trattamento che ricvono nelle famiglie.
Il Monte di Piet fu aperto nel 151 1. Pochi anni prima, essendo partito
di Forl l'nico banchiere israelita, Caterina Sforza signora di Forl, ne
fece invitare un altro da Bologna, affinch prestasse sopra pegno al
trenta per cento; il che pure, come dice uno scrittore, u fu di gran
cmmodo ai pveri ! m Il prvido istituto fior adunque, e sussidiato da
molti benefattori prestava al cinque. Ma nell'invasione francese del 1797,
rimase depredato, colla prdita di 35 mila pccoli pegni, e di circa 24
mila franchi del luogo, e molte argenterie e gioje che i privati vi ten
vano in fidata custodia pel valsente di 2 milioni e 68o mila franchi. Il
governo itlico lo dot poi di 96 mila franchi; e ora si fanno annual
mente 15 mila pegni al quattro.
I pveri infermi della citt, nel ragguaglio di 69 per giorno, hanno
la gratita cura di sette tra mdici e chirurghi. V' per loro uso
una speziera, istituita da Eufemia Corbizzi e dal dottor Savorelli. Ma i
contadini sono, come dice l'A., senza cura mdica u nelle mani degli

emprici e cerretani, che coi danari mngono loro la vita. n. Eppure fin
da scoli addietro rano sparsi in quelle campagne 12 piccoli ospitali,
come 9 ne contava la citt.
Nel scolo XV surse tra la fame e la pestilenza una pia societ,
arricchita poi dalle eredit Bernardi, Mazzoni ed altre ; e aveva acqui
stato il singolare diritto di giudicare sulla miserabilit de'rei, onde
partecipar potssero al beneficio della pblica difesa, e di nominare il
custode delle crcri, e visitarle. Fu abolita ; ma in otto case ch'rano
di sua pertinenza, hanno gratita abitazione 185 poverelli. Un'altra pia

societ detta dei 9o Pacifici, eretta tra le fazioni civili del scolo XVI,
per riparare alle calamit che avvano consunto pi d'un quarto della

cittadinanza, lasci un pio luogo che alleva ai mestieri alcuni pveri


fanciulli. Un'altra fondazione destinata alle fanciulle. E alla prima

vnnero aggregati alcuni rfani, anche paganti; alla seconda, le rfane.

Sc si aggingono le doti, gli alimenti, e altre carit di lscito privato o

516

NOTIZIE

di confratrnite contribuenti, il numero dei sussidiati in Forl oltrepassa

il migliajo. E tuttava l'oziosa mendicit vi rigrgita dal contado.


Faremo cenno anche dell'istruzione pblica. - Nel 181 o, avendo il
governo itlico ordinato ad ogni Commune di provedersi di proporzio
nate scuole, Forl ne fond quattro maschili, che nel 1842 contvano

17 allievi; ma le fanciulle

del ppolo rimngono ancora inculte. Gl'in

fanti sono in cura di donnicciuole miserbili e superstiziose, stipati in


mide cmere, seduti tutto il giorno e inoperosi. Una scuola di mutuo

insegnamento, al modo di Toscana, fu aperta nel 1819 dai signori Ci


cognani, Bofondi e Secreti, ma dur solo due anni.
Il ginnasio o lico fondato da un Cesarini, e ampliato dal municipio,

comprende anche lo studio dell'lgebra, della filosofia e delle belle arti;


e conta 238 scolari. Nel seminario 79 allievi tra interni ed esterni
stdiano grammtica e teologia. - Un altro ginnasio con 16o allievi
tenuto dai Gesuiti, i cui libri di testo sono le granmtiche dell'Al
varo e del Porretti, la retrica del Decolonia, la filosofia del Dmowski e

la fisica del Folini. Vi sono varie fondazioni per sussidiare gli stu
denti in patria e fuori. Al solo legato Savorelli deve Forl, in questi
ltimi anni, 2 1 mdici, 17 legali e 2 agrimensori. In tutto, gli studenti

di tutte le classi erano 745. L'anatmico Morgagni e il fisico Matteucci


vivente fanno prova della felice disposizione dei Forlivesi alle scienze.
ll municipio ha una librera di 16 mila volumi, con alcune collezioni
d'istrumenti chirrgici, cose naturali e pitture. L'Ateno, che comprendeva
quattro societ, una di studj, una di msica, una d'arte dramtica e una d'eser
cizj corporei, con sale di lettura e premj d'agricultura e d'industria,
cessato da trdici anni. l aonde l'A. deplora nella sua patria quella ch'
ia commun piaga di molte citt italiane, l'ozio disonorvole della pi
facoltosa giovent. E deplora inoltre a il non vedersi alcun monu
a mento di pblica gratitdine ai benefattori, la frequente inosservanza
a delle disposizioni testamentarie, e il non darsi mai publicamente al
a cun conto. n

Desideriamo che siffatte descrizioni degli istituti di pblica provi


denza si fcciano per tutte le citt nostre, e per l'utilit dell'csempio, e
per disanimare l'ignoranza oppositrice, e per mettere in luce i savi pen
samenti che spesso giciono obliati, e comporne quasi un florilegio del
l'umanit.

Nuova scuola di chimica industriale in Milano.

N on da gran tempo che segnavamo nello studio chmico a un'ine


splicbile lacuna della gloria scientfica dell'Italia (1), ed esortavamo
a darvi qualche straordinario impulso, a trapiantarla in tutte le citt
(1) Ncl nostro volume, V. Variet Chimiche pei non Chimici.

NOTIZIE

517

nostre, a coltivarla, a favorirla; e pregavamo la giovent che sta per


avviarsi a un'ignbile vita d'ozio e di nullit, di rivlgervi una parte
della sua sciupata opulenza, e collegarsi ad aprire un laboratorio, a ve
dere le operazioni degli esperti, che fra noi s'affatcano solitarj e non
corrisposti. Che la danarosa giovent dal fondo delle sue stalle e
delle sue cantine ci potesse esaudire, era troppo temeraria speranza.
Ma il nostro voto in ogni modo compiuto. ll laboratorio aperto, e
gli amatori che in centinaja si affllano al nobilssimo tratteninento.
prvano quanta pur sia nel nostro bel paese la disposizione ai slidi
studj e al vero incivilimento.

Sieno grazie adunquc al venerbile vecchio cui si deve la principal


parte di questo beneficio , agli altri che col danaro e coll'pera vi
contriburono, e al nostro egregio collaborato e Antonio De Kramer, che
abbandon la ben presa via delle scoperte chmiche e della riputazione
scientifica, per farsi insegnatore elementare d'una scienza che tanta luce
arreca alle menti, e tanto vantaggio ai pblici interessi.
Ma perch possa egli fra pochi anni vedersi intorno uno stuolo di
vlidi operatori, che propghino poi fra la moltitdine degli industrianti
l'inestimbile beneficio, non basta la teatrale attenzione di numerosi
spettatori. Questa potr bens diffndere l'amor della scienza, farne
gustare la pocsa; poich in un corso di chimica v' di che scaldare

l'imaginazione dieci volte pi che in tutte la nenie potiche del scolo.


Ma se colla lettura dei libri e la vista delle pi mirbili operazioni si
pu intndere la chimica, solo nelle perseveranti fatiche del laboratorio
si pu veramente impararla. Quindi, piuttosto che alle centinaja degli
uditori, noi volgiamo le nostre migliori speranze agli otto o dieci fortu
nati, che dalla nostra citt e dalle vicine si destinssero a fare nel labo

ratorio del nostro amico quell'efficace apprendimento, che si richiede a


rappresentare una scienza viva, cio una scienza nella quale par quasi
straniero e profano chi non ha fatto scoperte.

A questo voglia pensare chi primeggia sul nostro commercio, e chi pri
meggia sul commercio di quelle altre citt che hanno pi interessi d'in
dustria, e sopratutto di miniere, per deputarvi givani che coll'ingegno c
colle preparatorie cognizioni pssano degnamente rappresentarle.

Intanto in siffatte fondazioni scientifiche, cos scarse ancora fra noi,


si vede aperta ai facoltosi una non equivoca via d'onorare il nome loro,
c beneficare la pblica morale; poich una giovent oziosa con troppo
frequenti e manifesti esempj d diritto a dire, che la ricchezza dei padri
pu ssere la disgrazia dei figli.

Una scoperta.

tante speculazioni geolgiche, dopo tante esperienze chimiche,

dopo tante escavazioni spinte sino a cinquecento braccia pi in gi della


superficie del mare, infine la verit che, o per paura del freddo, o per

58

NOTIZIE

rossore della nudita, dorme sotterra colle marmotte, alfine la verit


trovata.

Il Curioni, e il Matteucci, e il Bunsen, e il Passerini, e il Gzzeri,


e il Piria, e il Pilla, e non so quanti altri, hanno avuto un bel distil
lare, e abbrustolare, e pesare, e conteggiare, e un darsi ad intndere

d'aver pescato nel combustibile di Monte Bmboli il sopracetato amm


nico, e la pirolcina, e la naftalina, e altri loro siffatti arziggoli, coi

quali tanto arditamente spcciano di decidere le cose del mondo. E i


sigg. Savi Paolo e Savi Pietro bbero assi torto di strasecolar tanto
perch i terreni non avssero fatto il loro dovere, e il carbon fossile
si trovasse come il cculo in nido non suo.

Erano tutti sogni. Le cose sono tutte al luogo dbito; i Congressi


scientifici dovrbbero vergognarsi di alzar tanta plvere per cose cos

chiare e patenti. Il combustibile di Monte Bmboli non ammoniacale,


non carbon fossile n cattivo n buono, non tampoco litantrace an

malo, ma vera verissima lignite, giusta la scoperta del sig. lgnazio


Cant, frescamente annunciata nella Gazzetta di Milano di non so qual
fortunato giorno del prssimo passato marzo. Facciamo quindi tutte le

pi implicite ed esplicite disdette e ritrattazioni ed abjure, in caso di


vita e in caso di morte, per quanto abbiamo detto sui carboni fossili delle
Maremme Toscane, nel deplorbile nostro nmero 36, che Dio ci perdoni.

IL POLITECNICO
FASCICOLO XL.

MI E MI C) R ! E

Ai mdici dei venturi congressi scientifici


d'Italia.

Alr approssimarsi del tempo, in cui gli scienziati italiani


terranno fra noi il sesto loro congresso, non posso tenermi
dall'aprire a tutti quelli che formeranno in esso e nei suc
cessivi la sezione mdico-chirrgica, un voto del mio cuore.
Fin da quando gli scienziati della nostra penisola si radu
nrono la prima volta in Pisa, l'attenzione del pblico si ri
volse in particolar maniera ai mdici e chirurghi, dai quali
pi che dai naturalisti era da aspettarsi un vantaggio im
mediato all' umanit. Le loro sedute frono affollate, ru

morose, procellose; quindi tanto pi grande si suscit nei


profani l'aspettazione: parturient montes. Alla chiusa dei pro
tocolli gli scienziati medsimi s'accrsero e confessrono di
aver perduto tempo e fiato in questioni o frvole o non

disputbili, o che meglio si sarbbero potute disctere col


mezzo della stampa, modo pi solenne, meno suggetto ad
ambiguit e ritornelli, e in sostanza pi spedito, e se poco
cmmodo e piacvole alle lingue fcili e petulanti, potente
arme del vero ingegno c della soda eloquenza.
V oL. vii.

--

520

AI MEDICI

Le questioni vane o nello stato presente delle mdiche disci


pline non suscettibili di soluzione, androno diradndosi, ma
non mancrono del tutto neppure nel congresso lucchese. Pe
rocch in tanta copia di malattie che non hanno rimedio, io
chiamo cosa vana l'occuparsi di rimedj incerti e pericolosi
usbili nelle febri intermittenti, che il prtico meno esperto
sa vncere in modo tanto sicuro (1): cosa poco men che
vana l' occuparsi d' indirette esperienze fisiolgiche onde

scoprire negli umori animali la presenza d'un sessantsimo


di grano d'arsnico, mentre possediamo mezzi chmici di
retti che vlgono a mtterne a nudo la diecimillsima par

te (2): n parmi che il congresso milanese potr dare quella


classificazione delle malattie mentali desunta dai fatti clnici

e confermata dall'anatomia patolgica, che gli si dimand(3),


essendo noto a tutti, che alterazioni fisiche costanti ed esclu

sive ai cervelli dei matti non si conscono, n potndosi


sperare che basti a tale scoperta il prestabilito corso d'un
aI)IO.

Si detto, ed io non m'oppongo, che gli scienziati ita

liani ordinrono gli ltimi loro studj ad un movimento pi


vasto, filosfico, umanitario. Si continuata in modo per
frivolo e senza preparazione la discussione sul regime pe
nitenziario; si dissert sulla vaccinazione e rivaccinazione,
sulle risaje, sulla degenerazione cancerosa dei tessuti; si
propose di parlare successivamente della lebra, delle pa
ludi, della scrfola e via discorrendo. Ma oltre che anche

queste materie non reclmano necessariamente il concorso


personale e la viva voce di tante scientifiche celebrit, n

possibile discterle perentoriamente nel breve giro di qun


dici giorni, nessuna di quelle gi discusse port a ri
sultamenti cos benfici e splndidi che i profani sien ri
masti dal dimandare che cosa hanno operato cotesti scien

ziati ? Da tutti si voglion fatti, e non parole o promesse;


(1) Vedi gli atti del Congresso Lucchese: seduta mdica del 2o settem.
(2) ldem, seduta del giorno 25.

(5) ld., seduta del giorno 29.

DEI VENTURI CONGRESSI

52

vuolsi il bene materiale, palpbile e pronto. E quelle citt

specialmente che per qualche tempo bbero spiti di tanto


mrito nel proprio seno, e che carezzndoli, onorndoli, fe
steggindoli acquistrono diritto alle prime loro cure, nel
vederli partire senza lasciar di s alcun notvole pegno,
naturale che prvino un senso quasi di malcontento e di
singanno.

Se io mal non m'appongo, i congressi scientifici della


Germania sppero meglio conciliarsi la stima e il deside
rio di tutta la nazione. Nell' autunno del 1857 , allorch

i mdici e naturalisti di quella parte d'Europa si radun

rono in Praga, essndomi abbattuto in cotesta citt pochi


giorni dopo la loro partenza, potei assicurarmi che l'augu
sta solennit dell' incoronazione, avvenuta quasi contempo
raneamente, non aveva lasciato nella capital della Boemia una

pi viva memoria, una pi profonda commozione. Il che


si attribuisca pure all'indole di quei ppoli del settentrione
forse pi facili a contentarsi, alla maggior fede ch' essi
hanno in certi nomi alto-sonanti, e ad altre cuse estranee

ai congressi; io ne do il mrito principale al modo vera


mente esemplare con cui vi si tngono quelle scientifiche adu
nanze. Dagli atti della riunione di Praga appare evidente
mente che col i mdici ed i chirurghi si astngono me
glio dalle controversie scandalose, e quantunque portati dal

loro indole alle metafisicherie, danno maggior importanza


ai veri studj prtici e positivi, convertendo spesso le loro
ule in cliniche, invitando a consulto, presentando ammalati,
facendo insomma quello che torna di particolare profitto

al tempo e al luogo del Congresso, e che solo pu farsi in


SI

TaT

OCCSIOIC.

Or bene, ecco a che si riferisce il mio voto. Io deside

reri che un costume, il quale, per ci stesso che fu onorato


dalla Societ madre, ha diritto di essere adottato dalla fi

glia, si favorisse ed estendesse in proporzione dei beni


che promette. Non arricciamo il naso alle smplici e mode
ste narrazioni dei casi correnti nella giornata, purch f
frano qualche singolarit. Facciamo pur conscere ai mdici

529

AI MEDICI

e chirurghi congregati da tante parti d'Italia le rarit pa


tolgiche della nostra provincia. Come si vdono compa
gne di gelogi fare escursioni poco lungi della sede del
Congresso per conscere ed illustrare un terreno, cos si
vdano commissioni di mdici, scelti fra i pi riputati d'I
talia e fuori, recarsi a quegli ospitali, a quelle case private,
ove sono malattie oscure, gravi, refrattarie, da rischiarare
e guarire; si vdano drappelli d'eletti chirurghi non pro
porre soltanto operazioni inaudite, e presentare nuovi stru
menti, ma praticare le stesse operazioni e usare gli stessi
strumenti nei casi acconci, che pur troppo non si fanno
desiderare. I cultori esclusivi di speciali rami della medicina
e chirurgia prtica seno di preferenza invitati a pagare
colla loro pera gratita nelle opportune circostanze le cor
tesi accoglienze ricevute.
Non parlo della maggiore istruzione che verrebbe alla
stessa classe dei mdici senza compromttere tanto i loro
polmoni, il loro decoro, la loro pace; non parlo del campo
che si aprirebbe alla vera abilit di farsi largamente con
scere, e d'assicurare sempre pi la sua fortuna. Qu solo
questione del vantaggio che ridonderebbe alle citt sedi del
congresso, mssime ove queste non fossero delle pi grandi
e delle meglio proviste in fatto di personale sanitario, e

dell'impressione favorvole che dovrebbe lasciare nelle me


dsime un congresso di questa natura. Non si guardereb
be allora con indifferenza o con beffardo sogghigno l'ar
rivo dei dotti; non si direbbe pi che convngono ad un
carnevale scientifico, ad una tvola rotonda; si cesserebbe
una volta dal dimandare che cosa hanno fatto, che cosa

fanno? Perocch quand'anche i loro tciti e sparsi bene


ficj sfuggissero ai processi verbali ed al rendiconto fi
nale, non mancherbbero d'ssere registrati indelebilmente
nell'nimo de'beneficati. Quelle pusillnimi feminette che
non avrbbero mai permesso al chirurgo di guarirle, se non

fssero accorse tante celebrit a dissipare colla loro pre


senza le dubiezze dell'nimo : quegli infermi, che smili al

paralitico della probtica piscina, non sarbbero forse mai surti

323

DEl VENTURI CONGRESSI

dal loro strato, se la vicenda delle unioni scientifiche non

avesse loro portato inanzi un redentore: tutti quegli infelici


che dalla data d'un congresso dateranno la loro inaspet
tata salvezza, come non benediranno fino alla morte chi di

principio ai congressi, chi li protegge, chi ne fa parte! Si


sa che la virt non pu tutto ci che vuole, e che il n
mero dei mdici non sempre quello che decide della
buona riescita d'un consulto; ma i poverelli che avranno

visto intorno al loro letticciuolo una corona d'Esculapj,quale


appena avrebbe potuto invitare il primo re dell'universo,
dovranno rimanere edificati dallo stesso spettcolo di tanti

sforzi che cospirrono, bench invano, ad un benfico fine,


e morire pi rassegnati.
Vedo bene che il mio voto nulla ha di commune colle

sublimi odierne aspirazioni umanitarie, ma pure mira diritto


diritto al bene dell' umanit ; e se il municipio milanese
ebbe offerta una considerevol somma per una o pi espe
rienze atte a far progredire qualsasi delle scienze fisiche e
naturali, chi oser biasimare l'appello ch'io faccio in partico
lare ai membri della sezione mdico-chirrgica, perch spon
taneamente vgliano in simil modo contribuire all' avanza
mento della loro scienza, giacch le cure mdiche e le

operazioni chirrgiche istituite nei casi opportuni e sotto


gli occhi del pblico, sono in fondo altretante esperienze,
che istruiscono e persudono meglio delle pi eloquenti
perorazioni, le quali pssano scaturire dalla bocca o dalla

penna de'nostri corifei. Se per gli egregi membri credssero


cosa gretta e meschina l'occuparsi in un congresso di casi

individuali e presenti, ed amssero meglio spaziare nelle infi


nite generalit, e speculare sui destini dei scoli avvenire,
lo fcciano, che il campo schiuso anche a questi diva
gamenti, ma si rassgnino a sentire ancora per un pezzo
quell' amara dimanda : che cosa hanno fatto cotesti scien
ziati?

Dott. VERGA.

Cenni istrici sull'Istituto Veterinario

di Milano (1).

Non

rano corsi molti anni dacch il benemrito Bourgelat


aveva fondato la madre-scuola veterinaria di Lione (1761),
e quindi con maggiore apparato scientifico quella d'Alfort
(1769); e appena sul suo esempio il Brugnone aveva aperto
la prima scuola italiana nella Veneria di Torino (1769), e
l'italiano Scotti un ospitale per gli animali in Vienna (1769),
che, regnando sul Ducato di Milano e di Mntova l'inpe
ratrice Maria Teresa (1772), si mandrono a studiar l'arte
veterinaria in Lione i tre givani mantovani, Antonio Fer
denzi, Giambattista Volpi e Francesco Bollini, a cui tnnero
poi dietro Giambattista Lucchini e Luigi Ponti.
Ripatriato il Bollini deputvasi tosto a riparare a un grave
morbo che distruggeva allora i bestiami nell'Agro Mantovano;
e si dedicava poi a darvi istruzioni sulla varia influenza
dei pscoli, sul governo degli animali e sul modo di cu

rarne le pi frequenti infermit. ll Ferdenzi e il Volpi ven


vano in quella vece spediti a Firenze, a farvi pi fondato studio
dell'anatoma comparata, e ad addestrarsi sotto il Fontana
nelle preparazioni in cera. E della perizia da loro acqui
stata fanno bella prova diversi studj anatmici, fra i quali
una Vnere anatmica, operata in cera dal Volpi, che trvasi
nei Gabinetti dell'Universit di Pavia, dove prima del 1701
si pensava d'aprire una scuola veterinaria, che poi si trov
pi convenvole in Milano, come in pi vasto campo di
prtica e d' insegnamento.
(1) Queste notizie vennero raccolte dai dottori Sebastiano Arvedi e
Lucrezio Minoja, l'uno direttore e l'altro professore nello stesso Istituto
Veterinario. Alcune si rano gi date dal dottor Giuseppe Canziani
ne' suoi Cenni istrici sull'arte veterinaria, che si lggono nel V vo
lume del Politcnico.

sULL'ISTITUTo vETERINARIo

525

I due valenti givani, desiderosi al loro ritorno d'eserci

tare l'arte novella, trovrono finalmente valvole protezione


nell'imperator Giuseppe II, venuto allora in persona a pro
mvere le memorbili sue riforme nei due Ducati ; e ne

ottnnero, oltre ad un sussidio pecuniario, l'uso gratito


d' alcune cmere nel Lazaretto, ove per tenue retribuzione
comincirono ad istruire i marescalchi nella bassa veteri

naria e nella ferratura (1787). Adattato poi a miglior uso


il luogo, comincirono nel 1790 a darvi pbliche lezioni. Non
solo i givani marescalchi potvano accrrervi liberamente,
ma avvano anzi il dovere di frequentare almen per un anno
la scuola, prima d'ssere abilitati ad aprire officina in citt.
Cos l'insegnamento veterinario si trov regolarmente tra
piantato in un paese, che per la floridezza agraria e il vivere
signorile ne porgeva grande l'opportunit.
Sotto la successiva dominazione napolenica, il prncipe
Eugenio, vicer del nuovo Regno d'Italia, decretava che la
scuola veterinaria della capitale dovesse modellarsi a norma

di quelle dell'imperio francese, e sotto forma di collegio. E


cos appunto venne aperta per l'anno scolstico 1807-1808
nel soppresso convento di Santa Francesca, di fronte al pri
mitivo luogo del Lazaretto. E si pens di riunire in quella
le altre tre scuole veterinarie che si trovvano nel Regno,
cio quella di Pdova, istituita negli ultimi anni della Re

pblica Vneta dal parmigiano Giuseppe Orus, quella di


Ferrara, e quella che nel 1791 rasi aperta in Mdena dai
veterinarj Misli e Veratti. La imperfetta istruzione, data
gi con meschini apparati in quelle scuole nascenti e sparse,
venne allora estesa a tutti i rami della scienza, e confidata

a un corpo di professori. N crediamo noi che pssano


tornare di vero lustro agli studj o d'importante servizio alle
popolazioni quelle scuole che si vanno oggid progettando
da alcuni in altre citt d' Italia; le quali non potranno

avere una supellttile scientifica degna dei tempi, n


un proporzionato sviluppo di speciali studj, e nemmeno un n
mero d'animali che offra le dbite occasioni all'arte. Se il no

stro Istituto veterinario che serve a una regione popolata da

526

sULL'ISTITUTo VETERINARIo

cinque milioni d'abitanti, e fornita d'un'esuberante copia di be


stiami e di pscoli, solo dopo tanti anni e tante cure e s largo

dispendio, giunto ad adeguare le esigenze della moderna


civilt, poca buona speranza pu concepirsi, che s pel
nmero degli allievi, s per quello dei professori, pssano
novelle scuole riescire pi che di mera apparenza. Onde noi te
niamo ferma opinione, che, per dotare i diversi paesi di va
lenti veterinarj, gioverebbe assi pi il convertire la dote

di quegli imperfetti stabilimenti in pensioni annue pergi


vani che studissero veramente e debitamente in alcuno dei

grandi istituti veterinarj d'Europa; e vorremmo che la mu


nicipale vanagloria cedesse a pi saggie considerazioni.
ll dottor Pozzi, ch'era ad un tempo direttore del colle
gio, v' insegnava la chimica, la fisica, la patologia; i molti
suoi scritti lo prvano uomo di non commune dottrina.
Luigi Leroy, gi professore nelle scuole di Ferrara e di M
dena, era vice-direttore, e dimostrava l'anatoma, la fisiolo

gia e la cognizione esterna degli animali; il suo trattato


d'anatomia serve tuttora di testo alla scuola. Il veteri

nario Jauze dava lezioni di ferratura terico-prtica e di


chirurgia. Volpi, che dirigeva la clinica mdica e chi
rrgica, diede un eccellente compendio di terapa specia
le. Collaine porgeva botnica e materia mdica. Cia
scuno di questi istitutori sceglieva poi tra i pi distinti
alunni un ripetitore, il quale riceveva un annuo sussidio
di 200 lire italiane. Si fece regolamento che nel Regno
nessuno potesse assmersi l'officio di veterinario o di perito

marescalco, senza una patente del Ministro dell'Interno, la


quale non si concesse se non a chi aveva compiuto un
corso regolare in quella scuola, eccettuati solo gli allievi

delle scuole veterinarie dell'Imperio francese. Si aggiunse


che ciascun dipartimento del Regno dovesse deputare a

quelle scuole due givani, uno a spesa commune di tutto


il dipartimento, l'altro a crico della sua citt principale.

E molti fra noi ricorderanno bene quell'elegante uni


forme verde con collare e paramani di velluto rosso, di
cui non ha molt' anni facvano mostra nelle vie della nostra

Dl MILANO

527

citt gli studenti veterinarj. L' istruzione compivasi


in quattro anni, e riguardava l'anatoma di tutti gli animali
che srvono all'agricultura: l'allevamento, la salute e le in
fermit del cavallo e degli altri equini, dei bovini e dei
lanuti: la farmaca, la materia mdica e la botnica: l'arte

di bttere il ferro, la ferratura e le operazioni sul piede.


Questo ordinamento sopravisse ben venti anni al governo
che lo aveva stabilito.

Per effetto del continuo progresso e delle crescenti esi


genze dei tempi, l'Istituto Veterinario di Vienna riceveva nel
1825 un nuovo regolamento. Poco di poi il dottore G. B. Lau
rin, professore di Veterinaria nell'Universit di Pava, ve
niva incaricato similmente di proporre un pi largo ordi
namento per la scuola di Milano; e l'pera sua veniva
sancita coll'imperiale risoluzione del 18 gennajo 1854. Il
campo dell'istruzione veniva ampliato ; l'insegnamento si ri
servava in avvenire ai dottori in medicina e chirurgia, abi
litati da particolari studj ad assmere il titolo di dottori in
Veterinaria (zooiatri); l'Istituto Veterinario veniva assunto a
costituire parte integrante dell'Universit di Pavia, dimodo
ch tutte le prescrizioni che rigurdano i membri della fa
cult mdico-chirrgica avssero pieno vigore anche per i
membri della Scuola Veterinaria, i cui professori, ripetitori
e studenti avssero i medsimi diritti e privilegi come se
fssero ascritti all'Universit. L'Istituto Veterinario essendo il

solo luogo in cui si pssano collocare in pblica cura ani


mali domstici, venne considerato in tutti i casi di Polizia

veterinaria, e in tutte le relative contestazioni fra i privati,


come la primaria autorit in queste provincie.
Nel nuovo ordinamento vuolsi distnguere 1. la direzione
ed amministrazione; 2 la scuola; 5 l' ospitale veteri
nario.

Vi primamente un direttore (dott. Sebastiano Arvedi),


che presiede tanto all' azienda amministrativa quanto al
l'istruzione, e dipende in modo immediato dal Consiglio di
Governo. Ed assistito da un ccnomo-cassiere (sig. Pietro

Macchi), da un contbile-controllore (sig. Giulio Ossola) e da

528

suLL'IsTITUTo vETERINARIo

un alunno (sig. Emilio Salag). Attendono al servigio un capo


ferratore o marescalco, due garzoni-ferratori, un capo-pala
freniere, dieci o qundici palafrenieri, ciascuno dei quali si
ritiene aver in custodia tre o quattro cavalli, e finalmente

un portinajo e due domstici.


Il corpo insegnante conta quattro professori. Il primo (dott.
Siro Bonora), tratta delle malattie e della loro cura spe
ciale, delle infezioni e del trattamento mdico (nosologia,
terapia, epizoozia e clnica-mdica). Il secondo (dott. Anto
nio Capelli), tratta elementarmente la fisica, la chimica, l'i
storia naturale, la salute degli animali domstici (igiene), le
malattie e le cure in generale (patologia e terapia generale),
la materia mdica, la dottrina delle razze, e l'istoria e let

teratura della veterinaria. Il terzo (dott. Luigi Patellani)


tratta l'anatoma e fisiologia degli animali, e l'esterna loro
conformazione. Il quarto (dott. Lucrezio Minoja) insegna la dot
trina della ferratura, le operazioni chirrgiche e ostetricie, e la
cura delle malattie esterne. Ai professori assstono per torno tre
ripetitori (dott. Luigi Brambilla, chirurgo Antonio Amorth, e
dott. Giuseppe Cattaneo). Quantunque non contemplati nel
nuovo regolamento, rimngono addetti all'istruzione due vete
rinarj, con ttolo d'aggiunti, uno per le operazioni chirrgiche
(sig. Baldassare Volpi), l'altro per l'assistenza mdica (sig. An
gelo Bagnalasta). Un terzo veterinario (sig. Giorgio Hitzinger)

pera come maestro-ferratore (marescalco) o istruttore pr


tico delle ferrature, e ripetitore del relativo insegnamento,
sotto la direzione del professore di chirurgia. Nel
l'esercizio della ferratura gli alunni vngono addestrati
per torno a lavorare nella fucina, a preparare i ferri, bt

terli ed applicarli. Chiunque pensi che una met incirca


delle malattie cui soggiace il cavallo, dipende dallo stato
del piede e quindi si collega direttamente ad una buona
o cattiva ferratura, riconoscer tutta l'importanza di questo
prtico ammaestramento.
L' onorario che il corpo insegnante riceve, dimostra come
sasi inteso adeguarlo anche per questo lato alle classi

pi distinte dei pblici funzionarj. Infatti al Direttore si

DI MILANO

529

sono assegnate annue lire 4800, e inoltre abitazione, le


gna, lume, foraggio per due cavalli, e una parte delle tasse
per gli esami, le patenti e le perizie giudiziarie. Dei
professori, il primo ha lire 4200, il secondo 5600, il
terzo 5000, il quarto 2700; e tutti hanno abitazione, le
gna e lumi, e parte alle suddette tasse. Il maestro-ferra
tore ha lire 1500; il primo ripetitore 1500; il secondo
1200, il terzo 900; e tutti hanno emolumenti d'abitazione,

legna e lumi.
Gli studenti sono distinti in diverse classi. La prima com
prende quelli che aspirano ad ssere dottori in veterinaria
(zooiatri); dvono aver gi ottenuto un grado acadmico in
medicina o chirurgia, percrrono in un corso biennale
tutti i rami della scienza, e dopo un esame rigoroso ottn
gono un diploma, con facolt d'esercitare la veterinaria in
tutta la sua estensione, e su tutti gli animali domstici ;
e a circostanze pari, vngono preferiti nei concorsi non solo
per l'insegnamento della veterinaria, ma per tutte le magi
strature sanitarie. La seconda classe quella dei vete
rinarj equini (ippiatri); e per entrarvi bisogna aver per
corso le tre classi elementari, e aver fatto un tirocinio di

tre anni nell'officina d'un ferratore patentato. Il loro stu

dio parimenti biennale; ma riguarda solo le malattie dei


cavalli; e a questo special ramo vngono poi abilitati in
tutto il Regno Lombardo-Vneto, con attestato assolutorio del
direttorc dell' Istituto veterinario. Per entrare nella terza

classe, ch' quella dei ferratori o marescalchi, basta saper


lggere e scrivere, e aver parimenti praticato tre anni presso
un ferratore patentato; e la loro istruzione riguarda pari
menti la ferratura terico-prtica. Una quarta classe com
prende un brevissimo corso d'istruzione, che sarebbe propria
mente destinato agli ispettori delle bestie da macello e delle

carni commestibili, i quali dopo due mesi di lezioni rice


verbbero un certificato. E vien dato altres ogni anno

un elementare insegnamento sulle malattie degli animali


domstici in gnere, per uso dei pastori, e su quelle dei
cani in ispecie, per uso dei cacciatori. Ma n per questa

550

sULL'IsTITUTo vETERINARIo

classe, n per la classe terza, v' un corpo di scolari esclusi

vamente addetto; il corso vien liberamente frequentato dagli


allievi delle due prime classi, e da qualche scolare.
Tiene adunque luogo di quarta classe quella dei veteri
narj communali, nuovamente instituita (6 giugno 1843),

dapprima a favore solamente dei sdditi tirolesi, e poco dopo


estesa ai lombardo-vneti. Con un corso biennale d'istruzione,
gli scolari di questa classe acquistano il diritto all'eserci
zio della chirurgia veterinaria sugli altri animali, ma non

sopra i cavalli. Perssere ammesso a questo studio, d'uopo


avere percorso le tre classi elementari in una scuola nor
male.

Tutti gli allievi sono tenuti agli esami semestrali. Il loro


nmero va successivamente aumentando; e nel corrente anno
1844 ammntano a 60. Gli steri sono ammessi, ma non

come studenti ordinarj, bench frequntino le medsime le


zioni, bbiano i medsimi doveri e le stesse discipline, e
subscano in pari modo gli esami; ma non ricvono facult
ad esercitare l'arte in questo regno.
A promvere tutti i rami dell' insegnamento, l'istituto

veterinario venne dotato di speciali assegni per l'aumento


delle scuole e dei locali. Possiede una libreria speciale, che
comprende le migliori pere di veterinaria: un gabinetto
fisico-chimico, fornito di mchine e istrumenti e sustanze espe
rimentali: un gabinetto anatmico-patolgico, con diverse
preparazioni e dimostrazioni della struttura animale e delle sue
irregolarit: un orto botnico, in cui si vdono alcune
piante pi usitate nella medicina veterinaria, e finalmente
un armamentario chirrgico, per le pi importanti ope
aZIOII,

Spaziose stalle ed infermerie, per la custodia e la cura


dei varj animali domstici, costituiscono l'ospitale veterina
rio. Le stalle pei cavalli ne pssono ricettare all'incirca ot

tanta; le pi sono capaci di dieci a ddici, qualcuna di due,


ed anche d'un solo, per tenere la necessaria separazione
degli infetti o sospetti o furiosi. Vi sono appsite stanze

pei cani, i quali in caso di rabie vngono custoditi in

Dl MilLANO

551

ampia gabbia di ferro. Speciali ricveri per buoi, pcore,


capre, e altri animali domstici verranno costrutti nel nuovo
suntuoso edificio, che per recente largizione si viene ag
giungendo all'antico. E in uno colla recente istituzione dei
Veterinarj communali, si concesso un aumento all'an
nua dote dell' istituto , affinch vi si tngano ad opportu
nit dell'insegnamento diversi animali s bovini che lanuti.
La qual cosa torner di sommo beneficio alla nostra agri
cultura, per la gran copia del bestiame, esposto sempre a

quelle disastrose infezioni, intorno alle quali il sapere e la


perizia degli allievi appena potrbbero adeguare il bisogno.
Nelle infermere ntrano annualmente in cura da sei a

settecento cavalli, e un certo nmero di cani, oltre di che

si presenta non minor nmero d'animali a mera visita. La

spesa del giornaliero mantenimento si paga anticipata per


qundici giorni; ed stabilita in ragione di lire 1, 75 al
giorno per i grossi animali, e di centsimi 85 per i pic

coli. Nei casi d'assoluta povert dei proprietarj, o di par


ticolare infortunio, la tassa vien talvolta ridutta alla met,

talvolta rimessa del tutto. Ed per verit sempre mdica,


appunto al fine di fomentare un continuo concorso che porga
opportunit d'una varia e viva istruzione. Le smplici con
sulte sono sempre gratite; ma chi vi conduce l'animale ,
deve procacciarsi le medicine presso la speziera stessa del
l'istituto; e ci affinch gli allievi bbiano continua oppor

tunit d'assistere alla preparazione dei rimedj, e sotto la


direzione del professore o dell'aggiunto pssano farne la
spedizione, e se occorre anche amministrarle all'animale in

fermo. Perloch l'ospitale veterinario mentre serve ai biso


gni del paese, serve anche al giornaliero esercizio, tanto per
le malatte interne e la clinica mdica, quanto per le ma
lattie esterne e la clinica chirrgica. Al quale particolare
intento si sono pur ora costrutte due separate scudere, pro

vedute dei relativi apparati. E l'utilit materiale e immediata


dell'istituto veterinario appare in questo, che, quantunque
la maggior parte degli animali vi si conduca solamente
dopo lunga e infruttuosa cura privata, o dopo lunga incuria

552
sULL'IsTITUTo vETERINARIo, EC.
e inveterata infermit, nondimeno la mortalit non oltre

passa in monte il cinque per cento.


Il crescente concorso degli animali, e l'sito sodisfacente
delle cure loro prestate, cattvano d'anno in anno la fiducia
del pblico a questa grande istituzione, salita ora mai a
quella grandezza che corrisponde ai bisogni del scolo e del
paese. Ma solo la lenta pera del tempo potr convincere
coloro che persistono ciecamente ad abbandonare i pi

delicati animali al cieco strazio d' ignoranti cocchieri e


d' impudenti ciarlatani, piuttostoch confidarli, con molto
minor dispendio e minor pericolo , a un corpo fornito di
tutti quei lumi che le scienze naturali pssono prgere ,
esercitato e raffinato da un' incessante e grandiosa esperien
za, e proveduto d'ogni maniera di sussidj e d'istrumenti.
E pare omai vicino il tempo, che si fondi una speciale assicu
razione pei bestiami, mediante la quale un prvido e sagace
interesse, sappia finalmente attivare tutta quell' utilit che
questo nuovo corpo di scienziati pu prestare all'agricultura
e alla nazionale opulenza, non senza preparare l'acquisto di
lumi preziosi anche alla salute umana (1).

(1) Nel Gabinetto anatmico-patolgico dell'Istituto Veterinario si distin


guono i seguenti preparati:
Studio musculare (miolgico) d'un uomo in atto di vibrare una clava.
Testa di cavallo con parte dell'incollatura e i relativi mscoli, nervi
e vasi. Capra con tre gambe, pcora e scimia musculari, preparate
da Luigi e Domnico Leroy, padre e figlio, guaste per dal tempo e
non felicemente ristaurate. Cavallo musculare, in atto d'impennarsi.
Toro musculare ; mastino con mscoli preparati a secco, e poscia
ingrossati a perfetta imitazione del vero, in modo di rappresentare in
perpetuo una preparazione recente, invenzione ed pera dei sullodati
Leroy. Testa di cavallo coll'apparato arterioso e venoso, pur di Leroy
e omai lgora dall'uso. Cranio equino, in cui le ossa si lvano al
ternamente da ambo i lati, per dimostrarne la forma e la connessione.

Varj cuori e tronchi arteriosi e venosi della circolazione maggiore e


minore, in posizione naturale, e con parte dell'attigua colonna vertebrale
e delle coste. Placenta equina, injettata e riversa per dimostrare
l'interna rete vascolare, pera del dott. Luigi Brambilla, ripetitore.
Feto umano con varie deformit.

Un pensiero intorno al modo di rappresentare


sul terreno la posizione e l'altitdine di tutta
la superficie terrestre.

In

un scolo il quale considera come principali cuse


della pblica prosperit la minuta divisione delle propriet
prediali, la loro precisa rappresentazione nelle mappe, e
la mssima facilit delle communicazioni merc l'illimitato

sviluppo d' ogni maniera di vie tanto ordinarie quanto fer


rate, in ogni direzione, senza riguardo a difficolt di luo
ghi, n ad enormit di spese, n a privata padronanza: in
una s bella fase dell'incessante vita sociale, ove sulla carta

geogrfica si rappresenta quasi il grado d'incivilimento de

gli Stati col maggiore o minor nmero delle linee tracciate


da siffatte pere a spazio eguale, credo possa riescire non
del tutto intile il proporre cose che in altri tempi sarb
bero sembrate assurde, e presso molti anche ridicole.

Si proporrebbe di stabilire sulla superficie terrestre del


globo e d' ogni Stato trmini di pietra, in forma di pi
lastri tronchi, ad ogni intersezione de' gradi di longitdine
con quelli di latitdine. Per tal modo si verrebbe a com

partire materialmente la terra abitata in tanti trapezj sf


rici, i quali, come ben si vede , avrbbero tutti per
altezza la distanza tra un grado e l'altro presa sul meri

diano, cio miglia italiane 60, pari a metri -, cio


1 1 1,1 1 1, e decrescerbbero in larghezza mano mano che
dall' equatore si avvicinano ai poli.
Per ridurre poi la divisione a tale che prestasse i van

taggi desiderati, in ogni trapezio di gradi si dovrebbe fare


una suddivisione per minuti, mettendo un altro trmine, di
dimensione minore dei sopra indicati, ad ogni intersezione

554

MODO

DI

RAPPRESENTARE

dei minuti di latitdine con quelli di longitdine, i quali tr


mini minutarj, ritenute le misure come sopra, nella dire
zione della latitdine, riescirbbero fra loro distanti un mi

glio italiano, cio incirca metri 1852, e nella direzione della

longitdine successivamente meno, in ragione che il paese fosse


pi prssimo ai poli.
I vantaggi che si potrbbero sperare dall' ideata divi
sione graduaria e suddivisione minutaria sarbbero , di
avere sulla superficie della terra punti fissi, che potrb
bero servire di pbliche basi per ogni maniera d'operazioni
scientifiche di possedere un riferimento per assicurare e ret
tificare in ogni tempo i principali punti de' confini territoriali
e prediali di facilitare il tracciamento delle linee via
rie di riconscere facilmente in ogni luogo la dire
zione del meridiano, per regolar la misura e agevolare la
cognizione del tempo di fissare con irrefragbili dati
i confini, e le relative ragioni de'laghi e de'fiumi, tanto in
relazione al dominio pblico, che al privato di deter
minare invariabilmente l'estensione dei diritti di pesca e
caccia, e altri usi e raccolti in fondo non proprio di
fissare con rete non ideale, ma effettiva, le linee di latit

dine e di longitdine.
Una seconda operazione non meno interessante della pro
posta potrebbe ssere quella d'intraprndere una livellazione
generale della superficie terrestre, da indicarsi sopra le piazze
dei communi, i pi elevati edificj, le montagne, gli sco

gli, ed altre eminenze sia naturali, che manofatte, con linee


orizontali indicanti l'altezza sopra il livello del mare; in
dicazioni che potrebbero scriversi anche in appsite carte
alle corrispondenti situazioni.

Anche questa operazione potrebbe tornare tile pel ri


lievo dei progetti stradali, e specialmente per quelli di strade
ferrate, per la ricerca, derivazione, e condutta delle

aque, per servire di scorta all'occupazione di terreni e


di miniere, per agevolare la ricerca de'combustibili fs

sili, per riscontrare se, e di quanto in alcuni luoghi


si elevi o si deprima la superficie del globo, e quindi per

LE POSIZIONI

555

LE ALTITUDINI

eliminare, o per riconscere almeno la cusa di certe dif

ferenze di risultamenti, che si riscntrano talvolta nel rip


tere operazioni scientifiche eseguite con procedimenti eguali,
ma in tempi diversi.
Le due progettate operazioni imprimerbbero sulla super

ficie di quello Stato ove si effettussero, la pi vasta delle


iscrizioni, le cui simbliche note col solenne linguaggio de'

monumenti, indicherbbero il sommo incivilimento de'tempi,


e de' luoghi ove fossero improntate.
Ing. GiovANNI MERLINI.

Studj sulla memoria e sull'imaginazione.

Per ben conscere il posto che ccupano l' imaginazione


e la memoria nell' ordine delle facolt umane, giova dare
di queste un rpido e compendioso prospetto (1).
(1) Gli studi, che qui presentiamo, farbber parte d'una Psicologia
sperimentale offerta ai givani italiani. Notiamo questa circostanza per
ch nel presente scritto s'accnnano appena le ide che si suppngono
antecedentemente dimostrate, e si fece uso d'un mtodo che a' filsofi

gi consumati parr forse troppo commune. Non sentiamo il bisogno di


giustificarci. Nello stato in cui ormai ridutta la filosofia, ci pare che
un'attenta e sincera psicologia, cio un'esatta e completa descrizione de' fatti
dello spirito umano, non sia del tutto inopportuna a' suoi interessi. La
filosofia, se vuol salvare s stessa, non deve partire da un dubio con
Cartesio, ma da una credenza, e quindi dai fatti, con tutto il gnere
umano. E de' mtodi sar gidice il tempo.

Proponendo innanzi tutto la psicologia, desideriamo che per ora si


segua anche in essa pi che si pu quella divisione di studi, a cui d
vono il proprio decoro le scienze naturali. Colle ide certe che sono
VoL., vni.

23

556

STUDI SULLA MEMORIA

Le attitdini e le inclinazioni, diverse in ciaschedun

uomo, costituiscono quella morale fisonomia che distingue


gli umini tra di loro. Ma, mentre s'ammira nella natura
umana questa diversit di lumi e di forze che crano un
cos vasto campo alla nostra attivit, si scopre nello stesso

tempo una comunanza di principi e di leggi, per la quale


gli umini s'intndono l'un l'altro, e tutti con una fcile
semplicit concrrono ai supremi fini. E il filsofo, prima
di fare la paziente anlisi delle attitdini e delle inclina
zioni da cui diversamente mosso ciaschedun uomo nella

vita, compendia l'interiore natura di tutti gli umini in


quelle grandi e communi sntesi che sono attestate dalla co
scienza d'ogni individuo, e hanno un nome nelle lingue

de' ppoli. Non vero ch' egli consideri le astrazioni della


sua mente come oggetti reali, n che ci presenti come forze
indipendenti ed isolate quelle facolt che sono soltanto
diversi modi d'ssere e di agire dell'nica e generale atti
vit diversamente provocata dagli oggetti. Esaminando s
stesso e gli altri umini, egli ritrova parecchi fatti che hanno
caratteri in parte diversi e in parte smili, e perci pu di
stinguerli e raccoglierli in gruppi; tormentato dal bisogno

d'assegnare agli effetti una prssima cusa, fa corrispn


dere ai diversi gruppi di fatti diverse forze che chiama fa

colt; nel classificare gli uni e le altre ricorre pi che pu


sparse ne' communi trattati di psicologia, e che non sono poi cos poche
come si va dicendo, e co' sussidj recati alla scienza dell'nima da una
savia fisiologia, si pu scgliere una classe di fatti e di facolt, e vl
gervi una delicata osservazione, e stabilirne con accuratezza i fenmeni
e le leggi, in modo che si frmino tante speciali monografie, dal cui
insieme si possa averc un giorno completa l'istoria naturale dell'uomo
interiore. Allora forse l'ingegno umano potr impunemente tentare le tra
scendentali ricerche dell'ontologia, e dalle cuse agli effetti rifare di corsa
quel cammino, che la psicologia, passo passo e guardndosi intorno, avr
fatto pazientemente dagli effetti alla pi prssima cusa. La geologia non
pi un romanzo, dopoch le varie parti dell'istoria naturale bbero
immensamente esteso gli studj e le prove. Quando si vuole andar di
balzo all' ontologia, vediamo i pi nbili ingegni d'un paese dirsi l'un
l'altro che non si sono intesi, e apertamente rinfacciarsi le petizioni di
principio e i circoli viziosi.

E suLL'IMAGINAzioNE

557

a que' vocboli che trova dalla coscienza delle nazioni gi


depositati nelle lingue.
Cos, scortati dalla coscienza di ciaschedun uomo, sco

priamo que'tre perpetui ed universali atti che sono : o


provare un' interna emozione; o accrgerci d'un og
getto; o determinarci, sia ad avvicinare, sia a respin
gere l' oggetto che ha produtto l' interna emozione. Di
qui le tre grandi facolt che diconsi il sentire, il conscere e
il volere. Nel sentire, l'interna emozione pu ssere cagio
nata dall'impressione di oggetti che rndono l'Io quasi in
tutto passivo; e se l'impressione corporea, il sentire pi
glia il nome pi speciale di sensibilit o facolt delle sen
sazioni corporee; se l'impressione d'oggetti interni, cio di

percezioni, d'idee, d'imgini chiamasi sensitivit o facolt delle


sensazioni spirituali: spesse volte la cagion sufficiente delle in
terne emozioni in gran parte l'attivit stessa dell'Io, e allora
ha luogo quel che si dice sentimento. Nel conscere, ci ac
corgiamo immediatamente degli oggetti esterni (percettivit
o facolt delle percezioni) o degli oggetti interni (coscienza

o facolt delle consapevolezze); ovvero ci accorgiamo degli


oggetti mediatamente, cio talvolta rappresentandoci le loro

qualit (intelletto o facolt delle ide e dei concetti) e tal


volta anche rappresentandocene le relazioni (ragione o fa
colt de' giudizj e de' raziocinj). Nel volere agisce la ten
denza, a cui fanno corona gl' istinti che si svlgono colle
sensazioni, e gl'impulsi che scaturiscono dai sentimenti; e
alla tendenza s' aggiunge quasi sempre la libert che
concorre nell'atto volontario colla riflessione e colla delibe
razione (1).
-

Queste facolt, communi a tutti gli umini perch sono


i pi generali modi con cui si sviluppa l'attivit interiore,

appajono per diverse ne' diversi individui quanto alla


forza e alla direzione. Manifestndosi, esse ricvono l'in
(1) V. per alcune di queste ide una pi ampia dimostrazione nelle
Osservazioni sull'officio e sulla gnesi della filosofia morale inserite
dall' autore del presente scritto nel vol. ll del Politcnico.

558

STUDI

SULLA MEMORIA

fluenza di diverse cuse che portiamo nel nostro orga


nismo o che ci vngono di fuori. Mentre perci la psi

cologia speciale raccoglie e descrive 1. i cartteri di diffe


renza che si ravvisano nel grado e nella direzione di cia
scuna facolt , e le attitdini speciali a cui diversamente

s' applicano queste generali facolt; 2 le disposizioni


composte che ne derivano a seconda della diversa pro
porzione con cui le facolt smplici si manifestano; 5
le cuse interne ed esterne di queste differenze, e per
ltimo i criterj ed i modi con cui si pu conscere tutte
queste differenti forze; la psicologia generale invece
comincia coll' esaminare l'ndole e le leggi delle facolt,

ossa i pi communi modi con cui, eccitato dal continuo


contatto degli oggetti, si sviluppa ed agisce quel prin

cipio che tutte le lingue riconbbero col nome di spi


rito e di nima, e che riflesso sopra s medsimo l'Io

pronunziato in molti de' nostri giudizi, e sentito in quasi


tutte le nostre azioni. Cos la scienza, andando dalle

communi generalit alle pi particolari differenze, men

tre si fa specchio di quella meravigliosa semplicit della


natura, imita per amor della chiarezza la giornaliera osser
vazione umana, che prima abbraccia con un solo sguardo le

grandi masse, poi ne consdera ad una ad una le parti, e


si compiace nello scoprirne le varie relazioni ed i nuovi
aspetti.
Ho voluto far precdere ad una monografia sulla memo
ria e sull'imaginazione questo rpido schizzo delle facolt
umane, perch si vegga come, senza rifiutare le os
servazioni de'frenlogi sull' importanza delle attitdini e
tendenze speciali, possiamo non chiamare intile ed assurdo
l'esame che i psiclogi fanno delle generali facolt della
mente, tra cui francamente collochiamo la memoria e l'ima

ginazione (1).Non mai troppo presto il premunirci contro


(1) Per la stessa ragione non esitiamo ad adoperare nel presente
scritto le parole spirito ed nima. Non vale nella psicologia empirica il
rimprvero che si metta innanzi l'idea dnima, quando non si dovrebbe

E suLL'IMAGINAzioNE

559

un' objezione che distruggerebbe il mtodo della scienza


pi antica.
Possiamo ora considerar l'intento a cui srvono la me

moria e l'imaginazione nel sistema delle facolt umane.


L' attenzione, che l'attivit dello spirito rivolta sopra
un particolare oggetto interno od esterno, la condizione
di cui le facolt surriferite han bisogno perch pssano
produrre i proprj effetti. Provocata, spontanea o volontaria,
essa si unisce pi o meno a tutte; e senza ssere una fa
colt a parte, perch non si manifesta con proprj fatti di
coscienza, essa presiede al lavoro di tutte le facolt. Ma
guai se lo spirito per fruire le meraviglie della sua vita
pensante e volente, dovesse ogni volta occuparsi nel pro
durre di nuovo i materiali che gli alimntano il pensiero e
la volont! Guai se dovesse per i suoi giudizj accontentarsi
delle impressioni che gli vngono dai sensi e dalla coscienza !
Come sarebbe lenta ed impotente la vita! Ma la natura ha
voluto che l'uomo moltiplicasse le sue forze. Non soltanto,
dinanzi agli oggetti, egli ha sensazioni e sentimenti, perce
zioni e consapevolezze; ma, lontani gli oggetti e senza pen
sarli di nuovo, egli pu riprodurli per valrsene al suo
bisogno. Non soltanto la percettivit e la coscienza, ma
anche, e forse dipi, la memoria e l'imaginazione lavrano
a dare la materia prima, che sar modificata ed attivata dal
pensiero allo scopo del conscere, e dalla volizione agli
intenti della moralit e della felicit. Ecco come il passato
giova al presente, e come si costituisce quella poderosa espe

rienza, che negl' individui e ne' ppoli rende cos fcile e


variata la vita.
Gli studj che qui offriamo sulla memoria e sull'imagina
zione, devono considerarsi come il saggio d'una sistemtica
descrizione de' fatti dello spirito umano, alla quale faremo
avere che quella delle facolt. La psicologia empirica prende quelle
parole dal commune linguaggio, e le prende in quel significato che loro
attribuisce la vulgarc coscienza.

540

STUDJ SULLA MEMORIA

concrrere la coscienza e l'osservazione esteriore, la storia

e l'usuale linguaggio. E diamo alla memoria ed all'ima


ginazione un posto proporzionalmente pi esteso, perch ci
pare che la scienza non sia per anco d'accordo con s stessa
nel definirle e nel distinguerle (1), e c' ancora d'imparar molto
dalla letteratura e dall'uso, e sono le due facolt che pi
influscono sull'universale cultura, e presntano pi chiare

questioni. Dare una precisa e completa definizione di queste


(1) Volete vedere un saggio della confusione che tra i filosofi nel
l'intendere e definire la memoria e l'imaginazione? Leggete il 1. volume

del Corso di Filosofia del ch. prof. Poli (Milano, 1828), alle pag. 2 17,
2 18, 254, 255, nelle quali ci presenta come in un prospetto le opinioni
di parecchi filsofi sulla memoria e sull'imaginazione. la memoria ora
sente lc ricordanze delle sensazioni passate (Condillac, Tracy), ora sol
tanto le richiama (Berard): secondo Hartley e Likawetz richiama alla
coscienza le rappresentazioni degli oggetti una volta avute, e secondo
Brown fa di pi, perch congiunta con un sentimento d'una relazione
passata o di priorit: secondo Mellin la memoria la facolt di ripro
durre e di ritenere le imgini degli oggetti, e secondo Karpe, anche
di riconscerle per tali. !.'imaginazione poi quasi sempre la facolt
che conserva e trasforma: ora contempla le idee e le nozioni, senza ri
ferirle alla loro passata e reale esistenza; ora se le rappresenta rifern
dole sempre al passato.
Wolfio, che definisce la memoria facultas ideas reproductas recogno
scendi, attribuisce invece all'imaginazione il potere di riprodurle senza

riconscerle (Psychol. emp., p. 175, 176). Quasi tutti scrivono imagina


zione o fantasia, e gli stessi filosofi tedeschi, del rimanente cos esatti, die
Einbildungskraf, oder die Phantasie (V. Lehrbuch der Philosophie.
Wien, 1835, p. 34). Tschirnhausen, citato da Wolfio, comprende nel
l'imaginazione anche la facolt di sentire, e lo stesso Galluppi, che pure
ha le pi precise idee sull'imaginazione, non dbita di definirla, nel suo
senso pi ampio, la facolt di riprodurre i pensieri avuti (Crtica della
conoscenza, vol. ll I, p. 124). Reid sembra ridurre l'imaginazione a
quella facolt ch'egli chiama concezione, e Dugald Stewart vede unite
nell' imaginazione la concezione, l'astrazione, il giudizio e il gusto.
Anche Matthiae crede che quando si mostra come un sentimento im
mediato chiamisi gusto (Man. di Filosof, p. 39 ). Un altro dice che
in alcuni casi chiamasi genio. Locke confonde l'imaginazione coll' inven
zione e colla vivacit di spirito (Entend. hum., chap. lI). Gli stessi

Dizionarj de'Simnimi non distinguono n definscono adeguatamente le


tre facolt. Si noti per altro che, dopo queste imperfette definizioni,
filsofi e scrittori non mncano d'adoperar qu e l le parole ne' loro
precisi e distinti significati. Almeno questa discordia fosse, non per ium

perfezione d'anlisi, ma per incostanza di linguaggio !

E suLL'IMAGINAzioNE

541

due facolt in modo che si possa chiaramente distinguerle


l'una dall' altra ; mostrare come differiscono dalla fantasa

con cui l'imaginazione sopratutto fu troppo sovente confusa;


ricercare, per quanto sia dato all'uomo, nell' organismo e

nell'nima la cusa delle psichiche riproduzioni; tener die


tro alle condizioni ed agli aspetti con cui diversamente si
manifstano negl' individui a motivo di questa doppia in
fluenza, e dallo studio delle leggi con cui agisce la natura,
trarre le rgole per rinforzarla e perfezionarla; conchidere
narrando la splndida e providenziale utilit di queste due
grandi facolt riproduttrici; ecco i principali intenti di
questo scritto, che mira a metter d'accordo la filosofia col
l'esperienza e col buon senso. Per amore di brevit, non

ribatteremo le opinioni di nessun filsofo, pi contenti di


ricordarle quando gioveranno ad attestarci la coscienza de
gl' ingegni meglio costituiti. Staremo ai fatti che ciascheduno
osserva, e, pi che si pu, alle parole che tutti adperano;
e nelle astrazioni preferiremo quegli assiomi medj che men
tre lsciano vedere i fatti, accnnano facilmente a pi ge
nerali principj.

Fatti e facolt.

Veduto un bel quadro, un bel paese; avuta la coscienza


di stati interni piacvoli o dolorosi; formate le ide verit,
virt, scienza, arte; formati i concetti libri, cavalli, umini,

noi possiamo quandochesia ritenere e richiamare nella nostra


mente quelle percezioni, quelle consapavolezze, quelle idee,
que' concetti. Ecco gli atti dell'nima umana che s'espr
mono co' vocboli imaginarsi o figurarsi, rammentare o
ricordare.

Dietro la scorta di questi atti che costantemente s'os


servano nella mente umana, filsofi e non filsofi frono

542

STUDI SULLA MEMORIA

indutti a supporre e concepire in essa due corrispondenti


facolt, ossa l'imaginazione e la memoria, le quali diconsi
facolt riproduttive della cognizione, appunto perch non
somministrano gi all'nima umana nuove cognizioni, ma

si limitano a richiamare e riprodurre le gi avute (1).


IMAGlNAZIONE E MEMORIA IN GENERALE,

II.

Definizione e indole dell'imaginazione.

M'imgino di vedere un mio amico defunto, di sentire


il suono della sua voce, di discrrere con lui, di provare
ancora le gioje di quell'amicizia. Ecco riprodutti in me gli
oggetti delle percezioni avute altre volte, e gli stati di cui
ho avuto altre volte coscienza. L'imaginazione dunque la
facolt per cui lo spirito riproduce dinanzi a s stesso le
percezioni degli oggetti esterni e le consapevolezze degli
stati interni (2).
(1) L' imaginativa la mente in quanto imgina, come memoria
talvolta la mente in quanto ricorda. Gli antichi usvano in questo signi
ficato anche memorativa, e a' nostri giorni vivo e comune il vocabolo
ritenitiva.

(2) Per chi non avesse gi inteso a quest'ora il preciso significato in


cui prendiamo i vocboli percezione e consapevolezza, vlgano le se
guenti definizioni. La percezione l'atto della percettivit, ossia l'atto per
cui ci accorgiamo d'un oggetto esterno immediatamente, e dietro quella sola
impressione ch'esso fa sopra l'uno o l'altro de' nostri sensi. la consa
pevolezza l'atto della coscienza, l'atto per cui ci accorgiamo immedia
tamente degli oggetti interni, ossia delle interne modificazioni. La con
sapevolezza pertanto quasi la percezione interiore; e infatti, seguendo
l'esempio d'alcuni filsofi , avremmo pi volontieri adoperato questo vo
cabolo, se non fosse stato troppo forte il bisogno di distinguere anchc
con diversi vocboli l'effetto dell'interiore riflessione dall' effetto dell'os

servazione esterna. Riteniamo dunque che la percezione e la consapc


volezza sono cognizioni immediate d' oggetti: non pssono dirsi sensa

E sull'iMAGINAzicNE

545

Diciamo che lo spirito riproduce, perch crediamo che


l'essenziale e primario carttere dell' imaginazione sia non
gi il combinare e il comporre, ma il riprodurre, e, oltre
all'uso psicolgico, anche l'etimologia ci conferma in que

st'opinione (1). Diciamo che riproduce, non gli oggetti e


gli stati, ma le percezioni e le consapevolezze; perch quelli
non sono gi produtti dallo sprito, ma solo conosciuti, e
in quanto vengon riprodutti non sono gi oggetti, ma
larve e fantasmi. Diciamo che lo spirito riproduce le per

cezioni degli oggetti esterni; infatti per l'imaginazione ve


diamo quasi coll' occhio dello sprito gli oggetti passati e

lontani (visioni dell'imaginazione). Diciamo che riproduce an


che le consapevolezze degli stati interni (2). C'imaginiamo i
zioni, perch queste sono emozioni non accompagnate in s stesse da
rappresentazioni d'oggetti; n pssono dirsi ide o concetti, perch le
une e gli altri sono cognizioni mediate degli oggetti, cio le ide sono
rappresentazioni delle qualit d'un oggetto, e i concetti sono rappresen
tazioni di pi oggetti in quanto hanno qualit communi. Alle percezioni,
alle consapevolezze, alle ide, ai concetti compete il generale vocabolo
di rappresentazioni, ma non gi alle sensazioni, a' sentimenti, agli af
fetti , alle passioni chc si comprndono in vece nel commune nome d'e
mozioni. Modificazione dell' nima la parola che pi estesamente
esprime i fatti dell'uomo interiore, e modificazioni dell'anima non sono
soltanto le rappresentazioni e le emozioni, ma ben anche le tendenze.

D'alcune delle qu date definizioni non tutti saranno addirittura persuasi


e l'opera in cui si tenter di persuaderli appunto una psicologia em
pirica generale e speciale; ma conveniva qu premtterle per la pi
sicura intelligenza d'alcuni passi di questo scritto. Sono tante in filosofia
le questioni che nessuno farebbe se precedssero buone definizioni ! Cn
piccolo dizionario di filosofia sarebbe un grand'acquisto per la scienza.
Ma possibile un buon dizionario quando non s' pensato ancora a
fare un'esatta e completa descrizione ?
(1) Imaginazione deriva da imgine; e imagine da imago, quasi imi
tago. V. Forcellini e Gherardini.
(2) Il signor Agostino Longo, professore nell' Universit di Catania,
chiama con Galluppi imaginazione la riproduzione de' fantasmi relativi
agli oggetti esterni, mentre chiama concezione la riproduzione de' fan
tasmi relativi agli oggetti interni del proprio spirito. Ma che bisogno c'
d'adoperare diversi vocboli per esprmere due fenmeni , di cui l'uno
differisce dall'altro soltanto per la diversa natura dell' oggetto a cui si
riferisce ? D'altra parte il vocbolo concezione sembra gi consacrato

dall'uso pi' ragionevole a significare l'auto dell'intelletto in quanto si


forma concetti.

544

STUDI

SULLA MEMORIA

suoni, i sapori, i piaceri, i dolori: ma nell'imaginrceli non


abbiamo gi le stesse primitive sensazioni. Guai se l'ordi
naria forza dell'imaginazione arrivasse a tanto ! Abbiamo sol
tanto riprodutti i fatti di coscienza, cio le consapevolezze

di quelle sensazioni o di que'sentimenti. tanto ci vero,


che se all' atto della sensazione o del sentimento non v' ab

biam data attenzione per averne la coscienza, non riusciamo


a riprodurlo coll' imaginazione. E questa una rgola impor
tante per l'arte della felicit. Se vogliamo che le gioje
presenti sieno un pscolo alla felicit dell'avvenire, non la
sciamo che le sensazioni pssino, come onde morte, sull'nima
inconscia di s stessa, ma stiamo attenti alle pi nbili emo
zioni, e raccogliendole nel tesoro della nostra coscienza le
troveremo forse, in un momento di bisogno, riprodutte pi
vive e pi pure. Quanti, vidi del piacere, gdono cos im
providamente, che la loro felicit non sopravive mai al pre
sente!

Per alcuni filsofi l'imaginazione ripristina, riccita, ri


nova le stesse sensazioni. Ma che intndono essi con queste
frasi? Sono vere sensazioni o sono fantasmi di sensazioni ?

Non vediamo come l'imaginazione, da s stessa e nel suo


stato ordinario, valga a produrre vere sensazioni, giacch

il ripristinare, il rieccitare, ec., non pssono avere altro


senso. Se poi sono fantasmi di sensazioni, come sembran
credere Galluppi e Longo, che sono questi fantasmi? La
psicologia non ricorre a queste frasi indeterminate, ma de
finisce pi che pu l'atto dello sprito, e gli assegna il suo
preciso nome.

Secondo altri filsofi, l'imaginazione non pu riprodurre


le sensazioni e i sentimenti, e quando ci pare che ci ac
cada, non facciamo altro che ricordare un oggetto, il quale
sscita in noi una sensazione. Ma ognun vede che in
questo caso non si riprodcono gi sensazioni e sentimenti:

bens se ne prodcono de' nuovi. Che se intendon parlare


d'imagini a cui s'assciano sensazioni, questo appunto
l' ordinario modo con cui lo sprito riproduce; non gi

immediatamente, ma per via d'imgini, le quali si lgano

E sULL'IMAGINAzioNE

545

a ide e a sensazioni, o, per dir meglio, a consapevolezze.


E allora non sono sensazioni nuove, cio produtte dagli
oggetti presenti : sono sensazioni tutt'al pi occasionate
da questi, ma in verit riprodutte dall' imaginazione.

Insisto su questa differenza tra sensazioni nuove e sen


sazioni imaginate, perch mssima anche nell'uso della

vita. per vero che dall'imaginarci di sentire al sen


tir davvero, breve e fcile il passaggio. Non vediamo
un continuo esempio di questa legge sui teatri negli attori
pi imaginosi e sensitivi ? E da questa anche nella vita com
mune non soltanto nscono illusioni ed allucinazioni, ma

perfino molti affetti e non poche passioni. E a questa legge


dello spirito umano vorrei che badssero dipi certi edu
catori i quali non sospttano punto che un'nima inesperta
cominci coll'imaginarsi di sentire, e finisca col sentire dav
VerO.

I filsofi adunque non potendo concepire come lo spirito


riproduca in s stesso le sensazioni gi avute, o negrono
questo fatto di coscienza, o l'hanno espresso con frasi che
lo mttono in dubbio pi che mai. Eppure il fatto delle
sensazioni imaginate nessuno pu negarlo, senza contradire
a leggi acconsentite da tutti. Come, negando quel fatto, si
potrebbe spiegare i casi in cui diciamo che un tal sapore,
un tal odore sono quelli che abbiam sentito altre volte?
Ognuno che nelle tnebre bevesse del latte o del vino
lo riconoscerebbe : ora un tal riconoscimento suppone ne

cessariamente la riproduzione dellepercezioni passate (1).


Ecco l'imbarazzo in cui sono, a parer mio, i filsofi, per
ch non si currono di notare questo fatto di coscienza
ch'io, per difetto d'altro miglior vocbolo, chiamerei consa
pevolezza (2). In que' casi non si prodcono sensazioni propria
(1) Galluppi. Saggio filosfico sulla critica della conoscenza. Vo
lume Ill, p. 126.

(2) Notiamo ora per sempre che quand'anche in altri passi di questo
scritto dicssimo a riprodurre le sensazioni v, non intendiamo le sensazio
ni propriamente dette, ma solo le consapevolezze; e che ove si dicesse
u riprodurre gli oggetti passati e lontani o non intendiamo gli oggetti

54(5

STUDJ SULLA MEMORIA

mente dette, n sono idee. Quando penso al percolo in


cui mi son trovato di cadere in un precipizio, altro se
dicessi mi ricordo lo spavento , e altro se dico mi
par di sentirlo. Nel primo caso riprodutta l'ida di
quello spavento: nel secondo caso riprodutta la consape
volezza dello spavento provato, la quale ben pi che
un' idea, ma non ancora una vera sensazione. Nell'ida,

e quindi colla memoria non facciamo che rappresentarci la


qualit astratta di quella sensazione che chiamasi spa
vento. Nella consapevolezza, e quindi coll' imaginazione ci
rappresentiamo la sensazione stessa, ma non possiam
dire di provarla davvero. Come la pi parte de' fil
sofi hanno ammessa l'immediata percezione degli oggetti
esteriori, perch non vorranno ammttere un' immediata
percezione degli oggetti interni, cio delle sensazioni, dei
sentimenti, ec.; percezione interiore che quella ch'io dico
consapevolezza, e che quella sola riprodutta appunto dal
l'imaginazione? l pi sagaci ed ingegnosi scrittori, nella di

pintura degli umani affetti, accnnano pi volte a queste


consapevolezze presenti o riprodutte. Senza ch'io mi dilunghi

a qu citarne i passi, ciascuno sapr forse trovarli nelle sue


reminiscenze letterarie.

Del resto, che l'imaginazione riproduca anche i fatti di


coscienza, e sopratutto i fatti affettivi, come le sensazioni e
i sentimenti, non insegnamento nuovo in filosofia. Tutta
la certezza psicolgica s'appoggia su questa legge. Ci che
forse finora non venne chiaramente notato, si che non

si riprodcono gi sensazioni e sentimenti, ma solo consape


volezze. E siccome le consapevolezze non sono sempre cir
coscritte e distinte, n hanno per i proprj oggetti un pre
ciso nome nelle lingue, questa una delle ragioni per cui

l' individuale coscienza non da per s sola in psicolo


gla un sicuro e sufficiente criterio.

Quantunque l'imaginazione riproduca anche i fatti di co


stessi, ma bens le percezioni degli oggetti. La brevit e l'efficacia del

linguaggio possono talvolta suggerirci queste sostituzioni.

... s.LL IMAGINAZIONE

o4

scienza, per vero che pi facilmente si spiega sugli og


getti di percezione, e mssime su quelli della vista. Questi
oggetti fanno un'impressione pi durvole e viva,e le per
cezioni della vista in particolare sono pi precise, pi chiare.
Ecco perch le lingue amrono di prndere sopratutto da

questo senso il vocbolo per esprimere la facolt che ri


produce gli oggetti del passato.

L'uso pi generale e pi ragionvole conferma il signi

ficato da noi attribuito al vocbolo imaginazione? Non par


liamo degli usi pi ovvj, perch da questi appunto abbiamo
attinta la surriferita ida ( L' imaginazione mi trasporta
sempre in que' luoghi; la sua inngine m' accompagna da
pertutto . . . . ). Vediamone piuttosto gli usi men co
muni. M' imgino di sapere; m'imgino la contentezza tua:
l'imputato s'ostina nel negare il delitto, perch s'imgina il

patibolo: imaginarsi i nervi come corde armniche. In que


sti casi si dir che imaginare ed imaginarsi non gi soltanto

riprodurre le sensazioni e percezioni gi avute; ma che v'entra


anche qualcosa di nuovo. Ci vero. Per chi bene osserva tosto
s'accorge che in questi casi non si fa altro che applicare a nuovi
oggetti appunto una sensazione o una percezione gi avuta.
Talvolta il vocbolo imaginare sembra assmere quasi il si
gnificato di supporre, di combinare, d'inventare. Un roman
ziere imgina seguiti in un tal luogo i casi ch' egli rac
conta. Gl'ingegneri milanesi imaginrono di far discndere
e risalire ne' canali navigbili le barche col mezzo de' so
stegni. Come si pu metter d'accordo questi usi colla no
stra definizione? Troviamo la secreta ragione che giustifica
il linguaggio. Negli addutti esempj ha lavorato dapprima la
fantasa raccogliendo e combinando, e l' imaginazione non
fece che riprodurre dinanzi alla mente il produtto della
fantasia. ll linguaggio, per maggiore evidenza, ha espresso i
due atti con un vocbolo solo. Su queste espressioni tor
neremo un'altra volta, e forse con pi chiarezza, quando si
parler della fantasia.

548

STUDI SULLA MEMORIA

Anche tra imaginarsi e figurarsi una delicata coscienza, e


quindi un preciso linguaggio potrebbero far differenza. Ima
ginarsi trasportarci nel passato, e vivervi come nel pre
sente. Figurarsi trasportar nel presente un'imgine o una
sensazione. M'imgino di passeggiare col mio amico defunto;
entrando nella sua cmera mi figuro di sentirne la voce.
Oltraci pare che imaginarsi dica dipi, e si riferisca alla
cosa stessa, mentre figurarsi non ne rappresenti che la figura

e la forma. Talvolta uniamo i due vocboli e diciamo: fi


gurarsi coll'imaginazione. S'imgini, si figuri sono due

modi communi con cui chi parla ad un altro cerca di sup


plire alla povert del suo discorso, chiamando in ajuto l'al
tri imaginazione.

Anche distinguendo tra imaginare e imaginarsi, possiamo


ammirare le finezze psicolgiche dell'uso. Imaginare ri

produrre in mente un imgine; mentre imaginarsi anche


presentarla alla mente e darvi attenzione.
Finora ci siamo occupati della facolt. E i fatti ? Gli og
getti di percezione riprodutti diconsi imgini, e le perce
zioni stesse riprodutte chiamansi imaginazioni. L' imagine
del diletto provato un' impropriet, perch il diletto non

oggetto di percezione, ma di sensazione e di sentimento (1).


Si dice invece l'imgine dell'amico defunto : nelle mie

imaginazioni si mesce il pensiero dell'amico. Gli oggetti di


coscienza riprodutti e le consapevolezze riprodutte non hanno
finora un distinto vocbolo. Il linguaggio non pu tener
dietro a cos sottili distinzioni, e sembra che le confonda

nel vocabolo reminiscenza. Questo almeno mi pare la voce

che nell'uso de' meglio parlanti pi si accosti ad espr

(1) Diciamo ch' un'impropriet nello stato ordinario dell'imagina


zione. Ma v' ha de' casi in cui l'imaginazione alterata cangia le sensa
zioni in imgini. E una delle specie pi strane d'allucinazioni, di cui tro
viamo piene le storie de' tempi pi potici e degli umini pi famosi.
E i dialetti, che sono le lingue vive e vere, srbano ancora le tracce di
questo fenmeno della mente umana. Un fiorentino, sotto i morsi del
l'istinto, direbbe con tutta naturalezza: io ho una fame ch'i' la veggo.

E suLL'IMAGINAzioNE

549

mere quelle ide (1). Nel richiamo che dicesi remini


scenza ponno entrare anche imgini e concetti, ma le
sensazioni e i sentimenti ne sono la parte pi distinta. Ecco

perch un libro che abbia per titolo reminiscenze d'un


viaggiatore invoglia a lggerlo, pi che se ne raccon
tasse aridamente le memorie. Quelle che chimansi re

miniscenze musicali sono sensazioni che, avvertite la prima


volta, si riprodcono di poi nella mente. Quando le remi
niscenze della lettura si mscolano ne' nostri scritti, per
ch le ide che abbiam lette, prodssero in noi una sen
sazione o un sentimento; e appunto per questo, divntano
quasi nostre, e le riproduciamo, credendo di pensarle da
noi. Tanto pi volontieri adottiamo reminiscenza in
questo senso, perch altrimenti la lingua mancherebbe

d'una parola per esprimere un notabile fatto di coscienza.

(1) I filsofi sono pi che mai discordi nel definire la reminiscenza.

Per alcuni la memoria accompagnata dal riconoscimento; per altri


in generale un atto della memoria col quale si richimano o si ricr

dano dopo qualche tempo le cose passate; per altri il richiamo spontaneo
e incompleto del passato, in modo che noi senza volerlo ci ricordiamo

delle circostanze principali d'un fatto o d'un'idea piuttosto che del fatto
e dell' ida stessa. Per Damiron invece u le retranchement dans un

souvenir de tout ce qui est relatif au temps, au lieu et quelques au


tres accessoires. m Per Matthiae un richiamo volontario e metdico.

- Tra cos lontani e qualche volta arbitrari significati, adottiamo quello


pi communemente ricevuto dall'uso, e per l'appunto adottando questo,
mi pare che se lo sfrondiamo di tutto ci che v'ha aggiunto l'imperfetta
coscienza de'parlanti, dbbasi definire la reminiscenza a una consapevo
lezza riprodutta dall'imaginazione. Ecco perch molte volte con questa
parola vogliamo esprimere una ricordanza imperfetta ed oscura. A
ragione dunque dice Spurzheim, che succede in noi la reminiscenza quando
ci ricordiamo d'aver saputo altre volte il nome d' una persona senza
poterlo dire. Per l'opposto non intendiamo come Capponi possa affer
mare, che la reminiscenza la memoria presente di cose riguardanti
l'intelletto piuttosto che il cuore . . . e per la reminiscenza viene in
qualche modo la memoria a confndersi coll'intelletto.

5 v ()

STUDJ SULLA MEMORIA

III.

Definizione e indole della memoria.


Mi rammento le ide lette in un libro, le osservazioni

ch' io scrissi in mrgine di quel libro, i discorsi fatti

intorno a questo co'miei amici, ec. Ecco riprodutte dalla


memoria le ide. I concetti, i giudizj, i raziocinj, in una
parola tutti i pensieri, ci si presntano anch'essi nella me
moria come ide, ossa come rappresentazioni della qualit
o delle qualit d'un oggetto a cui s' pensato. La memoria
dunque la facolt per cui lo spirito riproduce le idee.

Le idee riprodutte diconsi memorie, e se sono accompa


gnate dalla persuasione che le abbiamo avute altre volte,

chiamansi rimembranze. Rammemorare la voce che esprime


pi in generale l'azione della memoria.

Memoria dunque indica facolt ed atto; e di pi indica


anche il mezzo per cui si consrvano e si riprodcono le
idee. Diconsi memorie dell'antichit i monumenti; memorie

quelle scritture che contngono, a uso nostro od altri, al


cune ide per meglio averle a mente; memorie acadmi
che quelle dissertazioni che, vogliam crdere per umilt, si pre
sntano come smplici richiami d' ide ; memoria un dono
qualunque diretto a rammentare l' ida di noi o d'altri.
Ognun vede che, per quanto sieno diversi questi significati,
vi dmina sempre pi o meno l' essenziale carttere che
abbiamo attribuito alla memoria.

La memoria non riproduce nella nostra mente anche gli


oggetti? Quante volte si dice, mi ricordo della tal persona,
del tal paese, del tal avvenimento ! Badate bene ai casi in
cui ci esprimiamo cos, e vedrete che in questi casi non
richiamiamo gi nella nostra mente la persona, il paese, il
fatto come oggetti, ma come ide, cio ce li rappresentiamo
per mezzo delle loro qualit. Infatti, mentre cos ricordiamo,
non si prova in noi quell'effetto che proveremmo se, invece

E suLL'IMAGINAzioNE

551

di ricordare, c' imaginssimo quegli oggetti presenti e reali,

e colle condizioni di tempo e di luogo. Richiamndoci l'og


getto stesso nell'unit e totalit della sua impressione, non

possiamo a meno di provare quasi ripetuto l'effetto produtto


dalla materiale impressione. In vece colla memoria richia

mndoci l'oggetto mediante una o pi delle sue qualit,


proviamo soltanto l'effetto lascitoci dall'ida di queste qua
lit. N si dica che l'oggetto pur un complesso di
qualit. Noi possiamo svestire delle concepite qualit un og
getto, ma sentiamo che resta pur sempre l'oggetto capace
di fare impressione. Ora l'oggetto stesso vestito delle sue qua
lit appunto quello che ci vien rappresentato dall'imagi
nazione, mentre la memoria non riproduce da per s che

il complesso delle qualit. Non sono gi queste sottigliezze


del linguaggio, ma delicati fatti di coscienza, sui quali riposa
tutta la differenza tra percettivit e intelletto. Se avssimo
potuto premttere il discorso su queste due facolt, anche

la differenza tra l'imaginazione e la memoria sarebbe ap


parsa pi evidente.
Il ricordarsi per ha ben altro suono che il rammentarsi
e il risovvenirsi. Ognuno scopre questa diversit di senso
nell'uso stesso e nella composizione delle parole. Mi ricordo
d'un amico, mi rammento le sue belle qualit, mi risov

vengo troppo spesso la sua morte. Sono tre atti della me


moria, ma con diverse circostanze, e l'attento linguaggio,
desideroso della precisione, adpera tre diversi vocboli. Nel

ricordarci c' anche un'operazione del cuore : o un senti


mento che richiama in noi l' ida d'un oggetto, o questa
idea riprodutta gnera un sentimento; mi ricordo di Dio (1).
Nel rammentarsi, si consdera il solo atto del riavere a
mente. Risovvenirsi un rammemorare di nuovo.

(1) Nel ricordarsi, appunto perch la riflessione provocata come da


un sentimento, interviene, quasi sempre, anche un riconscere e un pen

sare. forse per questo che Muratori, confondendo la memoria col


l'intelletto e colla volont, fa consistere il ricordarsi in un pensarc. V.
Della forza della fantasia. Cap. IV.
VoL. vii.

24

552

STUDI SULLA MEMORIA

Volete un popolare esempio del pi speciale significato che


si racchiude nellavoce ricordare?Tra i vulghi d'Italia, quello
che per il privilegio di parlare la lingua scritta ne sente
meglio le pi sfuggvoli propriet, adpera quella voce a
un uso in cui ha parte sopratutto il cuore. I contadini to
scani chiamano ricordanze le solennit maggiori dell'anno,

quando le famiglie si ritrvano a convito, e le communi me


morie si riaffacciano, e i legami delle parentele si ristrn
gono.

Se, dicendo mi ricordo della tal persona pare che


la memoria si confonda coll' imaginazione, perch ricordan

doci l'ida d'un oggetto, facilmente c'imaginiamo l'oggetto


stesso. Non gi che si confndano i due atti, ma essendo
atti d'una medsima attivit, non pssono che darsi la
mano. E il linguaggio stesso confusamente annunzia questa
verit.

La differenza che troviamo tra il ricordarsi e il semplice


rammemorare, dobbiamo notarla anche tra memoria e ri

cordo, quando questi due vocboli esprimono un avviso che


serve a ricordare o una cosa data in ricordanza.

Si potrebbe opporre una difficolt alla definizione che


abbiam data della memoria. Non vero che la memoria

riproduca soltanto le ide, perch si dice anche, la me


moria de' nostri patimenti, la memoria de' puri piaceri della

vita passata, la memoria de'sapori, de'suoni, degli odori, ec.


Ma ognun vede che cos dicendo pensiamo alle qualit di
queste sensazioni, ma non riproduciamo le sensazioni stesse
n le consapevolezze di queste. Ben altro sarebbe l'imagi
narsi i tormenti, i sapori, ec. Trnano in campo le stesse
osservazioni che abbiam fatto sulla differenza tra il ricor

darsi d'una persona e l'imaginarsi una persona.


La memoria non riproduce anche le parole e i nmeri?
Rispondiamo col dire che, o le parole e i nmeri non sono

altro se non la materiale espressione d'ide che si succe


dono nella nostra mente, e allora abbiamo appunto la me
moria delle ide ; o si riprodcono mecanicamente, e al

E suLL'IMAGINAzioNE

555

lora la memoria, piuttosto che una facolt dello spirito,


una funzione orgnica del cervello. E di queste riprodu
zioni ci occuperemo parlando delle diverse specie di me
moria che dipndono da attitdini speciali.
IV.

Simiglianze tra la memoria e l' imaginazione.

Nell'una e nell'altra si richiede : 1 che per l'imagina


zione sieno rimossi gli oggetti di percezione e di coscienza,
e per la memoria si seno oscurate le primitive ide. Se
gli oggetti sono presenti, l'nima conosce o sente, non ri
corda n imgina; 2 che si riprodcano le passate modifi
cazioni, e si riproducano in tutto o in parte idntiche colle
prime. In quella parte che non sono idntiche, sono una
rappresentazione nuova produtta dalle facolt conoscitive.
Perch si riprodcano in noi le gi avute rappresentazioni,
necessario che si sia avuta la coscienza delle modifica

zioni primitive ? Ci pare che per alcune s, e per altre no.


Quando le modificazioni riprodutte sono percezioni o ide,
basta che si sia prestata attenzione agli oggetti di perce
zione, ovvero alle qualit e alle relazioni degli oggetti. Quante
volte facciamo cose che non ci accorgiam di fare, ma che poi
ci ricordiamo d'aver fatto! Come mai ? Ci fu la cognizione
della cosa, e questa cognizione, per un qualsasi rapporto
cogli oggetti presenti, si risveglia presto o tardi in noi. La
cognizione della cosa pertanto spiega il richiamo , senza
supporre un atto della coscienza, la quale agisce soltanto sui
fatti dello spirito. E se non ci fosse stata nemmeno quella
cognizione, la ricordanza era impossbile. Cos accade ne'
distratti, e in tutti quelli che perano sopra pensiero e non

badando a quel che fanno. Dopo aver letto una pgina d'un
libro, ci ricordiamo le ide, ma non le parole ; talvolta nep
pur tutte le ide, ma soltanto le principali; talvolta neppur
queste. Facendo un cmputo aritmtico, non ci ricordiamo

554

STUDI

SULLA MEMORIA

le cifre per cui siam passati, ma soltanto i risultati.

Perch?

Ognun vede che qu la coscienza degli atti dello spirito non


c'entra, ma solo l'attenzione prestata pi o meno ai di

versi oggetti e alle lor qualit, per conscerli. Non ci ri


cordiamo delle parole e delle lttere, perch quantunque da
noi percepite, non vi abbiam data quell'attenzione ch'era
necessaria per averne l'ida come di particolari oggetti. Nel
clcolo dimentichiamo i nmeri intermedj per la stessa ra
gione, e li rammentiamo invece quando un particolare mo
tivo c'induce a distintamente conscerli. Per la mentale

riproduzione necessaria dunque in questi casi la cognizione


dell'oggetto, non la coscienza dell'atto dello sprito.
necessaria invece la coscienza, quando l'oggetto ripro

dutto sia un fatto stesso dello spirito, come nella riprodu


zione delle sensazioni e de' sentimenti. Perch? perch una

primitiva cognizione si richiede per tutte le riproduzioni, e


l'immediata cognizione delle sensazioni e dei sentimenti
chimasi appunto coscienza. Insistiamo su queste diffe
renze, perch non appjono abbastanza chiare ne'trattati.
necessaria la cognizione dell'identit?, cio, quando ima

giniamo e ricordiamo, fa d'uopo l'accorgimento, che le attuali


rappresentazioni seno le stesse che abbiamo avute altre
volte? Mi pare che alla memoria non sia necessaria la co

gnizione di quest'identit (1),perch ne' nostri giudizj e ra


ziocinj attuali s'innstano di continuo ide antiche senzach

noi ci riferiamo punto al passato: anzi quante volte abbiamo


ide che noi crediam nuove, mentre poco dopo ci accor
giamo d'averle avute altre volte!; crediam di pensare, e non
facciamo che ricordare. Guai se tutte le nostre ide dovs

simo pensarle di mano in mano! Pare dunque che nella memo


ria questa cognizione dell'identit sia l'effetto d'una posteriore
riflessione. Coll'imaginazione altrimenti. Non possiamo
(1) Pare che anche Beautain ammetta come necessaria alla memoria
questa cognizione, giacch egli definisce la memoria: la puissance par
laquelle l'entendement se represente les choses dans le temps ou sous la
forme du temps.

E suLL'IMAGINAzioNE

553

quasi mai avere imgini n reminiscenze, senz'accrgerci che


non sono d'oggetti presenti , e che quindi quell' imgine
corrisponde a un oggetto esterno percepito altre volte, e che
le reminiscenze si riferscono a sensazioni o sentimenti gi
provati. Le percezioni d'oggetti presenti sono ben altro che
imgini ; e le consapevolezze di sensazioni e di sentimenti
attuali sono ben altro che le consapevolezze riprodutte! C'
pertanto una tal differenza tra la consueta realt e le at
tuali apparenze, che non possiamo a meno d'accrgerci del
vero. Oltrech le modificazioni riprodutte contrstano di troppo
colle sensazioni e percezioni presenti. E quest'incoerenza
d'oggetti non pu non provocare la riflessione.
Ma v'ha de'casi in cui, quanto alla forza dell'impres

sione, non differente l'apparenza dalla realt. Ci par di


vedere come se vedssimo davvero. Sentiamo suoni e odori

come se veramente gli oggetti facssero su di noi impres


sione. Qui non l'ordinaria imaginazione che agisce, ma
vi si aggiunge anche un esaltamento cerebrale, per cui l'i
maginazione sovreccitata influisce arcanamente sul commune

centro sensorio. E queste sensazioni e percezioni imaginarie,


non produtte dall'azione degli oggetti n da una condizione
de'sensi, ma da un disrdine cerebrale, chiamansi alluci

nazioni. Se, in mezzo a questo accidentale e parziale disrdine


dell'organismo, la mente ancora cos attiva e presente a s

stessa, che possa far uso della riflessione e dell'esperienza,


non crediamo all' allucinazione, per quanto sia viva e forte.
E talvolta, col non crdere e col reagire, riusciamo a dis
sipare quelle funeste visioni. Che se la mente ancor d
bole ed inesperta o fortemente preoccupata, non sappiamo di
fnderci dalle allucinazioni, e vi crediamo come a cose vere.

Di qui le ubbie del volgo che vedeva gli spiriti ne'castelli ab


bandonati, e vi sentiva gmiti e cigoli. Di qu le paure del bam
bino che, lasciato al bujo, trema davanti la fantsima e il lupo
mannaro. Talvolta una passione che acceca la mente, e d
nima e corpo ai produtti dell'imaginazione. Quante volte
il fanatismo ha creato apparizioni e colloquj che erano realt

556

STUDI SULLA MEMORIA

soltanto per i fantici (1)! quante volte il rimorso fa vedere


agli occhi della mente un cadvere che non si riesce pi
a nascndere, e fa sentire nell'intimo dell'orecchio una voce

a cui non si pu pi imporre silenzio! Talvolta il dis


rdine cerebrale che produsse l'allucinazione, sconvolge per
modo tutta la mente, che sono oramai impossbili la rifles
sione e la deliberazione. Allora l'allucinazione monomania,
e l'allucinato pazzo. Nel 1821, in Milano , un calzolajo
si butt nel Naviglio, perch diceva di sentire dentro di lui
una voce che cercava la sua nima per darla al demonio.
V.

Differenze tra la memoria e l'imaginazione.

Differiscono l'una dall'altra per la diversa indole di cia


scuna, e per gli effetti diversi.
Differiscono per l'indole, giacch la memoria riproduce
le cognizioni mediate degli oggetti , quelle avute coll' in
telletto e colla ragione: l'imaginazione invece richiama le

immediate cognizioni degli oggetti, cio quelle avute colla


percettivit e colla coscienza. Per l'imaginazione gli oggetti
stessi ci stanno dinanzi, mentre per la memoria non abbiamo
che le ide degli oggetti (2). Ognun vede dunque che,
anche non concedendo una facolt trasformatrice all'imagi
nazione, possiam distnguerla dalla memoria. N la diffe
renza tutta di grado. Altro rappresentarci gli oggetti, ed
(1) Non possiamo qu trattenerci dal citare il trattato d'Antonio Mu
ratori a Della forza della fantasia umana n. Un uomo che, in tempi
non ancora sgombri della nebbia di parecchi scoli, vuole e sa discr

nere chiaramente la verit, senza cessare un sol momento d'essere quel


pio e prudente sacerdote che fu per tutta la vita, davvero un esempio
che si cita con piacere in qualunque occasione.
(2) E in questo senso che da alcuni filsofi definita l'imaginazione per
quella facolt che ci rappresenta l'assente come presente (V. Matthiae,
p. 29). Certamente non vgliono intendere che la mente crede all' as

sente come al presente, ma solo che l'assente fa un' impressione come


sc fosse prescntc.

E suLL'IMAGINAzioNE

557

altro riprodurre le ide. Come c' un'essenziale differenza

tra i due atti primitivi, cos differiscono i due atti ripro


duttivi; almeno c' quella differenza che passa tra tutti gli
atti dello sprito nella filosofia, la quale, mentre dai diversi
effetti indotta a concepire diverse facolt generatrici, non

nega che in sostanza tutte seno manifestazioni d'una gene


rale attivit diversamente modificata.

Differiscono per i diversi effetti,perch dalla memoria non


abbiamo se non rinnovata la gi avuta cognizione; e invece

dall'imaginazione che, riproducndoci le percezioni e le consa


pevolezze, ci rappresenta l'oggetto nella sua totalit ed unit
d'impressione, abbiamo anche ripetuto e talvolta ingrandito

perfino l'effetto della sensazione e della percezione. Lnguide


e inefficaci sono le riproduzioni della memoria, mentre vive
e possenti sono quelle dell'imaginazione. Un viaggiatore in
cui prevalga l'imaginazione, ti descrive il suo viaggio cos
evidentemente, che ti pare d'ssergli compagno. Un altro
che fa uso della sola memoria , ti racconta il tutto con

esattezza, ma cos smortamente , che ti sembra di lggere


un diario.

Abbiam detto che l'imaginazione riesce perfino a rip


tere in noi l'effetto della sensazione e della percezione.
Dopo aver visto il mare, dopo aver assistito ad una scena

di sangue, pi volte ci troviamo nell'imaginazione il mare


e la terribile scena, e di nuovo proviamo o il sentimento
del sublime o una sensazione di ribrezzo e d'orrore. Ci

sembra di vedere, d'udire, di toccare l'oggetto imaginato.


Ci tratteniamo con persone lontane: ne sentiam le parole;
rispondiamo. Si sorride da s a s.

Spesse volte l'effetto produtto in noi dall'imaginazione


pi forte di quello lasciato dalla percezione stessa. Ripen
sando a un soggiorno fatto in una deliziosa campagna, ima

ginndoci in quelle ore e in que'luoghi, proviamo le pi


vive sensazioni, e invidiamo il tempo passato, e ci pare
d'aver goduta una felicit di cui allora non ci siamo ac
corti. Come ci avviene ? L'imaginazione riproduce

bens le percezioni degli oggetti belli, variati, sublimi; ma

558

STUDJ SULLA MEMORIA

non le distrazioni e i pensieri che ci preoccupvano la


mente. Dipi l'imaginazione lavora sopra oggetti che ci
mncano, e l'uomo desdera ed abbellisce tutto quello che
non ha.

Pu l'imaginazione crscere in modo da non lasciarci


nemmeno sentire le impressioni attuali. Un soldato, cui s'am
putava una coscia sul campo di Bautzen, rispondeva ai medici
che cercavano di confortarlo il 69" vi passato (1).
Egli vedeva coll'imaginazione il ponte, su cui il suo reggi
mento doveva passare a viva forza. Non si spiega altri
menti il coraggio con cui ne' scoli addietro gl' imputati,
senza confessare il delitto, sopportvano gli atroci sp
simi della tortura. Essi si sentivano dinanzi agli occhi il
patibolo e la morte. Questa legge psicolgica anzi una
ragione dipi per provare l'irragionevolezza e la crudelt
della tortura.

V' ha un altro effetto dell'imaginazione. Gli oggetti da


essa rappresentati possiamo descriverli con tal forza da farli
vedere e sentire anche agli altri. Ne' libri d'un bile scrit
tore, voi vedete i luoghi e le persone ch'egli stesso ha ima
ginato; e forse vi sentite tutto l'nimo rimescolato da quegli
affetti ch' egli tranquillamente s' rappresentati coll' ima
ginazione. Dinanzi a Gustavo Mdena che declama la morte
d'Ugolino, o smula i rimorsi e l'agonia di Luigi XI, chi non
ha riconosciuto tutto il potere di questa facolt che trasfonde
anche negli altri le sue meraviglie ?

Perfino sul corpo influiscono le rappresentazioni dell' ima


ginazione nostra ed altri. Qualche volta ci par di provare
degli effetti che non proviamo in realt: gli ammalati ima
ginarj sntono mali che non hanno. Ma altre volte gli ef
fetti sono veri e reali. V'imaginate una sostanza di sapore
cido, e sentite venirvi l'aquolina in bocca. Nessuno pu bere
senza nausea in un vase dove sieno stati oggetti schifosi. Credete
che un medicinale possa produrvi un tal effetto, e ve lo produce
(1) Revue Mdicale francaise et trangre, septem. 1843. Rapporto
di M. Prus sulla memoria di Baillarger.

e sULL'IMAGINAzioNE

559)

davvero. Un pittore, dipingndovi un paesaggio coperto di


neve, con persone intirizzite dal freddo, vi far quasi pro
vare un brivido; e questo brivido lo sentite davvero, se ve
dete uno mal vestito di stracci nel cuor dell'inverno.

Presenti a ferite e tormenti, ovvero anche pensndovi sol


tanto, proviamo una sensazione, come se venisse effettiva
mente offeso il nostro corpo; e tanto maggiore questa
sensazione, quanto pi son vive l'imaginazione e la sensi
tivit. Ecco perch le donne non pssono sentir parlare di
carnificine e di morti.

In tutti questi casi, siccome gli effetti sono creati e


mantenuti dall' imaginazione, si pu tglierli con mezzi
che si riferscono all' imaginazione stessa. Una donna che
credeva d'aver inghiottito col pane uno spillo, e si sentiva
un gran dolore alle fauci, non lo sent pi, dopoch, per
gli effetti d'un emtico, le si mostr lo spillo in un pezzet
tino di pane. Dubois narra d'un tale che, credendosi mor
sicato dal suo cane, manifest l'idrofoba; e quando si per
suase che il cane non era arrabbiato, guar (1). Il dottor
Barbantini di Lucca, nel giornale di Fisica e Chimica (Pa
va, 1817), descrive un simil caso di malatta e di guari
gione produtte dalla forza dell'imaginazione.
Qualche volta il corpo ne rimane durevolmente offeso.
Non vi dir gi di quegli effetti che una vulgare e pia cre

denza attribuisce al potere dell'imaginazione. Le macchie


sul feto, quelle che communemente chimansi ni e che, se

condo il vulgo, sono le voglie della madre (2), la scienza


le spiega altrimenti, considerndole come accidentali al
terazioni del tessuto cutaneo ; n intende come l'imagi
nazione possa trasportare ed imprimere una propria im
gine sul corpo. Rammenter piuttosto gli altri dannosi
(1) V. IIistore philosophique de l'hypocondrie et de l'hysterie, par
Fr. Dubois d'Amiens. Paris, 1853, p. 254.

(2) Quest' opinione, con alcune altre che il scolo si credeva abba
stanza maturo per rifiutarle, fu riprodutta ultimamente da un bell'inge
gno italiano in un' pera che ha per titolo a Fatti relativi al Mesme
rismo, e cure mesmriche, con una prefazione strico-critica. Corf 1842,
p. 6o, 61, ec.

5(60)

STUDI SULLA MEMORIA

effetti per i quali, in una societ incivilita, mrita tanti ri


guardi l'imaginazione delle donne incinte. N sono rari i
casi in cui uno spettcolo atroce e un percolo improviso,
con un troppo grande spavento, hanno cagionato l'epilessa
e la tisi. In questa stessa Milano n' un ancor clebre esem
pio la servente del poeta Monti, la quale, al vedere il suo
padrone disteso in terra per apoplessia, cadde ella stessa colpita
da morte quasi improvisa. Nello stesso momento in cui scri
viamo, a Cislago (Provincia di Milano), si contano gi trenta
ragazze prese da convulsioni epilettiformi, per il solo fatto
dell'esempio, nella scuola, ne'cortili, nella chiesa; e a qual
cuna di queste le minacce, reagendo sull' imaginazione,
hanno potuto sospndere gli accessi dell'epilessa (1)
Come si spiega questa prodigiosa influenza dell'imaginazione
sul corpo? In alcuni casi una trasmissione nervosa che

ripete e propaga il fenmeno in altre parti dell' organismo.


In altri casi le forze vitali, concentrate all' improviso nel

cervello, lascirono che le altre parti del corpo paralizzate


o fortemente scosse ne risentissero una disorganizzazione. Ma
ognun vede che anche queste sono niente pi che con

getture, e il fenmeno della reciproca azione tra l'nima e


il corpo tanto pi sfuggir alle indgini umane, quanto pi

ci apparir meraviglioso nelle sue leggi e ne' suoi effetti.


FANT A s A.
V.

Come questa facolt differisca dalla memoria


e dall'imaginazione.

La pi parte de'filsofi, non contenti d'aver confusa la


memoria coll'imaginazione, distinguono poi l'imaginazione in
riproduttiva e produttiva, definendo l'una quella che fe
(1) Gazzetta Mdica di Milano, 6 aprile, 1844.

E sULL'IMAGINAzioNE

561

delmente e con vivacit richiama gli oggetti lontani, e l'al


tra quella che ltera, trasforma e compone. Ma, come ve
demmo doversi distnguere la memoria dall' imaginazione,
perch attribuiremo un doppio officio ad una sola facolt?
Perch confonder nel nome due forze che riconosciamo cos

diverse negli effetti? Se il criterio con cui in filosofia si


distingue una facolt dall'altra, appunto la diversit degli
effetti produtti, ognun vede la necessit di ristringere il
campo dell'imaginazione, e d'assegnar l'altra parte a un'altra
facolt. E tanto pi desideriamo concordemente accettata an
che dai filsofi questa distinzione, perch l'uso letterario e
le lingue l'hanno ricevuta in gran parte.
La memoria richiama le ide, e l'imaginazione riproduce
le percezioni; ma l'una e l'altra non lterano punto. Se
l'imaginazione, richiamando le percezioni, riproduce gli og
getti come se fssero presenti; invece d'alterare, pu dirsi
che richiami con troppa fedelt. Se, riproducendo, ammette
od oscura qualche parte delle percezioni o consapevolezze
primitive, quest'ammttere e oscurare non sono gi proprj
ed essenziali alla facolt in gnere, ma bens prove delle spe
ciali limitazioni di questa facolt ne' diversi umini. C'
invece una facolt per cui lo spirito, approfittndosi de' ma
teriali somministrati dalla memoria e dall'imaginazione, li

dispone e li combina in un nuovo produtto. E questa fa


colt che non gi immediata e smplice, come sono la
memoria e l'imaginazione, ma mediata e composta, perch
il riassunto di parecchie facolt, dicesi fantasia. A chi
visita un convento disabitato, percorrendo que' lunghi pr
tici, entrando in quelle anguste e simmtriche celle, pas
seggiando per que'giardini ombreggiati da alberi gigante

schi, par di vedere i mnaci aggirarsi, par di sentire le


lor voci; e la sacra solitdine si ppola a un tratto degli

antichi abitatori. Chi non vede in questoprodutto della fan


tasa il lavoro di molte facolt riunite?

Fantasia (come accade troppo sovente in psicologia), si


gnifica ad un tempo la facolt e l'atto: uomo di fantasa;
le fantasie del poeta. Fantasticare ha un senso non buono,

5(62

STUDJ SULLA MEMORIA

e gli antichi dicevano anche fantasiare. Fantstico il qua


lificativo de' produtti della fantasia. I filsofi dunque che
chiamrono forza o virt o potenza fantstica la fantasa,
fcero uso d'un'ambigua espressione.
Si noti fin d' ora che la fantasa non giova soltanto alle

graziose e possenti finzioni della poesia, ma conduce ben


anche alle gravi scoperte della scienza. Anche nel pensiero,
che quella complicata funzione con cui l'uomo va effet
tuando la sua tendenza alla verit, v'ha parte non rade
volte la fantasa. Una scoperta intellettuale non tanto il
produtto della minuta e paziente indgine, quanto lo slan
cio della fantasa che sospetta e indovina. Vediamo ne'
fatti questa legge psicolgica. Il poeta e il pittore, do

vendo descrivere o dipingere un paesaggio ideale, voglion


dapprima vedere parecchie scene della bella e sublime na
tura; poi colla memoria e coll'imaginazione piene delle
pi vive rappresentazioni, commossi ancora dal sentimento
esttico che ha ammirato qu un lago appi d'una collina
coronata d'un folto bosco, l un mucchio di maestose

ruine, e un raggio di sole che squarciando le nubi ill


mina una sagra campestre . . ., s'abbandnano alla fantasa,
e si trvano dinanzi agli occhi della mente un deli
zioso paese di cui hanno viste le parti in varj luoghi,
ma di cui non ve n' un altro in natura. E Vico ,
Newton , Volta ? Vico studia le storie e le fvole , i

costumi e le leggi, le religioni e i riti, le lingue e le poe


se del mondo antico, e dietro le inspirazioni del sentimento
lgico e d'una possente attitdine induttiva, si rappresenta
il corso ideale de' ppoli, e crea la scienza nuova. Newton
contempla ostinatamente i fatti che vede intorno a s,

poi scosso dall'ida che la natura, smplice e parca ne' mezzi,


raggiunge colla pi vasta continuit i suoi fini, egli s'in

alza sulla terra, e di pianeta in pianeta concepisce il si


stema solare, e svela alle genti la legge dell'universale gra
vitazione. Volta parte dalle ide di Galvani, prova ed osserva
finch i fatti confrmano le sue divinazioni, e inventa la pila,
con cui la fisica e la chimica faranno inaspettate scoperte.

E sULL'IMAGINAzioNE

565

Ecco altretanti produtti della fantasia. Diversa la ma


teria prima che la mente assume nel suo corso, e diversa

n' pur l'elaborazione, perch vriano le facolt inspiratrici;


ma nica la via per cui riesce al suo scopo, ed uno il
carttere per cui questa facolt composta si distingue da tutte
le altre.

Dicemmo che la fantasa si serve de'materiali presentati


dalla memoria e dall'imaginazione. In fatti il poeta va in
cerca d'imgini e di reminiscenze (1). Il pittore fa i suoi studj
copiando qu un albero frondeggiante, l una bella fisono
ma, ora un quieto tramonto di sole, ora un cielo in bur

rasca : lo scienziato aduna nella sua mente principj, opinioni,


notizie. Tutti questi si preparrono ai voli della fantasia

coll'osservazione e colla meditazione. Insisto su questa legge


perch i givani si persudano che anche il Genio richiede
attenzione e pazienza. L'uomo non crea che componendo, e

non diventa gigante che salendo sulle spalle de' suoi pre
decessori.

La memoria giova sopratutto alla fantasia scientifica, per


ch le rappresenta le qualit da cui deve, col mezzo del

l'induzione o dell'analogia, congetturare una scoperta. L'i


maginazione ajuta principalmente la fantasa artistica, per
ch le rappresenta gli oggetti, con cui questa pu predi
sporre il suo quadro (2).
La fantasa associa e disunisce, compone ed inventa; ma
sempre legata alle note sensazioni e alle ordinarie forme

degli oggetti. Pu formarsi l'ida d'un campo di battaglia,


d'un incendio, d'un naufragio senz' averli mai veduti, ma

gli elementi dell'ida sono presi dall'esperienza, e quanto


pi questa s'avvicina al vero, tanto pi sar efficace l'ida.
(1) Gli antichi favoleggirono questa verit, rappresentando le Muse
come figlie della Memoria.

(2) La fantasa, co' materiali della memoria e dell' imaginazione, non


alimenta soltanto le arti e le scienze, ma ben anche i disegni della vita

prtica. Forse accennava a questa verit l'allebasque, quando divideva


la fantasia in sensoria, relatoria, volitiva,secondoch il pensiero primitivo
una sensaziene, un giudizio o un volcre.

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564

STUDJ SULLA MEMORIA

Che se vorremo sollevarci colla fantasa fin dove non pu

l'esperienza, non vedremo che ridicoli sforzi, e l'originalit


sar la caricatura d'una copia. L'uomo che nel 1856, fin

gendo di vedere col telescopio di Herschel, ha creato gli


abitatori della Luna, non seppe trovare altre forme che

quelle date alle sue creature da Dio.


Ma se la memoria e l'imaginazione porgono il princi

pale alimento alla fantasa, esse sole non bstano a pro


durre n il bello, n la scoperta. Bisogna che una speciale
attitdine sospinga tutti que'materiali a riunirsi in una nuova
forma, e se l'attitdine a riuscire con facilit e sicurezza

in una speciale applicazione, dicesi talento (1); mentre chi


masi genio se si eleva precoce, irresistibile, vario, originale.
Perci la speciale attitdine, che feconda i tesori della me
moria e dell'imaginazione, non sar soltanto per le arti belle o
per le scienze, ma si distingue in tante attitdini, quanti sono
i gneri di studio o d'inspirazione a cui si rivolge l'attivit
umana. Tra i talenti artistici si ammira ora il talento po

tico, ora il talento pittorico, musicale, architettnico, ec. Tra


i talenti scientifici distinguonsi i talenti filosfici, emprici,
matematici, storici. . . . E ciascuno di questi talenti pu pre

sentarsi con pi minute suddivisioni. ll talento empirico pu


ssere politico, econmico, guerriero, industriale, didttico, ec.
Specie del talento potico il talento lrico: ramo del talento
oratorio il talento narrativo, descrittivo, ec. (2). Ci
(1) Distinguiamo talento da ingegno. Ingegno quella costituzione
mentale che nasce dalla diversa proporzione in cui trvansi tra di loro
le facolt del conscere : pu ssere acuto, forte, vasto, profondo, chiaro,
ordinato e viceversa. Talento la disposizione dell'ingegno a felicemente
occuparsi in un ramo speciale di studj o d'affari.
(2) La frenologia benemrita per aver chiamata l'attenzione de'filo
sofi su queste speciali attitdini, che hanno la ragione di s stesse
nell'originaria struttura del cervello , e che in prtica danno una di
versa direzione all' attivit generale dello sprito umano. Ma bisognava
nello stesso tempo non obliare le leggi di questa generale attivit che,
manifestndosi, s'atteggia, per ciascuna di quelle attitdini, in modi com
muni e costanti. E questi modi sono appunto quelle che i psiclogi chia
mano facolt.

E suLL'IMAGINAzioNE

565

che diciamo del talento, dicasi del genio che ha tutte le

specie del talento, ma in un grado pi enrgico e pi per


fetto.

Riteniamo dunque che una speciale attitdine chiamata


ora talento, ora genio, deve accgliere i doni della memo
ria e dell'imaginazione, ed elaborarli in una nuova forma

perch divntino una fantasa o una scoperta (1). Notiamo que


sta legge perch mrita di non esser dimenticata. Quanti, ricchi
soltanto di memoria o d'imaginazione, si crdono predestinati
all'immortalit, e travagliano in cerca d'un'inspirazione, e
confidano d'aver trovata una novit, quando non han fatto
altro che riprodurre e riptere ! E non essi soli ne risn
tono il danno, se sciuprono una forza che poteva esser
meglio adoperata!
Ma perch il produtto della fantasa corrisponda allo scopo
per cui questa facolt fu data all'uomo, bisogna che
vi coperino anche la riflessione e il sentimento. Colla ri

flessione l'intelletto contempla il concetto o l'ida, e allora


il sentimento esttico, che, abitualmente applicato, chimasi

buon gusto, riceve o rifiuta quel concetto, perch non bello,


e il sentimento lgico che abitualmente applicato chia
masi buon senso, riceve o rifiuta quell'ida, perch non
vera. Senza questa cooperazione dell'intelletto e del senti
mento, il produtto della fantasa, nato dalla memoria e dal
l'imaginazione, ed elaborato da quella speciale attitdine che
costituisce il talento ed il genio, sarebbe non rare volte
una fantasticheria che ripugnerebbe col buon gusto o col
buon senso. E allora nella prtica della societ non veg
gonsi che capricci e arziggoli, mentre nelle arti i concetti
sono bizzarre , e nella scienza le iptesi sono romanzi.

(1) Si noti che la fantasa sopratutto nella vita pratica, influita ed


animata non soltanto dalle attitdini, ma ben anche dalle tendenze. E

allora pu entrarci anche la volont, giacch le attitdini hanno, riguardo

alla facolt del conscere, quell' officio che hanno le tendenze riguardo
alla facolt del volere.

---

566

STUDI SULLA MEMORIA

Dio ci guardi da queste fantasiacce che crcano il nuovo e


lo strano senza badare al bello ed al vero!

Un commune esempio de'produtti della fantasa non do


minata dalla riflessione, e quindi non regolata dalla ragione
e dal sentimento, sono i sogni in uno speciale stato fisio

lgico, e i delirj in uno stato morboso, e pi o meno per


tutti gli umini nello stato di veglia, i castelli in aria.
Le previsioni ed i presentimenti, aspettative indistinte,
occasionate da rimembranze che .s' unscono a sensazioni

e percezioni, sono anch'esse un produtto della fantasa che


ci fa vedere e sentire, trasportndoci nell'avvenire. La frase
vulgare il cuore mi dice una bella espressione della
commune credenza che i sentimenti danno l'indirizzo alla
fantasa.

Ma tra i produtti della fantasa v' ha pur un' altra serie


di fenmeni, dinanzi a cui il tranquillo osservatore si ferma,
non sa se pi commosso o spaventato. Alle volte , per un
misterioso disrdine del cervello, la memoria e l'imagina
zione, soverchiando con una folla di rappresentazioni la be
nfica forza della riflessione e de' sentimenti, prodcono

quella malattia mentale che chiamasi mania vaga. Che se,


tra le rappresentazioni fornite dall'imaginazione, ve ne ha di
quelle che diconsi allucinazioni, allora la mente vagabonda
e dispersa si ferma sopra un oggetto, ma per abbracciare
il fantasma come una realt. Talvolta, nell'esaltamento ner

voso, vediamo svilupparsi attitdini straordinarie ed ignote, ma


pi sovente, rimanendo pi o meno illese le altre facolt, si es
gera una speciale tendenza, e nasce la monomania. Esse
lavorano rette e sicure, ma appena s'incntrano in un tal

gnere d'ide e di sentimenti, pigano sotto la fissazione


fatale. E ne' pi splndidi ingegni il sentimento che per
tanti anni li condusse al bello ed al grande, talvolta quello
che, trascesi anche i confini della passione , li spinge alla

pazzia od al suicidio. Tasso e Rousseau sono i due pi


conosciuti esempj di questa perpetua debolezza umana.
Non si creda per che, ogni qualvolta sembra mancare
il dominio della riflessione, prevalga un corso fatale d'ide

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___
_

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--------------

e sULL'IMAGINAzioNE

5(67

e di risoluzioni che annintano l'Io. Sappiamo quanto sia


difficile determinare ne' singoli casi i confini che sparano
la ragionevolezza dalla folla. Ma i fisilogi si sono compiaciuti
qualche volta di distrggere nell'uomo il genio e degradarne

il carttere (1). Un' alta intelligenza, nel libero e tranquillo


suo corso, pu ad un tratto, scossa da un' ida, dimenti
care per un momento s stessa; e accogliendo le imgini e i

concetti che arrivano in folla, e guidata quasi da un


sovrumano istinto, slancia commossa, felice, i tesori del bello

e del sublime. questo il sacro momento dell'inspirazione.


Il poeta chiude gli occhi come per ascoltarla, e quando il
prezioso lavoro compiuto, egli ci pensa, e si meraviglia
di s stesso. Allora egli s'imgina le Muse, e grida Deus est
in nobis. Perch vorremo colla scienza avvilire questi mo
menti che sono i pi gloriosi per l'uomo, e a' quali forse
si prepar co' pi difficili sforzi l'Io di tutto il passato?
perch ci compiaceremo nel dimostrare che Scrate era un
pazzo? (2); questo Scrate che primo chiam la filosofia
dal cielo e la condusse per le citt e nelle case, e sosti
tuendo al sofisma la lgica del buon senso , apr la via a
tutte le scoperte ; seppe insegnare il Dio nico e l'egua
glianza degli umini, combttere per la patria, viver pvero e
grande, e morir mrtire della verit e della virt che aveva

professate per tutta la vita? Egli sentiva dentro di s


(1) V. Du Dmon de Socrate, spcimen d'une application de la science
psycologique celle de l'histoire, par F. Lelut. Paris, 1856. Cours
de Philosophie, par M. Damiron. Psycologie. T. II.
(2) a Cette opinion qui consiste dire que Socrate tait un Thoso
a phe, un visionnaire, et, pour dire le mot, un fou, cette opinion est
a la seule vraie . . . Il y a des noms et des grands noms, des noms
d'artistes, de potes, de savans, de philosophes, dont la psycologie
a est, au su de tous les hommes eclairs, celle que j'attribue Socrate.

a V. Lelut: Demon de Socrate, p. 15, 17. Non si creda per che,


citando questi passi, vogliamo punto menonare i mriti di Lelut, il
quale, tra i mdici francesi, ha saputo molte volte portare negli studj

psicolgici un raro buon senso e una viva ed elegante parola. Chi ne


volesse veder la prova, legga, in fine del citato libro a Du Dmon de
Socrate n, la memoria che ha per titolo a Rechrche des analogies de
la folie et de la raison n.
Vol, vi.

25

568

STUDJ SULLA MEMl()RIA

un' autorvole voce che gli proibiva di fare il male, e


credeva a questa voce come ad un genio benfico! Era egli

perci un pazzo? In una natura ben costituita ed armni


ca, le inspirazioni del sentimento morale e del sentimento

religioso sono talvolta cos chiare e forti, cos franca


mente opposte ai moti dell' istinto e della passione, che
un uomo, non illuminato da una perfetta psicologia n da

una sopranaturale ragione, e legato fors'anche alle superstiziose


mitologie del suo tempo, pu crderle voci d'uno spirito
famigliare che gli parla e lo spinge e lo rende pi forte
di lui stesso; pu illdersi, commosso dalla sua pia credenza,
e ragionare di questo Dio al vulgo e a' discpoli per sem

prepi inanimarli sulla via del dovere e della virt. L'illu


sione non ancora allucinazione, e se pur volete ch'essa
sia tale, non pu dirsi pazzia, perch niente pi che il
sentimento e la ragione in un grado straordinario di nor
malit e di forza. Non giudichiamo un grand'uomo di venti
de scoli addietro colla nostra vecchia ragione, e sopra
tutto stiamo attenti che non si renda bella e venerbile la

pazzia.
Abbiamo rapidamente esaminato il processo della fanta

sa, dalle prime sorgenti della memoria e dell'imaginazione


fino alle sublimi concezioni della ragione e del sentimento.
Vedemmo come l'ingegno umano, ricomponendo le disperse
ricchezze della natura, afferra il bello ideale, e chi ha ne

gato alle arti il pi squisito gnere del bello, mostr di


sconscere questo meraviglioso processo delle nostre facolt.
Ma se la fantasa pu sollevarsi fino a tanto, essa non
rade volte discende e trava; e ne vedemmo perci le
pi communi aberrazioni dalle fantasticherie fino alla paz
zia. Torniamo a dire che troppo finora fu essa confusa
colla memoria e coll'imaginazione; e quando si volle distn
guerla, non fu chiaramente osservata la parte che vi
hanno il talento od il genio, l'intelletto e il sentimento;
n fu abbastanza notato com'essa con diverse forze, ma sulla

stessa via, ora colle apparenze dell' entusiasmo intraveda il

E sULL'IMAGINAzione

569

bello nelle arti, ora con quelle della calma scopra il vero

nelle scienze. Una pi estesa dimostrazione de' principi che


la compngono spetta alla psicologia speciale, poich questa
esmina appunto ne'diversi individui le facolt che nscono

dalla composizione d'altre per l'influenza de' varj elementi.


E quanto a studiare e sviluppare il mtodo con cui la fan

tasa tende al vero ed al bello, sono questi gli speciali offici


della lgica e dell'esttica.

L'uso vivo della lingua conferma le qu proposte distinzioni?


Non pare piuttosto ch'essa confonda l' imaginazione colla
fantasia? Si dice le imaginazioni della fantasia, la fan
tasia imgina: si dice imaginare e imaginarsi per ideare,
comporre; e non soltanto imaginare un poema, ma anche
imaginare una mchina, un sistema . . .; tanto vero che
perfino il commune linguaggio riconosce l'influenza della fan
tasia sui lavori che pjono soltanto intellettuali; e forse in

certi sistemi filosfici la vediamo anche troppo!


Talvolta s'usa in questo senso il vocbolo imaginare,
perch il maggior numero de' materiali viene alla fantasa

dall'imaginazione (si dice infatti le fantasie dell' imagi


nazione ). Talvolta, compiute le combinazioni della fan

tasia, la mente se ne rappresenta coll'imaginazione il pro


dutto (l'imgine del pericolo: aver dinanzi agli occhi l'im
gine della morte). Vorrei che s' osservasse quest'ltimo officio
dell'imaginazione, non intenta soltanto a riprodurre le vere
percezioni e le vere consapevolezze, ma anche quelle che
noi stessi ci siam formate colla fantasia. naturale dun
que il sostituire in parecchi casi imaginazione a fantasa;
ma si noti che anche quando si fa questa sostituzione, il
lavoro della prima sempre men composto ed attivo che

quello dell'altra. per certo che tutti dicono imgini del


passato e fantasie dell' avvenire; n si potrebbe cos fa

cilmente scambiare i due usi; e suona meglio finzioni


della fantasia che non finzioni dell' imaginazione. Da l
timo, per iscusare il troppo largo senso in cui si prende
il vocbolo imaginare, si consderi che fantasia non ha il
verbo corrispondente, poich fantasticare non significa tanto

370

STUDI SULLA MEMORIA

l'azione regolare della fantasia, quanto un lavoro in cui

essa, soprafatta da una condizione psichica o corporea e non


frenata dalla riflessione, diventa quasi in tutto passiva (1).
Possiam dire pertanto che l'uso vivo della lingua, anche

quando non conferma chiaramente la distinzione da noi data,


non vi si oppone per, ma confonde solamente in uno due
vicini atti dello spirito , come accade qualche volta al p

polo che non vede troppo per minuto ne' ripostigli della co
scienza (2)
RICONOSCIMENTO E CONTEMPLAZIONE,

D'ordinario i filsofi cllocano il riconoscimento e la con

templazione tra gli atti della memoria e dell'imaginazione.


Vediamo se siano davvero elementi o produtti di queste
facolt.

(1) Questo fatto che nelle lingue pi culte manca il verbo esprimente l'a
zione regolare della fantasa, non vorrebbe gi dire che dall'imaginare al
fantasticare fcile il passo, e che l'attenersi nella giusta sfera della
fantasa un privilegio quasi inosservato? In molti casi serve il vocbolo
ideare, ed anche questo un fatto che prova il doppio officio della fan
tasa, la quale presenta le sue ltime elaborazioni in un'ida.
(2) Non si chiami soverchia questa cura che ci prendiamo di metter
d'accordo la psicologia col commune linguaggio. Crediamo anzi che sia
questo uno de' pi desiderbili assunti della scienza. Far vedere che
un' ingegnosa ed tile filosofia si nasconde quasi sempre negli accidenti
del linguaggio, l'nico modo per ridonare a una lingua la sua vera
importanza, e a una scienza il suo crdito e la sua bellezza. Sopratutto
per i givani italiani la via delle osservazioni sul linguaggio sarebbe la
pi sicura e la pi amena per avvezzarli alla riflessione sui fatti di co
scienza, e allora s' avrebbe da una parte un' abitdine che riesce a molti

cos difficile e penosa, e dall'altra un poderoso strumento per dire con


precisione ed affetto le proprie ide; e forse gli scrittori diventerbbero
meno scarsi e pi efficaci! E la giovent che per tanti anni scorrazza
sui campi delle lttere, si potrebbe, con una delicata attenzione alle
parole, prepararla alla grave comprensione delle ide, e introdurla gi
predisposta ed attiva nel santuario delle scienze. Ma guai a quella
filosofia che ha bisogno di crearsi un linguaggio a parte! Quand'anche
il ridicolo non venga colle sue armi affilate a respingerla nel nulla da

cui uscita, un popolare oblo la relegher in un campo su cui i con


tendenti, presto o tardi, si distruggeranno tra di loro.

E suLL' IMAGINAzioNE

574

VII.

Riconoscimento.

L'atto con cui ci accorgiamo dell'identit tra l'attuale rap


presentazione e le rappresentazioni passate, dcesi dai filsofi ri
conoscimento. Incontro una persona, e m'accorgo ch' la
tale gi da me veduta altre volte. Cerco il cognome d'uno
scrittore, e finalmente mi ricordo, e dico : questo. Ecco
il riconoscimento che ora spontaneo, ora volontario, e
pu aver luogo cos per la memoria, come per l'imagi
nazione. Si noti che il riconoscimento si verifica anche per
le sensazioni. Rivedo un luogo dove ho provato molte sen
sazioni: dico di ritrovare le antiche sensazioni.

Gi vedemmo come pssano darsi memoria e imagina


zione senza riconoscimento, cio senz' accrgerci che le
rappresentazioni son riprodutte. Ma ne'casi in cui v' rico

noscimento, pu dirsi ch' esso sia un atto della memoria


e dell'imaginazione ? Facciamo l'anlisi degli elementi che
compngono il riconoscimento.
Suoi elementi sono: 1. richiamo d'una passata modifi
cazione provocato da una modificazione attuale; 2 giudi
zio dell'identit tra l'una e l'altra. Il riconoscimento adun

que non gi un atto della memoria e dell'imaginazione,

ma un atto della ragione che agisce in sguito alla me


moria ed all'imaginazione. Tanto ci vero, che ne' sogni
non c' riconoscimento ; e manca nella veglia tutte le

volte che, quantunque si sia veduta una persona, non siamo


abbastanza presenti colla riflessione, da scrgerne il rapporto

colle rappresentazioni passate, e d'altra parte l'abitdine non


supplisca al difetto della riflessione.
Ne' casi in cui, per mancanza di riflessione, non possa
aver luogo il vero riconoscimento, si verifica invece un'im
mediata cognizione. Vediamo una figura, udiamo un suono;
e a quella figura, a quel suono, associamo per forza d'im

572

STUDI

SULLA MEMORIA

pressioni o per abitdine una parola, un movimento. Ne'


bambini sono niente pi che percezioni a cui s'unsco
no sensazioni ed espressioni. Lo stesso si dica degli ani

mali, se pur in filosofia vale la lgica dall'uomo alle be


stie (1).
Il riconoscimento cos un atto della ragione, che molti
filsofi non dubitrono di fondare sopra esso le pi alte

ed importanti operazioni dello spirito umano. Ve n'hanno


alcuni per cui tutto il magisterio della responsabilit morale
sta in un riconoscimento. Non manca chi definisce la filo

sofia niente pi che un riconoscimento. Intendvano essi


un atto della memoria e dell' imaginazione, o dvano alla

parola un diverso significato? Per l'onore della filosofia non


si vuol crdere n l'uno n l'altro.

Perch ci sia il riconoscimento, necessario che l'oggetto

della percezione o consapevolezza attuale ci compaja come


parte d'un complesso di percezioni o consapevolezze pas
sate? Soave e Galluppi sembran credere di s, e ctano

esempj per prova. Ma ci pare che quella condizione non


sia gi necessaria per il riconoscimento in gnere, bens
(1) Ci pare che i filsofi bbiano quasi sempre abusato dell'analo
gia tra l'uomo e le bestie. Possiam comprndere una psicologia com
parata delle attitdini e delle tendenze, perch queste nell'uomo e

negli animali dipndono immediatamente dall' organismo. Ma quando si


vuol andare pi in l, non dissimuliamo la nostra diffidenza. Si tratta
di conscere le generali leggi dell'attivit pschica nelle bestie, come sa
rbbero quelle della memoria e dell'intelligenza. Chi pu arrivarvi, mentre
nell'uomo le native direzioni dell'attivit interna non si desnono se non

dai fatti di coscienza? Stiamo adunque alle apparenze, le quali ci dicono


che nelle bestie tutto sensazioni e percezioni, e riproduzione delle une
e delle altre; lavoro tanto pi clere e squisito, perch l'interiore atti
vit raccolta tutta su questo. Il dipi che si vuol dare alle bestie
quando le facciam lavorare colle nostre ide e co' nostri giudizi, sveglia
la nostra meraviglia, non tanto perch non si veda come pssano arri
vare fino a questo punto, quanto perch non s'intende come, arrivate
fin qu, dbbano fermarsi e non cmpiere i sublimi mircoli dell' intel
ligenza. Perci gli argomenti desunti dall'operare delle bestie non li
riceviamo n come prove, n come objezioni, giacch si tratta d'una na
tura pschica tutta diversa dalla nostra.

E suLL'IMAGINAzioNE

575

per il riconoscimento chiaro e completo. Noi non pos


siamo riconscere che per via d'un confronto mentale tra

una modificazione presente e una modificazione passata;


basta che questa sia stata viva e distinta. Appare chiara
una tal verit sopratutto nel riconoscimento delle sensa

zioni. N la duplicata rappresentazione dell'oggetto rico


nosciuto quella che detrmina il riconoscimento. Il raffronto
non tra due imgini, come dice Soave, n tra due ide,
come vorrebbe Galluppi, ma bens ora tra un'ida e un
pensiero, ora tra un'imgine e una percezione, ora tra una
consapevolezza e una sensazione. appunto questa differenza
tra i due trnini di confronto quella che- ci fa conscere la
riproduzione, e nello stesso tempo l' identit tra la mo

dificazione presente e la modificazione passata. Togliete quella


differenza tra i due trmini di confronto, e ammettete sol

tanto una duplicit d'imgini o d'ide; e allora intendo come


Soave e Galluppi, per non confondere il passato col presente
e non creare due presenti, dovttero supporre per l'oggetto
riconosciuto due ide, l'una congiunta alla serie delle per
cezioni che attualmente insieme con lui ci son fatte dagli
altri oggetti presenti; l'altra congiunta alla serie delle perce
- zioni che ci si risvgliano del luogo e delle altre circostan
ze in cui l' abbiamo prima veduto (1).
Ma se il richiamo delle speciali circostanze non neces

sario al riconoscimento, ammettiamo per che queste gi


vino non poco a rnderlo pi chiaro e pi completo.
Quando la passata rappresentazione non si riproduce cos
chiara in s stessa, che tosto se ne possa vedere l'identit
colla rappresentazione attuale, allora il riconoscimento du

bioso. Ci pare che colui sia il tale; ci pare che il suo co


gnome sia questo , ma non ne siamo sicuri. Ci pare
e non ci pare. Ma se la passata rappresentazione si lega con
(1) Soave, Istituzioni di Metafisica, Parte I, Sez. II, Cap. III. Galluppi, Elementi di Filosofia. Psicologia, Cap. VII.

574

sTUD suLLA MEMoRIA

tutte le sue circostanze, allora essa stessa diventa pi chiara,


e il riconoscimento da dubioso si fa sicuro.
Se le avute rappresentazioni s'uniscono all' attuale per
cezione in un modo scarso e imperfetto, il riconoscimento

incompleto. Una persona non ci ignota, ma non ci sov


viene per l'appunto chi sia: non posso ridirne il cognome.
So d'ssermi trovato. con lui, ma non mi ricordo n dove

n quando. Nel commune linguaggio diciamo: non mi rac


capezzo, non so orientarmi.
Queste diverse condizioni del riconoscimento dipndono
dalle qualit della primitiva concezione e dalle leggi dell'as
sociazione. Tanto pi pronto e sicuro il riconoscimento,

quanto pi viva la prima concezione, e quanto pi sono


i legami d'associazione.
Il riconoscimento per tutti gli umini un grand'ajuto

al progresso. Quando le osservazioni e gli esperimenti non


si concntrano gi solo in un sentimento, ma ci si presntano

accompagnate dal riconoscimento, cio dalla persuasione d'aver


veduto ed esperimentato i fatti, allora la cieca abitdine di

ventaesperienza. E coll'esperienza l'uomo, partendo dal pas


sato, va innanzi.

Contemplazione.
Quasi tutti i psiclogi rigurdano la contemplazione come
un atto della memoria, e lo definiscono l'atto con cui lo

spirito continua a ritenere presenti gli oggetti, anche quando


hanno cessato d'agire sui sensi. Mi pare che la contem
plazione non sia altro fuorch un atto della riflessione sopra
un oggetto ritenuto o richiamato dall'imaginazione. Diciamo
un atto della riflessione, perch se fosse sopra un oggetto
esterno e presente, si direbbe osservazione. Il riflttere pu

ssere provocato, spontaneo e volontario; provocato, quando


l'imaginazione , per dir cos, attratta dall'oggetto, e si com
piace nel contemplarlo anche a malgrado della volont ;
spontaneo, quando per abitdine o per impulso d'un sen

E sULL'IMAGINAzioNE

575

timento l' occhio mentale si ferma con predilezione sopra


un'imgine; volontario quando si fa uno sforzo per ritenerla
o richiamarla dinanzi alla mente. Diciamo che la contem

plazione un atto della riflessione sopra un oggetto, per


ch se non fosse sopra un oggetto, ma sopra un'ida, si
direbbe meditazione. Aggiungiamo sopra un oggetto ritenuto
o richiamato dall'imaginazione, perch si pu contemplare
non solo l'imgine d'un oggetto appena rimosso dai sensi,
ma ben anche l'imgine d'un oggetto riprodotto nella mente
dopo molto tempo. Si noti che anche quando la voce
contemplare si riferisce a un oggetto presente, contempliamo
non tanto l'oggetto, quanto la sua imgine gi raccolta nella
InOStra

InneInte.

In generale tanto pi intensa e prolungata la contem

plazione, quanto pi viva e recente la sensazione e pi


forte la riflessione. Ecco pereh s' creduto che la con
templazione fosse sempre un ritenere dinanzi alla mente.
Si continua ancora a vedere quel quadro che ci ha fatto
una cos gagliarda impressione: si assiste ancora a quegli
spettcoli che occuprono per tante ore la nostra attenzione.
Dura nel cervello l'effetto corporeo produtto dalle sensazioni
e dalle percezioni. come quando, cessata la msica, sen

tiamo ancora negli orecchi l'armonia; come quando scesi a


riva, siam fermi, e ci par di barcollare.
Talvolta l'imaginazione rappresenta l'oggetto con tanta
forza che l'Io nel contemplarlo dimntica s stesso e gli
oggetti presenti, e crede all'imgine come ad una realt. E
questo stato, secondoch pi o meno prolungato ed intenso,
chimasi rapimento od stasi. L'nima, oziosa ed occupata
ad un tempo , vive deliziosamente d'una sua imgine o

d'un suo sentimento , n si cura di riprndere la propria


libert. .

Perch affatica dipi il meditare sulle ide che non il


contemplare imgini ? perch nelle imgini l' attenzione ha
un feile ed immediato appoggio su gli oggetti, mentre per le
ide essa ha tanto pi lontano e dbole l'appoggio quanto
pi sale in alto coll'astrazione; e la parola, per quanto sia

576

sTUDI SULLA MEMORIA, EC.

un meraviglioso sussidio, non vale in chiarezza e costanza


a tener luogo dell'oggetto. Dipi, nella contemplazione non
facciamo che guardare coll'occhio della mente un'imgine,
mentre nella meditazione dirigiamo e fissiamo volontaria
mente l'attenzione sopra una o pi ide per meglio con
scerne le qualit e i rapporti. Oltreci, siccome le imgini
sono accompagnate da sensazioni, cos una tranquilla con

templazione ricrea pi facilmente l'nimo. La meditazione


invece, nel suo lungo lavoro sulle ide, deve accontentarsi
di quell'austero diletto che proviene dalle sodisfazioni del

sentimento lgico e che ci appare come il tardo premio


della durata fatica.

Il sguito ad altro nmero.


Dott. CARLo RAvizza.

Un velocimano per le strade ferrate.

universalmente riconosciuto dalle amministrazioni delle

strade ferrate il vantaggio di avere vecoli destinati a tras

portare sui diversi punti della linea colla maggior prontezza


gli ingegneri, gli operaj, gli utensili per i lavori di manu
tenzione e di riparazione, e per qualunque altro bisogno.
Perci su quasi tutte le strade ferrate di qualche impor

tanza si hanno a tal fine e piccoli carri tirati da cavalli, e


velocmani che percrrono la strada colla velocit del trotto

d'un cavallo. Ma poich una tale velocit in parecchie ur


genze, minore del bisogno e sempre poi gioverebbe il
poterne ottenere una maggiore, frono imaginati, se si deve
crdere a ci che fu talora annunciato dai giornali, diversi
congegni messi in moto ordinariamente da umini, o colle

UN VELOCIMANO PER LE STRADE FERRATE

577

mani, o coi piedi. Io pure mi sono proposto questo pensiero,


e qu porger il risultato de'miei studj.
Premesso che in un locomotore gli ingranaggi e qualun
que complicato sistema di trasmissione del moto non possono
assolutamente aver luogo: che nel nostro caso la forza mo
trice pi opportuna la forza umana: e che si pu cavare

un profitto molto maggiore dall'azione delle braccia che non


da quella dei piedi (1): i miei studj si ristrnsero ad in
trodurre nel velocmano quelle modificazioni, per mezzo delle
quali si potesse applicare nel miglior modo possibile la forza
delle braccia per vncere colla maggior facilit la resistenza

al moto del carro, e spingerlo colla mssima velocit, com


binando risparmio di spesa a celerit e prontezza di servi
zio. Il risultamento di queste modificazioni il seguente:
Due umini faranno percrrere al velocmano la strada
ferrata con una velocit eguale a quella d'una locomotiva,
continuando in tal lavoro tutto il giorno, con brevi in
tervalli di riposo, senza bisogno d'essere cambiati, e tras
portando continuamente altre 6 persone, od un peso equi
valente.

Descrizione del velocimano.

ll carro portato da 4 rote di legno, fisse sul loro asse,


il dimetro delle quali per le due motrici anteriori di
5" e per le posteriori di 1." Il telajo del carro

posto internamente alle rote; e la sua distanza verticale dalla


rotaja di 1."05, per modo che riesce al di sotto dell'asse
(1) Se invece di far operare l'uomo colle braccia si facesse agire co'
piedi per adoperare come forza motrice il suo peso, oltrech si stan

cherebbe pi presto, il passo verticale sarebbe soltanto di o.m 15, men


tre quello delle hraccia di o.m 6o, ed il moto assai meno clere. Onde
ottenere convenvole velocit, sarebbe mestieri d'ingranaggi, o d'un si
stema di pedali che comunque imaginati non potrbbero a meno d's
sere col loro braccio di leva in tali condizioni di diminuire assi l'ef

fetto tile del peso dell'uomo.

578

UN VELOCI MANO

delle rote motrici, ed al disopra di quello delle posteriori.

Le custodie (plaques de garde), per conseguenza son ri


volte all'ins per l'asse delle prime, e all'ingi per quello
delle seconde.

Le bccole trattenute in registro dalle custodie, per mezzo

delle quali il carro si appoggia sugli assi delle rote, sono


formate in modo di contenere nel loro interno una rotella
del diametro di 0"20, fissa sul suo asse, del dimetro di

0.05, sul quale si pera tutta la pressione della bccola


stessa, restando a contatto della parte superiore dell'asse

della rota la sola circonferenza della rotella, mentre la parte


laterale e l'inferiore dell'asse della rota sono abbracciate dalla

bccola. L'asse della rotella, sul quale si porta l'attrito,

sar continuamente umettato d'olio da due piccoli recipienti


superiori, per mezzo di due fori praticati nei cuscinetti del
l'asse.

IPER

LE STRAIDE

FERRATE

579

L'asse dritto per le rote posteriori del dimetro di


0m 04; quello per le rote motrici del dimetro di 0,06,

con un gmito o manivella a alla sua met, sulla quale


pera un'asta b, lunga 1" che abbraccia coll'opposta estre
mit un perno c , le cui prolungazioni munite d'appsiti
cuscinetti dal pssono alzarsi ed abbassarsi nelle scanalature
di due registri verticali ee, perpendicolari all'asse delle
rote, e sostenuti dal telajo del carro. A questo perno corri
sponde il doppio manubrio ff, disposto nel senso della
lunghezza del carro, le cui estremit vngono abbrancate da
due umini, i quali lavrano di conserva abbassando ed
inalzando successivamente il perno c suddetto, che per mezzo
dei cuscinetti scorrenti nei registri non potr deviare dalla
retta verticale. Questo moto alterno commnica un moto ro

tatorio alla manivella delle rote motrici. Il manubrio ff


mbile nel senso della sua rotazione verticale intorno al

perno c, e ci per la seguente ragione. Se il manubrio fosse


unito fissamente al perno, avverrebbe che quando uno dei lavo
ratori agisse sopra una estremit del manubrio con maggior
forza che non l'altro lavoratore sull'altra estremit, risulte
rebbe un forte attrito dai cuscinetti dal contro le scanala

ture dei registri ee, in causa del torcimento del perno. Il


che non pu avvenire quando il manubrio sia mbile in
torno al perno.
Il fondo del carro 5 decimetri pi basso del telajo.
La parte anteriore del velocimano, corrispondente alle rote
motrici, destinata per i due lavoratori: la parte poste
riore, di 6 posti, per le persone o gli oggetti da trasportarsi.
Resistenza al moto del velocimano, quantit di forza mo
trice impiegata a vincerla, velocit colla quale il veloci
mano percorrer la strada ferrata.

Supponiamo che il velocimano debba percrrere una strada

ferrata lunga metri 12800, avente la pendenza di 2 1/2


per mille, ossia di 1f400.

580

UN VELOCMANO

Peso del velocimano . . Chilog. 1000.


ldem di 8 persone . . . .
600.

Peso totale . Ch. 1600.


Ora, sulle strade ferrate orizontali, la resistenza al moto

dei veicoli muniti delle bccole ordinarie (boites grais)


l

calcolato a 200

del loro peso, che nel nostro velocimano sa

rebbe rappresentato da Chilog. 8. Vediamo a che si ri


duce questa resistenza colle bccole a rotella, di cui si parl
nella descrizione. Secondo la frmula: F= Q
essendo F
la forza che tende

a far girare la rotella, Q la resistenza,

R il raggio della rotella, r quello del suo asse, si avr:


F K 8 )

= K 1,20. Dunque:

Resistenza al moto d'un velocmano del peso di chilo


grami 1 600, produtta dall' attrito contro gli assi delle ro
telle delle bccole, rappresentata dalla forza che le fa
rebbe equilibrio . . .
. . . 1.ch. 20
1600ch.

Idem, produtta dalla pendenza della strada, 400


Resistenza totale

4.

5h 20.

I quali ridutti sulla manivella lunga 0," 50 prodcono:

oX150 - 9ga.
0,30

- -

Un uomo in un secondo inalza a un metro 13.ch. Dun

que: due umini leveranno alla medsima altezza nello

stesso tempo 26
Essendo il passo delle braccia dei lavoratori 0,60; mentre
essi fanno percrrere al manubrio 1,m 20, che nel nostro
caso (vdine in sguito la ragione), equivale ad inalzare i 26.ch

all' altezza di 1," 20, le rote motrici percrrono 9,m 42,


lunghezza sviluppata della circonferenza. Ci vale a dire che le

PER LE STRADE FERRATE

58

rote motrici percrrono in un dato tempo uno spazio che


7,85 volte lo spazio nel medsimo tempo percorso dal ma
nubrio, alzato ed abbassato successivamente dai due lavora

tori. Mentre dunque i due lavoratori faranno percr

rere al manubrio M. 1650 in secondi 1630, le rote


motrici percorreranno i 12800 metri, lunghezza della strada,
parimenti in secondi 1650 o minuti 27.
Nel suesposto clcolo non mi sono fatto crico dclla re
sistenza dell'aria nel fissare la resistenza al moto, ed ho

calcolato lo sforzo utile degli umini sul manubrio, come


se questo sforzo si esercitasse direttamente sulla manivella,
il che non esatto se non quando la manivella orizon
tale; ma ci per la seguente ragione.

chiaro che l'istante, in cui si richiede il mssimo sforzo


dei due lavoratori, quello in cui si fa passare il veloc
mano dalla quiete al moto. Ora in questo istante lo sforzo
non sarebbe punto maggiore di quello che si pi sopra
calcolato; anzi sarebbe quello esattamente anche nel caso
che il velocmano fosse messo in moto dove la strada ha la

pendenza di 2 1/2 per mille, poich la manivella dovr trovarsi


disposta orizontalmente, e la resistenza dell'aria diventer sen
sibile soltanto allora che sia grande la velocit. Ma siccome
le strade ferrate sinora costrutte sono orizontali presso le
stazioni per una tratta sufficiente a lasciar concepire ai treni
l'ordinaria velocit, nel primo istante del moto la resistenza
ridutta sulla manivella, che dovr ssere vinta dai due la
voratori, sar solamente di 6 Una volta communicato il moto,
la forza d'inerzia tender continuamente a mantenere la ve

locit concepita dal velocmano ; e questo effetto s'aumen


ter aumentndosi la velocit, in modo che sar non solo

tale da paralizzare la resistenza dell'aria e la prdita di forza


motrice negli istanti, in cui la manivella si trova presso
la verticale, ma tale anzi da diminuire assi la calcolata
resistenza.

Oltre a questa prtica diminuzione della resistenza, sar


poi anche alquanto maggiore in effetto la forza motrice im
piegata a vincerla. Poich la forza d'uomo, calcolata come

582

UN VELOClMANO

sopra, presa per misura dello sforzo costante, che pu eser


citare un uomo nel lavoro continuo d'un giorno, men
tre invece il lavoro dei nostri due umini ad intervalli di

pochi minuti, frammezzati dal tempo di riposo corrispondente


alle fermate nelle stazioni, e da quello dei ritorni nel senso
della pendenza della strada, nei quali mnimo lo sforzo,
come si vedr.

Perci se secondo il suesposto clcolo i lavoratori farb


bero descrivere alle rote motrici 50 giri al minuto primo,
ottenendo una velocit di chilmetri 28 all' ora; giusta i
soggiunti riflessi e dietro un esperimento fatto colle mie
proprie braccia, affermo che si pssono far descrivere
alle rote motrici, senza molto affaticarsi, da 80 a 90

giri per minuto primo, percorrendo la totale lunghezza della


strada in 26 minuti, cio colla velocit di chilmetri 48

all'ora (1). E quando ai due lavoratori se ne volssero ag


gingere altri 2, in modo che si dssero il cambio ogni 5
minuti, si potrebbe ottenere una velocit maggiore.
Finora si parl dello sforzo dei due lavoratori per ascn
dere dalla stazione pi bassa alla stazione pi alta. Si veda
ora quanto questo sforzo diminuisca se si ritorna nel senso
della pendenza.

Noi abbiamo 2 (per abondare) di resistenza al moto,


e 1 600 di peso del velocimano. Imaginiamo che alle
due estremit d'una fune avvolta ad una carrcola sano

attaccati due pesi, uno di ch. 2, l'altro di ch. 1600. Que


st'ultimo, fatta astrazione delle resistenze, secondo la legge
(1) I segatori lzano ed abbssano le braccia 7o volte per ade
quato in un minuto prino, che nel nostro caso corrisponderbbero a

7o giri delle motrici. Il movimento delle loro braccia non molto c


lere; eppure con 7o giri si percorrerebbe la strada in 19 minuti, cio
colla velocit di 4o chilmetri all'ora. I segatori, oltre al dover vin
cere la resistenza che oppone il legno alla sega, dvono fermare la sega
dopo averla spinta al basso, per tirarla in alto, il che fa prdere tempo
e fatica, mentre invece nel nostro caso, quando i due lavoratori avran
dato al manubrio la spinta al basso, senza bisogno che ne frmino la

discesa, esso si rialzer da s per la rotazione della manivella; come il


pedale di un arrotino.

585

PR LE STRADE FERRATE

dimostrata colla mchina d'Atwood, percorrer verticalmente,


1598 .
in un secondo, uno spazio che sarebbe 603 di quello
che percorrerebbe se agisse con tutta la sua gravit. Dun
que in un secondo percorrer 4,88; nel secondo seguente
14, 64; e cos negli altri, in ragione dei nmeri dispari
naturali. Ma il velocmano deve discndere lungo il piano
inclinato della strada. Ora, siccome gli spazj percorsi nel
l'egual tempo da un grave, nella discesa per un piano in
clinato e nella caduta libera, stanno come l'altezza alla lun
ghezza del piano, si avr:
X : 4,88 32 : 12800, da cui

x=

= o oi
12800

Dunque il velocmano abbandonato a s stesso percorrer


nel primo minuto secondo 0,01; nel seguente 0m 03; e
cos negli altri, in ragione dei nmeri dispari naturali; per
cui, siccome gli spazj percorsi nei tempi totali stanno come

i quadrati dei tempi; quando la pendenza della strada non


fosse interrotta da tratte orizontali, ma fosse perfettamente
uniforme e senza la minima ineguaglianza, e la linea senza
curve ed accidentali tortuosit, e quando non vi fosse lo sfre
gamento degli orli delle rote, n altre resistenze, il veloc
mano discenderebbe abbandonato a s stesso in 19 minuti

primi.
Dai quali risultamenti si pu conchidere che nella discesa

i lavoratori avranno solo ad accelerare la velocit, colla quale


il velocmano scenderebbe da s sulle tratte rettilinee in

pendenza, ed a mantenerla sulle tratte orizontali, con uno


sforzo mnimo; e che appunto, essendo tanto pccolo lo sforzo,
potranno aumentare la celerit del moto delle loro braccia,
e far descrivere commodamente alle motrici 150 giri al
minuto primo, impiegando 10 minuti nella corsa; il che

produce una velocit di chilmetri 78 all'ora.


Giusta quanto si disse finora, non dbito d'affermare che
il velocimano da me proposto impiegherebbe meno di 20

minuti, nel percrrere 13 chilmetri di strada ferrata in


VoL, vii.

26

UN VLOCIANO

ascesa, colla pendenza adequata di 21f2 per mille, e meno di


15 minuti nel percrrere la medsima tratta in senso opposto.

Confronto del proposto velocimano


coi velocimani consueti.

l miglioramenti pi importanti che il proposto veloci


mano offre in paragone dei consueti velocmani sono i se

guenti: 1 Diminuisce la resistenza al moto, produtta dall'attrito


del portacrico sugli assi delle rote, riducndola ad
del peso del velocmano, il che si dimostrato.
2 Pone gli umini in posizione adatta a poter eser
citare con minor fatica uno sforzo maggiore.
Infatti la posizione nella quale l'uomo pu esercitare il
mssimo sforzo colle braccia quella di tirare dal basso al
l'alto, o prmere dall'alto al basso, stando ritto in piedi;
poich nel primo caso ajutato da tutta la sua forza mu
scolare, nel secondo dal peso del suo corpo ; e questa
appunto la posizione nella quale dvono agire i lavoratori
nel progettato velocmano. Al contrario nei velocmani
consueti i due lavoratori stanno seduti uno di fronte all'al

tro tirndosi a vicenda contro il petto il manubrio a leva,


che corrisponde all' asta che agisce sulla manivella; e

ci perch nella loro posizione non pssono esercitare un


sforzo tile, se non puntando i piedi contro la base del se
dile del compagno. In conseguenza di che, sempre uno
solo che agisce alternamente, affaticndosi pi che se agis
sero ambidue di conserva in altra posizione pi opportuna.
5 Pone gli umini in posizione di percrrere colle
braccia un passo pi lungo con moto pi clere. Il passo
delle braccia nei velocimani consueti non pu ssere pi
lungo di 0,40, nel proposto di 0,60; per conseguenza
ho potuto prescrivere la manivella pi lunga.

Rende atto il velocimano a raggingere una grande

PER

LE STRAD

FRRAT

583

velocit, e colla maggior celerit colla quale i manuali pssono


mvere le braccia per la diminuita resistenza e per la loro

posizione pi vantaggiosa, e coll' aver ingrandito le rote


motrici a 3 metri di dimetro. N si tema che la grandezza

delle rote motrici, sia sproporzionata alla larghezza della carreg


giata;giacch il motivo principale per cui non maggiore di
due metri il dimetro delle motrici nelle locomotive a vapore,
il rialzamento della caldaja, e perci del centro di gravit della
mchina, che ne verrebbe di conseguenza; il che diman
derebbe necessariamente una carreggiata pi larga, come
nella Great-Western. Se si riescisse a poter collocare la cal
daja sotto l'asse a gmito, si potrbbero ingrandire le mo
trici anche sulle strade ferrate di larghezza commune; e se
ne avrebbe certamente gran risparmio di vapore, per la mi
nor celerit che si richiederebbe nel moto dello stantuffo,
onde ottenere l'ordinaria velocit.

Il velocmano cos modificato potrebbe servire ad altre


maggiori applicazioni.
1. Si potrebbe stabilire un servizio di velocimani, per tra
sporto di passaggieri su quelle strade ferrate che congingono
centri vicini ed importanti di popolazione, intramezzando le corse
dei convoglj rimorchiati dalle locomotive a vapore, con corse
di velocmani, che trasportssero continuamente i passaggieri
che si presntano alla spicciolata negli intervalli tra le corse.
Si acquisterebbe alla strada ferrata, con tal mezzo di trasporto
meno costoso del vapore nel caso particolare, un nmero non
disprezzbile di passaggieri, che altrimenti approfitta d'altri
trasporti; mentre si presenterebbe al pblico l'opportunit
di potere ad ogni istante del giorno recarsi da una stazione
all'altra. La forza dell'uomo, adoperata come motrice al
di l di certe proporzioni, realmente la pi costosa di

tutte; ed io convengo, che se, per esempio sopra una strada


ferrata si volssero trasportare coi velocmani tutti i passag
gieri, che si trasprtano colle locomotive a vapore, la spesa

di trasporto sarebbe maggiore coi primi. Ma qui non si


tratterebbe di surrogare i velocmani alle locomotive per un

trasporto numeroso, ma sibbene di trasportare coi velocimani

386

UN VELOClMANO PER LE STRADE FERRATE

quei passaggieri, che si presntano alla spicciolata nei diversi


intervalli fra le corse, in nmero non sufficiente a coprire
le spese d'un' andata col vapore, mentre darbbero un in
trito non trascurbile trasportati coi velocmani. Ed
perci che poc'anzi ho chiamato questo nuovo mezzo di tra
sporto men costoso del vapore nel caso particolare.
2 Questi velocmani potrbbero ssere adoperati, a mio
crdere, molto utilmente per le piccole diramazioni delle
linee ferrate, ed anche per mttere secoloro in communica
zione altre terre e villaggi, coll'appsita costruzione di rotaje
di legno; la spesa delle quali sarebbe ben tenue in con
fronto di quella delle grandi strade ferrate. Infatti se per
rggere al peso di locomotive di 13 o 14 tonne, si richi
dono grosse guide di ferro, sostegni solidissimi e terrapieni

ben costrutti, per sostenere velocmani che psano una


dcima o duodcima parte sarbbero pi che sufficienti
due rotaje di legno; per base alle quali negli ordinarj
rialzi non sarbbero pur necessarj i terrapieni, ma sol
tanto una costruzione semplicissima e leggiera pur di le
gno. In caso di concorso, si potrbbero formar convogli
di velocmani, e sulle strade orizontali, o nelle corse fatte

nel senso della discesa sulle strade pendenti, i velocimani


potrbbero rimorchiare leggieri vaggoni, costrutti colle bccole
a rotella come si indicato. Una rete ben intesa di

smili strade in certi luoghi renderebbe certamente non di

spregvole servigio alle popolazioni.


Ingegnere F. PessiNA.

A pag. 379 dove dice perno, leggi sempre asse c.

allo stato del Fiume Serchio


coll'indicazione d'un relativo progetto dal

Memoria intorno

cav. Lorenzo Nottolini di Lucca. ()

Il fiume Serchio ha la sua fonte ne'MontiApuani denomi


nati Le Panie, e propriamente nel Monte Pisanino; tor
tuoso e rpido scorre per l'angusta sua valle tra i Monti

Lucchesi; raccoglie non pochi influenti sul lato destro, chia


mati Castiglione, Trrita di Gallicano, Trrita Cava, Pedo
gna, Freddana, Cerchia, e Contesora; e per il lato sinistro
riceve le acque dei fiumi Sigone, Sorrecchiana, Corsonna,

Ania, Fegana, Lima, Fraga e Ozzeri, e le aque di molti


altri piccoli tributarj.
Il Serchio, che dalla sorgente alla foce percorre uno

spazio di sessanta miglia all' incirca, pnetra nella pia


nura settentrionale pisana, al confine dello stato luc

chese, in luogo chiamato Valle, poco al di sopra di Ri


pafratta: ivi pervenuto, incontra una steccaja o pescaja
murata, per cui mezzo le aque del fiume, in quantit ba
stvole all'uopo, son trattenute, e s'introdcono nel fosso o
(1) Nell'occasione della quinta riunione dei dotti italiani, tentasi a Lucca
nel settembre dell'anno 1843, ebbi l'onore di conscere personalmente
il signor ingegnere Ferdinando Piazzini di Pisa, il quale per molti anni
fece argomento de' suoi studi, la questione idrulica del Serchio. Io
pertanto gli chiedeva un sunto dello stato attuale del fiume e dei lavori
progettati per impedirne i danni, per giovarmi di questi dati in un'pera
che comprender tutti i paesi italiani. Questo valente connazionale
con gentilezza pari alla dottrina, mi faceva poi appresso pervenire la
Memoria seguente in risposta al mio quesito. L'pera divisata di cui
deve far parte, essendo ritardata pi che non credeva , mi fo premura

di rnderla di pblica ragione col consenso dell'autore, valndomi di


un giornale destinato a studj tili e gravi, perch gli intendenti di

simili materie non vngano defraudati di cos pregvole lavoro.


ADRIANo BALBI.

588

INTORNO ALLO STATO

canal macinante, che chimano di Ripafratta, e il quale ol


tre a servire per la navigazione fra il detto Castello e Pisa,

porta le aque introdttevi ad animare i molini di quella


citt, sul fiume Arno presso il Ponte della Fortezza : e
quindi proseguendo il principale suo corso, costituito da
curve alquanto forzate, nella direzione da settentrione a mez
zod per una estensione di quasi tre miglia, passati i Monti
d'Avane e Vecchiano, che giciono alla sua destra, si volge

repentinamente a ponente, e precipitoso scende al Tirreno


non lungi dalla foce dell'Arno, che gli rimane a sinistra.
Torna intile occuparsi dell'antico corso del Serchio, di
fronte ai sicuri ed irrefragbili cenni, che ce ne didero
Svetonio nella vita d'Augusto, Strabone, Plinio, Cludio,
Rutilio Gallo, Numaziano, Pietro Vittorio, il Panvinio, e

modernamente anco il Targioni ne' suoi viaggi per la To


SCaIla.

Pvero d'aque specialmente nell'estate, cresce a dismi


sura ed all'improviso, e si fa rapidissimo ed impetuoso nella
occasione delle piogge. Per ci frequenti e dispendiosi la
vori sono necessarj alle ripe ed agli rgini , che sono pa
ralleli in tutto il corso del Serchio, costrutti e conservati

per sostenere e contener le aque che pericolosamente si


elvano.

Tali rgini avendo l'intento di difendere tutta la cam


pagna settentrionale pisana, molto interessa la loro buona
e regolare manutenzione, onde non resti esposta a continue

inondazioni, siccome nel corrente scolo per ben cinque


volte fu veduto accadere, e di recente nel 16 gennajo 1845,
con danno gravissimo dell'esteso territorio, circoscritto dal
l'rgine destro del fiume Arno, dal Monte Pisano, dall'r
gine sinistro del Serchio, e dal Mar Toscano; funesti av

venimenti, ad evitare i quali mestieri dare agli rgini la


maggior possbile elevatezza.
Ed infatti nel presente scolo due volte era stato d'uopo

inalzarli ed ingrossarli assi pi, tostoch l'alveo del Ser


chio, per le ripetute idruliche verificazioni, manifestvasi no

tabilmente rialzato; rialzamento che di giorno in giorno

DEL

FIUME SERCHIO

589

aumentvasi, attese le copiose materie che le aque traspr


tano. E la velocit del fiume si non poco accresciuta,
in conseguenza delle bene intese rettificazioni praticate dal
cav. ing. Lorenzo Nottolini, nel tratto che percorre a tra
verso dello stato Lucchese. Per lo ch la massa delle aque,
arrivata pi clere nel territorio Toscano, e ritrovando un
letto molto pi ristretto e non proporzionato al suo volu
me, non pu esser contenuta dagli rgini, che ricrrono

ai lati del fiume. Per tal modo franando o rompndosi,


prono un tristo varco alle aque, le quali violenti e pre
cipitose vanno a ricoprire le pianure Pisane, con incalcol
bile danno dei proprietarj, e con estrema desolazione degli
agricultori. Si ffrono tuttora all'osservatore le traccie lugu
bri della recente inondazione del 16 gennajo 1843. In
quella fatale ricorrenza, il fiume elevossi straordinariamente;
e in diversi punti d'ambedue i suoi lati si verificrono s
dici rotture.

Fu in quella occasione che dando luogo agli opportuni


clcoli ed ai convenienti riscontri, poti determinare qual
rialzamento avesse subito l'alveo del Serchio dopo l'anno 1802.

E rilevi da uno stato comparativo delle diverse elevazioni


avvenute, avuto riguardo a tutte le straordinarie escrescenze
nell'intiero corso d'anni quaranta, che il rialzamento del
letto ragguagliava ad un braccio in ogni decennio.

Ho dovuto pertanto persuadermi che il sistema precario


del progressivo inalzamento ed ingrossamento degli rgini
visibilmente inammissbile, s nelle viste d'arte, che d'am

ministrazione. Nel sempre crescente rialzamento del fiume,


non ostante l'esorbitanza delle annue spese, riuscirebbe tut

to intile; e la settentrionale pianura pisana si troverebbe


sempre pregiudicata dalle allagazioni.

Ad un frustraneo provedimento temporario sarebbe d'uopo


sostituirne piuttosto uno radicale e definitivo. E la scienza
idrulica, e l'interesse d' ambedue gli Stati confinanti, da
gran tempo fortemente lo consgliano.

E fra i provedimenti radicali e definitivi, sembrerebbe da

390

INTORNO ALLO STATO

preferirsi a quanti altri, sia pei risultamenti scientifici, sia


pei rapporti della spesa, quello compreso nel pi vasto pro
getto, che l'insigne ingegnere sig. cav. Lorenzo Nottolini

presentava sino dall'anno 1821.


L'effettiva applicazione dell'accennato provedimento tran

quillerebbe gli abitatori delle adjacenti pianure pisane ,


che non si vedrbbero pi minacciati dalle aque irrom
penti.
La connessione per altro, che dmina in tutte le parti
del progetto, dopo avere sottoposti a severo studio i prece

denti progetti dell'Albizzi, Arnolfini, Ximenes, Lorgna, Bo


scovich, Ferroni e Fantoni, e che si compone di tre grandiose
pere, ne impegna ad accennarlo per intiero; lo che facen
do, incomincio dall'indicare che tende:

1. A liberare dalle inondazioni le campagne attigue,


dando al fiume per un suo tratto un nuovo corso;
2 A colmare il lago e le paludi di Massaciccoli;

3 A deprimere le aque del lago di Sesto o di Bien


tina;

Ecco in brevi parole, lo sviluppo e la descrizione delle


tre distinte parti del suddivisato progetto del cav. Not
tolini.

La prima operazione consiste nel formare al fiume Ser


chio un nuovo canale, staccndolo a contatto del presente
suo corso, 466,"901 , al di sopra della steccaja e pe
scaja murata di Ripafratta; condurlo attraversando la pc
cola pianura di Filttole , per 4062"290, fino allo
scontro della foce del Monte di Filttole denominata Pie

tra a Padule, praticarvi un taglio aperto, per cui l' aque


frmino il loro passaggio, e che avrebbe ad ssere del
l' altezza di 26"265, sopra il livello del mare, men
tre la totale quantit della materia sassosa da tgliersi al
monte ascenderebbe a met. cub. 4,413,462. Per tal modo il
Serchio, scorrendo nel nuovo suo letto, anderebbe a sboc

care nel mar Toscano presso I'attuale sua foce. E di tutte


le trbide che in quella occasione si accumulssero, potrebbe

591
frsi utilissimo uso nella colmata del lago di Massaciccoli,
e delle circostanti paludi, distinte con varie loro denomi
DEL FIUME SERCHIO

nazioni: lo ch costituisce la seconda parte del progetto.


Il dott. Stfano Piazzini, ingegnere consultore idrulico
Toscano, gi incaricato dal suo governo di formare gli studj
e le verificazioni intorno alla descritta prima operazione,

ritrov che la spesa per la diversione del Serchio, mediante


il taglio del monte, calcolvasi a scudi toscani 825,970.
La seconda operazione diretta a render salubre ed uber

tosa non indifferente quantit di terreno, per mezzo delle


colmate dell'accennato lago di Massaciccoli, e delle paludi
che lo attrniano, da eseguirsi nei modi indicati e colle r
gole d'arte. Quelle colmate, dando all'agricultura non poco
terreno di sicura fecondit, sarbbero per riescire fruttuoss

sime agli abitanti dei due Stati. Imperocch alla buona qua
lit della terra aggiungendo essi l'assidua industria, l'effetto
infallibile ne sarebbe la prosperit delle due popolazioni
lucchese e pisana , che ricogliendo copiose derrate, non si
vedrbbero ulteriormente nella disgustosa necessit di ricer
carne altrove.

Il bilancio di previsione per la spesa possbile delle col


mate, si valut a scudi toscani 51 108.

La terza operazione del progetto Nottolini ha lo scopo


d'istituire un canale od emissario di depressione, che rac
cogliendo le aque del lago di Sesto o di Bientina, le con
duca a sgorgare nel Mar Tirreno. Dovrebbe partire dal lago

di Bientina, in un punto superiore alla presente imboccatura


del canale chiamato Rogio e Ozzeri, destinato a tradurre le
aque di Sesto nel fiume Serchio.
ll totale andamento del proposto nuovo emissario sareb
be nella sua lunghezza di 33,751. Nel suo notato
andamento longitudinale scorrerebbe per 16,750" sul
territorio toscano; e per 17,020 sul territorio lucchese.
Dal lago di Bientina al mare , avrebbe il nuovo canale

di depressione una pendenza in tutto il suo tratto di


1 1"057; e l'assegnata cadente sarebbe di 438 millimetri

392

lNTORNO ALLO STATO

per ogni miglio del suo corso. Per lo ch, a norma dei
clcoli fatti, se ne arguirebbe doversi le aque del lago man
tener sempre depresse 2, 554, all'attuale bassssimo pelo
estivo; il quale ragguagliatamente superiore al livello del
mare, 11",037.

La somma prevista per l'esecuzione del nuovo emissario

depressivo ascende a scudi toscani 563 066.


Immense estensioni fin qu infruttuose, restituite alla cul
tura, campagne, depravate e corrotte da costanti esalazioni,
risanate e purificate; abondanza di cereali sostituita alla de
solante penuria: il tutto surrogato al tristissimo niente, sa
rbbero i salutari, meravigliosi, e certissimi resultati del pro

gettato bonificamento, anco da quella parte del Gran-Ducato


di Toscana, e del Ducato di Lucca.

Ed a quelle fortunate risultanze bisogna aggingere la


principale, la pi importante; la dovizia cio, e la salute

degli abitatori di quei contorni, di presente infelici e nello


stato sanitario e nell'econmico.

ll proposto emissario di depressione, offrendo alle aque


un sito diretto al mare, per la via pi breve, e pi incli
nata possibile, era da preferirsi al canale per botte sotto il

fiume Arno, progettato dal matemtico Perelli, all'occasione


della visita idrulica alla campagna Pisana nell'anno 1740,
e riproposto con addizioni e modificazioni dal matemtico
Pio Fantoni nel 1787.

Il progetto della diversione del Serchio, colle conseguenti

colmate del lago di Massaciccoli e delle paludi adjacenti, e


del nuovo canale depressivo per le aque di Sesto dal cav.
Nottolini, merit l'approvazione degl'illustri Fossombroni, Ven

turoli, Wiebeking. l'nico che fin qu offra un rimedio


definitivo e radicale, onde liberare una volta per sempre
le campagne pisane e lucchesi dai ripetuti annui disastri ,
ai quali vanno soggette; e che senza l'esecuzione dell'esa
minato progetto si faranno pi frequenti e peggiori, atteso
il continuo rialzamento dell'alveo del Serchio, e del fondo
del lago di Bientina.

DEL FIUME SERCHIO

595

Coll'approvazione del sovrano di Lucca si gi ordinata

una Societ d'Azionisti, la quale offre d'effettuare il lodato


progetto.

Ing. FERDINANDo PIAzzINI.

Lione antico e moderno

Lttera al cavaliere Alfonso Dupuy.

Non

crdere, amico, a coloro che van dicendo Lione non

ssere una bella citt. A costoro, Amburgo, Berlino, Pietro


burgo, la novit, la regolarit e l'insignificanza; a me e
a te, le antiche citt che prtano un'impronta, che sono
belle di quella bellezza a paraggio della quale ogni altra
impallidisce, la bellezza d'espressione.
La confluenza di due fiumi superbi, le collinette che ne
allgrano le rive, una posizione centrale in Europa, fiss
rono la predilezione del Csare trionfatore, lenrono il duolo
dell'esilio al proscritto straniero; all'una doveva Lione il
suo antico splendore, all'altro deve Lione la sua moderna
importanza; ambi riconoscvano per madre l'Italia; Lione
la pi italiana d'ogni citt straniera.
Un luogotenente di Giulio Csare, Lucio Munazio Planco,
viene in ausilio d'una banda di Viennesi cacciate dagli
Allbrogi. Romani e Viennesi si frmano su la collina detta

poi di S. Ireno, dove Csare aveva posto un campo. Vi


si mttono al sicuro, e Lucii-dunum , Lug-dun, cio il
Colle-Lucio, prende corpo ed nima alcuni anni prima
dell'era nostra. Agrippa, portndosi alla conquista delle

Britannie , ne fa il centro di quelle quattro grandi vie

594

LIONE ANTICO

militari, le cui traccia corre anche oggid in vario senso dal


Mediterraneo all'Ocano. Lugduno si ppola ed accresce.
Sessanta trib delle Gallie ne riconscono gi l'importanza,
venndovi ad alzare un tempio in onore d'Augusto. Sotto
Nerone, Lugdunum ha una trista communanza di destino

colla capitale dell'Impero. Un violento incendio la investe


da capo a fondo , e Sneca esclama: Lugdunum quod
ostendebatur in Galli, quaeritur. Rinasce dalle sue cneri
pi bella e pi fiorente. Trajano v'inva il suo architetto

Apollodoro, che vi costruisce grandiosi aquedutti, di cui


rimngono le vestigia , e un Foro magnifico sul modello

di quello della capitale, solidificando agli occhi meravigliati


del Segusio la grandezza romana.
a
Questo che fu poi chiamato Forum Vetus, di cui fu fatto
For-viel e quindi Fourvires, ove oggid sta un venerato
santuario, questo Foro diventa il primo mercato delle Gal
lie. L viene l'Ibero colle armi, il Germano colle pelli, il
Siro colle sue stoffe, il Perso co' suoi cavalli; il Marsi
liese cogli oggetti d'arte della Grecia, il Ligure coi pro

dutti d'Italia. la fiera di Sinigallia dell'impero romano.


Germnico, Marc'Aurelio, Caracalla, e pi tardi Sidonio
Apollinare, e il vscovo Avito, sono i nati illustri di Lione
durante l'et romana.

Ma la possanza dei conquistatori del mondo si ritira a


poco a poco, prima dalle parti pi remote al centro del

l'impero, poscia da quelle alle pi vicine. Il Cristiansimo,


militante nei sotterranei per pi di tre scoli, surge trion

fante, e a lui stende le braccia il vecchio mondo.


La Chiesa di Lione fondata nel secondo scolo, e con

secrata dal sangue dei mrtiri, concentra a poco a poco


nel suo seno l'autorit cadente de' procnsoli e de' pre
fetti. La dominazione degli arcivscovi dura con varie vi
cende e con grosse concessioni ai borghesi fino al tempo
di Filippo il Bello. A questo l'arcivscovo di Lione vende
per ltimo il diritto di giustizia, il solo di tanti a lui ri
masto, e l'istoria particolare a Lione viene allora a confn

dersi coll'istoria generale di Francia.

395

E MODERNO

Anche lasciando da parte l'antica citt, la quale tutta


romana, si pu dire che, movendo dall'era cristiana, i fatti

pi luminosi di cui si compone l'istoria di Lione, sono pres


soch tutti italiani o connessi all'istoria d'Italia.

Verso la met del scolo XIll, un papa italiano Innocen


zo IV, viene durante le turbolenze d'Italia a Lione; vi dimora
sette anni, vi tiene un concilio; e prima di partire, lascia

per suo ricordo ai Lionesi il Ponte della Guillotire, che


fa fabricare a sue spese.

Cinquant'anni dopo, un gran Concilio generale convo


cato a Lione da papa Gregorio X, della casa de'Tibaldi,
per operare l'unione tra le due chiese Greca e Latina.
La Basilica Lionese raccoglie allora sotto le sue volte un
papa, due r, Alfonso d'Arragona e Filippo l'Ardito, e gli
ambasciadori e prelati di tutte le nazioni. Un' ambasciata
di Trtari, inviata dal gran Khan per propiziarsi i capi della
Cristianit, presentata al papa dai cavalieri di Rodi. Gio
vanni Fidanza, vescovo d'Albano, sopranominato Bonaven
tura, tocca tutti i cuori colla sua eloquenza e muore in
mezzo alle pompe del Concilio. I funerali dell'antica epopa

sono vinti da quelli del luminare della chiesa.


Dopo questi grandi concili, quando al principiare del se
dicsimo scolo i Mdici stabiliscono il loro dominio su le

ruine della libert fiorentina , i fuorusciti italiani trvano

in Lione una seconda patria.


L'istoria Lionese di quell'et ancora scritta su la fac
-

ciata e nell'interno d'alcune case della contrada della Jui

verie; ma bisogna sollecitarsi a visitarla; odiose imbianca


ture gi ne hanno alterato anche troppo l'aspetto primiti
vo; domani non sarebbe pi tempo.
In quella contrada, la pi bella di Lione al Medio Evo,
dice lo storico di Beaulieu, spiegvansi nelle feste i gon
faloni delle cinque nazioni che apportrono industrie nel
la citt lionese. Queste nazioni erano la Lombarda , la
Genovese, la Fiorentina, la Lucchese, la Tedesca. In quel
la contrada l'architetto Delorme costrusse le eleganti di
more di Stefano Turchetti e di Paolo Nari, due Genovesi

596

LIONE ANTICO

che primi introdssero l'arte del tesser la seta a Lione.


Qu si era rifuggito quel gran banchiere e gran cittadi
no Filippo Strozzi ; qu teneva il quartier generale delle
sue banche d'Olanda e d'Inghilterra, prima che la disfatta
di Montemurlo il desse in mano ai Mdici ed alla morte.

In questa e nelle sue vicinanze erano le banche degli


Albizzi, de' Capponi che importrono a Lione le lttere di

cambio, del Guadagni che prese il posto di Creso nel pro


verbio lionese. Non molto discosto doveva essere il negozio
dei Maserani, ove il gran Colbert pass i primi anni di

giovent, attingendo a fonti italiane quelle idee di torna


conto sociale che spieg poi s vaste.

Nella contrada della Juiverie, re Carlo VIII, e poi Fran


cesco I, quando disponvansi a calare in Italia, tnnero
torni colla lor corte. Il re paladino vi rompeva varie
lancie, al cospetto della bella Berengaria di Forcalquier,
vittima poi di maritale gelosia.
A quest'ora il rumoro de' telaj, la nenia dei canuts,
sono successi allo squillo delle trombe, e alle acclamazioni
che infiammvano re e cavalieri, nella Juiverie; ma chi

non vi passeggerebbe ancora pi volontieri che nella pi


nuova e pomposetta!
Non lungi da quel quartiere volgendo al Nord della Saona,
vdonsi i resti dell'ingente masso di Pierre Scise, ormai
scisso del tutto. Contiguo a quello era un crcere (donjon)
ove fu posto Ludovico il Moro, prima che fosse rinchiuso
per la vita nel castello di Loches in Berry. Da quel cr
cere di Pierre Scise, Cinq-Mars e de-Thou, androno all'e
stremo supplicio su la piazza dei Terreaux, vittime illustri
dell'inflessibile ministro.

Che fe' di tanti orgogli un solo orgoglio.

Nella sua venuta a Lione del 1802, il primo cnsole applicossi


ad annullare in Lione le traccie vandliche dei Dubois-Cranc, dei

Couthon, dei Barrre. Quest'ltimo in una famosa seduta della


Convenzione aveva fulminato contro Lione la maledizione e

E MODERNO

597

l'eccidio, avea fatto decretare che il nome di questa infame


citt verrebbe cambiato in quello di Commune-Affranchie.
Napoleone nomina a rggere la chiesa di Lione, Prima
sedes Galliarum, suo zio il cardinal Fesch, che in quei
tempi difficili seppe abilmente riaquistar terreno senza ro
vesciare le opinioni dominanti. Napoleone rimette in moto
i telaj, fa riaprir le chiese, costruire il bel ponte di Til
sit, e ricostruire i due suntuosi edifizj laterali, che fanno
della piazza di Bellecour, una delle pi belle d'Europa.
La restaurazione fa ricollocar nel mezzo di questa piazza
una nuova statua equestre di Luigi XIV, le roi le plus
naturellement roi, vestito da imperator romano ! La statua
precedente lo rappresentava egualmente romano, ma ! con
tanto di parruccaccia che gli scendeva a baccherzzoli gi
per le spalle! Ma la bellezza del nudo, la nobilt del pa
ludamento, l'autorit di Canova, le ragioni della statuaria,
mi si dir da taluno! Ah! dunque in una questione affat
to istrica io non trover pi che una questione di statua

ria? l'ida principale mi sar sovvertita dall'ida accesso


ria? Napoleone ha il soprbito grigio su la colonna della
piazza Vendme.
Lione la seconda citt di Francia, e lo sar per lungo
tempo, che che ne dica Marsiglia, la quale vorrebbe dispu
targli questo secondo posto con pi invidia che ragione.
La sua stupenda posizione, che ne fa pure una delle citt

pi pittoresche dell'Europa, insieme col genio industrioso


de' suoi abitanti, e il cmulo di tanti e variati opificj, le

hanno sempre dato, dopo Parigi, una supremazia inconte


stbile sovra le altre citt del regno. Se Parigi il capo
della Francia, Lione si pu chiamare il cuore.

Lione a prnderla nel complesso ha l'aspetto di capitale, ha


quattro grandi appendici, ognuna delle quali starebbe citt

da s stessa, voglio dire la Guillotire, il sobborgo della


Croce Rossa, e i due nuovi quartieri dei Brotteaux, e di
Perrache. Lione era ab antico sul monte , poi scese in
riva ai due fiumi, ora comincia a scndere nel Delfinato.

Sommando insieme la popolazione della citt e de' suoi

598

LIONE ANTICO E

ODERNO

sobborghi si trvano 250 mila e pi abitanti, il doppio


d'or son quarant'anni. Non rare sono le case di sei piani,
di sette, ed anche di otto; veri alveari d'sseri umani. Lyon
est une ruche immense, diceva Napoleone, tout le monde y
travaille.

Fra i nomi di contrade, ho notato la via Casati, la via

Sala, la via Adamoli, nomi che attstano l'importanza ac


quistata a Lione da mercanti italiani.

N bisogna poi crdere che Lione stia tutta immersa fino


alla gola nella manipolazione e trasformazione della ma
teria, e che l'ida morale ed artstica vi rimanga oppressa.
Una citt che produsse Costou, Delorme, Soufflot, Lemot,
Suchet, Camille Jordan, Jussieu, Rozier, Fourrier, non pu
giudicarsi esclusivamente mercantile.

E avr dunque parlato di tutto, e passer sotto silenzio


le donne lionesi?

Come da pertutto, qui la bellezza dote rara, del pari che


l'ingegno, che la virt, che una squisita educazione. Le donne

di Lione se hanno un piede tutt'altro che gaditano, linea


menti tutt'altro che greci, portamento tutt'altro che ro
mano, in ricambio hanno sul loro volto le rose di Fran

cia miste ai gigli d'Inghilterra, mollezza d'andatura, scal


trita bonariet.

Ora mi pare d'aver vuotato il sacco, ma quand'anche ci


fosse alcun che rimaso nel fondo, mi rammento che Vol

taire, lasci quest'assioma da certi scrupolosi letteratori non


mai abbastanza meditato:

Ennuyer, c'est tout dire.

Epper finisco e ti uguro tutto quello che brami.


G. A.

RIVISNA

Die Malbergische Glosse, etc. Postille della legge


slica, reliquie della prisca lingua e legislazione

dei Celti; del dott. Enrico Leo. Halle, 1842.

Il nome dei Franchi, venuto da poche trib ad un gran


dissimo regno, anzi presso gli Orientali fatto appellazione
commune di tutti gli Europi, nacque nella decadenza del
l' imperio romano, sulle rive del Basso Reno e lungo le
frontiere del Belgio. Una falsa ragione di stato, che voleva
le armi piuttosto in mano agli estrani che ai sdditi, fo
ment lungo tempo quelle orde mercenarie, e prepar loro
nelle disarmate e disciolte provincie un fcile dominio. Ot
tenuto il quale, allora soltanto fcero registrare in lingua
latina le consuetdini loro, che, sotto il nome di legge s
lica, esrcitano ancora un arcano dominio sulla coscienza

dei ppoli e sulla fortuna dei regni.

Alcuni antichi esemplari di quella legge, e fra gli altri


il cdice malbrgico, prtano in mrgine certe postille o
glosse, che smbrano riptere e interpretare, ma in una
lingua ignota, le principali voci del testo. Parve ragione che
quelle parole dovssero appartenere alla favella stessa dei
Franchi; ma per quanto vi si studiasse intorno, non si po
teva ridurle ad aver senso, a fronte d'altri documenti che

si hanno di quell'idioma. Si prese adunque la fcile uscita


di dire che l'incuria degli amanuensi le avesse oltre ogni
modo travisate. Ma i manoscritti sono parecchj; e dall'uno
all'altro palsano in quel supposto travisamento una tale
VoL, vii,

27

400

POSTILLE

costanza e concordia, che attesta pur troppo nei copiatori un

propsito e un intendimento di ci che scrivvano.


Finalmente il sagace istrico, Enrico Leo, si mise a pen

sare se per avventura quelle misteriose note non apparte


nssero a qualche altra favella, e se non fosse mai quella
la lingua indigena del ppolo blgico, n ancora antiquata
del tutto nei cinque scoli del dominio itlico, n ridutta
a sbito silenzio dalla nuova intrusione delle trib franche.

La prisca gente blgica era un ramo del grande rbore cl


tico; due altri rami del quale, cio il cambro e il caledo

nio sopravivono ancora oggid; l'uno nel Paese di Galles e


nell'Armrica, l'altro nell'Irlanda occidentale e nella Scozia
montana. Dal cambro ci vnnero le legende del Re Arturo
e della Tvola rotonda, e forse com' opinione di Bruce

Whyte (1), il principio di tutta la nostra poesa cavallere


sca; il caledonio o galico era l'idioma d'Ossian.
Riferite le postille malbrgiche a quei due linguaggi, gli pr

vero palesare una pi prssima corrispondenza col ramo caledo


nio che non col cambro. Studiate poi le tradizioni dei Gaeli, ma
nifestano veramente un antichissimo vncolo nazionale tra l'Ir

landa e il Belgio. In fatti nei primi crepscoli dell'istoria irlan


dese si vedono i Fir-Bolgi (viri belgae) fondare tra quegli iso
lani una prima forma di regno. Tutte le poesie dei bardi
alldono a quella gente; e bench la sua potenza cadesse
nella battaglia di Moy-Tura, uno de' suoi prncipi, Aodh,
regnava ancora nel Connuto l'anno 294 dell'era nostra.
E non ha molt'anni, che gli scrittori additvano ancora in
Irlanda alcune famiglie discese dai Firbolgi : There are
three families in Ireland descended from the Fir Bolgs .

Questa prima induzione ne sugger altre molte, che pro


mttono nuova luce all'istoria tanto oscura della primitiva
Europa. La legge dei Franchi contiene molte osservanze af

fatto dissonanti da quelle degli altri ppoli gtici, e sopra


tutto molte minute prescrizioni sul furto dei bestiami, sul
l' eccezional prezzo di certi animali destinati in tributo al
(1) Histoire des langues romanes. Paris, 1841, T. 1.

DELLA LEGGE SALICA, EC.

401

prncipe, sul nmero legale degli armenti, e sul riparto delle


terre. E tutte si trvano quasi letteralmente corrispndere
alle avite leggi di Galles e d'Irlanda, le quali sono di ve
tustissima origine, e intimamente collegate e intessute colla

lingua e col viver sociale di quella gente,tenacissima quant'al


tra mai delle antiche usanze. La collezione delle leggi cm
briche di Heuel da uab Cadell, fatta nel 943, ridusse a

scrittura ci ch'era gi nella generale osservanza; e se qual


che cosa abol, nessun inslito e straniero principio intro
dusse. In concorde coro e unnimi i congregati prsero
a considerare le prische leggi; e alcune lascirono (aades
ant yredec), alcune emendrono, alcune del tutto abro
grono.

I Franchi nella legge slica appjono adunque sotto un


nuovo aspetto. Essi hanno gi incorporato e confuso colle
proprie consuetdini quelle della nuova patria cisrenana e

blgica; le terre e gli armenti si govrnano colle usanze


del ppolo indigeno; e nasce dubio se i loro conduttieri
non bbiano per avventura accolto nelle loro leghe anche
quelle trib blgiche, che nella Notitia dignitatum si v

dono ascritte alle colonie militari dell' lmperio romano pro


miscuamente colle trib germniche; laeti Batavi, laeti

Nervi, e quei venturieri Galli (levissimus quisque Gallorum)


che Tcito pone soli nelle colonie oltre Reno. Che anzi
l'autore si sospinge a cercare nella lingua galica il nome
stesso dei Franchi, che suonerebbe appunto givani, forti,
audaci, e anche criniti per ostentazione di bellezza e di
giovent: nome il quale ben si conviene a bande di volon
tarj che lsciano la patria per cercar pane e potenza in terra

straniera. E allora, a senso nostro, apparirebbe perch l'ag


gettivo franco non si trovi affatto nella lingua tedesca, men
tre ancora oggid con piccole variet di significato tutta

via popolare nei dialetti dei paesi ove in antico dominrono


i Celti (1).
(1) Nel dialetto milanese, che serba molte vestigia del cltico, franco

vuol dire certo, e anche materialmente fermo, come p. e. un chiodo ben

402

POSTILLE

Ma, secondo l'A. l' influenza di quei ppoli sui Franchi


dovrebbe ssere stata assi pi antica, e aver operato non

solo su quelle pi prssime parti della Germania ove i


Franchi bbero principio, e su tutta la valle del Reno, ma
lungo il Bltico sino nella Scandinavia e nell' Estonia, nella
quale parrebbe che ai tempi di Tcito i mercanti si facs
sro intesi mediante una lingua assi propinqua alla bri
tnnica. E ancora ai tempi di Tcito, della stirpe cltica dei
Cimbri rimanvano le reliquie presso le foci del Weser:
Eumdem Germaniae sinum proximi Oceano Cymbri tenent.
veterisque famae vestigia lat manent. La gran federazione
druidica aveva spinto le sue spedizioni fino in Boemia, e

lungo il Po sino all'Adritico, e lungo il Danubio fino al


Mar Nero, e pi oltre ancora aveva fondato il regno della

Gallogrecia. Epper dovunque si stese da poi il nome dei


Germani e dei Goti, rano corse prima le armi dei Celti,
le cui imprese Sallustio diceva pi grandi di quelle dei
Romani; e alla forza delle armi si aggiungeva presso i Celti
l'autorit dei riti e d'un sacerdotale insegnamento che i
Germani non bbero. Ora, avvenimenti istrici di siffatta

grandezza lsciano sempre vestigia nelle lingue. E quindi non


meraviglia se rimsero disseminati nella presente lingua
tedesca moltissimi vocboli, che non hanno radice e paren
tela se non nel dizionario cltico. noto che i Tedeschi
chiamano salz il sale, e slzuverk una salina; e ne trs

sero il nome di Salisburgo (Slzburg) e d'altri luoghi. I


Cambri chimano una salina hall, e ne trggono il verbo halluo

(hallu)far saline e da questo il nome Halluvr(hallur), salina


confitto. Nel dialetto bergamasco vuol dir sano, dimodoch per diman
dare della salute d'alcuno si suol dire s'egli franco. la voce frech
che alcuni vgliono rappresenti questa voce in tedesco, oltre all'ssere
ella medsima isolata e sconnessa dal rimanente della lingua, si prende
sempre in mala parte. Quanto al derivare il nome franco da framedi
(con der ihnen eigenthmlichen Waffe der Framja, den Namen Franken),
come aveva fatto lo stesso sig. Leo nella sua lstoria Universale, vol. lI,
era una di quelle estremit a cui conduce un esclusivo principio na
zionale. E il sig. Leo non comprese tampoco nell' istoria universale i
Celti, e parimenti i Fenici, i due ppoli che pi vastamente influrono
sulla primeva Europa.

DELLA LEGGE sALICA, Ec.


405
tore. Ora, i luoghi ove sono le pi antiche saline di Ger
mania, si chimano Hall e Halle; e i salinatori di Ilalle in

Turingia, i quali frmano una trib affatto isolata e singo


lare, poich non s'imparenta mai colle vicine contadinanze di

sangue slavo, si chimano tuttavia Halloren, con cltica radice


e cltica inflessione, impossibile a formarsi nel seno della lin
gua tedesca. In pari modo discorrendo, il sig. Leo chiarisce
l' origine di moltissime voci pastorali, agrarie, ortensi, e di
quasi tutte le voci nutiche, come segel, boot, bark; ben poche
delle quali nel tedesco hanno formazione naturale e vita or

gnica; in cltico, quasi tutte.


La voce dorf, o torf o thorpe, in tedesco e nelle lingue

affini rfana e solinga ; ma nella lingua cmbrica o gal


lese la voce torf(villaggio) in famiglia con torv (stuolo), con
torva (esrcito), col verbo torvu (congregare); e a questa co

gnazione appartiene pure con prssimo rampollo trev (podere),


treva (commune), trevn (ordinamento), e il verbo trevnu
(coordinare). Questo senso d'rdine dato al nome dei vil
laggi, ben indica uno stato sociale in cui la terra non si
ripartiva col libero arbitrio del diritto privato, ma sotto
il vncolo della communanza e per temporario assegno. Un
trev era un podere di 256 campi o arvi (eru). Infatti 4
erw facevano un tyzyn; 4 tyzyn un rhandir; 4 rhandir un
gavael; 4 gavael un trev. E l'rdine non finiva qui; poich
4 trev facvano un maenauvr; e 12 maenawr coll'aggiunta

d'altri due trevi riservati al principe o brenno, facevano


un cuvmwd, ossia 50 trevi. E due di codeste cinquantine
facevano finalmente un cantrev, o centina. La voce torf

nel cltico stringe in s tutto l'rdine sociale, ed esprime il


vivere della nazione; in tedesco una voce estrania e
Inuta.

Altretali cose l'autore mette in luce parlando della voce


graf, della voce gast e d'altre molte. Ma trapass senza

esame la voce galica tuat, che indica parimenti una com


munit; e quantunque ora estinta nella lingua tedesca, era
nel medio evo in tutto vigore; poich non solo ne deriv
a voce dieta nel senso di comizio, e infiniti nomi di persone

404

postill

come Teuderico, Teudato, ma il nome stesso della nazione


teutnica, il quale nella sua propria lingua non ha pi signi
ficato. E oseremmo dirgli che questo forse il contrasegno lin

guistico che conferma quell'antica tradizione, la quale distin


gueva in due stirpi i Tutoni e i Germani, ossa gli aborigeni

che si narrvano figli della terra, egli stranieri figli del givine
Manno venuti nel nome d'Odino a dominarli. I primi, domati

gi dall'antica disciplina drudica (plebs poene servorum


habetur loco; per se nihil aude), conservrono forse di
generazione in generazione quelle ossequiose costumanze;
e insieme alle trib slave e lttiche, formrono sempre la
massa della contadinanza tedesca ; il loro nome si confonde

con quello della plebe in Gallia, con quello dei servi in


Germania (theo, dao). I secondi, venuti con altro nimo,
con altra lingua, con altra fede, dopo aver ampiamente do
minato col nome di Germani i Tutoni, col nome di Goti

gli Slavi, fuggirono con inesplicabil terrore inamzi ad Attila,


al quale le moltitdini slave, o per la speranza d'un vendica
tore, o per indifferenza servile dovvano agevolare quella
veloce corsa dal Volga alla Marna, che fra genti tutte armate
e concordi sarebbe stata prodigiosa e impossbile. Il servizio
militare sulle frontiere romane, e poi la successiva occupa
zione delle romane provincie dovvano aver quasi esusta
la casta militare, finch poi Carlo Magno ne sperper gli
avanzi insieme al culto d'Odino. E pare infatti che i fu
gitivi, i quali cercrono asilo ai loro riti nella remota Islanda,
vi componssero una colonia di libere famiglie; e tutti l
beri combattenti erano quei Normanni che androno a cer

car nuovi sdditi sul litorale delle Gallie. Dopo Carlo Ma


gno, il nome dei Manni, e Germani, e Allemanni pare

estinto nella memoria del paese, e rimane solo in uso presso


gli stranieri e nelle lingue straniere. Appena ne resta inos
servato vestigio in qualche nome di luogo (Mannheim,

Manhart, Mansfeld). Il conquistatore fonda co' suoi prelati e


conti e scabini un nuovo patriziato cristiano, venuto secolui

dalla sinistra riva del Reno ; e ne costituisce quel sacro


romano imperio, oltre il principio del quale non vi fu pi

DELLA LEGGE SALICA, EC.

405

famiglia che potesse additare i suoi antenati. Al quale grandis


simo e gravissimo fatto alcun autore fin qui non pose quell'atten
zione che pur si dovrebbe. Il nome aborigene dei Tutoni risurse
colla nuova nazionalit, in cui tanta parte bbero tre nuovi
elementi affatto stranieri, cio i municipj mercantili, la chiesa,
e le grandi magistrature dell'imperio carolino, divenute a

poco a poco, e per impotenza dei prncipi, ereditarie e


feudali.

Noi crediamo che solo per tal modo pu ridursi a in


telligibil senso la tenebrosa istoria del settentrione. Basta
supporre ferme all'incirca nel primitivo loro posto le mol
titdini aborgene, e poco pi, poco meno, serve dell' ar
mento o della gleba ; e ondeggiare al di sopra di esse ora
il nome dei Celti e dei Sciti, ora quello dei Romani e dei
Goti, dei Germani e dei Srmati, degli Unni e dei Mo
golli, dei Mgiari e dei Russi, come volle la forza e la for
tuna, scemando di generazione in generazione le variet

linguistiche dei ppoli, ed elaborando coi scoli le minute


trib in grandi nazioni. Al qual uopo pi forse influ la

lenta e oscura pera delle anse mercantili, serpeggianti da


fiume a fiume, a invlgere con una rete di progressiva ci
vilt tutta la pianura dell' Europa boreale, dalla madre
Colonia fino ad Arcngelo ed Astracan. Il solo supposto
della permanenza d'un elemento aborigene pu spiegare le
variet che si consrvano nell'aspetto e nella lingua delle
nazioni, come la mobilit dell'elemento sacerdotale, del pa
trizio, e del mercantile ne spiega le simiglianze e le con
nessioni.

Per le quali cose, ne sembra che il sig. Leo trascorra


alquanto nel supporre l' assoluta identit o la somma
similitdine dell'idioma blgico e dell'irlandese. Egli ben
vero che vi frono colonie di Belgi in Irlanda, ma non fu
detto che spegnssero le altre genti pi antiche, e che im

pedissero la venuta di colonie posteriori; anzi pare che fs


sero piuttosto famiglie signorili contate a dito, che non moltit
dini popolari; e inoltre la lingua galica si stese quasi uniforme
e sull' Irlanda, e su le montagne e le isole della Scozia.

40 6

POSTlLLE,

Quindi ove si ammetta pure che la identit del regime drui


dico avesse accommunati molti vocboli fra i Belgi e tutte
le diverse popolazioni dell' Ibernia, molti doveva pure averne
accommunati fra gli Iberni e i Cambri. E, se non ne con
segue l' identit della lingua galica colla cmbrica, non ne
consegue parimenti quella della lingua gulica cola blgica,
come l'A. vorrebbe. Epper, senza far violenza al vero, non
sembra cos fcile interpretare punto per punto colla lin
gua galica le postille malbergiane.
Pare che il sig. Leo ragioni in questo modo: un fatto
certo, e Csare lo attesta, che i Belgi parlssero una lingua
diversa da quella dei loro vicini meridionali detti propria
mente Galli ; si sa che i Galli avevano molta consonanza di

linguaggio coi Cambri; e infatti ancora oggid i Bretoni di


Francia e i Gallesi d' Inghilterra s'intndono fra loro; la

lingua degli antichi Belgi, per ssere diversa da quella dei


Galli, doveva ssere diversa anche da quella de'Cambri;
dunque, egli conchiude, doveva sser prssima piuttosto a
quella dei Gaeli d'Irlanda. Il qual dilemma non tiene ;
perch ben poteva la lingua de' Belgi ssere lontana da

quelle de'Cambri, senza ssere pi vicina a quella degli


lberni. Perloch se cos ovvia l' interpretazione delle
postille malbergiane col mezzo del galico, ci proverebbe
solamente che frono scritte in un dialetto galico ; e ri
marrebbe a vedersi da chi fssero scritte, e dove questo

dialetto si parlasse. Ma per provare l' identit sua col bl


gico, bisognerebbe prima raccgliere, e nel paese vallone, e

nel paese fiammingo, tutte quelle voci che non sono d' origine
n romana, n germnica, e che perci dovrbbero riputarsi

veramente indigene. E se tutte quante consonssero colla lin


gua galica, solo allora potrebbe inferirsi l'identit delle due

lingue. Ma non pare che questo lavoro sia fatto. E noi di pi


abbiamo forse sospetto che non darebbe quel risultamento
che si desidera, e anzi porrebbe forse in luce un nuovo ele
mento aborigene, affatto proprio e indipendente; poich pare
che queste affinit delle lingue siano cose di fatto istrico e
posteriore, e non d'origine primitiva.

DELLA LEGGE SALICA, EC.

407

E qui si offre un altro punto nel quale divien difficile se

guire le opinioni dell'autore. Ai tempi di Csare, egli dice,


gli Ubj e i Btavi dovvano aver gi abitato nella Betuvia;
ma le loro citt portvano nome cltico; prima di loro vi
abitvano i Celti, ch'essi vi lascirono rimanere come sd

diti. Veramente, a spiegare i nomi cltici delle citt, basta il


supposto d'un dominio o sacerdotale, o militare, o anche solo
d'un'influenza martima. Gli Armrici tenvano tributarie tutte

quelle marine (omnes fere qui eo mariuti consueverunt, vecti


gales habent. Caes). Nello stesso modo, a spiegare i nomi latini
di Colonia, di Coblenza, di Costanza, basta il dominio dei Ro

mani: non necessario supporre una contadinanza latina, che


prima tenesse la terra liberamente, e poi discendesse alla ser
vit della gleba. E se consideriamo il primitivo squallore del
l'Olanda, inanzi che i tesori del commercio convertissero le
paludi in campi, non facile concepire come quei Celti,

che l'A. vi pone a primi abitatori, avssero potuto fra quelle


naturali fortezze sser domati in modo di assmere una

lingua al tutto nuova, e ci molto prima che i supposti


conquistatori avssero la minima potenza martima, e quando
il dominio del mare e d'ambo le sue rive era ancora presso
i Celti (omnes. vectigales habent). Riguardiamo poi per
documento autorvole anche la indmita persuasione in cui
sono quei buoni e valorosi pastori della Frisia, d'ssere i
pi antichi e genuini ppoli d'Europa; e notiamo il noto
loro dispetto per i loro vicini della Germania, che rigur
dano come gente vissuta lungamente in condizione servile.

E ancora oggid gli Inglesi danno esclusivamente ai ppoli


della Frisia e dell'Olanda il nome di Tutoni (Dutch), men
tre agli abitatori dell'interno danno sempre il nome dei loro
antichi dominatori (Germans). Laonde i Frisi ci smbrano
aborigeni quant'altri mai, e srbano forse soli il tipo dei
veri Tutoni non domi dai Germani. E si pu ammttere
l'azione sopra di loro della potenza martima o sacerdotale

o militare dei Celti, e la fondazione di qualche citt mercan


tile, senza che ci dovesse spgnere al tutto la loro lingua,
e ci che v'era in loro d'aborigene e di nativo.

408

POSTlLLE

E quindi vorremmo che si facesse un passo inanzi, e che


ci sviluppssimo al tutto da questa vaga e fantstica ida
delle vaste e subitanee trasmigrazioni dei ppoli europi. La

sciata, qualunque sasi, la differenza della lingua tra i Galli


e i Cambri delle Isole Britnniche, e tra gli Aquitani, i

Galli, i Belgi e i Tutoni del continente, vorremmo che


l'unit cltica si ponesse non nella stirpe delle moltitdini,
ma nelle instituzioni drudiche, o nell'unit del dominio, come

tutte le grandi religioni e i grandi imperj, che dovvano aver


congiunto molte genti e molte lingue sotto un nome solo, e
sotto le apparenze d'una sola nazionalit. In questo senso lo
stesso ceppo teutnico, prima dell'invasione dei Manni, avrebbe
potuto dirsi appartenere alla famiglia cltica, ssere cio fra le
molte genti e le molte lingue che subrono quell' antichis
sima influenza, e ne srbano le indelbili vestigia.

La grande spedizione dei Cimbri e Tutoni viene at


tribuita a una vasta inondazione delle loro terre native. Ve

ramente in lande cos piane e basse non si vede come le


aque potssero allagare tanto paese senza sommrgere con

esse anco i ppoli. N si vede chiaro qual cusa potesse


adunarvi tante aque che bastssero a coprire l'immensa su
perficie che si richiede a nutrire in rozza vita pastorale e

in terra palustre s gran colluvie di genti.


Non molta stranezza il pensare che il nome d'inonda
zione fosse figurato, e rappresentasse la data istrica di quella
invasione senza data, che pare aver portato i seguaci d'O
dino ad abbttere oltre Reno il dominio sacerdotale, o an
che solo militare, dei Celti. E non sarebbe stata una vera

emigrazione di ppoli, ma solo della casta dominatrice e de'


suoi pi fidi aderenti, la quale avrebbe lasciato in preda ad
altra casta le terre, gli armenti e la plebe, almeno dove

le paludi non prsero naturale asilo ad alcuna delle trib


teutniche o cimbre, le quali rimsero nei Frisi, tuttora su
prstiti, e nei Cimbri memorati da Tcito.
Intanto per, e fra la somma oscurit di questi studj, pos

siamo dire, che l'ardita induzione del sig. Leo sull'appar


tenenza delle postille malbrgiche ad un dialetto cltico, e

DELLA LEGGE SALICA, EC.

409

probabilmente al blgico, apre il campo a inaspettate ind


gini sulle antichit dei ppoli settentrionali. E non poco fra
tanti pregiudizj nazionali, fra l'unnime esempio di tanti dot
tssimi intelletti umilmente genuflessi avanti alla idola tribus,
l' aver dimostrato in mezzo alla Germania con un venerbile

documento alla mano, che la lingua tedesca fino nella sua pi

antica forma una lingua mista (eine mischschprache). ll che


per altro nulla toglie alla bont e opportunit d'una lingua, e
alla sua vera nobilt, la quale risiede nel mrito degli scrittori.
Nel rischiarare le origini d'una lingua a noi straniera,
l'illustre sig. Leo non tralasci d'accennare la profonda con
nessione che lega il vocabolario galico col latino.
Abbiamo gi notato pi d'una volta che quasi tutte le voci
rusticali romane come taurus, bos, ovis, sono communi an

che al greco, il che non avviene delle voci militari e ci


vili, ensis, gladius, hasta, tribunus, ec. Dal che s' induce,
che le consuetdini della milizia e della magistratura appar
tenssero in Italia e in Grecia a un ppolo aborigeno, men

tre le pacifiche arti dell'agricultura fssero apportate in ambo


i paesi da una medsima mano, e forse da quei Pelasghi
le cui colonie sono un antico evento commune all'isto

ria itlica e alla greca. Un simil vncolo sembra, sotto l'o


scura influenza dei Celti, aver congiunti fra loro i ppoli
del settentrione, o come pi sopra si vide i Tutoni e i
Gaeli; e per la vicinanza di quei ppoli ci non fa mera
viglia.
Ma non si pu senza meraviglia osservare come una gran

parte di quelle voci, che in latino rigurdano il pi rstico


e smplice tenore della vita, si riscntrano quasi tutte nella
lingua galica, ossa nella lingua che si parla solamente in
quella parte appunto delle isole britnniche, che rest sem
pre divisa e ignota al mondo romano. Non certamente
un caso fortito che unum, duo, tria, si dicano nella tronca
e scabra lingua irlandese aon, do, tri, keatair, cuignear, se,
seacht, ocht, nao, deich, che cento si dica ceat, e mille si
dica mile. Non un mero caso se sol, luna, aer, coelum,
mare, terra, tellus si dicono sul, luan, aer, cal, muir, tir,

4 10

POSTILLE

teallur. Armentum e grex si riptono in airmeadh, e greigh.


Equus, caballus, bos, taurus, caper, ovis, sono in gae
lico each, capall, bo, tarbh, gabhar, aoidh, ec., i quali l
timi nella singolare, ma ragionata, ortografia di quella na
zione si pronnciano tarv, gavar, dj. E cos pure rex,
tyrannus, miles, galea, lorica, sagitta, si ripetono aspramente
in righ, tiarnu, mileadh, galia, luireach, saighde. E gladius,
il glaive dei Francesi, per le dette ragioni d'ortografia si
scrive cladhmh, ma si pronuncia cliv; e non nome d'arme
straniera, ma l'arme nazionale e quasi unica e famosa dei
montanari scozzesi, il gladio-maggiore, il clay more dei
romanzieri e dei poeti. Prima che Ossian cantasse in quel
ruco idioma, prima che Csare ponesse il piede fatale sul
l'isola d'Albione, prima anzi che Roma avesse principio, un'
arcana influenza aveva dunque congiunto i suoi fondatori a
quegli isolani seminudi, i quali non certamente dalle legioni
romani apprsero a chiamar anam l'anima, e corp il corpo
e carna la carne, e braic il braccio; e dissero mit il
muto, e coc il cieco, e balbh il balbo, e calbh il calvo, e

lusca il losco. Il carro e la rota, la casa e il tempio (domus,


fanum), il tiglio e il slice, la cera e il mele, hanno un
medsimo nome, appena che si mozzi loro la soave e mae
stosa desinenza itlica: carr, roth, dom, fan, teile, sail, mil,
ceir; ma questa propriet pur commune a tutti i dialetti ita
liani della valle del Po, tranne il solo vneto. Come la ca

tena che lega le nostre origini alla Grecia e all'Oriente, si


attribuisce ai Pelasghi, cos quella che ci unisce all'estremo
settentrione, si attribuisce a quel nebuloso nome dei Celti.
I quali ora ci appjono come orde di brbari che abbt
tono la civilt etrusca e scutono la civilt romana ; ora ci

appjono come un sapiente sacerdozio, che,fatto precursore


del senato romano, fonda fra i brbari il primo grande im
perio europo, abbracciando un pi vasto spazio che non
fece poi Carlo Magno; e sembra preldere perfino alle cro
ciate, avventando i suoi esrciti contro i lontani templi di
Roma e di Delfi, e fondando nel mezzo dell'Asia Minore i

principati feudali della Galazia.

DELLA LEGGE SALICA, EC.

A4 1 1

ll sig. Leo vorrebbe rivendicar loro l'altro onore, d'aver


trovato e diffuso nel settentrione quelle pi antiche forme
di scrittura, che si chiamano rune, e di cui si trvano se

gnate le pietre sepolcrali anche dell'estrema Scandinavia. Lo


stesso nome rune, insignificante e isolato nella lingua te
desca, divien lmpido e vivente nella lingua galica, dove
run, che i Cambri dicono rhin, significa arcano, consiglio (1),

nota mgica, e produce un'intera serie di derivati: rina,


runaigh, runaighe, ec., che tutte dintano secreto, fiducia,
amore. ln tempi pi tardi, e dopoch il commercio di Mar
silia ebbe introdutto la popolare scrittura dei Greci, che

Csare trov gi stabilita nelle Gallie, i ppoli delle Isole Bri


tnniche la communicrono alle genti del Bltico. L'alfabeto
anglosssone, il quale non deriva dal romano, e prende dal
greco fra le altre cose la forma di p data alla lettera r, non
sembra una scrittura propria di quella nazione, ma un'imi
tazione dell'alfabeto vulgare irlandese. La lingua cambra e la

galica hanno da tempo antico un' ortografia razionale, che


vela con sottile artificio tutte le deviazioni della viva voce, per
dare una tessitura derivativa a tutta la lingua. L'antica

grammtica e prosodia cmbrica di Edeyrn si riferisce alle


ancora pi antiche pere di Einion, e queste a tradizioni vetu
stssime, che i prncipi e i comizj della nazione tnnero sem

pre in vigile tutela. Ma contro questa congettura del sig. Leo


sta il fatto che le rune si trvano nel settentrione d'Europa,
e non nel mezzod, dove pure i Celti si diffsero tanto.
Noi siamo venuti raccogliendo con diletto queste pere
grine erudizioni, perch trnano in aperta conferma di qual
che nostra opinione su le istorie e le lingue europe, che

annunciata di tempo in tempo in questo giornale non so


disfece ancora, quanto avremmo sperato, ad umini di cui
veneriamo la dottrina e ambiremmo il favorvole giudizio.

Infatti se si giunge a dimostrare, che fin nella primeva


origine sua la lingua tedesca risult in qualsiasi parte dal
(1) Uno dei communi del Lario si chiama con singolar nome Il Con
siglio di Rumo; potrebbe darsi che il primo none fosse la traduzione
latina del secondo.

412

POSTILLE DELLA LEGGE SALICA, EG.

contatto locale dei Tutoni coi Celti, si verrebbe a dimo

strare, che quelle miscele di voci che in Europa costitu

rono le singole lingue, e quelle miscele di famiglie che in


Europa costiturono le sngole nazioni, avvnnero su la terra
stessa ove quelle nazioni vivono tuttora. Laonde se gli ele
menti delle nostre nazionalit vnnero pure ad uno ad uno
e in diversi tempi e modi dall'Asia, la loro frmula com
plessiva una combinazione istrica avvenuta in Europa,

e per addizione di successivi innesti ad un tronco inestir


pbile, nel quale sta il palladio d'ogni nazionalit. E quindi
imaginarie sono le dottrine di Schlegel e di tutti gli altri,
che fan venire dall'Asia i Greci, i Celti, i Germani, gli
Slavi, in corpi di nazioni gi belle e fatte, e quali le ve

diamo in Europa, anzi coll'infinito metafisico nei fianchi, e


la predestinazione primordiale a trovare l'architettura g
tica, come fantasticava il sig. Ipplito Fortoul.

D'altra parte siamo persuasi di far pera tile alle lttere


italiane e alla riputazione nazionale, coll'eccitare quanto
per noi si possa questioni di lingua, affatto nuove, e al
quanto meno misere e indegne dei tempi e dei luoghi;
poich non ora mai pi a tollerarsi che l'Academia
della Crusca sembri segnare in fatto di lingua la cima del
sapere italiano.
D. CARLo CATTANEo.

IL POLITECNICO

..

FAS C I CO LO XLI.

MI E MI () RI E

Sunto dei nuovi lavori esperimentali sull'elettro


mozione tellrica, eseguiti dal dott. Luigi Ma

grini, professore di Fisica nel Lico di Porta


Nuova, mediante il grande apparato fatto
costruire dalla Citt di Milano, in occasione

del VI Congresso Scientifico.

Prima

di dare

incominciamento all' istoria delle nuove

osservazioni sull'elettricit tellrica, credo opportuno de


finire il senso che intendo attribuire ad alcune denomina

zioni, quantunque communi nel linguaggio della scienza,


acciocch i fatti che per esse mi sono studiato esprimere
riscano sempre chiariti secondo il mio concepimento.

Elettricit latente quella dose d' elettricit naturale


che ogni corpo contiene nello stato ordinario, come legata
alla sua essenza, e che non manifesta azione sui corpi
esteriori.

Forza elettromotrice accenna quella causa tuttora ignota,


per cui due corpi di diversa natura pssono all'occasione del
VoL, vii.

28

414

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

loro mutuo contatto alterare la propria elettricit latente, e


mttersi in due stati diversi d'elettrizzamento; l'uno dei

predetti corpi presenta, come noto, uno stato smile a


quello del vetro strofinato, e l'altro a quello della resina.
Tale effetto pu aver luogo anche con due corpi della
stessa natura, anzi con due parti d'uno stesso corpo, quando

nell'uno dei due corpi, o nell'una delle parti sia prima av


venuta qualche alterazione.
Elettricit libera quella che in tal caso manifstano
i due corpi: essa esrcita un'azione sulle sustanze esteriori,
e tende a dileguarsi, o rndersi latente.

Equilibrio elttrico denota lo stato ordinario o naturale


dei corpi, o sia quello stato in cui l' elettricit si trova
latente.

Tensione esprime lo sforzo continuo che fa l'elttrico per


dissiparsi, o sia la pressione che esrcita contro l'aria, e
contro gli altri corpi che come l'aria rndono difficile il ri
stabilimento dell'equilibrio.
Resistenza indica quell'ostcolo che l'elettricit libera

incontra nei mezzi per rndersi latente, o sia per ristabilire


I'equilibrio.
Conducibilit esprime la potenza d'un mezzo a ripristi
nare lo stato naturale ov' turbato; il suo grado maggiore
o minore dipende dalla minore o maggior resistenza.
Finch sussiste la cusa per cui due corpi pssono rn
dere libera una parte della loro elettricit latente, e si tiene
nello stesso tempo un terzo corpo a far arco di communi
cazione fra i primi, si tiene cio un mezzo qualunque
per cui l'elttrico possa equilibrarsi, ha luogo nel sistema

un continuo movimento di sustanza elttrica, o sia quel mu


tamento intermolecolare al quale si applic il none di cor
rente elttrica.

Reomotore significa quel sistema in cui ha luogo il moto


elttrico; smplice quando v'interviene un solo metallo,

composto quando nel sistema si trvano accoppiati due me


talli.

Elettromotori, o elementi d'un reomotore, sono quei

sULL'ELETTRoMozione reLLURIcA

45

corpi nei quali s'ingnera il turbamento elttrico, e che


fanno parte del sistema in cui si ccita la corrente.
Possono essi chiamarsi anche poli positivi o poli negativi,

secondo che i corpi sono suscettivi di prndere uno stato


d'elettrizzamento smile a quello del vetro o a quello della
resina.

Pila voltiana l'apparato in cui si trvano concatenati


due o pi reomotori composti.
Eccitatore il nome con cui si distingue il liquido, o
quella terza materia, o quel mezzo qualunque interposto fra

gli elementi che tende a distrggere la tensione, e a ri


comporre l'equilibrio, sebbene nella dottrina dell'azione ch
mica l' officio di questo mezzo sia considerato in una ma
niera differente.

Superficie attiva significa quella porzione della superficie


degli elettromotori che si trova in contatto coll'eccitatore.

noto che i metalli e gli cidi costituiscono gli ele


menti e gli eccitatori pi potenti d'un reomotore; che la

natura degli elementi che si accppiano, detrmina la gran


dezza del turbamento elttrico, o sia del grado di tensione;
e che non solo la quantit e la natura degli eccitatori, ma
il modo altres d'accoppiare gli elementi influisce sulla
grandezza o intensit di quel movimento denominato cor
rente, per cui lo stato naturale o sia l'equilibrio elttrico
tende a ristabilirsi nel reomotore.

Nessuno del pari ignora che gli elementi pssono accop


piarsi e gli eccitatori intromttersi, o immediatamente, o col
l'intermedio d' altri corpi, per piccole o per grandi sezioni,
e a brevissime o a sterminate distanze; che i corpi i quali
intervngono a formare la catena o il circito, subiscono mu
tamenti nel loro stato lcico, trmico, magntico, chimico,
e nel fisiolgico se i corpi sono organizzati; che qualunque
mutamento in rdine ai fenmeni della luce, del calrico, del
magnetismo ec., sorvenuto in una parte della catena, se
viene ben determinato, pu servire di misura all'intensit
della corrente, che ne diventa la cagione; che il movimento

intestino che si concepisce nelle parti costituenti un reo

416

suLL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

motore, o sia quel mutamento intermolecolare dei corpi, at


traverso i quali ha luogo ci che si convenuto di chia
mare corrente elttrica, induce un smile turbamento anche

nello stato elttrico o magntico dei corpi circostanti; e che


siffatto turbamento o movimento indutto si manifesta in

tutti i fenmeni dell'elettro-magnetismo; mentre i rapporti


delle quantit che rappresntano questi fenmeni, sono ado
perati per esprimere i rapporti delle intensit nelle correnti
generate dal reomotore. Tali quantit vngono determinate
con vari strumenti, che in generale chimansi remetri; e i

remetri galvnici (galvanmetri), sono quelli che ho im


piegato per misurare la forza delle correnti tellriche, o sia
delle correnti elttriche che si ottngono mediante il se

pellimento di lmine metlliche nella terra mida, o nell'aqua


in communicazione coll'intera massa del globo.
Il dinamo-magnetmetro, il termmetro di Breguet, il
voltaimetro o sia il remetro chimico, verranno interrogati
a suo luogo; e le particolarit di siffatti strumenti e dei
reomotori di cui feci uso frequente, saranno poi minutamente
descritte nel contesto dell'pera successiva.
I fenmeni che presntano le correnti elttriche f
rono studiati da gran nmero di fisici valenti. Eppure

resta ancora molto a desiderare sulla determinazione delle


leggi che li govrnano, e sullo stabilimento d'una dottrina
che possa collegare tutte queste leggi. L'pera che in tale
materia chiam l'attenzione particolare di molti fisici, e
giov a dare una tendenza precisa alle ricerche la Dot
trina matemtica della pila galvnica, publicata nel 1827,
dal dott. G. S. Ohm d'Erlanga, rettore attuale del ginna
sio di Nurinberga. Molto interessanti sono in fatti i lavori
che su questo oggetto condssero in sguito Fechner, Lenz,

Pohl, Poggendorff, Pfaff ed altri; e il prof. Wheastone ha


fatto recentemente conscere i processi, e li strumenti inge
gnosi del pari e delicati ch'egli imagin per misurare le
forze voltiche. Questi processi sono fondati sul principio della

legge detta di Ohm; ma ricsano di rispndere a quelle


speciali ricerche che hanno relazione colle esperienze di Al

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

417

dini, con quelle di Jacobi, di Lenz, di Bain e colle ultime

di Matteucci sulla conducibilit della terra e delle aque;


esperienze da cui si ricaveranno buone rgole per applicare
agli usi della vita i poteri delle correnti.
Gli studj ai quali mi dedici fino dal 1837 avvano
egualmente di mira le leggi delle correnti elttriche. Ma la
mia attenzione era principalmente diretta all'oggetto prtico
di determinare le condizioni pi opportune a produrre ef
fetti elttrici attraverso vasti circiti, onde avverare la

possibilit di trasmttere segnali per mezzo di correnti elt


triche a distanze considerbili. L'esperienze fin d'allora isti
tuite mi avvano condutto a conseguenze (1), che lo stesso
dott. Ohm, alcuni anni prima, deduceva dalla sua frmula.
Se non che, il rigore della scienza esigeva che si molti

plicssero le prove sui diversi elementi che concrrono a


far variare le forze elettromotrici, e le resistenze. di tutte le

parti costituenti un circito; esigeva per conseguenza che

li esperimenti si eseguissero con mezzi pi perfetti, e so


pra una scala pi vasta che non era allora in mio potere.
Frattanto la Direzione della Strada Ferrata di Monza

mi aveva cortesemente consentito fino dal luglio 1844


di stabilire a lato di quella strada un sistema di fili

metllici. A principio furono tesi due soli fili di ferro


del dimetro di millimetri 1 1 12, ognuno della lun
ghezza di 13 chilmetri, sicch frmano un circito di
26 chilmetri. Sono essi disposti paralleli e nello stesso piano
verticale, alla distanza l'uno dell'altro di 20 centimetri, e

sostenuti da 700 pali di legno secco, a cui stanno affisse


stecchette di ferro, sulle quali sono fermati i fili medsimi
facndovi intorno un giro. In sguito vnnero aggiunti due
fili di rame del dimetro di 58 di millimetro, sostenuti da
gli stessi pali, ma colle stecchette coperte di taffet gommato,

sulle quali i fili si trvano fermati, facndovi essi pure in


torno un giro. In siffatta guisa, dalla congiunzione dei due
(1) Telgrafo elettro-magntico praticbile a grandi distanze, imagi
nato ed eseguito da Luigi Magrini ec. Venezia, dalla Tipografia d'Al
vispoli, 1858, pag. 69 e seg.

418

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

sistemi, si ottiene un circito della lunghezza di 52 chil


metri di fili metllici sostenuti nell'aria.

E nel mentre sottometteva a varie prove esperimentali le

precipue conclusioni della dottrina di Ohm, per riconscere


se pssano estndersi anche sui conduttori molto imperfetti
e sulla terra, e mi occupava d'altre indgini sulle propriet
e sulla natura delle correnti, e sui rapporti dei loro poteri
galvanomtrico , calorifico, magntico, per iscoprire se
col variare le lunghezze dei circiti, e coll'introdurvi la
terra, e col mutarne le sorgenti, questi poteri consrvano fra
loro i medsimi rapporti, fui avvisato che il valentissimo
prof. Matteucci proponeva alla Commissione esaminatrice dei
progetti d'esperienze da eseguirsi durante il Sesto Congresso
Scientifico, alcune esperienze prssime alle mie; e le propo
neva, sebbene peculiari circostanze gl'impedissero di recrvisi
in persona per dirigerne i lavori.
Allora non esiti d'offrire alla Commissione Civica, la

dbole pera mia, poich trattvasi d'investigazioni, che toc


cvano molto davvicino gli studj che aveva intrapreso, e

di conseguenze le quali potvano considerarsi corollarj delle


mie ricerche.

Devo perci render grazie alla Commissione, la quale


coll'accgliere la mia offerta, mi pose in mano i mezzi onde
progredire nelle mie ricerche. E rendo grazie in particolar
modo al mio collega ed amico prof. Belli, il quale mi fu
largo d'ttimi suggerimenti sul modo d'eseguire l'esperien
ze preposte dal prof. Matteucci, nonch ai professori Orioli,
Mossotti, Frisiani, e all'ingegnere Sarti che lasci a mia di

sposizione la sua casa alla Stazione di Milano, procurndomi


anche l'pera d'alcuni suoi allievi, e pi volte nelle ricer
che mi prest efficace assistenza.

Cos pure non devo passare sotto silenzio che altri


valenti cultori delle fisiche discipline , mi visitrono per
assistere all'una od all'altra delle esperienze, e fra questi
i signori Botto, Francesco Cattaneo, Zambra, Vismara, De

Filippi, Curioni, l'astrnomo Kreil, gl'ingegneri Gianel


a, Brupacher, Cadolini, il capitano Huyn; e finalmente lo

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

419

stesso Matteucci, il quale rduce dall'Inghilterra, volle nella


breve sua dimora in questa citt occuparsi meco intorno
alcune nuove osservazioni, manifestndomi il suo sodisfaci

mento, per quanto si era operato sulle sue proposte, re

lativamente a quei punti intorno i quali risultrono conclu


sioni non del tutto conformi alle premesse.

Fenmeni che presenta un lunghissimo filo metllico so


stenuto nell'aria, quando una delle sue estremit od en
trambe si trvano sepolte nel terreno mido, o nell'aqua

in communicazione coll'intera massa del globo, mediante


appendici metlliche.

Le ide manifestate dal prof. Orioli sulla produzione

della corrente elttrica nel circito d'una coppia voltiana,


e sul modo di comportarsi della terra quando interviene a
far parte di questo circito (1), ide sostenute anche dal
prof. Gherardi, mi prestrono argomento per istituire in pro
psito alcune ricerche durante il Congresso, dalle quali risul
trono i fatti gi fin d'allora communicati a quella sezione
di fisica. Giova rammentarli.
1. Stabilita la corrente d'un reomotore voltiano in un

circito tutto metllico sostenuto nell'aria, l'aggiunta d'un'ap

pendice pure metllica, con lmina di rame immersa nella


terra mida o nell'aqua , non ltera l'intensit della cor

rente, quando questa appendice si attacca alla met del


circito.

2 Quando l'appendice si attacca in altri punti del cir


cito, la deviazione galvanomtrica aumenta, e tanto pi
quanto pi prssima all'origine della corrente si congiunge
l'appendice.

5 Quando un polo del reomotore in communicazione


colla terra, e l'altro polo con una estremit della spirale
(1) Vedi Diario dellaSesta Riunione degli Scienziati, N. 12, pag. 7.

420

sULL'ELETTROMozioNE TELLURICA

galvanomtrica, e la seconda estremit della spirale si at


tacca a un filo lunghissimo sostenuto nell'aria, il galvan
metro manifesta tuttavia una corrente vigorosa e di forza
COStante,

4 L' intensit di questa corrente cresce, crescendo la

lunghezza del filo che forma appendice alla spirale galva


nomtrica.

5 Senza alcuna diretta communicazione colla terra, se si

tngono ambo i poli della pila in contatto con due lunghis


simi fili sostenuti nell'aria, anche in questo caso si ha in
dizio di vigorosa corrente.

Di questi fatti rendeva consapvole il Congresso con un


profondo sentimento d'umiliazione; perciocch dopo avermi
strappato il filo che credeva tenere per dirigermi nella spie
gazione dei fenmeni che offrivano le esperienze proposte
dall'illustre Matteucci, questi fatti mi avevano sconvolto le
ide, mi gettvano nell'oscurit.
Se non che, col seguitare le mie investigazioni su questo
argomento m'incontri in altri risultamenti, e cos svariati
e apparentemente inconcilibili coi precedenti, che tro
vi necessario ritornare addietro per disceverare le varie

cuse, e studiare i fenmeni nella maggiore semplicit. Ho


quindi esclusa la coppia voltiana, per vedere che suc
ceda in un lunghssimo filo metllico sostenuto nell'aria,
quando viene posto in communicazione colla terra, me
diante il sepellimento di lmine metlliche.
Ci premesso veniamo ai fatti.

1 Una lmina di metallo, quando viene sepolta nella


terra umida, o immersa nell'aqua in communicazione colla

intera massa del globo, perde l'equilibrio elttrico, rendendo


libera una parte della sua naturale elettricit.
2 Se alla lmina si attacca un'appendice di filo rame o

di filo ferro, che si distenda per varie miglia, per esempio,


da Milano a Monza, e si sostenga nell'aria, la rottura del
l'equilibrio, o sia il moto elttrico, si commnica a questo
filo, producendo ci che si convenuto di chiamare corrente

elttrica. ll meno sensibile dei galvanmetri da me adope

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

42

rati, collocato sul passaggio della corrente in prossimit d'una


lmina di rgme, offre la deviazione di nove gradi ad indice
fisso.

5 L'intensit di questa corrente diminuisce a princi


pio con una legge rpida, allontanndosi dalla lmina ; ma

al di l di certa distanza la diminuzione procede lenta.


In ogni modo, verso l'estremit libera del filo il moto si
estingue, ovvero la corrente non pi sensbile agli stru

menti. Avendo introdutto la corrente nella spirale galvano


mtrica alle distanze di uno, due, tre, quattro, cinque, sei
chilmetri dalla lmina sepolta, l'ago suddetto segn rispet

tivamente le deviazioni di gradi 5, 3, 2, 1 58, 1 114,


1, ad indice fisso, distendndosi il filo rame per 15 chil
metri.

4 Esperimentando sempre a determinata distanza dalla


lmina, si pu rndere maggiore l'intensit della corrente
coll'allungare il filo, sebbene in rapporto minore della sua
lunghezza. Se si passa dai 15 ai 26 chilmetri, l'inten
sit cresce di 115; e dai 26 a 52 appena d'un dcimo.
5 Il filo ferro e il filo rame non si comprtano nella
stessa maniera. La legge del decremento pi rpida e
men regolare nel ferro che nel rame, ove pare che il moto
elttrico incontri resistenza minore.

6 La forza della corrente aumenta fino a certo limite,

anche coll'accrscersi la superficie della lmina. Questo limite


varia seconda la natura dei terreni e la resistenza dei fili

metllici. Sulla strada di Monza si raggiunge colla superficie


d'un metro quadro, s per il rame, come per il zinco,
mentre il duplicare e triplicare questa superficie non rende
sensibile alcun ingrandimento di corrente.
7 Questo reomotore tellrico soggiace talvolta a varia

zioni, che s'incntrano non solo da un giorno all'altro, ma


altres da un'ora all'altra. Non pertanto si presenta in ge
nerale con forza costante nello stesso luogo della terra. L'in

tensit cresce per in tempo di pioggia o nebbia. At


tribuisco a due cuse le ondulazioni di questo reomotore;

all'intorbidamento dell'aqua in cui sta immersa la lmina:

422

suLL'ELETTRomozioNE TELLURicA

ed a quello strato d'umidit che in tempo di pioggia o


nebbia aderisce al filo metllico, e lo rende

miglior veicolo,

o pi efficace conduttore.
8 Varia poi l'intensit della corrente a parit d' al
tre circostanze, se si muta il luogo d'immersione alla l
mina. Frono notbili queste differenze anche da un chil
metro all'altro, lungo la linea della strada ferrata.
9. La grandezza della corrente dipende eziando dalla
natura del metallo di cui formata la lmina. Quanto alla
direzione della corrente, ella cos intimamente legata al
l'essenza dei metalli, che si pu invertire la corrente tell
rica, sostituendo, per esempio, una lmina di zinco ad una

di rame; ma di tutto ci si tratter pi diffusamente.


10 Un filo metllico sostenuto nell'aria, se trmina con

due lmine sepolte nella terra mida o nell'aqua, costi


tuisce un reomotore composto. Per esse in fatti s'ingnerano
due correnti o contrarie o cospiranti, secondo la natura delle
lmine. Per conseguenza ha luogo nel filo un moto com

posto; e la risultante in un dato punto della catena si avvi


cina alla differenza delle azioni che le componenti esrci
tano in questo punto, quando le lmine hanno attitdine a

prndere lo stesso stato d'elettrizzamento, o sia quando


sono poli dello stesso nome. E riesce di gran lunga mag
giore della loro somma, quando le lmine sono per loro
natura poli di nome contrario. Questa maniera di compor
tarsi dei metalli nei reomotori tellrici verr poi definita.
1 1. La corrente che risulta, dall'accoppiamento di due
lmine, fa mostra di cmpiere il'circuito attraverso il tratto
di terra interposto alle stesse lmine, costituendo una specie
di pila alla Bagration. E in vero numerose ed accurate spe
rienze concrrono a provare che nelle suaccennate condi
zioni, l'intensit della corrente diminuisce fino a certo l
mite coll'allungarsi il tratto di terra; cio che la risultante
si rende minore, a parit d'altre circostanze, quando si au
menta la distanza fra le lmine, rimanendo costante la
lunghezza del filo.

chiaro che per rndere su ci concludenti i risultati

sULL'ELETTRoMozioNE TELLUnicA

425

delle esperienze, dovvasi ad ogni nuova immersione ricon

scere l'intensit di ciascuna delle correnti, facndole prima


agire l'una indipendentemente dall'altra. Nella seconda parte
di questo lavoro, incontreremo altri fatti che c'indcono vie
maggiormente a considerare la terra, quando essa chiude la
catena con un filo metllico terminato da due lastre, come

qn eccitatore e conduttore voltiano.


12 Se non che, si presenta in questo luogo al pen
siero una ricerca importante.
In un reomotore composto di due lmine o sia due
poli dello stesso nome, le correnti, che sul filo irrmpono
l'una contro l'altra, andranno poi sempre a fndersi in una
corrente nica, come quando i poli sono di nome contra
rio, qualunque sia la lunghezza del filo, e la distanza fra le
lmine? E nel caso che avvenga la fusione, le due correnti
avendo ordinariamente intensit diverse, e quindi lungo
la catena distribundosi con leggi diverse, la risultante si
presenter ella collo stesso potere galvanomtrico in tutti i
punti di lunghissima catena? Ho raccolto fatti che prtano in
dizj negativi; e un tal punto assi delicato ed impor
tante, verr discusso con grandissima circospezione, ricono
scendo io il bisogno d'istituire nuovi esperimenti prima di
posare la conclusione.
13 Varie serie d'esperimenti rcano prova, che in un

reomotore tellrico composto v' un limite (S 11), oltre il


quale la corrente non diminuisce pi scnsibilmente per un
successivo aumento nella lunghezza del tratto di terra; avr
in sguito da osservare che questo lmite si trova molto
pi lontano quando la terra entra nell'arco d'una pila vol
tiana.

Questa propriet non esclusiva della terra, giacch vi


sono indizj per conchidere che anche un filo metllico
giunto a certa lunghezza non ltera pi sensibilmente la
forza della corrente, sebbene la sua lunghezza si aumenti
ancora di molto ; cos che non cesserebbe d'csser condut

tore se non a lunghezza infinita.


14 Sebbene le lastre sieno formate con metalli della

424

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

stessa natura, ed bbiano superficie di grandezza eguale, e


seno messe del pari al vivo, ha luogo sempre nel sistema
la rottura dell'equilibrio.
15 La corrente che in tal caso si manifesta, non sem

bra provenire dalla mancanza d'assoluta omogeneit nelle


lmine, almeno entro i limiti delle esperienze da me ese

guite, ma dalla qualit della terra o dell'aqua in cui s'im


mrgono. Una lmina di rame, s nei pozzi di Milano che
nelle aque del Naviglio o del Redefossi che circonda la
citt verso la stazione della strada ferrata , fa sempre l'of
ficio d'elemento elettro-negativo, in confronto d'altra lmina
eguale, di rame, che si sepellisce nella terra a differenti
distanze da Milano verso Monza. Perciocch non vale l'im

mrgerle contemporaneamente, o prima l'una e poi l'altra,


o il tramutarle; la corrente tellrica serba sempre la sua
direzione da Milano verso Monza, quando le'due lastre sono

di rame; e da Monza verso Milano, quando esse sono di


zinco.

16 Nel caso che a lunghissimo filo metllico si attc


chino due appendici, la prima ad un'estremit, la se
conda ad un punto intermedio, avvi corrente esterna, cio
fuori del tratto che congiunge le due lmine, il cui po
tere galvanomtrico eguaglia la somma della corrente pro
dutta dalla lmina estrema colla met della corrente eccitata

dalla lmina intermedia, purch le due lmine sieno poli


dello stesso nome; che se sono esse poli di nome contra
rio, la corrente esterna riesce debolissima.
II.

Fenmeni che presenta un lunghissimo circito metllico,


si chiuso che aperto, quando si mette in communicazione
col terreno mido, mediante una o due appendici me
tlliche.

17 In una catena tutta chiusa, formata di due fili me

tllici sostenuti nell'aria, avvi corrente, quando la catena si

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

425

trova in communicazione col terreno mido, mediante la con

giunzione d'altro filo metllico, terminato inferiormente con


lmina metllica sepolta nel suolo. Chiamo nodo il punto
di congiunzione.

18 L'intensit della corrente mssima presso al


nodo; diminuisce coll'allontanrsene; passa per zero, e poi
muta direzione, avvicinndosi al nodo medsimo dall'altro
lato.

19 Lo zero, o sia il luogo ove sussiste l'equilibrio, non


posto simmetricamente nella catena; il che forse proviene
dal non ssere omogenea in tutte le sue parti.

20 Allungndosi il circito, lo zero tende sempre pi


a mttersi in posizione simmtrica.
21. Anche l'intensit della corrente influisce sullo spo
stamento dello zero; perciocch quanto pi dbole la cor
rente, tanto pi vicino alla met del circito s'incontra l'e
quilibrio.
22 Nella catena di rame la simmetra riesce pi per
fetta che in quella di ferro, ci forse dipende dalla propriet

di cui si fatto parola al S 5).


25 Aprendo la catena di rame, laddove si formato il
nodo, bello a vedersi come l'ago del galvanmetro repente
si slancia, annunciando che la corrente acquist un'inten

sit pressoch doppia. Questo fa supporre che dal nodo si


dirmino due correnti, le quali vanno a incontrarsi e a col
ldersi; per cui quando il circito si apre, la irruzione, o
sia la communicazione del movimento, pu effettuarsi per
un solo veicolo.

24 Cos essendo, era da prevedersi, come il fatto poi


dimostr, che la corrente ascendendo o discendendo per
l'appendice, secondo la natura della lmina, deve, prima
d'entrare nella catena chiusa o dopo sserne uscita, ma
nifestare un'intensit non minore di quella che il galva
nmetro contrasegna, quando la catena rimane aperta.
25 Congiungendo tra loro i fili di rame che costitu

scono la catena in un punto intermedio della loro lunghezza,


in modo di formare due anelli chiusi, l'uno in sguito all'al

426

suLL'ELETTRoMozione TELLURICA

tro, nel punto di congiungimento succede una collisione e


una specie di rigrgito, che diminuisce l'intensit della
corrente nelle braccia del primo anello. ln tal caso, tenendo
chiuso il circito, si ottiene la deviazione che esprime un'
intensit minore della met di quella che ha luogo quando
il circito aperto, e tanto pi piccola quanto pi vicino
alla lmina si forma il congiungimento.

Quando dopo varie esperienze incontri qualche irrego


larit nei rapporti delle deviazioni fra la catena chiusa e la
catena aperta, mi avvisi che doveva ssere accaduta qual
che alterazione nel sistema dei fili. Percorrendo infatti

la linea trovi che per cusa forse del vento, o per qual
sivoglia altro effetto, i fili di rame si toccvano oltrepas

sato appena il terzo della loro lunghezza, e presentvano


per conseguenza il caso qu designato.
26 La catena essendo formata con fili di ferro, il rap
porto fra l'intensit della corrente a circito chiuso e l'in
tensit della corrente a circito aperto si trova minore di
quello che si ottiene in una catena di rame; cio all'aprirsi
del circito l'intensit si aumenta, ma non del doppio.
Tal differenza pu provenire non solo dalla maggiore ete
rogeneit che il filo di ferro pu presentare nelle varie sue
parti, ma eziando da alterazione molecolare, smile forse
a quella cui sembra andar suggetto quando si destina a far
da elemento in una pila voltiana, secondo la maggiore o
minore efficacia degli agenti alla cui influenza vien sotto
posto.

27 L'intensit della corrente nica che irrompe nella


catena aperta, diminuisce coll'allontanarsi dal nodo, a prin
cipio rapidamente, poi con lentezza sempre maggiore fino
all'estremit libera, ove il moto si estingue, ove cio la rot
tura dell'equilibrio non esrcita pi azione sensibile sul gal
vanmetro. Egli questo un caso idntico con quello gi
considerato nel S 5.

28 Se la catena commnica in due punti colla terra, si


stabiliscono in essa due coppie di correnti contrarie, le quali

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

427

pssono anche rndersi cospiranti sulla spirale galvanom


trica.

29 Le intensit per di queste correnti non si sm


mano, e non si sottrggono esattamente; pare che esse esr
citino un'azione reciproca per alterare le.. forze elettromo
trici degli elementi.

30 Quando la catena si apre, ritrnano in campo i fe


nmeni indicati nei SS. 10, 11, 12, e seguenti.

Propriet che manifestano le correnti tellriche, quando


percrrono una catena si chiusa che aperta, compo
sta di metalli diversi, tanto nel caso in cui questi sieno
disposti l'uno in sguito dell'altro, in modo di formare
una catena di doppia lunghezza, quanto nel caso in cui
rimngano paralleli, in modo che la catena, conser
vando la sua primitiva lunghezza, aumenti sol nella se
zione, essendo costituita da due anelli concntrici.

31 In un circito della lunghezza di 52 chilmetri,


met di ferro, e met di rame, la corrente tellrica pro
dutta da una lastra di pltino, di rame, di zinco , an
che di ferro, purch si trovi in contatto coll'cido nitrico

diluito nell'aqua, diventa pi intensa, quando il punto di


congiunzione della lastra si trova fra la spirale galvanom
trica e il ferro, che non fra questa spirale e il rame a ca
tena chiusa.

52 A catena aperta, nel punto di congiunzione della


lmina colla spirale galvanomtrica, l'intensit della cor
rente maggiore, qualunque sia la natura della lmina,
quando la corrente uscendo dal galvanmetro entra prima
nel rame, e poi nel ferro.
33 Nei due casi pronunciati si manifesta invece qualche
diminuzione nell'intensit delle correnti, quando queste vn

gono produtte dal sepellimento nella terra dello stagno, del

A428

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

piombo, e del ferro stesso, purch non si trovi in contatto


coll'cido nitrico.

34 Quando si mette il galvanmetro sulla via per cui


irrompe la corrente, prima d'entrar nella catena o dopo s
sere uscita, si danno tre casi:

1 Che i fili di rame e di ferro seno per una delle


estremit congiunti fra loro, e con un capo della spirale
galvanomtrica, mentre alla seconda estremit rimngono
disgiunti; cosicch la corrente, dopo uscita dal galvanmetro
o prima di entrarvi, si trovi ramificata nelle due braccia
della catena aperta;
2 Che i suddetti fili sieno congiunti fra loro anche per

la seconda estremit, in modo d'ottenere due fili paralleli,


ognuno di 26 chilmetri di lunghezza;
5 Che i quattro capi dei due rdini di fili rstino con
giunti fra loro, in modo d'ottenere quattro fili paralleli
chiusi a due a due, e lunghi la met dei precedenti.
Il galvanmetro indica che la corrente va nei tre casi
successivamente aumentando d'intensit; essndovi per tra

il primo e il secondo caso differenza maggiore che non tra


il secondo e il terzo.

Accenner in sguito la cusa probbile dei fatti prece


denti. Frattanto sembra potersi dedurre, che, quantunque
le correnti tellriche provenienti da una sola lmina si rin
vigoriscano coll'allungarsi della catena, esse per acquistano
pi forza col crscerne della sezione; vale a dire torna pi
tile, per esempio, raddoppiare la sezione, o sia il nmero

dei fili e per conseguenza dei veicoli, che non raddoppiarne


la lunghezza.
Siffatto risultamento era da prevedersi, dopo che l'espe
rienze precedenti ci avvano avvertiti della legge rpida con
cui, entro certa lunghezza di filo, l'intensit della corrente
diminuisce allontanndosi dalla sorgente.
Sarebbe stato mio desiderio poter determinare la parte

che prende in questi fenmeni il dimetro dei fili, per


iscoprire se convenga meglio adoperarne, per esempio, due
sottili od uno solo avente una sezione eguale alla somma

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

429

delle due sezioni. Quanto pi un filo sottile, tanto pi,


quando percorso dall'elettricit, la sua azione si avvicina
a quella d'uno spigolo. La maggiore efficacia del filo di
rame, quantunque la sua sezione sia diminuita in propor
zione della maggiore conducibilit per la elettricit voltiana,
potrebbe per avventura dipndere dalla maggior sua sot
tigliezza, per cui vieppi si avvicina a prestare l'officio di
spigolo.

35 Quando in una catena mista, la congiunzione della


lmina si effettua alla met della catena chiusa, lo sposta

mento del zero notabilissimo, portndosi esso del lato ove


si trova il metallo pi resistente. Nel caso nostro s'incontra

quasi a due chilmetri dalla stazione di Milano nel filo


ferro superiore.

36 I risultamenti che si ottngono con due lmine


congiunte colla catena mista, corrispndono a quelli otte
nuti in una catena formata d'un sol metallo, salve le mo

dificazioni cagionatc dalle circostanze di cui si favell in que


sto luogo.
IV.

Potenza de'varj metalli a smvere l'elettrico nei lunghis


simi fili pur di metallo sostenuti nell'aria; e maniera
con cui si comprtano fra loro, quando vngono accop
piati in un circito geometllico.
57 La direzione della corrente tellrica eccitata da una

sola lmina si attiene assolutamente alla natura del metallo;

imperciocch una lmina di rame continua a prestare l'of


ficio di polo negativo, anche quando viene essa preparata in
modo da combinarsi vivamente col sale ammonaco.

Lo stesso accade del ferro, quando viene attaccato po


tentemente dall'cido nitrico.

58 Tra i metalli finora assuggettati all'esperienza, il pl

tino, il rame, la ghisa, il ferro, lo stagno, il piombo sono


quelli che fanno per loro natura di smvere l'elttrico in
Vol. vii.

29

450

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

una stessa maniera; e si pssono riferire alla classe dei poli


o elementi negativi, sebbene i tre ltimi presntino irre
golarit di cui avremo fra poco a ragionare.
39 Il zinco il solo metallo che in qualsivoglia
combinazione manifesta costantemente la potenza d'incitare
e smvere l'elttrico in senso contrario degli altri metalli
sin qui messi alla prova. Dvesi quindi considerare finora
come il solo che per sua natura appartiene alla classe de
gli elettro-positivi, almeno nel reomotore tellrico.
40 ll rame in combinazione col sale ammonaco, entro

un trugolo di terra porosa immerso nell'aqua fino all'o


rificio, dotato di forza elettromotrice maggiore d'ogni al
tro. Viene quindi il pltino, il rame nello stato ordinario,
il ferro in combinazione coll'cido ntrico, il ferro nello stato
ordinario, lo stagno, il piombo, la ghisa; e i loro poteri
riscono rispettivamente proporzionali ai nmeri 28, 26,
16, 12, 9, 7, 5, 3.

La potenza opposta del zinco immerso nella terra mida

o nell'aqua rappresentata da 16 112; ed quindi presso


che eguale e contraria a quella del rame in pari circo
StanZe.

41 Lo stagno e il ferro, quantunque, come sopra si


annunciato, si comprtino d'ordinario quali elementi nega
tivi, subiscono nondimeno talvolta singolari alternative per

la maniera con cui l'equilibrio si rompe nei medsimi. Il


ferro per esempio, durante lo stesso esperimento acquista
alcune volte il potere del zinco, e l'acquista con molta vi
goria. Ma transitorio questo suo potere, poich ben pre
sto ritorna allo stato normale. Siffatte mutazioni per non
sono nel ferro cos frequenti come nello stagno, il quale
invece agisce con minore attivit.
42 Il piombo si distingue dagli ultimi due in ci che
muta bens il suo officio, ma senza alternative. Se s'im

merge in fatti nella terra mida o nell'aqua , appena ra


schiato alla superficie, prende il posto del zinco; ma la sua

forza si fiacca rapidamente, e dopo qualche minuto si estin


gue. Se non che, continuando a rimanere nel seno della

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

451

terra, riacquista la forza elettromotrice, ma in senso con

trario e molto pi dbole. Bisogna dire che quella leggiera


alterazione, che si forma alla sua superficie, basta per fargli
mutare stato, che poi serba costante, finch la superficie
medsima torni a ravvivarsi colla raschiatura.

Ora ella cos momentanea la sua azione come polo

positivo, e cos costante in vece l'azione contraria, appena


avvenuta la pi lieve modificazione alla superficie, che pur
forza considerare il piombo come polo od elemento ne
gativo.

45 Molte esperienze condcono a risultamenti precisi sul


potere galvanomtrico che deriva da due reomotori sm

plici, quando essi si congingono performarne un composto.


In fatti la corrente produtta da un reomotore tellrico, com
posto di due elementi della stessa natura, diventa prossima
mente eguale alla differenza dei poteri componenti; il po
tere che deriva dalla combinazione di due elementi di na

tura diversa comparisce prossimamente eguale al loro pro


dutto.

Questi fatti sono della mssima importanza per la dottrina


della pila; e giova qui addurne alcuno fra i molti che ffrono
le mie tvole.

Se s'immerge una lmina di rame, avente la superficie

d'un metro quadro, nelle aque del Redefossi alla stazione di


Milano, e la si congiunge con un filo metllico che da
Milano vada a Sesto e ritorni, il men sensbile de' miei gal
vanmetri presenta una deviazione a indice fisso, da set
tentrione verso levante, di circa 6 gradi e mezzo.
Si levi questa lmina, e s'immerga un'altra di rame nella

vasca naturale d'aqua stagnante che si trova a poca di


stanza dalla Torretta, mettndola in commnicazione col

filo che dalla Torretta va a Sesto e ritorna, passando per la


stazione di Milano. Si comprende che la lunghezza del
filo metllico la medsima nei due casi, avndosi sol
tanto tramutato il sito dell'immersione della lmina. Im

piegando lo stesso galvanmetro per misurare la nuova cor


rente, si ottiene una deviazione di circa 4 nello stesso

A452

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURucA

senso, cio del polo di settentrione verso levante, purch la


congiunzione della spirale galvanomtrica colla lmina si
effettui sempre collo stesso capo della spirale, e si trovi il
galvanmetro nelle due osservazioni collocato nella stessa
maniera per rispetto al globo terrestre.
Si congingano in sguito le due lmine colle estremit
dello stesso filo che dalla stazione di Milano si porta alla
Torretta, per modo che le loro azioni riscano simultanee
sul galvanmetro; e si riscontrer una deviazione di 2 gradi
di e mezzo, differenza dei poteri componenti. Siffatto ri
sultamento si riproduce ogni volta che s'impigano metalli
della stessa natura, facendo sempre l'officio di polo positivo
quella lmina, che, agendo sola, manifesta minore attivit nel
rmpere l'equilibrio.
Ma se alla Torretta, in luogo del rame, si sepellisce il
zinco, si ottiene da questo, quando agisce per s solo, una
corrente contraria, misurata da 4 gradi e mezzo; e quando

lo si congiunge col rame della prima stazione, la corrente


che risulta dalle azioni cospiranti de' due elementi ha un
potere galvanomtrico misurato da 25, vicinissimo al pro
dutto delle azioni componenti. Si ottngono effetti smili,
sebbene molto meno vigorosi, accoppiando col rame, col
pltino, col carbone, col manganio, qualunque dei tre me
talli, ferro, stagno, piombo, che sono talvolta suscettivi di
prndere come il zinco uno stato elettro-positivo.
44 I fisici si rano avvisati della superiorit d'una
coppia in cui entra il zinco come elemento positivo; ed

per questo che il zinco viene quasi sempre impiegato nella


costruzione delle pile. Ma si continuava a sostenere che la
forza elettromotrice d'una coppia voltiana proporzionale alla

differenza delle forze che sono proprie ai due metalli. Questo


principio, che presiede all'accoppiamento fra metalli della
stessa natura, non sussiste per quella coppia che nei reo
motori tellrici tiene il zinco, il ferro, lo stagno, il piombo,
congiunto con alcuno degli altri metalli. Anzi il zinco ma

nifesta con effetti veramente cospicui una maniera perma


nente d'esistere, per riguardo alla elettricit tellrica, maniera

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

433

affatto contraria a quella degli altri metalli quando agiscono


isolatamente; ed ecco il perch dall'accoppiamento di uno
di questi col zinco le azioni divntano cospiranti, e il loro
effetto molto vigoroso e costante.
45 Che se talvolta accadesse, come mi accaduto,

d'osservare la risultante apparire anzi maggiore dal produtto


delle azioni elementari, non si dica per questo che manca la
legge; la legge in queste irregolarit trova anzi il suo compi

mento. Imperciocch sciogliendo in tal caso la coppia per met


ter sbito alla prova gli elementi separatamente, si riconosce
che le loro forze elettromotrici si rano in proporzione rinvigo
rite. Per lo ch, s' vero che la risultante riesce talvolta mag
giore del produtto delle forze che gli elementi esercitvano
prima della loro unione, altres vero ch'ella eguaglia il
produtto delle forze che gli elementi esrcitano durante
l'accoppiamento.
46 E poich nella combinazione di due elementi dello
stesso nome s'incontra in vece un affievolimento nelle loro

forze, si ha diritto a stabilire il seguente principio di


fatto: Due reomotori smplici, quando si congingono per
formarne un composto, pssono influir reciprocamente per
diminuire od accrscere l'attivit delle proprie forze elettro
motrici, secondo che le lmine costituscono elementi della
stessa natura o di natura diversa ; il quale principio trover

importante applicazione nella terza parte, laddove appunto


si tratter delle leggi della pila voltiana.

Questi 46 punti sono la traduzione d'altretante serie


d'osservazioni, alternate ed eseguite a distanze di giorni, per
cui frono pi volte messe a riscontro. Che se tutte non
appjono sempre idntiche nei loro risultamenti, per le va
riazioni cui soggiciono le quantit assolute, le quantit per

consrvano sempre fra loro i medsimi rapporti.

454

suLL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

V.

Esperienze istituite per dimostrare che i pali cui sono fer

mati i fili metllici danno un isolamento praticamente


perfetto per una corrente di debolissima intensit.
Prima d'esporre quelle particolarit che una coppia vol
tica ha communi con un reomotore tellrico, e di spie
gare i fenmeni che le correnti tellriche prodcono in com
binazione colle correnti voltiche, credo necessario dissipare
quei dubj che potrbbero per avventura insrgere sulla manie
ra d'interpretare i risultamenti delle precedenti esperienze.
Sarbbero correnti d'elettricit atmosfrica, oppure cor
renti amperiane, o correnti indutte dal magnetismo terre
stre, quelle che si manifstano nei fili metllici sostenuti
dall'aria, quando commnicano col suolo?
E negli anelli chiusi non potrebbe il termo-elttrico al
terare almeno i fenmeni che si vorrbbero attribuire in

teramente al potere della terra?

Queste difficolt cdono ben presto se si consdera, 1. che


le correnti tellriche s' invrtono ogni volta che a lmine
di rame si sostituscono lmine di zinco ; 2 che intro

dutta la spirale galvanomtrica in anello chiuso, l'ago si


tiene in equilibrio nel suo meridiano, indizio che le cor
renti termo-elttriche non si rndono sensbili.

Se non che, una quistione pi oscura si presenta, cio,


se la congiunzione della lmina col filo metllico sostenuto

nell'aria costituisca una coppia voltica, e quindi il reomo


tore tellrico non sia altrimenti che un reomotor commune.

La scienza trov da lungo tempo correnti elttriche senza


circolazione, ma non ammise correnti voltiane senza circola
zione.

Ora se vuolsi che il congiungimento della lmina colfilo


attivi una coppia voltica, che ingneri corrente a circito
aperto, ci stabilirebbe un fatto nuovo. Ma se la corrente,

che pure risulta da un tale congiungimento, si ritiene a cir

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

435

cito chiuso, bisogna definire il modo con cui questo cir


cito si stabilisce.

Alcuni valenti prtano opinione che il circito possa cm

piersi per la terra coll'intermedio dei pali. ci che dob


biamo in primo luogo chiarire.
D'uopo inanzi tutto convenire che un isolamento per
fetto si rende impossibile, non essndovi in natura corpi
al tutto coibenti. Ma le prdite pssono ridursi affatto in
sensbili agli strumenti pi delicati, e ottenersi un isola
mento praticamente perfetto.
Per raggingerlo, le cure dvono rivlgersi non solo alla
qualit e maniera dei sostegni, ma alla forza e natura ezian
dio della sorgente elttrica.
47. Quando il prof. Matteucci meco si trattenne a ragionare
ed esperimentare su tale objetto, pot convincersi che dal lato
dell'isolamento rasi ottenuto tutto ci che l'arte poteva
dare. Egli vide che la corrente produtta da un reomotore
alla Bagration non passa attraverso un velo d'aqua della
grossezza d'un foglio di carta. Per la qual ragione in
moltissime ricerche ho preferito l'uso di questo reomotore.
Ma mi si pu soggingere: ci prova che la cor
rente era s dbole che il galvanmetro non la sentiva, non

essendo forse Jo, ovvero Jao di grado. E questo non


mostra che i pali non lascissero sfuggir nulla. Avs

sero anche trasmesso solo per Jo, di grado ciascuno, po


tvano fra tutti quanti lasciar partire benissimo la corrente in
dicata del galvanmetro nelle esperienze di cui si ragiona.

Non v'ha dubio che in questo supposto le fughe per ol


tre 600 pali dovrbbero dare origine a una corrente di
sei gradi almeno. Ma bisogna assstere alle esperienze colle

quali si dimostra che la prdita per ciascun palo nongiunge


ad 3ooo di grado.

48. Si congingano infatti i fili di rame coi fili di ferro sos


tenuti nell'aria mediante la spirale galvanomtrica. Egli

ben certo che per questo contatto deve avvenire la rottura


dell' equilibrio: il rame, spingendo nel ferro una porzione
del suo elttrico, rimarr nello stato negativo; e il ferro,

A456

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

che deve perci trovarsi nello stato positivo, scaricher l'ec


cesso sul rame, ogni volta che si fraporranno corpi atti
a trasmttere il flido; il rame lo respinger nel ferro, e

questo lo verser nel rame; e cos di sguito, producndosi


in tal guisa la corrente.
Ora se i pali che si suppngono in contatto coi fili metl

lici,'prestssero officio di conduttori tuttoch imperfettissimi,


e trasmettssero solo Jooo di grado ciascuno, nella prova
fra Milano e Sesto per un circito di 13 chilmetri sos
tenuto da 320 pali, dovrbbesi ottenere dal galvanmetro

una deviazione almeno di */o di grado; eppure non si ma


nifesta nell'ago nemmeno una tendenza al movimento. Laonde

possiamo dire che non vi passaggio neppure di quella te


nue elettricit che pu farlo deviare di fio di grado, per
la quale basterebbe che ogni palo ne conducesse solo f3ooo.
Ma qui cade il sospetto che in due fili sottilissimi e
lunghissimi, distesi nell'atmosfera, la rottura dell'equilibrio,
e per conseguenza lo stato di tensione, non possa sussistere;
e che i pali non trasmttano il flido, solo perch ne manca
la sorgente; non essndovi nei fili elettricit libera in quan
tit sufficiente per rndere sensbili i fenmeni.
Ed io ripeto che bisogna vedere l'esperienze colle quali
si dimostra, che uno stato di tensione sussiste in quei fili,
e che vi si mantiene libera una porzione d'elettricit, ap

punto perch i pali ne intercttano il passaggio.


49. Vaglia il vero, che collocndosi una rana preparata in
modo di formare arco di communicazione fra le ltime

estremit aperte dei due fili metllici, sebbene della lun


ghezza di 13 chilmetri ciascuno, si dstano nell'animaletto
le pi vivide contrazioni.
Ma la rana, si dir, un elettroscopio troppo delicato:
esso annunzia quantit men che minime d'elttrico, che un
galvanmetro ordinario non pu manifestare. Sia.
50. Si sostituisca invece alla rana uno strato d'aqua, immer
gendo le ultime estremit dei fili in un bicchiero. Il galvan

metro segner una deviazione di circa quattro gradi. Esiste


dunque nei due fili di ferro e di rameuna dose d'elettricit

suLL'ELETTRoMozioNE TELLuRicA

437

lbera, che si rende molto sensbile allo strumento, ed alla


quale i 500 pali intercttano il passaggio, sebbene i due
fili seno fra loro distanti soli 20 centimetri.

Come dunque, si potrebbe chidermi, la Commissione del


Congresso , nel verificare i risultamenti che avete otte
nuti eseguendo l'esperienze proposte dal prof. Matteucci, ha

potuto riconscere che a met circito d'una coppia voltica


l'intensit della corrente scemava di gradi 1 f sopra 18,
segnati dal galvanmetro vicino alla sorgente?
Io aveva gi contrasegnata questa diminuzione fino dal
1857; la incontri di nuovo nel 1842, additndola al Con

gresso scientifico di Pdova, col sospetto che non fosse gi uno


sperdimento dovuto a communicazioni secondarie per difetto
d'isolamento dei sostegni, ma ad un reale divario, dipendente
dal modo in cui l'elttrico si distribuisce nei conduttori lun

ghissimi. Questo divario non pu sentirsi nei brevi circiti,


e forse nemmeno nei fili lunghissimi, quando coperti di
seta o di cotone stanno raccolti sopra rocchetti in anguste
spirali. Pu in fatti avervi luogo una reazione della cor
rente sopra s stessa, oppure attorno a quelle spirali ser
barsi un'atmosfera elttrica, atta a rndere uniforme il tras

corrimento del flido per altre evoluzioni del filo, e per


turbare i fenmeni che si manifstano dai fili liberamente
distesi nell'aria.

Riservo una tal questione ad altro luogo, e anzi accordo


che sasi avuta la prdita di gradi 1 f4 per difetto d'iso
lamento. In tal caso ciascun palo avrebbe lasciato sfuggire
la sola 500 parte di un grado nelle communicazioni se
condarie, per un tragitto di soli 20 centimetri, e con una
corrente capace di dare una deviazione di 18 gradi.
Le correnti tellriche riscono d' intensit molto minore

variando fra 5 gradi e 7. Lo sperdimento adunque, se fosse


nella ragione smplice dell'intensit, dovrebbe rndersi nel
caso nostro almeno tre volte minore, cio / 5oo di grado;
lascindosi per ora di considerare, che dalle esperienze di
Coulomb risulta anzi che segue una legge pi rpida.

Che si dir quando il tragitto dovesse effettuarsi per 200

458

sULL'ELETTROMozioNE TELLURICA

centimetri? Cos , che per concepire nei fenmeni dell'elet


tricit tellrica un reomotore a circito chiuso, dovrbbesi

costringere l'elttrico, in istato di tensione sempre debolissima,


ad attraversare un conduttore imperfettssimo, come un
palo di legno secco, per la lunghezza d' oltre due metri,
che appunto l'altezza media dei pali da terra fino al punto

in cui sta fermato il filo di rame inferiore, ed entrare poi


nel suolo e riversarsi nella lmina.

Concludiamo, che i pali di legno secco danno un isola


mento praticamente perfetto per una corrente di debolissima
intensit; perciocch l'induzione e l'esperienza dimstrano,
che, se un corpo elettrizzato sospeso ad un conduttore imper
fetto perde parte del suo elttrico per cusa di questo so
stegno, la prdita per diminuisce a misura che l'intensit
elttrica diventa minore; e finisce per toccare un lmite,
raggiunto il quale il sostegno diventa un perfetto isolatore,
dottrina derivata anche dalle esperienze di Coulomb.
Per la qual cosa, se le correnti che si ottngono nei fili
sostenuti nell'aria, quando commnicano col suolo mediante
lmine metlliche, sono correnti voltiane, perch dipendenti
dalla forza elettromotrice delle lmine e dei fili, bisogna
ammttere un fatto nuovo, cio che siffatte correnti pssano
effettuarsi senza circolazione.
VI.

Le correnti tellriche s'ingnerano anche in senso contra


rio alla forza elettromotrice propria dei metalli e dei
liquidi isolati dalla massa del globo terrestre.
51. Una lmina di rame, immersa nella terra mida o

nell'aqua, ccita in un filo lunghissimo pur di rame, soste


nuto nell'aria, una corrente, come se il filo facesse l'officio
di zinco?

52. Anzi la lmina di rame continua ad agire come polo


negativo, anche quando si combinavivamente col sale ammo
naco entro un trugolo di terra porosa ripieno d'una dis

sULL'ELETTRoMozione TELLURicA

459

soluzione stura di questo sale, e sostenuto nell'aqua in


communicazione colla massa del globo.
Mi sembra questo un effetto inaspettato, perch si avrebbe
dovuto crdere che il sistema essendo tutto di rame, quella

parte che trvasi immersa nell'aqua o nel sale ammoniaco,


dovendo subire un'alterazione maggiore, ossa un'azione
chmica pi efficace di quell'altra che rimane esposta all'a
ria, la corrente avesse a dirigersi in senso contrario. Il fatto
dunque sta contro le preconcezioni della scienza.
53. Una lmina di ferro che si ssida nell'aqua o nel
l'acido nitrico in communicazione coll'intera massa del globo,

produce il medsimo effetto, prestando officio di polo ne


gativo, in confronto d'un filo di ferro sostenuto nell'aria;

per cui la corrente si promove come se il galvanmetro


fosse collocato fra il rame e il zinco d'una coppia voltica,
il zinco trovndosi sempre dalla parte del filo.
54. Una lmina di ferro immersa nell'aqua spinge l'elt
trico nel filo sostenuto nell'aria, cio ccita una corrente

sempre nella stessa direzione; e quindi il ferro in contatto


colla massa del globo diventa negativo, anche in confronto
del rame disteso nell'atmosfera. Ecco un altro fatto in con

tradizione col supposto che la lmina congiunta col filo co


stituisca una coppia voltica, essendo notissimo che il rame
invece spinge nel ferro.

55. Per darne prova luminosa, basta interrmpere la com


municazione della lastra col globo, prndere una certa quan
tit di quella terra o di quell'aqua in cui stava immersa la
lastra, e formare per mezzo d'un trugolo di materia non

conduttrice una coppia voltica fra la lastra medsima di


ferro e lo stesso filo di rame. Avremo la corrente in senso

contrario di quella che si ottiene quando la lmina po


sta in communicazione colla terra.

56. Una lmina di stagno, sepolta nella terra, produce il


medsimo effetto sopra un filo di ferro sostenuto nell'aria,
quantunque nei communi reomotori sia il ferro che impelle
il flido nello stagno.
57. Il zinco fra i communi metalli il solo che manifesti

440

sULL'ELETTROMOZIONE TELLURICA

costante la propriet d'invertire la corrente, tanto col filo


di rame quanto col filo di ferro. E ci che pi importa di
considerare si , che l'intensit della corrente si rileva presso
che eguale, e quando il zinco si congiunge col filo di rame,

e quando si accoppia col filo di ferro; quantunque nei reo


motori voltiani, se si prende per eccitatore l'aqua, la forza
elettromotrice fra il rame e il zinco sia di gran lunga su
periore a quella che sussiste tra il ferro e il zinco.
Tre conseguenze si ricvano da questi fatti:
1. Di due metalli accoppiati, o di due porzioni dello
stesso metallo, quel metallo o quella sua porzione che si
trova in contatto coll'intera massa del globo, agisce come
polo negativo, quantunque pi si ssidi della parte esterna.
Anzi quel metallo, o quella sua porzione che nel reomotore
tellrico subisce un'azione chmica pi efficace, non solo non
prende lo stato positivo come suol accadere nei reomotori

voltiani, ma rinforza piuttosto la sua azione di polo ne


gativo.

2 Il congiungimento della lmina sepolta nella terra


con un filo metllico sostenuto nell'aria, pu eccitare una
corrente in senso contrario all' elettromovenza propria dei
metalli.

3 Il solo zinco, immerso nell'aqua communicante colla


massa del globo , ingnera costantemente nel filo una cor
rente nel senso proprio all'elettromovenza dei metalli; e quindi

la sua azione diventa cospirante con quella degli altri me


talli, qualora con alcuno di essi venga ad accoppiarsi.
VII.
Sulla cusa delle correnti tellriche.

Ora, nello stato attuale della scienza pare che non si


possa dar ragione delle precedenti risultanze, senza attribuire
alla terra una forza elettromotrice, valvole a distrugger quella
che si suole esercitare fra i metalli. La terra pertanto sarebbe
l'elettromotore pi negativo di tutti i metalli, ad eccezione

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

441

del zinco, in quanto che spingerebbe il flido nei primi,


e da quest'ltimo lo assorbirebbe.

Becquerel gi da molto tempo aveva additato la propriet


che ha un metallo posto in un liquido di rndere libera

una parte della sua elettricit, e tenersi in tensione. Egli


evidente che quando savi un mezzo atto a dissipare questa
elettricit libera e rnderla latente, il metallo deve ritornare

allo stato naturale, per elettrizzarsi di nuovo qualora il l

quido possa riprndere lo stato primitivo, e conservare per


conseguenza sempre attiva la sua forza elettromotrice.

Ora, se alla lmina si attacca un'appendice di filo lun


ghissimo sostenuto nell'aria, ed abbia questo la capacit di
ricvere l'elttrico fino a rnderlo latente, estinguendo il
movimento, o dissipando il flido di mano in mano che vi

si trasfonde, si concepisce come possa in questo filo aver


luogo una corrente.

Appunto in ci consiste il reomotore tellrico smplice.


ll terreno mido e l'aqua in communicazione colla massa

del globo non consrvano mai verun grado di tensione; e per


conseguenza trovndosi sempre allo stato naturale, e con

una forza elettromotrice costante, dvono sempre eccitare


nella lastra e conservare il movimento, mentre il filo tende

continuamente a ristabilire l'equilibrio.


Per ora non intendo scndere a pi minute spiegazioni,
n studiare il modo con cui possa effettuarsi la rottura del
l'equilibrio elttrico: poich devssere mia prima cura di dare
ai fatti il migliore ordinamento, secondo l'assunta induzione;
alla quale non posso non attribuire un certo valore , dac

ch serv di preludio alle fatte ricerche, e pu guidarmi


ancora in altre che prstino argomento a nuove osservazio
ni, pronto per sempre a rinunciarvi per seguire la pura
lgica dei fatti.

442

sULL'ELETTROMOZIONE TELLURICA

VIII.

Una coppia voltiana pu trovarsi nelle condizioni d'un


reomotore tellrico.

Se sussistono le accennate condizioni per un reomotore


tellrico, potrebbe una coppia voltica trovarsi nelle con
dizioni medsime ?

Faccimone l'indgine, e raccogliamo le ide sopra un


reomotore alla Bagration, composto d'una lmina di rame,
una di zinco, e uno strato di terra imbevuto d'una dis

soluzione stura di sale ammoniaco, entro un trugolo di


materia non conduttrice.

Congiunte le due lmine con filo metllico, si vede come


il rame debba impllere una porzione del suo elttrico nel
zinco, e che questo per l'intermedio della terra, considerata
per un momento come mezzo deferente, deve restituirne
l'eccesso al rame, il quale poi la riversa nel zinco, e cos
di sguito. In tal caso l'effetto del moto elttrico, ossa l'in
tensit della corrente, sarebbe dovuta soltanto alla diffe

renza elttrica delle forze elettromotrici proprie de'due me


talli; le quali, per ssere di segno contrario, si comporrb
bero in una risultante eguale alla loro somma. Che se la
terra, oltre l'officio di conduttore, esrcita sulle lmine an

che azioni elettromotrici cospiranti, non v'ha dubio che la


forza della corrente sar grandemente accresciuta.
Infatti se la terra spinge nel rame una parte della sua
elettricit, la potenza elettromotrice del rame deve esaltarsi
sul zinco; e se la terra assorbe nello stesso tempo dal zinco,
la potenza di questo per ricvere l'elttrico dal rame deve
ssere proporzionalmente ingrandita. In simil guisa le azioni
elettromotrici dei metalli si rndono cospiranti colle azioni
elettromotrici della terra sugli stessi metalli, dando un ef
fetto di gran lunga maggiore, che l'esperienza mostr anzi
prssimo al produtto delle azioni dei due elementi.
Facciamo adesso d'interrmpere la communicazione me

suLL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

445

tllica fra le lmine; cesser la corrente, ma non vi ritor


ner l'equilibrio, perciocch esse avranno e conserveranno
un certo grado di tensione. Ora l'elettricit che tuttava ri
mane libera, qualora le si offrisse un veicolo abbastanza

capace, non anderebbe ella a trasfndersi, e continuatamente


a trasfndersi, qualora una nuova dose potesse ssere sem

pre smossa, producendo cos i fenmeni d'una corrente ,


senza che il circito metllico si chiuda?

Interroghiamo l'esperienza.
58. Alla lmina di rame del reomotore alla Bagration si
congiunga un filo lunghissimo, ad oggetto di presentare un
vecolo, per cui il moto elttrico possa propagarsi od il flido
dissiparsi. 1. Finch la lmina di zinco rimane isolata, niun
fenmeno viene ad annunciare lo stabilimento d'una cor

rente. 2 Ma tosto che questa seconda lmina si mette in


communicazione colla massa del globo, la corrente vivamente
si manifesta appunto nel filo che disteso nell'aria. 3 Ed
cosa in vero significantssima che la corrente si riveli
colla stessa efficacia, anche quando si attacca alla lmina
di zinco un secondo filo lunghissimo sostenuto nell'aria,
quantunque lo strato di terra resti tuttava isolato, e i due
fili non seno in communicazione metllica fra loro; la cor

rente s'ingnera anzi in ambi i fili, e come era da preve


dersi, in direzione contraria.

Nel 1 caso la corrente non pu stabilirsi, perch quella


terra trovndosi in un trugolo di materia non conduttrice,
e per conseguenza separata dall'intera massa del globo, e
non potendo d'altronde ricvere dal zinco quanto aveva gi
versato nel rame, diviene esusta, e non ha pi modo d'e
sercitare la forza elettromotrice.

Nel 2 caso la corrente si ccita, perch quella terra tro


vndosi in communicazione colla massa del globo, pu ri

mttersi allo stato naturale ogni volta che impelle del suo
elttrico nel rame ; e divenendo cos inesusta, pu conti
nuare sul rame la sua azione, che poi si trasmette al filo.
Nel 5 caso sebbene la terra non commnichi colla

massa del globo, il zinco nondimeno richiama, per mezzo del

444

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

lunghissimo filo metllico cui va congiunto, tanto elttrico


che basta per restituire alla terra quanto ella versa nel rame;

e quello strato di terra diventa cos inesusto, come se com


municasse coll'intera massa del globo.

59. Le prime esperienze su questo punto importante frono


eseguite alla stazione di Sesto, come la pi opportuna per
riconscere se tali vedute trvano nei fatti la loro con
ferma.

Si ha dunque nella stazione di Sesto un reomotore iso


lato, il cui polo rame si congiunge col filo che va a Monza
e ritorna, e il polo zinco col filo che va a Milano e ritorna,
entrambi sostenuti nell'aria: in tale stato di cose la cor

rente si manifesta vigorosa, poich il galvanmetro arriva a

segnare una deviazione di 22 gradi ad indice fisso.


intile in questo luogo l'aggingere che le esperienze
furono variate e ripetute in diverse stazioni. Le circostanze
tutte che accompagnrono questi fenmeni saranno riferite

per esteso nell'pera di cui qui si offre solo un estratto. Far


solo notare che i due refori, ossa le appendici metlliche

de'due poli, negli esperimenti eseguiti alla stazione di Sesto,


non sono fermati sui medsimi pali, per cui gli scrpoli
sull'imperfetto isolamento dovrbbero pur affatto dileguarsi.
E in vero che per concepire in questo caso la circolazione
dell'elttrico dall'uno all'altro polo della coppia voltica, sa
rebbe d'uopo che quella corrente, la quale non ha forza
per superare a brevissimo circito metllico interrotto la re

sistenza d'un velo d'aqua, potesse, in un lunghissimo cir


cito metllico del pari interrotto, attraversare da una parte
la lunghezza di 200 centmetri almeno di palo secco, la
conduttivit del quale considerata migliaja sopra migliaja

di volte minore dell'aqua, per versarsi nel terreno, attra


versndolo pei tratti di decine, centinaja e migliaja di me
tri di lunghezza, onde incontrare dall'altra parte la seconda
serie di pali che dovrbbero condurla al secondo reforo, e
quindi ridonarla al reomotore.

sULL'ELETTRoMozionE TELLURICA

445

IX.

Fenmeni che le correnti tellriche prodcono in combina


zione colle correnti voltiane.

Passiamo ora a considerare alcuni fra i principali fen


meni che l'elettricit tellrica produce in combinazione colla
voltica.

60. Stabilita la corrente d'una coppia voltica in un circito


tutto metllico sostenuto nell'aria, l'aggiunta d'un'appendice
pure metllica, con lmina di rame o di zinco immersa nella
terra mida o nell'aqua, non ltera l'intensit della corrente,
quando quest'appendice si attacca alla met del circito.
Egli questo un fatto singolare ed inesplicbile coi prin

cipj finora ricevuti; imperciocch se avvasi a temere le


fughe per i pali, quale alterazione non dovvasi aspettare
da una catena metllica che spinge le sue radici nella massa
del globo?
Oggi per, in grazia delle nuove osservazioni, il fenmeno
si presenta naturalissimo.
L'appendice porta ella una lmina di rame o di qualche al
tro metallo elettro-negativo? S'ingnera sull'istante una cor
rente tellrica ascendente, che si divide fra le due braccia del
l'anello, ossa del circito percorso dalla corrente voltiana; e
siccome il nodo si consdera formato alla met del circito, e

il flido irrompe con forze eguali e da contrarie bande, cos la


corrente tellrica all'una parte del circito aggiunge quanto
toglie all'altra.
L'appendice porta ella una lmina di zinco? - La corrente
tellrica sar discendente, e richiamer da contrarie bande

l'elttrico, per modo che nell'uno dei due rami acclera il mo


vimento di quanto dall'altra lo ritarda. Ed questa la ragione
per cui ne'due casi succitati non s'incontra mai sensibile mu
tamento nell'intensit della corrente voltica.

Ma se l'appendice si attacca in altri punti del circito, la


deviazione galvanomtrica aumenta o diminuisce secondo la
VoL. vii.

3o

446

sULL'ELETTROMOZIONE TELLURICA

natura della lmina, e tanto pi quanto pi prssima all'uno


o all'altro polo si congiunge l'appendice.

Discendiamo a qualche caso particolare. In un circito tutto


metllico da Milano a Monza seno introdutti un galvanmetro

e un reomotore voltiano, e il galvanmetro si tenga vicino al


reomotore,per esempio, dal lato del polo rame. Siansi oppor
tunamente disposte nell'aqua ch' in contatto colla massa del
globo due lmine, l'una di rame e l'altra di zinco, per modo
che a piacere si possa farne la congiunzione col circito. No
tata inanzi tutto la deviazione dell'ago a ndice fisso per l'a

zione della sola coppia voltica, si stabiliscono poi i congiun


gimenti colle lmine.
Eccone le principali risultanze.
61. Posta la lmina di rame fra il galvanmetro e il reo
motore voltiano dal lato del polo rame, non si manifesta al

cuna alterazione sensbile nell'intensit della corrente: ella


di 11 gradi, come prima del congiungimento.
62. Pstavi in sua vece la lmina di zinco, l'intensit della

corrente diminuisce assi, e la deviazione si riduce a soli gradi


due e mezzo.

65. Operato il congiungimento dalla parte del polo zinco,


in modo che il reomotore si trovi fra il galvanmetro e la
lmina, se la lmina di rame, si ottiene un notbile au
mento nell' intensit della corrente; la deviazione monta a

gradi 17 Ja; e vi si conserva anche quando si apre il


circito vicino al nodo. E se la lmina di zinco, nessuna
variazione s'incontra nell'intensit della corrente primitiva,

giacch ritrnano gli ndici gradi, e vi rstano, quantunque


il circito si mantenga aperto.

64. Fatto il congiungimento in maniera che il galvanme


tro giaccia fra il reomotore e la lmina,se questa di rame,
si riscontrer una lieve diminuzione d'un grado e circa un
quarto a circito chiuso; ed a circito aperto, la diminuzione
si far per gradi sei e mezzo. Se la lnina di zinco, com
parir un accrescimento di cinque gradi a circito chiuso, di
quattro gradi e mezzo a circito aperto.

Fenmeni cos varj e in apparenza complicati pssono

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

447

ora ricvere una spiegazione fcile e naturale, ammessa la


supposizione dell'elettromovenza del globo terraqueo.
E vaglia il vero ; quando la lmina di rame pera la sua
congiunzione col circito voltiano in un punto intermedio fra
il reomotore e il galvanmetro, la corrente tellrica ascen
dente, diramndosi per contrarie bande, una met entra nel
galvanmetro cospirando colla corrente voltiana, e coll'altra
met irrompe contro la medsima e si collide: la corrente
voltiana deve perci conservare lo stesso potere galvanom
trico.

Se alla lmina di rame si sostituisce una di zinco, per la


forza elettromotrice della terra a rispetto del zinco, l'elttrico
venendo richiamato e dalla spirale galvanomtrica e dal polo
del reomotore, stabilisce una corrente che si versa nella terra

prima di passare sull'ago calamitato. Per la qual cosa la te


nue deviazione che non pertanto manifesta il galvanmetro,
si deve riptere da quella tenue dose d'elttrico che rimane
ancor libera dopo saturata la capacit del zinco.
Quando il reomotore collocato fra il galvanmetro e una
lastra di rame, cresce la forza della corrente; perch l'elet
tricit tellrica sollevndosi, irrompe nel zinco, e ne esalta la
potenza; onde con maggiore rapidit e in maggior copia pu

attraversare lo strato di terra che fa parte del reomotore, e ri


versarsi nel rame, cui si congiunge metallicamente.

65Ne deriva che si pu anche aprire il circito laddove si


operato il congiungimento, senza che nell'effetto ne sussguiti
sensbile divario, giacch in grazia delle azioni elettromotrici
cospiranti del rame e del zinco l'elettricit tellrica si versa

tutta nel zinco, non disperdndosi lateralmente se non in te


nuissima quantit pel secondo braccio del circito, come si
veduto nella prima parte. D'altronde il polo rame della coppia
voltica, terminando con un filo lunghissimo, trova un veicolo
per riversare il flido che riceve dallo strato di terra, dive
nuto gi inesusto per l'accoppiamento del zinco colla lmi
na che si profonda nel suolo.

In cos fatta guisa, applicando le leggi dell'elettricit tel


lrica esposte nella prima parte, potremo rndere ragione

sULL'ELETTROMOZIONE TELLURICA

448

d'altri risultamenti ottenuti col mutare la specie dei metalli,

col variare la posizione rispettiva delle lastre, del galvanme


tro e del reomotore, e collo stabilire fra il circito voltiano e
la massa del globo due o pi communicazioni simultanee

per mezzo di lmine metlliche. Ella questa la via da me


seguita per dare ordinamento e spiegazione anche ai fen
meni speciali osservati nell'eseguire le esperienze proposte dal
Cav. Matteucci.
(Sar continuato).

Intorno ad un locomotore ad aqua. Lettera


d'Emilio Brambilla all'ingegnere Giovanni
Arrivabene.

Egregio Signore

Alle diverse maniere finora usate per rivlgere a be


neficio dell'uomo le forze delle aque defluenti dalle alture,

che non mncano quasi in ogni terra, mi parrebbe che si


potesse aggingere quella di far ascndere e discndere un
convoglio per un piano inclinato, mediante il locomotore

di cui vi porgo la descrizione (1).


Dato un canale d'aqua defluente, rettilineo, od a grandi
curve, lungo ciascuna sponda del medsimo si cllochi una
-

rotaja;

Su le rotaje psino le rote a labro d' un carro a quat


tro rote, che si trover perci a cavalliere del canale;
Le due rote posteriori sano fisse sull'asse in modo di
(1) Il dotto lettore sapr discrnere sotto quale aspetto e fin dove
precisamente questo congegno richiami la nota invenzione del signor
Torchio.

Il Red.

D'UN LocoMoToRE AD AQUA

449

formare sistema rigido col mdesimo, e con una rota a pale,


che praticata nel mezzo dell'asse stesso, peschi colle pale
nell'aqua del canale.
L'aqua scorrendo far girare le pale della rota idrulica,
-

la quale col mezzo dell'asse imprimer un corrispondente


moto di rotazione, per effetto del sistema rigido, alle due
rote laterali; e queste per la resistenza dell'attrito gire
ranno sulle rotaje, rimurchiando il carro a ritroso della cor
rente, con una velocit e con una forza in ragione com

posta della velocit e del corpo della corrente e d'altri


elementi da determinarsi.

Per far discndere il carro lungo la corrente per tal


modo rimontata, con una velocit pressoch eguale a quella
della corrente stessa, non occorrer se non di fissare la rota
a pale in modo, che una delle pale peschi costantemente e
perpendicolarmente nell'aqua del canale, e di porre in li
bert le due rote laterali, in modo che pssano girare sul
l'asse in direzione contraria a quella dell'ascesa.

Il locomotore potr venir fermato col porre in libert


la rota a pale sull'asse, per modo che possa girare sul me
dsimo senza communicare il moto di rotazione alle rote la

terali; o mediante apparato che valga a sollevare la rota


a pale al disopra del pelo dell'aqua, od a staccare le rote
laterali dalle rotaje, od a snodare le pale per modo che si
ripighino nella direzione delle corrente; od anche col far
risalire le pale lungo le spranghe di leva, fino alla totale
loro emersione dall'aqua. Al quale effetto parrebbe che si
potesse agevolmente far cooperare la pressione della cor
rente contro le pale stesse.

Costrutto il canale al disopra del livello del suolo, quasi


a modo d'aquedutto, e collocate le rotaje alla base esterna
delle sponde, si aumenter il raggio delle rote a labro,
e si avr con ci un aumento di velocit.

La velocit del convoglio potr venire aumentata anche


col far s che il moto di rotazione venga dalla rota a pale
communicato alle rote a labro, mediante un sistema di

rote dentate, di dimensioni degradanti dalla rota a pale alle

450

D'UN LoCoMOTORE

rote a labro, per cui ad ogni giro della prima, le seconde


dbbano cmpierne pi d'uno.

Ogni qualvolta si pplichino al convoglio due rote a pale,


l'una traente alla testa, l'altra spingente alla coda, e si
faccia passare l'aqua del canale al di sotto delle strade d'in
tersezione, mediante tombinatura, il convoglio potr attra
versare le strade su le rotaje colloctevi attraverso. Al
qual uopo si far operare la rota posteriore, e spingere il
convoglio, fino a che la rota anteriore, da tenersi alzata
al disopra del livello delle strade durante il tragitto, abbia
raggiunto il lato opposto della strada; e s'inalzer successi
vamente la rota posteriore.
Con smile congegno si potranno attraversare i maggiori

canali d'intersezione, elevando nei medsimi gli appoggi delle


rotaje. I minori poi si potranno far passare al disotto del
canale, in cui dvono manovrare le rote a pala.
Nell'esporvi, egregio Ingegnere, questa mia ida, perch
vogliate, se vi pare degna, istituire i clcoli per ottenere la
frmula della pi efficace sua applicazione, non credo fuor
di propsito di soggingere le seguenti mie congetture sul
l'utilit delle medsime.

Il locomotore suddescritto potrebbe forse venire adope


rato con vantaggio a superar forti pendenze, qualora, come
sembra e come potranno meglio rilevare i vostri studi, la
sua portata a riguardo delle medsime sia per superare quella
delle locomotive a vapore.
Esso parrebbe altres poter convenire pel trasporto di
merci per ragione di risparmio, dove queste afflussero in
gran quantit. Su di che giova osservare:
1. Sebbene la spesa di costruzione del canale possa
eccdere quella della costruzione delle attuali strade ferrate,

vi ha per un sensibile risparmio sull'acquisto dei locomo


tori, non che sulla loro manutenzione, s pel risparmio di
combustibile, s pel minor servigio di personale, che sarb
bero per richidere in confronto delle locomotive.

2 Perci con poco aumento di spesa si potrebbe mol


tiplicare l'effetto tile del veicolo suddescritto, applicando

451

AD AQUA

pi rote idruliche allo stesso convoglio, o ripetendo i con


vogli a brevi distanze.

5 La minore velocit del convoglio, diminuendo le vi


brazioni, potrebbe forse permttere l'uso di rotaje d'una
grossezza minore di quella che si adottata sulle attuali

strade ferrate, o forse anco di rotaje di legno, le quali ap


poggiando per tutta la lunghezza loro sulle murature delle
sponde, non potrbbero nel concreto caso piegare sotto il
peso dei carri.
4. La spesa di costruzione sarebbe sensibilmente di
minuita dove il canale esistesse gi, o si dovesse costruire
come scaricatore, o per animare opificj, o per irrigazione;
-

nel qual caso, rialzato a gradi proporzionali il letto del ca


nale ad ogni bocca d'estrazione dell'aqua, fino alla misura

mnima occorrente per la libera rotazione delle pale, si po


trebbe forse ottenere questo dplice intento.
Chiuder coll'osservare che le aque d'alcuni mari che

presntano un livello superiore a quello dei mari vicini, po


trbbero fornire l'elemento animatore del carro idrulico

pel trasporto delle merci attraverso gli istmi che le div


dono, aumentndosi all'uopo il livello anzidetto col mezzo
di serbatoj artificiali, da riempirsi colle alte mare ad uso
dei docks inglesi.
Accogliete intanto, egregio Ingegnere, le assicurazioni della
verace stima con cui mi protesto.
Devotiss. Affezion.
Emilio Brambilla.

452

D'UN LocoMoToRE

Risposta dell'Ingegnere G. Arrivabene.


Pregiatissimo signor Brambilla.
Una delle condizioni indispensbili del locomotore da voi
ideato, si la costante uniformit del movimento per tutto
il canale, ed almeno per ogni tronco di questo; condizione
la quale rende necessaria l'uniformit di pendenza e di se
zione del canale medsimo.

Lasciando ora di considerare se appunto il canale pu


ssere formato di varj tronchi successivi conformati a di
verse pendenze, cercher dapprima le relazioni e l'equa
zione di moto e di equilibrio, nel caso d'un tronco del
canale a condizioni costanti.

L'opportunit d'approfittare delle sponde del canale per


istabilire le rotaje o spranghe, che sono di guida e sostegno
alle rote laterali della mchina locomotiva e del convoglio
che questa trascina, consiglia che il canale abbia le sponde
di vivo o di muro di mattoni cotti. La necessit poi di te

ner pulito e conservato il fondo del canale medsimo, rende


necessario di rivestire pure il fondo in egual modo.
Indicando, con A l'area della sezione flida in un canale

a condizioni costanti, presa in direzione normale all'asse del


canale stesso: con S il contorno bagnato della sezione del
canale: con Q la sua portata, ossia il volume d'aqua che
passa per ogni sezione in un minuto secondo: con I la

pendenza del letto del canale, che sar pur quella del pelo
d'aqua: e con U la velocit media dell'aqua nel canale: si
avranno le note relazioni:

II -

(ooooo

-- 0,000309

U = 0,072 -- 56,86

II

(I)

(II)

455

AD AQA

La forma delle pale della rota pescante nel condutto do


vr esser tale da occupare quasi tutta la sezione, lasciando

qualche piccolo vano presso il fondo e le sponde, tale ap


pena che basti ad impedire ogni urto o sfregamento per le
oscillazioni delle rote a labro che sopprtano quella a pale,
o nel percrrere i tronchi del canale che sono disposti a
curve di grande raggio. L'indagare poi quale possa ssere la

forma pi convenvole delle pale stesse, e la miglior dire


zione loro per rispetto all'asse, pu formare l'oggetto di

particolari ricerche nell'effettivo caso di costruzione della


mchina.

In tal supposto non si andr gran fatto errati ritenendo


che la condizione d'una tal rota sia quella delle ordinarie

rote a pale piane, riceventi l'aqua per un canale quasi piano,


d'una sezione sensibilmente maggiore della superficie delle

pale medsime. Per una tale specie di rote si verifica che


la velocit che ponno assmere pel mssimo effetto loro nel
caso di considervole erogazione d'aqua, circa met di

quella della corrente.


Essendo la rota a pale unita invariabilmente ad una cop
pia di rote a labro, movntisi su le spranghe allineate alle
sponde del canale, la velocit u alla circonferenza di queste
ltime sar espressa da
1

t) 3
D

ove v indica la velocit all'esterna circonferenza delle pale,


d il raggio delle rote a labro, D quello della rota a
pale dall'asse alla estrema circonferenza.

Ora siccome la rota a pale girando pera il movimento


rotatorio di quelle a labro, in senso contrario alla corrente,

la vera velocit V colla quale le pale sono urtate dall'aqua,


ossia la velocit virtuale o relativa dell'aqua, sar U -- u .

E perci la velocit della rota a pale, cui corrisponde pros


simamente il mssimo effetto, sar

v = 0,50 V = 0,50 (U -- u).

454

D'UN LocoMotoRE

L'effetto tile E delle rote a pale della specie che qui


si considera, fu esperimentato, e si ritiene communemente
-

30

(Vedi Morin e d'Aubuisson) circa OO del lavoro assoluto


del motore, cio,
30
(U -- u)
ZIO0
1000 Q --

ove 2 g = 19,62 metri: e si rappresenta anche coll'equa


zione,

E = 61 Q (U -- u v) v;

(III)

nella quale equazione, esprimndosi ogni quantit in mi


sura mtrica, il risultamento del secondo membro indiche

rebbe quanti chilogrammi si potrbbero sollevare all'altezza


d'un metro in un minuto secondo.
Per le cose dette, essendo u= d v,
---

=00=d

oso

--- ---

cio

e v= 0,50 (U--u)

U,

v = 0,50 D 0,50 d U,

l'equazione III si trasforma nella seguente:


Da
E - 15,25

j-TUFUZF

Q U

(IV)

Questa la frmula che si pu adottare per l'espres

sione dell'effetto tile della rota a pale locomotive.


Non fuori di propsito per l'accennare che gli espe
rimenti sopra una tale specie di rote frono poco numerosi;
e ridconsi quasi a quelli istituiti da Bossut e da Smeaton,

con tutta diligenza bens, ma con modelli assai piccoli, cio


con rote del dimetro di metri 1,02, e di centimetri 61.

Quando il corpo d'aqua, come nel caso attuale, potente,


ed esigui sono i vani fra il contorno delle pale e quello della
sezione, io sono d'avviso che la misura dell'effetto tile

485

AD AQUA

possa ssere anche maggiore, e gingere almeno ad avere


il rapporto di 0,40 col lavoro assoluto del motore, come
pare che si raggiunga colle rote pndule in un flido in
definito.

La natura della resistenza affatto la stessa di quella of


ferta dai convogli sulle strade ferrate tratti da locomotive a
vapore.

Indicando con p il peso in chilogrammi della rota loco

motrice, con p' quello del convoglio caricato,con I la pen


denza coll'orizonte della superficie superiore delle spranghe

ferrate, che sar la stessa del letto e del pelo d'aqua del
canale: la resistenza si comporr dei seguenti elementi.
1 Resistenza f p" del convoglio per gli attriti dei cer

chioni su le rotaje, e per quelli delle sale, supponendo che


sia trascinato sopra rotaje orizontali.
2 Aumento di resistenza per l'inalzamento del convo
glio e della mchina, in cusa della acclivit delle rotaje
per rispetto all'orizonte = I (p -- p).
5 Resistenza k zu' dell'aria al moto della mchina e

del convoglio, proporzionale al quadrato della velocit u dei


medsimi, ed alla superficie z che urta l'aria.
4 Resistenza fp della mchina per l'attrito dei cer
chioni sulle rotaje, nel supposto che sia isolata, cio senza
convoglio da trascinare, e che le rotaje siano orizontali.
5 Aumento di resistenza per l'aumento d'attrito nella m
china locomotrice, causato dal crico che essa tira, dall'ascesa

e dalla resistenza dell'aria = f" (fp"-- I (p-- p) -- kzu).


La totale resistenza al moto del convoglio e della m
china sar quindi rappresentata da

n=rp----p)+ e e-rp +r rp
-- I (p -- p")-- kz

resistenza che dovr ssere eguale all'effetto tile E della


mchina.

Ma siccome la resistenza R applicata alla circonferenza

A436

D'UN LOCOMOTORE

delle rote a labro della mchina locomotrice, e l'effetto

tile E di questa si calcol come applicato alla circonfe


renza estrema delle pale della medsima, sar
R d -: E D.

Si avr quindi l'equazione,

fp -- I (p -- p) -- kz u' -- fp -- f"

rp + 1 ( +p)

+ a }= 5a

ID

-, o ti

(V)

Questa equazione pu ridursi a maggior semplicit, se si


consdera che l'aria non offrir mai un elemento di resi

stenza di qualche momento, non potendo il convoglio as


smere se non dboli velocit, forse non mai superiori a
tre metri per secondo; nel qual caso estremo, la resistenza

produtta dall'aria al moto del convoglio non supererebbe, o


di poco, un chilogrammo, per quanto il nmero dei carri
fosse ragguardvole.

Trascurando pertanto quest'elemento, la suddetta equa


zione diventa

fp -- (1 -- f") (f' p" -- I p --p"3)


D

==

Q U.

(VI)

ed in trmini pi generali, ritenendo che h sia il rapporto


del mssimo effetto tra la velocit dell'aqua e della rota,
cio che sia v =: h (U -- u).
fp -- (1 -- f) 3f p" -- I (p -- p)
D (1 h)

457

AD AQUA

Per le strade ferrate a locomotive a vapore questi coef

ficienti f, f, f", vnnero determinati con numerosi esperi


menti. Pare che quando le rotaje e le mchine sano co
strutte e conservate con buoni principj e con diligenza,

si possa con tutta prudenza ritenere nelle applicazioni,


f= 0,07, f= 0,05, f" = 0,14. Ma tanto divario di velo
cit, quale sussister deve fra l'uso delle locomotive a vapore,
e quello della mchina di cui qui si tratta, indurr qualche
differenza nella misura degli attriti. Io non so d'esperi
menti appositamente istituiti; pare solo che queste differenze
saranno lievi; e nello stato attuale converr ammttere i sud

detti valori, quando vgliasi dedurre conseguenze meno che


generali dall'equazione sopra determinata, la quale allora
diventa :

0,07 p -- 0,00342 p" + 1,14 I (p -- p)


D* (1 h

= 61 h Q U'

(VIII)

Qui si presenterebbe l'opportunit d'alcune importanti ri


cerche. La prima riguarda il rapporto pi tile fra i raggi
D e d: giacch, aumentando il raggio delle rote laterali, au
menta la velocit con cui la rota a pala sospngesi contro

la corrente, e quindi la forza virtuale di questa; mentre


invece aumenta pure il braccio di leva, e quindi anche il
momento della resistenza. Evidentemente il rapporto pi
tile corrisponderebbe al massimo valore del secondo mem
bro delle ltime equazioni, cio al mssimo valore della
frazione

d (D h d)'

se questa ammettesse un mssimo. Formando la derivata di


questa frazione per rispetto a d, si ha

_ D (D - 4 h D d -- 3 h D)
dby

D'UN LocoMotoRE

458

ID

quantit che eguagliata a zero d i valori di d, T*


il primo de' quali annullerebbe il denominatore della fra
zione, l'altro corrisponde al minimo valore della frazione
4 D

stessa fra i limiti d = 0 , d 3h


La seconda ricerca mirerebbe a determinare il grado
d'inclinazione da darsi al letto del canale, al pelo d'aqua,

e alle laterali rotaje, che corrisponderebbe al mssimo ef


fetto.

L'effetto veramente tile rappresentato nell'equazio


ne VlI, da
---

fp -- (1 -- f") f" p,
ossa dal valore della quantit equivalente
, D (1 h)

\.

ossia sostituendo ad U il suo valore dato dall'equazione II,

D (1 h) ( 0,072 56,86 ,V
61. h Q -,072 --

-I
S

- (1 -- f") I (p + p")

La derivata di questa quantit per rispetto ad I egua


gliata a zero darebbe il valore di I corrispondente al ms
simo. Ma bisogna ricordarsi che anche la sezione A ed il
contorno bagnato S sono funzioni di I. Questa ricerca per

ci diventa assai complicata, anzi impossibile, senza l'in


troduzione di qualche rapporto costante fra S ed A. In
ogni modo, poi appunto pel clcolo complicato che richiede,
tgliesi alle condizioni di chiarezza e semplicit necessarie
ad un primo saggio, qual il presente, su la misura del
l'effetto di questa nuova mchina.

459

AD AQUA

Per gli stessi motivi non si d la soluzione d'un terzo


quesito di qualche importanza, quello della ricerca del grado
d'inclinazione, pel quale cesserebbe il moto del convoglio,
essendo l'azione della rota unicamente impiegata ad otte
nere che non discenda a ritroso. L'equazione per una tale
ricerca sarebbe

D (1 h)

6
oso

o=

-----------

---

---

--

oma

(1 -- f") I (p -- p") = 0

Si passi invece a qualche prtica applicazione, la quale


varr meglio a far conscere le condizioni e la forza della
mchina.

Supponiamo che sia :


La portata del canale . . . . Q = 2".
La sezione flida

A - 1m.

Il contorno bagnato dalla sezione del canale

2 V 2 A 1,414-2zo,707 s 2828
La velocit media dell'aqua . . U = 2"
Ed avremo dall'equazione I. . . I = 0,0037465
Supponiamo inoltre:

Il rapporto tra la velocit della


corrente, e quella della rota a pale . h = 0,50
Il raggio della rota a pale . . D = 1", 50
Il raggio delle due rote laterali . d = 1",20
L'effetto tile della rota applicato all'estremo del raggio D,

sar (equazione IV) . . . . . . E = 539 chilogr.


cio sar bastante per inalzare in ogni secondo di tempo ad
un metro d'altezza 559 chilogrammi, applicati all'estremo
del raggio della rota a pale.
L'equazione VIII poi diventa :

0,01 127 p -- 0,00769 p = 424 chilogrammi inalzati


ad un metro; ove l'effetto tile aumenta, in cusa che il
braccio di leva della resistenza non che i quattro quinti

del raggio della rota a pale.

460

D'UN LoCoMotoRE

noto che la locomotiva deve ssere d'un dato peso


onde l'aderenza delle rote motrici colla rotaja basti a vn
cere la resistenza totale del trino, e che questa aderenza
tra 1f5 ed 1/15 del peso della mchina, a norma dello

stato delle rotaje; per cui, se la mchina portata da due


sole rote, dovr ssere all' incirca

p = 424 chilo

grammi. Si potr perci ritenere p = 5000 chilogrammi.


Ponendo questo valore di p nell'ltima equazione, si ot
terr il peso del convoglio p" = 47809 chilogrammi. E ri

tenendo che il crico abbia un peso circa triplo di quello


dei carri, si potr trasportare 56000 chilogrammi.
La velocit con cui si moverebbe il convoglio, sar:
d

U = 1m, 333.
--------

0,50

DO50d

Con questa velocit il convoglio percorrerebbe 1 15170,


metri in una giornata d'ore 24. E l'effetto utile giornaliero

sarebbe di 56000 chilogrammi portati ad una tale distanza ,


cio di 4146120 chilogrammi trasportati ad un chil
lInClI'O.

L'effetto tile giornaliero dei carri a due rote, o bare, oggi

in uso sulle nostre strade, supposto il crico loro di 8000


chilogrammi, ed il viaggio ogni giorno di 50000 metri, di
240000 chilogrammi trasportati ad un chilmetro. Quello
pertanto del nuovo locomotore ad aqua coi dati suesposti

corrisponde a diecisette volte quello d'una bara ordinaria.


Esibita in tal maniera la frmula per la misura dell'ef
fetto tile della mchina, pei varj rapporti tra la forza e
la resistenza, e per le principali condizioni del moto, ve
niamo ad altre discussioni.

L'istituzione di questo nuovo modo di trasporto sar


essa agvole ed econmica ?
Le condizioni essenziali della nuova mchina mi smbrano

le seguenti:

AD AQUA .

461

1 Uniformit di pendenza nel letto del canale, 2 por


tata costante, 5 direzione rettilinea, od a curve di raggio
grande.

La prima principalmente di queste condizioni sar quella


che causer le difficolt maggiori nella costruzione del ca

nale. Per poco che il canale sia lungo, ed ondulata la su


perficie del terreno ch' esso attraversa, occorreranno in
genti movimenti di terra e costruzioni elevate ed estese.
Sar anzi necessario che il terreno, nel quale lo si vuole

stabilire, abbia all'ingrosso una pendenza prssima a quella


da darsi al canale. Al piede del versante dei monti la pen
denza sar in generale soverchia, troppo scarsa invece quella
del terreno presso lo sbocco dei fiumi nel mare: la prima

falda delle vallate, quella cio prssima al piede delle mon


tagne sar in generale pi propria.
Questa parte d'ordinario anche quella in cui la navi
gazione non pi possbile, o diventa difficile, interrotta, e
pericolosa. Il canale potrebbe costruirsi allato al fiume, da
cui l'aqua sarebbe condutta, e supplire cos all'insufficienza
del fiume stesso come via di trasporto.
Pare che la pendenza del canale non possa variare fra
limiti estesi. Una lieve inclinazione ne scema di troppo la
forza, un'inclinazione notvole ltera l'uniformit del moto,

ed induce nell'aqua un corso a cavalloni ed a sbalzi, pre

giudicvole sotto ogni aspetto. Inoltre da avvertire che


qui pure, come per le odierne strade ferrate, vi ha nella
pendenza un lmite che non si pu oltrepassare senza che
l'aderenza delle rote della locomotiva su le rotaje sia vinta
dalla resistenza del proprio peso, e cessi il moto progres
sivo; e che inoltre per la discesa dei convogli una pen
denza troppo forte sarebbe di percolo e dispendio.

La lentezza del moto esclude quasi assolutamente la pos


sibilit che questo nuovo modo di trasporto serva alle per
sone: esso di sua natura destinato a quello delle merci,

al contrario di quanto avviene quasi dovunque per le odierne


strade ferrate di qualche lunghezza.
L'istituzione del canale richiede per una spesa che non
VoL., vii.

462

D'UN LoCoMoToRE

sar certo minore di quella che occorre per queste ltime,


giacch mi sembra indispensbile la costruzione d'un altro

paja di rotaje parallele al canale, per le quali discenda poi


il convoglio scrico o crico d'altre merci. Sia lungo o breve
il canale, l'istituzione non pu pertanto tornar vantaggiosa
a chi la imprende, se non havvi la certezza di potere sta
bilir sul canale medsimo pi di due o tre convogli che
si mvano simultaneamente.

Il trasporto infatti per mezzo delle bare ordinarie, o


grossi carri a due rote, si paga al pi in Lombardia in ra
gione di Aust. lir. 1 al giorno per ogni quintale mtrico,
ossia lir. 1 0 per ogni tonna da mille chilogrammi. Il tra

sporto col nuovo locomotore, nelle condizioni dell'esempio


sopraddetto, rappresenterebbe pertanto un produtto giorna
liero di lire 1580. Da questa cifra per dovrebbe detrarsi,
1. la cifra rappresentante il tempo impiegato nel crico e
scrico; 2 il ribasso di prezzo necessario per rndere im
possbile la concorrenza d'ogni altro mezzo di trasporto;

3 lo stipendio del personale impiegato; 4 le spese di


manutenzione; 5 le spese d'amministrazione. ll rddito
netto residuo dovrebbe bastare al compenso dell'interesse
perduto del capitale impiegato, e al rimborso del capitale
in un tempo convenvole; e ci nel supposto inoltre che
il convoglio possa pur nel ritorno esser crico di merci.

Ritenuto pure che il costo d'ogni metro lineare del canale,


colla seconda coppia di rotaje laterali, non superi le lir. 500,
sar evidente che il lavoro d'un solo convoglio non pu
francare la spesa. Ma quando i punti estremi del canale
siano in tali circostanze da somministrare lavoro per due,
tre, o pi convogli giornalieri, l'intrapresa diverr tosto

tile. E siccome la spesa di costruzione delle mchine


lieve, e lieve pure quella di manutenzione delle medsime,
dei carri o vaggoni, e del convoglio, ed anche dello stesso
canale, ove sia preventivamente ben costrutto, e siccome

non occorre molto personale: cosi quest'tile aumenter eon


una proporzione assai vantaggiosa.

La necessit che siano in moto pi convogli ad un tempo

AD AQUA

465

lungo il canale, onde possa l'intrapresa esser utile, quella


che rende indispensbile, a parer mio, una seconda coppia di
rotaje per la discesa dei carri del convoglio. La mchina po
trebbe caricarsi agevolmente sopra uno di questi, mediante un

appsito apparato ai due capi del canale: ed il convoglio


discenderebbe cos di bel nuovo fino al punto di prima par
teInZa.

Ed egli anche per una tale considerazione, che io rputo


che la pendenza debba ssere limitata sempre, o quasi sem
pre, fra i limiti di tre o quattro millimetri per ogni metro di

lunghezza, onde il convoglio che ritorna, discenda pel pro


prio peso, o sollecitato o trattenuto soltanto da una piccola
forza, sia essa animale o mecnica.
Una pendenza non lontana da questi limiti si quella
della pianura che spara il lago di Garda da quello di
Mntova. Il commercio dei legnami d'pera, quello dei

grani, ed altri, potrbbero forse ivi rndere possbile e lu


crosa un'intrapresa di questo gnere.

L'evaporazione e la filtrazione potrbbero a qualche di


stanza dal principio del canale diminuirne la portata, e le

pioggie improvise e dirotte in quella vece aumentarla. A


quest'ltimo pericolo, che il meno importante, si pu
provedere con qualche sfioratore o stramazzo lungo le sponde;
al primo, calcolando esperimentalmente quanta possa ssere

perci l'alterazione nella portata, ed aumentando in corri


spondenza l'erogazione al principio del canale. Ed onde
in tal caso il canale possa contenere la maggior copia del
l'aqua, il letto al suo principio pu farsi pi profondo

sotto la linea delle rotaje. Che se si consderi che que


ste lievi difformit nella portata, in ltimo risultamento, non

produrranno se non qualche alterazione nella velocit con


cui i varj tronchi sono percorsi, baster il smplice riguardo
di misurare la resistenza del convoglio alla mnima portata.
Questo mezzo di trasporto potr stabilirsi negli istmi che
sparano mari o laghi di livello diverso, animando la m
china coll'aqua derivata dal recipiente pi elevato. Dbito

per che si trvino serbatoj d'aqua con differenze di li

464

D'UN LocoMoToRE

vello abbastanza notvoli (in confronto della distanza) per


un tale servigio. Ove per, come forse non di rado av
verr, sia possbile condurre un corpo d'aqua derivato dalle
parti elevate d'un fiume lungo il clmine dei due versanti
opposti dell'istmo, ed indi divderlo in due correnti oppo
ste verso ciascuno dei due mari, sar agvole di stabilire
quasi naturalmente una pendenza opportuna. Una tale ida
affine a quella enunciata dal distinto ingegnere manto
vano Gaetano Moro, nell'ingegnoso sistema che di recente
ha proposto per porre in communicazione l'Atlntico ed il

Pacifico attraverso all'istmo di Panam (1).


In tal supposto, il canale conduttore dell'un versante
sarebbe nella direzione della coppia di rotaje laterali a quello
del versante opposto, e viceversa. Ed il convoglio, rimur
chiato fino alla sommit del canale dalla rota idrulica, con

tinuerebbe a discndere per l'altro versante, senza alcun


ritardo od alcuna operazione intermedia e senza piegare,
sollecitato dalla gravit.

I canali costrutti in tal modo pel trasporto delle merci


potranno servire per l'irrigazione, solo che vngano costrutti
a tronchi, col letto a diverse profondit sotto il livello delle
rotaje. Le bocche d'irrigazione sarbbero situate al trmine
d'ogni tronco. Ivi l'aqua, che deve servire ad un tal uso,
escirebbe, e la residua continuerebbe il suo corso pel tronco
successivo, il cui letto sarebbe rialzato mediante un risalto

in proporzione del volume dell' aqua erogata. Cos le se


zioni per tutto il canale avrbbero una stessa larghezza, e
sarbbero col lato superiore in una superficie sempre con
tinuata. Il fondo o lato inferiore di esse, costante, o pres
soch, per tutta la lunghezza d' ogni tronco, varierebbe
d'altezza passando da un tronco all'altro. Le pale della
rota motrice nell'ltimo tronco inferiore

rasenterbbero il

fondo; nei tronchi superiori, e sempre pi quanto pi si


avvicinano al principio del canale, rimarrbbero sospese e
lontane dal fondo stesso.

(1) V. Reconocimiento del istmo de Tehuantepec practicado cn los


aos 1842 y 1845. Londres; Ackermann; 1844.

4(65

AD AQUA

Nella breve relazione, che voleste favorirmi, pregiatissimo


signor Brambilla, ho letto con piacere anche gl'ingegnosi
espedienti che avreste imaginato per passare coi convogli at
traverso a strade od a canali secondarj; e mi sono convinto,
che, qualora questa vostra invenzione venisse applicata, si
supererbbero agevolmente tutti gli ostcoli che le condizioni
speciali dei casi presentssero.
Questo mio esperimento d'applicazione di clcolo non ri

sponde a tutte le importanti inchieste che mi avete diretto:


ed lungi dall'esibire una soluzione matemtica del quesito.

Vogliate per aggradirlo tal quale egli . Che se, com'essa


mrita, questa vostra invenzione venisse posta fra le cose

tili, e si lasciasse traspirare alcun desiderio di pi lungo


e minuzioso esame, ben di buon grado io mi prover ad
uno studio pi diligente, e ad indgini pi estese.
Sono con tutta stima,
15 Dicembre 1844.

Vostro obligatissimo
Ing. Giovanni Arrivabene.

Degli scolstici italiani.

In

una efemride letteraria francese di molto nome, Vit

torio Cousin, discorrendo intorno alle pere e alla trista

fine di Giulio Cesare Vanini, ha pronunciato questa sen


tenza, che l'Italia nella filosofia scolstica, fa un assi
mediocre figura; perch S. Bonaventura e S. Tomaso,
nati in Italia, si formrono ed insegnrono in Francia;

A466

DEGLI SCOLASTICI

ITALIANI

onde la loro gloria e la loro scuola appartngono pure


alla Francia (1).
Parmi dovere di buon Italiano il far rilevare con brevit

quanto seno poco esatte tali parole dello scrittore oltremon


tano, e come intndano a scemare di l dal dbito il pre
gio e la lode che niuno pu contrastare alla nostra patria
in fatto di dottrina scolstica. N vale il dire ch'esse pa
role sono incidentemente cadute dalla penna di quel filsofo,
e compjono in un articolo di giornale, nude d'ogni prova
e d'ogni commento; forza lor danno ed autorit la gran
rinomanza dell'autore, l'accordo che tngono con altre opi
nioni da lui publicate, il privilegio de'Francesi di far lg
gere da per tutto il mondo anche le loro inezie e quisqui
lie, e in fine l'ignavia di molti dei nostri di non cercare
mai il vero nei testi, e di non attngere le notizie alle ori
ginali fonti , ma berle fangose e tramutate ai rvoli degli
stranieri, e ogni sentenza di giornale oltramontano avere per
somma e per sibillina.

Facciam luogo prima di tutto a quella porzione di ve


rit che risiede nell'enunciato del nostro scrittore, perch
noi parliamo per l'equit, e brutto sarebbe alle esagerazioni
altri rispndere con altretante o maggiori. La verit par
ziale inchiusa nelle riferite parole questa, che alla gloria

degli scrittori forestieri partcipa pi o meno largamente


quella nazione, la quale pi o meno cooper a svegliare e
fecondare l'ingegno loro. Se pertanto il Cousin detto avesse
che la sua Francia partcipa con ragione alla gloria di molti
degli scrittori italiani scolstici, non vi sarebbe di che cen
surarlo; e solo avrbbesi dovuto fargli risovvenire che S. Bo
naventura e S. Tomaso non sono i due soli nomi ita

liani grandi e famosi nella speculativa del medio evo, ma


che, bilanciate le differenze dei tempi e i progressi degli
studj, Lanfranco, S. Anselmo, Pietro Lombardo e Gersenio
non temono alcun paragone. Ma certo che la sentenza
del Cousin, assunta cos nuda e assoluta com'egli la pro
(1) Revue des Deux Mondes, 1 dcembre 1845.

DEGLI

SCOLASTICl

lTALIANI

467

ferisce, condurrebbe a stranissime conseguenze, e turberebbe


di soverchio gli umani giudicj intorno alla parte di lode e
d'ammirazione che dbbesi a ciascun ppolo. Di vero, non
garberebbe al Cousin che gli Spagnoli o noi Italiani ci
fregissimo della gloria di Silvestro II, cos bella e chiara
nella notte del medio evo, quelli per averlo erudito nelle
scuole loro, noi per averlo avuto prima in Bobbio a mae
stro e abbate di mnaci, poi in Roma a pontfice. E che
diverrebbe di grazia il nome e il pregio de' Francesi negli
studj del bello, quando si pensi che la mssima parte dei
loro artisti o sono stati allievi della scuola italiana, o in
Italia si formrono e perfezionrono. Non si ricorda egli il
Cousin che quell' insigne pittore Nicolo Poussin, di cui

hanno sgran vanto i Francesi, venne givine a Roma pro


tetto e sovvenuto di denaro assi largamente dal poeta no
stro Marino; e quivi studiando intorno alle sculture greche
e alle tvole di Rafaele, divenne famoso compositore, e
quivi gi vecchio fin di vivere?
Da circa la met del scolo XVIll sin oltre alla fine, av
venne in Roma un fatto assi memorbile, di cui nondimeno

poco si parla; e fu il risurgimento dell'ttimo gusto nell'arti


belle, operato da Italiani e da forestieri col convenuti a
studiare, e ajutato con efficacia da due o tre papi, mun
fici e liberali veramente inverso quelle arti. Winckelmann,
Visconti, Mengs, Milizia, Canova, Volpato, e taluni altri, ri
condssero e con gli scritti e con l'esempio il culto dell'an
tichit, inamorrono gl'ingegni del bello scelto e squisito,
e di quel non so che di nbile e d'ideale che splende ne'
modelli greci e in tutta la scuola di Michelngelo e di
Rafaele. Ora, gl'Italiani, in quanto a questo mrito sin
golare d'aver raddrizzato il gusto dell'arti geniali nella
seconda met del passato scolo, non solamente non de
frudano gli ingegni stranieri della lode che lor ne viene;
ma ci sono tanto dolci di sale, come direbbe un toscano,

che tu li senti andar ripetendo, il padre vero del nuovo gu


sto nell'arti e del ristorato culto de' Greci, coli il quale

combatt e spiant da radice il gnere detto barocco, ssere

468

DEGLl SCOLASTICI

ITALIANI

stato il pittore francese David e la scuola sua; tanto noi


siam caduti in basso nell' estimazione di noi medsimi, e

tanto di l dall' alpi conscesi l'arte di far valere le pro


prie ricchezze.
Quel privilegio che tenne la Francia per lunghissimo
tempo, d'aprire agli ingegni tutti d' Europa le scuole pi
cospicue e rumorose di teologia e di scolstica filosofia,
tenne Bologna per buona pezza quanto agli studj legali; e
il tenne si pu dire, tutta l'Italia per ogni sorta di scienze
e di discipline, nel scolo sedicsimo singolarmente. Circa a
dieci mila scolari contava Bologna nel duecento; e fra que
sti, secondo si legge nei registri publicati dal Sarti, v'avea
Francesi, Fiaminghi, Tedeschi, Portoghesi, Spagnoli, Inglesi
e Scozzesi. Nel cinquecento poi pochi dotti e letterati grandi
fiorrono presso le altre nazioni che visitata non avesser l'I
talia, n frequentato alcuna delle sue scuole, n in altra
guisa bevuto con abondanza alle fonti del sapere e delle
arti italiane; il qual sapere e le quali arti si spandvano
eziando e si propagvano in Europa per pera di tutti
quei nostri che visitvano le citt, le corti e le universit
straniere. Con tutto ci a noi non entr mai nell' nimo

d'appropriarci per intero l'onore di que' cospicui intelletti che


in Italia studirono, o in Italia vssero, o della sapienza
italiana copiosamente si giovrono. E per verit che direbbe
la Polonia, cos gelosa del suo Coprnico, qualora ci udisse
annoverarlo fra le nostre glorie nazionali, solo perch i suoi
studj fece e compi in Italia? Simili lamenti moverbbero
a ragione altri paesi pel Clavio, pel Regiomontano, pel Pur
bach, per lo Scioppio, per l'Agricola, pel Mureto, pel Fabro,
per l'Erasmo, pel Sepulveda, pel Ribira, pel Garcilaso, e
cos prosiegui, che molto lunga riescirebbe la lista. Tra' no

stri fasti rilucerebbe per sino il nome dell'invincibile re


Gustavo Adolfo, venuto in Italia ad apparar matemtiche ed
altre scienze dalla bocca di Galilo.

N posso tacere una differenza (dacch mi viene sotto


la penna), la qual si osserva tra l'antico insegnamento eser
citato dalla Francia, e quello esercitato poi dall'ltalia; che

DEGLI SCOLASTICI

ITALIANI

46

dove tra noi accade molto di rado di lggere nelle memo


rie dei tempi, nomi illustri di professori stranieri, all'oppo
sto in Francia, qual che ne sia stata la cagione, la pi parte
de' telogi e metafisici sommi del medio evo, francesi non
sono, ma o italiani o inglesi o tedeschi. Veramente non
par credibile quanto gran nmero di nostri compatrioti ha
publicamente insegnato in Francia dai tempi di Carlo Ma
gno in gi, come si pu vedere presso il Bulo nella
istoria dell'universit di Parigi, presso il Tiraboschi, il Fa
bricio, il Libri (1), e sparsamente presso molte crniche
antiche.

Di tal frequenza de'dotti italiani in Francia il Libri ap


punto d con l'usata sua perspicacia parecchie ragioni. La
Francia, scrive egli, era nel medio evo capo della parte
guelfa italiana, e ntimi legami passvano tra lei e le nostre
repbliche; i rifuggiti guelfi trovvanvi asilo, e i papi vi
stanzirono con la corte per buona pezza di tempo. Aggiungi
che allora il commercio intero de' Francesi facvasi per le
mani degl'Italiani; molti poi de' nostri, senz' altra cagione,
movvansi alla fama ben meritata dell' universit parigina.
Queste cose nota il Libri. A noi sia lcito di osservare

intorno all'ltimo motivo allegato, che a dir vero gl'Italiani


non tanto si giovrono nel medio evo dalla scienza inse
gnata in Francia, quanto con l'pera loro l'aumentrono, e
in parte anche le didero fondamento e principio.
E per fermo si ponga mente a ci, che, ne' primi anni
dell'undcimo scolo, Lanfranco veniva d'ltalia a fondare la
scuola famosa di Bec; e d'Italia altres veniva Fulberto a

cominciare la celebrit di quella di Chartres. Con tutti gli

sforzi di Carlo Magno ad aprire scuole e spndere la dot


trina, fra noi Francesi, confessa il Mabillon, non si videro
guari bili lgici e dialttici prima di Lanfranco e di
S. Anselmo. In conferma di ci si legge presso Guglielmo
Gemmeticense, che fu un uomo surto d'Italia, per nome
Lanfranco, il quale dall'intera Latinit con dbito onore ed
(1) IIistoire des sciences mathmatiques en Italie,T. II.

A470

DEGLI

SCOLASTICI

lTALIANI

amore riconosciuto maestro mssino e dell'antica scienza

restitutore (1). Similmente Guglielmo Malmesburiense chiama


Lanfranco un letterato insignissimo, il quale con la sua
perspicacia ripuli le lettere liberali, chiamndole d'Italta

in Francia;... fatto mnaco di Bec...... aprivvi pbliche


scuole ;... e la loro fama corse alle ltime terre della Lati

nit (2). Quanto ad Anselmo, baster ricordare che d'I


talia si condusse direttamente all'abbazia di Bec, trttovi

dalla fama ognor crescente di Lanfranco, e che la gloria di


quella scuola grandemente moltiplic sotto di lui med
simo.

Di Pietro Lombardo prima diremo che, inanzi di diven


tare in Francia discpolo d'Abelardo, stato era in Italia a
studio a Bologna. In secondo luogo diremo, che per l'pera
sua tanto si alz di splendore e tanto acquist di crdito
la scuola teolgica parigina, che da molti scrittori ne venne
per ci reputato fondatore e capo (5).
Che Tomaso d'Aquino, come afferma il Cousin, sasi for
mato in Francia, mi par poterlo negare a buon diritto. In
tese costi ad erudirsi da giovinetto in Monte Cassino e nel

l'universit di Npoli; e assunto l'abito monstico fu da'su


periori mandato a dottrinarsi e formarsi, non gi in Fran
cia, ma s a Colonia sotto Alberto Magno, uno de' pi gran
lumi della scolstica, e il quale, sia detto qui di passata,
aveva fatti suoi studi a Pava. Segu l'Aquinate, egli vero,
il suo maestro a Parigi nel 1247; ma un anno solo di
poi ritorn a Colonia, ove dimor altri cinque anni, e ove
cominci a insegnare, e ad esporre le dottrine di Pietro Lom
bardo. Il perch, quando ei ricomparve a Parigi, di disc
polo era gi divenuto stupendo maestro, e prendeva gran
parte alla lutta degli rdini mendicanti contro a' privilegi
dell'universit; nel che ebbe compagno un altro ingegno
italiano arditissimo, Giovanni da Parma.

In Francia, non v'ha dubio, form il suo sapere il pla


(1) Historia Normann. L. VI, c. 5, pag. 2 15 e seg.
(2) De gest. Angliae pontif. L. I.

(5) Heumannus apud Adam Tribbechovium, de D. D. Scholasticis.

DEGLI

SCOLASTICI

ITALIANI

A471

tnico S. Bonaventura; e questo un bello e singolare onore


dell'universit di Parigi. Non pertanto noi avvisiamo che di
tale onore dvesi far partcipe altres l'Inghilterra, perch
Bonaventura ebbe a maestro in Parigi non un Francese, ma
quell'Alessandro di Hales venuto dall'abbazia di Gloster, e
che propag in Inghilterra ed in Francia le dottrine degli
Arabi.

Tutte queste cose ben ponderate, mi sembra facile giu


dicare se appngasi o no al vero il detto da noi, che molto
pi senza paragone ci che s alti ingegni italiani hanno
dato alla Francia di quello che abbian potuto ricvere. E
a me pare che per coloro i quali insgnano con sommo ap
pluso in terra straniera, e vi fndano scuole popolose e

durvoli, piuttosto da affermare che loro in parte diviene


la gloria letteraria di quel paese, e non viceversa. Difatto

(a citar questo esempio) suolsi dire per giudicio commune che


il Rosso, il Primaticcio, Leonardo da Vinci, Sebastiano del

Piombo, Benvenuto Cellini e altri tali, avendo gi intro

dutto i Francesi allo studio profondo e al gusto squisito del


l'arti, partcipano alla lode e al pregio de' loro allievi ed
imitatori, e non in contrario che la Francia debba poter

connumerare fra suoi grandi umini quegli artisti forestieri.


Dal fin qui discorso mi sembra anche scaturire un principio
giusto ed esatto per valutare secondo ragione quella sen
tenza del Cousin, che l'Italia nella istoria della filosofia sco

lstica fa un assai mediocre figura.


Questo nome di scolstica o vien assunto nel senso gram
maticale, ovvero nel suo ntimo e sustanziale significato. Nel
primo senso deve dirsi la scolstica aver cominciato con l'a
primento di scuole teolgiche molto notbili e autorvoli
presso i ppoli. Nella seconda accezione deve dirsi aver co

minciato la scolstica quando l'arte dialttica e la filosofia


speculativa s'incorporrono in modo sensibile con li studj
ecclesistici. Ora, e nell'uno e nell'altro significato convien

pure asserire che la scolstica ha principiato coi nomi ita


liani in fronte; poich tra le scuole pi celebrate di studj

ecclesistici comparse primamente in Francia, si controno

A472

DEGLI SCOLASTICI

ITALIANI

in ispecie quella di Chartres fatta illustre da Fulberto, quella


di Bec istituita da Lanfranco, e pi tardi quella di Parigi,
che, se non ebbe l'inizio suo da Pietro Lombardo, ebbe
certamente da lui una singolare rinomanza e un patrocinio
caldo ed assiduo, onde le venne il nome e il privilegio di
universit. D'altra parte, abbiamo accennato, e si vedr molto
meglio qui poco inanzi, come dbbasi a Lanfranco ed a
S. Anselmo il primo studio accurato e metdico della dia
lttica, e il primo notbile tentativo di coordinare in sistema
razionale la scienza de' dogmi catlici, e investigar l'accordo
e le attinenze secrete tra la filosofia e la rivelazione.

L'arte e l'uso della dialttica emrsero dal nuovo bisogno


di confutare le sentenze eterodosse, le quali ricomprvero e
rigermoglirono, appena una maggior dottrina e un ammae
stramento meno pedantesco e pi sottile sveglirono le intel
ligenze dall'antico torpore. Quanto al discorso razionale e

filosfico introdutto nella dogmtica, ebbe per cagione il


natural movimento dello sprito umano, a cui cresce ognora
la necessit del riflttere, del ragionare e del provare; ma
tal bisogno intellettuale sent un vivo e straordinario im
pulso altres dall'ingegno profondo e investigatore di S. An

selmo, nato fatto per le ricerche, speculative e le arditezze


metafisiche.

All' et seconda della scolstica diede luogo medesima


mente, per quel che io ne penso, lo studio rinovato della
dialttica, perch la setta de'Nominali ognuno sa essere stata
occasionata da una frase di Porfirio, inserita in una sua

introduzione all'Organo d'Aristtele. Le applicazioni poco sa


vie che i Nominali fcero poi di talune loro opinioni dia
lttiche ai dogmi catlici, avendo costretto i dottori orto
dossi a rinvigorire e munir davvantaggio l'autorit di quelli,

incominci la terza et,la quale fu di tutte l'altre pi dotta


e magnifica. E comprese nel suo giro molte solenni trasfor
mazioni e incrementi, il cui frutto complessivo fu da l
timo l'edificare una scienza dogmtica assai maggiormente
elaborata e coordinata, e ricca di tutti i lumi della ristorata

filosofia peripattica, e de' lavori degli Arabi intorno a questa.

DEGLI SCOLASTICI ITALIANI

475

Ma le menti ransi scosse d'ogni parte con moto vivo e


straordinario, e l'investigazione de' principj divenuta era cos
attenta e penetrativa, che in seno peranco dell' ortodossia
dovvano insrgere sistemi diversi, l'uno a fronte dell'altro,
per tentar di riprndere tutta la libert e la franchezza, che
i tempi e le credenze potvano concdere alla ragione. Que
sti nuovi conflitti, e segnatamente la ricomparsa de' Nomi

nali, cresciuti di scienza e di nmero, riempirono tutta in


tera la quarta e ultima et degli studj dogmtici del medio
evo, infino a che, da un lato le arti e le lttere ravvivate,
da un altro le novit molto pi ardite introdutte in

metafisica e in religione, e la separazione proclamata da Pom


ponacio tra la teologia e la filosofia rimssero la scolstica
a poco a poco dalle pbliche ctedre, e la confinrono den

tro agli oscuri chiostri, ove parte si trasform e parte si


estinse.

Di presente diciamo, che di questo lento, ma progres


sivo svlgersi dalla filosofia delle scuole, la prima e la terza

et frono gloriosissime per l'Italia; nella quarta i nomi pi


memorbili per originalit di dottrine speculative furono quelli
di due Inglesi, cio di Giovanni Scoto e di Guglielmo d'Oc
camo. E gi di quel tempo in Italia le arti rinascenti e l'e
rudizione de' clssici divertivano molti ingegni vigorosi da
quelle dispute catedrtiche troppo sottili ed ineleganti; gi
il Petrarca le derideva con un latino terso, concettoso e

fiorito, non mai pi inteso da Sneca e da Quintiliano in

poi. Accettando docilmente l'autorit in fatto di dogma, e


temendo i sofismi, le aridezze e le esorbitanze degli osti
nati controversisti, gl'Italiani si vlsero pi volentieri a com
bttere con gran coraggio i vizj e i danni della guasta e
perturbata disciplina; del che aveva dato bellissimo esempio
S. Pier Damiani pur prima di S. Bernardo; n dubit per
la cagione medsima di travagliarsi tutta la vita, e di salire
animosamente il rogo frate Savonarola. Ma contemporaneo
di Giovanni Scoto fu quel gran sole del medio evo Dante
Alighieri, dottissimo quanto altri mai di teologia e filosofia,

e dal quale ricev la scolstica un diadema cos risplendente

474

DEGLI

SCOLASTICI lTALIANI

e regio, ch' ella vivr altretanto per certo ne' versi della

Divina Comedia quanto possa viver ne' libri di Anselmo e


di Tomaso.

A tutti noto che la prima et della scolstica venne


occupata pressoch interamente dalla controversia promossa
da Berengario intorno al dogma della Transustanziazione ;
ma non a tutti venne avvertito che tre Italiani furono

gli oppugnatori suoi pi gagliardi in Francia ed in Roma,


cio Lanfranco, S. Pier Damiani, e Bruno d'Asti. E per
ch gli autori contemporanei riconscono nell'abilit, singo
larmente de'due primi, la cagione pi efficace del lor trionfo,
prvasi anche da questo fatto assi ragguardvole il gi detto
da noi, che cio nell'undcimo scolo dbbesi agli Italiani
il risurgimento e l'uso degli studj dialttici.
Di S. Anselmo d'Aosta non scrittore grave e saputo di
tali materie che nol dichiari autore della metafisica del me

dio evo; ma solo da qualche tempo in qu il suo nome


divien familiare agli umini culti, e presto diverranno ezian
do le pere che s'incomnciano a tradurre e illustrare; e
ci davvero meritamente ; perch dopo un corso di gene
razioni e d'avvenimenti s lungo e diverso, dopo un ascn
dere meraviglioso e continuo del senno umano per le vie
del sapere, io dbito assi che riesca ai moderni di rinve
nire spiegazioni razionali della fede catlica migliori e pi
profonde di quelle gi tentate ed investigate da Anselmo,
segnatamente nel Monologio e Proslogio e in quel suo
libro che intitol Cur Deus homo. A me sembra oltreci che

tale suo sforzo debba crscere molto nell'opinione commune,


qualora si pensi ch'ei non poteva profittare nelle pere n
di Platone, n degli Alessandrini, delle quali abondevol
mente rasi giovato S. Agostino, per isprgere qu e l ne'
suoi libri i semi fecondi d'una teodica razionale. Certo

quell'indurre che fece Anselmo la fede a cercare il vero,

fides quaerens intellectum, quell'edificare un largo sistema


d'ontologia per virt di pochi principj e di profondissima
meditazione, come di lui dice il Leibnitz, fu nuova vita re
cata allo scibile umano e alle umane facult, le quali peri

DEGLI scoLAsTici ITALIANI

475

colvano di rimanrsene infingarde e infruttifere sotto il peso


soverchio dell'autorit e nella sfera angusta d'una teologia
puramente esegtica. Non v'ha poi chi ignori al presente
che la prova chiamata ontolgica dell' esistenza di Dio fu
da Cartesio attinta nei libri di questo sommo, e pi tardi
modificata dal Leibnitz. Dopo ci, io non so bene farmi

capace del perch il Cousin dica di tal pensatore, dans un


autre sicle il et t peut-tre un grand mtaphysicien (1).
E che fu mai S. Anselmo nel scolo suo se non un
gran metafisico, quanto lo comportvano i tempi infelici
e le condizioni della scienza immedesimata allora con la

teologia? In quel forse veramente una cautela e una ri


tenutezza fuor di propsito; e il Cousin sa troppo bene il
vecchio adagio de' lgici, che, se a posse ad esse non valet
illatio, ab esse ad posse valet illatio.

La seconda et della scolstica, riempiuta per intero


dalla comparsa de' Nominali e dalle battaglie loro contro
ai Reali, appartenne, da S. Anselmo in fuori, ai dot
tori francesi; e i personaggi mssimi furono Roscellino,

S. Bernardo, Abelardo e Guglielmo Campellense. Solo ci


piace avvisare, che in una epistola d'Eloisa vien parlato di
Lodulfo Lombardo, che primo insurse e disput contro il di
lei amante, e del cui ingegno ella sembra non poco ammi

rata (2). notissimo oltre a ci che nel concilio di Sens,


in cui Abelardo fu condannato, costi chiam per ajuto suo
principale Arnaldo da Brescia, sttogli gi discpolo; e il
fece venire d'Italia in Francia solo a tal fine; e veramente
Arnaldo disput meglio di tutti gli altri, a segno che S. Ber
nardo, narrando il caso, fa solo menzione di lui, e lo chiama
l'armgero del novello Gola. Qui poi diremo, unicamente

per rndere omaggio al vero, cotesta seconda et ssere


stata quanto viva e procellosa, tanto strile per la scienza (5).
Da prima Roscellino fcesi inanzi con lo strano paradosso
(1) Ouvrages inedits d'Ablard, pag. 1 o 1 della prefazione.
(2) Bulaeus, IIistoria Universit. Paris, T. lI, pag. 755.
(5) Johann. Sarisberiensis, Metalog, c. 11, 16 e 17.

A476

DEGLi scolastici ITALiANI

che gli universali altro non sono che un puro nome,


flatus vocis, dottrina meramente negativa e superficiale, per
ch si attiene alla sola parte sensbile e appariscente delle
ide ; e ben vi si scorge il seme pi antico delle superfi
ciali ideologie di Condillac e Tracy, il primo de'quali
definiva per appunto le scienze, lingue analitiche bene or
dinate. Questo negare per fino il concetto universale indi
cato dal segno suo, cio dal nome, non ha dubio, come
avverte il Cousin, che tutta invenzione di Roscellino; ma

non vedo quanto onor ci gli rechi, e come possa dirsi di


lui che il genio consiste sovente a saper trarre da un prin
cipio gi conosciuto nuove conseguenze (1). Ma quello che
mi si fa ancor pi duro a comprndere si , come poco di
poi il Cousin si sbracci a provare, contro Abelardo med
simo, che Roscellino non negava i concetti universali, e che
chiamndoli nomi, sottintendeva pure che fssero concetti.
In primo luogo, difficile molto a crdere che Abelardo
mal conoscesse le opinioni di Roscellino e de' suoi discpoli,
fra quali viveva e co' quali prendeva disputa. Secondamente,
se poni che Roscellino riconoscesse negli universali altre

tanti concetti, svanisce ogni sua novit d'opinione., Impe


rocch egli sarbbesi con ci accostato a una delle due so
luzioni accennate gi da Porfirio, e ripetute da mille
commentatori di Boezio, mssime da Rabano Muro, stato

cos autorvole per quattro scoli nelle scuole latine.


A questa soluzione appunto, che converte gli universali
in puri e nudi concetti di nostra mente, s'attenne Abelardo

n pi n meno; e per essa disput a lungo contro Gugliel


mo Campellense. A ragione adunque affermammo insieme
con altri, che la prima comparsa de' Nominali fu di poco
momento nel progresso della speculativa. Il pregio loro vero
e assi segnalato il coraggio e l'alacrit con che insr
sero a combttere i paradossi di taluni Realisti e l'eccesso

dell'autorit, e comincirono a censurare que' nomi, que' li


bri e quelle cose che sino allora troppo ciecamente si ve
(1) Cousin. Opera citata, pag. 92 della prefazione.

477

DEGLl SCOLASTICI ITALIANI

nervano. Al tempo medsimo fcero popolare la scienza


con la vivezza e la publicit delle dispute, con l'ardore, la
perspicacit e la fluidezza della parola e dell'ammaestramento,
tutte cose convenientissime all' ndole intellettuale e mo

rale de' Francesi, e in cui Abelardo riesc grande e meravi


glioso oltremodo. Ne' secondi Nominali, e particolarmente in
Guglielmo d'Occamo e in Pietro d'Ailly, fu maggior nerbo
e maggior novit di dottrina; e ne venne alla scienza que
sto incremento notbile di condurre il pensiero a riflttere
pi argutamente sulla forma delle nostre cogitazioni, e fargli
sentire al vivo la necessit d' una critica pi severa della
COIOSCCIZ.

A mio avviso, degno principiatore della terza et della


scolstica fu Pietro Lombardo, il quale gli antichi scrittori
s'accrdano a nominare padre della teologia del medio evo.
Ebbe il suo libro delle sentenze un'autorit non molto in

feriore quasi a quella delle sacre scritture (1); e cont, al


dire de' suoi bigrafi, da cinquecento commentatori, tra
quali s'annvera S. Bonaventura con altri scrittori insigni. E
v'ha talun telogo la cui fama deriva dall'avere abilmente
chiosato il maestro delle sentenze, come ad esempio Ric
cardo di Mediavilla ; di Hales medsimo l'pera principale
un commentario al Lombardo. L'assottigliarsi dell'arte dia
lttica, il crscere da ogni parte il desiderio dell'investiga
zione razionale, il moltiplicare a un tempo medsimo le
questioni, i dubj e le instanze, domandvano, a serbare in
tatta e forte l'ortodossa, che un uomo surgesse capace d'in
durre nelle dottrine l'unit, la coerenza e l'armona di cui
difettvano, deducendo le sentenze l'una dall'altra, e colle

gndole insieme con bel magistero, scegliendo e conciliando


i testi che formvano una confusa e vasta congerie, espo
nendo ai dbiti luoghi, e sciogliendo i problemi precipui e

le objezioni pi vigorose, che nelle scuole rano surte di


mano in mano. Ora, questa mente acuta e sinttica, que

sta specie, a dir cos, di legislatore, che compilare e siste


(1) Brucker,pag. 766 dal T. III.
VoL. vii.

32

478

DEGLI scolAsTici ITALIANn

mare doveva il cdice della teologia, fu Pietro Lombardo.


Ci posto, non deve recar meraviglia se il libro delle sen

tenze stette per qualche scolo sopra un seggio medsimo


con quelli d'Aristtele. A me fa invece non poca meravi
glia che Vittorio Cousin, parlando de' personaggi maggiori

del scolo XII per rispetto all'intelligenza, dimntichi af


fatto Pietro Lombardo, e nmini solo Abelardo e il santo

abbate di Chiaravalle (1). Del primo si discorso un poco


qui sopra; di S. Bernardo, diremo ch' egli degno per
certo di figurare fra gli umini pi ragguardvoli e pi ve

nerandi d'ogni et, se pngasi mente alle sue virt, al


l'ardore del suo zelo, al focoso impeto della sua eloquenza
che trascinava la Francia e l'Europa a rovesciarsi tutta sul
l'Oriente; ma in riguardo dell'intelletto e della scienza sco
lstica, io non so ben conscere quel che si deve a S. Ber
nardo in paragone del maestro delle sentenze. Usava il gran
banditore delle crociate combttere le opinioni temerarie
meglio con la inesorabilit dei testi che con la dialttica e
la metafisica cristiana, spregiando, com'egli diceva, le ar
guzie di Platone e le sottigliezze d'Aristtele, argutias Pla
tonis, versutias Aristotelis (2). Rado e per incidenza di

scuteva le materie alla maniera delle scuole, e sol quanto


gli bisognava a ben definire i dogmi, come ad esempio, si
pu vedere nell'ltimo libro De Consideratione. Similmente
la sua mistica, quanto piena d'unzione, d'affetto e di do
cumenti asctici, altretanto magra di scienza speculativa,
in comparazione, non dir, di quella di S. Bonaventura, ma

di due contemporanei suoi, Ugo e Riccardo di S. Vittore,


l'uno e l'altro venuti dalla Germania.

Il Cousin ha scritto ancora che nel libro d'Abelardo, in


titolato Sic et Non, dbbesi riconscere il precursore del
Libro delle sentenze. Mi pesa di farmi a contradire cos
spesso ad uno scrittore tanto dotto e famoso. Ma nel pre
sente caso non potr, io credo, altrimenti chiunque si porr
(1) Il cst (Ablard) avec Saint Bernard, dans l'ordre intellectuel, le

plus grand personnage du XII sicle. Opcra citata, pag. 199 della
prefazione.

(2) Nci Sermoni pi d'una volta.

DEGLI SCOLASTICI ITALIANI

479

a confrontare i due libri de'due scolstici. Quello di Abe


lardo solo ed unicamente una compilazione erudita di te
sti biblici e d'altri solenni autori, senza neppur la giunta
d'una parola per iscgliere fra essi testi, pesarne il valore,
fissarne la significazione, e statuire il vero dall'una o dal
l'altra parte; un lssico di sentenze in fra loro contra
rie, distribuite per rdine di materie, e raccolte da Abe
lardo, a quel che io ne sento, di mano in mano ch'ei

s'inoltrava nelle letture, affine d'aver pronte le armi per le


sue contese dialttiche. Ma l'pera del Lombardo per
l'opposto un'esposizione ed affermazione continua delle ma
terie rigorosamente ordinate e dedutte, e accompagnate sem
pre da una soluzione categrica delle difficolt e dalle istanze
rispettive. Ogni cosa ha fondamento ne' testi allegati, ma
scelti e conciliati fra loro, e discussi e chiosati debitamente ;

insomma tanto si differenzia l'un libro dall'altro, quanto il


trattato di Quintiliano da un florilegio di bei passi oratorj
o potici.

All'intento di quest'articolo non fa bisogno descrivere il


corso di pi in pi luminoso che tenne la filosofia scol
stica dopo Pietro Lombardo in sino al fine della sua terza
et, perch niuno il qual non confessi che ogni scrittore
metafisico del XIII scolo riesce inferiore a que'due sommi
Italiani S. Bonaventura e S. Tomaso. Hales e Alberto Ma

gno, arricchndosi delle cognizioni speculative attinte agli


scrittori rabi, e ai libri d'Aristtele nuovamente divulgati,
preparrono e in parte costrurono quell'et d'oro della sco
lstica, in cima di cui, per dirlo alla latina, sedette facilmente

prncipe l'immortale autore della Somma. Il tempo di cm


piere e condurre al sommo di perfezione quella forma sin
golarissima dello scibile umano era giunto, e solo aspett
vasi un genio che ponesse mano all'impresa. Quanto di

meglio e di pi sustanzioso poteva escire dalle controversie


dialttiche di duecento anni e pi, quanto potevan fornire le

dottrine peripattiche incorporate con la rivelazione, e scal


date d'un poco di platonicismo, trov luogo eforma e coor
dinazione nel vasto edificio eretto da S. Tomaso, il pi

480

DEGLi scoLASTICI ITALIANI

connesso, io oso dire, il pi maestoso, e il pi largo che


uscito sia da ingegno speculativo. I moderni, dopo il pro
gresso di cinque scoli, non si stncano d'ammirarlo, e pi,

io penso, l'ammirerbbero, se la scienza metafisica di S. To


maso venisse spogliata della ruvidezza del suo linguaggio, e se
separndola con diligente solerzia dalle questioni dogmtiche
sapesse alcuno mostrare con lucidit l'unione e l'armona
del suo tutto. Da ltimo, non intile ricordare che fra i

Tomisti, i quali in ogni tempo sono stati assi numerosi e

prevalenti sull'altre scuole, primggiano pure due italiani, Egidio


Colonna e il cardinal Gaetano, questi pi crudito e facondo,
l'altro pi originale e penetrativo.
Un cento anni pi tardi, sulle orme mistiche di S. Bo
naventura proced un altro italiano, Giovanni Gersenio di
Vercelli, che, se non vol, come il dottore da Bagnara, sulle

ale di Platone e di S. Agostino, lo vinse non pertanto nella


squisitezza e nella suavit dell'affetto; e dett un libro, che
superato non verr mai, n forse pareggiato, il libro in
tendo dell'Imitazione di Cristo. Dbbesi molta e sincera lode

al signor Gregorj di Torino, per avere con una pazients


sima indgine e con conclusioni fermssime rivendicato al

l'Italia questa gloria pia e invidiata di possedere il pi com


movente e caro di tutti i mstici. E perch non paja che
noi ci lasciamo vincere al desiderio d'onorare la nostra

patria di l dal vero, ci rimettiamo al giudizio che intorno

alle ricerche ed alla scoperta del Gregorj ha pronunciato il


Buchon, scrittore francese e tenerissimo dell' onore della

sua patria, nel discorso posto da lui in capo alla sua rac
colta dei mstici.

Questi cenni d'autori italiani riesciti grandi e famosi nella


scolstica, quantunque seno non pi che indicazioni di nomi
e d'pere, non pertanto mi smbrano tali da dimostrare
con evidenza, l'Italia non solamente aver superato assi la

mediocrit in quella forma di sapere, ma potersi dire senza


boria e senza voler detrarre la giusta lode degli altri p
poli, niuna nazione averla in ci oltrepassata, e forse niuna
eguagliata. Vero che il luogo, o, come a dire, l'arena ove

DEGLI SCOLASTICI

ITALIANI

481

scese a provar le sue forze, fu quasi sempre di l dall'Alpi.


Ma vero altres che molta pi dote di scienze, di profi
cuit e d'onore rec altri di quello che ne ricevesse; per
la qual cosa rimane ancora da investigare e da definire que
sta curiosa ricerca, onde sia derivato cio che gl'Italiani
del medio evo non possedendo in lor casa n tanto nmero
n tanto splendore e solennit di scuole ecclesistiche, pure

giungssero nelle forestiere a primeggiare, e cgliere i sommi


onori, e come dall'altra parte avvenisse che i Francesi, tanto

svegliati e sottili d'ingegno, e presso di cui quelle scuole


levvano rumore e fiorivano, sieno giunti pochi e di rado
all'ltima cima del sapere scolstico.
Comunque ci sia, torner sempre a grandissimo mrito
de' Francesi l'avere con la bont e larghezza delle istituzioni,

con la riputazione delle armi, con lo strpito delle batta


glie, con l'arditezza delle imprese, con la unione, disciplina
e ardore instancbile nell'operare, l'aver saputo, dico, pre
valere sulle nazioni fintime, e chiamare d'ogni luogo gl'in

gegni pi peregrini a istituire, ampliare e mantenere nella


lor patria le prime e pi illustri scuole di scienze eccle
sistiche.

A me sembra che di tutta l'istoria di Francia esca

continuo questo documento notbile, che il vigore dell'


pere prevale infinitamente al vigore dell'ingegno, e dove
il primo, tosto corre a suo servigio il secondo, e ehe i nomi

degli scrittori vlano molto pi presto e lontano sulle ali


della fortuna civile che su quelle della sapienza.
Ad ogni modo, a me ha parso bene raddrizzare alcuni
giudicj non abbastanza ponderati e poco giusti inverso l'I

talia. trista cosa, nol nego, doversi difendere col solo


nome degli avi, e col solo patrimonio della lor fama dalla
corgogliosa noncuranza, e dcasi pure, dagli spregi dello stra
niero. Ma d'altra parte, il sostenere in silenzio ch'egli ne
ghi od usurpi o scemi la gloria di quelli, sarebbe troppa
vilt.

TEREnzio MiAuIANI.

482

Su di un passo di Dante.
Prolusione di Lurea, letta nell'I. R. Universit di Pisa,

il 6 luglio 1844, dal professore Ottaviano Fabrizio


Mossotti (1).

Crato

all'nimo mio, dilettssimi givani laureandi, l'of


ficio che mi spetta di dirigervi la parola in questo mo

mento, in cui state per conseguire il premio ben meritato


delle prove che avete dato del vostro valore scientifico. Pr
side e socio in gran parte ai vostri studi, non posso a meno
che felicitarmi con voi dell'ttimo risultato delle vostre fa

tiche, e di dividere seco voi la vostra gioja. E poich in


questa circostanza di gibilo, che corona la vostra carriera,
debbo ancora trattenervi su qualche argomento, non sar
pi uno di quegli argomenti astrusi e di severo raziocinio,
che ci hanno occupati nel corso dell'anno scolstico, ma
s bene un argomento alquanto ameno e di qualche sollievo
alla mente affaticata , quello su cui mi far a discrrere.
(1) I pi illustri scienziati italiani si mostrrono tenerissimi di Dante,
e si picquero pi volte di spndere il loro acume e la loro dottrina a
rischiarare i tratti oscuri del divino poema. Fra i molti baster citare

il Galili ed il Brocchi. In s onorvole compagna entra ora con que


sta prolusione il professore Ottaviano Fabrizio Mossotti, matemtico e

fisico di chiara fama , che dalla ctedra e nelle pere gareggia coi pi
rinomati d'Europa. Egli vi ha tolto a interpretare un passo del Canto IX
del Purgatorio, che fu tenuto sin qu di quasi disperata intelligenza,
come pu raccgliersi in ispecie dall'accurato commento di Paolo Costa.
Noi l'avemmo in gentil dono dal chiaro professore, quando intervenne al
Congresso, in cui sedette vice-presidente della sezione di Fisica, e con
lieto nimo la publichiamo, sicuri di far cosa grata agli studiosi di
Dante. Essi giudicheranno, se, come a noi sembra, egli abbia reso quel
passo accessbile alla commune intelligenza.
AcuiLLE MAuai.

SU DI UN PASSO DI

DANTE

483

Pensando meco come trovare un smile argomento che


non fosse affatto estraneo alla nostra scienza , mi cadde

in nimo che ben potri far suggetto del mio discorso l'in

terpretazione di un passo della Divina Comedia, che fu ed


tuttora materia di discussione fra i suoi commentatori. Il

passo a cui alludo quello col quale si apre il IX Canto


del Purgatorio, che, come potete ben rammentarvi, cos co
IIIIIICIa

La concubina di Titone antico

Gi s'imbiancava al balzo d'Oriente,


ce Fuor delle braccia del suo dolce amco:

Di gemme la sua fronte era lucente


Poste in figura del freddo animale,
Che colla coda percuote la gente:
E la notte, de' passi con che sale,
Fatti aveva due nel luogo ov'eravamo ,
E 'l terzo gi chinava 'n giuso l'ale;
Quand'io che meco ava di quel d'Adamo,
Vinto dal sonno in su l'erba inchini

L've gi tutti e cinque sedevamo.


In questi versi evidentemente il Poeta ha voluto segna

lare col mezzo delle apparenze del cielo il momento in


cui egli, che ava di quel d'Adamo, cio, il cui corpo era
frale e non instancbile come quello de' suoi compagni,
cadde vinto dal sonno e s'addorment. Questo momento era
quello in cui dstasi l'Aurora, che Dante chiama concubina
di Titone, perch essendo Dea e non avendo avuto l'accorgi
mento d'impetrare da Giove pel suo sposo coll'immortalit
dei celesti anche l'eterna giovinezza, non s'era congiunta seco
lui in nozze vere e legitime, talch Titone divenne antico,

o sa decrpito per et (1).

(1) La fvola aggiunge - che Aurora invaghitasi poscia del givane

Cfalo , lo rap e trasport in cielo, ed a questo probabilmente allude


il verso
Fuor delle braccia del suo dolce amico.

484

SU

Dl UN

PASSO

lndi soggiunge:
Di gemme la sua fronte era lucente,
Poste in figura del freddo animale ,
Che colla coda percuote la gente.

Con questa terzina ci descrive, che nella parte in cui ter


minava l'albore, scorgvasi un gruppo di stelle lucenti che
figurvano la costellazione di un animale freddo che per
cuote colla coda; e nello stesso momento la volta celeste,
nel luogo ov'eravamo, cio sull'orizonte in cui si trovava

il poeta, era in tale stato che due dei passi coi quali la
notte sale, rano gi fatti o trascorsi, ed il terzo chinava
'n giuso l'ale, cio stava per discndere.
La difficolt di conciliare tutte queste circostanze diede

origine a diverse interpretazioni. I pi antichi espositori


supponendo che il freddo animale che colla coda percuote
la gente, fosse lo scorpione, e trovando che la costellazione
dello scorpione nella notte dal 7 all'8 aprile del 1500,

nella quale l'autore pone la sua scena, era lungi dal pre
cdere il nscere del sole, ma che precedeva in vece di
poco il nscere della luna, che surgeva sull'orizonte circa

alle tre ore di notte, interpretrono che l'Aurora alla quale


Dante allude, fosse l'Aurora lunare, e che i tre passi fs
sero le tre ore notturne decorse. Ma oltre che quest'inter

pretazione fa creare a Dante di sua propria testa una nuova


mitologia , ha il grave inconveniente di farlo dormire per
circa ndici ore, perch in uno dei versi seguenti aperta
mente dice che quando si svegli,
E 'l sole era alto pi di due ore.

Per interpretare i due passi fatti dalla notte, altri commen


tatori pi recenti ricrsero alle quattro vigilie, nelle quali
gli antichi dividvano la notte, e suppsero che il terzo
passo fosse la terza vigilia, per cui non potvano mancare
pi che due o tre ore allo spuntare del giorno. Ma Dante

DI

DANTE

485

disse che la notte dei passi con che sale fatti aveva due,
ed il terzo gi chinava 'n giuso l'ale, dndoci cos ad in
tendere che i passi, coi quali sale, rano pi di due. Or se
i passi dinotssero le vigilie, la notte non istarebbe ascen
dendo che nei due primi passi, mentre cogli altri anderebbe
discendendo.

lo non mi arrester a citare altre interpretazioni escogi


tate da altri per porre in accordo il senso delle diverse frasi,
colle quali il Poeta descrive il momento in cui cadde so
pito dal sonno. Il poco che ho detto, lo dissi solo coll'nimo
di far concepire su che versa l'argomento, ed in che con

sistano le sue difficolt. Passer quindi senza pi ad esporre


quale sia a parer mio la significazione dei versi di Dante.

La divisione del cielo in ddici parti antica. ll zo


diaco fu diviso in ddici costellazioni: gli astrlogi dei bassi
tempi dividvano l'emisferio che sta sull'orizonte, e quello
che giace al disotto, ciascuno in sei parti, per mezzo di sei
circoli mssimi, che s'intersecvano sotto ngoli eguali nei
punti cardinali opposti di settentrione e mezzod. Le ddici
lnule eguali in che la volta celeste veniva cos divisa,
si chiamvano nel linguaggio astrolgico case; e queste si
contvano numericamente, partendo dalla parte orientale del
l'orizonte, discendendo per l'emisferio sottoposto, e rimon

tando poscia dalla parte occidentale, ritornando poi in fine


per l'emisferio superiore all'oriente. In questo modo le case
contenvano le costellazioni, che durante la rivoluzione diurna,

venivano in rdine successivo a spuntare sull'orizonte del


luogo. La prima casa, quella che conteneva la costellazione

che stava per srgere nel momento della nscita del bam
bino, o del principio dell'avvenimento di cui si voleva trarre
l'augurio, era chiamata l'ascendente o l'orscopo. Questa era

la pi potente, ed era detta casa di vita; la seconda delle


ricchezze, la terza dei fratelli, la quarta dei parenti, la
quinta dei figli, la sesta della salute, la sttima del matri
monio, l'ottava della morte, la nona della religione, la d

cima della dignit, l'undcima degli amici, la duodecima


degli inimici. Secondo che queste case rano in quel mo

486

SU

DI

UN

PASSO

mento occupate da costellazioni propizie o contrarie , da


stelle bnevole o maligne, l'infante era fortunato o sfortu

nato per rispetto alle classi d'oggetti posti sotto il dominio


delle rispettive case. Questi particolari ho meramente citati

a sodisfazione di curiosit: quello solo che c'importa di


stabilire, si la divisione della volta celeste in ddici parti,
che l'astrologia aveva adottata; e l'astrologia durava ancora
in fiore ai tempi di Dante, e bene spesso egli mcdsimo se
ne mostra istrutto.

Ci posto, figurtevi ora di trovarvi a contemplare la volta


celeste nella sera dal 7 all'8 aprile del 1500, nell'istante ap
presso in cui il sole tramontato dal punto occidentale
dell'orizonte, e la notte viene spuntando dal luogo orien
tale diametralmente opposto. La costellazione dell'arete tra
monta col sole; quella della libra surge colla notte. Figur
tevi di pi la volta celeste, che al vostro cospetto e s'ap

poggia sull'orizonte, divisa da' suoi semicircoli mssimi in


sei parti o lnule eguali. Il meridiano star nel mezzo; tre
lnule o case staranno all'oriente del medsimo, e tre case
staranno al suo occidente. Di mano in mano che la rota

zione diurna della sfera celeste andr procedendo, la notte,


diametralmente opposta al sole, andr salendo; dopo la co
stellazione della libra monter sull'orizonte quella dello scor

pione; dopo quella dello scorpione quella del sagittario (1).


Eccovi in queste tre costellazioni, che sono ascese una dopo
l'altra sull'orizonte, tracciati i passi con cui la notte sale.
In questo momento la notte giunta al suo punto culmi
nante nel meridiano; essa dmina tutto l'emisferio che sta
sull'orizonte del luogo. Ora il Poeta, a specificare l'ora che
vuole esprimere, dice:
E la notte dei passi con che sale
Fatti avea due nel luogo ov'eravamo,

E 'l terzo gi chinava 'n giuso l'ale.


(1) Il lettorc che non famigliare colle apparenze del cielo, trover
molto sussidio al concepimento di quanto qui si espone, se avr sott'oc
chio un globo ccleste.

DI

DANTE

487

Chiaro si fa che la frase con che sale, dinota un presente inde


finito riferibile alla prima met del periodo notturno, e non un

tempo presente definito; altrimenti il dire che il terzo passo,


con cui sale, chinava 'n giuso l'ale, implicherebbe contradi
zione. Dunque la notte era di tanto avanzata che il terzo
passo con cui sale, o sia la costellazione del sagittario,
chinava 'n giuso l'ale; cio a dire, aveva cominciato a pas
sare al meridiano, e stava per discndere dalla parte oppo
sta verso occidente. Le costellazioni dello scorpione e della
libra come pi avanzate avvano quindi fatti i loro pas
saggi al meridiano anteriormente; e perci dice: dei passi
con cui sale, fatti ne aveva due nel luogo ov' eravamo,
cio per rispetto all'orizonte in cui era il Poeta, ed in cui
noi ora ci fingiamo d'ssere. La costellazione dello scorpione
star quindi discendendo dalla prima casa per passare alla
seconda; e quella della libra dalla seconda per passare alla
terza casa all'occidente del meridiano. In tal posizione della
sfera, alla libra non mancher pi che di scndere per
l'ltima casa per arrivare all'orizonte; e quindi alla costel
lazione dell'ariete diametralmente opposta, in cui si trova il
sole, non mancher pi che di montare per l'ascendente
o l'orscopo, per apparire sull'orizonte. Volgete ora il vo

stro sguardo all'oriente, e lo vedrete gi imbiancato dalla


luce del sole, che si apprssima al suo nscere; e scorge
rete immerse in questa bianca luce le stelle della costella

zione del pesce, che nell'rdine dei segni precede quella


dell'arete. Ecco le stelle che figrano il freddo animale che
colla coda percuote la gente, cos designato, perch in

fatti nella coda che il pesce, animale a sangue freddo, pos


siede il mezzo pi potente di percossa.

Con queste considerazioni, alle quali siamo stati in gran


parte condutti per una via piana e diretta da nozioni astro

nmiche, parmi d'aver posto in piena luce il concetto del


poeta, e quindi oso offrirvi l'interpretazione alla quale siamo
giunti come la pi verdica e persuasiva.
Avendo, in questa breve discussione, chiamato in soccorso

l'astrologia per ispiegare il passo di Dante, penso che nes

488

SU

DI

UN

PASSO DI

DANTE

suno di voi s'aspetter che proceda a farne un uso ulte


riore, e che imprenda a trarne l'orscopo della vostra car

riera per un felice augurio. Tale favorvole occasione sa


rebbe forse stata accolta con alacrit da un astrlogo del
scolo di Dante; ma codeste illusioni sono dissipate dalla
retta ragione dei nostri tempi, ed ora fortunatamente alle
medsime alcuno pi non d fede. ll vostro orscopo dipende
da voi medsimi. Continuate a coltivare gli studi con fer
vore, arricchite le vostre menti di sempre nuove cognizioni,
invaghtevi ognora pi del vero, cerctelo con amore, di

letttevi in esso quando l'avete colto. Siate sollciti nel


compimento dei vostri doveri, come ve ne siete finora mo
strati zelanti, e la vostra felicit sar compita. Il piacere

che prova l'nimo nell'acquisto della cognizione del vero, la


dolcezza che si gusta nella coscienza d'adempire all'officio,
al quale la Providenza ci ha destinati, sono essi i soli ele
menti bastvoli a farci passare ilari e felici i giorni; e molti
io ve ne uguro di tali.

489

Note d'un viaggio di G. Osculati


nell'Amrica Meridionale.

(Continuazione. Da Buenos Ayres a S. Jago del Chili (1)).

Dopo

la dimora di due mesi a Buenos Ayres mi appresti


a partire per Mlendoza, citt posta nell'interno, a pi delle
Ande. Noleggii coll'intraprenditore della carovana al prezzo
di 70 colonnati le cavalcature, un carro, e la provisione
di carne fresca per tutto il viaggio. Incamminati lungo la

Plata ci trovammo dopo cinque miglia a Flores, ammi


rando le amene ville, e sopratutto quella del general Rosas.
Assi numerosi in quelle parti sono certi steccati, detti ma
taderos, entro cui si aduna tutto il bestiame che si vuol

macellare nella giornata. Parecchj gauchos a cavallo, con


un'asta in pugno, il cui ferro ha la forma di mezzaluna as
si tagliente, aspttano alla porta che si spinga fuori daI
cancello un egual nmero di buoi ; e ciascuno ponndosi

dietro ad uno di quei selvtici animali, e sempre correndo


a tutta carriera, gli recide coll'asta ambo i garetti; poi sal
tando a terra, lo scanna, lo scuoja, getta via la testa e le
ossa; e riposto prima il sevo e il grasso in una pelle d'a
gnello che porta tosto all'estancia, vi reca poi la carne,

che quindi si sala, o tagliata in lunghe fette si secca. Spac


ciato un branco, se ne disserra dallo steccato un altro; e la

facenda si continua per pi settimane, finch tutta quella


ragunata sia messa a macello.

Presso al ponte di Marques i campi sono ben coltivati a


cereali, tabacco, aromi e medicinali come la cetracca,

la cancialagua, la doradilla. Vi allignano, principalmente


lungo i rivi e gli stagni, due sorta di pita o loe, l'una
(1) V. questo volume a pag. 73 e 176.

490

VIAGGIO

ampia di fronde e sottile di fusto, l'altra minore di foglie,


ma di tronco pi grosso; gli Indiani trggono da entrambe
un filo di cui tssono reti, che riscono incorruttibili nell'a

qua. Solo cinque leghe fuori di Buenos Ayres succdono ben


presto ai campi le lande inculte e senz'rbori; quindi argille
rossiccie, spide di cardi con pccole foglie e acutissime

spine, non ch di visnuegas, specie di carota silvestre.


Gi nella fermata precedente si era preso a macellare due

buoi, e data ai viaggiatori la parte migliore, cio il petto,


che si dice mata-hambre, cio ammazza-fame, si era distri
buita ad ogni carrettiere una razione di due giorni, come
si suole.

Il cammino era rotto ad ogni passo dalle profonde e larghe


tane delle volpi, delle viscaccie e delle iguane. La viscaccia
se ne scava parecchie in diversi luoghi e con molte uscite, la

vorando con somma celerit. grossa quanto una lepre, con


capo pi voluminoso, occhio grande, e pelo scabro, grigio
sul dorso, e biancastro sul ventre; notturna, ma erb

vora; e la fcile sua caccia ci fu di passatempo, bench la sua


carne non sia buona. L'iguana una lacerta lunga da un
braccio a due, di color giallo verdgnolo, di pelle aspra e
scagliosa, e scorre a fior d'aqua quasi pi veloce che in
terra. Gl'Indiani colle squame della lunga sua coda si fanno
anelli alle mani e ai piedi; e nei morbi sifiltici, oltre al ci
barsi della sua carne, crdono tile farsi stivaletti della sua

pelle.
ln altri due giorni si giunse a Lucano, grossa terra al
confine del territorio, ove il governo tiene presidio. e fa pa
gar pedaggio; quindi in tre giorni al Pergamino, sovra un
pittoresco altipiano coperto di vasti pscoli e sparso di ru
scelli; ma le case sono coperte di cuoja o tessute di canna,
o di paglia legata con argilla; e gli abitanti assi miser
bili vivono interi mesi a sola carne, senza gustar pane.

Quivi si rimase due giorni per aspettare dai pscoli un'al


tra bojada, o armento, onde far la muta alle bestie che tra
vano i nostri carri.

S'entr allora nelle solitdini dette Pampas, infestate an

NELL'AMRICA MERIDIONALE

491

cora dai selvaggi Indiani. Sulla landa uliginosa sparsa di


canne e di sterpi, si vedvano scrrere molti nand o
struzzi, assi pi piccoli di quelli che aveva visti in Africa;
ma ne tentammo inutilmente la caccia, onde ci acconten

tammo di raccgliere fra l'erba le loro ova che sono assi


buone. I luoghi bassi ed esposti alle inondazioni sono sparsi
di formicaj, in forma di cmuli di terra, alti d'un metro,
e assi vicini fra loro; quivi intorno si aggira frequente l'ar
madillo, quadrpede coperto di corazza squamosa; quantunque
si nutra di formiche, la sua carne buona, e gli Indiani ne
sono assi ghiotti. La vegetazione bassa e poco variata;
il solo arbusto che si veda di quando in quando una
specie d'acacia; onde i conduttieri delle carovane non di rado
danno il foco all'erba inaridita, perch possa poi ripullulare e
porger pscolo alle bestie lungo il cammino; ed era quello
un gran passatempo anche per noi; ma se non si ha
poi cura d'arrestar la fiamma, essa si propaga di landa
in landa, fino a molte miglia lontano, divampando per pa
recchj giorni.
La fermata giornaliera si faceva sempre sul mrgine di
qualche stagno; i buoi staccati dai carri si mandvano l
beri al pscolo, custoditi da due umini a cavallo, che di

quando in quando li tenssero raccolti. Le donne dei con


duttieri andvano in cerca di legna, per far l'assado o ar
rosto alla moda loro, abbrustolando la carne aspersa solo
di poco sale ; poi tutti sedvano in giro, e presa la loro
porzione, la portvano alla bocca, e nell'addentarla ne ta
glivano coll'affilato coltello la misura d'un boccone. Al
momento della partenza peones corrvano col laccio a
prndere i buoi, li aggiogvano; e le carrette sfilvano to
sto al primo segnale degli exploradores, che precorrvano
a indicar la via. A 50 leghe dal Pergamino si guad il
Saladillo de Ruiz Diaz, in mezzo a una landa salina, ove

dalle aque stagnanti si estrae gran copia di solfato di ma


gnesia. Dopo 15 leghe, ci accampammo al tramonto del
sole, sotto il forte di Melinqu, nel quale all' annuncio

d'un numeroso stuolo di selvaggi in quelle parti, si rano

492

VIAGGIO

rifugiati tutti gli abitanti di quel villaggio; onde anche


noi ci ponemmo in difesa, schierando in quadrato i no
stri carri, presso la fortezza, e tenndoci all'erta tutta la
notte. Sgliono quei selvaggi avvicinarsi alle terre abitate
e alle carovane, lasciando a qualche distanza le donne, i
fanciulli e i cavalli, e inoltrndosi cuti a spiare le forze
del nemico e il modo di sorprnderlo, poi trnano a rag
guagliarne il Cacique ; e balzando a cavallo, armati di sole
lancie, crrono all'assalto, appiccando d'ogni parte il foco,

trucidando gli umini, e via portando coll'altra preda le


donne e i bambini. Ed era nella nostra carovana una giovi
netta, che presa gi da loro e tenuta in servit cinque anni, era
pur allora riscattata, e affidata dal governatore di Buenos Ayres al
nostro capataz, che la riconducesse a' suoi genitori a S. Luigi.
Altre volte il viaggio era cos pericoloso, che le carovane
conducvano seco una scorta di soldati e un cannone. Quei

selvaggi prtano lunghe chiome, con un cerchio di piume


di struzzo o di fiammingo; alcuni vanno al tutto nudi, al
tri si cngono i lombi col taparavo, ma alcuni prtano
corti calzoni. Il forte di Melinqu surge sopra un'altura;
assi vasto, e contiene gran nmero di celle, ma difeso
da soli quattro cannoni in cattivo stato. Il comandante ci
tenne due giorni; e voleva tenerci pi a lungo per truffarci
intanto al gioco dei dadi, ch'rano falsi, come pi tardi ci

venne raccontato da altri gi frodati prima di noi. que


sta la miserbile e brbara civilt che contende quella terra
ai selvaggi.
Molestati da sciami di formiche volanti, giungemmo con

altre venti leghe di strada al confine del territorio di Cr


dova, presso la Guardia dell'Esquina, che giace ancora entro la
giurisdizione di S. Fe. Quegli abitanti, nemici d'ogni fatica
che non si possa cmpiere a cavallo, non attndono ad altro

che alla caccia degli struzzi. Alla punta del Suce (Slice),
ch' circa 10 leghe pi oltre, v' un lcade e una do
gana, e si pu far provista di vino, d'aquavite, e di qual
che cibo, ma non di pane. Passammo una notte sulla riva
del Rio Terzero per dar lena alle bestie di guadare quella

NELL'AMRICA MERIDioNALE

495

rpida corrente; e intanto io presi una chinchilla, animale


di finissimo pelo, con una coda a forma di pennacchio; non
pi grande d'un gatto; ma quando inseguita si difende
efficacemente, aggruppndosi, e rigonfindosi, e lanciando un'

orina s ftida e stomachvole che stordisce gli umini e i


cani, in modo che ha quasi sempre il tempo di salvarsi;
gli indigeni ne fanno seccare il fgato, e lo tngono un
buon rimedio alle malattie della cute.

Passato il fiume, lasciammo la carovana, e colla scorta

d'una guida correndo di buon trotto, ci recammo a passare


una deliziosa notte a Rio Quarto, terra che ha un gover
natore e un presidio di trecento lancieri; quivi fra le
altre cortese ci fu dato un ballo, ove le signore americane

fcero sfoggio di vesti, di gioje e di pennacchi. Raggiunta


la carovana, si arriv dopo 13 leghe a Las Achiras, fila
di case sulla destra del fiume ombreggiata d' algarobi, e
difesa da un forte con cinquanta soldati. Le vicinanze sono
infestate dal puma, specie di leone pi piccolo dell'africano,
e privo di chioma, e che preso nella prima et facilmente
si ammansa; e ne vedemmo due che vagando lberi accor
rvano al richiamo del padrone, e non mostrvano spavento

alcuno allo sparo d'un fucile. Dalle Achiras si fanno otto


leghe per gingere a Pumilla, ch' nel territorio di S. Luigi,
e che i selvaggi pochi mesi prima avvano distrutta: vi rimane
una sola casa, ricinta d'alte piante, con un oratorio e un giar
dino. Si venne quindi a Portezuelo, e poscia al Moro a pi
d'un monte dello stesso nome, terra che contava gi due
mila abitanti, trucidati nel 1825 dai selvaggi Pulches e Char
ruas, che via condssero le donne e gli armenti, e vi psero il
convegno delle atroci loro spedizioni nei territorj di S. Luigi,

S. F, Crdova e Mendoza; perloch fu mestieri costruirvi


un forte, presidiato da trecento cavalli. Quella via ci cost
quattro giornate. Una furiosa grndine che ci sopraprese,
spavent a tal segno gl'indcili animali, che ci fu forza stac
carli e lasciarli andare in dirotta fuga, e rimanerci per pi

di due ore accovacciati entro le carrette, alcune delle quali


VoL, vii.

33

494

VlAGG10

vnnero rovesciate dal trbine. Cos si festeggi da noi il


Natale.

Il domani si and inanzi in marcia serrata, poich si


bbero avvisi di percolo, e gli exploradores ci precorrvano
muniti di lunghi cannocchiali, per discoprire se da lontano
si levasse alcun polvero. Si giunse per tranquillamente al

colle dei Loros, dove in fatti prendemmo molti papagalli


di color ceruleo cupo, con lunga coda, i quali fanno i nidi
entro la rupe, perforndola tortuosamente e con molto la
voro; trovammo assi saporita la carne dei pccoli. Intanto,
lungo uno stagno ci vnnero vedute le recenti orme d'uno

stuolo di cavalli; onde per tema d'un notturno assalto, si


dispsero i carri in quadrato, legndoli saldamente fra loro, te
nendo raccolti gli animali, e non accendendo fochi o lumi
che potssero segnalarci ai selvaggi.
La sera seguente si giunse al Rio Quinto, le cui rive
rano sparse di tugurj e di ranchos derelitti. Al primo al
bore del giorno fummo desti dalle grida dei nostri esplo
ratori, che avvano scorto uno stuolo di selvaggi crrere alla
nostra volta. Appena vi fu tempo di ritrarre la nostra man
dra tra la riva del fiume e il semicerchio dei carri, e di

far raccgliere in questi le donne dei conduttieri, esortn


dole a starsi tranquille, e se i cavalli nemici si accostssero

e facssero vista di saltare i ripari, contrapor loro le pic


che e i pngoli de'buoi. In un momento i brbari frono
a tiro di fucile; un Inglese, gi capitano presso la compa
gnia delle Indie, prese a dirigere la nostra difesa. I nemici
rano numerosi, tutti a cavallo, nudi i pi, e con lunga
chioma, armati di smisurate lance, di bolas, di lazos, e di

bastoni con cspidi di ferro; e dietro loro era una turba


di donne colle tende e coi fanciulli. Comincirono l'assalto

con grandi ululati, e ribattendo la voce colla palma del


l'una mano, mentre coll'altra scotvano la lancia; ma noi,

tranquilli al posto, lascitili ben avvicinare, cominciammo


il foco, che tosto li volse in fuga. I pi audaci per tor

nrono di galoppo, avventndoci parecchie bolas con fu

NELL'AMRICA MERIDIoNALE

495

scelli di paglia accesa e unta di sevo e pece, per incendiare


i carri. Intanto noi, visto che non avvano armi da foco, ci

tenevamo sicuri, anzi imitavamo le loro grida e i gesti mi


nacciosi; sicch, mostrando di lasciare omai l'impresa se
ne androno dalla parte opposta a quella onde noi dove
vamo incamminarci. Mandammo dietro loro alcuni esploratori,
ma tenndoci pur sempre nella nostra posizione, e appena

dando agio ai cavalli d'abbeverarsi e pascolare all'intorno.


E in fatti l'orda nemica poco di poi ricomparve,trucid uno
degli esploratori, e posto il foco all'erba e agli arbusti, si
ritrasse ad aspettare che le fiamme ci avssero snidati. Spi
rava un vento gagliardo, onde fu mestieri che alcuni di noi
con grave pericolo si spingssero fuori, a recidere e sgom

brare l'erba a pi dei carri. Apparve allora da lontano un'


altra turma di cavalli che noi credemmo un'altra orda di

nemici; ma vedendo questi mttersi in precipitosa fuga, ci


accrsimo ch'era una squadra di lancieri, i quali lungo
quelle solitdini tenvano dietro alle mosse dei selvaggi. Il
comandante venuto a noi, e scambiate alcune parole, torn

a perseguirli. Noi ci ponemmo di nuovo in cammino; ma


prima si diede sepoltura al pvero peone che i brbari
avvano ucciso, e che trovammo nudo e scalpellato, vale a

dire, che gli avvano divelto i capelli in uno colla cute


della testa. Posta una croce su la sua fossa, pochi passi di
scosto appiccammo per la gola ad un rbore i due cad
veri di selvaggi ch'rano rimasti sul terreno; l'uno dei quali
era di givine non deforme, ma l'altro aveva un rrido
ceffo; il lungo suo crine, nero ed ispido, era legato con uno
spago.

Su la destravedevamo intanto le giogaje dei monti che dal


Moro si continuvano fino alla punta di S. Luigi, e cam
minando sollecitamente anche la notte, toccammo quella
citt la mattina del 29. Accrsero in folla gli abitanti, con

gratulndosi di vederci salvi dai brbari, i quali avvano in


quei giorni trucidata un'intera carovana, e assaltata anche
quella terra. Perloch il governatore aveva spedito in no

stro soccorso 150 lancieri, proveduti di carabine e di buoni

496

VIAGGIO

cavalli; e aveva commesso loro di fucilare sul campo quanti


brbari potssero prndere, non risparmiando n donne, n
fanciulli.

S. Luigi, terra assi considervole, giace a pi d'un monte,


duecento venti leghe lungi da Buenos Ayres, in una vasta
e frtile pianura. Gli umini stanno al tutto oziosi, lasciando
tutte le cure domstiche e campestri alle donne, le quali
tssono anco, coperte e stoffe per mantelli, e vndono nelle
vie frutti, pollame, dolci e altri cibi all'uso del paese; sono
ben fatte di corpo, ma brutte di viso. Quivi sono diverse stirpi,
come nell'Argentina; pochi sono i veri chapetones o Spa
gnoli puri ; i pi sono mesticci, cio indiani di padre o di
madre, e sono di colore olivastro; molti sono zampos o

chinos, misti d'indiano e di negro; ma tutti prlano spa


gnolo, e pochi intndono le lingue dei Pampas e Charruas.
Le vie sono spaziose, ma non selciate; e le case sono co
perte per lo pi di paglia o di cuoja; ma vi sono bells
simi orti e giardini, adorni di viti, melagrani e fichi e al
tri rbori fruttiferi. V' una bella caserma, edificata sotto il

dominio spagnolo, dove molti soldati di quella nazione f


rono trucidati nell'insurrezione delle colonie americane.

In quel territorio gli sini tornati a stato selvaggio si


moltiplicrono talmente, che alcuni Francesi, vedendo che gli
abitanti non si curvano di farne caccia, ne ottnnero dal

governo la privativa; dapprima si accontentrono di trarne


con lucro gi grande le pelli e il sevo; poi stipulrono col go
verno di Bolivia di fornirne in un dato tempo parecchie mi

gliaja al prezzo di dieci pezzi duri per capo. Il che visto,


il governo dell'Argentina ritolse loro la privativa, e fece
quella vndita per suo conto. La caccia era assi fcile e

di poca spesa; si cingvano di steccato gli stagni ove gli


sini rano soliti ad abbeverarsi; e appena vi rano entrati,
alcuni umini nascosti ne chiudvano l'ingresso; e prsili col

lazo, destinvano alla vndita i pi givani, e facvano ma


cello degli altri.
ll governatore ci fece assi bella accoglienza, e si stu
di in ogni maniera di trattenerci col , lodndoci l'in

NELL'AMRICA MERIDIoNALE

497

dole degli abitanti, la fertilit delle pianure, e le mi


niere d'oro che trvansi sei leghe discosto, e mostrn

doci l'oro in polve e in grani raccolto pochi giorni prima


da quelle donne; ci offerse la sua assistenza e la prote
zione del governo, e anche i mezzi per intraprndere lo
scavo delle miniere ; ma noi ci scusammo, ringrazindolo e
assicurndolo che non eravamo assaggiatori, n tampoco co
noscitori di minerali.

Cessato al di l di S. Luigi il pericolo dei selvaggi,


annojati del lento passo di carovana, divisammo io ed altri
europi di prender la posta, portando con noi quel meno
che si poteva di vesti e di provigioni, e lasciando le altre
cose al capataz. La carovana intanto s'avvi; e il giorno
seguente ritornrono i lancieri nostri salvatori, traendo seco
molti cavalli con lance e piume ed altri ornamenti. Av
vano ucciso molti brbari; ma la vittoria costava parecchj
morti e feriti; e al vedere alcuni di quei soldati in se
gno di trionfo portarsi intorno una collana di nasi, lingue,
orecchie e altre membra, anco di donne e di fanciulli, ci

prvero pi brutali dei selvaggi stessi, i quali, non foss'altro, per


mostrare le prove della vittoria, risprmiano quelle dboli
creature. Nondimeno in gratitdine dell'ottenuto salvamento,
si fece dono ai soldati di tre doppie di Spagna, e la mer
cede sarebbe stata maggiore, se la carovana non fosse gi
partita.

Il 2 gennajo, scortati da una guida e due postiglioni e


proveduti di cavalli da ricambio, lasciammo S. Luigi; e fa
cendo una sola posata di tre ore alla posta della Represa,
fummo la sera stessa al Desaguadero, luogo ameno in riva
ad uno stagno, ricinto di frondosi algarobi, fra i quali svo
lazzava un nembo d'augelli. Fra le varie maniere dei loro

nidi mi parve pi mirbile quella dell'augellino detto dagli In


diani pi-pi; aveva quasi due metri di giro, tessuto d'erbe,
ramoscelli e spine, e aperto solo al di sopra con un angu
sto e tortuoso orificio, che lo rende inaccessbile agli au

gelli rapaci e alle serpi. Si prese sbito ad arrostire su le


brage una lista di carne secca, che avevamo divisa fra noi

498
in

VIAGGIO

porzioni eguali, riponndola, all'uso di col, tra la sella

e il dorso del cavallo per macerarla col calore e col moto.


La qual cucinatura, quantunque ci paresse a prima giunta
assi nauseosa, pure la sola che risparmj il perditempo
che altrimenti si avrebbe di macerare nell'aqua la carne
SeC.Ca.,

C'internammo allora fra dense selve, i cui sentieri rano

spesso attraversati da enormi tronchi abbattuti dai trbini;


pi volte smarrimmo la via; e in fine col dbole favor della
luna, non senza difficolt, n senza molte graffiature, potemmo
ridurci fuori di quell'intricato labirinto, e gingere al Be
vedero, poco discosto da un lago salso, che ha un circito
di 15 miglia, e fornisce molto sale a Crdova, Mendoza e
S. Luigi.
Riposati i cavalli, attraversammo colline ingombre d'una
terra nerastra e folte d'arbusti, poi molte gore pantanose
ove ad ogni tratto si affondava, sicch solo a mezzanotte
potemmo trarci a luogo di riposo, rifiniti dalla fatica u
mini e cavalli. ll resto della notte si pass in riva al fiume
in un tugurio, i cui pacifici abitatori ci ristorrono con
latte agro e ova di struzzo, lascindoci poi dormire sui loro
catre, che sono cuoja sospese pei quattro ngoli con funi
celle ai pali della capanna. Al mattino, bench ci sentissimo
pi stanchi e rotti che non al momento dell'arrivo, si ripre
se il cammino. Il tragitto delle merci si suol fare con una
zttera di botti collegate con tvole, ma tale specie di porto
trvasi per sul cammino che vien percorso dalle carovane, ed
a due leghe pi in alto dove noi la guadammo; io volli provar
mi a passare il fiume entro una balsa, ch' un cuojo gal
leggiante i cui quattro capi, raccolti con una fune, frmano
una specie di barca quadra. Prima che sia messa in aqua,
il viaggiatore vi si assetta dentro colle poche sue robe;
poi un indiano nuotatore si getta nel fiume trandosela die
tro; ma prima d'ingolfarsi nell'onde impetuose, la fa bar
collare pi volte da una parte all'altra, per assicurarsi che
il crico sia posto in buon equilibrio. Gi trovndomi ben
addentro, seduto sulla mia valigia, io stava tranquillamente

NELL'AMRicA MERIDIoNALE

499

mirando quelli tra i miei compagni che avvano preferito


di gettarsi nel fiume a nuoto, quando un tronco trascinato

dalle aque, urtando d'improviso nella balsa, mi rovesci


nella corrente. Non essndomi avvisto della cagione, mi
credi su quell'istante vittima d'un'insidia, perch l'Indiano

non curando d'ajutarmi, continu il rpido suo nuoto, cre


dendo forse che pi importasse il salvarmi la valigia; e
lasci ch'io me ne uscissi da me nuotando, bench nel bel

mezzo al fiume, e impacciato dagli biti e dai lunghi sproni


a rotella.

Sellati di nuovo i cavalli, si fece una prima corsa di otto


leghe fino a Coral de Cuero, casale gi distrutto dagli In
diani nel 1828; poi uma seconda d'altretante leghe fino alla
Dormida del Negro. Quivi ristorndoci per qualche ora, ve
demmo il sole tramontare dietro la cresta delle famose Cor

diliere, che surgvano alla distanza di trenta leghe; poi con


tinuata ancora la via fino a mezzanotte, riposammo a Colo

corto, facndoci letto colle gualdrappe dei cavalli e guanciale


colle selle.

Il 4 si cavalc per dieci leghe in una bella pianura, fino


a Las Catitas; poi altretante fino a Villa Nueva, ove, quan

tunque a notte tarda, fummo condutti a ricevere l'ospitalit


d'un dovizioso signore, il quale al mattino ricus di ric
vere alcun compenso, dimandndoci se in Europa per av
ventura non vi fosse il costume di fare smile accoglienza
ai forestieri. Non osammo disingannarlo, per non recare pre
giudizio a quelli che fssero quivi giunti dopo di noi; ma
quando il dabbene uomo ci preg di scrivere il nostro nome

sopra un gran libraccio ch' egli aveva, e trovammo che i


nostri antecessori vi si rano indicati tutti con ttoli pom
posi, ci parve meglio tenerlo consolato, e seguire il loro esem

pio. Onde non appena ebbe egli letto le sonore qualifiche


da noi assunte, che mise sossopra schiavi e villani, per darciuna
buona collazione, anzi, come suol farsi col coi grandi spiti,

volle lavarci di sua mano i piedi. E v' in quelle parti un


altro uso d'ospitalit; ed che le donne della famiglia nt
tano di propria mano il capo ai viaggiatori, e lo fanno con

500

VIAGGIO

una destrezza tale, che ben mostra il frequente esercizio


dello spidocchiare, e l'opportunit quivi di quell'usanza. Si
prese congedo, colla promessa di far conscere a tutta l'Eu

ropa come si prtichi dagli Americani l'ospitalit; il qual


caso per non pu avverarsi di frequente in quel remoto

luogo, troppo lungi dalla consueta strada, che passa per


Crdova.

Di l si pervenne a Barriales, attraverso a vaste praterie


ricinte di bellissimi pioppi, e a campagne seminate d'orzo
e frumento, e sparse di casolari e di vigneti. Varcato un grosso
torrente, e oltrepassata la posta di Rodeo de Chacon, si
trova una serie di bellissimi orti, irrigati da lmpidi rivi, fino
all'ingresso della citt di Mendoza, ove sull'imbrunire della
sera fin la lunga e faticosa nostra cavalcata, che omi
compieva le ottanta leghe, a contare da S. Luigi.
Quella notte si dov por mano alla nostra speziera port
tile, perch uno dei nostri, a poche miglia della citt, era
stato colto da un ardente febre; ma con un buon sudor

fero si trovava gi bene alla mattina;e allora si prese alloggio


nella casa del sig. Parodi, negoziante genovese, col stabi

lito da pi anni. E mentre si aspettava l'arrivo della caro


vana, ci venvano ogni giorno nuovi inviti dalle pi dovi

ziose famiglie, che ci festeggivano come amici antichi, e


mandvano ogni mattina schiavi e servi ad aver nuove della no
stra salute. Le signore mendozine c'invivano panieri di frutta,
confetti, mazzi di fiori, e inviti ai loro balli; le quali cor
tese si fanno a tutti gli Europi che pssano per col,

come per certo non si usa pi da gran pezza nel nostro


mondo antico. Si fcero anche varie cavalcate, e caccie, e

gite ai vicini bagni del Borbollon.


Mendoza lontana da Buenos Ayres pi di 500 leghe,

e ve ne ha quasi 80 altre per gingere a S. Jago nel Chli.


Giace in clima temperato e salubre in una ridente pianura
alle falde delle Ande; divisa quasi per mezzo da un ca
nale detto Sanjon, che si deriva dal fiume Colorado; non
molto vasta, e conta solo 16 mila nime, gran parte della

qual popolazione vive in un sobborgo. Le case hanno un

NELL'AmRucA MERIDIoNALE
50
sol piano con terrazzo; le vie sono belle, spaziose e sel
ciate; le pi frequenti son quelle di S. Domingo e della
Patria; la piazza un ampio quadrato. Il passeggio un
bellissimo viale di pioppi, lungo un miglio, e adorno d'un
obelisco, fra due limpidi ruscelli, in mezzo a belle pratere
da cui si gode la magnifica vista delle Ande. Le donne sono
di bella statura, ma la pi parte deformate dal gozzo, che
si attribuisce alle aque che scndono dagli alti monti.
Nel 1824 il commercio era assi flrido tanto verso l'o

riente e l'Argentina, dove si esportvano molte pelli, quanto


verso l'occidente e il Chli, dove a dorso di muli si porta
molto olio, vino e zibibo; ma la guerra aveva recato molti
danni. Quindi i viveri rano a vilssimo prezzo; e pi ancora
gli alloggi, poich molte case vedvansi serrate per ssere
proscritti o, suli i padroni. L'vido e feroce general Quiroga
aveva imposto enormi contribuzioni, mettendo a morte le fa
miglie renitenti, senza riguardo di sesso o d'et; e godeva
dal suo terrazzo lo spettcolo dei supplicj, fumando tran

quillamente il suo sigarillo. Ma quando egli ebbe la teme


rit d'incamminarsi per sedare un'insurrezione nel Tucuman,
viaggiando col suo satllite Ortiz, e colla sola scorta di
6 soldati, fu assalito presso Sinsacate da una partita di 24
umini mascherati, il cui capo lo trafisse con una lancia en
tro la sua stessa carrozza, e fece trucidare tutti quelli che lo
accompagnvano, tranne uno dei postiglioni che per caso
scamp. Si trovrono sul luogo gli ndici cadveri con tutte
le robe intatte; il teschio di Quiroga era confitto a un palo.
ll nmero e la qualit delle persone che vnnero per questo
arrestate poi in Crdova, Mendoza e Buenos Ayres fcero

argomentare che quella fosse una vendetta premeditata da


molti.

Volendo noi varcare la Cordiliera delle Ande, ci accor

dammo con un arriero di mule di dargli otto pezzi duri


per ogni mula da crico o da sella, perch ci conducesse
fino a S. Jago; e comperate le provigioni necessarie, si co
minci la spedizione il 10 gennajo , che col equivale al
nostro luglio, appena che si ebbe avviso che sul giogo ne

502

VIAGGIO

voso delle Ande rano aperte ambo le strade. L'una di


esse, e la pi breve e pi ardua, si chiama del Porton; e
non praticbile se non in febrajo e marzo, che quanto
dice presso di noi in agosto e settembre. L'altra, detta di
Hups , lunga il doppio , e si attraversa anche in gen

najo. Ma nella maggior parte dell'anno alte nevi ingmbrano


i passi, e molti corrieri vi lsciano la vita o pel freddo, o
nelle vallanghe e nei precipizj.
Colla scorta di tre guide, cominciammo il viaggio; e
a mezzodi gi eravamo alle falde dei monti ; il caldo era

grande, e non v'era aqua da dissetarsi. Alla prima salita


trovammo un misero casolare, gli abitanti del quale stvano
mietendo un po' d' orzo; una gente frugalissima che

vive quasi solo di macha, specie di polenta che si fa con


grano turco, prima abbrustolato, poi sfarinato, e senza con
dimento veruno. In viaggio prtano seco un sacchetto di
codesta farina, apprestndola in piccola quantit di volta in
volta, qualora pssino a canto a qualche rivo; n sano
altra bevanda che l'aqua. Intorno ai loro tugurj tngono
talora polli ed agnelli; ma li hanno in tanta affezione,
che di rado si lsciano indurre a vnderli o mangiarli.
Visitata una fonte solforosa, calda a 62 centigradi, si
fece alto verso il tramonto entro un vallone, che ci parve
meno esposto alla violenza del vento. Ma il ' nostro ri

poso venne interrotto da un fiero temporale; fummo ap


pena in tempo a coprirci la persona colle lunghe pelli, che
a tal uopo si prtano in quel viaggio; e a porre sotto alle
petacche, o valigie, alcuni sassi, perch l'aqua potesse scr
rervi per di sotto senza trascinarle via, riparando poi le va
ligie coi materassi. Alla mattina si perdette pi di due ore

a radunar le mule, che si rano disperse per la valle in


cerca di pscolo. L' arriero che deve varcare le Ande, ponndosi in via
sulle prime ore del mattino, cammina a passo di carovana
tutto il giorno; e solo quando il caldo sia soverchio, o i
luoghi sano molto scabrosi, fa una fermata di due ore. Il

viaggio notturno pericoloso; e perci sull'imbrunire egli

NELL'AMRicA MERIDIONALE

505

s'arresta nel luogo che sembra il meno inopportuno al p


scolo delle mule; le quali si lsciano vagare scriche e l
bere, ma di raro si discstano, seguendo la iegua, o cavalla,
(equa), che con una campanella al collo accompagna sempre
ogni comitiva di mule.
Dopo aver camminato per mezzo a dirupi e burroni af
fatto nudi, ci riposammo alquanto sul giogo d'un monte,
accanto a un lavadero, ove alcuni Indiani erano intenti a
lavar la terra che avvano cavato da una miniera d'oro.

Portvano la terra entro un paniere, e la gettvano entro una


buca scavata in un ruscello, rimestando di continuo affin

ch l'aqua corrente portasse via tutto il fango, e divenisse


limpida, lasciando sul fondo le pietre, l'arena e l'oro ; poi
disviando l'aqua, dirompvano con una mazza assi minu
tamente le pietre e l'arena, per lavarle di nuovo, finch
rimanssero solo i grani e le paglie d'oro. Si trvano lungo
la via frequenti le vestigia del lavoro, e si vede sconvolto
qua e l il terreno. La miniera d'argento che si trova nella

volta d'Upsallata la pi copiosa del Cuyo.


Scendendo per un'erta pendice quel monte, ci trovammo a
fronte l'alta cresta della Cordiliera, che percorre pel lungo
tutta l'Amrica Meridionale dall'istmo di Panam fino allo

stretto di Magellano; e che anche dove passa sotto la zona


trrida coperta di perpetuo ghiaccio. Alla sera, giunti al
resguardo o dogana di Hups, bbimo la cura di mttere in
migliore assetto i crichi, e ferrar di nuovo le mule. L'i
spettore intanto non voleva lasciarci passare inanzi, se oltre
al passaporto non presentavamo anche la licenza d'armi del
governatore di Mendoza. Ma noi non volendo aspettare in
quell'rrido luogo l'arrivo d'una licenza, e ben vedendo

ch'era quello un pretesto per usurparci le nostre armi, ap


profittammo della superiorit delle nostre forze su quelle de'

suoi due soldati e dei pochi stradajuoli che aveva radunati;


e dopo una viva contesa, a suo dispetto passammo avanti.

Si cominci quella lunga giornata anzi tempo e a lume di


luna; prima si guad un fiume ; poi un largo piano; allo
spuntar del sole si entr nell'ensenada o avvallamento che

504

VIAGGIo

s'interna nella montagna fra rupi accavallate e strane; gi


ci pareva d'ssere in un altro clima; guadammo coll'aqua
fin sovra al petto un precipitoso torrente, che avvolgeva
tronchi e sassi. Nel guadare siffatte aque, l'arriero ha per
uso d'andar inanzi, e col lazo in mano stare attento, che

le mule, nel passare che fanno ad una ad una, non incim


pino o vngano trascinate dalla corrente,; il qual caso di
rado avviene; e fa meraviglia il vedere quanto cute s'inl
trino quelle bestie, assicurndosi bene dall'un piede prima
di mover l'altro; sicch n la voce, n lo sprone vale ad
affrettarle al passo, ed miglior consiglio lasciarle andare a
loro talento e a briglia sciolta. La tortuosa via varca tre
volte quel torrente, le cui sabbie sono sparse di paglie d'oro;
e altri assi se ne incntrano che scndono precipitosi dai
sovraposti ghiacciaj. Il sentiero appena segnato in mezzo
ad una pvera vegetazione, in cui notammo alcune mimose,
molti cacti e altre piante crasse, quell'indigo selvtico con
cui gli Indiani tingono la tela, nonch un arbusto resinoso
chiamato tola, nico legno da foco che quivi si trovi; f
cile ad estirparsi, e arde benissimo, ma con odore spiac
vole; grosso quasi un piede e alto quattro, con rami ver
ticali, assi fitti, e fogliuzze strette di colore argentato, che
rammntano forse quelle dell'olivo. Col non si vede augello
alcuno se non talora un falco. Quando fummo giunti al
l'ardua gola de los Patos, cio dell'nitre, ch' una cornice
scavata a mezzo il monte, non pi larga d'un metro, assi
ruinosa e inclinata verso il precipizio, e interrotta da rupi
sporgenti, contro le quali le mule non potvano urtare colle
loro some senza venir rovesciate nel torrente che rumoreg
gia nell'imo abisso, gli arrieros dovttero, giusta i patti,
trasportare a mano le nostre valigie. A inctere sgomento
ai passaggieri contribuscono non poco le molte croci che
attstano le accadute sventure. Noi quantunque accertati dai
conduttieri ch'era pi sicuro tragittarvi a cavallo, passammo

a pi nudo. I mulattieri ponvano delle pietre lungo la rupe


per costrngere le mule a tenersi sull'estremo orlo del pre
cipizio, e non urtare colle some nella rupe. Era mirbile a

NELL'AMRicA MERIDIoNALE

505

vedere come quelle bestie non appena sentivano che aveva


tocco la parete del monte si arrestvano, poi piegndosi
alquanto all'infuori, e quasi sospese sul precipizio, girvano
con tutta calma e circospezione intorno al masso sporgente.

Ad ogni tratto si affaccivano salite e discese a rompicollo; e


fa stupore come quei due vastissimi e doviziosi Stati dell'Ar
gentina e del Chili non bbiano mai fatto nulla per tgliere

o diminuire quei pericoli, quando si valutato che colla


spesa di cinquanta mila colonnati si potrebbe rndere quella
via molto agvole , non solo nei mesi estivi di gennajo,
marzo e febrajo , ma per lo meno anche negli autunnali.
Al di l della gola, ammirammo una sublime cascata d'a

que. Quivi si comincia a vedere quel malfico arbusto detto


romerillo, il quale in poche ore cagiona la morte alle mule
che costrette dalla fame talora se ne pscono; quindi i mu
lattieri non si frmano nei luoghi ove hanno sospetto di
quella pianta; oppure vi tngono legate le mule, e vanno
a scgliere qu e l gli altri erbaggi, aggiungndovi po
che fave o carrubbe che prtano seco. Il romerillo vgeta
per mazzi entro le fessure e presso le aque stagnanti, avendo
l'aspetto di giunco, di poca altezza e con rami ritorti. In
un altro passo assi pericoloso, una mula che per incuria
del conduttiero era rimasa indietro, crica delle robe di due
operaj tedeschi, venendo in fretta a raggingere la comitiva,
urt nella rupe, e precipit nel fatale abisso. Tutti gli al
tri viaggiatori si prestrono a soccrrere di viveri e di vesti
menta i due operaj, che gi molto pveri, si recvano al Chli
in cerca di lavoro e di pane. Tutta quella strada squl
lida e triste; non vi s'incontra nima viva; e qu e l
croci; e nei burroni carcami di mule, a cui, quando esuste
dalla fatica per gonfiezza delle gambe non pssono pi
camminare, il mulattiere strappa i ferri, abbandonndole a
morir di fame. La notte fu assi rgida, un vento polare che

soffiava impetuoso dall'ustro, e ci perseguitava nel fondo della


cupa valle, anche dietro i pi enormi macigni, ci toglieva il
riposo, e ci faceva bttere i denti. All'intorno giciono molte
pietre vulcniche, che hanno assi bizzarre forme.

506

VIAGG10

Anche al dimani il tempo era trbido, e la via faticosa e


trista; era un sguito di ripide gradinate, ora in ascesa ora
in discesa, ora in un suolo limaccioso, ora nel vivo sasso,

in cui si vedvano praticate qu e l alcune buche, affinch


le mule potssero puntarvi il piede, col pericolo poi di stor

piarsi nel ritrarlo. ln fine, costeggiando e guadando un r


pido torrente, si giunse ad un ricvero fatto gi costruire
dagli antichi Incas, quando bbero conquistato il Cuyo, e
ristaurato poi sotto il dominio spagnolo, affinch i viandanti
costretti talora ad aspettar due o tre giorni che il torrente
divenga guadbile, potssero ripararvi dalle nevi; ma non sono
custodite da nessuno. Quivi si vide qualche stuolo di guanaci e
di vigugne, ma sparrono al primo colpo di fucile; sono s gli
uni che le altre smili ad un dino, ma le seconde assi

pi piccole e portatrici di lane pi fine, e si fanno dom


stiche al pari del lama, che quivi si adpera nei trasporti,
mssime intorno alle miniere.

All'alba del 15, varcammo altri gioghi, sostando qualche

tempo in due case di rifugio, esposti a impetuosi venti


che da punti sempre diversi, ma con violenza sempre
eguale sprano per quelle gole. Quivi si cominci a far uso
d'aquavite, e d'aglio e cipolle, col che suppngono di po

tersi preservare dagli effetti dell'aria rarefatta per l'altezza,


quali sono le vertigini e gli sbocchi di sangue. Giunti alla
pi eccelsa cresta, la trovammo tutta coperta di neve no
vella, che continuava a venire in larghi fiocchi; onde per
cucinare poca carne secca e poco riso, ci fu mestieri em
pire la pntola di neve. Ad ogni passo il freddo si faceva
pi intenso, la strada pi scoscesa, e le mule ad ogni mo
mento stramazzvano o s'affondvano nei profondi ammassi

di neve che il vento precipitava dall'ate vette. In sei ore


fummo al sommo giogo; quivi era necesro ricomporre i c
richi, per preparare le mule alla discesa, ma il freddo era
maggiore che non vi si fosse provato da dieci anni, e cosi
spro, cle i mulattieri senza il nostro ajuto non avvano
orza di prndere le valigie. Avevamo le gambe tanto inti

rizzite che non potevamo n camminare a piedi, n tenerci

NELL'AMRicA MERidioNALE

307

in sella; e ad alcuni si vedvano le labbra screpolate


dal vento dar sangue; n all'intorno scorgvasi un solo

sterpo per fare un po' di foco. Eppure tutti quegli stenti mi


prvero ben compensati dalla maestosa vista di quelle alpi
sublimi che ammantate di perpetuo gelo torreggivano sopra
le fosche nubi, mentre per le cupe valli s'udivano frmere
le tormente e le vallanghe. La discesa cost quattro ore ;
giunte ai pi scabrosi passi, le mule s'arrestvano da s;

allora i mulattieri le conducvano a mano sin al principio


del piano inclinato; le facvano puntare i piedi anteriori,

quindi i posteriori, poi lasciata la briglia, e dando al


l'animale un lieve urto ed animndolo con un alto grido,

lo spingvano gi per la costa a sdrucciolone, con una ve


locit da inctere sgomento al pi intrpido cavalcatore. Le
bestie stesse mostrvano il loro terrore, tremando e sbuf

fando ; eppure si dirigvano con somma sagacit, seguendo


la traccia precisa, e anche le sbite tortuosit; onde noi
vedndole criche e temendo di vederle ad ogni istante an
dar perdute nei precipizj, sentivamo tanto contento quando
vedevamo superato il pericolo, che non potevamo tenerci

dall' accarezzarle. A notte, dopo quattrdici ore di ardua


traversata, giunti omi nella valle, liberi dal vento e dalla
neve, confortati da un ere meno algente , ci addormen
tammo involti nei nostri mantelli; ed era gi surto il sole,
quando ci riscssero le guide dei conduttori che radunvano
i somieri.

Il tempo sereno e la repentina dolcezza dell'ere, la vista


di bellissimi fiori e d'rbori frondosi, sparse in tutti una
sbita ilarit ; sentivamo quasi orgoglio d'essere stati i primi

in quell'anno a tentare il passaggio delle Ande. Pi volte in


tanto vedemmo rotear nell'alto ere il condoro, il pi grande
e poderoso dei volanti ; e mi riesc d'ucciderne uno che
si era posato sopra il carcame d'un animale, e che porti
meco in Europa, e ora si conserva nel muso di Pavia. Il
sarcoramphus condor bita le pi algenti e inaccesse regioni

della Cordiliera, ponendo il suo nido nelle nude rupi, e sol


levndosi a volo fino a quattromila metri d'altezza; divora i

508

VIAGGIO

eadveri, satollndosi a tale da non aver pi forza di vo

lare, ma resiste poi per un intero mese all'inedia. Spinto dalla


fame assale anche il guanaco delle Ande, anzi scende talvolta

al piano, ove radunndosi quattro o cinque insieme, e radendo


a volo la terra, accrchiano una pcora, l'attrrano, le spzzano

il cranio, la sbrnano, e via ne prtano le lcere membra; per


loch gli indigeni fanno mirbili racconti intorno a questo
temuto animale. I Guassos ne fanno la caccia, non tanto

per difesa dei loro armenti, quanto per l'opinione che il


cuore del condoro, strappato quando ancora palpitante, sec
cato al sole e poi ridutto in polve, sia rimedio efficace nelle

malattie nervose. ll maschio quando apre le ale, ccupa uno


spazio di quattro metri, ma la sua lunghezza all'incirca
d'un terzo; le ova sono grosse pi d'un decmetro ; la cre
sta carnosa, e intagliata a scacchi.
Passata la notte in una selvetta d'algarobi , si segu sul
mattino la riva d'un fiume ombreggiato di prugni silve
stri, fino a Paal de Hornillos, frontiera e dogana del Chili.
Il sig. Cazene commissario ci accolse con tutta cortesa, anzi
ci trattenne a gratito pranzo, che dopo la soffega penuria

ci torn tanto pi grato. Quivi si cominci a vedere bei


campi di frumento, orti coltivati a melloni e pasteche, e
frequenti casali; a Villa Nueva di S. Rosa de los Andes,
capoluogo della provincia di Aconcagua, potemmo finalmente
avere una notte agiata, e svestirci per la prima volta. Quivi

la nostra comitiva si divise; i pi si rivlsero al porto di


Valparaiso, ed io con due altri segui la via per S. Jago.
Dopo ddici leghe si trova Mayp, che giace al pi d'un
vulcano dello stesso nome, e rammenta una sanguinosa bat

taglia, quivi perduta nel 5 aprile 1818 dagli Spagnoli, che


frono poi pienamente sconfitti a Chacabuco da diecimila
Chiliani, comandati dal generale Saint-Martin, che proclam
l'indipendenza di quel regno. Dall'alto di quei monti am
miravamo la deliziosa vista delle valli erbose, corse da

frequenti rivi , quando fummo raggiunti da due cavalieri;


ma tosto ci si palesrono per due signore, che travestite
e all' insaputa dei mariti si recvano alla citt, nelle vici

NELL'AMIRICA MERIDIoNALE

50)

manze della quale ci lascirono, dopo averci fatto bella


compagnia per sette miglia. Giunto in citt, alloggii presso
il sig. Tagle, facoltoso abitante, al quale era raccomandato.
S. Jago, capitale della vasta repblica del Chili, giace in
un' amena pianura lunga ben venti leghe, e percorsa dal

fiume Mapoco e dal suo influente Mayp, che scndono am


bide dalle Ande. vasta, e non murata, ed divisa in
quadre o sole da vie diritte , ampie , solcate nel mezzo
da un ruscello, ma ben selciate. Le case sono belle, ma
d'un sol piano, e molte frono fatte di legno per difesa

contro i terremoti. Tra le molte piazze la principale quella


de las Armas, adorna d'una bella fontana, e cinta intorno

dal Duomo che tutto di pietra, dal palazzo vescovile, dal


cabildo o palazzo di governo, e da due prtici con belle
botteghe. Gli altri migliori edificj sono due caserme ch'rano
gi due conventi, il Consolato generale, e la Zecca o Casa de
Moneda che cost un milione e mezzo di colonnati, ed

la pi bella nell'Amrica meridionale. ll camposanto assi


vasto, ed ha una capella ed una cmera anatmica, cinto
d'alte mura, e ciascuna parochia e confratrnita vi ha la sua
divisione, chiusa con cancelli di ferro ; vi sono alcuni mo

numenti distinti, e adorni di cipressi, slici e fiori. Un sun


tuoso ponte di tre archi divide la citt dal sobborgo della
Ricoleta, ed offre un meraviglioso prospetto della gran Cor
diliera, dell'ubertosa pianura, dei dilettosi giardini, e della
citt stessa, la quale dmina l'ameno paese colle alte torri
de' suoi templi, e colla bellissima fortezza posta sul colle
di S. Luca , su cui svntola la bandiera dello Stato. Vi

sono due pblici giardini, l'uno frequentato d'estate anche


da carrozze e cavalli; l'altro pi frequentato d'inverno, e
in riva al Mapoco, sovra un rgine detto Tajamar, e largo
quattro metri, sul quale non solo si passeggia, ma le signore
stese sopra tapeti pssano molte ore, fumando, o sorbendo
il mate.

La popolazione di S. Jago contava allora da 65 a 70


mila abitanti, tra i quali non v'rano pi schiavi. Vi si rano
istituiti alcuni collegj d'educazione, diverse scuole, un'uni
Vol. viu.

34

510

VIAGGIO

versit, una librera, un muso sotto la direzione del mar


chese Ouidrogo, diversi luoghi di lettura e dieci giornali.
Le chiese sono molte; e sopravvono ancora molti conventi
di frati e di mnache. I costumi sono ancora assi corrotti,

e le donne attndono solo a passatempi, come il gioco dei


dadi e la cavallerizza ; e spesso si vdono vestite da uomo,

colle pistole alla cintura e col cigarillo alla bocca, cavalcare


in numerosa brigata con molta destrezza e audacia. Hanno

passione per gli Europi, e anche pveri li preferiscono ai


pi doviziosi indigeni; ma spesso rimngono vittime del li
bertinaggio, e della facilit con cui si fanno le nozze su la

semplice deposizione di due persone qualsansi, le quali at


tstino di aver conosciuto lo sposo per nbile in Europa.

L'ospitalit grande, e le case sono facilmente aperte ad


ogni Europo, mssime quando dia a crdere d'esser gran
giocatore. Vi sono molte case dette canciagallos, ove si fanno
combttere i galli; e altre dette cinganas, che sono una spe
cie di teatro, frequentato assi dalle ciuciumechas o donne
scostumate, che vanno in cerca di ventura, vestite per lo

pi da uomo. La plata suddivisa da steccati, ma l'in


gresso gratito, e si paga solamente la bevanda o qual
sasi altra refezione che si prenda, essendo il prezzo doppio
o triplo nei posti pi distinti. Sul palco intanto i ballerini
e le ballerine di maggior nome rappresntano varie scene,
con intermezzi di canti e suoni e balli nazionali , come

il bolero, la bomba, il zapato, la samaquequa, il cielito,


e con atti e gesti da sedurre il pi austero spettatore; onde

talora vi hanno luogo i pi strani disrdini; alcuni quassos,


o campagnoli, vi ntrano talora a cavallo saltando le sbar
re; e i ballerini , ubriacati a bella posta dai pi denarosi

spettatori, fanno le cose pi sconce, e talora cdono a ca


pitmbolo nella plata.
Le donne sono di belle forme, assi bianche, ma pl
lide, con occhi neri, e lunga capigliatura, che le maritate

frmano con piccolo pttine, e le donzelle lsciano cadere


in due treccie sul seno. Il vestire non si dilunga molto da

quello delle portegne, ma pi accurato e lindo; e negli

NELL'AMRicA MERIDIoNALE

511

addobbi delle case il lusso grande.Gli umini sono grandi


e belli, di colorito piuttosto bianco e di volto espressivo,
e vstono meglio dei portegni; i pi eleganti sguono le
mode d'Europa, ma pel gravoso dazio d'ingresso, che del
60 per cento, e per le spese di trasporto, ci che al di
qu del mare costerebbe una lira, col costa uno scudo.
Le bardature dei cavalli sono splndide, e adorne d'argento

e d'oro ; gli sproni a rotella sono d'un peso enorme, e cos


lunghi che impediscono di camminare a piedi, e debbon

ssere cos fatti per le molte pelli e coperte che ingmbrano


i cavalli.

Il commercio del Chli consiste in carni secche e sevo ;


in frutta che si spediscono in Bolivia e nel Per; in grande
abondanza sono i grani , i legumi, gli agrumi, il tabacco,
il cotone, la cnapa, il lino, gli olivi ; le pesche e le fr

gole sono di singolar grossezza; dei gelsi non sanno ritrar


profitto; hanno tre specie di frumento e quattro di grano
turco, dette blanco, amarillo, morocho e pisingallo; la
farina del grano turco non si distingue affatto da quella
del frumento, e serve a far paste molto squisite. Gli In
diani racclgono molti frutti silvestri, e fanno varie bevande

spiritose coll'uva, col ginepro, colle carubbe, col chaguar, con


varie radici; e sono molto dditi all'ebriet. Dal madi ric
vano l'olio da rdere e anche un olio purgativo; vi pr
spera il pepe d'India, e un arbusto che fornisce una spe
cie d'incenso. mirbile che non vi sieno bestie feroci n
rttili velenosi; infinita la variet degli augelli, tra i quali
il fiammante, il pelicano, e bellssimi papagalli e colibri ; ed
grande la bellezza degli insetti, e sopratutto dei colepteri.
Sono ricche le miniere d'oro e d'argento presso Copiap e
Huasco ; e quelle di rame presso Coquimbo sono cos co
piose, che vi si fanno di quel metallo persino le palle da
cannone; quanto alle vene di ferro, di piombo, di zinco,
gli abitanti non se ne crano e le lsciano giacere inon
date.

Il clima mite e salubre; il cielo sereno dalla pri


mavera, che comincia sul cader di settembre, fino all'autunno,

512

VIAGGIO

che arriva in marzo ; n cade per tutta la stagione estiva

alcuna pioggia, ma le copiose rugiade bstano ad alimen


tare la vegetazione. I vulcani del Chili, che sono non meno
di 16, e quasi tutti nella parte meridionale, si crdono ca

gione dei frequentissimi e ruinosi terremoti. Uno ne so


pravenne pochi d dopo il mio arrivo, al 20 febrajo 1855. Il
tempo era chiaro e bello, un quarto d'ora prima di mez
zod, quando un improviso strpito mi riscosse dallo scr
vere ; affaccitomi alla finestra vidi la gente prormpere
in furia dalle case, e accrtomi d'un cupo sussulto sotter
raneo, scesi precipitoso nella folla; un sordo muggito riem

piva l'aria; le scosse crescvano; la terra per tre minu


ti (1) continui ondeggi s fattamente che non reggevamo
in piedi, se non appoggiati uno all'altro; l'aqua che scor
reva nel mezzo della via, rigurgit ; strpiti e gmiti d'o

gni parte; e la moltitdine prostrata a terra, e battn


dosi il petto , gridava ad alta voce : misericordia, se
or, piedad de nosotros. I cani ululrono lungamente an
che quando le scosse erano cessate; molti cavalli corrvano
spaventati per la citt. Appena si respir dal sbito ter
rore, si vedvano molti, ancora pllidi, abbracciarsi fra loro
e rallegrarsi ; e infermi ch'erano balzati fuori seminudi, ri

condursi ai loro letti, poich a S. Jago poche case dei pri


vati ruinrono, bench molto patissero le chiese e la Moneda.
Ma a Concepcion rimase distrutta tutta la citt , contando
quella 12.000 abitanti; come pure quelle di Chillan, Aruco,
Colcura, Pemuco, Ymbel, Rere los Anjeles, Colemi, Ran
quil, Cauquenes, S. Carlos, Quirige; anzi, Penco e Tom
frono inondate dal rigrgito del mare; a Talcauano gli
abitanti rifugiati sulle sabbie della riva videro con terro
re ritirarsi subitamente il mare, onde a disperata corsa si
rifugivano verso il monte prima che ritornasse l'onda, la
quale torreggiando invase tre volte la citt, lascindovi un
mucchio di ruine, fra cui rimsero molte vittime. Due go
lette da guerra , la Juana e la Gertrude, frono strappate
(1) E non di 5 minuti come fu annunciato nei pblici fogli d'Europa,

NELL'AMERICA MERIDIONALE

315

del porto e confitte entro una selva ad un miglio di di


stanza dal mare. A Talca la terra si aperse e vomit aque
fetenti nerastre; il fiume stesso pareva convulso, e s'inal
z tre braccia sopra il suo letto, poi si tranquill, poi di
nuovo si agit sollevndosi cinque braccia , e non ritorn
la calma se non dopo due giorni. A Florida scoppi un
generale incendio, che si cred acceso da fiamme sotterra
nee , ed alla distanza di 4 miglia circa nel mare venne
osservata in pari tempo un'alta colonna di fiamme e den
so fumo. Le scosse si propagrono fino alle lontane isole

di Juan Fernandez, a 1 10 leghe all'ovest del Chili, e vi


diroccrono molte case e fortificazioni, e perrono molti dei
condannati che vi scontvano la pena. A Valparaiso non
vi bbero guasti ; eppure il mare erasi inalzato a 52
piedi pi dell' ordinario , e rimase agitato per tutto il ri
manente della giornata e della notte, quantunque spirasse
solo una piccola bava di sud-est. Il barmetro segnava
l'altezza di pllici 28. 5, ed il termmetro -- 18 Rau
mur, e nel breve spazio di 48 ore vi si controno altre
56 lievi scosse ondulatorie, la maggiore delle quali fu solo
di 17 secondi.

Il presidente della repblica, Don Joaqun Prito, mand s

bito fabri e muratori in soccorso ai pi danneggiati, e aperse


una colletta, che tra i cittadini pi ricchi e gli officiali pro
dusse trentamila colonnati. Alcuni pastori avevano predetto

da qualche giorno il disastro, perch certe fonti vicine ai


vulcani si rano subitamente inaridite ; alcuni rttili ed al

tri animali, inseguiti, si lascivano prndere, piuttosto che


salvarsi nelle tane ; frono vedute alcuni giorni prima mol
te stelle cadenti.

Vi si notrono moltissimi casi di folla, cagionati dal ter


rore e dalla costernazione in quell'indescrivibile avvenimen

to. Quando il terremoto notturno, le guardie al primo fr


mito , dvono bttere alle porte , e gridare a tutta voce:
sta tiemblando.
(Il sguito ad altro nmero).

N()RIZIE
--------

Su lo stato del setificio in Italia (1).


I. Dei

gelsi. I gelsi coltivati in Italia sono per la ms

sima parte variet della Morus alba. Si deve riconscere che


la qualit del gelso influisce su la qualit e quantit della
seta; e sembra avverato che i bachi, nutriti con quelle va

riet di gelsi, le quali dan foglia pi consistente, pi lcida,


pi elstica, e di un verde pi cupo, danno bzzoli pi

pesanti pel produttore, e pi ricchi di seta per il trattore,


e che di pi la bava, sebbene meno fina, per pi forte,
ed oggi preferita per molti usi.
E poi egualmente accertato che la qualit delle sete pro
dutte dalla medsima variet di gelsi pu migliorarsi, e colla
qualit della semente, e colle prtiche adottate nell'alleva
mento dei bachi e nella trattura dei bzzoli. Il difetto del

pelo , che nuoce ad alcune delle nostre sete, bens da


riptersi in parte dal gelso, ma in parte dalle suddette altre
cuse, che dovrebbe ssere nostra gran cura di rimvere.
L'allevamento del gelso deve assolutamente regolarsi in

rapporto alle condizioni della pianta, del clima, e del suo


lo, la sua vegetazione essendo vincolata alla profondit del
terreno permebile alle radici. La lagnanza commune di non
vedere pi riprodursi quegli annosi gelsi che crescvano al
tempo dei nostri padri, deve ascriversi alla nostra impazienza
di voler troppo presto profittarne, e negar loro qualunque
(1) Questa Notizia fu letta al Congresso scientifico di Milano.

NOTIZIE

515

riposo. Questa precoce smania si chiarirebbe contraria all'in

teresse del coltivatore, ove questi calcolasse la media dei pro


dutti dopo molti anni.
La potatura una necessit prescritta da certe qualit
del suolo, perch senza di essa il gelso in suolo poco pro
fondo intristirebbe ben presto; altres consigliata dalla con

venienza d'avere minor ingombro di semi (mori), efoglia di pi


uniforme maturanza e di pi facile raccolta. La pulitura
dei rami prescritta da tutti concordemente sbito dopo la
raccolta; la vera potatura, che cade a varj intervalli d'anni
a norma del suolo, si fa per diverse ragioni da chi in au
tunno, e da chi in primavera. Sembra dimostrato all'evi
denza che la coglitura anticipata giova moltissimo alla pianta;
ma un doppio raccolto, o il raccolto a stagione avanzata, sono
giudicati per l'alta Italia immeritvoli di prova ulteriore.
II. Dei bzzoli. Molte sono le variet di semente, e queste
tutte fatalmente suggette a pronta degenerazione. Sono ben co
nosciute le buone razze; ma dagli incrociamenti nascono va
riet alcune volte migliori. Un campione che ci fu mostrato
dal sig. Lambruschini, e che produsse bellissimi bzzoli, ancor
pi si raccomanda per la rndita in seta che oltrepass 12
per 010. Mrita d' ssere ricordato con approvazione chi
raccoglie la semente su fogli di carta, n pi ne la distacca.

Le prtiche per la distribuzione dei bachi fra i co


loni si fanno con varj modi, per peso, o per misura presa
ad occhio ; il migliore per quello di raccgliere la se
mente mano mano che nasce, e pesare a varie riprese le carte,
e quanto altro vi sta sopra; perch cos dedutte le tare pro
porzionali a ciascuna pesata, si ha il peso netto d'ogni par
tita di bachi che si vuol distribuire. Questo modo concede
di radunare su le medsime tavole tutti i bachi nati in un

medsimo tempo, ci che non poco vantaggio.

Le grandi bigattiere, propagate gi in Lombardia per l'au


torit di Dndolo , sono ora quasi generalmente abando
nate, perch si crede che le famiglie colniche pssano pi
diligentemente custodire i bachi nelle case loro; e perch
cos divntano meno generali le malatte, e mssime il

516

NOTIZIE

calcino; ma le crescenti piantagioni di gelsi renderanno


forse necessario nella pianura l'allevamento dei bachi , in

bigattiere padronali, perch l' aumento o l' ampliamento


delle case colniche, sebbene preferibile anche pel miglior

vivere della popolazione, richiede tale afflusso di capitali,


che non pu procdere troppo rapidamente. D'altra parte le

bigattiere ben regolate pssono riuscire utilissime in quei


paesi ove le malattie contagiose dei bachi sono tuttora sco
nosciute ; e dove occorre d'insegnare e propagare i migliori
modi di allevamento. Pel cibo e per la temperatura durante
l'educazione sono gi in corso le buone prtiche.
La prtica tanto prevalente di spingere l'educazione dei
bachi coll'alta temperatura e col sollecitato nutrimento, ha
fondate ragioni perch debba ssere seguita; e sono: la
prosperit del gelso, che trvasi pi prontamente atto alla
riproduzione delle foglie; l'evitarsi i maggiori rischi del
la grndine e della stagione pi calda; la minore spesa
di mano d' pera per l'allevamento abbreviato. Ma non
a dimenticarsi ssersi dimostrato con ripetute prove che il
baco produce tanta pi seta quanta pi foglia ha man
giato; per il che, principalmente nell'ltimo stadio, me
stieri temperare la smania di spingere i bachi al bosco ; e
si deve lasciarli prndere tutto il nutrimento che pssono.
Bisogna astenersi dal troppo elevare l'artificiale temperatura
nell'ltimo stadio, e durante il medsimo non dare ai bachi

soverchio nutrimento. molto pi conveniente l' allevare


tre bzzoli ricchi di seta, che allevarne quattro che ne for
nscano la medsima quantit o una minore. Sarebbe a com
provarsi la curiosa osservazione fatta recentemente su la
triturazione della foglia, cio che i bachi ricsano di ab
boccarla lungo il mrgine toccato dal ferro.
La raccolta e la stagionatura sguono leggi ed abitdini
assi varie nei varj paesi, le quali per si riferiscono piut
tosto a viste commerciali

che scientifiche. Il soffocamento

si fa pure con varj modi, cio a secco, a vapore, a mez


za cotta. Il primo, con corrente d'aria calda, non senza
pericolo; ed esige continua vigilanza a regolare il calore,

NOTIZIE

517

il quale spinto oltre un certo grado dissecca soverchiamente


i bzzoli e anche li guasta. Il secondo, a vapore, cagiona
soverchio imbevimento dei bzzoli, che bisogna poi dissec
care all'aria. Il terzo modo si fa con una stufa riscaldante,

con questo per che l'evaporazione d' una pccola calda


ja impedisce il soverchio disseccamento dei bzzoli; que

sto da preferirsi, e tanto pi se alla caldaja si sostitus


sero soffj di vapore provenienti dalla gran caldaja della fi
landa, con che il soffocamento si renderebbe assi pi sol
lcito; e compito questo per mezzo dei soffj di vapore, i

bzzoli resterbbero qualche tempo nella stufa a disseccarsi,


e uscirbbero quali frono introdutti. Il soffocamento dei
bzzoli produtto con altri mezzi che il calore , come per
esempio coll'injezione di gas mefitici, fu esperimentato con
infelice successo ; il bzzolo in tal caso emette un'escrezio

ne acre, che intacca l'involucro srico dalla parte interna,


ed al momento della trattura il filo dopo breve svolgi
mento si arresta, e il bzzolo va perduto.
III. Filanda. Quanto alla trattura dei bzzoli, ci siamo

prima trattenuti sull'aqua da impiegarsi; e fummo d'accordo


che deve ssere scevra d'ogni nocivo principio ; ci che si
ottiene o colla distillazione, o col lasciarla lungamente po
sare entro vasche, in cui si mcerano materie vegetali; l'aqua
delle caldajole suol rndersi pi adatta col lasciarla crica
di parte del sugo dei bachi ; la qual prtica, usitatissima
anche in Francia, va ogni giorno pi diffondndosi fra
noi. Si comincia a propagare nelle filande l'uso d'una m
cina, o sia piccola mola, sotto la quale si sciccano le cri

slidi gi spogliate del filo; e l'aqua, pregna in certa pro


porzione di quel sugo, si fornisce alle caldajole a pi riprese
nella giornata. Recenti esperienze dimostrrono che si ha van
taggio col porvi certa dose di solfato di soda. L'azione

per d'altri agenti chimici, per agevolare lo svolgimento dei


bzzoli anche a bassa temperatura, fu riconosciuta sempre
pericolosa. ll riscaldamento dell'aqua per mezzo del vapore

si preferisce, appena che il nmero delle caldajole diventi


alquanto considervole. Il vapore permette una prontissima

58

NOTIZIE

e costante elevazione di temperatura, esrcita un'azione dis

solvente pi pronta, che giova anche a migliorare la qua


lit della seta; toglie molto ingombro di luogo durante la
trattura; e col rimvere il bisogno di far foco a ciascun
fornello, rende possbile e convenvole il moto mecnico

dei naspi, di cui grandissimi sono i vantaggi.


Domin per molti anni il pregiudizio che non dovssero

adoperarsi caldaje di ferro per dare il vapore alla trattura


dei bzzoli; ma ora talmente deciso doversi dare la pre
ferenza a tali caldaje, che non solo si ricorse alla fabrica
zione stera , ma si promosse una concorrenza fra i no
stri fabricatori, molti dei quali rano da prima perti
naci oppositori. Due caldaje, o bollitoje di ferro per 100

caldajole, non cstano in Lombarda pi di franchi 4 mila,


quando una volta ne costvano 14 mila. Si va anzi oggi
giorno studiando d' evitare anche il dispendio delle cal

dajole di rame, che pssono farsi di terra, o di ferro gal


vanizzato. La trattura col simultaneo essiccamento della seta,
che cos pu avvlgersi immediatamente sui rocchetti,
un tentativo importante ; ma gli esperimenti sinora fatti
non frono felici, se non che si asserisce esservi esempj di
buona riescita in Francia; per cui le nostre indgini non
dvono ancora abandonarlo.

Abbiamo ora campioni di molini da trattura, eseguiti


con molta perfezione, ma il loro movimento per via di
motore mecnico, cio col vapore o coll' aqua, ha pochi
esempj sebben felici. Non si potr mai abbastanza racco

mandare questo perfezionamento, che tanto influisce su la


quantit e qualit della produzione. Il movimento mecnico
dei molini, oltre i vantaggi sopra indicati, rende possibile
di disporli in modo che rndano pi econmico l'uso dello
spazio e pi facile la vigilanza.
La trattura della seta colla sicura esclusione del doppio

filo o dei fili accoppiati ora argomento d'assidui studj.


Il principio delle tavelle, ossia quello che per far croce fa
avvlgere sopra s ciascun filo, adottato da rinomati
filandieri; ma fu anche da esperti filandieri abandona

NOTIZIE

519

to. L'altro modo, che pure previene l'accoppiarsi dei fili


nel caso che uno si rompa, ma che lascia sussistere la croce
fra i due fili di due contigue matasse, adottato del pari
con felice successo.
Qualunque poi sia il modo d'evitare l'addoppiatura, anche
nel caso che una filanda non facesse uso d'alcun appsito
congegno, un altro perfezionamento sembra oggi necessario,
cio quello di assicurarsi che nei varj molini d'una med
sima filanda, le trte siano tutte fatte col medsimo n

mero di giri. Un tal congegno assi smplice suol costruirsi


con varie modificazioni, di poco diverso effetto.
La vigilanza nelle nostre filande spesso minore del bi
sogno, e sarebbe gran vantaggio aumentarla; poich darebbe
anche modo d'allevare le novizie, ci che l'introduzione delle

filande a motore mecnico non permette pi di fare.


Quando si volesse pensare a tutti i bisogni dell'industria
srica, non sarbbero da dimenticare le tratture da atti

varsi in tutto il corso dell' anno. Queste soddisfarbbero in


ogni stagione alle dimande di certe qualit che non sgliono
tenersi ammassate in commercio, e d'altra parte formerbbero
un' espertssima e pi econmica maestranza. Questo per
solamente in via d'eccezione, giacch per la maggior massa
del produtto ben si sa quanto convenga l'avere ampie

filande, con cui poter convertire i bzzoli in seta, durante


i migliori mesi dell'anno

Un altro ben importante miglioramento fu pi volte


tentato, senza del quale sembra che la trattura non possa

raggingere il sommo della perfezione. Questo la battitura


dei bzzoli in separati bacini, tenuti all' opportuna tempe
ratura; tale perfezionamento condur deve al mssimo ed

ttimo produtto possibile di una filanda. Una donna esperta


pu btter bzzoli per cinque o sei filatrici; le quali allora
prodcono 50 per cento di pi di seta che non fcciano quan

do bttono esse medsime i proprj bzzoli. La temperatura


nelle bacine dove si fila unicamente , potr allora ssere
costante ed assi depressa; ed a tali intenti si potranno
applicare modi econmici di riscaldamento, che ora non si

520

NOTIZIE

pssono adoperare, perch non permttono le variazioni di


temperatura che si esgono in un medsimo bacino, dove si
debba a quando a quando bttere i bzzoli. Le filatrici sa
ranno allora in una condizione pi cmmoda e pi salubre,
ed anche per ci potranno fornire un maggior produtto.
Resta molto a studiarsi la situazione delle bacine ove si

dvono bttere i bzzoli, perch queste non riscano troppo


lontane dalle altre, n troppo vicine, in modo che la con
tinua esalazione del vapore che mndano, infesti la filanda.
IV. Della torcitura. La torcitura cominci a migliorare
appena in questi ltimi anni. L'incannatura a mano sar in
breve limitata a ricvere il lavoro delle cattive sete, ed a

poche altre eccezioni. Le mchine da incannaggio vanno per


fezionndosi, segnatamente nella qualit dei naspini e delle
zette; i prezzi sono anche molto ridutti per la concorrenza
dei fabricatori. L' operazione dell'incannatura delle pi
delicate, segnatamente per il calo delle sete, di modo che
alcuni preferiscono d'ottener prima la seta passata dalle ma
tasse sui rocchetti, poi la stracnnano, e durante tale opera
zione si stdiano di nettarla perfettamente. I filatoj antichi
vanno migliorndosi in quelle parti che la loro strut
tura permette ; e in molti si vanno sostituendo le cos
dette piante quadre, che esse pure vanno migliorando in
molte parti ; ma con tutto ci si fanno sempre separatamente
le operazioni di filare, binare e ritrcere. In alcuni torcitoj
per da molti anni s' introdssero apparati per filare e
binare ad un tempo, e da ultimo alcuni anche per filare,
binare e ritrcere con un solo ordigno. Le mchine da fi

lare e binare frono in riputazione per molti anni; finch


non si seppe far meglio; quelle per le tre operazioni, che
si dicono a triplo processo, sono un lusinghvole perfeziona
mento astratto, che venne poi meno alla dura prova della

prtica; per questi ltimi congegni si esige non commune


intelligenza negli operaj.
L'industria dei torcitoj riposa ora sulla certezza di poter
fare ttimo lavoro col processo smplice, cio colle operazio

Notizie

521

mi separate; ma gli apparecchj per ogni singolo processo


dvono ssere poi spinti ad una maggior perfezione.
Gioverebbe poi moltissimo al crdito dei nostri torcitoj
che la materia da essi lavorata in trame ed organzini si
vendesse colla soprascritta del nmero delle trte conte
nute, per ogni determinata lunghezza di filo; ed a ci fare
sarebbe necessario che tutti i direttori dei torcitoj sapssero
calcolare le trte che danno ad un filo, adoperando o mo
dificando piuttosto questo che quell'apparato.
L' allacciamento divenne pure oggetto di miglioramento
gi da qualche tempo, e n' bbero perci crdito le pro
duzioni d'alcuni torcitoj; pi recentemente si comincirono
a far i matassini a prefisso nmero di giri; e quest'ltimo
processo non mancher d'sser sguito da tutti i buoni
fabricatori, perch fornisce gran sicurezza al ttolo, e gran
risparmio al tessitore. A questo intento gli organzini si cm
piono sopra rocchetti, e si stracnnano poi in matassini a
fisso nmero di giri, come si fa pel commercio del cotone e
del lino.

Nell'arte di coltivar gelsi e di allevar bzzoli l'esperienza


antica ci tiene in buone condizioni di concorrenza con qua
lunque altra nazione, e tanto pi fin che gli elevati prez
zi di questa materia prima renderanno l' allevamento dei

bzzoli una delle pi convenienti nostre produzioni, che


riunisce in s con raro vantaggio un'tile coltivazione del
suolo ed una industria fcile ed estesa. Per la trattura e

torcitura della seta si sono in questi ltimi anni eretti non


pochi stabilimenti con migliore considervoli; ma nella
trattura dmina sempre la smania di voler far molto, anche
a condizione di far molto male ; nelle migliori filande in
Francia si produce giornalmente poco pi della met di

quello che si produce nelle nostre filande ad egual nmero


di bacine e di donne. un fatto che la matria prima e
gli apparecchi non sono migliori in Francia che da noi ;
e non pertanto la superiorit della loro ltima produzione
sopra la nostra comprovata su tutti i mercati di Europa.
l buoni torcitoj sono in uno scarso nmero in proporzione

322

NOTIZIE

alla materia prima. Un torcitojo di 10 mila fusi per fare


organzini si cita fra noi come di qualche importanza, e
non pertanto esso non pu fare che circa 100 libre d'or

ganzino al giorno; e che cosa mai questo lavoro a para


gone delle 700/m. libre di seta che negoziava nello scorso
anno una sola delle provincie lombarde? ll lavoro della tor
citura deve farsi naturalmente fra noi, perch vi si fa con
maggior risparmio di mano d'pera; ma ora vi si oppone la
difficolt di trovare per tutto il corso dell'anno buone sete

grezze, da che le cattive rndono impossbile la convenienza


dei torcitoj, per il poco lavoro che con essi si fa, e pel
considervole ammanco che vi si verifica.

Questo il riassunto delle cose trattate nelle molte e


lunghe nostre unioni tenute nei giorni del Congresso.

Siamo sulla via del progresso, ma se guardiamo al passo con


cui cammnano i nostri rivali, vediamo la necessit di progre
dire pi velocemente.
Milano, 23 settembre 1844.
Ingegnere GiuLio SARTI.

IL POLITECNICO
FA SCI CO LO XLII.

Mili B MI C) R I B

Note d'un viaggio di G. Osculati


nell'Amrica Meridionale.
Continuazione. Valparaiso Cobija Arequipa - Lima.
Vedi pag. 75, 176 e 489 di questo volume.

Chiliani sono zelanti osservatori delle prtiche divote;


nelle vie di S. Jago alla campana del mezzod e della
sera tutti si frmano, si scprono il capo, e dopo breve
preghiera si vlgono agli astanti dando loro il buon giorno

o la buona notte. Il sacro Vitico si porta dal sacerdote


seduto in carrozza addobbata di damasco, alla cui vista
tutti s'ingincchiano sulla nuda terra ; e il forestiere che
non volendo ci fare non fosse sollcito a ritirarsi in

qualche casa, si udirebbe gridar dietro fuera Judio, fuera


perro. In quarsima molti vstono ruvide lane, e si btto
no il dorso con certe catenelle di ferro che si sgliono

vedere appese accanto ai letti. Nelle processioni del Vener


d Santo e del Corpus Dmini, fra lo scoppio dei mortaletti
VoL. vii.

35

324

VIAGGIO

e in mezzo ai fiori che le donne gttano in copia dalle fi

nestre, si prtano per le vie madonne e crocifissi, che per


interni congegni mvono gli occhi, saltano col capo, e ta
lora vrsano sangue dalle ferite ; il che fu introdutto in

quelle parti al tempo dei gesuiti. Alcuni conventi hanno an


cora il privilegio di dar asilo ai malfattori, i quali vi ricvo
no anche il vitto, compiendo intanto le penitenze imposte
loro dai frati. Nulladimeno durante il mio soggiorno si ese

guirono varie sentenze di morte; e ad ogni secondo mese


si manda a Valparaiso una comitiva di condannati, sopra
carri muniti d'inferriate a guisa di gabbie; e di l si tra

gittano alle isole di Juan Fernandez, dove i pi aggravati


vngono chiusi nel forte, e gli altri vanno intorno a gua

dagnarsi il vitto. Costoro nel 1851 avvano sorpreso una nave


che veniva a far aqua, e costretto il capitano a deporli sul
continente, che per lungo tempo crsero ladroneggiando.
Nei d festivi le signore di S. Jago, o in calessini tratti
da mule, o in carri tratti da bovi e adorni di ghirlande, s
gliono recarsi alla Chimba, alla Cagnada, al Salto de Agua,
ove un aquedutto che deriva dai monti inaffia una valle uber

tosa, lieta d'rbori fruttiferi e sparsa di piante d'bano e


d'algarobo. Quivi si allvano famosi cavalli s da trotto che
spalleggianti e portanti, che poi si vndono a caro prezzo
nel Per e nell'Argentina; e vi fui spettatore delle gare
che i cavallerizzi o ginetes fanno non solo di velocit ma
di destrezza, raccogliendo a tutta corsa un sasso o una
moneta, o aggirando rapidamente il cavallo entro un cer
chio di pochi passi. Nella calda stagione numerose brigate

sgliono recarsi alle aque di Pedelhue a pi delle Ande ,


ove fra giochi, balli e canti le signore gdono d'un'estre
ma libert.

Intanto io faceva parecchie gite nelle Ande e nelle pia


nure, con altri europi, come i signori Sainte Rose, La

bat e Walcher, i quali, al pari di me, andvano in trac


cia di naturali curiosit. Anche a brevi distanze la fatica

era sempre grande, e per la difficolt delle provigioni, e


perch appena discostati dalla strada ci smarrivamo fra di

NELL'AMERICA MERIDioNALE

325

rupi asprissimi e insidiose paludi, e appena potevamo ri


pararci la notte in qualche selvaggio rancho. Pure l'ami
chvole compagna, la copiosa e varia caccia, e dopo la
caccia l'unnime lavoro intorno alle raccolte spoglie, ci fa
cvano scrrere deliziosi giorni. Era frequente il Castor hy
drobius dalla finissima pelle, il sorcio leva-coda (Mus mau
linus); i fioriti cespugli delle colline erano guerniti di forasiepi

e vaghissimi colibr, e mssime dell'Ornismya rubricapilla,


del Trochilus mosquitus; e vedevamo spesso smisurati e

vellosi aragni (Aracnea avicularia) appostarsi sulle piante


e farsi crudel preda di quei gentili uccelletti. Molti rano i
cigni a collo nero, le sptule, i fiammanti, le ibidi, i colombi

araucani, i papagalli, e vedemmo talora irruir dalle nubi il


terribile condoro. Tra gli insetti raccolti ci parve pi mirbile
per singolarit di forme il Chiasognathus Granti, Dej. Il
suolo era folto di cacti o d'altre piante di bellissima fiori
tura. I pastori, bench bbiano col fama di ladroni , ci
facvano sempre assai buona accoglienza. Se si giungeva ai
loro casolari nell'ora del pranzo, entravamo difilato, e sen

za cerimonie ci ponevamo a sedere e divdere il rstico


loro pasto. Se si giungeva a sera, cucinvano essi il nostro sel
vaggiume, prendvano con noi il mate, fumando il sigaro;
e dopo l'immancbile rosario ci lascivano dormire nei loro
letti pnsili (catre), e senza pretnderne guadagno andvano
involti nei loro mantelli a dormir di fuori per custodire
i nostri cavalli. Al mattino, paghi d'un ringraziamento e
d'una stretta di mano, ci dvano il buon viaggio, non ac
cettando altra mercede se non talora qualche anelluccio o

altro vezzo di poco valore che avssimo offerto alle loro


donne. Prtano quei pastori un cappello di paglia, una ca
micia di cotone turchino, un succinto giubbone di lana
(puncho), calzoni corti con fascia variopinta in cui tngono
un lungo e acuto stilo. Sono assi robusti della persona,

bench non si ntrano di carni, ma di patate, di ceci, di mel


loni e altri frutti,e d'una pasta di frumento mcero nell'a
qua, poi secco al sole, pesto con un sasso, e condito con
grasso di majale e molto pepe. Per viaggio prtano un sac

326

VlAGG10

chetto di carne secca polverizzata, di cui gttano un pugno

nell'aqua bollente, dndole sapore con molto pimento rosso.


Dopo cinque mesi di piacvole dimora, il freddo e la
foltissima nebbia annuncivano col la stagione invernale ;
onde il 30 di giugno, dopo aver mandato inanzi con un
carro le mie robe, mi avvii verso il porto di Valparaiso

in un birlocho. questo un calesse a due posti, uno dei


quali vien preso dal capataz o uomo di scorta; un posti
glione regge i cavalli; un altro corre inanzi colle mute,
che non son meno d'altri otto cavalli, e vanno in turma

e senza briglia. La corsa di trenta leghe, e d' inverno

si compie in due giornate. Fuori di citt si vedono belle


campagne, poi salito il colle del Prado, vasti pscoli con
belle cascine, ove si fa ttimo butiro. Ma varcato il torrente
di Curacav e la costa di Zapata, i luoghi sono infami per
ladroneggio; e vidi inchiodati ad un palo i teschi e le mani
di due malfattori, giustiziati in citt pochi giorni prima. Su

perando a piedi la salita, io m'era divagato alquanto, allor


ch uditi due colpi di fucile, raggiunsi in fretta il calesse, e
trovi che il capataz aveva tirato anche colla mia carabina
contro quei teschi, e voleva ch' io gli dessi da tirar loro

altri colpi per vendetta dall'averlo quei medsimi assassini po


chi giorni inanzi spogliato e bastonato. Solvano essi porsi
ambedue sopra un tardo e macilente ronzino, l'uno inanzi e
l'altro in groppa in modo che non fosse veduto, scoprndosi

solamente quando il sorpreso viandante non poteva pi


fuggire.
A tarda notte si giunse nella pianura di Casablanca, all'o
stera d'un certo Ferroni, il qual mio compaesano mi fece
pagare assi caro un tristo alloggio. Al mattino il vento era
freddo, la nebbia densa, fangosa la via; ma verso l'ltima

posta, quattro leghe prima di Valparaiso, alla sommit


d'una salita, d'improviso ci si spieg inanzi la vista indici
bilmente dilettvole dell'immenso Ocano Pacifico. Poco di

poi raffigurammo il desiderato porto e la citt; e guadando


un torrente, e costeggiando il sobborgo dell'Almendral ,
ginsimo all'albergo di madama Oubry.

NELL'AMERICA MERIDuoNALE

527

Valparaiso, si stende su la spiaggia in anfiteatro, formando

coi sobborghi una sola via lunga tre miglia, da cui per angusti
calli si sale ai sovrastanti poggi. Le case vicine al porto
e abitate dai negozianti sono per lo pi di legno, assi
basse e di triste aspetto; quelle che sono sparse su per la
collina smbrano assi belle; sono dei cnsoli o d'altri eu

ropi. La parte pi popolosa la quebrada o seno di S. Ago


stino; presso quella di S. Elia si vede sul colle il campo
santo dei catlici e quello degli anglicani. Una vasta citta
della dmina tutto l'abitato ; tre forti difendono il porto,
il quale bench sia travagliato dai venti di settentrione,
e trent' anni addietro contasse solo pochi tugurj pesche

recci, ora divenne il primario scalo della navigazione di


quell'ocano. Fin d'allora vi approdvano nell'anno pi di
trecento legni europi, met dei quali erano britnnici; un
fanale sulla cima d'un monte ne annunciava con un tel

grafo l'arrivo. Vi una dogana di bella costruzione , che

cost al governo duecento mila colonnati. Quivi se la som


ma da pagarsi spera i cento colonnati, si suol concdere
ai negozianti un respiro di quattro mesi dopo l'imbarco
della merce. Una comitiva di studiosi aveva allora l' inc

rico di raccgliere a spese del governo una statistica di tutto


il Chili.

Raccomandato da'miei amici di S. Jago, trovi col bella


accoglienza e gradvole soggiorno presso i signori Quadros.
Il signor Echeveria volle farmi far seco una gita a Quillota,
dove giungemmo attraversando i monti di Borrego e delle

Siete Hermanas (le 7 Sorelle), poi l'ubertosa valle di Vina-la


Mar, poi altro monte sul quale si vggono disseminati gran
di massi di calamita, e finalmente un largo fiume che scorre
in una minuta sabbia ferrigna. La strada era bella, e molti
i casali e le ville. Il d seguente, varcato il monte della
Dormida, scendemmo in riva a una vasta laguna ingombra
di erbe galleggianti che da lungi parvano isolette, intorno
a cui svolazzvano aironi, pivieri, lari e molti altri uccelli.
Vedemmo il becco-frbice, quivi detto pescador (Rhyncops
nigra), fare ingegnosa caccia delle conchilie lasciate in

528

VIAGGIO

secco dal riflusso, insinuando l'estremit tagliente del suo


becco fra le valve semiaperte, che tosto riserrndosi tena
cemente, si chidono in seno il nemico, il quale le batte
sulla sabbia sinch rimanga stritolato il guscio e inerme
l'animale. Gli scogli del lido erano gremiti di granchi e di

chitoni (Chiton ehilensis). Nella cavit d'una pianta vidi un


enorme rospo di forma insolitamente larga e compressa, con
quattro grandi macchie nere orlate di cenerino, e molte
verruche, alcune rosse, alcune verdgnole o d'altro colore,

sopra un fondo grigio incarnato. Non lo porti meco, per


ch non aveva alcoole da conservarlo, e perch lo reputi
commune in quelle parti; ma in fatto non ne vidi pi al
tro smile; onde, dopo aver esaminato varie collezioni, lo ri
tenni d'una specie tuttora inosservata, e lo descrissi sotto
il nome di Bufo quadrimaculatus.
Quillota citt ben costrutta, in paese che abonda di
bellissimi cavalli, e ha miniere d'oro e d' argento, poste
quasi appi d'un vulcano che si leva come pirmide nella
lunga Cordiliera. Bench il tempo nebbioso mi disturbas
se la caccia, ebbi piacvole dimora in compagna d' allegri
givani, e intervenni a un bel festino con trattamento di
confetti, vini e punch. Le signore, con molta pompa di vesti
anche all'uso europo, sedvano intorno ad ampia sala su
divani assi stretti. Finch ballrono il minuetto , la con

tradanza e altri balli per loro forestieri, mi prvero assi


contegnose e taciturne; ma dopo mezzanotte , quando co
mincirono i loro ballos de tierra, come las oletas, el pe

ricon, el llanto, i loro pllidi volti si animrono; parvano


vere baccanti. Ad ogni riposo si mandava in giro il mate,
che qualche signora della famiglia allestiva di sua mano.
Si pone quell'erba in un vaso d'argento o di cocco, con
altre erbe odorifere, poco zcchero, e scorza d'arancio o
limone ; poi vi si versa l'aqua bollente, e si porge agli
invitati, che lo srbono colla bombilla, cio con una cannetta

d'argento, che ha l'estremit piena di forellini, affinch non vi


ntrino i minzzoli dell'erba. Con altra aqua bollente e altro
zcchero la stessa dose serve per tre o quattro persone;

NELL'AMERICA MERIDIoNALE

5929

poi si rinova. Questa bevanda, alla quale alcuni aggingo


no alquanto latte, si crede oltremodo salubre ; ma i Chi

liesi che la prndono pi volte al giorno hanno forse per


ci molto infelice dentatura.

Una bella strada conduce lungo la marina alle miniere


di rame di Copiap e del Guasco e al golfo di Coquimbo;
e l' amico Echeveria rasi offerto d' accompagnarmi fino a
La-Serena; ma era gi scorso un mese dopo il mio arrivo
al porto di Valparaiso. Le notizie del Per, dov'io vole
va recarmi, erano per sempre pi tristi. Il general Sala
very , entrato in Lima alla testa di trecento lancieri, ave
va disarmato il presidio, aveva costretto il presidente Orbe
goso a rifugiarsi con poca gente in Arequipa ; imponeva
gravi taglie ai cittadini di Lima per mantenere le sue genti,
e stabiliva un governo di terrore e di sangue, che inimi
cava anche i suoi seguaci. Orbegoso, assalito d'altra parte
anche dal general Gamarra che aveva levato in Piura il
vessillo della guerra civile, aveva ottenuto che il presidente
della Bolivia venisse in suo soccorso con quattromila sol
dati. Le tre fazioni lacervano crudelmente le provincie, e
numerose squadre di finti combattenti e veri malandrini
(nontoneros) infestvano le vie. Bench per tali novelle il
tempo non sembrasse propizio ai viaggiatori, io m'indussi a
partire il 10 agosto su la nave britnnica, Dayson, capitano
Steward, che recvasi al Callao, porto di Lima, facendo per
via diversi altri scali. Al punto del mezzod una cannonata
diede il segnale della partenza ; preso congedo dagli amici
mi trovi compagno di viaggio a molti suli peruviani, a cui

le nuove cose facvano nimo al ritorno. Il tempo era fosco, il


vento contrario, e solo dopo lungo bordeggio si prese il largo;
ma verso la latitdine di 22 si cominci a serrare il vento

che soffiava da S. S. E.; e tenndoci sempre a cinque leghe

incirca dal lido ginsimo in cinque giorni a Cobija, nico

porto dello Stato di Bolivia nel dipartimento del Potos. citt


mal costrutta e con dbole presidio, posta sul Rio Salado,
nel deserto d'Atacama, in terra infeconda e insalubre. Gli

abitanti, travagliati dalle febri, sono di colore olivastro cu

S50

VIAGGIO

po ; scarsggiano d'aqua, bench vivano di carni secche e


salate che trggono dal Chili o dall'isola di Chiloe, e ben
ch la loro principale occupazione sia la pesca e il com
mercio del salnitro. Sbarcate alcune merci, ci rimettemmo
alla vela, e sotto il costante e favorevol vento dei trpici
fummo il d seguente a Iquique, terra ancora pi squllida,
dove le navi che vanno a caricar salnitro prtano in ri
cambio l'aqua per dissetare gli abitanti. Sono fra essi alcuni
negozianti inglesi e francesi, intenti a quel trffico, il quale
vien di gran lunga preferito al lavoro delle ricche argen
tiere di quei monti. Quivi le botti dell'aqua da bere si
custodiscono sotto doppio chiavistello, e pi gelosamente che
non il vino e l'aquavite , dacch queste non sono cose di
necessit. I cavalli e gli sini che trasprtano il salnitro,
vngono abbeverati nella pi stretta misura , e si vggono
errare macilenti lungo la nuda spiaggia ricercando le fre
sche alghe del mare. Ai cani non si d aqua ; onde essi
imparrono d'andarsi a dissetare a un ruscello che scorre
al di l dei monti alla distanza di ben otto miglia; e quindi
tornando in truppa vanno lungo la spiaggia a rdere i fr
cidi avanzi delle foche e dei manati, di cui gli abitanti
fanno gran pesca; poi si rimttono in viaggio per la mon
tagna; e l'andirivieni si continua tutto il giorno con mera
viglia e riso del forestiere; e nondimeno non si manifesta in
quei malcapitati cani alcun segno di rabie. L'aqua della mento
vata fonte non si pu trasportare in citt se non facendo un
giro di pi miglia intorno al monte, e quindi costeggiando un

lungo tratto di mare,sopra balse, le quali sono zttere fatte


con pelli di manato o lupo marino, e impigano in quella
gita un giorno, portando mezza dozzina di barili. Nelle bal
se si adprano solo le pelli pi grandi e pi perfette, le
altre si vndono ai forestieri , come l'olio e il grasso; le
zttere si vndono da ddici

a sdici colonnati

cadauna.

Per non guastarle si procura di uccdere il cetaceo perco


tndolo sulle nari con un bastone ; poi troncando con un
solo taglio circolare la parte posteriore, si rovescia la pelle
fino al capo; il lato peloso deve rimanere di dentro. Il ta

NELL'AMERICA MERIDIoNALE

551

glio vien ricucito con somma diligenza a un'altra pelle per


egual modo disposta, cosicch due pelli unite per la parte
inferiore formano un otre sola ; poi con un budello vi
s'introduce alquanto olio di balena , che chiuso interna
mente serve a conservarla; infine soffiando si rigonfia ; e
al di fuori si spalma con sevo e argilla. Due otri accop
piate compngono una balsa; le due teste meno grosse
vngono avvicinate alquanto fra loro e frmano la prora;
le due pi grosse si tngono fra loro discoste, e cos di
vergenti frmano la poppa; dimodoch la zttera offre una
forma triangolare , che poi viene assicurata da tre traver
si di legno posti al disopra. Per la cucitura delle otri si
prticano nelle pelli pccoli fori agli orli , e s' insinua in
ognuno uno stecchetto di legno, a cui si stringe intorno
la pelle con funicella attorta e saldata con bitume. Il
nocchiero siede in mezzo alla balsa , e tiene sulle ginoc
chia un remo, che trmina in palma d'ambo i capi, co
sicch ora mette in aqua il destro, ora il sinistro. Codeste
miserbili zttere si arrischiano in mare sino a venti miglia
lungi dal lido, s perch in quelle latitdini sono assi rare
le tempeste , s perch quel galleggiante avventato contro
gli scogli non s'infrange.
Mi reci sul lido a veder la caccia dei manati , che si

vdono ritti sul corpo trastullndosi fra loro o allattando la

prole. Appena ci avvano scorti si dvano alla fuga ; ma


per la lentezza loro ben tosto venivano raggiunti, e atter
rati facilmente con una mazzata sul muso. Chi per nel
l'assalirli si accosta troppo , arrischia d'sserne morsicato.
Usciti da quel porto di buon mattino trovammo breve
calma , poi vento di tramontana e mar grosso, come av
viene col d'inverno; ma verso il tramonto si volse in po
nente. Incontrammo quel d tre balene, una delle quali s
vicina che quasi ci fece sgomento. l balenieri francesi, in
glesi e americani ne fanno in quei mari considerevol presa.
La specie pi pregiata il catodonte (Physeter macrocepha
lus) cos chiamato per la forma della testa. Oltre al grasso

e allo spermaceti fornisce da 65 a 80 barili, d'olio, che

832

VIAGGIO

pssono valere novemila franchi e pi. Il suo corpo suol


misurare venti metri circa, rare volte trenta. Il nostro ca

pitano, espertissimo navigatore e avvezzo a crrere quel


le aque sino alle coste di California, era molto audace ,
e non badava a qualche avaria che il vento recasse al sar
tiame e alla velatura; e se qualche passaggiero ne faceva
seco alcuna rimostranza , lo invitava a bever seco un
sorso di grog. I Peruviani non amvano a mensa quei
suoi puddinghi inglesi e quegli smisurati arrosti, che ri

comparivano pi giorni, finch non fssero del tutto con


sumati. Dopo il pranzo si disputava caldamente, giusta la
parte che ognuno seguiva ; poi si giocava sino a notte
tarda. Un giorno il colonnello Escudero, seguace di Gamar
ra, mentre stava armeggiando con un francese suo maestro

d'armi, mi chiese perch mi recassi in cos pericolosi tem


pi al Per. Avndogli risposto ch'era per desiderio di veder
paesi nuovi e coltivare i miei studi, egli soggiunse che vo
leva propormi una via di vederli senza mia spesa, anzi con

lucro ed onore, ed era di farmi a parte della loro spedi


zione; e per verit io aveva gi letto i proclami ch' essi

avvano fatto stampare a Valparaiso per disseminarli al loro


sbarco. Lo ringrazii della sua cortesia, dicndomi pago di
poter vedere il mondo a mie spese, e non voglioso d'in
golfarmi in controversie che non conosceva bene.
Il 27, mentre spuntava il sole dietro il M. Moro, diem
mo fondo nella rada d'Arica, accanto a due brichi armati

della fazione di Salavery. Erano quivi all'ncora varj legni


mercantili inglesi e il bric francese Casimir-Perrier che il
capitano stava vendendo al governo peruviano per qua
rantamila colonnati. Ma l'arrivo in porto di quei due legni
di Salavery aveva messo in fuga il governatore e gli altri
magistrati e molti abitanti; la terra pareva derelitta, e nello
sbarcare trovammo le ciurme dei due legni ribelli sparse
a depredar le case, e portare a bordo le munizioni della

fortezza. Pstisi quindi alla vela, si rivlsero a Cobija, do


ve fcero lo stesso e peggio, fucilando anche alcuno dei
terrazzani. Molti dei nostri passaggieri non psero piede a

NELL'AMERICA MERIDIoNALE

555

terra se non quando li vdero salpati; e tosto si misero

in cammino per Tacna ed Arequipa onde raggingere Or


begoso. Escudero, che intendeva recarsi presso il ribel
le Gamarra, si ripar tacitamente al consolato britnni
co , lasciando in cura al maestro d'armi e a due fidi Ne

gri i suoi cavalli e le armi ; ma un officiale a cui ave


va confidato una lettera per Gamarra , pales il suo arri
vo e le secrete sue mire al governatore di Tacna, il quale
sped tosto alla sua volta una mano di cavalli, coll'ordine di
prnderlo e fucilarlo. sull'istante. Il mattino seguente io m'era
recato a Zappa, delizioso villaggio discosto una lega, vera
asi in quel deserto, rallegrata da un rivo che fornisce
aqua al porto , sparsa di deliziose selvette d'aranci, d'o
livi, di palme e banani e canne zuccherifere; e al ritorno
mi era sostato alquanto in una picanteria, quando fui scosso
da sbito e tumultuoso calpesto di cavalli. Affaccitomi al
balcone vidi il capo di quella gente indirizzarsi alla casa
dirimpetto, dimandando ad alta voce l'lcade che vi abitava;
trttolo in disparte parl seco secretamente, ma non cos

basso, ch'io stndogli sopra non lo udissi ripeter pi volte il


nome d' Escudero. Mi accorsi tosto che si trattava del suo

arresto e della sua vita; onde per compassione che mi fece l'ur
gente suo pericolo, usci per l'opposta parte della casa, e mi
diressi a tutta corsa verso il Consolato inglese. Fu appena
in tempo a recarsi a bordo; il capitano rizz tosto la sua
bandiera, e vedendo venire alla sua volta tre lancie piene
di soldati, fece caricare i cannoni e intim che rimansse

ro in distanza. Due lancie per ci tnnero in vista per tutto


il tempo che restammo in porto, che fu sino al 6 di set
tembre. Aspettavamo dalla Bolivia un crico di china di
quel paese ( Erythroxylum peruvianum ). Quell' albero
frequente s nei monti della Bolivia che del Per ; ma
per levare la scorza si abbatte il tronco, n si ha cura di
rimttere le piantagioni, e si lsciano operare i semi sparsi
dal caso sulla terra; onde la benfica droga si fa ogni d
pi scarsa.
Arica buon ancoraggio e scala al commercio della Bo

554

VIAGG10

livia, e oggetto di gravi contese fra quello Stato e il Per.


L'aria asciutta, ma insalubre, per effetto delle alghe, dei

plipi e dei pesci che le onde abbandnano sulla bassa


spiaggia. llterreno nericcio,strile, sostenta pochi olivi, le can
ne zuccherifere, e una specie di pimento rosso (aji) assi

ricercato in quelle parti. quel paese una continuazione


del deserto d'Atacama, che riunito a quello di Sechura si
stende tra le Ande e l'ocano per una lunghezza di ben
seicento miglia, incominciando da Copurno nel Chil sino al
l' imboccatura del Guayaquil. Quivi non piove mai ; i
cadveri non si putrefanno, ma inaridiscono. Gli inesusti
letti di sale sono di libero uso; per trasportarne il produtto
al porto, se ne cricano due grandi pani sul dorso delle
vigugne o dei guanachi; per poco che il crico speri quat
tro arrobe, l'animale si getta a terra, e anche bastonato a
morte non si rimove. Prima di caricarlo mestieri bendargli

gli occhi, ma ci fatto, si pu condurre per sentieri affatto


inaccessibili ad altra specie di giumenti. I lavoratori negri e
indigeni stanno in quei profondi antri per pi settimane,
sostentndosi con granoturco abbrustolito e qualche otre
d'aqua, spaccando a colpi di mazza le rocce saline, e ridu
cndole in cubi grossi due piedi, che condutti al porto
si vndono per due franchi incirca. Alcune case sono co
strutte di codesti pani di sale adoperati a guisa di sassi.

In compagna d'alcuni aspiranti delle navi inglesi e fran


cesi tentammo alcuni scavi sul lido di Huacas , non di

scosto dalla montagna del Moro d'Arica, per trovarvi qual


che reliquia dei tempi anteriori all'arrivo di Pizarro. Vi si
trvano, un braccio sotterra, moltissimi cadveri d'umini e

d'animali; alcuni vgliono che una tremenda bufera sotterrasse

in quelle arene tutto un ppolo; altri che una trib mes


sa alla disperazione dalla spietata avarizia spagnola vi si

sepellisse viva; il che pare pi probbile, perch i cadveri si


trvano sempre interi, seduti sulle calcagna, involti nei lo
ro mantelli, e hanno accanto freccie con punta di sasso,
remi intagliati, aghi d'osso di balena, monili di legno, bor
se, idoletti, e tazze d'argilla mista con pagliuzze d'oro; al

cuni dei quali oggetti ancora conservo. In un pozzetto qua

NELL'AMERICA MERIDioNALE

355

dro coperto con lastra di sale trovammo una donna con


un infante in collo e un altro alla mammella; aveva lunga
cappellatura rossiccia, raccolta in due trecce; era calzata di
sndali, e succinta ai lombi con una stoffa variopinta. Un
uomo che le sedeva a lato le avvolgeva al fianco l'una
mano , e coll'altra impugnava un arco. I volti erano con
servati assi meglio delle mummie ch'io aveva visto dissot
terrare nell'Egitto tra le ruine di Menfi; e si avrebbe potuto
riconscerli come di persone vive. Ma quei corpi nel primo
scoperchiarli, mandvano cos rrido fetore che fu mestieri
rotolarli prima sulla spiaggia ; sulla quale vedvansi giacere
molti ossami, forse per simil modo dispersi da altri raccogli
tori. Gli abitanti accorsi col, vedndoci in quell'atto da bec
camorti, ci deridvano, e nemmeno colla promessa di buona
mercede s'indssero a darci mano; onde alzata una tenda

che ci riparasse alquanto dal sole ardente, ci psimo a quel


l'officio colle nostre mani. Alcune donne venivano a ven

derci frutti . e una specie di birra che si estrae dal grano


turco e si chiama chicha. Per preparare codesta bevanda il
grano inumidito si lascia in un vaso di terra finch tallisca, poi
si tosta nel forno, si pesta fra due sassi, e si mette in fu
sione sinch fermenti. Ma per le mense dei ricchi si riser
va la prelibata chicha mascada, cio a dire masticata; poi
ch, invece di pestare il grano coi sassi, si fa biasciare per
bocca da certe vecchie, che mano mano lo sptano entro
il vaso, ove deve fermentare.
Dalla profanazione delle tombe passammo alla caccia, scor
rendo lungo tratto di quei lidi, i cui scogli al tramonto
del sole vngono coperti da una tal folla d'uccelli marini

che da lungi si dirbbero coperti di neve. Vedvansi a legio


mi i colimbi (Podiceps chilensis), i pelicani, la Sula cn
dida, la Sterna stlida ; alcuni radvano le aque con ra
pidissime ali; altri si alzvano a volo colla preda; altri piom
bvano dall'alto nelle onde con ali raccolte e collo teso, ad

afferrare i pesciolini, che inseguiti dalle foche e dalle bo


nite balzvano a turme fuor d'aqua ; la superficie del ma
re , quantunque calmo , era tutta gorgogliante. Errvano
qu e l famiglie di pinguini, che col si chimano uccel

536

VIAGGIO

li bambini, pjaros nios, perch n sanno ben rggersi

in piedi, n volare, avendo piccole ali lanuginose; di gior


no nutano in mare, di sera drmono in terra; clano le
ova entro l'arena; mano tanto i freddi lidi delle Malovi

ne e della Patagonia, quanto le spiaggie equinoziali. Ne pre


si tutta una famiglia, il maschio, la fmina e quattro pul
cini. Vidi anche arenata su la riva una balena morta, smar

rita forse dai balenieri che l'avvano ferita; era lunga 18


metri, e tutta ingombra d'una legione d'uccelli; all'intorno
raccolsi una gran variet di scarabi, di necrfori e altri
insetti. I depsiti e le reliquie di tutti questi viventi del
mare e della terra si accmulano su quegli scogli in tal
quantit che coll' azione ripetuta delle copiose rugiade e
del sol cocente vi si forma una crosta durissima, la quale
si dirompe solo con zappe e scalpelli e da tempo imme
morbile serve di concime agli agricultori del Per; da
pochi anni venne felicemente introdutta nell'agricultura
europa col nome di guano , che deriva da guans, col

qual nome vengono dai peruviani chiamate alcune specie


di uccelli marini del gnere Larus; e si vende nei porti
di mare a caro prezzo , essendo un concime d' incom
parbile efficacia. Monnier asserisce che il guano del Per
contiene circa undici per cento d'azoto (10. 86), cio il tri
plo di quello che si scava a lchaboe su la costa d'Africa.
Negli ammassi di guano ho visto scavare fino alla profondi
t di due metri penne e carcami di pelicani, e reliquie di
foche, di manati e d'altri cetacei. ll sapore salso e l'odore
urinaceo di quel terriccio annnciano una mischianza d'u
rati e altri sali ammoniacali.

Posto a bordo il crico di china che si aspettava, par


timmo di conserva col Casimir-Perrier, e il dimani con pro
pizio vento toccammo il porto d'Islay. Venne tosto a bordo
un officiale che conosceva Escudero, e lo invit a discnde

re seco lui, dicndogli che molti seguaci di Gamarra lo st


vano aspettando. Ma l'accorto colonnello non diede retta; e
in fatti poco di poi il finto amico torn alla nostra volta con
due lancie piene di soldati. Il nostro capitano fece loro la

NELL'AMERICA MERIDIoNALE

537

medsima intima di tenersi lontani; stanco per di star sem

pre all'erta e d'esser guardato a vista, indusse il proscrit


to a recarsi sul bric inglese che col stanziava. Non vi venne
accolto, e con molto pericolo torn a noi. Il d seguente
l'officiale venne sul nostro bordo insieme al comandante in

glese, e convenne seco ch'egli potesse ricvere Escudero,


ma con patto di ricondurlo a Valparaiso e non lasciarlo sbar
care in qualsiasi luogo del Per. Ci fatto l'officiale ab

bracci l'sule, protestndogli d'esser ben lieto d'aver po


tuto cmpiere i suoi doveri senza fargli danno, dacch te
neva rdine da Orbegoso di farlo fucilare appena giunto
a

terra,

Islay un villaggio in un piccolo seno, dove nel 1824


si trasloc lo scalo martimo ch'era prima a Quilca ; vi
si accasrono alcuni Arequipegni e pochi europi traffican
ti di guano. ll suolo strile ; i viveri e gli erbaggi vi
si rcano da Arequipa. Per effetto della guerra non tro
vammo col bestie da crico ; quindi si part per Quilca,
ove ci fu forza noleggiarle a otto colonnati per capo. Ci
avviammo di l pel deserto, fra monti d'arena agitati dal
vento, soffrendo gravoso calore e fiera sete. Superata la gola

di Barranco e guadato un precipitoso torrente, si scese


nella ubertosa valle di Siguas , ombreggiata di melagrani,

banani e fichi; ci appariva da lungi il vulcano d'Arequipa


e tutta la Cordigliera. Poi ricominci l'arenal; si giunse a
Victor e di l ad Ochumaya; e la sera del secondo giorno

fummo in Arequipa, citt flrida, posta in una larga pianu


ra, e animata da manifatture di lana e di cotone e dal com

mercio tra l'Europa e la Bolivia. V' un bellissimo pon


to sul Chile; la piazza adorna d' una bella fonta
na di bronzo , le vie sono diritte , le case sono di pie
tra con tetti acuminati; vi sono belle chiese , caserme ,

ospitali, collegi e un teatro, e la popolazione contava ven


ticinquemila anime. Orbegoso vi aveva adunato ottomila
soldati, e aspettava il soccorso d'un esrcito boliviano con
dutto dal presidente Santacruz. Fin dal precedente agosto
aveva egli rotto Gamarra, e presi e messi a morte alcuni

558

VIAGGlO

de' suoi officiali. Ma pochi d dopo il nostro arrivo, avendo


un corriere annunciato che la squadra di Salavery aveva

preso e saccheggiato Islay, si fcero in Arequipa tutti i pre


parativi d'un combattimento. Laonde il nostro capitano pens
che fosse meglio avviarci di bel nuovo al mare; e partmmo

con passaporti d'Orbegoso, e in compagnia del general Nieto,


uno degli aderenti di Gamarra che il governo allontanava
sotto colore d'una legazione in Colombia. Giunti la notte
nel deserto, vi riposammo solo tre ore, ponndoci alquanto
fuori della strada, onde non esser per avventura assaliti
da gente armata che vi passasse. Al mezzo d rientram
mo stanchi in Islay; i nostri cavalli appena si reggvano;
ma trovammo che le novelle di col giunte rano esage

rate, poich i legni ribelli, scagliate in quel porto alcune palle


e bombe, rano oltrepassati volgndosi verso Arica.
Il 18 eravamo in mare con vento prspero, filando dieci
miglia all'ora; all'alba del 22, appena oltrepassata l'isola di
S. Lorenzo, bbino una bonaccia d'alcune ore, e fummo

accerchiati da una folla di goelandi, di lari e d'altri uccel


li. Il Pelecanus Gaimardi con piume bianchissime, assi
pi bello e grosso di quello che frequenta i lidi del Chili,

ci nuotava impvido d'intorno, empiendo di pesci l'ampio


suo gozzo; poti prndere all' esca la bellissima Sterna
Incas, che ha bruno-cupo il ventre, bruno-chiaro il dorso,
ranciati i piedi , rosso il becco, con due barbigi candidis
simi, che movendo dall'imo rostro e scorrendo sotto l'oc

chio vanno a finire in tre pennucce libere.


Giunti nel porto di Callao con una viva brezza , fum
mi fatti sfilar sul ponte dalle guardie di sanit e da quel
le di dogana e polizia. Gli Americani bbero tosto licenza

di sbarcare ; ma i miei passaporti e quelli del francese


maestro d' armi furono inviati a Salavery nel suo campo
di Bellavista, a mezza via tra il porto e Lima. Verso le
quattro, una lancia di sanit venne a levarci, dndoci il
poco lieto annuncio che due commessi di polizia dovva
no scortarci fino al campo, perch Salavery voleva parlare
con noi. Giunti a cavallo in una mezz' ora

di cammino

NELL'AMERICA MERIDIONALE

559

fummo introdutti nella tenda del generale, che tosto entr


di ritorno dai sliti esercizj de' suoi soldati , ma turbato

in volto, e in atto di fare i pi aspri rimprveri a' suoi


officiali, perch tra il foco dell'esercizio un capobattaglione
era stato colpito da una palla nel petto. Egli minacciava di

decimare fra poche ore il battaglione , se non si palesava


l'uccisore. Ci non ostante , appena gli fummo annunciati
dai commessi, ci salut cortese e ci fece sedere; e colle

prime risposte avendo noi rimosso ogni sospetto che fssi


mo per avventura satlliti d'Orbegoso , ci fece prgere i
consueti sgari e il caff , e ci chiese conto dell' esrcito
boliviano, dei preparativi guerreschi e d'una taglia che dic
vasi posta dal governo su la sua vita. Ma noi ci traemmo

d'impaccio col dire che nei pochi giorni di nostra dimora


in quelle parti non avevamo avuto altro pensiero che della
caccia per accrscere le nostre raccolte. Ottenuti i passapor

ti per Lima, stavamo per pigliar congedo, quando il fran


cese, che perduto l'appoggio d' Escudero trovvasi senza

denaro, approfitt del propizio istante per offrire a Salavery


l'pera sua come istruttore di cavallera. Fu accettato, ed

in mia presenza gli si cont una somma di primo stipen


dio; ma da quel momento non n'ebbi pi notizia, e credo
avesse il medsimo tristo fine ch'ebbe il generale. Intanto

essendo gi sull'imbrunire, e le strade infestate da malan


drini, Salavery mi fece scortare da sei cavalli fino alle porte

di Lima. Pstomi quindi sul lungo stradone di Malambo,


giunsi ad un albergo tenuto da un Coppola italiano; poi
contando dimorare alcuni mesi, presi alloggio presso un ne
goziante europo nella Calle de los Judios; ma non poten
do trovare un uomo libero che mi servisse , mi fu forza

comperare uno schiavo ; ogni d la gazzetta ne offre in


vndita parecchj, indicndone il sesso, l'et e il prezzo.

La guerra imperversava ; non si poteva uscire di citt.


Salavery, dopo la morte crudelmente data al generale Bal
lierestra, era odiato dai Limegni; pure osava chiamare il
ppolo a respingere gli stranieri, cos chiamando i Boliviani
amici d'Orbegoso; aveva dichiarato di fare una guerra a
VOL, VII.

36

540

VIAGGIO

morte e non risparmiare alcun prigioniero, e di voler pa

gare diecimila colonnati le teste d'Orbegoso e di Santa


Cruz. Dapprima i suoi generali Fernandini e Montoya di

sprsero presso Rio Pampas i battaglioni guidati da Herre


ra e Moran, intanto ch' egli entrato in Arequipa distrug
geva quel suntuoso ponte per impedire l'ingresso ai ne

mici, e imponeva gravi tributi ai cittadini, mettendo a morte


quelli che non volvano o non potvano pagare, e abban
donando le case loro al saccheggio e alle fiamme. Ma in
tanto i suoi nemici bbero tempo di adunarsi a Cuzco, e

poscia d'accerchiarlo. Egli prese allora una forte posizione


sugli Altos de la Luna, e si tenne fermo otto giorni; ma
tostoch os dilungarsi da quel luogo, fu disfatto, e rimase
ferito e prigioniero con pi di cento de' suoi officiali e un
migliajo di soldati. Tradutto in Arequipa fu condannato a
morte co' suoi pi fidi seguaci ; il suo satllite Fernandini

nell'atto di camminare al supplizio tent fuggire , ma fu


ripreso e ucciso a furia di ppolo.Salavery stesso, che per
le ferite camminava a stento reggndosi con un bastone ,
invano tent con parole commvere i soldati; nulla gli val
se, ebbe a morire fra i rimprveri della moltitudine adirata.
Intanto che si combatteva sui colli, Lima era senza pre

sidio; i montoneros, guidati dai due famosi negri Esgobar


e Negro Leon, s'inoltrvano ogni giorno fino in mezzo alla
citt, depredando le case, e appiccndovi il foco; per tener
quieto il ppolo gridvano Viva Maria Santisima y muerte
a los Salaverinos; ma non risparmivano per le chiese n i
conventi; e costrinsero il vscovo a dare i suoi cavalli e un mi

gliaio di colonnati ai difensori della legge e del buon gover


no, com'essi dicvano; e poi gli si psero inanzi in ginoc
chio per aver la sua benedizione. Al loro comparire i cit

tadini si riparvano nei nascondigli; nessuno osava resistere.


Infine a richiesta dei cnsoli stranieri, i legni da guerra

ch'rano nel porto, cio la Brandywine nordamericana, e


la Constitucion inglese, la Flora francese e il Boxer degli
Stati-Uniti, mandrono a Lima la loro gente, che prese per
in custodia le sole case consolari. Ci spiacque ai Limegni,

NELL'AMERicA MERIDIoNALE

541

e la plebe minacciava gli Europi; perloch i cnsoli si


racclsero tutti, dando armi a chi non ne aveva. Gli Ita

liani si adunrono presso il cnsole di Francia.


Gli stranieri cos ordinati uscivano in drappelli di cinquan
ta, e accorrvano a difendere le case loro, appenach dai
terrazzi se ne desse loro il segnale; conducvano i ladroni
alla Carceleta, ch' era l'antico crcere della Santa Inquisi
zione; ma avvano divieto di mescolarsi nelle fazioni di

guerra. Entrati finalmente il generale Vidal ed il curato

Vivas colle loro truppe, fecero nello stesso giorno fucilare


Esgobar e altri ladroni. Le stesse donne negre, mulatte e
indiane ajutvano ad arrestarli, li inseguvano nelle strade
col coltello in mano , e si affollvano sulla piazza mag
giore per vederli tratti al supplicio.
Ad un tratto si udirono le campane sonare a stormo. l
Salaverini riparati nelle fortezze di Callao venvano alla
volta di Lima; tutto il ppolo accorreva su le mura; il

generale Vidal fece chidere le porte; finalmente giunto in


ajuto il generale Moran, occup il campo di Bellavista, espu
gn il forte del Sole, prese il comandante Gonzarez che cer
cava di salvarsi a nuoto sulle navi straniere, e lo fece mo

schettare. Ma il forte dell'Indipendenza teneva fermo; il


cannonamento tra i due forti divenne cos furioso che gran

parte di Callao and in fiamme, e dalle terrazze di Lima se


ne aveva il terribile spettcolo. Se non che venuti final
mente i ribelli a discordia fra loro, si arrsero a discrezio

ne colle loro navi; ed Orbegoso, volendo por fine ad ogni


inumanit, concesse loro il perdono, e fece scortare sopra
un legno da guerra il loro comandante per sottrarlo alla
vendetta dei cittadini. La pace si celebr a Lima per tre
giorni con luminarie, fochi artificiali, balli e combattimen
ti di tori; s'inalzrono trofi all' alleato Santacruz, si can

trono inni di gloria nel teatro,e i negri portrono in trion


fo il vincitore Orbegoso. Pochi giorni dopo, il colonnello
Guillerm con altri ch'avvano avuto il perdono tent nuo
ve turbolenze; ma vnnero presi e condannati a morte; si
lasci loro il solo spazio di cinque minuti, sul campo stes

342

VIAGGIO

so della morte, per dire a un notajo il loro testamento. Or

begoso permise tosto l'ingresso delle merci straniere, dimi


nu i dazj d'un venti per cento; diede pensioni ai feriti,
alle vdove e agli rfani dei soldati , e fece coniare una

medaglia, d'argento pei soldati, d'oro per gli officiali, e guer


nita di diamanti pei generali, che dovesse rammentare ai

psteri la pace ridonata al Per.


(Il sguito si dar nella Rivista Europa).

Sul calcare neocomio delle Provincie Vnete

Lettera del prof Catullo di Pdova al prof


Pilla di Pisa.

Pdova, 15 febrajo 1845.

Rispondendo alla carissima vostra

del 3 corrente febrajo

prender da lungi le mosse per venire al calcare neocomio,

del quale mi chiedete schiarimenti. E prima di tutto debbo


farvi presente che allorquando io riputava jurese il calca
re ammontico ( calcare sopra-jurssico), il neocomio dove

va di necessit figurare come roccia medio-jurssica; e tale


appunto io lo qualifici nella memoria su gl'Ippuriti del

Pin inserita negli atti dell'Academia di Pdova (1854),


anche per tenermi in armona colla classificazione dei ter
reni che aveva adottato nella Zoologia fssile impressa nel
1827. Lo smembramento che allora proponeva di fare delle
due rocce cretacee per unirle al sistema jurssico, mi tir
addosso una infinit di critiche, per la pi parte giuste,
delle quali non tardi a profittare. E nel vero, se due o

SUL CALCARE NEOCOMIO DELLE pROVINCIE VENETE

543

tre specie di ammoniti riputate esclusive del Jura giciono


effettivamente nel calcare ammontico , non per questo io
doveva inferire che al Jura e non alla creta esso calcare

appartenesse; imperciocch si opponvano a questo distacco


tutte le conchilie proprie del sistema cretaceo accommunate
coi detti ammoniti; e si opponvano altres i cartteri geo
gnstici che lgano il calcare ammontico dell'Italia al terreno della creta. La promiscuit de' fossili orgnici d'un
terreno si vedr moltiplicare a misura che pi si molti
plicano le osservazioni; e qualche esempio di questa pro

miscuit potr recare io stesso nell'pera che, mdito di


publicare sulla Paleontologia delle Alpi Vnete. L'amico no
stro il Cav. Da Rio trov non ha guari l'Hippurites Fortisi
nel calcare rosso ammonitico d'Albertone (Vicentino), nel

quale abndano gli individui dell'Ananchites pustulosa; e nel


calcare parimente ammonitico di monte Aurino presso Feltre
il Conte Dei stacc una Spherulites di specie ignota, di cui
non giunsi ancora a scoprire la corrispondente nel calcare

dell'Alpago, tuttoch appaja pieno zeppo di rudiste.


Anche nel calcare neocomio inglese fu rinvenuto l'Am
monites Deshayesi, tuttoch Orbigny consderi questa specie
propria soltanto dell'arena verde (gault); e Fitton assi
curava, mesi sono, la societ geolgica di Francia che gli
strati inferiori del greensand racchidono molte specie che
sono promiscue al gault ed al calcare neocomio (Sance
du 20 Mai 1844). Di fatti nel calcare ammonitico, ove
trovi l'Ammonites tatricus di Puchs, l'Amm. poliplocus,

Reineck (A.planulatus, Schloth) e forse l'Amm. Bucklandi,


Sow. rinvenni varie specie di Aptycus (nel Bergamasco); varie
altre del genere Catillus (Cesio e Lavazzo nel Bellunese);
molti ammoniti della creta, e fra questi l'Ammonites Beu
danti di Brongniart; le terebrtule mutica ed antinomia
(Torri nel Veronese, e Lavazzo); tutta la caterva degli
echnidi e delle belemniti cretacee, gi descritte e figurate

in varie mie pere; i denti dello Sphaerodus gigas, e del


Pticodus polygirus di Agassiz (Lavazzo e Podenzi nel Bellu
nese; S. Ambrogio nel Veronese); ed altri molti avanzi marini,

544

SUL CALCARE NEOCOMIO

che si vgliono caratteristici della formazione di cui vi parlo.


Non quindi da fare le meraviglie se la Terebratula anti
nomia, o diphya che dir si voglia, riguardata da De Buch

come specie esclusivamente propria del mare jurssico, pot


sopravivere con altre molte alla distruzione delle loro con

temporanee, e protrarre la vita fino all'intero compimento


del sistema cretaceo. Avverto qu di passaggio di non avere
io mai trovata la Terebratula antinomia nel calcare neoco

mio dell'Alpago, come voi credete , ma di averla sempre


veduta nel calcare ammontico, nel marmo majlica e nella
creta bianca superiore. Pochi anni addietro il clebre De
Buch non ricusava di ammttere la esistenza di questa
terebrtula nella creta (Mm. de la Socit gol. de Fran
ce, Tom. llI, pag. 197); ed il signor Puchs, consiglier
per le miniere a Varsavia, assicura trovarsi questo brachi
pode in mezzo agli ammassi grossolani della Polonia, e sem

pre in compagna d'altri fssili parte cretacei e parte ju


resi (Polens Paleontologie , pag. 15).
Il sig. Pasini manc alla promessa di seguirmi nel viag

gio che gli proposi di fare nel Bellunese, affinch meglio


potesse chiarirsi sulla vera posizione della roccia ammon
tica di Cesio, di Lavazzo e di Landro; n per questa sua

involontaria mancanza io dimisi il pensiero di porre ad ef


fetto la mia corsa in quelle alpi; che anzi volli farla in sul

principio dell' ottobre passato in compagna del signor De


Zigno, conducendo meco un givane geognosta di belle spe
ranze, cui affidammo l'incrico di segnare nel proprio albo

l'andamento degli strati della creta inalzata appi delle


alpi jurssiche Cadorine, riserbando pel signor De Zigno e
per me le osservazioni di maggiore importanza. lndovinate
mo? Chiesi al mio givane compagno gli schizzi da esso
fatti col fine di riportarne qualcheduno nel mio albo; ed
egli si rifiut di drmeli, adducendo essere que' suoi sca

rabocchi di poco o niun valore e pieni d'inesattezze. No


tate che due di quei disegni sono stati eseguiti sotto i miei
occhi medsimi, e tracciati a seconda del mio modo di ve

dere i fenmeni che aveva dinanzi; quindi falso falsssimo

DELLE PROVINCIE VENETE

545

che almeno una parte di essi non fosse per tornarmi di

qualche utilit. L'impiglio nel quale mi ha posto tale ne


gativa mi fece rinunziare al desiderio di assstere al Con
gresso di Npoli, per rivedere invece nel vegnente autunno
il Cadore, e recarmi in tutti i luoghi esaminati molti anni
addietro dal clebre De Buch nel Tirolo (Min. Taschenb.
1824, pag. 596). ll solo signor Pasini conosce il motivo

che mi stzzica di vedere al pi presto che per me si po


tr i melafiri tirolesi.

Torno all'assunto mio primo, e dico, che in nessun luogo


delle alpi bellunesi il calcare ammontico ricopre a veduta
d'occhio il calcare neocomio, essendo quest'ltimo assi
distante dal primo, e in posizione pi meridionale. Co
desto porta invece sopra di s il calcare rosso sabbionoso
corallfero, che passa al bianco-grigiastro ed anco al verde
(Tambre, nell'Alpago); mentre nel lato opposto del lago

(S. Croce) si presenta a strati sottili raddrizzati, che ric


prono e avvlgono in diverse guise il calcare bianco con
ippuriti. Questo calcare, il solo che rappresenti tra noi le
arene verdi superiori, ccupa nel Bellunese e nel Feltrino
la parte pi recente del sistema cretaceo, come osservammo
ad Induno sopra Varese ed a Paderno sull'Adda; e vuolsi
distnguere dall'ammontico, che gli sempre dissotto, tut
toch Pasini, nella sua memoria sul Calcare ammontico,
si mostri di contrario avviso , e consideri il calcare rosso

corallifero qual rappresentante dell'arenaria verde inferiore,

e per ci stesso pi antico del calcare ammontico (An


nali delle Scienze 1852). Per, nove anni dopo, egli si av
vide che le specie fssili del gr verde di Polo e di S.
Giorgio, erano idntiche a quelle della glauconia terziaria
di Belluno, per me descritta nel 1816; e fu allora che
prese nuovamente in esame quei terreni per discoprire la
cusa di s strano fenmeno. Vide egli in fatto, che ne'
luoghi suddetti gli strati pi recenti della creta e il sovra

posto terreno terziario, non solo rano raddrizzati , ma


capovolti da un sollevamento, che ag principalmente sulle
masse pi centrali del calcare secondario, per cui la scaglia

546

SUL CALCARE NEOCOMIO

ch'era al basso divenne per lunghi tratti la roccia superiore


(Atti del Congresso di Torino 1840). Non posso lasciare
questo argomento senza richiamarvi alla memoria ci che
scrissi nella lttera che vi compiaceste di lggere alla Se
zione di geologia del Congresso di Lucca, in propsito degli
sgominamenti e rialzamenti sofferti dal sistema cretaceo delle
Alpi vnete. ce Codesti, io diceva, hanno oscurata talmente
ci la geognosa del calcare ammontico, che non si giun
ger mai a ben conscerla, quando prima non si con
venga ssere occorsi nelle alpi nostre rovesciamenti pi
completi e pi estesi di quelli che vngono generalmente

ammessi dai gelogi italiani.


Ho detto di sopra che il solo calcare rosso corallifero
ricopre in qualche luogo il calcare neocomio dell'Alpago;
n questo forse il solo paese nel quale esso serva di man
tello al calcare con rudiste ; imperciocch lo spazio occu
pato da quest'ultimo non gi circoscritto al solo bacino
dell'Alpago, ma si estende in molti altri paesi del vicino
Friuli. Nelle Alpi vnete il terreno della creta si in ge
nerale depositato sulla parte pi esterna della catena jurs
sica, laddove il calcare neocomio , ch' io riguardo come la

parte inferiore del sistema cretaceo, si adagi in tutti que'


luoghi ne' quali il terreno jurese presentava piani molto

estesi e pochissimo elevati. Tale dev'ssere stato il piano


pi o meno ondulato, che spiccava dall'Alpago per estn
dersi ben addentro nella provincia friulana, prima che l'o
cano depositasse il calcare con rudiste ; giacch monte Ca
vallo, monte Tremelo, le montagne non molto elevate di
Polcenigo, di Aviano, e tutte le altre poste al di qu de'

fiumi Caurazzo e Artugno , spttano al calcare neocomio,


cui pure appartiene gran parte della zona che separa l'Illi
rio dal Friuli. Siccome al di sotto della roccia ippurtica
alpaghese si vede sprgere in qualche sito il calcare jurese

conchiliaceo (Mem. sulle Caverne delle Alpi Vnete, pag. 15),


e siccome i suoi fossili differiscon essenzialmente dai fs

sili del calcare ammonitico, cos io porto ferma opinione


ch'essa roccia rappresenti il terreno pi antico del sistema

DELLE

pROVINCIE VENETE

S47

cretaceo , anche perch le sue conchilie non si riptono


mai nella creta bianca superiore, come fanno quelle del
calcare ammonitico.

Al tempo del Congresso degli Scienziati in Pdova, mi


ricordo di avervi mostrato alquanti ippuriti schiantati dal
calcare grigio-oscuro di monte Meda, lunghi mezzo metro
ed anche pi, dal guscio de' quali si svolge colla percus
sione un forte odore di ova frcide. Non conosco la spe
cie che Orbigny si ebbe dal buon Lucas, come propria del
gr verde vicentino, e ch'egli chiama gigantea; ma so bene
di non avere mai veduto ippuriti cos giganteschi come son
quelli de' monti che s' inlzano sui confini orientali del
Friuli. Keferstein parla d'ippuriti i quali si distinguono par
ticolarmente perch oltrepssano un piede in lunghezza ed
hanno una grossezza proporzionata (Teutschland, 1828, pag.
503). E fermando per un momento l'attenzione sopra il
gr verde vicentino, riferito dall'Orbigny alla sua terza zona
delle rudiste , voi stesso vedete, caro amico, quanto sia
meritvole di raddrizzamento l'associazione di quel gr al

terreno cretaceo, giacch per le cose pi sopra narrate, esso


non pu servire di ricetto alle rudiste, avndolo il signor
Pasini riconosciuto per terziario.
Sul modo di giacere del calcare con rudiste e sulla im
mediata sua sovraposizione al calcare jurese parmi di avere
detto abbastanza nella operetta sulle caverne pi sopra ci
tata, e mi dispenso di darvi su ci ulteriori schiarimenti.
Quanto ai suoi fssili, assicuro di non avervi trovato mai

per entro le discoliti, tanto frequenti nella creta bianca di


Longano e di Trichiana nell'Oltre-Piave; e pi ancora in
un calcare modificato di tinta bigio-verdastra, che forma
parte del monte Malgonera nell'Agordino, del quale attin
ger sul luogo notizie pi sicure. Per ci che spetta alla
creta bianca discoltica, addossata per apposizione alla catena
jurssica che si erige a mezzod di Belluno (Calpiane, Trichia
na, S. Boldo), essa idntica all'altra che vdesi appi
delle alpi dolomitiche surte a settentrione della stessa citt(Bel
vedere, Mussi, Valle dell'Ardo, ec.) e rappresenta la scaglia

548

sUL CALCARE NEOCOMlo

a strati sottili del Vicentino. osservbile che la scaglia


hellunese de' monti settentrionali non contenga discoliti co

me l'altra deposta appi de' monti meridionali, e presenti


in quella vece qualche raro fucide.
Ci premesso, vengo tosto a parlarvi delle rudiste, che
finora ho trovate nel calcare dell'Alpago e del Friuli, le

quali si vggono accumulate le une sopra le altre in tale


quantit da formare esse sole de' banchi assi potenti e
interrottamente molto estesi. Questo modo di esistere delle
rudiste venne avvertito anche dall' Orbigny; ma ci che

pi mrita osservazione si che ove le ippuriti e le sfe


ruliti riscono pi copiose, le caprotine, gli ichthyosarcoli
thes, le nerine, e le altre specie caratteristiche del cal
care neocomio vneto scarsggiano assi , o mncano del

tutto (Pin sopra il Lago di S. Croce verso Fadalto); men


tre ne' monti di Polcenigo, ove le caprotine si trvano in

quantit enorme, le ippuriti e le sferuliti riscono molto


scarse; e rare del pari sono le specie d'altre conchilie,
che hanno sede pressoch in tutta la zona che segna il
calcare neocomio, la quale non venne ancora convenevol
mente descritta da nessuno. Le nerine, le baculiti, le
acteonelle , ec., si trvano pi d' ordinario in que' larghi
spazj della zona neocomia , che non contngono rudiste ;
e ci dimostra, come osserva ottimamente Orbigny, che le

ippuriti, le sferuliti e le caprotine rano animali gregarj ,


destinati a vivere in famiglia, come le striche (Bull. de
la Socit gol. 1842, pag. 151).
Non vi sar discaro il sapere che i monti de' quali vi parlo
risveglirono nella mente del friulano Lzaro Moro l'ida del

l'ammirato suo sistema di sollevamenti,nel quale imagin pri


ma di ogni altro ssersi la corteccia terrestre in vari punti
squarciata ed ovunque sollevata per la forza dei vapori sotter
ranei emanati dal centro del nostro pianeta. Prima di darvi
la lista de'fssili che mi chiedete, debbo per ltimo avver
tire che alcuni tratti della catena neocomia che li racchiude

mi apparrono al tutto privi di conchilie, fenmeno che vidi


riptersi in tanti altri terreni di sedimento, e che vuolsi

549

DELLE PROVINCIE VENETE

ascrivere alle abitdini che ossrvano gli animali molluschi,

i quali a seconda delle loro affezioni preferiscono anche


adesso piuttosto stanziare in un luogo che in un altro. Den
tro la massa, p. e., del calcare neocomio che si eleva ad
Aviano, e alla quale si escavrono i massi impiegati nella

costruzione del ponte sulla Meduna, io non giunsi a vedere


orma alcuna di conchilie.

Aggradite, ec.
Vostro, ec.

Specie orgniche fssili del calcare neocomio


delle Alpi Vnete.

Le segnate con asterisco sono descritte e figurate nella


Memoria stampata nel 1854, e inviata in doppio esem
plare all'Istituto di Francia (1).

Nerinea Borsoni. Cat.

gigantea ? Orb.
Acteonella laevis Orb.

gigantea. Orb.
Acteon ovum, Orb.

Hippurites Fortisi. Cat.

turricula Cat.
dilatatus. Cat.
nanus. Cat.
contortus. Cat.
maximus. Cat.
fasciatus. Cat.

(1) Ci sia detto in via d' osservazione alla nota inserita dall'Orbi
gny nel Bullettino della Societ geolgica per l'anno 1842, affinch l'il
lustre autore non continui ad ignorare la esistenza d'una Memoria sulle
Rudiste stampata otto anni prima negli Atti dell'Academia di Pdova.

530

SUL CALCARE NEOCOMIO

Hippurites rugulosus. Cat.


cornu-pastoris. Desmoulins
----

imbricatus. Cat.
Zoveti Cat. Dalmazia.

Spherulites duplovalvata. Cat.


*

umbellata. Cat.
Da-Rio. Cat.

Ponsiana, Archias.

Gazola. Cat.

Baculites Alpaghina. Cat.

flexuosa. Cat.

Ichthyosarcolithes triangularis, Desm.


Caprotina Ammonia Orb.
Caprina
Orb. p.

Astarte (Crassina Lam).


Plagiostoma.

531

Sunto dei nuovi lavori esperimentali sull'elettro

mozione tellrica, eseguiti dal dott. Luigi Ma


grini, professore di Fisica nel Lico di Porta
Nuova, mediante il grande apparato fatto
costruire dalla Citt di Milano, in occasione

del VI Congresso Scientifico.


(Continuazione. Vedi alla pag. 414).
X.

Esperienze per dilucidare i fatti principali gi descritti


nella prima parte di questo lavoro, dai quali smbrano

procdere i fenmeni pi complessi che frmano oggetto


dei seguenti capitoli.
AVVERTENZE.

66 o Gli esperimenti eseguiti nel gennajo del corrente


anno, in concorso dei prof. Belli e Frisiani con un sen
sibilissimo galvanmetro di Gourjon dei quali si publiche

ranno i risultamenti in una memoria speciale, confrma

no che l'isolamento dei fili metllici riusciva fra loro prati


camente perfetto: cio, che tra un filo e l'altro, in condi
zioni atmosfriche favorvoli, non esistvano communicazio

ni secondarie sensbili al galvanmetro per l'intermedio dei

pali. Ma nello stesso tempo danno indizj che l'elttrico ten


de a trasmttersi pi facilmente per le fibre longitudinali

del legno, ove si rano inserite a forza le stecchette me


tlliche, anzich in direzione trasversale; per cui si rende
va molto probbile che le correnti da me chiamate tell
riche si manifestssero in conseguenza d'una circolazione
tra il filo, la terra e la lmina sepolta, appunto per mezzo
delle fibre longitudinali, che tutte mettendo capo nella ter
ra potvano chidere con essa la catena galvnica.

Senonch,ulteriori esperienze, che verranno in sguito de

552

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

scritte, tndono a mostrare che questa circolazione si com


pie malagevolmente, e con mnimo effetto , per cui si
potrebbe assegnarle solo una parte affatto secondaria nelle
correnti tellriche. Pare che la loro spiegazione doman
di ancora l'intervento d'altre cuse. Torna possbile o che

il filo sostenuto nell'aria presti officio di spigolo, e dissipi


per irradiamento il flido nell'atmosfera; o che il filo ser
va di veicolo per propagare le onde elttriche, ove si voglia
ricrrere al principio delle vibrazioni.
Dal resto i fatti sussstono, indipendenti da qualunque

modo con cui l'elttrico possa trasmttersi o dissiparsi. E sia


pure che vi abbia circolazione tra il filo sostenuto nell'a
ria, la terra e la lmina coll'intermedio dei pali. Si rilever
dal complesso dei fenmeni che, senza ammttere una for
za elettromotrice propria della terra, non avvi spiegazione
appieno sodisfacente; si vedr che i risultamenti delle mie

osservazioni non sono abbastanza smplici n fcili a pre


vedersi, senza concdere anche alla terra il poter di sm

vere e spingere l'elttrico nei metalli.


N con ci s'intende annunciare un nuovo principio, ma
estndere piuttosto il principio stesso stabilito dal Volta. In
questo senso accetto la conclusione del signor Cavaliere Mat

teucci (1), alla quale anch'io era implicitamente pervenuto,


cio, che i risultati delle mie osservazioni sono conseguenze
naturali dell' elettricit voltiana. Ripeto che io stesso era im

plicitamente pervenuto a siffatta conclusione; giacch non


ho mai detto che le correnti da me chiamate tellriche sino

d'origine csmica, come quelle che dipndono dalla circo


lazione dell' elettricit che si ammette attorno il globo ter
restre in direzione da levante a ponente, secondo le ide

D'Ampre, di Barlow,di Nbili, ec., ma bens d'origine fisica,


vale a dire dipendenti dalle sue propriet fisiche e chimi
che, e quindi dalla forza elettromotrice propria della terra;
(1) Sur l'emploi de la terre comme conducteur par le tlgraphe
lectrique; Lettre de M. Ch. Matteucci a M. Arago ( Comptes rcndus

des Sances de l'Acadmie des Sciences, du 12 Mai 1845).

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

555

elettromovenza che pu variare secondo la natura dei com


ponenti la terra stessa, secondo le aque ond' imbevuta,
e secondo la natura delle lmine metlliche in essa sepolte.
67 ll circito C D M B GC, rappresenta una catena

tutta metllica di filorame, la quale in questa serie di espe


rienze si stende da Milano a Sesto, e costituisce un refo

ro avente la lunghezza di soli 15 chilmetri.


C

ID
A |Z O

L'

--Il

MI

B /A
1

Ip

Il galvanmetro si trova in G isolato dal suolo, e la sua

spirale fa parte della catena. R-Z indicano il polo rame e


il polo zinco d' un reomotore alla Bagration egualmente
isolato.

PL, P'L' raffigrano i pali che, in nmero di 550 sostn

gono la catena, nella maniera gi indicata sin dal principio


di questo lavoro, all'altezza media di due metri dal suolo.

Nei punti B, C, D, vi sono tre bicchieri contenenti mer


curio, onde potervi stabilire e interrmpere prontamente e
sicuramente il contatto metllico fra le varie parti del si
Stema.

In K trvasi una lmina, talvolta di rame, talvolta di

zinco, secondo i casi da spiegarsi a suo luogo; e viene se


polta nella terra mida, o nell'aqua in communicazione
colla massa del globo.
A a l'appendice metllica destinata a formare la con
giunzione della lmina colla catena.

554

suLL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

Per impedire che il filo metllico si ponesse in contat


to coi pali, si ebbe la cura di tenerlo sempre fermato
sopra stecchette coperte di taffett gommato e infisse nei
pali.
Gli esperimenti si eseguirono in giorni sereni e dopo il
mezzod, affinch per l'azione del sole i pali ed il taffett
potssero asciugarsi dall'umidit depstavi durante la notte.
Le indicazioni del galvanmetro frono osservate non gi
alle prime escursioni dell'ndice, ma dopo finite tutte le
oscillazioni. Ad ogni annotazione si lasciava l'indice fisso
per circa 15 minuti primi. Nessuna parte dell'apparato
era in communicazione coll'osservatore ; si tenne anzi ri

parato il galvanmetro dalla troppa vicinanza della perso


na, affinch non si generssero sotto la campana correnti
aeree atte a deviar l'ago. La misura delle deviazioni di
cui si fa nota in questo capitolo, la media di quattro os

servazioni compite in quattro diversi giorni.


68 Esperienza 1.a Escluso il reomotore alla Bagra

tion, che nella precedente figura indicato con R-Z; con


giunti fra loro i punti D, C della catena coll'archetto metl

lico C D; e posta in C l'estremit a dell'appendice A a

nL

T)
p

si ottiene colla lastra K di zinco una corrente discensiva

per a A, che produce nel galvanmetro la deviazione di


3 5/8.

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURIcA

555

69 Esperienza 2 Rimanendo a in C ed aper


ta la catena col levare l'archetto C D, la corrente discen

siva, richiamata tutta dalla spirale galvanomtrica, fa de


viar l'ago per 6 3/4.
70 Esperienza 3 Se alla lmina di zinco si sosti
tuisce una lmina di rame, chiudendo di nuovo la catena

coll'archetto C D, e ponendo l'estremit a in C


D

Al

,L

L'

-o

la corrente s'inverte, cio ascende per A a, e fa deviar l'a


go in senso contrario per 3 1/2.

71 Esperienza 4 Aperta la catena col levare


l'archetto CD, la corrente ascensiva irrompe tutta per la

spirale galvanomtrica , e produce la deviazione di 6 1/2.


72 Se i risultati delle due prime esperienze, ammes

sa la circolazione coll'intermedio dei pali, pssono avere una


spiegazione fcile e consentanea ai principj dell'elettricit

metllica, non mi pare potersi dire lo stesso dei risultati


delle esperienze 3 e 4 In queste la direzione della cor
rente sempre come se il filo sostenuto nell'aria fosse pi
attaccato della lmina immersa nell'aqua. Il fatto ricono
sciuto anche dal signor Matteucci; ma il Fisico pisano cre
de poterlo spiegare coll'ammttere che vi abbia maggior su
perficie di rame in contatto coll'umidit dei pali nella som

ma dei punti del filo che tccano i pali stessi, che non ve
ne abbia nella lmina immersa nell'aqua.
Prima di tutto far osservare che la estensione della
V70L, vII,

37

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

336

superficie degli elementi che costituiscono un reomotore, in


fluisce solo su la intensit della corrente e non gi su la
sua direzione, la quale dipende dalla natura dei corpi. In
secondo luogo, se nel caso del prof. Matteucci era possbi

le di avere in contatto coll'umidit dei pali una superficie


di rame pi estesa di quella della lmina immersa nell'aqua,

quantunque egli impiegasse un nmero molto minore di


pali, e le sue lmine avssero mezzo metro quadrato di
superficie, riesciva affatto impossbile nel caso mio. Imper
ciocch il filo da me usato non si avvolgeva attorno al
palo, ma attorno una stecchetta coperta di taffett gom
mato. E quando fosse pure inumidito il taffett, e il filo toc
casse puranche qualche palo, il contatto, in cusa della

forma cilindrica, poteva effettuarsi solo in pochi punti. Al


tronde il filo, facendo un solo giro attorno alla stecchetta,
aveva solo un centmetro e mezzo di lunghezza sul taffett.
Accrdisi non pertanto che il filo toccasse tutti i pali, e li
toccasse per un altro mezzo centimetro. Si sarebbero avuti
2 centimetri di lunghezza in contatto coll'umidit aderen
te a ciascun sostegno; e se, avuto riguardo al dimetro del

filo, si poteva effettuare il contatto solamente per una picco


la frazione di millimetro in larghezza, la superficie bagnata
da ogni sostegno poteva essere solo di qualche millime
tro quadrato. Si conceda per esuberanza che il contatto si

estendesse sopra un mezzo millimetro quadrato per ogni


millimetro di lunghezza; sarbbero stati dieci millimetri qua
drati per ogni sostegno, e perci la somma di 5500 mil
lmetri quadrati. Le mie lastre, avendo un metro quadrato
di superficie , presentvano, messe a clcolo le due fac

cie, una superficie attiva di due millioni di millimetri quadra


ti. La spiegazione del signor Matteucci non dunque ap
plicbile al caso mio. Duolmi ch'egli non abbia provato a

raddoppiare e triplicare la superficie della sua lastra, per t


gliere di mezzo il dubio che la superficie immersa nell'a

qua fosse o n maggiore di quella del filo in contatto co'


suoi pali.

75 Esperienza 5" Disposta la catena come nell'e

557

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

sperienza 4*, sepolta nella terra una tinozza di legno con


tenente 40 bottiglie d'aqua ed una d'cido solfrico, e im
mrsavi la lastra di rame, la corrente si pales come prima
ascendente per A a, facendo deviare l'ago di 7

74 Esperienza 6 In luogo d'aqua acidulata po


nndosi nella tinozza una soluzione stura d'ammoniaca, e

le altre cose restando come nell'esperienza 5.*, la corren


te fu ancora ascensiva per A a, e la deviazione di 63/8.
75 Nei casi delle due ultime esperienze suddescritte,

si rende per s manifesta l' insufficienza della spiegazione


data dal signor Matteucci, giacch la lmina di rame, sebbe

ne pi attaccata, si comport sempre come elemento elet


tro-negativo in confronto del filo sostenuto nell'aria.
76 Esperienza 7* Introdutta nella catena, senza

veruna communicazione diretta colla terra , la coppia alla


Bagration RZ,
-------------

---------

=6-A |z -3

SS

-)

MI

-----

--------------

A r

la corrente, circolando per CG BMDC, imprime all'agouna


forza atta a tenerlo fuori del suo meridiano per un n
golo di 10 58.

77 Esperienza 8 Fatta in C la communicazione


della catena colla terra, mediante il congiungimento dell'ap
pendice A a della lastra di rame,

338

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

L'

- -

- - - -

la deviazione ha luogo dalla stessa parte, ed apparisce


di 11 1f8.
78 L'aumento d'un mezzo grado, osservato nell'effetto
galvanomtrico dell'esperienza precedente, tende a provare
che fra la lmina ed i pali non avvi circolazione sensibile
al galvanmetro, e che i pali danno perci un isolamento
perfetto. Imperciocch se i pali trasmettssero allo strumento
l'elttrico in quantit sensibile, dovrebbe la lmina costi
tuire coi pali un arco di derivazione; e in tal caso l'inten

sit della corrente parziale per la spirale galvanomtrica


dovrebbe, come noto, anzich crscere, diminuire note
volmente.

Un tale aumento al contrario torna favorvole al suppo


sto che la corrente ascendendo per A a si dirami, ovvero

si decomponga in C, portndosi parte verso il galvanmetro,


parte verso il reomotore, in modo per di non dare all'u
no precisamente quanto toglie o distrugge nell'altro. In con

seguenza pare che l' elettricit ascendendo dal suolo, sia


pi libera di versarsi nella spirale galvanomtrica, forse per
la ragione che, essndosi gi stabilita in prossimit del no
do la corrente voltiana, il reforo resiste pi fortemente a
quella porzione di corrente tellrica che tende a irrmpe
re in senso contrario.

359

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

79 Esperienza 9 Sostituendo alla lmina di ra


me una lmina di zinco,

la deviazione si riduce a 2 1/2 nello stesso senso.

80 Anche quest'ltimo effetto sembra agvole a spiegar


si. Infatti la corrente tellrica essendo discendente per a A,
il flido viene richiamato dalla spirale galvanomtrica, fa

cendo deviar l'ago di 3 5/8 (vedi l'esperienza 1). E vie


ne egualmente richiamato dal reomotore RZ, scaricndosi
tutto nel suolo; per cui la deviazione primitiva produtta dal
reomotore dev'essere diminuita di 7 in 8 gradi. Ora, se a que
sta estrazione di circa 8 si aggiunge il residuo di 2 1f2,
si ottiene appunto con sufficiente approssimazione l'effetto
galvanomtrico della 7 esperienza.
81. Esperienza 10 Operata in D la congiunzione del
la lmina di rame colla catena,
--C

D
A |Z

---

L'

560

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

la deviazione misurata da 17 1/2. Il che pu indurci ad

ammttere che la corrente tellrica ascendente vada cospi


rando colla corrente voltiana, ovvero ch'ella sia tutta ri

chiamata dalla positivit del zinco che fa parte della cop


pia alla Bagration.

82 Quest'ultima risultanza isolatamente presa potrebbe


considerarsi come un effetto della corrente derivata, che

per avventura avrebbe luogo fra la lmina ed i pali, sup


posto che la circolazione possa cmpiersi appunto per

l'intermedio dei pali. Infatti la spirale galvanomtrica co


stituirebbe la corrente principale, la quale, come il signor
Pouillet dimostr coll'esperienza e il signor Ohm dedusse
in via speculativa, maggiore della corrente primitiva, mag
giore cio della corrente che si otteneva prima che la de
rivazione fosse effettuata. Ma egli il complesso dei fen

meni, e non fatti isolati che dobbiamo spiegare.


Frattanto il risultamento dell'esperienza 9 dimostra che
la lmina sepolta nel suolo presta un officio diverso da quel
lo di stabilire un arco di derivazione. In fatti per ottener
questo arco dovrebbe ssere indifferente la natura dei me

talli, almeno entro i limiti della rispettiva loro conduttivit;


e non s'incontrerebbe quel divario s grande che si palesa

tra l'effetto dell'esperienza 8 e quello dell'esperienza 9.


Per conseguenza lcito, se non necessario, il supporre
che una lmina sepolta nel suolo faccia coppia con una l

mina del reomotore voltiano, e che nell'apparato savi un


mutamento di tensione, ovvero una composizione fra le va
rie forze elettromotrici; per cui si ottiene una risultante tal
volta eguale alla loro somma, talvolta eguale alla loro dif
ferenza, secondo la natura dei metalli e il luogo del loro
congiungimento colla catena. In somma la smplice circo

lazione attraverso i pali non ispiega abbastanza i fatti: d'uo


po ricrrere ad altre cagioni.

85 Esperienza 1 1. Aprendo in D la catena, in


maniera per che l'arco metllico A a DZ non venga in
terrotto, s'incontra un lieve indebolimento nella corrente

suLL'ELETTRoMiozioNE TELLURICA

561

telluro-voltica, la deviazione dell' ago effettundosi per


16 5/4.
84 Da ci si potrebbe conchidere che la corrente par

ziale, quella cio che passava per la catena tutta metllica


( interrotta in quest'ltima prova), avesse qualche piccola
parte nell'effetto galvanomtrico della precedente esperienza.
E altres se ne potrebbe inferire che l'irradiamento, per una
lunghezza di 15 chilmetri di filo sostenuto e terminato nell'a
ria, non basta a scaricare la corrente complessa A a DZ RBM.
85 Esperienza 12 Fatta in B la congiunzione
della lmina di rame colla catena,

la deviazione comprende l'ngolo di 9 14.


86 Se la lmina formasse arco di derivazione coi pali,

la corrente principale RCGB dovrebbe risultar maggiore


della, primitiva (10 5f8, esperienza 7); ma ella invece

di 9 1/4. Dunque la lmina non costituisce coi pali una


corrente derivata.

Per la qual cosa, il galvanmetro essendo situato fra la

lmina e il reomotore alla Bagration, pare che l'una par


te della corrente tellrica s'incammini per BM verso il po
lo Z del reomotore, e l'altra parte s'introduca in senso
contrario nella spirale galvanomtrica. Ora si comprende il
perch in questo caso debba diminuire l'intensit della cor
rente RC GB ( 10 5/8, esperienza 7), generata dalla
corrente voltiana.

562

sULL'ELETTRoMozIONE TELLURICA

Che se l' indebolimento non appare proporzionato alla

forza della corrente tellrica di 3 1/2 ( esperienza 3*),


se ne pu attribuire la ragione a ci che si detto nel
S 78, cio che la corrente tellrica ascendente non si biparti
sce in parti eguali nel circito voltiano, siccome avviene in
una catena libera, ma tende a scaricarsi pi facilmente nel
senso della corrente eccitata dalla coppia RZ.
87 Esperienza 13 Aperta la catena in B sen
za che l'arco metllico A a B resti interrotto, si ottiene la
deviazione di 4 1/2, che prossimamente eguale all'eccesso
della deviazione di 10 5f8 produtta dalla corrente voltiana,

sopra la deviazione di 6 1/2 (esperienza 4), che si trov


provenire dalla corrente tellrica.
88 Esperienza 14 Sostituendo nell'esperienza
10 una lmina di zinco a quella di rame,
----------

--------

n 2
R ll Z ---------------------

B
A
K

si presenta la deviazione di 11 L'effetto riesce quasi


eguale a quello incontrato nell' esperienza 8; e si pu
spiegare con ragioni corrispondenti a quelle che si esp
sero nei SS 78 e 82.

89 Esperienza 15 Se si apre la catena in D, fer


ma la lastra di zinco, la deviazione si riduce a 4 1/4; la
quale dovuta forse al conflitto dell' elettromovenza tel

lrica colla voltica, come nell'esperienza 13; il che sem


bra confermarsi anche colla seguente.

sULL'ELETTRoMozione TELLURucA

365

90 Esperienza 16 S'inverta in rispetto al galvan


metro la situazione dei poli del reomotore voltiano, e si fac

cia in D la congiunzione, a catena aperta, con una lmi


na di rame.

nL'

).

CP)%
/
p

Si rileva una deviazione di 4 1/2 opposta alla preceden


te; cio, l'effetto galvanomtrico riesce presso a poco egua
le in quantit a quello della precedente esperienza, ma in

senso contrario, per l'invertimento dei poli del reomotore


voltiano.

91. Esperienza 17 Rimesso il reomotore nella sua


ordinaria posizione per rispetto al galvanmetro, e fatta in
B la congiunzione con una lmina di zinco,

--- C

l .

-- --- --- --- --- --- --- ---

564

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

la corrente viene contrassegnata dalla deviazione di 17 14,


manifestando cos un'intensit pressoch eguale a quella ot
tenuta nell' esperienza 10, e per quanto mi sembra, per
la stessa cagione, giacch la corrente tellrica discensiva
cospira anche in questo luogo colla corrente voltiana.

92 Esperienza 18 Aperta la catena in B, senza


che l'arco A a B s'interrompa, la deviazione si riduce a 16
1/4 , effetto corrispondente a quello dell' esperienza 11.
(S 85).
95 Sono questi i fatti principali che mi hanno indut
to ad ammttere, non una causa csmica, ma una forza elet

tromotrice propria della terra, dipendente dalle sue proprie

t fisiche, a tenore del S 66. Essi tndono altres a pro


vare che la lmina sepolta non forma coi pali un arco di

derivazione, e che alla circolazione per l'intermedio dei pali


non si pu attribuire veruna parte sensbile nei fenmeni
di cui si favellato.
XI.

Sulla conduttivit della terra per le correnti voltiane.

94 Per investigare se il globo terraqueo si presta a


trasmttere l' elettricit d'una pila alla maniera d' ogni al
tro conduttore, avvii una corrente voltiana costante, ora

per un filo metllico isolato che si stendeva da Milano a


Monza, facndola ritornare per la terra, ed ora per la ter
ra stessa, richiamandola lunghesso il filo.
Senonch, per riconscere prima il grado d'isolamento
dei pali che sostenvano la catena metllica, condussi la
corrente per due fili, l'uno che da Milano andava a Mon
za, e l'altro che da Monza retrocedeva a Milano, collocan

do lo stesso galvanmetro a diverse distanze dalla sorgen


te, per osservare se, e di quanto, varissero le sue indica
zioni. lnstituiva perci le seguenti esperienze.
95 Esperienza 1.* Nella stazione di Sesto fu col
locato un reomotore alla Bagration R-Z, e il galvanme

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURIC

565

tro G (1). Le varie parti del circito metllico si congin


sero fra loro, immergndone le estremit in bicchierini ri
pieni di mercurio. Questo circito constava di quattro parti:
------

E ( Monza

-
A

CS0

1 del filo inferiore A B, lungo 6900 metri in circa, che


da Sesto andava a Milano;

2 del filo superiore BC, che da Milano veniva a Sesto;


5 del filo superiore DE, lungo altri 6200 metri cir
ca, che da Sesto andava a Monza;
4 del filo inferiore EF che da Monza retrocedeva a
Sesto.

(1) Ho preferito un reomotore alla Bagration, perch produceva una


corrente che conservvasi costante per molti giorni. Componvasi d'una
superficie cilndrica, o cilindro cavo di zinco, avente poco pi di 3 mil
limetri di grossezza, 1 1 centmetri d'altezza e 2 1 centimetri di circon
ferenza, di modo che presentava una superficie esteriore di 251 cent
metri quadrati. Concntrico, od esterno a questo cilindro, stava un altro
cilindro cavo di rame della stessa altezza e della circonferenza di 65

centimetri. La superficie cncava di questo cilindro era quindi di 715


centimetri quadrati, e l'intervallo fra essa e il cilindro di zinco risultava
di 7 centimetri.
Lo spazio interno al cilindro di zinco , quello compreso fra i due
cilindri, e quello fra il cilindro di rame e le pareti del vaso di terra
cotta, rano empiti di terra, impastata con una soluzione stura di sale
ammonaco.

Il galvanmetro conteneva un sistema doppiamente asttico, e la sua


orditura formvasi con 49o giri di filorame, del dimetro di 3/8 di
millimetro, attorno un telajo lungo centmetri 8, alto centimetri 4 1 J2, largo
centimetri 3 1 J2. L' indice segnava le deviazioni sopra un arco me
tllico di 12 centimetri di dimetro.

566

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURucA

Il galvanmetro G faceva parte del circito, vicino all'e


stremit F del filo inferiore FE; e quindi la corrente
uscendo dal reomotore s'introduceva subito nel galvanme
tro, portvasi a Monza, poi a Milano, e ritornando a Sesto
si chiudeva nel reomotore.

La deviazione media delle osservazioni, fatte nei giorni


in cui intervenne la Commissione del Congresso, di

173/4 (Atti della Sesta Riunione degli Scienziati Italiani,


pag. 100).
96 Esperienza 2 Venne in sguito applicato il
galvanmetro alla met del circito fra la prima e la se

conda parte del filo superiore, cio fra C B e D E. E per


ch i risultamenti non fssero turbati da cuse estranee,

occorreva che la communicazione del reomotore colle por


zioni del filo e coll'orditura del galvanmetro si stabilssero
in un istante, senza che si toccasse n reomotore, n fili,
n galvanmetro, e altres senza che si cangiasse la dire
zione della corrente. Ho imaginato perci un commuta
tore , che sarebbe troppo lungo il descrivere, e col cui
mezzo ho potuto sodisfare a tutte queste condizioni. La fi
gura che segue ne rappresenta l'effetto.
Sesto

La corrente, prendendo le mosse a Sesto dal rame R,


si porta a Monza per FE; retrocedendo a Sesto per ED,

entra nel galvanmetro G, da cui esce spingndosi lungo


CB fino a Milano; e ritorna lungo BA a Sesto per chi
dersi nel reomotore. Si comprende che il galvanmetro,
senza essere smosso o toccato, pu trovarsi da un istante
all'altro al principio ed alla met del circito.

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

567

Cos operando, la deviazione media risult di 16 1f2 (Atti


della Sesta Riunione, pag. 100). Il permutamento delle com
municazioni avveniva con tanta rapidit, e per conseguenza

il circito rimaneva aperto per un tempo cos breve,che l'ago


del galvanmetro restava quasi immbile nella commutazione.
Confrontate per le due medie, risulta che la corrente
soffriva una diminuzione alla met del doppio filo, misu
rata da 1 1/4.
La Commissione del Congresso, credendo di poter ass
mere questa diminuzione nel mezzo come la mssima, ha
giudicato che in tutta la lunghezza del filo (circa 26 mila
metri) la dispersione era tenue (1).
97 Esperienza 5 Premesse le precedenti esplo
razioni, s'incammin la corrente voltiana per un filo me
tllico, richiamndola indietro verso una massa interposta
di terreno, onde paragonare la resistenza, che la corrente
incontrava in questo circito misto, colla resistenza ottenuta
nel circito tutto metllico d'eguale lunghezza.
Per effettuare questo esperimento, s'immerse tanto nel ca
nale Redefossi vicino alla stazione di Milano, quanto nel
fiume Lambro vicino alla stazione di Monza, una lmina di

rame d'un metro quadrato di superficie; e la Commis


sione , rimasa ad osservare nella stazione di Sesto ove si

trovava il reomotore ed il galvanmetro, fece congingere

la prima lmina , ora colla porzione del filo inferiore


A B che andava a Milano, e la seconda lmina coll' altra

porzione di filo inferiore F E che ne veniva da Monza ,


come nella figura ora colle due porzioni CB, D E del

filo superiore.

(1) Persisto tuttora nell'ida che la diminuzione contrassegnata in


questo luogo fosse uno sperdimento, non gi dovuto a communicazioni
secondarie per difetto d'isolamento dei sostegni, ma ad un reale diva
rio, dipendente dal modo in cui l'elttrico si distribuisce nei conduttori

lunghssimi non coperti da sostanze coibenti e non avvolti a spirale,


ma liberamente e nudamente distesi nell'atmosfera (Vedi la prima par
te di questa Memoria, pag. 347 ).
o

568

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

Intanto a Sesto, si stabilvano le communicazioni tra i fili,


il reomotore , e il galvanmetro. Si ebbe la misura del
potere galvanomtrico della corrente, espresso dal valore
medio di 50 2 col filo inferiore, di 30 1 col filo su
periore.
98 Esperienza 4. Con un altro commutatore
s'invertirono le communicazioni, come viene espresso dalla
figura.
Monza

Milano

L'estremit del filo che veniva da Milano fu congiunta col

rame R della coppia voltiana, e quella del filo che andava


a Monza col zinco. Si permutrono contemporaneamente
le communicazioni dei fili del galvanmetro, onde le de

viazioni dell'ago risultssero dallo stesso lato. L'effetto gal


(1) La quantit 1 f5 segnata in questo luogo esprime l'intensit
della corrente tellrica, a senso dei SS 99, 1oo e seguenti

sULL'ELETTnoMozioNE TELLURICA

560

vanomtrico si trov di 27 5 col filo inferiore, di 27o 4

col filo superiore.


99 Le differenze osservate nel potere elettromtrico col
l' invertirsi delle communicazioni , smbrano provenire da
una cusa indipendente dall'azione del reomotore alla Ba
gration , cio da una corrente tellrica risultante da una
differenza d' intensit nell' azione della forza elettromotrice

della terra sulle lmine sepolte.


Ora, se la corrente voltiana cospirante colla tellrica,
avremo un effetto galvanomtrico eguale alla somma degli
effetti di ciascuna di esse; se va contraria, avremo un effetto

eguale alla loro differenza. E quindi, chiamato x l'effetto della

prima, y quello della seconda, sar x -- y = 502; ed


x y = 27 5. Da cui x = 288, ed y= 1 1f5.
100 Esperienza 5 Per verificare la precedente
conclusione si stabil la catena galvnica medianti i fili e
l'orditura del galvanmetro e senza l'intervento della coppia
voltica.

--Monza
Sesto
Milano
-----

-S----------

--------

|
--- ---

--- ---

---

---

--- --- ---

---

--- ---

--- --- -

-------------- - - - - - - - - - - - - - - - -

E si notrono in giorni differenti le deviazioni :


Col filo superiore: 1,5 e 2;
Col filo inferiore: 1,5 e 2,
Media totale: 195/4.

Questa deviazione media, contata su d'un arco incipiente,


misura un potere galvanomtrico ben prssimo in valore a
quello misurato da 1 1f5 allorch l'ago sia deviato di 50.
ll che sembra confermare il concetto che la differenza delle

deviazioni, allorch le communicazioni rano permutate, pro

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

370

venisse da una corrente indipendente dalla coppia alla Bagra

tion; cio provenisse dalla corrente tellrica,

risultante dalla

differenza delle azioni che la terra esrcita sulle due l

mine (S 10, cap. I, di questa memoria; fasc. 41, pag.

422

di questo volume); e diretta costantemente da Milano verso


Monza (S 15, pag. 424).

1015 Esperienza 6 Per avvalorare sempre pi

quest'ultima conseguenza, dopo avere staccata dal filo soste


nuto in aria la lmina di Monza , si posto il galvanme

tro presso la lmina sepolta nella stazione di Milano.

[]

Si ottenne la deviazione di 9 (S 2, fasc. 41, pag. 421).


102 Esperienza 7* Avendo poi trasportato lo stes
so galvanmetro a Monza presso la lmina immersa nel
Lambro, dopo che si ebbe interrotta la communicazione tra
il filo e la lmina di Milano,

Monz

Milano

[]
l'effetto galvanomtrico risult di 7o 1/2.

Per la qual cosa si pu ammttere che la corrente ma


nifesttasi allo stesso galvanmetro, quando il filo terminava
alle due estremit con entrambo le lmine, fosse una ri

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURncA

57

sultante dovuta alla differenza delle azioni componenti ($ 10,


pag. 412).
103 Siffatti esperimenti non frono tutti eseguiti con
lmine d'un solo metro quadrato. La Commissione del Con

gresso , temendo che questa estensione di superficie non


fosse sufficiente a produrre il mssimo effetto, ordin due
altre lmine, ciascuna della grandezza di due metri e mezzo

quadrati, e frono congiunte colle altre d'un metro alle


due estremit del reforo. Gli effetti non frono per accre

sciuti per l'aggiunta di queste nuove lmine, come io aveva


annunciato al S 6, pag. 41 1.
104 Un'altra conseguenza importante deriv la Commis

sione dal confronto dei risultamenti che si ottnnero quan


do le communicazioni rano fatte per mezzo del filo infe

riore, e quando rano fatte pel filo superiore. Ed , che le


deviazioni osservate nei due casi, non essendo sensibilmente
differenti fra loro, ci che si chiama la resistenza del filo

era sensibilmente eguale e per l'uno e per l'altro.

105 Esperienza 8 Si venne quindi ad os


servare la deviazione del galvanmetro quando la corrente
percorre un circito tutto metllico eguale alla somma delle

porzioni di filorame impiegato nelle esperienze precedenti.


Per questo oggetto, congiunti fra loro nella stazione di
Monza i due fili, l'estremit del filo inferiore fu posta a
Sesto in communicazione (mediante l'orditura del galvan

metro) col rame R, e l'estremit del filo superiore col zinco


Z della coppia voltiana.

- --- --- --- --- ---

--- --- ---

----------

Milanuo
--- --- --- --- --- --- --- --- --- ---

VOL., VI1.

3S

--- ---

572

suLL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

La media delle deviazioni osservate verso levante del polo


nord dell'ago del galvanmetro di 50.
106 Esperienza 9 Avendo per mezzo d'un

commutatore ripetuto sull'istante lo stesso esperimento colle


due porzioni del filo inferiore e del filo superiore che an
dvano a Milano , risult la deviazione media di 29 3/4.
107 Il paragone di queste due ltime esperienze mostra
che i due fili opponvano, secondo il linguaggio commune,
eguale resistenza. Ma questa eguaglianza era stata prima da

me preparata artificialmente; imperocch nella porzione del


filo inferiore che andava da Sesto a Monza io aveva in

serito una piccola matassa M di filo pi sottile; il qual filo


aggiunto trovossi sempre nel circito in tutte l' esperienze

precedenti.
108 Ricapitolando si viene a conscere:
1 che in un circito tutto metllico, della lun

ghezza di circa 26 chilmetri, la corrente d'un reo

motore alla Bagration produsse una deviazione di . 17 3/4


2 che in un circito misto di 13 chilmetri di

filo e 13 chilmetri di terra (sostituita al filo di


ritorno) la deviazione fu di . . . . . . . 27, 4
3.o che in un

circito tutto metllico di soli

13 chilmetri del medsimo filo, la corrente dello

stesso reomotore fece deviar l'ago di . . . . 50, 2


Dal confronto dei due primi risultati si deriva bens
che, in un circito misto, vale a dire, formato in parte
di filo metllico sottile e in parte di terra, una corrente

voltica possa acquistare maggior potenza galvanomtrica


che non in un circito tutto metllico

della stessa lun

ghezza. Ma pure, dal confronto del secondo col terzo risul


tamento rimane comprovato che , per l' intermedio della
terra, la resistenza del filo metllico non diminuisce, come
aveva annunziato l'esperimentatore di Pisa; anzi oltre la
resistenza del filo la terra aggiunge una propria resisten
za al trascorrimento del flido.

109 Dobbiamo ora indagare se questa resistenza della

terra si serbi costante per qualunque suo tratto, o se gli

suLL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

575

effetti galvanomtrici d'una stessa corrente pssano alterarsi

per la varia lunghezza del tratto interposto.


ll cav. Matteucci avendo introdutto la corrente d'un reo

motore alla Bunsen nel filo, che per mezzo di due lmine
di ferro profondava le sue radici nel globo terrestre, rile
v che un tratto di 16 metri di terra offeriva al suo pas
saggio quella resistenza che opponvano 469 metri del suo
filo. Questo fatto della classe di quei molti gi possedu
ti dalla scienza, da cui per analogia siamo indutti a suppor
re che il flido elttrico, nel trasmttersi da un mezzo al

l'altro soggiacia a prdite, cio a diminuzioni d'inten


sit, come tutti gli agenti imponderbili.
Se non ch, stando nei lmiti delle esperienze eseguite dal
professore di Pisa, si dovrebbe ammttere che un tratto di
terra pi o meno lungo oppone lo stesso ostcolo al tra
scorrimento del flido elttrico. In tal caso, la resistenza che

il suolo presenta ad ssere percorso dalle correnti volti


che, sarebbe principalmente nell' ingresso d' esse correnti
entro il suolo medsimo o alla loro uscita; e ci forse per la
ragione di trovarsi lleno pi contrariate in pochi metri di

cammino che non in parecchie migliaja quando di poi ps


sono ampiamente allargarsi.
Ora se non si pu rivocare in dubio la realt dei fat
ti che si annnciano da un esperimentatore valente e co
scienzioso, lcito per altro il sospettare che ci che non
si rende sensibile per una qualit di terreno ed in breve

intervallo, possa manifestarsi in altri luoghi e per interval


li maggiori. Conveniva adunque interrogare di nuovo l'e
sperienza.
E quindi ho cominciato questa nuova serie di ricerche,

chiudendo i poli del reomotore alla Bagration con 1000


metri di filo metllico. L'ago del galvanmetro, facente par
te del circito, devi per un ngolo di 53 gradi.
Ho introdutto di poi nel circito metri 25 di terra, me

diante il sepellimento di due lmine di rame, ciascuna aven


te la superficie d'un metro quadrato. La deviazione diminu

di 1 5/4, l'ago essndosi fissato sotto l'angolo di 51 14.

574

sULL'ELETTROMOZIONE TELLURicA

E poich aveva prima riconosciuto che i valori delle tan


genti si avvicinano alle intensit praticamente ottenute sul
lo stesso galvanmetro col metodo di Petrina; cos calcolando

per mezzo delle tangenti l'intensit della corrente nei due


casi surriferiti e applicndovi la formula proposta da Ohm,
ho trovato che la resistenza di quel breve tratto di terra

equivaleva alla resistenza di 210 metri circa del mio filo.


In sguito, conservando i 1000 metri di filo, ho intro
dutto successivamente nel circito tratti di terreno per 50,
per 100, e per 200 metri di lunghezza; ma non compar
ve alcuna variazione sensibile nell'effetto galvanomtrico.
Fin qu le mie osservazioni si trovrono in accordo con
quelle del Fisico Pisano. Se non che allungando il tratto di
terra fino a 300 metri, l'effetto galvanomtrico soffr una
diminuzione di circa un quarto di grado.

110 Dopo questo indizio ho eseguito sopra una scala


maggiore altre serie d' esperimenti di cui m'accingo a dare
un brevssimo sunto.

1. Serie. Avviata successivamente una stessa corrente,


produtta da un reomotore alla Bagration, per circiti metl
lici di varia lunghezza, cio di metri 4000, 5000, 7000,
8000, osservai la diminuzione degli effetti galvanomtrici,
per paragonare le resistenze che la stessa corrente incon
tra nei predetti circiti. Ottenni rispettivamente le deviazio
ni medie di quattro osservazioni in gradi 24 1f4, 21 3/4,
19 3/4, 17 1/4, 15, che corrispndono ai nmeri 45.04,
40.65, 35.90, 31.05, 26.53 costituenti la progressione,
secondo la quale diminuisce l'intensit della corrente dal
l'uno all'altro circito.

2 Serie. Applicate alle estremit del mio filo metllico

lungo 4000 metri due lmine di rame, ciascuna avente la


superficie d'un metro quadro, ed immerse nell' aqua in
communicazione colla massa del globo alle distanze di 1,
2, 3, 4 chilmetri, notai a ciascuna distanza l'effetto gal
vanomtrico della corrente tellrica. Le deviazioni medie di

gradi 3 3/4, 2 1f8, 1 3/4, 1 3/4 danno la serie dei n


meri 655, 371, 5.05, 3.05 che esprime l'andamento delle

sULL'ELETTRoniozioNE TELLUaica

575

intensit che la corrente tellrica manifest ad ogni pro


gressivo aumento di lunghezza del tratto di terra interposto,
rimanendo costante la lunghezza del filo metllico.
5* Serie. Introdussi la corrente del slito reomotore alla

Bagration per i suddetti circiti misti, cio:


1 per 4 chilmetri di filo e chilmetro 1 di terra,
2o
5o
A4, o

2
5
4

9
99

99

9
5)

In tal guisa essendo costante la lunghezza del filo metlli


co e variando soltanto la lunghezza del tratto di terra, le
differenze dei poteri galvanomtrici, incontrate nei diversi
circiti, devono attribuirsi alle differenze di lunghezza dei
tratti di terra che fanno parte dei circiti medsimi.
Nel rilevare per cotali differenze conveniva avere riguar
do alla corrente tellrica per eliminare gli errori che dipn
dono dalla sua azione, varibile secondo i luoghi d'immer
sione delle lmine. Ed perci che si dovvano stabilire le
communicazioni in modo che la corrente voltica andasse

ora cospirante colla tellrica, ed ora ad essa contraria, per


desmere la deviazione media, che serve di misura all'ef

fetto galvanomtrico della sola corrente media voltica (S99)


Avendo cos operato, ottenni:
Nel 1.circito, colle due correnti cospi
ranti, la deviazione di 24 3/4

colle due correnti contra

rie, la deviazione di 20 1/2


media. . . . 22 58
Nel 2 circito, colle due correnti co

spiranti, media . . 23 1f8


9

colle due correnti con

trarie, media. . 20 14
-

media . . 2111f16(1)
(1) S' intende di per s che i J 16 di grado non qui osservato,

576

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

Nel 3 circito, colle due correnti cospi


ranti, la deviazione di 22 1/8
59

colle due correnti con


trarie . . . . 20

media . . . 21 1 /16
Nel 4 circito, colle due correnti co
spiranti . . . 21 14

59

colle due correnti con

trarie . . . . 18 1/2
media . . m,

19 7/8

Le suddette medie corrispndono prossimamente ai valori:


41.66, 40.10, 38.38, 36.89, che rappresntano le inten
sit manifestate dalla corrente nei quattro circiti, ov'
interposta la terra per uno, due, tre e quattro chilmetri.
1 1 1 Ora, ravvicinati i risultamenti di quest'ltima serie

d'esperienze con quelli della prima, misurata la resistenza


interna del reomotore e quella della spirale galvanomtrica,
e valutata cos a 6000 metri di filo la lunghezza ridutta
nel circito tutto metllico di quattro chilmetri, con faci
le clcolo, fondato sulla iptesi formulata da Ohm, si ps
sono determinare le lunghezze ridutte del filo che corrispon
de alle intensit manifestate dalla corrente nei circiti, ove

la terra interviene per tratti pi o meno lunghi, ed cco


ne le risultanze.

L'intensit della corrente nel circito misto, formato con

quattro chilmetri di filo ed uno di terra, corrisponde alla


lunghezza ridutta di . . . . . . . metri

6486

ma calcolato. Faccio nondimeno questo avvertimento al signor Cav. Mat


teucci, perch nella sua lttera al signor Arago ( Comptes rendus del

l'Istituto Francese 12 Maggio 1845) egli dichiarava di non comprndere


come in un galvanmetro si potssero rilevare s pccole frazioni di
grado. Quanto a 1/8 di grado, io l'apprezzava con sicurezza; e il prof.

sullo stesso strumento sapeva distinguere persino i / 1 o


1 grado.

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA
Nel circito formato con 4 chilmetri di
2 di terra. . . . . . . . . .
Nel circito formato con 4 chilmetri di
5 di terra. . . . . . . . . .
Nel circito formato con 4 chilmetri di
4 di terra. . . . . . . . . .

577
filo e
.
filo e
.
filo e
.

6738
7040
7324

Dalle quali calcolazioni si rileva che la resistenza del pri


mo chilmetro di terra, equivalente a 486 metri di filo
metllico, la mssima per rapporto a quella d'ogni altro
chilmetro introdutto successivamente nel circito.

Ma questa quantit di 486 metri di filo, che misura la


resistenza del primo chilmetro di terra, deve comprndere,

secondo la mia maniera di concepire il fenmeno, la resi


stenza del passaggio cagionata forse da una specie di rifles
sione che pu aver luogo alla superficie di separazione dei
due mezzi) e la resistenza della conduttivit, o della tra
smissione, la quale forse d origine ad un assorbimento o
ad una estinzione di moto.

121 Ora sceverando ci che spetta all'una cusa, da

quello che appartiene all'altra ho fatto l'iptesi che la resi


stenza totale che oppone la terra al trascorrimento del flido
elttrico contenga una quantit costante ed una varibile;
la resistenza del passaggio essendo la sola che possa consi
derarsi costante, la varibile sarebbe composta d'un coef
ficiente e della lunghezza del tratto di terreno: ma questo
coefficiente, costante per una stessa condizione geognstica,
varierebbe esso pure col variare di questa.
In siffatta guisa mi sembra di aver trovato la ragione

per cui nel primo chilmetro di terra s'incontri il mssi


mo ostcolo; imperciocch, oltre la resistenza della condut
tivit, esso comprende la costante, ossia la resistenza del
passaggio.

Per assegnare poi a ciascuno di questi elementi il suo


valore, basta dalla quantit di metri 738 di filo (resistenza dei
due primi chilmetri) levare la quantit metri 486 (resi
stenza del solo primo chilmetro); il residuo di metri 252 di

filo esprimer giusta l' assunta iptesi, la resistenza della

578

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURICA

trasmissione, ossia la quantit dell'assorbimento, od anche


la quantit del moto estinto dal secondo chilmetro di
terra.

Per la qual cosa se si ammette che la resistenza della


conduttivit fra il primo e il secondo chilmetro sia sensi
bilmente la medsima, dai metri 486 levando i 252, il
residuo 254 potrebbe assmersi per la misura della resi
stenza del passaggio.
Egli poi evidente che se dalla quantit di metri 1324 di
filo, somma delle resistenze dovute a 4 chilmetri, si lvi

no i 254, e se il residuo 1090 si divida per 4, il quo


ziente 273 esprimer la resistenza della conduttivit, ossia
della trasmissione che per adequato presenta ogni chilme
tro di terra.

Ecco la ragione per cui il signor Matteucci, mettendo al


la prova la resistenza della terra per brevi intervalli, non
ebbe a rilevare differenza sensbile negli effetti galvanom
trici. Infatti la resistenza del passaggio essendo costante, e

quella della conduttivit equivalendo soltanto forse ad alcu


ne decine di metri del suo filo, un moltiplicatore ordina
rio non poteva indicare cos tenui divarj nell' azione del
la corrente.

1 13. I fenmeni che s' incontrano nella 2 serie del

S 1 1 0 condcono alle seguenti risultanze:


1. Che anche la corrente tellrica, ingenerata dall'accop
piamento di due lmine, compie il circito attraverso il tratto di
terra interposto alle stesse lmine, costituendo una specie di
pila alla Bagration ; poich quelle esperienze concrrono a
provare che l' intensit della corrente tellrica diminuisce
sino a un certo lmite coll'allungarsi il tratto di terra; cio
si rende minore a parit d'altre circostanze, quando si au
menta la distanza fra le lmine, rimanendo costante la lun

ghezza del filo.

2 Che in un reomotore tellrico composto vi un l


mite, oltre il quale la corrente non diminuisce pi sensi

bilmente per successivo aumento nella lunghezza del trat


to di terra.

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURicA

579

Altre esperienze mi fanno sospettare che questo limite si


trovi molto pi lontano quando la terra entra nell'arco del
reomotore voltico; propriet che non sembra ssere esclu
siva della terra, giacch vi sono indizj per conchidere che
anche un filo metllico giunto a certa lunghezza, non lte

ra pi sensibilmente la forza della corrente, sebbene la sua


lunghezza si aumenti ancora di molto; cosicch non cesse
rebbe d'esser conduttore se non a lunghezza infinita.
1 14 I fatti che derivrono da questa mia maniera di

esperimentare, si mttano a confronto coi risultamenti che


la Commissione del Sesto Congresso ottenne ripetendo al
cune fra le varie esperienze da me eseguite in relazione
a quelle proposte dal prof. Matteucci.
La Commissione riconobbe (S 108) che, per l'accorcia
mento di 15,000 metri di filo, l'effetto galvanomtrico del
la corrente da 17 3/4 sal a 302; l'aumento di 12 45
ripartito sui 13 chilmetri corrisponde a poco meno d'un
grado, cio a 096.
Ora perch nel circito misto, cio formato con 13 chi
lmetri di filo e 13 di terra, il potere galvanomtrico del
la corrente fu di 274 si vede che per la interposizione
dei 13 chilmetri di terra l'effetto diminu di 2 8, che
costituisce la differenza fra 302 e 20 4.

Vediamo se questa diminuzione di 2 8 giustifica le mie


conclusioni. All' assunta iptesi (S 1 12) applicando i da

ti delle fatte esperienze, ho calcolato che la resistenza d'un


chilmetro di terra equivale a quella di metri 275 del mio
filo; dunque 15 chilmetri di terra opporranno resistenza
come 13 volte metri 273, cio metri 3549 di filo. E poi
ch le esperienze istituite dalla Commissione dimstrano che
per un chilmetro di filo l'effetto galvanomtrico diminui

sce di 096, la diminuzione per 3549 metri sarebbe di


5o 4.

Abbiamo dunque la diminuzione di poco pi di 5 cal

colata coi dati delle ultime esperienze da me eseguite sul


la conduttivit della terra , e la diminuzione di 2 8 de

sunta dalle esperienze verificate dalla Commissione. Que

580

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURtcA

sto ravvicinamento di fatti raccolti per diverse vie, infonde


nell'animo dell' esperimentatore la speranza d' aver bene
eperato.

Nota intorno l'esperienze sul telgrafo elttrico recentemente eseguite


sulla linea da Parigi a Roano, che confermano i fatti pi rilevanti
da me gi osservati e descritti nel presente lavoro.

Il Governo Francese istitu una Commissione di cui fanno parte i


signori Arago, Pouillet, Becquerel, Regnault, perch assumesse di determi
mare il miglior modo di telegrafia elttrica; e assegn per le spese la
rilevante somma di 24o mila franchi.

La Commissione presieduta da Arago diede il programma delle espe


rienze colle norme direttive al signor Brguet, che assistito da Foy, e
dai due allievi della scuola politcnica Gounelle e Bergon , intraprese
una prima serie d' osservazioni; e ne rende conto ad Arago in una
lttera che si legge nell' Echo du Monde Savant ( N. 29, 12 otto
bre 1845 ).
lungo la linea della strada ferrata da Parigi a Roano, si eresse
un apparato smile a quello che fece costruire la Citt di Milano in oc
casione del Sesto Congresso, e che serv per le mie ricerche. Si ado
per una pila alla Daniel ed una alla Bunsen, variando il nmero delle
coppic delle sei alle dieciotto; nonch due galvanmetri comparbili ,
l'uno a Parigi, l'altro a Roano, per riconscere l'intensit della corrente
ne' vari punti della stessa catena galvnica.
Brguet trov 1. che gli effetti galvanomtrici consrvano i med
simi rapporti qualunque sia lo stato dell' atmosfera ed il nmero degli
elementi.

2. Che avviene una prdita fra le due stazioni, cio che da Parigi
a Roano scema l'intensit della corrente.

5 Che durante la pioggia l'intensit della corrente aumenta.


4 Che la prdita fra le due stazioni non dev'essere attribuita a de
rivazioni secondarie, cio a fughe per i pali ; appunto perch colla
pioggia la prdita diminuisce , vale a dire, cresce il potere galvanom
trico della corrente.

5 Che l'aumento della corrente, durante la pioggia, sembra doversi


all'accrescimento della sezione del filo, per effetto dello strato aqueo
che lo ricopre in tutta la sua lunghezza (1).

(1) Giova qui riportare le stesse parole di Brguet: Il me semble


que la perte qui existe entre les deux stations ne doit pas tre attri
bue des drivations qui suivraient les poteaux pour aller au sol.
Si cela tait, il y a tout lieu de croire que la perte serait beaucoup

sULL'ELETTRoMozioNE TELLURucA
581
6 Che la prdita che si crede provenire da una specie d'irradiamento

proporzionale alla resistenza che il conduttore oppone al passaggio


della corrente.

7 Che la corrente si conserva anche a circito aperto, vale a dire


se alla stazione opposta a quella ov' posta la pila, si seprano fra loro
i due fili; l'equilibrio elttrico, rotto nella pila , tende ancora a ristabi
lirsi continuamente attraverso i due fili medsimi.

8 Che a stabilire le communicazioni colla terra non occorre scavar

pozzi, ma basta metter le lmine in contatto assoluto colla terra umida;


e pssono valere all'uopo anche i rili delle strade ferrate.
Tutto ci risulta dal rapporto di Brguet.
Che la corrente d'una pila, per un circito formato con un filo lun
ghssimo disteso e sostenuto nell'atmosfera, non conservasse una stessa
intensit in tutti i punti del medsimo circito, io lo aveva sospettato
nel 1842 (1). Ma fu solo colle esperienze dell'anno decorso che gl'indizi
si convertrono per me in prove, come ne fanno fede gli Atti del Sesto
Congresso (pag. 95), il Giornale dell'Istituto Lombardo (fasc. 28, pag.
75 e seguenti ), e in questo volume, pag. 41 1, e seguenti.
Questo fatto di sommo momento per la scienza trov ora in Francia
una luminosa conferma ; e si attribuisce ad una specie d'irradiamento,
presso a poco nella maniera con cui pi volte io dichiari di concepire
il fenmeno (2).
E noto con quanta asseveranza sostenni avanti al Sesto Congresso
l'impossibilit d'una circolazione attraverso dei pali. Ebbene l'esperi
mentatore francese viene meco nella mia stessa opinione, fondndola su

gli stessi fatti, corroborndola cogli stessi ragionamenti.


Una corrente voltiana a circito aperto era impreveduta dalla scienza.
Ora, se vien ella ammessa a Parigi, non da tacersi ch'io l'additi
un anno prima (5).
Quanto al nessun bisogno di scavar pozzi per immrgervi le lmine

fu questa una delle mie prime osservazioni; giacch dalla intitolazione


del 1. captolo sino al fine del mio lavoro si parla sempre di lmine
immerse nell' aqua, o sepellite nella terra mida in communicazione
colla massa del globo.
In quanto poi all'officio che possono prestare gli stessi rili delle

plus grande dans les temps de pluie que dans les temps secs, ce qui
n'est pas ; au contraire , nous observons que, genralement, le courant
augmente quand il pleut , sans cependant que le rapport des intensites
soit chang. Ne pourrait-on pas attribuer cette augmentation de courant
un accroissement dans la section du fil, provenant de la couche
d'eau trs-sensible qui alors le recouvre sur toute sa longueur ?

(1) Atti del Quarto Congresso, pag. 465.


(2) Archives de l'lectricit, N. 16, pag. 61 1, e 615.

(5) Atti del Sesto Congresso, pag. 1 1 1, e 12o.


Comptes Rendus suddetti, del 2o gennajo 1845.

389

sULL'ELETTnoMozioNE TELLURICA

strade ferrate, nell'annunciare che per essi, in cusa della loro discon
tinuit, non pu trasmttersi la corrente d'una pila (1), feci conscere
nello stesso tempo che i rili, essendo per mezzo dei loro cuscinetti
in perfetto contatto colla terra, prodcono lo stesso effetto delle l
mine, e promvono anche correnti d'elettricit tellrica.
Questi nuovi fatti intorno le propriet delle eorrenti elttriche, per
lunghissimi circiti distesi e sostenuti nell'atmosfera, e tutti metllici, e
misti, e chiusi, ed aperti , furono riconosciuti a Parigi un anno dopo

eh'rano scoperti a Milano. Eppure nel rapporto di Breguet non se ne


fa menzione ! Sic vos non vobis.

(1) Atti del Sesto Congresso, pag. 95.

RIVISINA
se o s-o

Kosmos, ec. Il Cosmo, saggio d'una descrizio


ne naturale dell' universo, d'Alessandro di

Humboldt. Vol. 1.' Stutgarda e Tubinga,


presso Cotta, 1845.

Il lettore avr incontrato nei sette volumi di questa nostra rac


colta parecchj brevi scritti intesi a delineare nei pi agvoli
modi le somme risultanze delle dottrine esperimentali. Era no
stro pensiero di venir cos delineando ad uno ad uno i varj
rami dell'rbore scientifico, comprendendo in una serie ci
che riguarda le cose materiali, in un'altra ci che concerne
la vita civile. Col che, oltre all'adombrare in breve spazio
una qualche complessiva ida dell'universo, intendevamo ad

ditar da ltimo nelle scienze stesse, considerate come pe


re dell'intelletto umano, la misura delle sue forze, la varie
t de' suoi procedimenti, e la natura sua di costruirsi gra
datamente in ogni rdine di nozioni un eguale convincimen
to del vero. Nel che ne sembra consistere la pi sincera e
pi ampia e meno strile filosofia.
Mentre il tedio indutto in noi dalle contrariet esterne

e dagli avvolgimenti librarj ci sconfortava troppo amaramen


te dalla faticosa impresa, il medsimo o poco diverso pro

psito veniva trattato con lunga premeditazione, con potenza

584

IL COSMO

d'ingegno e di lumi immensamente maggiore , e in circo


stanze incomparabilmente propizie , da uno dei pi illustri
veterani della scienza europa. Onde, nel lggere avidamen
te e nel considerar parte a parte questo volume del Cosmo,
oltre al vederci inanzi uno splndido esempio, abbiam potu
to acquetarci nella persuasione di non ssere stati soli a cr
dere che un siffatto disegno potesse tornar giovvole agli
studiosi.

E infatti in pi luoghi del suo libro il vecchio esperi


mentatore va ripetendo che oltre alle singole scienze e
all'ordinata loro collezione o enciclopedia, vi debb'ssere
una scienza tutta di connessione e di complesso, alla quale
le peculiari discipline prgono i materiali, venndovi consi
derate nella mutua loro relazione. E in vero la dottrina

che contempla la distribuzione delle specie viventi nelle varie


regioni della terra, si vale ad un tempo della geografia, del
la botnica, della zoologia, della geologia, della meteoro
gia, senza che perci ella divenga un compendio enciclop
dico di codeste scienze, poich le adpera s ma non le ri

pete. E per simil modo dall'mile grammtica congiunta


alla geografia e all'istoria si svolge la linguistica, che palesa
tra nazione e nazione vincoli da lungo infranti e obliati, e di

scopre le leggi uniformi che presidono alla varia manifesta


zione degli umani pensieri. Anche la sola concatenazione di

molte dottrine pu gi ssere scala a grandissime scoperte,


siccome quando la fisica porge nella pila un inaspettato stru
mento di scomposizione alla chmica; e l'ttica, combinan
do i suoi vetri, schiude al gemetra nuovi campi dell'uni
verso. Onde non a dirsi di quanti diversi panni dbba
no pur sempre ssere ricucite quelle che tanto ambscono
di dirsi rigide e virginali specialit ; poich l'uomo non

pu ben signoreggiare una dottrina senza stndere uno


sguardo entro i confini di molte altre. Una scienza gli por
ge un fatto, una gli presta un apparecchio, un'altra gli sug

gerisce un procedimento, tutte gli danno lume e gli fanno


libero il dominio dell'orizonte. E infine una la natura,
e una l'intelligenza che la contempla.

1L COSMO

585

Quanto pi eccelso il punto di prospetto, tanto pi

lo studio complessivo assume una propria essenza, disvi


luppndosi da tutti gli studj che gli prsero sussidio, e
a tanto pi la mente s'apprssima a considerare in un solo

concetto l'rdine del creato. questa speciale


contemplazione del tutto che l'autore dinot sotto il nome
di Cosmo.

Ma siccome nessuna generazione perverr mai ad ave


re osservato sotto ogni aspetto ogni cosa, perci le scienze
esperimentali non hanno confine, e non sar mai dato di
costringerle in un concetto definitivo che adegui stabilmen
te l'idea creatrice. Mano mano per che le raccolte osser
vazioni si vanno ordinando in manipoli, si vede spuntare
da ognuno di essi qualche nuova legge, la quale coll'incre
mento delle osservazioni si svolge, si dilata, si connette ad

altre leggi parziali. Molte leggi dedutte per diverse vie si con
tssono in una legge sempre pi vasta, sempre pi evidente,
nella quale il dubioso intelletto sempre pi si assicura. Dove
la catena non continua, quivi si pu dire che si frapponga

qualche regione inesplorata. Per codesto alterno chiaroscu


ro della scienza, la mente vede riflessa la sua potenza nel
le lcide regioni che ha perlustrato, vede contrasegnati i li
miti delle sue forze e de' suoi procedimenti negli intervalli

dell'incgnito, sui quali vanno tuttava ravvolgndosi le neb


bie delle preconcezioni.
Il gnere umano fu sempre vido di cercare per entro al
la volubilit delle cose un immutbile principio di legge;
ma per ci appunto fu preda a vaghe illazioni, a pre
eipitose verosimiglianze, che si dilatrono in sistemi. A
lato alla poca e vera scienza tosto prevlsero tradizioni

presuntuose , esclusive , irreformbili, che occupando le


menti ritardrono di molti scoli la pura contemplazio
ne dei fatti; la quale procede cuta e dubitosa , pro
vando e riprovando , non sostando a superbire d'anti
ehe conquiste, ma piangendo perduto ogni giorno che nulla
vi aggiunge. Intanto ogni ambage discoperta ci fa indurre
altro pi recndite ambagi, ogni investigazione compiuta ci

586

lL COSMO

conduce all'ingresso d'altri labirinti. La sfera degli sseri si


fa pi vasta quanto pi si lstrano le terre e i mari,
quanto pi si paragona questo mondo vitale colla serie dei
mondi gi consunti e tramontati. La natura, come suona
questa voce che le lingue germniche non hanno, il per
petuo nscere delle cose. Onde per migliaja e migliaja d'an
ni che l'uomo possa andarsi affaticando, non v' a temere
che negli abissi del creato gli manchi argomento d' in
chiesta , o torni angusto alla sua vista il giro dell' uni
verso. N v' parimenti a temere che la manifestazione del
vero scemi e disfiori alle nostre menti l'incanto della na

tura. Poich mentre il senso vulgare s'applude ancora d'a


ver poetato che gli astri sano confitti in un firmamento
d' azzurro cristallo il quale risuoni d' ineffbili msiche ,
una pi alta poesa scaturisce dalla smplice descrizione
di quelle vere moli e di quelle sterminate distanze che
l'astronomia va scandagliando ne' cieli. Anzi il diletto delle

scoperte accende brama di nuovi acquisti , ed esalta la


potenza dell' intelletto. Quanto pi si accresce il dominio
delle scienze, maggiore l'allettamento a penetrare col

pensiero nella connessione causale degli eventi.


Ad ogni passo la mente crede avere abbracciato tutto
l'rdine dell'universo; ma sempre le si affaccia qualche cosa

di positivo e d'inaspettato, che fa parer circoscritti i trmini da


lei posti. L'astronomia, astrandosi da tutte le contingenze
qualitative dei corpi per contemplare le pure corrispondenze
quantitative,pareva ssersi aperto un campo in cui regnssero
sole le leggi d'una matemtica necessit. Eppure quando

paragona fra loro i volumi e le densit dei pianeti, le in


a clinazioni degli assi, l'eccentricit delle rbite, non sa pi
trovarvi il filo delle cuse, tutto le torna libero e arbitra
rio, non altrimenti che la distribuzione delle isole e dei con

tinenti sul globo o il profilo delle catene alpine. In ci


nessuna legge si pu tracciare o negli astri o sulla terra.
Sono eventi di natura; provngono dal conflitto di molt
plici cuse operanti sotto ignote condizioni, e smbrano casi
fortiti, come tutto ci di cui non possiamo indicar passo

587

IL, COSMO

passo la derivazione. Le leggi della gravit e le attra


zioni delle masse vi operrono, pur come operrono nelle
a rivoluzioni geolgiche, ma la forma presente non ci

a spiega la necessit delle trasfigurazioni percorse.


Questo modo di vedere non riescir n strano n nuovo ai
lettori nostri; e noi nello scrivere queste parole abbiam caro
appunto di mescolar quelle che riprendiamo dai nostri
precedenti volumi con quelle che raccogliemmo nella lettura
del libro straniero. E seguaci devoti come siamo della scuo
la esperimentale, proviamo sommo contento nel vedere anche
la Germania accostarsi, al limpido fonte, dopo ssersi per pi
generazioni inebriata alle mofete dell'idealismo. Quanta va
na tensione d'intelletti, dalla Ragione Pura, anzi dall'Armo
nia Prestabilita, sino alla Scienza della Scienza, e al Prin

cipio di tutte le cose. E che rimase di tante orgie scolsti


che, di tanti superbi dispregj versati dal ditirambo dell'ida
sulla smplice epopa del fatto? Dove sono i tesori stabil
mente raccolti? Dov' un simbolo di commune persuasione da
contraporsi alla perpetua concordia della scienza esperimentale?
La scienza esperimentale riesce sempre alla fine concorde con
s, perch le cose ch'ella va discoprendo sono tutti raggi d'un
solo cerchio, sono tutti effetti d'un solo pensiero creatore e
ordinatore. Tutti i sistemi ideali sono discordi, perch intrdono le imaginazioni dell'uomo nell' pera di Dio. I
a grandi sistemi ideali, dice il signor di Humboldt, minacci
a vano di sviare nella nostra patria le menti dagli austeri stu
dj che promvono la prosperit degli Stati. Egli con

piange quell' ebrezza delira (berauschende Wahn),


quel giovanile abuso d'una generosa potenza, quei fu
a gaci saturnali d'un ideale naturalismo (kurzen Saturna

a lien eines rein ideellen Naturwissen ). Sia dunque lo


de agli Humboldt, ai Liebig, ai Leonhard e agli altri mol
ti che con improviso consenso di popolari scritti, chima
no finalmente la Germania alla feconda fede di Galilo e

di Bacone. Forse avverr che su le vestigia di quei due som

mi anche col possa srgere una nuova filosofia, modesta


ordinatrice non dispregiatrice del vero, siccome nello scor
VOL. VI1,

39

388

L COSMO

so scolo su le vestigia di Dante e di Shakespeare vi sur


se l'ultimognita delle moderne letterature. Noi portiamo fer
ma opinione, che i nomi di Kant, di Fichte, di Schelling
avranno fra poco presso quella nazione autorit non mag
giore di quella ch'bbero in Italia dopo Galilo e Vico i nomi
gi quasi adorati del Ficino, del Mirandolano o dell'Aqui
Inate.

l pianeti e i loro satlliti bbero ben poca parte nel


volume di Humboldt; invano altri s'aspetterebbe di vedervi
riassunto in grandi tratti il meraviglioso compendio della
Mecnica celeste. Pare che vinto da lungo bito dell'intera

vita, egli, in confronto di ci che si concatena in geom


trica necessit , palesemente prediliga ci ch' di nuda os
servazione. Onde il poco che ne accenna, non sembra tanto
inteso ad aprire agli ignari un lcido prospetto dell'rdine

planetario, quanto a dimostrare che le sue condizioni, anche


sotto l'imperio d'ineluttbili leggi, sono quasi fortite, e non

fanno serie, n argomento di mentale contemplazione (1).


l pianeti sono accampati nello spazio a intervalli quasi
arbitrarj; la famosa induzione di Keplero, il quale predisse
la scoperta di un novello pianeta a supplir la lacuna tra

Marte e Giove, si rinvenne inesatta ( numerisch ungenau,


pag. 99). Essi hanno diseguali densit, gli uni quelle del
l'antimonio, gli altri dell'aqua, gli altri non pi che del
legno d'abete. I pi lontani dal sole hanno densit cinque
volte minore che non la terra e gli altri pianeti interni.
Ma perci non pu dirsi che la densit diminuisca in ra

gione della distanza; poich la terra pi compatta e di V

(1) Keine regelmssige Reihefolge; . . . . nicht Gegenstand intel

lectueller Anschauung; pag. 98.

IL, COSMO

589

nere che pure pi vicina al Sole , e di Marte che


n' pi lontano, e il remotissimo Urano pi denso del
sottoposto Saturno. Se si considera la serie dei volumi,
Vnere e la terra, che stanno fra Mercurio e Marte, sono

maggiori d'ambede; e tra i pianeti pi lontani e pi


grandi, Saturno pi lontano e tuttava men grande di
Giove, ch' il mssimo fra tutti, e Urano pi lontano e

men grande di Saturno. Parimenti, il tempo della ro


tazione si acclera colla distanza; ma pi lento in Marte
che nella terra, pi lento in Saturno che in Giove. La ter
ra percorre sull'rbita sdici miglia in un secondo, Vnere

diecinove, Mercurio ventisi (16.4; 19.2; 26.4). N le r


bite sono smili e concntriche , come sogliamo imaginarle,
n tra loro sono uniformi; ma l'eccentricit pi grande in
Mercurio che in Vnere e in terra, e tre volte maggiore in
Pllade e Giunone che in Crere e Vesta. I globi sono
compressi ai poli , ma inegualmente; poich la compressit
polare della terra solo una trecentsima parte incirca
del suo dimetro, mentre quella d'Urano in ragione trenta
volte maggiore ; e ineguale pure quell'inclinazione co
stante dell'asse, onde proviene ai pianeti l'alternativa delle
stagioni e l'ineguale lunghezza dei giorni.
Il medsimo arbitrio di natura, o piuttosto la medsima
oscurit delle cuse, regna nei satlliti. Le due prime lune
di Saturno sono appena visibili, mentre la sesta quasi
grande quanto il pianeta di Marte. La maggiore tra le
lune di Giove raggiunge appena in dimetro la 26 parte
del suo pianeta, mentre il dimetro della nostra luma in
circa il quarto di quello della terra, ed venti e pi volte
maggiore di quello del pianeta Crere. La terra densa
quasi il doppio della sua luna, mentre la seconda luna di
Giove assi pi densa del suo pianeta. Da Saturno
alla prima sua luna vi solo la distanza di due volte e
mezzo il suo raggio, onde il satllite sembra quasi rdere
l'interposto anello; ma la nostra luna lontana da noi ses
santa volte il raggio terrestre, ossa dieci volte il circito

590

IL, COSMO

della terra; e l'estrema luna d'Urano n' lontana pi di


novanta raggi. Mentre i pi dei satlliti assecndano la
rotazione dei loro pianeti da ponente a levante, le lune
d'Urano crrono quasi in giostra seco lui dal suo levante al

suo ponente. Sembra che tutti i satlliti mttano lo stesso


tempo a rotar sopra s medsimi, e a scrrere in giro al
loro pianeta, di modo che gli presntano sempre una me
dsima faccia , ossia quella parte ove il condensamento
della materia, e quindi la chiamata dell'attrazione, mag
giore; ma interviene poi nel moto della luna la librazione,
ossia un certo vacillamento che rende visibile anche un

tenue lembo della superficie posteriore.


Pi lungo e pi gradito argomento al vecchio osserva

tore prgono le comete, come quelle che pssono apparire


dai profondi recessi dell'universo inesplorate e improvise, per
sommrgersi di nuovo in lontananze sterminate, da cui per
centinaja di generazioni l'uomo non deve aspettarne il ritorno.
Esse agitrono sempre le moltitdini, come evento che pareva
posto fuori dell' rdine delle cose, e annuncio quasi di
potenza inimica che minacciasse turbamento al corso del
la natura. E udiamo anche oggid taluno paventar l'urto
di quelle moli erranti contro il frgile involucro terrestre.
Ma le comete al polariscopio d'Arago si manifstano
splendenti di luce non propria; il loro contesto un'ura

centomila volte pi tenue della media densit della terra.


Per comporre una cometa basterebbe una centomillsima
parte della massa terrestre dispersa per millioni di miglia.
ll nucleo rare volte ha nitido contorno; per lo pi ha for
ma d'un orlo di nebbia intorno a un punto di men fioco
chiarore ; ovvero d'anella luminose alternanti con anella

opache; dietro cui, divisa da altro intervallo oscuro, si


svolge una chioma, lunga talora quant' la nostra distanza
dal sole; talora curva, talora dplice, per lo pi riversata
in opposto al sole ; e sovente scossa in tutta la sua lun
ghezza da vibrazioni che in pochi secondi s' allngano e
s'abbrviano, a distanze inconcepibili, ove non si voglia ri

IL COSMO

591

porre la sede di queste pulsazioni in un frapposto fli


do etereo. Nel pi fitto della loro forma traspjono le
stelle , ma inalterate da quella rifrazione che la luce
soffre nel permeare i flidi gassiformi; perloch smbra
no piuttosto fortiti lembi di quella materia stessa che

condensata forma i globi dei pianeti. L'aspetto delle co


mete, la densit, la lucidezza smbrano in preda a con
tinuo cangiamento. La cometa di Halley ricomparve assi
meno sfolgorante; e Arago e Humboldt medsimo, osser
vndola insieme, la videro variare ogni volta la sua par
venza. Le variet di cometa a cometa smbrano individuali

come quelle di nube a nube; alcune sono visibili a chia


ro meriggio; quelle che sono senza crine, ad alcuni sembr
rono quasi adolescenti, ad altri quasi schiomate da calvdine

senile, ad altri rudimento di futuri pianeti. Alcune si fanno


pi tarde al ritorno, quasi rallentate dalla resistenza d'un
flido; il nucleo d'alcune sembra ristringersi in vicinanza

al sole, poi nuovamente si dilata; le loro lunghe rbite si


risntono della vicinanza dei pianeti. Ora scrrono con ve

locit fulminea pi di cento miglia al secondo, ora sola


mente tre metri, come aqua di fiume. Ve ne ha tre di s
breve giro che non scono dall' aringo dei nostri pianeti;
altre vanno in lontana corsa di molti anni ; altre sguono

curve cos sterminate che a cmpierle si richidono pi


di ottanta scoli. Alcune secndano il corso dei pianeti, al
tre vlano in contrario senso; quella del 1680 radeva quasi
il disco del sole; le due di pi breve corso attravrsano l'r

bita stessa della terra; quella del 1770 ci rimase solo


lontana quanto sei distanze lunari; e taluni vgliono che
l' estremo crine delle

comete del 1819 e 1823 si me

scesse gi coll'atmosfera terrestre. E quando si pensi che,


come avvis primamente Keplero, codesti corpi sono for
se pi numerosi in cielo che i pesci nel mare, e che le
loro chiome sono diffuse per millioni di miglia, e i loro
contorni e le loro rbite sono in continua mutazione :

non meraviglia ch'esse pssano scontrarsi con altri corpi


mondiali e seco loro aggregarsi. Molti di siffatti casi

592

IL CosMo'

pssono ben ssersi avverati nei millioni degli anni e nella


immensit degli spazi, ma l'rdine universale non ne ver
rebbe sconvolto pi che il nostro globo dall'eruzione d'un
vulcano (pag. 1 15).
In minime dimensioni lo scontro di corpi rotanti nello

spazio si ripete ad ogni momento. Nessuno, che nottetem


po non abbia mirato stelle cadenti discndere per l'aria
tranquilla. Nel limpido sereno di Bocara l'infelice Burnes
le vedeva sfolgorare innumervoli e d'ogni colore (1). Que
telet calcol che anche nei trbidi climi boreali ogni per
sona ne possa scrgere nel suo cerchio visuale in ragguaglio
almeno di otto per ora; Brandes ne vide da due mila in
una notte. Gli scrittori rabi ne descrivono insliti sciami,

come di locuste che ermpono dal deserto. Nel novembre


del 1832 l' Europa fu seminata di stelle cadenti e globi
igniti dall' lnghilterra sino agli Urali; nel novembre se
guente, l'Amrica ne vide fioccar come neve centinaja di
migliaja.
Anche da cielo plcido, ma pi spesso da repentina nube,
scoscndono masse infocate, fumanti, scoppiando con tremen
do rintuono; i frammenti si rinvngono sparsi a grandi in
tervalli, affondati anche tre o quattro metri nel suolo, lun
ghi fin pi di due metri; caldi bens , ma non impressi
dalla caduta; angolosi come spezzame di corpo infranto;
spalmati di sottilissimo vetro, e come superficialmente li

quefati; laonde gli antichi li dissero riarsi, quasi argille di


fornace (2). Non si trvano sepolti tra i fssili, come se in
pi remote et fssero un evento ancora ignoto alla terra.

(1) There is a constant serenity. . . . The stars have an uncommon

lustre , and the milky way shines gloriously in the firmament. There
is also a never censing display of the most brilliant meteors, which dart
like rockets in the sky; ten or twelve of them are sometimes seen in
un hour, assuming every colour, fiery, red, blue, pale and faint. It is
a noble country for astronomical science. Trav. II, 158.
(2) Colore udusto. l'lin. Lateribus pluisse. Liv.

IL COSMO

593

Scrutati dal gelogo , gli offrsero qualche rara volta cri

stalli d'olivina, di pirosseno, di labradore, quali si racchi


dono nelle rocce emersorie del nostro globo, e quali non
pssono formarsi per sbito getto e sbito congelo, ma solo
perlentissima cristallizzazione; in generale per questi fram
menti hanno non so quale aspetto proprio, e straniero alle roc
ce della terra. Scrutati dal chimico alcuni si palesrono grumi
di ferro mallebile quasi puro (96 per 100); tali rano per
avventura gli ancili piovuti in Roma, e le pietre celesti onde
amvano farsi la spada i dspoti dell'Asia. Alcuni sono af
fatto terrei, avendo solo il due per cento di ferro. Vi si ri
scontr finora un quarto incirca degli elementi chimici del
nostro globo, cio carbonio, solfo, fsforo, sodio, potassio, e
fra i metalli ferro, stagno, manganio, cupro, arsenio, ni
chelio, cromo, cobalto. Cassini e Chladni frono i primi a
intravedere un nesso tra i fochi del cielo e le pietre ca
dute al suolo; Denison Olmsted le vide cadere anche in senso

opposto al moto della terra, e le tenne d'origine straniera


ad essa e a'suoi vulcani; il nostro Paolo Terzago, duecento
anni sono, li rifer alla luna; ma questo sublime quesito di
balstica, studiato ancora ai nostri giorni da Laplace, da Biot,

da Brandes, da Poisson, venne in fine abbandonato.


Gli aeroliti crrono come velocissimi pianeti persino a 56
miglia per secondo; divngono visibili quando gingono dalle

14 alle 16 miglia presso la terra, arroventati verosimilmente


dall'attrito dell'atmosfera. Il nucleo sembra largo talora sino
a quaranta metri; lo strscico, secondo alcuni, sarebbe
lungo anche pi miglia, e sovente fiammeggia anche
quando il nucleo gi spento. Arrivano per lo pi in
direzioni parallele, e a certi ritorni di tempo; rarissimi

in gennajo e febrajo , frequenti sopratutto verso il 15


novembre e il 10 agosto ; del che avvstosi il vulgo li
chiam in Inghilterra le infocate lcrime di S. Lorenzo.
Olbers sospett che ne cadssero pi numerosi sciami a
intervalli d'un terzo di scolo. Nel 1547, oltrepassando

con assidua corrente, offuscrono per tre giorni la faccia

594

IL COSMO

del sole, e invlsero in oscurit spaventosa la Germania al


tempo della battaglia di Mhlberg.

Pare adunque che come l'rbita del nostro globo intr


seca quella della cometa di Biela, cos ella incontri a certi
intervalli, e pi in quelli che percorre d'agosto e novem
bre, una corrente d'aeroliti, ora affollati, ora sparsi raramente.
Perloch mentre in un anno la Francia, a modo d'esempio,
ne incontra uno stuolo, la Prussia quella volta s'avviene in un
vuoto, e viceversa. Poisson divis che, anco senza supporre
una lacuna , la vicinanza di qualche astro potesse attrar
re a s la corrente, facndola ondeggiare e traviare dalla
consueta sua curva. Laplace pens che venuti dalle pro
fondit dello spazio, prima di cadere, errssero a guisa di
satlliti in giro alla terra. In quelle faville di luce nottur

na, in quei globi igniti, in quelle pietre cadenti dal cielo,


dove il vulgo vede solo una minaccia o un trastullo della
natura, l'uomo studioso, che sinora non conosceva gli altri
mondi dell'universo se non per testimonio della impalpabil
luce, sa omai di toccar con mano, di pesare, di scomporre
una cosa che non di questa terra. E dalle sue qualit pu
indurre che una parte almcno degli elementi terrestri entri a
comporre altri corpi che inosservati rtano nei vicini spazj,

come se almeno coi pi prssimi mondi il nostro globo


avesse una similitdine quasi di famiglia. Senonch, la

mancanza dell'azoto, dell'idrgene e forse interamente del


l'ossigene, ci porge ida d'un rdine di cose affatto ins
lito. Ma ogni cosa, al dir di Arago, ci conferma l'esi
stenza di questo nuovo mondo planetario che comincia a
rivelarsi a noi.

Il supposto d'una corrente di tenui sostanze planeti


formi, che circoli attraverso alle rbite dei pianeti ed ab
bia stretta connessione cogli aeroliti, fu annunciato gi dal
nostro Cassini, onde spiegare quella vaga luce zodiacale, che

interrompe l'uniforme lunghezza delle notti nella zona tr


rida, e coi vividi e varj colori delle sue vampe vince la

IL COSMO

395

bellezza del pi pomposo tramonto (1). Il canuto viaggiatore


di Berlino si diletta a descriverla, come la vide quando ne
suoi begli anni scorreva l'ocano e gli estuosi piani della

Colombia, quasi sempre un'ora dopo il cader del sole, men


tre sotto il nostro cielo appare solo qualche volta in pri

mavera a ponente, poco dopo il crepscolo vespertino, e


in autunno a levante poco avanti l'alba. Questa aurola
rotante fra Vnere e Marte si volle da alcuni fosse l' orlo

estremo dell' atmosfera solare; ci che sembra in fatto non


ssere, quantunque vediamo l'estrema aurola d'altri astri
irradiarsi 150 volte pi lontano dai loro centri che non sia
la distanza fra la terra e il sole.

Che anzi per osservazioni concordi e continue si viene


d'ogni parte appalesando l'universal diffusione d'una tenus
sima sostanza eterea, la quale col perenne attrito allenta
e rabbrevia l' eccntrica curva delle comete, e nella sua

sottigliezza pur grvita e circola, e sembra pi densa in vi


cinanza al sole. Essa vien forse accrescndosi dai dispersi
effluvj delle stesse comete (p. 89), e sembra esser la ca
gione per cui si vide ricinta di luce fosfrica la stessa terra.
Ma sin dove si stende egli codesto imperio del sole, po
polato di pianeti, di satlliti, di comete immense, di cor
renti aeroltiche, d'aurole zodiacali, d'effluvj eterei? La
distanza tra il sole e il pianeta Urano, il pi remoto tra

gli ndici sinora scoperti, come 19 volte la distanza tra


il sole e la terra; eppure le comete sntono il richiamo
dell'attrazione solare a distanze 44 volte ancora pi grandi,
che non sia codesto vastssimo intervallo fra Urano e il

sole. Ed mestieri ripterlo pi di undicimila volte, pri


ma di raggingere la pi prssima delle stelle fisse , il
(1) u Si les orbites de Mercure et de Vnus taient visibles (matriel
lement dans toute l'tendue de leur surface) nous les verrions habituel
lement de la mme figure et dans la mme disposition l' gard du
Soleil et aux mmes tems de l'anne que la lumire zodiacale. n D.

Cassini. Mn. de l'Acad. T. VIII, p. 2 18.

396

IL, COSMO

pi prssimo centro d'un altro dominio solare; si deve


ripterlo pi di trentunomila volte per raggingere la stel
la LXl del Cigno; pi di quarantunomila per raggingere
l'Alfa della Lira. Le stelle fisse, che vediamo scintillare di
luce propria, e che poeticamente aggruppiamo in costellazio
ni, segnndole con nome d'umini e di belve, sono adunque
altretanti soli, che si librano per entro il vano dell'universo
a inegualissime profondit. Costituiscono essi, in un col nostro
sole, un gran ppolo di astri, uno dei grandi comparti
menti mondiali, che si disegna nello spazio in figura allun
gata, compressa, e quasi lentiforme. Il suo minor asse for
se quanto 150 volte la distanza tra il sole e la stella di Sirio;
l'asse maggiore da 700 a 800 volte. Ad un terzo incirca

del maggior asse, e a mezzo del minore, collocato il


nostro sole colla sua famiglia di pianeti e di comete. Ma
esso non dei pi grandi e poderosi; non aggiunge a lunga
pezza la mole di parecchie fra le stelle dplici; e il dimetro
della stella d'Arturo, se a cotanta lontananza ccupa nell'arco
celeste un dcimo di secondo, dovrebb'ssere ndici volte

maggiore di lui.
Stabil centro e motore del suo dominio, il sole obedi

sce anch'esso alla suprema legge delle attrazioni, e volgndosi


intorno al centro di gravit del suo proprio regno, e di
conserva con tutto il suo regno mutando luogo nell'uni
verso. Egli tende sensibilmente verso i soli che compngono
agli occhi nostri la costellazione d'Ercole. Gli osservatori

vdono spostarsi le lontane stelle, come i naviganti crdono


vedersi mvere le lontane rive; la stella LX del Cigno in
700 anni si tramut d'un grado; il che suppone fra essa
e il sole un reciproco spostamento di tre millioni di mi
glia al giorno ! Ma in questa trasposizione di due remotis

simi punti luminosi ben arduo discrnere qual parte di


moto appartenga all'uno e quale all'altro. l calcolatori, com
binando con infinita sagacia molte centinaja di varibili po
sizioni, crcano afferrare gli elementi delle rbite, e insti
uire paragoni di grandezze e di distanze. Ma peranco non

lL COSMO

897

si pu indurre intorno a qual centro immoto tutti i cen


tri mbili si vdano bilanciando.

Alla pupilla disarmata non concesso discrnere in tutto

l'mbito del firmamento pi di ottomila di codesti soli; ma


il telescopio gliene rivela sparsi solamente nel solco della
via lattea ben diciotto millioni. E a questa via lattea di

stelle s'incrocicchia quasi rettangolarmente un'altra via lat


tea di fioche nlule, che cinge a inestimbili distanze la
prima, senza che sembri aver seco alcun vincolo di mu
tua reazione ; straniera ai diciotto millioni di mondi del
la via lattea stellare , come essi sono stranieri alle otto

migliaja di soli , che splndono in questa minima parte


d'universo le cui stelle frono ordinate a scintillare anche

per noi.

ln quella dplice zona di splendori, snili a un indi


stinto polvero luminoso, ogni punto visibile una ponde
rosa mole, che da slazj ineffabilmente remoti appena tra
manda sino a noi un barlume de' suoi mari di luce. La

luce trascorre velocissima. In un bttere di polso essa vi


bra alla sterminata distanza di 166 mila miglia, che pi
di sette volte il circito della Terra. Dunque in un'ora essa
si fa sentire alla distanza di quasi 600 millioni di miglia.

Ebbene, al cmputo di Herschel, la pi remota nbula lu


minosa che il suo gigantesco refrattore avesse raggiunta, do
veva esser lontana tanto, che la sua luce, pur cos veloce
mente sfolgorando , dovrebbe rimanere per via, non due
millioni d'ore, ma due nillioni d'anni ! Adunque il raggio

che scendeva per la prima volta allora, a incontrare a lui


rivolta una pupilla terrena, le annunciava un punto di tempo
che in quell'estremo dell'universo era intanto gi trapassato da
due millioni d'anni. Mentre quel lampo varcava ognuno de
gli intervalli che dividono mondo da mondo, scorrvano,

fuggivano i brevi scoli segnati da cento corse dell'rbita


terrestre. La pi diuturna vita umana, la vita stessa delle
pi durvoli umane associazioni, i mille anni della repblica

398

lL COSMO

vneta,sono il baleno d'un momento in paragone a quegli


inconcepibili abissi di spazio e di tempo (1).
Frattanto nell'universo tutto continuamente si muta e si

rinova. Nel corso d'una generazione, cio dai tempi di Corne

lio Gemma e diTicone a quelli soltanto di Keplero, gi tre


stelle nuove rano apparse nelle costellazioni del Cigno , di

Cassiopa, e d'Ofiuco. D'ond'rano esse venute? rano solo


uscite da un pristino stato d'oscurit? E dove vanno, o come si
spngono quelle che pi non rischirano le nostre notti? Le
masse nebulose smbrano in perpetuo bollimento di trasforma

zioni intorno a nuclei gi condensati. Si discrnono dischi


elttici, circolari, smplici, dplici, congiunti con fila lumi
nose, e ammassi pi grandi, anellari, con centro opaco, o
prolungati in pi rami. Si cntano 2500 di codeste nbu
le rifulgenti , neile quali il pi poderoso strumento non
discerne veruna stella ; le due mcule magellniche , che
danno cos singolare aspetto al cielo australe , sono un
fondo di stelle nebulose e di mere nbule , su cui cam

pggiano stelle sfavillanti. Le variazioni di luce , di for


ma e di positura, che pssono avvenire in quegli lti
mi lidi del creato , non potrbbero dipngersi sul tele
scopio d' osservatori terrestri se non dopo millioni d'anni,

quando la nostra terra, gi tante volte rimodellata, sa


rebbe gi volta in altra forma. Prima che in un mondo
giunga baleno di ci che avviene in un altro, gi ogni
cosa trasfigurata in ambede. Quanto pi il telescopio
arriva lungi, e raccoglie il fioco chiarore d'astri pi remoti,
di tanto pi antichi eventi esso ci divien narratore. Come
le novelle che ci pervngono dalla China e dall'Australia
(1) Ecco le parole di Herschel , tanto smplici quanto sublimi.
- a Hence it follows that the rays of light of the remotest nebulae
must have been almost two millions of years on their way, and that
consequently, so many years ago, this object must already have had
an existence in the sidereal heaven, in order to send out those rays
a by which we now perceive it. n W. Herschel, Transact. for 18o2 ,
p. 498.

IL COSMO

599

sono di paci o di guerre gi da pi mesi incominciate,


cos le apparenze che vediamo nel firmamento non sono
mai fra loro contemporanee, ma divise da legioni di scoli.

Solo un Dio pu intuire in un punto tutto ci che in quel


punto in tutto l'universo avviene.

Se noi potssimo per sovrumana virt abbracciare con


uno sguardo tutto l' universo, e per istantaneo volo di

pi fulminea luce mirare in un punto tutte le forme de


gli astri e i loro moti, ogni cosa pi stbile ci si pa
leserebbe agitata da rapidissime successioni. Vedremmo le
stelle fisse mversi a schiere verso i centri loro assegna
ti dal conflitto delle attrazioni; vedremmo spiegarsi nuo

ve specie di corpi celesti , l dove il polariscopio gi


esplor diverse condizioni di luce. Vedremmo squarciar
si la via lattea, le minute sue faville ingigantirsi in soli,
sospinti da veementi velocit, accerchiati da un vrtice di
aurole che si concntrano e si agglbano in nuovi pianeti;
gli ammassi nebulosi andarsi ordinando in nuovi dominj

solari; un vapore sidereo agitarsi d'ogni parte in comete e


in correnti; spgnersi e impietrirsi negli spazj algenfi le su
perficie infocate dei nuovi pianeti, e farsi opache, e bisognose
del favor d'un sole e del mite fomento d'un' atmosfera

che schiuda le forze vitali. Tutte queste cose nell'universo


avvnnero, e nel seno dei scoli avvngono e avverranno;
ma la breve vista e le intrattbili lontananze le clano al

pvero mortale.

Se chi va per una selva, nel vedervi appi degli annosi


tronchi gli arbuscelli c i rampolli, ne prende il concetto del
naturale incremento delle piante, cos chi mira il vario (1)
(1) un bel pensiero di Laplace che Humboldt non ricord nelle
molte e belle sue citazioni. a Herschel, en observant les nbuleuses au

a moyen de ses puissans tlescopes, a suivi les progrs de leur conden


a sation, non sur une scule (les progrs ne pouvant devenir sensibles

pour nous qu'aprs des sicles), mais sur leur

ensemble, comme on

a suit dans une vaste fort l'accroissement des arbres, sur les individus

a de diversdges qu'elle renferne. n Laplace, Exp. du Syst. du Mon


de ; t. V, c. 6.

600

iL cosMo

stato dei corpi celesti, le continue trasformazioni nel con


torno delle nbule e nel crine delle comete, lo scoppio delle
metore, l'accndersi, il dilatarsi e lo spgnersi delle stelle,
ne prende il concetto che regni nell' orto sidereo ci che
potrebbe dirsi un perenne stellificio, simile alla vicenda
della natura vegetante e semovente sulla terra. Quest' ida

del perpetuo nscere della natura ben pi sublime e ine


sauribile e divina che non sia quella d'una gretta e strile
immutabilit.

Ora dalla vertiginosa vastit dei cieli raccogliamo il pen


siero all'angusto recinto della nostra terra. Se la conside
riamo come corpo congnere agli altri innumervoli, e
quindi suggetta nella serie dei scoli alle stesse vicissitdini,
non ci parr pi strana la congettura che la sua materia

fosse gi una diffusa aurola dell' atmosfera solare, e che


rappigliata in globo rotante si coprisse successivamente di
fredde scorie, sulle quali i vapori dell'atmosfera potrono de

porsi in aque oceniche e in ghiacci polari. L'istoria del


la terra la sua forma . E in fatti, appianata lievemente

ai poli, essa fa ventre sotto l'equatore, perch molle la sua


materia nei primordj assecond alquanto la spinta centrifu
ga su quella linea equinoziale dove la velocit di rotazione
necessariamente maggiore. Consolidata a certa profondit
la superficie, la parte interna pot conservare l'ingnito suo
calore, come vediamo avvenire delle lave lungo tempo co
centi e fuse sotto una crosta che s'indurisce all'aperto cielo.

Troviamo ogni d le aque dei pozzi trivellati e le cavit delle


miniere tanto calde, quanto maggiore la loro profondit,
Onde, per poco che duri la stessa progressione, dovrbbero

alla mdica profondit di circa venti miglia, equivalente a meno


che una trecentsima parte del dimetro terrestre, tutte le

IL COSMO

601

sustanze a noi note soggiacere a un ardore, a cui nelle nostre


fornaci le vedremmo liquefarsi (1300 C). Non per lice af
fermare che a quella profondit sia il confine tra il flido rac
chiuso e il slido superficiale, poich da ci che vediamo al
l'ere lbero mal si argomntano gli effetti di pressioni ingen
ti sotto il peso dei monti e dei mari. Ma la vulcanit,
ossia l'interna reazione delle materie elstiche, cagiona in
numervoli fatti, che con quell'nico supposto si chiariscono
tutti. Tali sono, oltre la compressit del globo e la misu
rata progressione del calore sotterraneo, le fonti calde, gli
effluvj carbnici, sulfurei e brici, i terremoti, i vulcani; e
se risaliamo a pi agitate et, i filoni metalliferi, gli span
dimenti delle trachiti e dei basalti, le intrusioni dei pr

firi, dei graniti, dei serpentini, le quali sovvertirono i se


dimenti piani delle aque, e col loro contatto rovente e
colle loro emanazioni ne rirsero, ne penetrrono, ne tra

sformrono l'impasto. Dal complesso dei quali sommovi


menti venne a prender forma la scabra convessit delle
terre e la concavit dei mari.

Lo spazio non ci consente di ritssere qui coll'autore la


serie delle successive rinovazioni della superficie terrestre
e dell'atmosfera, dacch il nostro lettore ha gi speciale rag

guaglio dell'argomento nel primo volume diquesta Raccolta(1).


Ma l'autore, inteso sempre a porre in evidenza il sommo
principio che il mutamento e rinascimento delle cose
perenne e la sua catena non s'interruppe mai, tributa mol
ta parte del suo libro ai vulcani, ai terremoti e agli altri
fatti che dimstrano non estinta ancora quell' interna rea

zione, che, perpetuamente distruttrice e perpetuamente ri


novatrice, collega questo globo cogli altri e maggiori corpi
dell'universo.

Altre volte nel sottile e fluttuante involucro della terra

trascrsero numerose ed ampie squarciature, per le quali


lo sforzo interno injett a ingenti altezze quelle pesanti
(1) Polircnico, Vol. I, anno 1859. Variet geolgiche.

602

IL COSMO

masse granitiche, serpentinose e metallifere, che asside


rate costituiscono l'ossatura continua dei monti, e che

hanno densit e peso maggiore delle circostanti parti della


superficie terraquea. Le lave dei vulcani si fanno tuttavia
strada fra i pochi spiragli che rimsero, principalmente nelle
meno antiche emersioni dei prfiri, delle doleriti, delle tra

chiti, ora lungo le somme loro creste, ora lungo le loro


falde, e nell'intervallo che le divide dai sedimenti per
loro azione riarsi e trasformati. Perci alcuni di codesti

sfogatoj s'prono a poca altezza, alcuni sino a sei mila me


tri sopra il livello marino. Ma perch in questi naturalmente

si richiede maggior potenza a sollevar le lave sino all' a


perto, pi rare sono le eruzioni, bench frequenti sano
gli interni commovimenti; epper i vulcani delle Ande eccel
se talora si ripsano per intervallo di scoli, e sull'altipiano
di Quito hanno eruzioni senza lave.
Varie sono le forme e le proporzioni dei monti ignivomi.
Il cono cinereo del Vesuvio fa circa un terzo del monte;

quello di Tenerifa ne forma solo il vrtice, ossia nemmeno


la ventsima parte. Il pi perfetto cono quello del Co

topaji, nel quale agli sbocchi di fumo precorre un digelo


precipitoso; onde il gigante nevoso si fa improvisamente nero
nel giorno e rovente nella notte, e per le sue pendici tra
volge spezzami di ghiaccio e scorie fumanti. Le caverne
trachitiche delle Ande a poco a poco si rimpiono d'aque

stillanti dalle nevi. In quelle cupe latebre i pesci si molt


plicano stranamente, sinch sconnesse le rupi da nuove
eruzioni vmitano con meraviglia delle genti aque e fango e
legioni di pesci, tante e tali che putrefatte eslano morbi
desolatori in tutta la contrada. Il vapore aqueo, inalzn
dosi migliaja di metri , involge la colonna delle cneri e
del fumo ; la repentina sua condensazione, da cos fatti

bollori in cos glida altezza, accresce la tensione elttri


ca; il guizzo e lo scoppio dei flmini si mesce al foco

e al ruggito del vulcano. Ma ci che da lungi par fiam


ma, rivrbero del cratere aperto e delle masse rica
denti ; dalle viscere dei vulcani non esce aqua n idr

605

IL COSMO

gene. Il bratro d' onde proviene la materia fusa, debbe


avere un calore da corrispndere alla profondit di trenta

ehilmetri almeno ; e quindi la forza espansiva del vapore


aqueo dovrebbe col equivalere alla enorme pressione di
2800 atmosfere; e sarebbe mestieri che lo stillicidio de

gli attigui e non profondi mari avesse forza di pene


trarvi per angusti meati , superando cos formidabil rea
zione. Nessun necessario vncolo hanno dunque i fochi vul

cnici colla vicinanza del mare ; e infatti quelli che torrg


giano sull'interno altipiano del Mssico ne sono assi lontani,
e quelli dell'Asia interiore sono alla mssima possibile distanza
e dall' ocano indiano e dal polare, divisi per gli Alti da

questo, e da quello per tutta la regione degli Imali, e molto


lontani anche dal Caspio e dai grandi laghi della Sibe
ria. N pu attribuirsi a combustione dei metalli alclini e
terrei, poich, oltre alla difficolt d' introdurvi la sustanza
comburente, il potassio e il sodio hanno un peso specifico

minore dell'aqua (0,865; 0,972), e i metalli terrei poco di


pi (1,2); e quindi non sapremmo come imaginarli se non
galleggianti sopra l'ammasso interno, la cui media densit cin

que volte maggiore (5,44). Le lave pssono dirsi fontane di


terre fuse, terre vomitate dalla terra (1); esse con cor
so ora lentissimo , ora impetuoso clmano a pi strati di
diverse et i bacini delle sottoposte pianure; ma ben di

poco ingrssano le falde dei monti vulcnici, i quali sono


quasi sempre formati da pi antichi sollevamenti. Le ma
terie vetrificate abndano nei vulcani ardenti; dai vulcani

decrpiti emnano ancora vapori sulfurei ; ma le solfatare


a poco a poco si raffrddano in mofete carboniose ;
e infine tutto si tranquilla, e trapassa sotto il dominio

dell'aria e dell'aqua, della vegetazione e delle pere uma


ne. Alcuni crateri estinti si fanno profondi e plcidi
laghi di singolare aspetto ; altri isolati in riva al mare,
e diroccati per successivi sovvertimenti, divngono golfi ,
invasi poi da crescenti banchi di corallo. Cos nelle vor
(1) Terram terra evomit. Solino cap. 5.
VOL, Vl1-

4o

604

lL

COSMO

gini del mondo antico si vngono edificando le amene dimore


dei viventi.

Men profonda la scaturigine da cui mvono quelle eruzio


ni di fango, sovente freddo, con nafta, gas cido carbnico e
azoto quasi puro, che sgliono chiamarsi salse, e in Si
clia con raba voce macalubi, cio sconvolti ( makhlub );

bench talvolta gttino alte fiamme con rintuoni e tremori.


Le pi calde fonti , come quelle di Comanjillas e di
Trincheras (97 C. ) parrbbero scaturire da una pro
fondit di tre chilmetri incirca, bench non sia fcile

a chiarirsi quanto calore si disperda per contatto di rocce


men calde o pi conduttrici, o per incontro d'altre aque,
le quali sono tanto pi fredde quanto pi eccelsi sono
i luoghi da cui provngono. Le terme pi calde sono le pi

pure; in ltalia e in Grecia alcune si srbano quali frono


descritte due mila anni sono; le pi costanti per tempera
tura e miscela minerale ( da 74 a 50 ) non sono le pi
vicine ai vulcani. Quando per si aperse nello scorso s

colo il nuovo vulcano del Jorullo, due fiumicelli, che a


tutta prima si rano inariditi , ricomprvero fra terribili

scosse con aque calde. Le fonti pregne di calce bicar


bonata depngono strati orizontali o ammassi cnici di
travertino, il quale insieme con le solfatare, le pmici, le
lave, i lapilli, i gessi, il salmarino che si aggrappa alle pa
reti dei crateri, e altre smili concrezioni, una lenta

propgine di quella vulcanit che sordamente pera tuttora


sul nostro globo.
I terremoti atterrrono Lisbona, Casmira, Caracca e Lima

a gran distanza dai vulcani; i quali perci si considerrono


come vlvule di sicurezza per le circostanti regioni. Se non

che,tra l'Etna e l'isole Eolie infier il pi micidiale dei ter


remoti, quello di Messina; all'aprimento del Jorullo pre
crsero tre mesi di trmiti e di fragori; le terre dell'Ul
labund nell' India e del Chili in Amrica si sollevrono

fra spaventvoli scotimenti. I terremoti non sgliono, come


si crede , annunciarsi da caligini e calme affannose , ma

lL COSMO

605

sopravngono anche ad aria serena, senza strpito, senza


avviso pure del barmetro o dell'ago magntico. Spesso sono
seguiti da piogge inslite nei luoghi, da sbuffi di vapori e

d'aque bollenti, da fumi, da vampe , da mortifere mofete


che sffocano nelle tane le talpe e i serpenti. Spesso si
accompgnano a fragori rotolanti, tentennanti, strduli, come
di catene tratte o di vetri arrovesciati; onde nel Per, sotto un
cielo senza procelle, si direbbe che il tuono biti sotterra.
La prima onda di terremoto incute alto terrore in chi non
ne fece gi prova, non tanto per le ruine di cui gli desta l'i
mgine, quanto perch, dileguata in un istante la diuturna
illusione della stabilit della terra, si sente in improvisa
bala di cieche forze che lo persguono nella vana sua fuga.
Lo spavento comprende anco i pi stpidi bruti ; i cro
codili dell'Orenoco si slvano mugghiando dal fiume alle
selve. Lo scotimento ora un moto orizontale, ora

un verticale sussulto, o come in Calabria e a Riobamba


una contorsione rotatoria , che aggir la terra come un
liquido, e tramescol case e campi, sicch si trovrono perfino

cadveri lanciati dal piano sovra un colle. Il moto si propaga


colla velocit di 35 a 50 chilmetri per minuto, seguen
do per lo pi il sistema rigido delle catene montuose, ma
talora anzi intersecndole per sotterranei nessi , e scuo
tendo anche lande alluviali e palustri. Si dilata sovra

spazj ora circolari, ora oblunghi, che colle successive


scosse smbrano allargarsi , come se ad ogni volta qual
che ostcolo venisse rimosso. Sembra mitigarsi colle di
stanze , ma pur si annuncia assi lontano. ll terremoto di
Lisbona (1755) fu sentito sin nella Svezia e nel Canad; le

fonti di Tepliz in Boemia inaridirono, poi rigorgrono ros


seggianti di materie ferrose ; e nelle Antille la consueta
mara di sette decimetri, si mostr crica di nero fango,

sollevndosi ad un'altezza dieci volte maggiore.


Nell'era delle grandi oscillazioni geolgiche, all'espansi
va violenza della vulcanit succeder dovvano le contra

zioni e le fenditure cagionate dal raffreddamento, tanto

606

IL COSMO

nelle masse eruttive quanto nelle stratificazioni da loro scon


volte e torrefatte.

Dovvano allora ermpere gli infocati vapori dell'interna


terra, onusti delle varie soluzioni metlliche, che deponn

dosi come fuligine su le pareti dei tortuosi avvolgimenti, vi


tesoreggirono i preziosi filoni delle miniere. Ai nostri gior
ni si ebbe il sagace pensamento di paragonare queste su
blimazioni naturali alle concrezioni che tuttod si svlgo
no dall' intnaco delle fornaci fusorie, e che ripredco
no le medsime elementari combinazioni, onde s' intssono
le rocce naturali. Per tal modo s'indusse come al con

tatto delle roventi emersioni gli schisti argillosi si trasfor


mssero in rocce gnesache, come le rvide calci divenissero
marmi cristallini, o per infusioni solfriche si volgssero in
trasparenti alabastri, come le sciolte arene divnnero coti e
diaspri durissimi, come il carbonio diffuso nelle fosche do
lomie degli Urali pot strngersi in diamante. L'arte pareg
gi la natura, e trasse scintillanti dal fornello chimico i

granati e i rubini dell'Oriente. E cos apparve che una


immutabil legge di affinit chimiche e qualitative gover
n tutte le et della terra, e come un' immutabil legge di

attrazioni matemtiche e quantitative domin tutte le vi


cende dal cielo.

L'illustre Leopoldo De Buch aveva spinto agli estremi la


dottrina dell' obliato nostro Arduino , che da siffatte ema
nazioni sotterranee ripeteva la dolomizzazione, cio la diffu
sione della magnesia nelle rocce calcari. Humboldt ritras
se le cose entro pi moderati trmini, dicendo riservato a
novelle osservazioni il chiarire come le dolomie si trvino

stratificate separatamente

fra gli strati calcari e senza

contatto di rocce emersorie; e conchiude ripetendo il detto


della prudenza romana , che molte cose simili pera la
natura per dissmili vie (p.277). La qual cosa ci venne
assi gradita ; poich nelle Notizie su la Lombardia, re
ctegli a Berlino da un nostro amico e collaboratore, ora
p otr il signor di Humboldt vedere come Giulio Curioni
avesse gi concepito questo medsimo dubio , e raccolto

lL COSMO

607

per quanto riguardava il nostro paese le desiderate osser


vazioni (1).
Gli antichi spandimenti agevolvano sulle stesse direzioni
il varco ai novelli , e cos per molte successive eruzioni
si dilatvano in numerose propgini le catene delle Alpi,
delle Ande , degli Imali ; e i continenti assumvano le
grandi loro forme (2). Forse vi si agginsero straordi
narie attrazioni di corpi celesti , che per quanto lieve
mente alterssero l' equilibrio , potvano determinare in
una pi che in altra parte del globo l'asse dei sollevamenti.
Perci forse avvenne che le terre riescssero tre volte pi
estese nell'emisferio boreale, mentre l'australe, dai 40 di

latitdine sino ai ghiacci polari, coperto dalle aque in tutto


il suo giro; e il solo Oceano Pacifico anche sotto la zona tr
rida ccupa due quinti del pi vasto circito del globo (145).
I contorni dei due continenti smbrano corrispnder
si , come pera di simultanea reazione. L'Atlntico qua
si valle d' immenso fiume, si volge verso la Guina, poi
verso le Antille, poi verso l'Europa; alla curva della Gui
na si contrapone la convessit del Brasile, alle conca
(1) u Questa alternativa della dolomia colla calcarea, frequente anche
nel Tirolo e nel Vneto, arreca una grave objezione alla dottrina del
l'Arduino, con tanto sapere sviluppata poi del De Buch, sulla dolomizza
zione delle calcaree per effetto di emanazioni magnesache, che accom
pagnssero l'emersione di rocce pirossniche. Non si vedrebbe come al
cuni banchi calcari avssero potuto subire questa azione, mentre gli al
tri posti sopra, o sotto, o accanto alle dolomie, ne rimanssero preser
vati. Siccome poi le dolomie sono in parti poco diseguali di magnesia
e di calce (o,5419 carb. cal., e o,4581 carb. magn. ), i banchi cal
cari, nel trasformarsi in dolmici avrbbero dovuto duplicar quasi di
volume. Ci avrebbe portato un immenso sovvertimento agli strati cal
carei sovraposti o fiancheggianti, anche in quei luoghi che non subro
no l'urto d'azioni emersorie; il che in fatto non si vede. n Not. Natu

rali e Civili sulla Lombardla, vol. 1, p. 46.


(2) Questo iterarsi dei sollevamenti lungo le stesse linee alpine con
trario alla induzione che sia a stabilirsi la data dei sollevamenti dietro

l'ngolo che le loro direzioni segnano sul meridiano , c che il signor

Pilla tent di applicare alle formazioni dell'Apennino. Vedi il com


pendio di Beudant; e Ranuzzi, Annuario Geogrfico di Bologna.

608

lL COSMO

vit delle Antille la protuberanza della Senegambia, alla rien


tranza della Francia e della Norvegia la sporgenza dell'Acadia
e del Labradore e le isolate terre della Groenlanda. Negli

estremi opposti, i freti (friths, fiords) della Caledonia e della


Norvegia si riptono nelle fimbrie del Chili e della Magella
nia. Le pensole sono per lo pi protese verso mezzod, la
California, la Florida, l'Acadia, la Scandinavia, l'Iberia, l'I

talia, la Grecia, la Crima, l'Arabia, le due lndie, la Cora,


il Kamciatka. Il sommo Bacone aveva desiderato che da una

scienza scrutatrice e modesta si raccoglissero tutte queste


similitudines physicae in configuratione mundi.
L'involucro esterno del globo sembra costrutto dalle ma
terie pi lievi. La complessiva densit della superficie terra
quea (1, 6) non spera gran fatto quella dell'aqua, e assi
mediocre quella della sua parte terrea ( 2, 7 ) , men
tre la densit media del globo, comprese le masse gravi
tanti nelle sue viscere, immensamente maggiore (5, 44).
In questo non a dirsi quale delicatissimo indizio ci prgano
le oscillazioni del pndolo, le quali accsano gradualmente
le attrazioni esercitate non solo dalle masse interne, ma dalla
vicinanza di mediocri montagne. Per quanto per le catene
alpine smbrino torreggiar su la terra, l'intrinseco loro vo

lume non considervole, e la loro altezza poca cosa in


paragone al raggio terrestre; essendoch, se la materia delle

Alpi venisse a distndersi uniformemente su la superficie del


l'Europa, formerebbe solo uno strato alto sei metri. I pi
eccelsi di tutti i monti, gli Imali , si elvano sul mare
poco pi di ottomila; e parimenti lo scandaglio di Ross non
esplor l'ocano oltre alla medsima profondit. Quanto alle
pere umane, esse non penetrrono pi di settecento metri
sotto il livello dello specchio marino. Fra questi estremi, fra
gli ottomila metri dello scandaglio egli ottomila del volo
aeronutico, si rinchiude quanto la scienza umana, che
quanto dire l'esperienza, pu riconscere intorno alla spe
cifica e particolare natura delle cose. Pi sotto e pi so
pra, nel globo e nell'universo, non altro conosciamo che

lL COSMO

609

i rapporti genrici di masse, di volumi, d'rbite e di velocit.

Non tutta la superficie terrestre si eleva sopra l'ocano.


Lo specchio del Mar Caspio gli duecento e pi metri al
di sotto; le sue aque, nutrite da pochi fiumi, e non soccorse da correnti oceniche, non bstano a colmare il ba

cino circostante. Anche gli stagni amari dell'Istmo di Suez

sono inferiori alla superficie del Mediterrneo; e il Mar Mor


to, o gran lago della Palestina, gli inferiore di quattro
cento metri, cio quanto l'altezza di non dispregevol monte.
ll fondo del Caspio e dei golfi coralliferi del Pacifico sog
giace tuttora a lente oscillazioni. La Scania si va lentamen
te abbassando, mentre il rimanente della Svezia e l'attigua
Finlandia si vanno inalzando; e ogni generazione vi pu mi
surare surte a maggiore altezza le conchilie che vissero gi

nelle prische lagune. Ma questi ondeggiamenti di trdici me


tri in mille anni son poca cosa in confronto ai vasti sovver

timenti primevi; e per assegnarne plausibil ragione basta


imaginare un mediocre cangiamento di temperatura, che di
latando o ristringendo di un millsimo gli ammassi delle sotto

poste rocce faccia negli strati terrestri una lieve altalena (1).
IV.

Galilo present gi che la terra fosse una mole magn


tica, quando attribu ad una forza attrattiva quella inclina
zione dell'asse terrestre sempre a s parallela, che avvicenda

le stagioni e l'ineguale lunghezza dei giorni. Gli occidenta


li conbbero fin dall'antichit l'attrazione che il magnete

esrcita sul ferro ; i soli Chinesi fin da mille anni prima

dell'era nostra ne conbbero la polarit; poich fin d'allora


se ne valvano a varcare i vicini deserti: e gi nel terzo s

colo dell'era nostra navigvano colla bssola nei mari del


l' India. La polarit non propria solo del ferro e del
(1) Vedi Politcnico, vol. I, pag. 414.

(61 (0)

lL COSMO

nichelio, e forse del cobalto; ma tutte le sustanze smbrano


assmerla sotto l'azione dell'elettricit. Gli osservatori nta

no attentamente i luoghi ove la forza magntica che agisce sul


l'ago ha pari intensit, o pari declinazione dal meridiano, o
pari inclinazione all'orizonte ; e li congingono con linee
che perci dssero isodinmiche, isogniche, isocliniche. Ma
non sono perenni e immutbili, poich a Londra nel 1657
e a Parigi nel 1669 l'ago additava il preciso settentrio

ne, mentre ora declina a ponente; onde si vien manife


stando una lenta traslazione secolare di codeste affezioni

magntiche per cuse ancora sepolte in profonda oscuri


t. Ma dall' Europa al Canad , alla China, alla Ta
smania, tutta la terra seminata d' osservatorj magntici ,
nei quali si, ntano tutte le oscillazioni , con s delicati
istrumenti, che accsano la differenza perfino d'un qua

rantamillsimo. Si prefissero giorni in cui fare, a in


tervalli di minuti 2 1/2, simultanee osservazioni in tutta

la terra; in un triennio se ne registrano circa due mil


lioni. Da siffatta selva di note numriche si venne a di

stricare , che l'ago magntico sente l'azione solare, e d


indizio dell'ora ; e quindi il navigante che veleggia fra le
tnebre, pu riconscere dalla diversit fra il tempo dell'a
go e quello dell'orologio la longitdine sotto cui si trova,
e perci le direzioni percorse; e nei ciechi penetrali delle
miniere, l'ago che guida il lavoratore gli d insieme indi
zio anche del tempo. L' intensit delle vibrazioni cresce
colle latitdini, per calmarsi in quei punti che perci si
dissero poli magntici. La linea su la quale le opposte in
fluenze si bilnciano e l'inclinazione dell' ago nulla, si

chiama equatore magntico; e serpeggia sull'equator terre


stre, ora verso settentrione, lambendo l'estremit dell'Asia e

l'isola di Socotora, ora verso mezzod, percorrendo il golfo


di Guina e il Brasile, e varcando le Ande fra Lima e

Quito- l nodi, ossa i punti ove intrseca l' equator sola


re, sono mutbili. Per quattro quinti del suo giro l'equa
tore magntico scorre sui mari, facilmente accessibile agli

osservatori , ma rimane incgnito nelle interne parti del

lL COSMO

61 1

l'Africa e dell'Amrica. Finora intanto non chiaro se le

oscillazioni magntiche provngano da ineguale riparto del


calrico sulla superficie terrestre e dalla posizione del sole,
o dalla diversa velocit delle zone del globo.

Quando Faraday scoperse che il magnetismo svolgeva luce,


conferm l'induzione di Halley che l'aurora boreale fosse
una parvenza magntica. Precorsa da repentina agitazione
dell'ago pu dirsi quasi il baleno della magntica procella.
in quella parte a cui declina l'ago, il basso orizonte si co
pre d'un fosco semicerchio, che non cela del tutto le stelle;
poi si cinge d'un largo lembo, cndido prima, poi dorato; e

saetta su per la volta del cielo zampilli di luce variopinta,


cerulei, violati, verdi, vermigli, poi colonne di foco listate
di nero, e altre forme infinite, e divampa alfine in una

splndida corona; dopo di che si scolora, si scioglie in pal


lide strisce, e si estingue, lascindosi dietro nel tranquillo

azzurro una nuvoletta bianca e frangiata. L'apparenza lumino


sa, quasi quotidiana in certe stagioni all'Irlanda, e persino alla
Virginia e ad altre terre vicine al polo magntico, ben rara
in Italia. Lasua luce si fa pi intensa anche di quella d'un
primo quarto di luna. Sembra effetto magntico anche il dif
fuso chiarore di certe notti nuvolose, e la nebbia asciutta

e rilucente che apparve nel 1783 e nel 1831. Gli osserva


tori propndono a ripor la sede dell'aurora boreale piuttosto
nella regione delle nubi che nella estrema atmosfera, e la cr
dono connessa al moto delle correnti aeree e alla condensa

zione dei vapori. In ogni modo la terra pu farsi luminosa;


tale suol apparire anche l'emisferio notturno di Vnere;
tali si mstrano spesso le nubi, e nella zona trrida vaste
superficie di mare. Anche i pianeti pssono dunque esser
fonti di luce nell'universo.

L' elettricit diffusa nell'ere o alla superficie del globo


pera su gli animali e le piante, e per indiretta via, col
promvere la moltiforme precipitazione dei vapori e le com
binazioni cide e ammoniali, e direttamente , col selleci

il cosmo
tare il corso dei flidi vitali. Quando le nvole si ad
(612

dnsano, l'elettricit delle sngole particelle ne prende au


mento. Talora nubi solitarie e tranquille lampggiano nel
l' interno o sui lembi; talora la grndine prorompe senza
annuncio di tuoni. Nella zona trrida spesso le tempeste si
fanno quotidiane e quasi regolari; nelle terre glaciali sono
un raro evento. Pare che la scienza delle metore deb

ba cominciare dallo studio dei climi equinoziali, dove co


deste vicissitdini smbrano scaturire da cuse pi prssi
me, pi smplici e pi assegnbili che non nei complicati
meandri delle latitdini pi elevate.

La superficie del mare si serba sempre alquanto pi tem


perata dall'ere sovrastante, pel continuo discndere delle

particelle da esso raffreddate e addensate (1). Si aggiunge il


perenne afflusso delle correnti polari, per effetto delle quali
anche nella zona trrida si pu dal basso dell'ocano attin
ger aqua pressoch gelata. I pesci adunque col discndere ps
sono in un istante trasferirsi in clima pi freddo , come i
pi robusti voltili possono alzarsi dalle estuose maremme

alle Ande algenti. Dove l'ocano ha poco fondo, le aque raf


freddate dalla notte rimngono pi vicine alla superficie;
onde il sagace Franklin invent di valersi dei gradi del term
metro a scandaglio delle profondit. L'esperto navigante ri
conosce le sirti ai densi vapori che ne sgnano il contorno,
e alle nubi che spesso a ciel sereno rrano al di sopra di quei
secreti monti subaquei. Men freddo il fondo del Mediter
raneo, e quindi anche la sua superficie, essendoch le grandi
correnti polari non hanno agvole entrata nello stretto di Gi

bilterra, e per la mediocre sua profondit, e per la contraria


corrente superficiale che rade ambo i lidi. Anche la salsdine,
assi diseguale nei diversi mari, apporta squilibrio di densit
e quindi smovimento e circolazione. Si aggiunge ogni giorno
l'iterata oscillazione della mara agitata dalle attrazioni so
(1) Su gli effetti di questa circolazione interna anche nei nostri la
ghi, vcdi Notizie naturali e civili su la Lombardia.

lL COSMO

615

lari e lunari, che, meno sensibili a mare aperto, sollvano


le aque sulle coste dell'Acadia sin oltre 22 metri. Si ag

giunge l'azione dei venti regolari, che fra i trpici spirano


costanti da levante a ponente, e quelle dei venti irregolari
che gitano le onde sino all'altezza di 11 metri. Tutti que
sti moti sospingono le aque in varj sensi. Ma signoreggia
sopra tutte la gran corrente equinoziale, che move da le
vante colla velocit di 18 e pi chilmetri al giorno, ond'ebbe
a dire Colombo che las aguas van con los cielos. Essa
primamente affolla le onde all'angusto e imbutiforme in
gresso del Seno Arbico, e ne tiene sollevato il livello da
otto a dieci metri su quello del Mediterraneo, quasi invi
tasse l'umana industria ad aprirvisi un varco. Arrestata dalla
continuit delle terre africane, la corrente equinoziale lam
be il Capo , attraversa obliqua l'Atlntico , gira nel seno
delle Antille, esce radendo la Florda, le Bahame e Terra

nova; poi di nuovo, attraversa in opposto senso l'Atlntico,


e apporta i tepori dell'onde equatoriali all'Irlanda, alle Ebridi,
alle Orcadi, alla Norvegia stessa, sulle cui rive lo studioso raffi

gura galleggianti le frondi delle mimose e delle guillandine


della zona trrida. Nel mezzo dell'Atlntico un ramo della

corrente si ripiega a destra e a mezzod verso le Azore,

per acquetarsi nel Mare Sargasso, ampio plago e quasi


prato d'alghe natanti, tutto gremito d'animali marini. Pi
a mezzod, ad ambo i lati dell' equatore, giace un inter
vallo di mille e pi miglia, ove nessuna corrente turba la
faccia del mare, il quale giace come terra immota tra in

defesse fiumane. la medsima corrente equinoziale


che gira intorno l'estrema Amrica, ne seconda poi le co
ste occidentali sino all' Istmo Messicano , poi si piega con
esse e si getta attraverso il Pacifico, con meraviglia del
navigante che fra le calme del vasto ocano ne incontra
improvise le spume.
Circonfusa alla superficie terraquea si spande l'atmosfera,

i cui sommi lmiti abbiamo detto inesplorati come gli imi


abissi del mare. Se l'aria finita, e quindi ondeggiante

(61 4

IL COSMO

nella sua superficie, il fenmeno dei crepscoli farebbe in


durre che ci fosse a 74 chilmetri, ch' nove volte l'altezza

delle maggiori montagne. Lo squilibrio di temperatura che il


corso del giorno reca mano mano nel circito del globo ,
e la diversa velocit della sua rotazione sotto le diverse

latitdini, frmano sotto l'equatore una continua corrente


aerea verso ponente, che tende ad allargarsi d'ambo i lati
verso i poli, mentre viceversa dalle regioni polari ne ri
fluisce un'altra opposta con movimento obliquo. Nella zona
trrida gli ondeggiamenti dell'aria sono cos regolari, che il
barmetro pu tener vece d'orologio.
Nell'aria sono a considerarsi: la varibile temperatura; la
tensione elttrica; la pressione , la quale raffrena lo sva
poramento dei mari e conserva il calore che il sole versa
su la terra ; la trasparenza e il colore, che si varia dal
l'azzurro all'oro; l'umidit, ora celata ai sensi, ora adden
sata in nebbie, in nubi, in nembi; la polverosit recata ta
-

lora da trbini d' insetti silicali ; la velocit dei venti , la

loro direzione, la costanza, la vorticosit. Ma pi di tutto


a notarsi la miscela chmica , d'una parte incirca d' os
sgene e di quattro d' azoto, con traccie men che mil
lsime d'cido carbnico, d'ssido carbnico e d'ammona

ca; la quale coll'idrgene solforato e con inesplorate basi


vegetbili ed animali diviene la materia dei mortiferi mia

smi. L'aria colle sue nubi il depsito delle quattro su


stanze la cui varia tessitura compone tutto l'organismo ter
restre. Essa raccoglie il carbonio dagli effluvj vulcnici,

dalle fonti minerali, dalle combustioni, dai depsiti fs


sili, dalle rocce calcari e dolmiche , dal respiro dei vivi
e dalla dissoluzione degli estinti ; e lo dispensa ai veget
bili, che poi lo trasmttono in alimento agli animali , e

questi lo rndono di nuovo all'ere col respiro della vita


e collo sfacelo della morte. Mentre la vicina luna, nuda

d' involucro atmosfrico , sembra un rido e silenzioso di


rupo, l'ere terrestre fomento alla vitalit, veicolo dei

suoni, e con ci strumento primo al nostro intendimento


e ai nostri affetti.

Il cosmo

615

I diversi climi della terra non si commisrano sempli


cemente alla geomtrica azione del sole, ossa delle latit
dini; ma ben pi alla diversa elevazione delle terre, alla
direzione delle spinali montuose , alla giacitura dei decli
vj. Nella zona temperata sono cause refrigeranti : la vi
cinanza d'una marina rivolta a levante o alle correnti po
lari; la compatta continuit delle tcrre, molto pi se
ombreggiate da profonde selve, sepolcro ai raggi del sole,
o ingombre d'aque basse o di paludi che si mtino in fcili
ghiaccii; l'adjacenza d'un mar polare da un lato, o d'un
mare aperto dall' altro ; l'altitdine, mssime ove i luo
ghi siano isolati e non ricinti di largo e rido altipiano,

o vicini a catene che precldano le influenze equinoziali, o


a gioghi eccelsi e solitarj che guidino in basso le correnti
aeree ; le nuvolose estati che offscano il sole, e gli in
verni ventosi e sereni che affrttano il disperdimento de'
suoi raggi. Viceversa, condizioni mitiganti sono : la vici
nanza d'una marina rivolta a ponente o alle correnti equi
noziali; la marina frastagliata di golfi e d'isole ; la terra
sgombra d'rbori e di paludi; l'adjacenza di mari liberi
verso il polo, e di vasti e trridi deserti verso l'equatore;
la poca altezza, e quindi la maggior pressione atmosfrica, che

rallenta l'evaporazione; la continuit dell'altipiano; i monti


mediocri, e se eccelsi, rivolti contro le influenze polari; le
estati solate, le pioggie e le nebbie invernali.

L'effetto delle altitdini tale che in Europa la media


temperie dell'anno si abbassa d'un grado, tanto se ci ele
viamo sopra il mare circa 165 metri, quanto se procedia
mo due gradi di latitdine, ossa 120 miglia verso setten

trione; laonde il salire dalle nostre pianure all'ospizio del


S. Bernardo equivale ad una corsa nell' estrema Lapponia.
Sulle Ande vi si richiede una salita alquanto maggiore (174"
a 186"); ma le differenze fanno pi meraviglia, perch sul
pendio d'un monte si pssano a rassegna tutti i climi del
globo, dall'estuose maremme del Pacifico ai fioriti pscoli dei

61 6

lL, COSMO

Paramos e alle vette dei nevosi vulcani. Il pi dotto degli

amici di Colombo, il nostro Pietro d'Angera, fu il primo a in


durre che la linea delle perpetue nevi fosse a maggiore altezza
quanto minore era il grado di latitdine. Essa inoltre sale e
scende, giusta l'umidit o l'aridezza dell'ere, la frequenza dei
venti, la rigidezza del declivio , la vicinanza d'altre alpi
glaciali, e l'aspetto terrestre o martimo, silvestre o arenoso,
della sottoposta regione. Il sonmo suo lmite non sotto
l'equatore, poich nel Chil, a 33 gradi o quasi due mila miglia

pi vicino al polo, i monti sono liberi di neve ad un'altezza


ch' di 760 metri maggiore; e l' eccelso Aconcagua per
effetto di stagioni ventose e agitate fu visto senza nevi. Negli
Imali la neve del libero pendio meridionale, su cui ricdono
congelate dall'altezza le copiose evaporazioni dell'ocano au

strale, invade un migliaio di metri (1 1 10")pi abbasso che


non sul pendo boreale, spalleggiato dagli eccelsi altipiani del
Tibeto e della Battriana.

Per egual modo, a pari latitdine, il cielo s'inasprisce


mano mano che si procede in longitdine, dalla Francia
alla Germania, alla Polonia, alla Russia, e finalmente alla

Siberia, dove la terra compatta, declive a un mar glaciale,


non riceve i venti di ponente e di mezzod, se non at
traverso ai freddi gioghi degli Urali e degli Alti. Per
loch al divario delle latitdini, anche con eguale eleva
zione, non corrisponde il divario delle temperature; e men

tre pu valutarsi ad un terzo di grado per ogni parallelo


di latitdine tra Cuba e la Colombia , quattro e pi
volte maggiore tra Cuba e la Carolina (1 36).
La scienza osservatrice venne dunque segnando sul glo
bo i luoghi ove si osserva pari temperie sia dall' intero
anno, sia dell' estate, sia dell' inverno, e le congiunse
con linee che riescrono pi o meno serpeggianti, con in
flessioni ora cncave ora convesse ; e si chimano con

oscuri vocboli linee isoterme, isotere e isochimene (equi

calenti, equiestive, equiemali ). Esse indicano, a cagion


d'esempio, che a Pechino, su la costa orientale del no
stro continente , la media temperie annua pi bassa che

IL COSMO

617

a Npoli, e la media invernale pi bassa che a Copen


hagen, bench Npoli sia alquanto pi a settentrione, e Co
penhagen lo sia nella ragione di quasi mille miglia. Tobolsk
oltre agli estremi algori del verno ha gli estremi ardori del
l'estate. Al contrario, Dublino ignora ambo gli eccessi, e con
una dbole estate ha una media invernale due gradi pi
mite che non nella stessa Milano, posta pure cinquecento miglia
pi a mezzod. Nelle marine dell'occidentale Irlanda la tpida
corrente ocenica fa verdeggiare il mirto come in Portogallo;
e cos pure nelle Orcadi il verno pi mite che a Parigi, e gli
stagni delle isole Feroe non si agghicciano mai. Ma se le riviere
dell'Irlanda non hanno ghiacci che uccdano il mirto, non han
no poi vividi calori che matrino le uve. La vendemmia non
richiede solamente un medio annuo di centigradi 9 1/2, e un
medio invernale che si serbi mezzo grado almeno sopra zero,
ma inoltre un medio estivo che salga almeno a 18 centigradi;
il che non avviene n in Irlanda , n in Normandia, ma

su le sponde vinifere della Mosella e del Reno, che pure


hanno pi aspro l'inverno. Non vale dunque tanto nei climi
la cifra media dell'intero anno, quanto il riparto del calore
nelle stagioni e l'assenza delle temperature estreme. E inol
tre, tanto non vale la morta caldura d'un cielo trbido, quanto
la viva e chiara luce d'un'estate serena: e noi vediamo infatti

che un raggio di luce fa detonar le miscele d'idrgene e


di cloro.

N l'tile e feconda umidit si collega tanto alla misura


delle aque cadenti nel corso dell'anno, quanto alla loro di
stribuzione in minute piogge, in rugiade, in nebbie. Sotto

il cielo ardente dell'Avana cade aqua come quattro o cinque


volte a Parigi. Nelle regioni delle nubi, ove gli antichi cred
vano tesoreggiarsi le aque pluviali, Gay-Lussac nel suo volo
aereo vide l'igrmetro indicare la pi dbole umidit. La
feracia di molte terre affatto impluvie della zona trrida
ben dimostra che le piante consguono per secreti modi
l'opportuno umore.

Le protuberanze, o piuttosto le tenui asperit, della superfi


cie terrestre sono ordinate dunque a grandi e moltplici funzio

618

IL COSMO

ni. Senza di loro la superficie del globo sarebbe tutta velata


d'aque, la volta del cielo poserebbe sopra un piano di morta
uniformit, diviso, o ben piuttosto tornito, dalle latitdini in
uniformi zone di misurato calore. Se si affondssero i pol
verosi deserti dell'Africa, e vi si spalancssero alle fredde
correnti polari gli abissi d'un profondo mare, come a mezzod
dell'Asia, e surgesse al nostro ponente una nuova Atlntide
che deviasse la tpida corrente ocenica, e la Scandinavia
si prolungasse per entro il lbero mare che ora la divide
dai ghiacci perpetui: l'Europa, senza alcuna interna e pro
pria mutazione, si troverebbe nelle condizioni della Sibe
ria, alla quale in gran parte eguale in latitdine, in al
tezza e in declivio boreale. Qual altro sarebbe lo stato de-

gli umani consorzj, se altra fosse stata la direzione delle


spinali alpine , dei golfi e dei fiumi navigbili? se i due
continenti fssero stati a pi prssimo tragitto ? se gli istmi

del Mssico e dell'Egitto fossero stati aperti alle navi e alle ar


mi delle nazioni? Ogni forma territoriale impedimento

o impulso alla solerzia dei popoli. Dove il rilievo pi


forte, dove i monti si altrnano coi piani e le terre coi
mari, il territorio ne assume un aspetto proprio e distin
tivo, che influisce sulla pastorizia, sull'agricultura, sul com
mercio, mentre il contrario avviene nelle uniforme vastit

delle steppe asitiche e delle pampe americane.

VI.

Prima che la compiuta serie delle emersioni desse la


presente statura ai continenti, le anguste isole che sporg
vano sui mari, svlsero sotto il fomento della generale vul

canit un'ubertosa vegetazione, in cui rimase per granpar


te assorto il carbonio che aggravava la prisca atmosfera,
e che doveva smaltirsi prima che la terra divenisse dimo

ra alle pi elevate specie animali. Mentre nell' atmosfera

presente, quasi scevra di carbonio, le selve appena in un

il cosmo

619

scolo potrbbero fissarne e deporne uno strato slido di 16


millimetri; nelle cave del Creuzot se ne misrano molti stra

ti, di potenza ciascuno mille volte maggiore (16 metri);


e in quelle di Saarbruck se ne cntano 120, senza com
prender quelli che non raggingono la potenza d' un
solo piede. In codesta flora del carbon fssile si annove
rrono gi quattrocento piante , per lo pi erbacee , ma
di forme colossali ; tra le arboree vediamo apparirvi
solo le palme, le conifere e le cicade. Le palme si vn

gono continuando nell'era delle ligniti ; ma la vegetazio


ne tropicale, che prima lussureggiava uniforme in tutto il
globo, si viene atteggiando in flore particolari, che colle
loro variet contrasgnano i varj bacini di sollevamento,
e i climi che ne prndono forma. Vediamo allora pullula
re un'improvisa ridondanza d'abeti, di cupulfere, d'ceri,
di pioppi, ma con poderosa vegetazione; la quercia dissot

terrata ad Abbville ha la grossezza di sette passi (5", 54).


Della diuturnit degli intervalli di tempo che scorrvano
fra un' era e l' altra, fa testimonio il tronco scoperto a
Bonna, in cui si discrnono 792 anelli d'annua vegetazione.
Forse a quei tempi la pinite succinifera still quell'inesusta
copia d'ambra, che le onde del Bltico vanno da scoli
ridonando alla luce, e in cui vediamo invischiati i fiori e

le fronde dei castagni, dei cipressi e delle tuje che ora non
vvono pi sotto quel cielo.
L' edificio geolgico , mirabilmente idntico in tutto il
globo, prende bito ed espressione dal vario ammanto ve
getbile. Le curve equi-estive si riptono nei confini di
certe vegetazioni, e persino nelle dimore degli animali ;
l'alce vive nella Scandinavia seicento miglia pi a setten
trione che non nella Siberia. Ma le flore delle sngole regioni
non si distinguono tanto pel pi dovizioso sviluppo e pre
dominio di qualche famiglia, delle palme, per esempio, o
delle conifere, quanto per la convivenza di pi famiglie in
diverse proporzioni numriche. Molte piante, a guisa di na
zioni, ricprono continue vasti spazj, come le alghe mar
time, le riche delle lande boreali , i cacti e le mimose
VO, v 11,

4i

620

il cosmo

dei trridi deserti. Molte si vanno viepi propagando, per


ch i loro semi muniti d' opportuni rgani peregrnano

spontanei coi venti e colle aque; altre sguono i passi del


l'uomo, cancellando ognora pi la variet della terra sel

vaggia; il che pi facilmente avviene nelle regioni tempe


rate, e meno ove s' abbia a luttare coll'equinoziale esu
beranza. Tournefort incontr sui gioghi dell'Ararat le piante
medsime che il Bembo aveva descritte un scolo prima
sull'Etna; e comparando la flora alpina a quella delle pianure
settentrionali, ne argoment l'effetto delle altezze esser co
me quello delle latitdini, e i climi sovraporsi su pel de
clivio dei monti e quasi stratificarsi ; onde ebbe principio
quella che ora diciamo geografia delle piante.
Su la terra, le masse vegetbili predminano alle animali.
Le grandi belve, sottratte alla nostra vista dalla loro stessa
mobilit, tngono ben angusto spazio in paragone ai gigan
teschi tronchi stipati sulle immense maremme dell' Am
zone e dell'Orenoco; nelle piante alla maest degli anni si

aggiunge l' annuo ritorno della fioritura e della giovent.


Nulla per dimostra che la vita vegetbile precedesse l'a
nimale, e che questa sia condizionata a quella. Ancora og
gid le trib polari vivono di pesci e di cetacei, senza miscela
d'esca vegetale; e nelle et geolgiche vediamo insieme alle
piante primigenie svlgersi tosto le primigenie forme animali
dei trilobiti e degli ortoceratiti. Primi fra i vertebrati frono i
pesci; ma rano d'aspetto a noi strano; e le mille e sette
cento specie ordinate da Agassiz, tranne una, ch' supr
stite nella Groenlandia, non sono idntiche a qualsasi delle
ottomila specie viventi. Nell' era dell'alpicalce, ai pesci si

vngono accompagnando i grandi rttili, che signorggiano


nell'era jurssica, quando appena cominciano a spuntare i
primi mammiferi. ll primo augello dell'era cretacea, della

quale non sopravisse fino ai tempi nostri specie veruna, tran


ne forse qualche politalamio appena visibile. Anche delle
specie dell'et diluviale pi d'un terzo si estinse. Nelle ter
re diluviali giciono gli enormi ossami dei mastodonti e

degli altri pi corpulenti quadrpedi.

IL COSMO

621

Mentre la vita delle piante ha mestieri dell'ordinata al


ternativa della luce e delle tnebre, ferve nel tenebroso

grembo dell' ocano una lussureggiante fecondit. Nessuna

selva abitata come i guadi coralliferi e le ulve che gallggiano sui mari; le onde brulicanti di mammarie e di ne
reidine riflgono di luce fosfrica; bratri pi profondi
che non sia l'altezza delle alpi, sono perfusi d'azelidie e di
ofrinie; le salse aque, crasse per densa colluvie d'invisibili vi
venti, divngono assiduo alimento ai pi grossi mostri marini.

Fino sui ghiacci natanti e sulle disperse loro reliquie si aggrp


pono cinquanta e pi specie di poligastri, rivestiti di guscio
siliceo, bench quelle aque non bbiano la chmica potenza di
contener disciolta la slice. Un fermento di vita pnetra nelle
pi cupe caverne; poich quando v'irrompe per la prima volta
il ferro del minatore , il molle tessuto dell'usna gi vela
le virginee stalattiti; su le nevi, sotto i penetrali degli al
pini ghiaccii , nelle fessure delle creste dentate, ove
stilla solo l'aqua del cielo, vivono le podurelle e le chione.
Gl'infusorj e le monadine, impercettibili tomi vitali non pi
grossi d'un mezzo millsimo di millmetro, si ammcchia
no in poderosi strati negli umidi sotterranei; la polve stes
sa che i trbini spzzano dal deserto e sprgono mille
miglia sopra l'Atlntico , un detrito di schletri silicei ;
i diplstomi rimpiono le linfe dell' occhio dei pesci; le
vscere dei viventi nei viventi sono dimora d' altri vi

venti. L'animalit pi mirbile nelle minime sue forme,


mirabilmente feconda, mirabilmente tenace ; i tardgradi e

i rotatori, dopo aver sofferto un ardore di 120 centigradi,


pssono ridestarsi dalle apparenze della morte ; e le oscil
latorie e le conferve allignano anzi nei bulicami delle

fonti termali (1).Se la nostra dbole pupilla prendesse s


bita virt microscpica, e gli involucri delle piante traspa
rssero come cristallo, svanirebbe tosto il simulato riposo

del regno delle piante; vedremmo gli intimi meati per


(1) Alcuni mdici vorrbbero compendiare le quarantene in una mez
za scottatura di 5o centgradi.

629

IL COSMO

crrersi da flidi ascendenti, discendenti, divergenti; i gr


nuli natanti tssersi in membrane; uscir cella da cella; in

trecciarsi le articolate fila delle chare e i congegni ripro


duttivi delle eptiche e delle alghe; e in ogni fibra ferver

l'opera delle endosmosi, delle ciclosi e di tutte le altre


forze molecolari, che tcite e indefesse promvono la nu
trizione e l'incremento e la riproduzione. Le medsime su
stanze che costruscono l'involucro terraqueo, s' intssono

anche nei fulcri dei corpi orgnici, aggregndosi e disgre


gndosi sotto il dominio delle stesse frmule chmiche, ma

per virt d'ignote condizioni, che noi tutte involgiamo nel


l'oscuro e vago nome di forze vitali.

VII.

Da tutto ci che siam venuti dicendo si fa manifesto

che per condurre alla proposta unit gli eventi dell'univer


so sarebbe d'uopo afferrare come fatto unificante la vulca
nit. Per essa la terra un astro spento, le cui vicissit
dini vngono tuttod ripetute nella decrescente eccentrici
t delle comete, nelle aurole rotanti, nelle atmosfere so
lari , in tutta la zona nebulosa, in tutto il vasto e subli

me processo della stellificazione. Per esso la superficie della


terra la spuma d'un ocano di lave, in cui le fonti cal
de, i tufi, i basalti, i graniti sono una serie discendente di
non dissmili effetti. Per essa prsero forma i gioghi al

pini e le pianure declivi, dalla cui mutua giacitura si necs


sita la circolazione dei venti, la perennit, il corso e il ri

poso delle aque. E quando per tal modo i diversi stadj


della vulcanit bbero preordinato la miscela delle terre e le

successive composizioni dell'atmosfera e la distribuzione delle


temperature e delle umidit, venne per essa a fomentarsi il
moltplice sviluppo dei germi orgnici, sia nelle passate et

geolgiche, sia nella presente variet delle esposizioni e dei


climi. Per essa venne finalmente a edificarsi l'abitazione del

623

IL COSMO

l'uomo, ultimognito della natura e suo dominatore. ll qua


le , svolgendo nel lento corso dell'istoria le forze dell'in
telletto e della libera volont, pot rivlgere le dovizie mi

nerali, l'ubert delle terre, le naturali difese e le opportu


nit martime e fluviali, a fondare la grand'pera delle sin

golari nazionalit e dell'universale perfezionamento.


E in fatti , dalle masse, dalle velocit, dalle distanze

immensamente immense delle rbite celesti, disceso il pen


satore agli sseri immensamente mnimi, celati negli an
tri della terra e nei recessi del mare , non si riposa sen
za aver compreso nel quadro della vita universale anche
l'uomo. Egli lo addita avvinto alla catena del creato e al
dominio delle materiali influenze , ma pure in lutta con
esse per virt del libero intelletto. Promove quindi la mi
steriosa investigazione dell' origine delle genti. Quelli che
distinsero il gnere umano in disgiunte specie, stbili,
inalterbili , si apprsero solo alle pi appariscenti ed e
streme differenze, non facendo ragione delle molte in
termedie. Essi dinotrono la stirpe negra alla pelle fosca,
al crine lanuto, al volto camuso ; ma non psero mente
che questi tre segnali congiunti nell'africano, si vdono al
trove disgiunti o diversamente combinati. Laonde, se ben
si mira , le cinque o sei stirpi capitali da loro poste si
risolverbbero in molte minori discendenze, la cui variet
non sarebbe maggiore di quella che offre qualsasi altra
specie vastamente diffusa, mentre la facilit e fecondit delle
commistioni attesta nel Creatore l' intenzione d' una finale
unit.

Noi arrestndoci all'ida di far precdere alle grandi na


zioni le molte e divise trib, ci rallegriamo di non veder
ci soli in quell'opinione che le grandi societ nazionali non
sono fatti primitivi, ma tarda pera dei scoli , e che i
pi degli scrittori rrano cominciando l'istoria dell' Europa
da stirpi colossali moventi l'una dietro l'altra come esrciti
ordinati. E volontieri vediamo di non

esser soli nell' altro

principio che communanza di lingue non prova commu

624

IL COSMO

nanza d'origini, onde altro linguistica, altro etnografia. E


finalmente dopo aver detto misera quella filosofia la quale si
circoscrive all'investigazione dell'ida prima e del pensiero
infantile, in luogo di fondarsi sull'istoria naturale dell'adulto

e robusto intelletto considerata nelle grandi sue pere, cio


nelle lingue, nelle leggi, nelle scienze, nelle arti, abbiamo
caro quel detto dell'autore che le lingue, come pere men
tali dell'umanit (geistige Schpfungen der Menschheit),sono
parte dell'istoria naturale dell'intelletto (ein Theil der Na
turkunde des Geistes ).

Ma per quanto ci sembri savio e bello il pensiero che


fine supremo dell'umanit debb'ssere il libero perfezio
namento dell'intelletto e l'universale benevolenza, senza pri
vilegio di setta, di stirpe o di colore , non vediamo co
me a fronte dell'istoria universale sia concesso asserire che

se vi sono ppoli pi nobilitati dalla civilt, nessuno ve ne


sia di pi nobil indole (1). Egli come dire che vi sono
terre meglio coltivate, ma nessuna naturalmente pi frtile.
Ora, a questo ripugna il fatto di trib innumervoli che
vssero e perrono insanabilmente selvagge , e d'altre che

feroci dell'nimo e indcili della mente stttero per molti


scoli accampate sulle frontiere dei ppoli civili, come sopra
feconda valle ghiaccii minacciosi e assideranti, n si arr
sero alla civilt se non per violenta convivenza, per infil
tramento d'istituzioni straniere e per inosservato incrocia
mento di secolari immigrazioni, che frono assiduo inne
sto sovra il caparbio sterpo nativo. Non pu dirsi nbile la
natura che non si mostra mai con nbili fatti. N si deve

contndere il diritto d'una giusta superbia a quelle nazioni

che preste e dcili al primo impulso di civilt divnnero


maestre e benefattrici alle altre di pi trpida natura. N
queste, se dopo migliaja d'anni ginsero finalmente a dege
nerar quasi dalla avita brutalit pareggindosi alle prime,
pssono sdebitarsi d' ogni gratitdine verso di loro, attri
(1) Es giebt hher . . .. veredelte, aber keine edleren Volkstmme,
pag. 385.

IL COSMO

625

buendo il tardo e faticoso fatto a nbile spontaneit della


propria natura.

VIII.

Abbiamo seguito nella sua bella intrapresa il benemrito


esperimentatore, che giunto alla sera d'un giorno ope
roso raccoglie le sue forze per ordinare in un solo
sguardo d'unit la moltiforme natura , quasi per pren
der commiato della vita stringendo nella stanca mano tutto

il manipolo delle raccolte verit. La sua dottrina, se non


rifulge delle ardite induzioni del genio, slida, piena ,
varia, non antiquata, non superba; l'espressione dignitosa,

lcida, diremmo elegante, se osssimo tentar siffatti giudizj


in lingua straniera. Ma l' rdine non procede con modo
espositivo come in un trattato francese, ove ogni cosa vien

detta a suo luogo, e una sola volta, e con diligente pre


parazione e graduazione di cose. Ella la vagante e diffusa

loquela d'un vecchio, che ripete accanto al focolare i suoi


prediletti pensieri; ella trapassa dalle remote stelle nebulose

(pag. 87) alla luce zodiacale (89), ai pianeti, alle comete (90),
per ascndere di nuovo alle stelle remote (91), e discn

dere di nuovo ai pianeti e ai satlliti (94), e tener nuova


compagna alle comete (105), poi da capo alle somme
stelle (1 10), poi di nuovo colle comete e coll'tere e cogli
aeroliti e colla luce zodiacale, e un'altra volta colle come

te, per riposarsi infine colle nebulose , onde si era pri


mamente dipartito. A questo continuo ondeggiamento, in un
testo non diviso in capitoli, n corredato d'indice, si aggin

gono i richiami di continue note poste in calce al volume.

un antico bito della sua vita letteraria, che un arguto


scrittore non dimentic nei cenni della sua vita : a M. de

Humboldt non content d'entrecouper son oeuvre d'ap


pendices nombreux, n'crit presque pas une ligne, quel

626

IL COSMO

quefois pas un mot, sans renvoyer le lecteur une note

qui dtourne l'attention (1) .


Quantunque perci ne sia tornato a molta fatica l'adat
tare il nostro sunto al gusto ordinato e geomtrico del pu

blico italiano , non diremo per ci che il libro pecchi di


confusione e d'oscurit, poich la facondia e la lucidezza
non vien mai meno ove potenza di sapere, come disse

il poeta latino (2); noi la diremmo piuttosto brillante pro


miscuit di variopinto caleidoscopio. E in tanta copia di
cose quante ne contiene tutto l'universo, avremmo deside
rato una parola pi sollcita e veloce; se non fosse che una
certa verbosit sembra naturale a una nazione la quale non
pu fare una tragedia che sia meno d'un grosso volume.
Alcune parti riscono soverchiamente digiune , alcune
sono affatto obliate. In un tentativo di ridurre a poche
linee il complesso della natura fa meraviglia il trovar
nulla affatto intorno al calrico e alla luce, poco su l'elt
trico, nulla sulle grandi forze fondamentali della fisica, della

chmica, della fisiologia; e viceversa concesso alle comete,


agli aeroliti, ai vulcani uno spazio maggiore d'ogni propor
zione. Forsanche il vecchio viaggiatore nel contemplar l'u
niverso si ricorda troppo spesso d'aver asceso le Ande e per
corso la Siberia; onde pi volte c'increbbe ch'egli non avesse

peregrinato un poco anche nel deserto di Sahra o nelle


isole degli Amici, per farsi pi vario e pi adeguato cita
tore. Il libro adunque, pel sublime ttolo di Kosmos, pu

sembrar troppo ristretto a particolari reminiscenze e scien


tifiche predilezioni, troppo privato, e per dirlo nel gergo

della sapienza metafisica, troppo pi subjettivo che objettivo.


L'assunto di ridurre a un concetto le grandi leggi dell'uni

verso comanda che l'espositore scorra sempre ad un certo


livello di generalit; ma vi fanno contrasto le consuetdini
dell'uomo speciale, dell'uomo che perigli generosamente la

vitaper accertare di quanti piedi parigini un vulcano fosse pi


(1) Galerie des contemporains illustres par un homme de rien.
(2) Cui lecta potenter erit res, ete.

627

lL COSMO

alto d'un altro, dall'uomo che fra le tempeste dell'occano


stette scrutando a punto a punto le deviazioni infinitasime

dell'ago, dell'uomo che anche abbracciando con forte inge


gno varie specialit , rimaneva pur sempre avvinto a un
certo procedimento ed bito del pensiero che commune a
tutte. E quindi non meraviglia che l' osservatore a ogni
tratto si dimntichi del contemplatore, e intrecci spesso alle
pi vaste generalit i pi tenui particolari, come navigante
che stringe le vele e perde il vento per gettar l'amo a un

pesciolino dorato(1). Ma la lettura di questo libro ci ridest


pi volte quel dolce sentimento che ci arrecava nella prima
giovent la lettura delle eloquenti filosofie degli antichi, del
libro De Natura Deorum o il Sogno Scipione , che
non prndono mai l' architettata forma espositiva de' mo

dermi trattati, ma procdono come in domstico colloquio


liberi e discorsivi. Per tutte queste cose non ci parve mai
tanto vero il detto che lo stile l'uomo ; e ci parve tan
to pi giusto ci che l'arguto scrittore succitato scrive
della famigliare amenit del signor di Humboldt L'esprit
a prouve une jouissance toujours croissante suivre les
a volutions inattendues de cette parole infatigable, qui se
promne capricieusement travers toutes les parties du
monde et tous les sujets imaginables, semant sur son
chemin la science, les vues politiques, les descriptions les
plus curieuses, les anecdotes les plus piquantes, les sar
casmes les plus acrs .

Anche in questo libro Humboldt mostra di aver cara la


giovanil sua lode d'ingegno elegantemente descrittivo. Egli
ama ricordarsi l'eccelse piante che ritte come colonne si
lvano fuori delle folte ombre dell'Orenoco a quasi selva
sopra selva n; ama ricordarsi nelle plcide notti equino
ziali il vasto ocano sfolgorante di sbita luce : ama aggi

rarsi sull'rrido mrgine del vulcano di Tenerifa, quando


le atre nubi che lo invlgono , lacerate dal vento svlano
(1) Vedi, a cagion d'esempio, le tre pgine perdute a ricercare l'o
rigine della voce kosmos,
voL. v.

4a

628

IL COSMO

d'improviso l'azzurra marina lucicante al sole, appi d'una


incantevole riviera ; ama assidersi sulle Ande, l dove sul
confine dei due emisferi si mrano le stelle d'ambo i cieli,

e tutte lc leggi del calor terrestre sono istoriate nei fiori


dell'ispido pendio. N lo studio della natura vivente gli
toglie per amore alla dottrina del passato; e tra la brbara
leggerezza della nuova letteratura e della nuova metafisica,
ci fa meraviglia codesto straniero che trae da Ovidio la
compiuta descrizione d'un sollevamento geolgico, (1) da Pla
tone la dottrina della vulcanit simboleggiata nel fiume igni
fiammante (Piriflegetonte), da Sneca, da Solino, da Plinio,
dagli idioti del medio evo, dagli Arabi, dai Chinesi le pi
antiche memorie delle comete e degli aeroliti. Ma pi di
tutte lo ammiriamo quando viene fra noi, noncuranti e
ignari d'ogni miglior nostra cosa, a frugare negli scritti di
Cristforo Colombo, di Pietro d'Angera, nel Muso Setta
liano, e a narrarci che il Bembo, nome che suona omai

quasi risibile ai nostri entisti ed inngrafi, raccolse prima


fra le rupi dell' Etna il sublime pensiero d' una geografia

delle piante. E profondamcnte ci rimsero impresse le lti


me parole della prefazione , in cui l'antico osservatore
dopo aver notato come le opere letterarie, figlie del sen
timento e dell' imaginazione, hanno perpetua vita presso i
psteri, mentre le pere scientifiche, per la continna accumu
lazione delle scoperte, cdono in dimenticanza, si consola di
cendo, col devoto e generoso affetto d'un sacerdote della
verit , che chi compreso di vero amore per gli studi
della natura, non si smarrisce d'nimo nel pensiero di sof
frir l'oblo per effetto del futuro incremento dell'umano sa
pere. Noi per non crediamo a codesti dolorosi presenti
menti, e abbiamo ferma fede che le lttere, per farsi degne
(1) Quondam planissima campi
Area, nunc tumulus . . . .
Vis fera ventorum coecis Cavernis

Extentam tumefecit humum . . .


Tumor illc tocit permansit et alti
Collis habet speciem, longoeue indurnit aeva.
Metam XV 297.
-

IL COSMO

629

di vivere nel diuturno progresso delle genti , dbbano ab


bracciarsi alla scienza, come nelle arti il colorito si con

giunge al disegno. N le nuove scoperte tlgono la verit


delle antiche; e anzi le confrmano e le fecndano. Il te

lgrafo elttrico non rinega mrito all'arco di Galvani o alla


pila di Volta; n le navigazioni di Cook hanno spento la
gloria di Colombo. Da ltimo gli studj esperimentali, na
turalmente e indistruttibilmente concordi, epper nello stesso
tempo pacifici e progressivi, sono oramai necessario pscolo
alle fervide menti europe, affinch nella vacuit dei pensieri
e nella positiva inscienza, non solo delle moltitdini ma
pur troppo delle classi pi studiose e pi superbe, altre
opinioni, irreparabilmente discordi, non divmpino in quelle

pere di violenza, di cui vediamo rinovellarsi non rari n


dubj in molte parti d'Europa i segnali.

osterreichische Nationalbibliothek

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