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Il contenuto del discorso di Stefano comprende quattro parti di diversa estensione.

' All'inizio (I) c' la storia di Abramo e


p.lnvece di t;WCTEV (aoristo di !;wi}w) S* E 33 al leggono !;WCTEV, che una
forma pi amica; cfr. Bauer, Wb., S.v.
(J. Invece di OLXC& (P" B S" D 049 sa'"), altre testimoni testuali - forse per influenza
di Ps. 131,5 LXX (Ejpw ... CTXi)vWPIX. 't4i 1}E4i 'IIX.xw~) - leggono 1}E4i (Se A
E 'l'
056. 1042 al). OLXC& testimoniato in testi sia alessandrini sia occidentali;
quindi da preferire gi per motivi esterni. Vedi, oltre al comm. ad l., anche
Metzger, Te 351-353.
T. L'inizio del v. 48 (T-T) in D (sy") suona: o: 0\j;LCT'tO ov XIX.'tOLXEL XELpO'ltOLi)'tOL. Forse si volle con ci appianare un inizio di frase non scorrevole (ci.),-

)..'OVX U\j;LCT'tO).

u. Invece di

I-I.0L (1}povo) p" D* leggono I-I.OU. La stessa incertezza nella tradizione


testuale si ha per Is. 66,1 LXX.
rp.Invece di TJ o: Tj, B h leggono xIX.L TJyTj; cos anche in Is. 66,1 LXX secondo
B L.
x. Invece di 'tL, D h leggono 1tOLO, per influsso di Is. 66,1 LXX.
1#. In.vece di XIX.pOLIX.L (P" A
D pc p) in S ('l') si ha 'ta.LC; Xa.pOLIX.LC; v!J.Wv, in B
Xa.pOLa.C; (vedi Ier. 9,25b LXX), in koin E pl it 'tU xa.polq.. Il semplice dativo plurale (vedi anche Ez. 44,7.9 LXX) la formulazione meglio testimoniata.
(J). Invece di 'i nostri padri ({J)-{J)} D* (h t) sy leggono XELVOL.
I; Sulla struttura e suddivisione vedi specialm. Kilgallen, Tbe Stepben Speecb 31104. Egli suddivide in questo modo: la storia di Abramo (VV.2-7); un versetto di

622

Act7,2-53

dei patriarchi (7,2-16). Segue (Il) una parte pi ampia su Mos (7,17-29.30-43). Le due parti successive sono notevolmente pi brevi. Esse p~rlano (III) della costruzione del tempio (7,
44-50) e a conclusione (IV) presentano una polemica contro
gli uditori (7,51-53).
Sebbene il discorso appaia rielaborato da Luca non lo si
pu intendere come creazione libera dell'autore di Act. ma
bisogner piuttosto dar ragione agli studiosi che ammettono
l'esistenza di una tradizione prelucana. Dal punto di vista della provenienza, soprattutto a partire dal Dibelius 3 si vollero
ascrivere a Luca soprattutto i brani polemici, ad esempio
?a 7,3? ~nP?i.4 Ma occorre chiedersi anzitutto in quale misura
e possibile rimuovere dal discorso aggiunte secondarie. E solo
allora ci si chieder che cosa da attribuire all'autore di Act. e
che cosa appartiene ad una elaborazione prelucana.
2

trans!zione (v. 8), la storia di Giuseppe (vv. 9-16), la storia di Mos (vv. 17-43), il
tempio (vv. 44-50), conclusione del discorso (vv. 51-53).
2. La p~rtecip~zione dell'autore di Act. alla composizione del discorso stata dai
seguenti auton esagerata al punto da considerare praticamente il discorso di Stefano come una creazio?e di Luca: Mundle, Die Stepbanusrede, 192I; Stahlin, Apg.
II.2 (<<anchequesto discorso composto da Luca dall'inizio fino alla fine): Bihler
D/e Stef.hanusgeschfchte, 1963, 86 (<<ildiscorso una composizione di Lu~a). In:
vece. Klijn, Stephen s Speecb, I957, 25 s. ritiene che Act. 7,2-53 nel suo insieme sia
tradizione prelucana.
3 ..Dibelius, Die R~den, 1949, 143-1~6: In 7,2-34 non possibile cogliere alcun
orientamento del discorso; esso contiene semplicemente un'esposizione della storia
d'Israele. Solo con ~,35 i~dividuabi~e una tendenza ... (I44). Da 7,35 in poi risulta c~~ tutt~ ~hlar~za .11.passaggio dal racconto alla testimonianza (ibid.).
Com~ gia per l discorsi missionari [degli Atti] cos qui non .si dovrebbe escludere la dlpend~nza ~~ un.a tradizione pi antica, per lo meno per quanto riguarda la
parte ?~r:atlva; CIO spiegherebbe nel modo migliore il suo tono neutrale. I passi
polemici mvece dovrebbero essere di Luca, il quale evidentemente avrebbe rielaborato il tutto (145). ~i Wetter,pas dlteste hellenistische Cbristentum (nr. 15B),
1?22, 416 s. aveva considerato aggiunte secondarie (oltre a 7,5*.9-14.23-29a) i bran: 7,35.37-4~.47.5I?3. A suo giudizio, in origine si sarebbe trattato di un discorso
di l?de per Il tempio, trasformato da Luca, mediante interpolazioni, nel suo contrano.
4. ~ibe1ius, op. cito (~ n. 3) riti:ne opera lucana soprattutto 7,35-53. Thyen, Der
~tll, I955, 20 pensa che 7,2-53 sia l'estratto di un discorso pi antico' ma fa risalire a Luca i t:atti polemici. Haenchen, Apg.' 280 e Conzelmann, Apg.' 57 riteng~no secon~an. 7,35:37.39-43-48-53; Haenchen fa risalire questi passi a Luca. Sirnilmente giudicano Hahn, Hoheitstitel, I963, 382-385, Holtz, Beobachtungen,
I965, 102.IIO e Stemberger, Stepbanusrede, 1976, 171.

62

Act. 7,2-53

Con O .H. Steck' ebbe inizio una considerazione differenziata del discorso, di cui si presuppone una pi lunga storia nella
tradizione (con conseguenti variazioni di tendenze). Lo Steckdiversamente dall'orientamento determinato dal Dibelius consider proprio i brani polemici del discorso di Stefano come anteriori a Luca e li interpret come elaborazione deuteronomistica di un pi antico resoconto storico." L'interpretazione del discorso prelucano nel senso di una predica deuteronomistica di conversione, con omissione dell'appello finale a convertirsi, permise anche l'assegnazione di questa rielaborazione ad ellenisti cristiani facenti capo a Stefano? Secondo questa spiegazione il discorso di Stefano prima d'essere inserito in Act. passato attraverso due stadi di tradizione.
Questa ipotesi spiega le diverse tendenze del discorso, che
l'indagine scientifica ha ripetutamente fatto notare.
Una prima base del testo attuale dev'essere stato un ab~ozzo di storia, da Abramo attraverso Mos fino alla cost~uzIOne
del tempio," in cui questo ultimo evento non era conslder.ato
affatto la meta vera e propria della storia della salvezza. Piuttosto, poich questo abbozzo era nato nelle sinagoghe della diaspora ellenistico-giudaica, in esso si chiariva agli uditori che ~a
presenza di Dio e la sua azione verso il suo popolo non sono m
alcun modo legate alla Palestina. Di questo stadio della tr~dizione farebbero parte 7,2b-I6.17-34.36.38.44-48a.
La rielaborazione deuteronomistica ad opera di cristiani ellenisti probabilmente in terra di PaiestiD;a9 - seco,ndo 9-uesta ip~tesi
dovrebbe aver inserito o aggiunto l seguentI paSSIpolemici: 7,
35 37 39-42a51-53
IO

5.Steck, Geschick der Propheten, 1967, 266 s. .


.
. .
6. Wilckens, Missionsreden, 'I974, 208-22I ha ripreso ampiamente la tesi di Steck.
Per quanto segue cfr. anche Schneider, Stephanus 233-237.
7. Cfr. Steck, op. cito 268 s.; Wilckens, op. cito 219.
8. Tuttavia questo panorama storico non era neutrale o senza tendenze; ma non
era nemmeno orientato polemicamente contro il tempio.
,.
.
9. Sugli ElIenisti residenti in Palestina vedi sopra, exc~rsus ro. N?n e po~slblle
che gli Ellenisti abbiano portato questo abbozzo ~tonco dal~a diaspora m Palestina. Tutto il discorso caratterizzato dall'uso del LXX; vedi Holtz, Untersucbungen II4-127; Wilckens, Missionsreden' 217 S.
IO. Vedi Sreck, Geschick der Propheten 266 S.

624

Act7,2-53

Sarebbe stato Luca quindi a inserire le due citazioni bibliche di 7,42b-43 e 7,48b-50.II La parte sul tempio del discorso
pi antico (vv. 44-48a), che aveva perso il proprio scopo e carattere a motivo dell'aggiunta della parte polemica conclusiva
(vv. 5 I-53), grazie all'inserzione lucana di 7 ,48b- 50 riacquist
una sua importanza tematica. Essa doveva essere letta in riferimento alle accuse fatte a Stefano.
Nella sua parte fondamentale quindi il discorso di Act. 7,253, che l'autore ha posto sulla bocca di Stefano, proviene probabilmente dal giudaismo ellenistico e la sua rielaborazione
prelucana, deuteronomistica, va ascritta alla cerchia di ellenisti cristiani. Ma ci sono anche indizi che il discorso imparentato con lezioni testuali del Pentateuco Samaritano e con altre
concezioni samaritane," come s' gi accennato sopra iexcursus 10.2). Qui si tra tta di verificare se tali indizi siano in grado
di scuotere la tesi di una provenienza ellenistica del discorso
prelucano."
Un primo gruppo di contatti tra il discorso di Stefano e la
Samaria riguarda i testi del Pentateuco. In quattro casi il testo
del discorso di Stefano coincide col Pentateuco Samaritano
(d'ora in avanti: P.S.) e sempre contro il testo masoretico (T.
M.) e i Settanta (LXX).I4
Act. 7,4 non segue la cronologia biblica di Gen. II,26.32 e
1~. Vedi.Holtz, Beobachtungen I04-IIO; Id., Untersuchungen, 1968, 87'95. Nella
dissertazione non stampata Stepbanusrede, 1967, Storch attribuisce la citazione di
Amos dei vV.42b-43 a Luca (94); inoltre ritiene che la parte sul tempio (vv. 4450) sia stata fortemente rielaborata da Luca (102) o anche da lui creata (105).
1.2'.Un'a~nit del discorso di Stefano con theologumena samaritani ritenuta possibile dal seguenti autori (menzionati nella bibliogr. al nr. I5A e al nr. 17): Spiro,
1?67; Scharlemann, 1968; Scroggs, 1968; Gaston, 1970; Bouwmann, 1973; Scobie, 1973 e 1979; Cullmann, 1975. Secondo Spiro, Samaritan Background 293 s.,
Act. 7,2-53 il discorso di Stefano fedelmente tramandato da Luca.
13 Sulla critica alla tesi secondo cui il discorso di Stefano avrebbe subito influssi
samaritani vedi soprattutto Mare, Acts 7, 1971; Pummer, Samaritan Pentateuch,
1976; Stemberger, Stepbanusrede, 1976; Richard, Acts 7, 1977; Schneider, Stepbanus , 1979, 225-230. Cfr. inoltre S. Lowy, The Principles 01 Samaritan Bible
Exegesis (StPB 28), Leiden 1977, 50-57.
14 ~ quattro passi che stiamo per prendere in considerazione servono a Spiro, Samarttan Background 285 e Scobie, Origins and Deuelopment 393 s. a sostegno della loro tesi samaritana.

ACI7,2)J

625

12,4, secondo la quale Tareh, padre di Abramo, arriv all'et


complessiva di 205 anni e quindi visse ancora 60 anni dopo
che il figlio suo era partito da Charan. Il P.S. invece elimina
certe incongruenze cronologiche del racconto di Gen. Esso attribuisce alla vita di Tareh I45 anni in tutto e presuppone che
egli fosse gi morto quando Abramo lasci Charan. Lo stesso
tentativo di superare le (supposte?) incongruenze d~ dati eronologici in Gen. si trova tuttavia anche in Filone." E possibile quindi che P.S., Filone e Act. 7,4 seguano una medesima tra16
dizione testuale, che si stacca dal T.M. e dai LXX.
Act. 7,5 composto di citazioni veterotestamentarie: Deut.
2,5 + Gen. I 8,8 (o 48,4) + Gen. I5 ,2. La prima parte del vero
setto contiene le parole o8 ~f)!J.a. '1to86C;,dai LXX, mentre il
termine x.I1PO\lo!J.~a.non ha equivalente n nei LXX n nel T.
M. Ma un corrispondente dell'accusativo x.I1Povo!J.~a.v offerto non solo dal P.S. e dal targum samaritano, bens anche da
versioni siriache, veterolatine ed etiopiche."
Act. 7,32 proviene chiaramente da Ex. 3,6. Il T.M. e i LXX
per leggono qui il singolare: (il Dio) di tuo padre, mentre
il P.S. e il discorso di Stefano hanno il plurale: dei tuoi padri. La lezione che si stacca dai LXX si basa forse su una
redazione lucana." A prescindere da questa possibilita di spiegazione, anche qui un giudizio di critica testuale pu rendere
plausibile la sorprendente coincidenza tra Act. 7 e il P.S., senza che si debba ricorrere all'ipotesi di una dipendenza reciproca. L'espressione al plurale si ha non solo nei citati testimoni
di Ex. 3,6, ma anche nel targum samaritano, nei codici k e m
dei LXX, nella tradizione bohairica e in un codice etiopico.'
Il quarto passo da esaminare Act. 7,37. Presupponend
15. Philo, migro Abr. 177: Dopo che suo padre era morto col (in Charan), egli
(Abramo) part di l ... . Vedi Sternberger, Stephanusrede 155-157.

16. Questa la deduzione di Richard, Acts 7,1977,197


17. Vedi Richard, op. cito 197'199
18. Secondo l'ipotesi di Richard, op. cito 199 s., che rimanda a quattro passi in cui
ricorre il Dio dei Padri in Act.: 3,13; 5,30; 7,32; 22,14 Bisogna anche ricordar
che Ex. 3-4 presenta pi volte l'espressione al plurale; cfr. Mare, Acts 7, [971, t2.

19. Vedi Richard, op. cito 200.

62.7

Aci. 7,2'53

che il discorso di Stefano si basi sui libri della Genesi e dell'Esodo, A. Spiro sostiene che la menzione del profeta escatologico come Mos non si fonda su una inserzione presa dal Deuteronomio (Deul. 18,15), ma sul testo samaritano dell'Esodo,
che dopo Ex. 20,17 presenta diversi testi del Deuteronomio."
A prescindere dal fatto che il P.S. nell'inserzione testimonia
Deut. 18,18-22 (e non 18,15), anche qui - considerate tutte
le possibilit - si offrono due spiegazioni di questo analogo
modo di procedere, che fanno apparire inverosimile la dipendenza del passo di Acl. 7,37 dal P.S. Il discorso di Stefano o fa
uso di un testo di Ex. 20 che era analogo al P.S., o attinge direttamente dalla versione LXX del Deuteronomio." Nel primo
caso resterebbe pensabile un'influenza samaritana sul discorso di Stefano:' Ma pi probabile il secondo caso, tanto pi
che inserzioni analoghe da Deut. 18 si trovano anche nei testi
di Qumran (4 Qr 75, cfr. 4 Qr 58) e che gi in Act. 3,22-26 si
cita Deut. 18,15-22.
.
Cos, non possibile dimostrare che ci siano influssi del P.
S. su AcI. 7.'3 Su un altro piano sta la tradizione samaritana che
trova espressione nella cronaca di Abul'l Fath del sec. XIV e
che sostiene che Simon Mago sepolto davanti 'alla casa di Ste'fano in Samaria." Questa notizia, che forse si basa su una combinazione di Act. 6-8, non pu rivendicare alcuna certezza sto20. Spiro, Samaritan Background 285; cfr. anche Scharlemann, Stephen, 1968, 44
S.; Scobie, Origins and Deuelopment 393. I dati precisi sull'inserzione di pa si del
Deuteronomio si trovano in Richard, op. cito 204.
21. Richard, op. cito 203.
22. Con R. Bergmeier, Zur Frbdatierung samaritaniscber 'Theologumena: JSJ 5
(1974) 121'153 bisogna distinguere tra la forma testuale del Pentateuco samari-

tano coi suoi ampliamenti (presenti anche nel giudaismo) e la rielaborazione di


questa forma testuale ad opera dei Samaritani. (144 s.).
23. Cfr. anche l'argomentazione di Plummer, Samaritan Pentateucb 441 s., che presenta dati pi recenti sulla storia del testo del Pentateuco samaritano. Molte sue
peculiarit non si basano su una redazione samaritana,
ma erano diffuse in Palestina anche al di fuori del Pentateuco samaritano (442). Vedi anche Id., Aspects
01 Modern Samaritan Researcb, in glise et Thologie 7 (1976) 171-188, pecialm.
177-179. Sul problema di un tipo di testo protosamaritano vedi P.W. Shekan,
Exodus in the Samaritan Recension [rom Qumran: JBL 74 (1955) 182-187.
24. Abulfathi Annales Samaritanl quos ad fidem codicum manu scriptorum Berolinensium Bodlejani Parisini ed. E. Vilmar, Gotha 1865, 159, citato da Richard,
Acts 7, 1977,195 n. 25

rica. Essa piuttosto, partendo d.a~I'ellenista ~ S,te.fano e p~ssando attraverso l'ellenista Filippo, che opero tn Samaria
conclude per un presunto Stefa?o s~marit~nQ.
.
Meritano pi interesse alcum tratti del discorso di Stefano
che riguardano la visione della storia d'Is:aele e che ha~n~
punti di contatto con le .pr.ospettive saman.tane. Inol~re Cl Sl
deve interrogare su punti di carattere teo~ogtCOcomuni ad ~ct.
7 e alla teologia samaritana, rigu~rdantl ad es ..1a concez10n:
del Messia, l'opposizione al tempia o la valutazione della tora
e di Mos." In questo ambito vanno fatte almeno alcune osservazioni importanti.
Ad esempio, la locuzione 't61to O\).,;OC; (Act. 7,7) potrebbe
far pensare alla Samaria. Il discorso di Stefano avrebbe mutato il testo dell'Esodo da su questo monte (Ex. 3,12) in in
questo luogo, riprendendo cos un'espressi~ne s~maritana indicante il santuario.26 Il discorso ha usato qU1testi che parlano
di apparizioni di Dio ad Abramo (Gen. 15,1-21; cfr. Act. 7,6
s.) e a Mos (Ex. 3,12; cfr. Acl. 7,7b), ma senza presu~porre
che ad Abramo fosse stato annunciato il santuario (samantano)
sul Garizim presso Sichem." Infat~i l'es~ressione.v 't0 't6mp
'tov'tw nel contesto (cfr. 6,13: discorSi blasfemi contro questo luogo santo; e 6, I 4: distrugger questo luogo) va riferita al tempio di Gerusalemme;" al di fuor,i ~i questo c?ntesto (secondario) l'attualizzazione resta possibile per ogm luogo di preghiera, ~nche per le sinagoghe della dias'p0ra>~.29 .
Act. 7, I 6 in contraddizione con Gen. 23 L acquisto - di
cui si parla col - della grotta di Mac~ela presso !ebron (destinata a servire da tomba) da parte di Abramo, e stato .scambiato con Gen. 33,19 s. (acquisto di un podere presso S~c~em
da parte di Giacobbe). Il dato di Act. 7, 16, secondo CUii pa-

25. Spiro, Samaritan Background 286'300.


.
26. Spiro, op. cito 286. In Bauer, Wb., S.V. 't67to,:; I~ si documenta quanto fosse dif-

fuso l'uso del termine 't67to.:; per indicare un tempio.


27. Contro Spiro, op. cito 286 s. e SchaIlemann, Stepben 38.
28. Haenchen, Apg? 270 ritiene invece che si tratti di Canaan o Gerusalemme.
29. Stemberger, Stephanusrede

159

Act.7,2-53

triarchi (V. 15: i nostri padri) furono sepolti a Sichem," si


basa forse su .u?a tradizione samaritana locale." C'era in ogni
caso una tradizione sulle tombe dei patriarchi in Sichem," ch
per non si trova in fonti samaritane. Poich esistono diverse
testimonianze patristiche su una localizzazione delle tombe dei
p~triarchi a ~ichem,33non si deve supporre che qui il discorso
di Stefano dipenda da fonti specificamente samaritane. Ara ..
gione G. Stemberger dubita che lo spostamento del luogo di
sepoltura da Hebron a Sichem vada fatto risalire a una ten ..
de~za prosamarirana .34Piuttosto, il discorso fa sua questa localizzazione per corroborare la sua tesi: Abramo e i suoi figli
non ebbero alcun possedimento in terra giudaica ... La promessa di Dio non legata alla terra."
L~ citazione di Am. 5,25-27, che si ha in Act_ 7,42b.43, segue 1 LXX, ma alla fine invece di (vi deporter) al di l di Damasco, ha l'espressione riferita all'esilio di Babilonia: al di
l di Babilonia. Questa mutazione per non testimonia in alcu? modo ~na pro.spettiva samaritana (che fa punire soltanto
Giada per ~pecc.atl dei p~dr!, mentre gli abitanti del regno del
nord ~ppaI?n? .mnocentl),l ber:sI inserisce nel testo quella
realta dell esilio, che ha persino superato la minaccia profetica .37
Act. 7,48-50 caratterizza il tempio salomonico come un edi:fi~io.fatto dal~a mano dell 'uomo. Secondo Spiro il discorso
gIUdIcherebbe invece positivamente il santuario sul Garizim a
30. Secondo Cen.50'.13 Giacobbe era stato sepolto nella grotta presso Hebron.
Secondo I ?~.24,32 G.lUseppe f.u sepolto presso Sichem. Per gli altri figli di Giacobbe la tradizione tardiva menziona Hebron come luogo di sepoltura (Iub 46
.
. ,9 s.,
.FIavo I os., ant. 2,199 s.; test. XII Patr.).
3!. Cfr. Dahl, Story 01 Abraham 155 n. 24: Forse una tradizione samaritana locale. Vedi anche Spiro, op. cito 286.
32. Cfr. ]. jerernias, Heiligengraber in [esu Umwelt, Gottingen 1958, 38; H.-M.
Schenk:, Jacobusbrunnen - [osephgrab - Sychar: ZDPV 84 (1968) I59-r84.167 s.;
H.G. Kippenberg, Cam;lm und Synagoge. Traditionsgeschichtliche Untersuchungen zum samaritanischen Religion der aramaischen Periode, Berlin 197I, I I s.
33 !eremias, Schenk~ e Kippenberg (opp. citt. ~ n. 32) menzionano, ad es., Giulio
Africano (sec.un), Glrolamo tep. 57,IO; 108,13) e Giorgio Sincello (sec. IX).
34 Stemberger, Stephanusrede 164.
35. Stemberger, op. cito 164 S.
36. Contro Spiro, Background 287.
37. Haenchen, Apg.' 276.

Act7,2-53

629-

motivo del suo modello celeste (accennato in 7 >44).38 Comunque si debba intendere nei suoi termini precisi, la critica al
tempio contenuta nel discorso di Stefano motivata in questo brano con una citazione di Is. 66,1 S. E proprio questo non
sarebbe stato di certo convincente per un oratore o per uditori samaritani, che riconoscono autorit esclusivamente al Pentateuco."
Nel complesso risulta che non possibile dimostrare una dipendenza del discorso di Stefano da testi o theologumena samaritani. Un'indagine e dei giudizi pi sfumati di quelli espressi sinora si rendono necessari proprio per quanto concerne l'argomento opposizione al tempio:" che O. Cullmann" ha rivendicato per dimostrare l'esistenza di un rapporto tra la Samaria, il discorso di Stefano e il quarto vangelo. Non c' dubbio che gi certe differenze nel profilo degli enunciati escludono ampiamente una reciproca dipendenza."
Metodologicamente problematici sono anche quei tentati-o
vi che, sulla base di determinati parallelismi, vorrebbero dimostrare un taglio specificamente alessandrino? o qumra38. Spiro, op. cito 288. Egli afferma inoltre: Secondo i Samaritani il tabernacolo
del Garizim non era stato costruito da mani d'uomo, perch le testimonianze del
suo modello celeste erano samaritane, come essi deducono dal Pentateuco samarirano, che considerano il solo canonico (ibid.).
39. Una corrispondente obiezione critica va rivolta a Spiro quando argomenta ser..
vendosi di Am. 5,25-25 in Ac!. 7"P S. (cfr. sopra, n. 36). O si deve piuttosto supporre che l'oratore samaritano argomenti (contro i Giudei) ad bominem, richia ..
mandosi ai profeti di fronte agli uditori (giudei)? La parte originaria del discorso di
Stefano sul tempio (7,44-48a) riflette idee provenienti da 2 Samo 7,5-Ir.
40. Cullmann, Der johanneische Kreis 41-60.89-98; cfr. Id., Von [esus zum Stepbanuskreis, 1975. Vedi l'excursus IO.
.p. Vedi anche Moule, Sanctuary and Sacrifice, 1950; Simon, Saint Stepben and'
the [erusalem Tempie, 1951; Id., La propbtie de Nathan et le Tempie, 1952;
Cullmann, L'opposition contre le Tempie de [rusalem , 1959; Ramaroson, Contre
in temples [aits de mains d'bommes, 1969; Gaston, No Stone on Anotber, ~970,.
154-161.
42. Per la datazione di tbeologumena samaritani andrebbero tenute presenti le ricerche di Kippenberg (sopra, n. 32) e Bergmeier (sopra, n. 22), che Cullmann sembra non conoscere. Cfr. le recensioni del libro di Cullmann, Der [ohanneiscbe
Kreis, 1975, presentata da N. Walter in ThLZ 101 (1976) 269-271 e quella di W.
A. Meeks in JBL 75 (1976) 304 S.
43. Cos Barnard, Saint Stepben and Early Alexandrian Christianity, 1960.

63

ACI. 7,2-53.2-3

nico+' del discorso. Un giudizio storico-religioso sul discor o


i~mediatamente prelucano (7 ,2-42a44-48a.5 I-53) deve par.
tire dal presupposto che esso appartiene al giudeocristiane imo di lingua greca.
2-3 Alla breve introduzione Of. E<pT)4'
seguono (nel . la) la
duplice apostrofe a.VOPEOE.<pot
xa.t 1ta.'tPEC;~6
e l'invitO all'ascolto." Il discorso s'inizia con la (nora) rivelazione di Dio
a~ Abramo (v. r b), nella quale Dio ordin al patriarca di laSCIarela ~ua.patria ed avviarsi verso la terra che Dio stesso gli
avrebbe mdIcato (v. 2). Stefano si rivolge ai sinedriti (cfr. 6
15) chia~.andoli f~ate:~i,in ~uanto giudei, e padri per l~
loro pOSIZIOneuffiCIale. a.XOUO'a.'tE
ha il suo corrispondente
nell'xouov'tEC; dopo la fine del discorso (v. 54). Dio detto
il Dio della gloria .49 Egli soggetto di tutta la frase.5o Dio'
apparso'! al nostro padre Abrarno." Poich ci si riferisce a
4~. Cos ad es. Klijn, Stephen's Speecb, 1957; cfr. anche O. Cullmann,
Tbe Significance oj the Qumran Te~ts [or Research into the Beginnings 01 Christiani/y:
JBL 74 (1955) 213'226, specialm, 223 S.; Geoltrain, Essniens et Hellnistes, 1959,
248'254.
45 La stessa espressione
come introduzione
27,23; 10.9,38; AcI. 21'}7' 22,27.

a un discorso

si trova

anche

in

MI.

~? .L?

stesso dupl!ce allocutivo ricorre anche sulla bocca di Paolo in ACI. 22,1 al.
lIIU~JO ?ella su~ difesa, Su aviipE.C; 6:iiECPOL
vedi sopra, nr. 3 n. 30; nr.5 n.95.
47 Ct~OVCTCt"CE
Sl,.tro:a, ~1tre c~e m 7,2, anche in 1,22; 13,16; 15,13; 22,1; in forma piu c.ortese lmvJto ricorre m 24,4; 26,} (Paolo dinanzi a Felice e ad Agrippa).
8
4 . Quali fig~i di .Abramo, gli interpellati
sono fratelli (7,2; 13,26). Fratelli,
come allocutlvo nvolto da un cristiano a connazionali
giudei, si trova anche in 2,
29; 3,17; 13,26,38; 22,1; 23,1.5.6; 28,17. Negli Atti 7tCt"CPEC;
come allocutivo riCorre solo in?,2 : in 22,1; nel resto del N.T. si ha solo in I lo. 2,14, e oL 7tCt"CPEC;
come a.lIocutlVO ~I ha 5.010 !n cod.ici domestici (Eph. 6>4; Col. 3,21). Su padre
-corne titolo onorifico giudaico vedi G. Schrenk, in ThWNT v 977.

49 '. .i>EilC;"Cflc;?61)C; si trova, ad e ., in Ps. 28,3 LXX. Il predicato


panzione menZIOnata; cfr. ACI. 7,55: diiEV ii6Ctv i}EOV.
50.

i}EC;
... wcpi>T) "CQ

riferito

aIl'ap-

7tCt"CPL
-T)f..lwv'A~pCtc%f..l
... XetLd7tEV 7tpC;Ctu"C6v...

?1. wcpi>T) nell'opera lucana ricorre con i seguenti soggetti: (l')angelo (del Signore)
m Le. l,Il;
22>43 (dr: Aci. 7,30.35), il Ges risorto in Le. 24,34 (cfr. ACI. 9,17;
26,16);
13,31, le .!mgue di fuoco nel miracolo di Pentecoste in Aci. 2,3, Dio in
7,2, Mose m 7,26, un 0PCtf..lCtnotturno in 16,9.

1~/.

52. I Giudei
Rom. 4,1.12;
.19,9

chiamano
lac. 2,21;

Abramo padre nostro;


cosl in Le. 1,73'; 10.8,39.53.5 ;
6
cfr. anche MI. 3,9 par. Le. 3,8; Le. l,55; 13,16; 16,24.30;

63I

Aci. 7,2-3.4'5

Ceno 12, I, sorprende che si parli di a~pari~ione~, visto che


in questo passo si riferisce una semplice rivelazione verbale'} e solo Ceno 12,7 parla di un' apparizione di Dio ad Abrarno." Secondo Ceno II,.3I e 12,I.4la rivelazione ebbe luogo
in Charan secondo Act. 7,2 invece in Mesopotamia, prima
che Abramo soggiornasse in Charan. Non si pu dire con sicurezza se l'autore del discorso si riferisca erroneamente alla
prima partenza di Abramo invece che all~ sec?nda:" Piuttosto, egli fa risalire volutamente la peregtlnaz~o~e 11.Abramo
all'iniziativa di Dio, sin dall'inizio. Anche test! b~bhcI, pa~lan~
do del cammino di Abramo, omettono la tappa intermedia di
Charan (Cen. 15,7; Nehem. 9,7).,6
4-5 Si parla anzitutto dell'esecuzione del comando divino da
parte di Abramo: 't6'tE 1;E.~WV
... xa't4>XT)O'EV
... (v. 4a). Abramo usc" dalla terra dei Caldei" ed abit in Charan,"
anche se non era destinato a rimanervi. Dopo la morte di uo
padre'? Dio lo fece emigrare - il soggetto d~(J.E"t'O~XLS~
~ Di061
- nel paese in cui gli uditori del discorso, mterp~l1at! ~Irettamente con V(J.ELC;,
abitano adesso (v. 4b). Ora eSSIpossiedono
53. Ceno 12,1: XCtl Er7tEVXUPLOC;
't'Q A~pa:f..l-.
54. Ceno 12,7: XCtLwtpi>T) XUPLOC;"CQ A~pCtf..l XCtLEL7tEVCtu.Q. Il disc~rso segue
quindi Ceno 12,7 LXX (Conzelmann),
e non il caso di postulare una dipendenza
da fonti targumiche

(contro

M. Black:

ThLZ

82 [r957]

666).

55. Cos Haenchen.


Il fatto che dai dati di Aci. 7,2 S. non sia po~sibile dedurr:
alcuna tradizione
di scuola (cfr. Haenchen,
Apg. 269 n. I) non e ancora sufficiente per concludere che qui si ha un errore di Luca.
56. ConzeImann

rimanda

57. E)...i}WVriprende

anche a Philo, Abr. 62

S5.

EEME (x 't'Tic; "(Tic;CTOV)del

V.

3.

,"..

58. La "(fl XCtiiCtLWV(ler. 24,5) secondo. C:.n. II,28.3~;


15,7 e la patria
mo. Ma nei passi di Ceno i LXX invece di "(1) hanno XWpCt.
59. Xappdv (indeclinabile)
la localit di Mesopotamia
un certo tempo; cfr. (oltre al V. 2) Ceno II,3l s:; 12,4 s.!
risto r" (terza persona sing.) di XCt"COLXW.
Nel discorso di
so intransitivo
di abitare, ricorre, oltre che in 7,2.4a.b,
ferito ali 'abitare dell' Altissimo.
60. Il padre

di Abramo

mor in Charan:

Ceno II,32;

di Abra-

dove Abran;o visse, per


27,43. ~Ct"C~XLCTEV
e aoStefan~ Il verbo, col ~e~.
anche m 7,48, dove e n-

Act.7Ab.

61. f..lE"COLXL1;w,
assegnare una dimora, con "CLVc%
dC; "CLtrasferire
qualcu,no m
8 6 ep Ar 4"' Flav . 10s " Ap o.' I 132. Altrove
nel N.T. Il verun l uogo; cf r. I Par .),..,
.
bo ricorre solo in Aci. 7,43 (Am. 5,27), dove indica la deportazione (forzata) .

Aci. 7,6-7.8.9-10

questo paese. Ma Abramo, bench trasferito da Dio in Canaan/Palestina, non aveva ancora nessuna parte di eredi ra62
in questa terra, nemmeno l'ampiezza di un piedev" (v. 5a).
Per Dio aveva promesso'" ad Abramo e al suo seme (vale
a dire alla sua discendenza)'? la terra come possedimento 66
in un tempo in cu i Abramo non aveva ancora figlj67 (v. 5b). L'esistenza d'Israele (cfr. v. 8) e il uo abitare nella terra della
promessa (cfr. v. 4b) indicano che la promessa fu adempiuta.
6-7

Col riferimento alla schiavit egiziana (v. 6) e alla fine di

essa con l'occupazione del paese (v. 7) si sottolinea l idea-della


promessa e del suo compimento ad opera di Dio.68 In funzione
di ci gi il v. 5b (<<benchfosse senza figli) aveva rielabo
9
rato6 l'idea della promessa. L'espressione introduttiva
'Y)CTEVo oU"t'WC; i}EoC;(hL) introduce la citazione di Ceno I5,
13 S. LXX: Israele sar per 400 anni" 1tapOl.XOC;7 in Egitto,

n,a-

62. X.1)P~VOIJ.~,
c~me in Le. 12:1); 20,14; ma qui forse ha il senso pi generale di
proprreta, possedimenro, oLoovaL 'tLV~x.'r]poVOIJ.Lav
anche in Act. 1)>3) D.
6). OV?:~TilJ.a.1too6C;propriamente:
larga neanche un passo (Deut. 2,5 LXX).
Non SI prende In conslder~zione l'acquisto della grotta di Macpela (Cen. 2),1-20);
cfr. H~enchen: Secondo il V. 16 Abramo ha comprato una tomba non in Hebron.
ma a Sichem (= Samaria).
64: ~1t'r]:ryEl.a'to aori~t~ (terza persona sing.) di E1tayyE..OlJ.aL
(rned.), che
qUI Indica la pr~messa divina, come anche in Aci. 7,17 var., oltre che in Rom. 4,
21; Calo ),19; .Tt!. 1,2; Heb~. 6,1); 10,2); r r.r r ; 12,26; Iac. 1,12; 2,5; I 10.2,25.
Il verb~ non rrcorre altrov~ In Luca, a differenza di 1taYYE.La,
che, accanto a Le.
24,49, ricorre altre 8 volte In ACI.; ad es. in 7,17. Vedi nr. 2 n. 15; nr.5 n. 17.
65 Su questo significato di O'1tEplJ.avedi Bauer, Wb., S.V. zb, La d~plice espressione ad Abramo e al suo seme ricorre anche in Le. l,55 (Cen. 17,8); cfr., oltre a
Aci. 7,56 (Cen. 15,1), anche 1),2).
66. xa't~O'XEO'LC;,.
presa di possesso,> come in Ceno 17,8; Ez. )),24; )6,5; tesi. B.
10,-4 nell espressIone dare la terra In possesso. In Act. 7>45 il sostantivo indica
la presa di possesso (del paese) dei pagani da parte di Israele.
67 ox oV'tOC;aV'tt;>'tEXVOU.L'espressione (genitivo assoluto) ha senso concessivo.
Sulla negazione col participio cfr. Blass/Debr. 4)0,2.
68. Mentre il V. 5b riprende Ceno 17,8, ora viene citato Ceno 15,1) S.
69 Conzelmann, a v. 5 e a vv. 6 S.
70. Cosl con Ceno 15,1). Ex. 12,40 parla di 4)0 anni.
71. ~apoLXOC;~ lo straniero sul luogo. Oltre che nel v.6, dove usato come
a?gettlvo (come In Ceno 15,I), il termine ricorre anche in 7,29 (Mos come stramero>, nella terra di Madian).

633

in un paese straniero. Ma Dio far giustizia agli oppressi, far uscire il popolo, e Israele in questo luogo," cio nella
terra promessa, lo servir." In questo modo si guarda a Gerusalemme e al tempio come a sede del culto di Dio.74
8. Questo un versetto di transizione che introduce alla storia dei patriarchi. Si menziona il patto della circoncisione "
come un altro dono di Dio ad Abramo (v. 8a) (cfr. V. 5: ox
EOWXE'V av"t'Q ... xal. 1tl1yyda't'o
oovvaL atJ"t'@, v. 8: xaL EOWXE'V (1v"t'Q). La citazione si riferisce a Gen. 17,10-14: La
circon cisione il fattore visibile della continuit storica (Conzelmann). La prosecuzione con xaL ou"t'WC; corrisponde ad Act.
27.44; 28,14 Abramo genero Isacco e lo circoncise l'ottavo
giorno (v. 8b; cfr. Ceno 21.4). OthwC; si riferisce direttamente
a yV'VT)CTE'V,per cui la generazione di Isacco appare come conseguenza del patto della circoncisione; ma secondariamente riferito anche a 1tEpL"t'E(J.E'V.Ambedue i predicati (<<gener circoncise) vanno collegati anche a Giacobbe e ad Isacco: .Isacco gener (e circoncise) Giacobbe e Giacobbe i (dodici) patriarchis-" (v. Se). In questo modo si prepara la storia
di Giuseppe del periodo dei patriarchi (vv. 9-16).
9-10. I vv. 9-10 trattano dell'ingiustizia che i patriar~hi (secondo il V. 8 si tratta dei figli di Giacobbe) fecero a GIUseppe,
72. 't01tOC;qui non indica il paese (Canaan, Palestina), ma si riferisce ~iut~osto a quanto pare - a Gerusalemme (o al tempio) come luogo del culto di DIO; cfr.
Conzelmann.
7). La chiusa del v. 17 si rif a Ex. ),12: xa~ .a'tPEu':E'tE't.t;>~Et;>~V'tt;> OPEL;ou't~ (ivi riferito all'Horeb). La mutazione del passo di Ex. In EV't~ 't61t~ 'tOU't~
corrisponde alla situazione del discorso di Stefano; cfr. V. 4b.
74. Cfr. l'accusa a Stefano in 6,1) s.: qui 't01tOC; il tempio. .a'tpEuw in L~ca si
trova anche in Le. I,74; 2,)7; 4,8; Act.7,42; 24,14; 26,7; 27,2). Nel N.T. il termine si riferisce sempre al culto di Dio.
75.oLaMJX'r] 1tEPL'tOIJ.TiC;
non soltanto il precetto della circoncisione (contro
Bauer, Wb., S.V. 1tEPL'tOIJ.1]
I); qui oLafr1]XT]
il patto, che ha come contenuto la
circoncisione; cfr. Ceno I7,10 S.
76. Su 1ta'tpLapx'r]C;vedi sopra, nr.5 n.99. Nel V.9 i patriarchi sono i fratelli
di Giuseppe.

634

Act7,9-IO.II

vendendolo per l'Egitto" (v. 9a), e all'azione stessa di Dio che


alla fine cambi in bene questa ingiustizia," mantenendo cos
la promessa (vv. 9b.IO).79 Anzitutto l'opera di Dio concorre
all'ascesa di Giuseppe." Ma si tratta sempre, in prospettiva
ampia, della promessa della terra (v. 17): i patriarchi - cos
termina lo sguardo retrospettivo - trovano nella terra promessa almeno la loro sepoltura (vv. I5b.I6). Con ci lo sguardo si apre sul tempo di Mos e dell'esodo dall'Egitto (vv. 17.
34-36). Dopo che Giuseppe fu venduto dai fratelli, Dio era
con lui (cfr. Ceno 39,21), lo sottrasse a diverse it.L~E~<;8I
e gli
diede grazia e sapienza davanti al Faraone ,82il quale lo costitu reggente" sul paese e sulla casa del re."
I I. Sopraggiunta una carestia e grande tribolazione sull'Egitto e su Canaan," i nostri padri86 -l'oratore, in quanto

77. La vendita (1toov'ro, cfr. Gen. 37,28; 45,3; Philo, Ios. 15.238) fu causata dalla gelo~ia.dei. fratelli: L,T)6w ha.questo significato negativo anche in Gen. 37,
II (storta di GIUseppe); nel N.T. ricorre inoltre in Act. 17,5; I Coro 13.4; IOC.4.
2. Vedi A. Srumpff, in ThWNT II 884-890 (s.v.).
78. Cfr. la fine della storia di Giuseppe in Gen.50,20: Voi avete escogitato del
male contro di me, ma Dio lo dispose a fin di bene .... Il carattere polemico di
Act. 7,9-16 (cfr. Richard, Polemical Cbaracter, 1979) si basa ampiamente su tratti della storia biblica di Giuseppe.
79. Conzelmann: Sono i portatori stessi della promessa a provocare la crisi tGen.
37,11.28; 29,21); in questo modo la conduzione divina si fa impressionante.
80 . .vedi anche Gen. 45,7 s.: Dio all'opera nel destino di Giuseppe.
81. Alle sofferenze di Giuseppe si fa allusione, ma non se ne parla per esteso
(Conzelmann); non c' un'intenzionale tipologia di Giuseppe (in riferimento al
Cristo sofferente ed innalzato); contro Stahlin, Apg. I07 (Giuseppe e Mos presentati senza dubbio come prototipi del salvatore Ges) e altri.
82. xapw (cfr. Act. 4,33; 6,8) integrato da xa.t crO<pLa.V, che, prima di Va.V1:LOV
cI>a.pa.w, meno appropriato; vedi Haenchen: Si pensa qui alla scienza dell'interpretazione dei sogni. ..,
83. xa.1:cr1:T)crEv a.,hov 1)YOUj..lEVOV (1t1. .. ). 1)YOUj..lEVO l'uomo in posizione di
guida (Bauer, Wb., S.V. I), in particolare come l'alto funzionario di Acf. 7,10 (COs anche in mart, Polyc. 9,3; I Clem. 5,7; 51,5; 55,1); cfr. F. Bichsel, in ThW T
Il 909 S. In un senso pi generale (posizione di guida nella comunit) 1')YOUj..lEVO
ricorre in Le. 22,26; AcI. 15,22.
84. Cfr. Gen. 41,41.43 e 45,8 (su rutto il paese d'Egitto); Gen. 45,8 e Ps. I05,2T
(sulla casa del Faraone)
85. Xa.vaa.v nome indeclinabile della terra promessa; nel N.T. solo in AcI. 7,n;
13,19

Act7,II.I2-I3I4-I5a

giudeo, si associ~ agli uditori - (~Canaa~~ dove abita~ano) .non


trovarono nutnmento: xop-ccx.O'\-LCX:'t'cx.
sono menzionan anche in Ceno 42,27 (cfr. Ps. 36,19 LXX). Della carestia si parla in Ceno 41,53-57; 42,1-5; essa colp, con l'Egitto, anche
Canaan.
12-13.

Giacobbe, udito che in Egitto c'era nutrimento,


vi
9
mand i figli (i nostri padri) .8 Era la prima volta" che costoro si recavano in Egitto (v. 12). Si omettono gli avvenimenti
che si svolsero col e il ritorno a Canaan." Si presuppone che
l'uditore/lettore li conosca. Durante la seconda visita in Egitto
Giuseppe si fece riconoscere dai fratelli" (v. I3a), dal che il
Faraone venne a sapere che egli era israelita" (v. I3b).
14-1 5a. Allora Giuseppe fece venire in Egitto" suo padre e
86. OL1ta.1:pE 1)j..lwv, come in Le. 1,55.72; AcI. 3,13; 5,30; 7,I215.38394445(bis);
13,17; 15,10; 22,14; 26,6. AI sing. in Le. 1,73 e Act. 7,2 (Abramo); AcI. 4,25 (David).
87.1:0 X6P1:a.crj..la. alimento per animali (foraggio) e uomini. Il plur. si trova, ad
es., anche in Diod. S. 19,26,2; il termine non ricorre in nessun altro passo del N.T.
88. cr~1:La. sono alimenti ricavati dal grano (plur. di cr~1:LOV); cfr. Flav. 10s., ant,
4,270; 15,300; Dtogn. 6,9). Il participio OV1:a. va confrontato con O'J1:L; OV1:a. d
forma ellenistica per OV1:a. E'Il.
89. Cfr. Gen. 42,1-4 (V.4: 1tcr1:ELEV). l;a.1tocr1:-w. ~ert~ine caro a L~ca (Il
presenze delle 13 complessive nel N.T.); nel senso di inviare a compiere un
incarico ricorre anche in Act. II,22; 12,II; 13,26; 22,21; cfr. Le. l,53; 20,IO.II;
24,49;
9,30; 17,14; Cal.4,46.
90.1tPW1:0V (neutro in funzione di avverbio) temporale, nel N.T. ad es. anche in
MI. 8,21; 13,30; Le. 9,59.61; 12,1; 14,28.31 nel senso di anzitutto. In Act. 7,12
ricorre distinto da EV 1:t;l OEV1:EPep (v. 13): la prima volta -la seconda volta.

Act.

91. Gen. 42,5-38.

92. Cfr. Gen. 43,1-45,8. VE')'VWPLcr1h] va probabilmen.te preferito. al semplice Y,vwPLcrj)T) (A B it" vg); vedi sopra, nota I. Il composto SI ha anche m Gen. 45,1 (a.VEyVWPLL,E1:0 1:0L OE<pOi:).
93. Vedi Ceno 45,2.r6. <pa.VEPVyLVOj..la.L usato da Luca anche in

Le. 8,17 di . Mc.


4,22; vedi inoltre (oltre ai LXX e a Flavio Giuseppe) Me. 6,14; r Coro 3,13; II,19;
14,25. In Phil. 1,13 seguito dal darivo, come m AcI. 7,13
94. Cfr. Ceno 45,16-47,12. 1tocr1:d-a. (cfr. Gen. 45,27)... ~E1:EXa.-cra.1:0 tipicamente lucano: j..lE1:a.Xa.Oj..la.L (med.), far venire a s, ricorre nel N.T. solo in
Act.7,14; 10,32; 20,17 (1tEj..l.jla. ... j..lE1:EXa.cra.1:0); 24,25

636

Act7,I4-I5a.I5b-I6.Il-I8

la

tutta parentela," un gruppo di 75 persone'" (v. 14). Giacobbe (e la sua famiglia) quindi discese" in Egitto (v. I5a).
15b- 16. Si menziona concisamente la morte di Giacobbe e dei
figli (v. 15 b), per informare sulla traslazione" dei patriarchi
defunti a Sichem." Essi furono sepolti nella tomba'?' che Abramo aveva comprato'?' nella terra promessa (v. 16). Qui si
scambiato Ceno 23 con 33,19 S. 3
Ioo

I0

17-18. Il passaggio dal periodo dei patriarchi (vv. 9-r6) a quello di Mos (vv. 17-43) avviene mediante due versetti, che conducono immediatamente dalla promessa ad Abramo fino alla
situazione del popolo di Dio al tempo della nascita di Mos.
S'avvicinava il tempo della prornessaa'?' che Dio aveva fatto
ad Abrarno"? (v. I7a). In Egitto il popolo'?' s'era accresciu95 7taC1Ct1} C1UyyVELCt.
Il termine C1UyyVELCt
(qui in senso concreto per i parenti) si ha anche in Le. 1,61; AcI. 7,3 (citazione di Ceno 12,1); mai altrove nel N.T.
96. Per v l/IuXCtLC;~oo!J.-f}xov!Ct7tV'rE cfr. Ceno 46,27, dove per il T.M. ha 7 ,
0
mentre i LXX hanno ~oo!J.-f}xov'rCt 7tV'rE. Sul calcolo dei numeri cfr. Haenchen.
97 Per XCt'r~T)... dC; Ai:yu7t'rov cfr. Cen.46,4; Deut. 10,22. L'andar
via dalla
Palestina pu essere indicato (seguendo i LXX) con XCt'rCt~Ctlvw, vedi Bauer, Wb.,
s.o. Ia~.
98. !J.E'rCt'rLih]!J.Lsignifica in senso proprio condurre in un altro luogo;
sivo: essere trasportato,
trasferito in un altro luogo.
99 Sulla tradizione
30-35.

che riguarda

le tombe

dei patriarchi

a Sichem

qui al pas-

vedi sopra,

nn.

100. Su 'rih]C1CtVv 'ri;i !J.V-f}!J.Ct'rL


cfr. Le. 23,53 divo Mc. 15,16'. Sulla sepoltura
dei patriarchi
informano. Ceno 49,29 s.; 50,13 S. (Giacobbe
in Hebron/Mambre);
50,24 s.; Ex. 13,19; 10s. 24,32 (Giuseppe in Sichem); cfr. anche sopra, n. 30.
10I. !J.vfi!J.Ct,sepolcro, nel N.T.: Mc. 16,2 par.
David).
102. Cfr. Ceno 23,17 S.

Le.

24,1 (di Ges);

AcI. 2,29 (di

103. Vedi sopra, n. 30. Dei figli di Hemor (padre di Sichem) si parIa in Ceno 33,
19 (T.M.), quando Giacobbe vuoI comprare l'appezzamento
di terreno.
I04llYYLSEV ci XPOVOC;'rfic; 7tCtyyd"lCtc;. S'intende il tempo in cui ebbe inizio il
Sull'inizio della frase con la rara indicazione
tempovedi Bauer, Wb., S.V. 4.
105. Sulle lezioni che in questo contesto evitano l'insolito W!J.OMYT)C1EV
vedi sopra, nota p; cfr. anche Haenchen.

compimento della promessa.


tale XCtfrwC;,come/allorch,

106. ci Ct6c;, vale a dire il popolo


rentela (v. 14).

di Dio proveniente

da Giacobbe

e dalla sua pa-

637

Act.J,I7-I8.I9

to"" e moltiplicato':" (v. I7b). Ma gi.~nse al po.ter~ il Faraone


dell'oppressione, che non sapeva pru nulla di GIUseppe (v.
18).109L'aggancio con aXPL OUllO dipendente d~l v. r::b e SIgnifica che con i provvedime~ti ~el nuovo re fu impedita una
crescita ulteriore del popolo di D10.
19. Il comportamento ostile del Faraone viene caratterizzato
con xa'tacroqncrcX.(J.Evo 't y:vo T)(J.wv ed xcX.XWcrEV'toc,
7ta'tpa [T)(J.wv].
Alla storia di Mos si viene introdott~
concretamente con l'osservazione generale"! che gli Israeliti
dovevano esporre i propri bambini:" perch non sopravvivessero.' r
III

II2

107. T)V!;T)C1EV,
aoristo di Ct!;6:vw, che altrove in ACI. si. riferisce solo alla pa.rola di
Dio: 6,7; 12,24; 19,20. Ct!;&.vw con 7tT)frUvw, come m Ex. 1,7 LXX; vedi la seguente n. lO8.
108. 7tT)frUvih], aoristo passivo di 7tT)frUvw, alla lettera fu au~entato.
7tT)fruvw relativamente
frequente
in AcI. (5 presenze su un totale di II nel N.T.):
6,I.7; 7,17; 9,31; 12,24; cfr. sopra, nr. 15 nn. 14.1.6.76. I primi due .passi parlano
dell' accrescersi dei discepoli di Ges, il quarto di quello della chiesa e 12 ,24
del diffondersi della parola del Signore (anche qui "Y]U!;CtVEV
XCtl 7tT)fruVE'rO).
Il V. 17 riassume Ex. 1,7; il V. 18 Ex. 1,8 LXX.
109. A prescindere
dall'introduttivo
aXPL OU, il V. 18 citazione ~i Ex. 1,8 LXX.
possibile che 7t'ALYU7t'rOV(P" S A B C,e altr~) sia ,~tato se.:ondana~ente
adattato ai LXX; vedi sopra, nota q.
IIO. axp~ ou
CtXpL'tou Xp6vou Ip.

XCt'rCtC10<pLSO!J.Ct~
bapaxlegomenon neotesta,mentari~.
Q~i p~oviene da Ex. L,
IO, dove il Faraone dice: OE'rEouv XCt'rCtC10<pLC1W!J.EfrCt
Ctu:OUC;.. ; Il_dep?n~nte
medio significa vincere con astuzia (Bauer, Wb., s.v.). 'r YE\l0C;"Y]!J.WV
SI rif a Ex.
1,9 (la stirpe dei figli d'Israele).
I II.

Il2. XCtXOW(cfr. Ex. r.r r ), come in 7,6 (ivi citazione di Ceno 15,I3~ Altr:lVe ?eI
N.T. il verbo ricorre solo in Act. r a.r ; 14,2; 18,10 e I P.etr. 3,13. 'rOU 7tOLEtv... EXfrt'rCL. genitivo finale o consecutivo;
cfr. Zerwick, Biblical Greek, nr. 383; Bla 51
Debr.

400,8.

1I3. Il v. 19 riassume Ex. l,IO S. LXX. anche chiaro che g.iunge a .complll~entO la
promessa del V. 6. L'esposizione
dei bambini - non solo del lattanti m~sc~1 (come
in Ex. 1,22) - qui vista come scopo del Faraone. Secondo Ex; 1,22, I ?Imbl maschi dovevano essere gettati nel fiume (vedi sopra, nota I); ~ol~ di Mose ~I racconta,
in Ex. 2,3, che fu esposto lungo il fiume (t:ih]XEV... 7tCtpCt-cev 7to'rCt!J.ov) (cfr. sopra, nota u).
II4.7tOLELV... hfrE'rCt, esporre,
qui riferito a 'r ~p<p"Y].x'rlfrTJ!J.L, es~orre,
nel N.T. ricorre, oltre che in Act. 7,21, solo in AcI. II,4; 18,26; 28,23, ma m questi passi (al medio) nel senso traslato di spiegare.
..
.
II5. Qui Slpoyovw significa conservare
in vita, come nel passi di
LXX e Le. 17,33 (div. Mt.); cfr. Bauer, Wb., S.V. 2.

Ex.

1,18.22

638

Act.

7,20.2[-22

Aci. 7,21-22.23

639

20. Nel tempo indicato nei vv. 18 s.JlOnacque Mos. "7 Egli era
bello!" davanti a Dio. Gi i LXX avevano tradotto il termine ebraico tb (<<buono,bello) di Ex. 2,2 con &'O"nLo; qui si
aggiunge il dativo "t'Q ih:Q per rendere pi efficace l'espressione.119Inizialmente Mos fu allevato per tre mesi nella casa
del padre, vale a dire a casa sua, fino a che dovette essere esposto.':"

av"t'TI d ut6v) (v. 2Ib). In questo modo Mos (alla corte del
Faraone) fu istruito in ogni sapienza degli Egiziani123 (v.
22a). I verbi 'YEVVr')iJY}-&'VE"t'PcXepY}-'TtaL8EviJY} si trovano anche in 2 2,3, riferiti a Paolo; essi costituiscono uno schema biografico stereotipo.?" In conseguenza di tale istruzione Mos
divenne potente nelle sue parole e azioni!" (v. 22b). Questa dote risulter importante per l'opera di Mos.

21-22. Esposto che fu quando appunto aveva tre mesi.':" la figlia del Faraone lo raccolse':" (cfr. Ex. 2,5: &'vdcno,
riferito
al contenitore in cui il neonato si trovava) (v. 2 la). Lo allev
(&'vEJpt);a"t'o)
per s come figlio (cfr. Ex. 2, I o: 'YEV1]iJY)

23. Questo versetto introduce una parte nuova. La vita di Mos divisa in sezioni di 40 anni (cfr. l'inizio della parte successiva [v. 3o ] e la dura ta della peregrinazione nel deserto [v.
36]). Secondo Deut. 34,7 Mos raggiunse l'et di 120 anni. A
40 anni126gli venne il pensiero'" di visitare i suoi fratelli, i
figli d'Israele.128 Al periodo di quarant'anni viene attribuita
un'importanza storico-salvifica; esso legato all'idea del com-

116. v <ti Xa:Lpt!> non si ritrova nell'opera lucana; tuttavia cfr. v Xa:Lpi!> in Le. 8,
13; 12,42; 13,1 (v a:v'"'t!> '"'t!> MLpt!; 18,30 (v '"'t!> Xa:LPt!> ,",o\htp); 21,36 (v 1ta:v
ri Xa:Lpt!.
117. Nell'opera lucana Mos menzionato in 29 passi: Le. 2,22; 5,14; 9,30.33; 16,
29.31; 20,2837; 24,2744; Act. 3,22; 6,11.14; 7,20.22.29.31.32.35.37.40.44; 13,39;
[5,1.5.21; 21,21; 26,22; 28,23. Sulla tradizione di Mos nel giudaismo e nel N.T.
vedi J. ]eremias, MwucrTj, in ThWNT IV (1942) 852-878 (bibliogr.); H.M. Teeple,
Tbe Mosaic Eschatological Propbet (SBLMS IO), Philadelphia 1957; F. Stier 1 E.
Beck (edd.), Moses in Schrift und Uberliejerung, Diisseldorf 1963; W.A. Meeks,
Th.e Propbet-King. Moses Traditions and the [obannine Christology (NTSuppl 14),
Leiden 1967; C. Chavasse, The Seruant and tbe Propbet, The Centrai Position 01
Moses in tbe New Testament, County Waterford, Irland, 1972 (autoedizione): W.
A. Meeks, Moses in the N.T., in IDB Suppl, VoI. (1976) 605-607; T. Saito, Die
Mosevorsfellungen
im Neuen Testament (EHS 23/100), Bern-Frankfurt 1977. Su
ACf. 7,17-43 vedi le ricerche di Colmenero Atienza, corrientes cristologicas, 1974;
]elonek, Typologia Mo;i.esz, 1976; Via, Moses and Meaning, 1976; Saito, op. cito
80-94
!I8. Nel N.T. acr,",E~o si ritrova solo in Hebr. II,23, ancora a proposito di Mos
bambino.
t~9: Questa forma ebraica di superlativo si trova, ad es., anche in Ion. 3,3 LXX:
mive era una 1t6)"L ~Eya.)" T] '"'t!> frE{!i, citt straordinariamente grande. Qui il
dativo significa in sommo grado, estremamente (Zerwick/Grosvenor, Analysis,
ad l.; Zerwick, Biblical Greek, nr. 56).
[20. Cfr. Ex. 2,2 s.: il bimbo fu tenuto nascosto per tre mesi, finch non fu pi
possibile celarlo. aVE,",p6.q>T] aoristo 2 passivo di ava:,",pq>w, nutrire, allevare.
Nel N.T. il verbo ricorre, oltre che in Acf. 7,21; 22,33, anche in Le. 4,16 varo (a
proposito di Ges); similmente in Flav. Ios., ant. 2,232; 9,142; 1 Clem. 25,3.
121. h,",EfrV,",o o a:v,",ou corrisponde a 1tOLE~VEXfrE,",a: del V. 19; cfr. sopra, n. Il4.
J 22. avd)"a:,",o,
aoristo 2 di O:Va:LpO~a:L, lo prese per s, lo adott. Tuttavia
Bauer, Wb., S.V. 2 vorrebbe escludere per ACf. 7,21 il senso di adottare. Ma vedi
Zerwick/Grosvenor, Analysis , ad l.; cfr. V. 21b.

123.11 passivo di 1ta:LOEVW ricorre in contesto analogo anche in 22,3; cfr. n. 124.
Altrove in Luca il verbo si ha solo in Le. 23,16.22 (all'attivo), dove significa castigare, fustigare. L'oggetto dell'insegnamento nel v. 22 introdotto D col semplice dativo (come anche in Flav. Ios., Ap. 1,22), o con v e il dativo (cfr. sopra, nota
L'). Sull'educazione e sul sapere di Mos vedi Philo, vito Mos. 1,20-24; Schiirer,
Gescbicbte des [discben Volkes Il 405; ]eremias, op. cito (-+ n. 117) 855, 4-17
[24. Cfr. ad es. Plat., Crit. 50e.51C.; Philo, vito Mos. 2,1; vedi al riguardo C. van
Unnik, Tarsus or [erusalem. The City 01 Paul's Youth (1962), in Id., Sparsa Collecta, 1973,259-320; cfr. ibid. 321-327; Haenchen, Apg. 597 n. I.
125. ouva:,",,, EV ,",LV~, forte in qualcosa, che si distingue in qualcosa; cfr. Ps. 23,
8 LXX; Ecclus 21,7; 47,5; Iudith Il,8. Vedi soprattutto Le. 24,19 (v EPY~ xa:~
.6ytp); Act. 18,24 (v ,",a:L ypa:q>a:i:).
126. Alla lettera: Allorch si compl per lui (1t)"T]pou,",o) il tempo di 40 anni. In
Ex. 2,Il si dice semplicemente: A quel tempo, allorch Mos era diventato adulto si rec dai suoi fratelli e vide il loro lavoro servile .... Sulla divisione della vita
di' Mos in vari periodi vedi anche Billerbeck II 679 s.; Conzelmann.
[27. L'espressione Lv~T] 1tt ,",Tjv xa:po~a:v a:\hou un semitismo; cfr. 4 Reg. 12,
5' Ier 316' 5121' Is 6516 LXX. Ma anche un greco pu dire: 1tt vouv Lva:~~~VE~ o'si~. (v~di'Ba~er, 'Wb., S.V. 2). L'espressione biblica nel N.T. ricorre, oltre
che in 1 Coro 2,9, solo in Le. 24,38 (v) e Act. 7,23 (cfr. 21,31).
128. Rifacendosi a Ex. 2,Il LXX: Mos si rec dai suoi fratelli, i figli di Israele.
Mentre, secondo il testo biblico, a caso Mos fa esperienza di quanto si dice in seguito, in Act. 7,23 un premuroso mcrxEIjJa:crfra:L lo scopo della visita di Mos ai
suoi fratelli. mcrx1t,",o~a:L verbo caro a Luca, vedi sopra, nr. 15 n. 33 Soggetti
sono Dio (Le. 1,68; 7,16; 15,14), il Messia (Le. 1,78), i membri della comunit
cristiana (Acf. 6,3) e i missionari (Acf. 15,36, come in 7,23: visitare i fratelli).

AcI. 7,2).24.25

pimento.':" 7,23-29 si rif a Ex. 2,II-22 e introduce alla rivelazione di Dio nel roveto ardente (cfr. Ex. 3).
24. Visitando gli Israeliti impegnati nei loro lavori servili Mo-

s vide che a uno di essi veniva fatta ingiustizia.'30 Egli s'~ppose al torto (rJl.J..u v ex:r o )'3 e fece vendetta dell'oppresso'" (7toLY)O'EV xoLxY)O'W),'33
abbattendo l'egiziano.?'

64

ACi. 7,26.27-28.29

26. Il giorno seguente Mos ricoo:parve>:': tra i ~uo~.frate~li, mentre due di essi stavano litigando. 4 Tento di ~1~onclliarli" e di metter pace,14 ricordando che erano fratelli (cx.OEcpo~ O''t'E) ,143 il che avrebbe dovuto impedire loro di farsi del
2

male a vicenda.Q4

25. Mos s'era sbagliato a pensare che i suoi fratelli avrebbero visto in lui il salvatore inviato da Dio: '35 OL o. ov O'vvf1xev .136 Gli Israeliti, incapaci di comprendere, non vollero riconoscere che Dio intendeva procurare loro la liberazione e la
salvezza'? mediante Mos. Il fatto che il v. 25 interrompa il
nesso nar~ativo c?n u~a riflessione non vuoI dire che questo
versetto S1astato mserito nel testo secondariamente.I"
[29. Su 1t.TJP~v'to.... xp6.vo (V.23)

e 1t.TJpwfrV'tWVhwv

(v. 30) vedi

Bauer.

Wb.,.s.v. 1t~TJPOW2 (riferiro al tempo). Quest'uso del verbo (compimento del tempo) ricorre In Luca (come nel resto del N.T.: Me. 1,15, cfr. lo. 7,8) solo al passivo:
Le. 21,24; AcI. 7,23.30; 9,23; 24,27.
130: Llwv :'LWl. cHLXOU~EVOV
(passivo del transitivo ,OLXW)dipende probabilmente da. ~OLXWV(Ex. 2,13). ,OLXWricorre in Act. coi seguenti significati:
25,II, intransitivo,
es~ere nel t~rto~>; 7,26.27 e 25,10, transitivo,
trattare
ingiustamente; 7,24, paSSIVO, soffnre mgiustamente.
Cfr. G. Schrenk, ,OLXW,in ThWNT
, 157-161.
'31. ,~uvojJ.aL, <:respingere,>, qui meglio ripagare
(come in Epict., diss. 4.13.
7), o anche - COSIHaenchen
- soccorrere
(come in Is. 59,16).
132. x~'ta1tovw, opprimere,
maltrattare;
anche in ACI. 4,2 D; 2 Petr. 2,7.

il participio

Ex.

come in I~d. II,36;

tesi. Sal. 22,4

(v. 25b), fa riscontro

139. 'tTI ,E. mOUCTn1~pq. l:><pih) au'to~. La determinazione


temporale in dativ
si trova (oltre che in Erodoto e, ad es., in Flav. los., Ap. 1,309) spes o a?che enz~
1jJ.pa (ad es. Flav. 10s., ani. 3,30; 4,64) in Act. 16,1I; 20,15; 2I~1 '. Ve~ an he, 'tn
mOUCTnvux't~ in 23,II. wq>}TJseguito dal dauvo della persona indica In 7,261 apparizione naturale,
diversamente
dal suo senso solito nell'opera lucana (Le. l,Il;
9,3'; 22,43; 24,34; Aci. 2,3; 7,2.30-35; 9,17; 13,31; r6,9; 26,16a); v. sopra, n. 52,
!.fo. jJ.&'X0jJ.aL,come in E . 21,22, indica la lotta vera e propria
2,13 ha 1t.TJx'tLr,o~aL, battersi
141. cruvTj..acrCTE" imperfetto

a pugni.
di conato;

<tentava di conciliarli).
raz , dp1VTJ, qui in senso proprio
II,2I;
143.

Il

(come fine di una guerra

!.f+ a.OLXEL'tE,fate

lottando

cosa ingiusta,

,OLXW costruito

Ex.

Analysis, ad l.

Zerwick/Grosvenor,

14,32; AcI. 12,20; 24.2.


discorso diretto del v. 26b trova ris?osta

28). Gli Israeliti che stanno

tra due uomini.

o lotta),

come in Le.

nelle parole ~ell',oLxwv

b.

(vv. 27

tra di loro sono fratelli.

il che contraddic

on ['accusativc

il rapporto

fraterno

dei

come nel V. 27

!.f5. o a.o~XWv 'tV 1t.TJCT~OV


dipende da Ex. 2,13 LXX. Qui la frase d,i Mos piena di rimprovero
suona: Perch colpisci il tuo prossimo?.
Su 1t.TJcrLOV
nel enI

2,12 LXX.

'}5. In base all'azione


di salvezza esperirnentata
gli Israeliti avrebbero
ritenere Mos - cos pensava lui (VOjJ.LSEV)
- un salvatore.
136. o cruvijxav

29. Ora dunque Mos doveva temere d'essere punito per l'as-

contendenti.

I33.1tOLW XOLXTJClW
col dativo della persona,
(ed. McCown), cfr. anche Le. 18,7.8; 21,22.
r 34. 1ta'tcH;a -rv ALyu1t'tLOV, come in

presente passivo si trova

27-28. Ma l'israelita che aveva fatt~ un tort? ~l suo prossi:


mo145respinse via MosLl6 e gli chiese m tono di nmprovero chi
lo avesse costituito apxwv e oLxcx.0''t'-i)'47 sopra gli Israeliti (v.
27b = Ex. 2,I4a LXX), e se volesse uccidere lui come (aveva ucciso) ieriI481'egiziano (v. 28 = Ex. 2,I4bLXX).

dovuto

all'attesa di Mos: CTuvLvaL(v. 25a).

137',OL XELP(a'tov), ,come in 2,23; II,30; 15,23; cfr. Bauer, Wb., S.V. XELP 1.
Nell opera lucana crW't:'1PLa ricorre anche in Le. 1,69.71.77;
19,9; Act.4,12;
13,26.
4?; 16,17; 27,3~ ~edi excursus 8 n.20; nr.9 n. 53; nr. 14 n. 27. OLoovaL crW'tTJp~a~ d~ parte di DIO: Menand., Col., [ragm, 1,5 (ed. Korte-Thierfelder), crw'tTJPLa
SI riferisce alla salvezza d'Israele dall'Egitto
anche in Flav. Ios., ant. 2,331.
138. Cfr. tuttavia l'interesse lucano per cruvLvaL (Le. 24.45) e per l'incomprensione (Le. 2,50; 8,IO par. Me.; 18,34 divo Me.; ACI. 28,26.27) del messaggio di Cristo.

s di connazionale
[sraelita vedi J. Fichtner, in Th\XfNT VI 310-3 4
14 . 1t(~CTa'tO a'tov, lo pinse via da s. ,1twj}o~aL (med.) sta con l'accu a~i6
vo ad es. anche in 4 Reg. 4,27; Flav. los., ani. 17,91; P. Oxy. 1206,10. Il verbo IO
6
uso assoluto si trova in AcI. 7,39 e con oggetto la parola di Dio in 13,4 . (~~
parole ,1t(~cra'to a'tov, che caralt.erizzano
i.l comportamento,
d'I~raele verso l [~viato di Dio (a cui poi rimandano
11 V. 35 e Il V. 39), sono un aggrunta al testo blblico (Haenchen).
147./ipxwv
si trova

accanto

7,35; t Clem. 4.10.


14 . L'avverbio
X1},ieri,
8

Hebr.13,8.

a oLxacr't1
nel N.T.

(in dipendenza

si ritrova

da

Ex.

010 in fO.4.52;

2,14a)

anche

in

Act. 16,35 D;

ACI. 7,29.)0-)4

sassinio dell'egiziano (cfr. Ex. 2,14 s.), per cui fugg'" e visse
esule'" nella terra di Madian'" (dove si spos, cfr. Ex. 2,2 I) e
gener due figli (cfr. Ex. 2,22).IJ2 La fuga di Mos non provocata direttamente dal Faraone, come si dice in Ex. 2,15, ma
dai suoi connazionali.
30-34. Questi versetti riassumono Ex. 3, I-I oa LXX. L'apparizione di Dio nel roveto ardente viene datata al tempo in cui
Mos aveva 80 anni (v. 30). A questa datazione segue pi tardi la notizia sulla quarantennale peregrinazione nel. deserto
(v. 36), alla fine della quale Mos, ali' et di r 2o anni (secondo Deut. 34,5-7), mor.':" Se si eccettua l'indicazione relativa
all'et di Mos, il v. 30 cita in sostanza Ex. 3,2a. Il dato sul
deserto presso il monte Sinai':" (LXX = XWpl}~) proviene da
Ex. 3,rb. Il v. 3 la riepiloga Ex. 3,3, il v. 3 rb. riassume Ex. 3,
4 (c'tI. 7tpoO"a.yn t8ELV). Il v. 32a riporta Ex. 3,6a, senza d!J.l. e
con la formulazione al plurale (Dio dei tuoi padri ). Il v. 32b
corrisponde a Ex. 3,6b. EV'tPO!J.OC;yEVO!J.EVOC;,tremante,':"
d una spiegazione psicologica del fatto che Mos non os
alzare lo sguardo. Il v. 33 corrisponde a Ex. 3,5, il v. 34a a Ex.
149. ECPU)'EV
... v 't~ M)'~ 'to,h~. Qui probabilmente la preposizione v indica
l'occasione e la causa; vedi Zerwick, Biblical Greek, nr. 119.
150.1t(ipo~xoc; qui forse in senso aggettivale, mentre nel v. 6 ricorreva come sostantivo (<<vicino, estraneo, straniero). Tuttavia 7,29 va letto alla luce di Ex. 2,22
(1t(ipo~x6c;d(J.~ v 'Yii a...o'tp{q.).
1ta.po~XOC;
sta per gr, lo straniero. Haenchen e
Conzelmann traducono: Beisasse (<<residente senza diritto di cittadinanza),
151. Ma/.)~a.(J.(cfr. Ex. 2,15 s.) versione greca indeclinabile dell'ebr. midjn. Questa forma si trova anche in Philo, mutai. nom, 1 IO. Sulla menzione di Madian nell'A.T. vedi A. Peter, in LThK VII 407 s.; inoltre H. St. J. Philby, The Land 01 Midian, London 1957.
152. Ex. 2,22 parla solo della nascita di Gersom, figlio di Sefora. Ex. 18,3 menziona, oltre a Gersom, anche il secondo figlio, Eliezer. Per questi nomi Aci. 7,29
non mostra alcun interesse.
153. Cfr. sopra, n. 126 (a v. 23).
154. :Ewii, qui nel nesso 't opOC;:Ewii, come in 7,38 (cos anche in Ex. 19,16; Lev.
7,38 e passim), il nome della montagna rocciosa sulla quale avvenne la prornulgazione della legge (Ex. 16,1; Deut. 33,2 e passim).
155. EV'tpO(J.OC;
)'Ev6(J.EVOC;
ricorre anche in 16,29; potrebbe quindi risalire a Luca.
Lo stesso vale per xa'tavow: Le. 6,41 par. MI.; 12,24,27 divo Mt,; 20,23 divo Mc.;
AcI. 7,31.32; II,6; 27,39.

AcI. 7,3-34.35.36

643

3,7 .8a (invece di 'tf)c; xpcx.uyf)c; si ha 'tOV O"'tEVcx.y!J.OV).,)6 Nel v.


34b si riprende Ex. 3,Ioa, senza per la menzione dell'esodo
del popolo. Invece dell'invio al Faraone si menziona l'invio
nella terra d'Egitto. In primo piano non c' l'uscita dall'Egitto, ma - come mostra il v. 35 - soprattutto il rifiuto che Mos
dovette subire da parte del suo popolo (cfr. anche i vv. 27.39).
I successivi vv. 35-43 sono dedicati al tema dell'opposizione d'Israele al salvatore inviato da Dio. Essi si staccano dal
tono di un resoconto obiettivo perch propongono una riflessione sul destino di Mos.
35. Dopo aver detto che Dio invi Mos in Egitto (v. 34), si
aggiunge nel v. 35: 'tov'tov -rv MwvO"f)v ... 1}EC;[xcx.t] apxov'tcx. xcx.t u'tpw't1)V cX.7tO"'tcx.XEV
... , vale a dire: proprio colui che i suoi connazionali avevano rifiutato,':" fu da Dio inviato')s in Egitto come apxwv (capo) e U'tpw't1}C; (liberatore, redentore).':" Poich il v. 36 si connette immediatamente col v.
34, che ha tono informativo, il v. 35 (di contenuto cristologicotipologico) pu essere considerato una inserzione (cristianodeuteronomistica) .
36. Anche nelle frasi che seguono si considera (facendo ogni
volta riferimento a Mos con un pronome'") questo liberatore inviato da Dio (il v. 37, in quanto predizione di Mos, esce
un po' dal quadro espositivo): oihoc; 1}ycx.yEV... (v. 36),015156. Ci'tEva)'(J.6c;,sospiro, gemito, anche in Ex. 2,24. Oltre che in ACI. 7,34, e-esva"((J.6c;nel N.T. ricorre solo in Rom. 8,26.
157. a.pvo(J.a~qui non vuoI dire negare, ma non riconoscere; vedi W. Schenk,
a.pvo(J.a~,in EWNT I 368-374, 370: Distacco d'Israele da Mos, a cuicorrisponde, in 3,13 s., il distacco da Ges. Il rifiuto fu espresso con le parole del v.
27b, che il v. 35b cita.
158. Il perfetto a.1tCi'ta.xEvindica l'invio come qualcosa di duraturo (Haenchen). L'espressione conclusiva del v. 35 (cnJv XELpL.)parla di una sorta di collaborazione dell'angelo di Jahv.
159. .u'tpw'tT)C; bapaxlegomenon neotestamentario (ma cfr. Ps. 18,15; PS.77,35
LXX, detto di Dio). Il termine destinato a sostituire qui il /.)~xaCi'tT)c;
della
precedente citazione.
160, Stile dell'encomio. Cfr. Norden, Agnostos Theos 163-166; Haenchen, Apg.
273 s., n. 4.

646

Actl,J9-4.4I-42o

conclusione della citazione presuppone l'assenza di Mos, anche se il discorso non ne dice il rnotivo.v? Ci pu tra l'altro
valere come indizio che dal v. 39 in poi risulta di nuovo evidente queIIa rielaborazione cristiano-deuteronomistica (vedi
gi i vv. 35.37) che pone in risalto la disobbedienza d'Israele
a Mos (v. 39) e che considera come sua conseguenza e punizione l'idolatria (vv. 40-42a). La critica a Israele - ammesso
che provenga da giudeocristiani - viene attualizzata col riferimento al comportamento tenuto nei confronti di Ges. Essa
sar espressamente enunciata nei rimproveri dei versetti conclusivi 51-53.
41-42a. Con xat (J.ocrXo1tol1]cra\l,
coordinato agli aoristi &.1t(~cra\l-r:o xat cr-r:p&'<pncra\l1So
del v. 39, s'accenna anzitutto alla
costruzione del viteIIo d'oro (Ex. 32.4). Ma la serie di pre-

dicati continua: xat &.vrhayov i}ucrlav... xat E<ppaLvov-r:o.


Dopo aver respinto Mos, si volsero interiormente verso l'Egitto (v. 39) e infine (conformemente a Ex. 32.4-6) costruirono l'immagine dell'animale e sacrificarono aII'Erow81
}.OV/ ral1egrandosi deIIe opere del1e loro mani:" (v.41).
La conseguenza (inevitabile, dal punto di vista di Dio) dell'i.
dolatria che Dio a sua volta si stacc'? dal popolo, consegnando gli adora tori cultuaIi del viteIIo d'oro al culto deIIa
milizia celestev'" (1tapowxEV,come in Rom. 1,24.26.28) (v.
42a).
179 Sulla
Blass/Debr.

anticipazione
del nominativo
nel v.40b (nominativus
466,1; Zerwick, Biblical Greek, nr. 25.

pendensi

vedi

180.llocrX01tOLW (come dOW-O-1tOLW),formato da Ilocrxo;, vitello, giovane toro. Cfr. Ex. 32,4: E1tOL"CJcrEV
Ilocrxov. Vedi Pellettier,
Valeur vocatrice, 1967.
181. Cfr. Ex. 32,6a: ciVE~L~ctcrEv ['Actpwv]
-frUcrLctVcrW""CJpLOU.

-OXctU"Wllct"ct XctL 1tPOcrT}VEYXEV

182. ECPPctLVOV"O
(imperfetto!)
sintetizza Ex. 32,6b. "WV XELpwv ct"wv si trova
anche in Ex. 32,4a. Il plurale "11 EPYct -r. X. ct. non si riferisce solo all'idolo
ma
chiaramente
anche alla frUcrLct; cfr. ACI. 9,20, dove pure si parla di idoli.
'
183. L'assoluto
Ecr"PEljJEVo: frEo probabilmente
va inteso in senso intransitivo'
vedi Zerwick/Grosvenor,
Analysis, ad l.
'
184.1) cr"pct"LI1 "ou OPctVOu,l'esercito del cielo: cos sono figuratamente
detti
gli astri (Bauer, Wb., S.V. cr"pct"La. 1), anche nella Bibbia greca: 2 Par. 33,3.5;

ler.s .

ACI1A2b-4344

42b-43. stato senz'altro l'autore di Act. a inserire nel contesto la citazione di Am. 5,25-27, destinata a provare che la punizione precedentemente menzionata, della caduta nell'idolatria (v. 42a) conforme alla Scrittura.i" Il v. 42b una formula d'introduzione tipicamente lucana, che indica la fonte citata, il libro dei dodici profeti.:" La citazione si riferisce al tempo che la casa d'Israele trascorse nel deserto (v. 42~). La
tenda di Moloch!" anch'essa, come la stella del dio Refan,'88 una prova dell'adorazione della milizia celeste (v.
42a). Infine, l'espressione 1tpocrXU\lEL\I
a-r:oLC;
(v. 43b),J89che
non corrisponde al testo dei LXX, e la sostituzione di Damasco
con Babilonia alla fine.?" possono illuminare l'intenzione di
Luca: l'esilio babilonese stato a suo tempo la vera e propria
punizione inflitta ad Israele per la disobbedienza alla legge e
per l'idolatria.
44. Con questo versetto il discorso passa al tema del tempio
(vv. 44-50). Anzitutto si ricorda il periodo trascorso da Israele nel deserto. Allora i nostri padri avevano/possedevano
(dvaL col dativo) la crX1]vi}-r:oup,ap-r:upLoU,
la tenda della testimonianza, come i LXX chiamano il padiglione sacro.?' costruito secondo le disposizioni date a MosJ92da Dio, il quale
185. Vedi Holtz, Untersucbungen 14-19. Egli conclude:
Anche qui Luca s'attiene
ai LXX. Egli non intraprende
alcun tentativo di assimilare in qualche modo al T.
M. il testo che nei LXX se ne discosta ampiamente
(18). Per un'interpretazione
pi dettagliata della citazione di Amos vedi Conzelmann.
186. Cfr. excursus 3.
r87. Mo.6X il dio cananeo-fenicio
del cielo e del sole (Am. 5,26 LXX);
Bauer, Wb., S.v.; H. Gross, Moloch, in LThK VII 531.
188. La trasmissione
del nome 'PctLcp6:v, 'POIlCP6: o sim. incerta.
'PctLCPctV;cfr. sopra n. 71:.

vedi

I LXX leggono

189. Negli altri passi in cui usa 1tpocrXUVWLuca non lo fa mai seguire

dal dativo:

Le. 4,7.8; 24,52; AcI. 8,27; 10,25; 24,1I. Ma vedi il dativo in referimento al ~ul~o
idolatrico politeistico:
ep. Ar, 135; 2 Clem. 3,1. Spesso i LXX usano 1tpOcrxuvEW m
rapporto col culto degli idoli; vedi Holtz, Untersucbungen 17 con n. 3.
190, Am, 5,27a legge: 1tXELVct~ctllctcrxOU. Sulla variazione lucana della citazione
vedi Holtz, op. cito 18.
19L Cos ad es. in Ex, 28>43, come traduzione di 'ohel mo'M. Nel N.T. l'espressione dei LXX ricorre anche in Apoc. 15,15; inoltre in I Clem. 43,2.5.
192, Xctfrw OLE"cict"o -a-wv ,,~ Movaii

1tOLTjcrctLa"Tjv;

cfr.

Ex,

25.8 s.

648

Act.7,44.45-46

gli aveva fatto vedere un modello celeste (-rV1tO~) di esso (Ex.


25,9.40). La tenda del periodo del deserto corrispondeva quindi alla volont di Dio.
45-46. Questa tenda fu portata dai padri'" nella terra prome _
sa (E,er1)ycxyov oLcxod;afJ,EVOL), '94che essi avevano sottratto ai
pagani."? fJ,E-r 'l'YJerou indica che l'introduzione del padiglione sacro avvenne in comunione con l'autorit di Giosu
successore di Mos (IoS.3,14-r7;
r S,r). Con I'occupazione
della terra i pagani furono cacciati':" dal cospetto dei nostri
p~dr.i. La tenda fu il santuario dei padri fino ai giorni di David, Il quale trov grazia davanti a Dio'97 e chiese (a Dio) di
trovare una dimora (Epdv erx1)vwfJ,cx) per la casa di Giacobbe.'98 Sebbene si discuta se la lezione -rQ i}EQ 'Icxxw~ (se A C
E P '1' 056.0142 e altri) sia da preferirc'" alla lezione meglio
testimoniata -rQ OLX~ 'Icxxw~ (P74 B S,o,D 049 e altri), resta pe193 In 7,4445a.b OL 7ta,pEC; i)l-I-wv ricorre tre volte (cfr. 'n precedenza 7,1 r.I2.
15.19(?}J839); in 7,51.52a si ha invece i vostri padri.
[.91.oLao~Ol-l-aL, prendere da un precedente possessore, solo qui nel N.T. (parncipio aoristo). La tenda fu quindi consegnata da una generazione all'altra (Conzelmann).
[95 EV ,~ xa,acrXcrEL ,wv E1Nwv. Il termine xa,6:crXEcrLC; ricorreva gi nel v. 5:
(presa di) possesso; qui, secondo il enso, sottinteso; del paese (dei pagani),
La promessa ad Abramo (v. 5) si compie finalmente con la presa di possesso della
terra.
[96. E~WcrEv (aoristo di E~wiMw), spinse fuori, scacci. N~I N.T. il verbo si riIro~a solo in Act. 27,39, come termine marinaresco (<<accostare). cX.7t7tpocrW7tOV
'WOC;, partendo da .qualcuno, allontanandosi da qualcuno, come in Act. 3,20;
5,41; nel N.T. anche In 2 Tbess, 1,9; Apoc. 6,16; 12,14; 20,lI (lingua dei LXX).
19? EUPEV xapw Evwmov ,O.V l1Eov espressione biblica; cfr. Le. 1,30 (7tCxp ,0
frEep); Hebr. 4,16. Alla base di Act. 7.46a si ha forse 2 Reg. 15,25; cfr. anche 2 Samo
7,1: Jahv aveva procurato a David tranquillit da tutti i suoi nemici circostanti.
198. ~orse_ C! si riaggancia a Ps. ,131,5 LXX: EWC;ou EUPW ,67tov ,<j) XUpLep, crxi)vw.
!-la :ep l1Eep !~xwp.
Anche exnveu (come crXT)vi) la tenda, ma in senso pi
ampio ~uol dire abitazione, luogo in cui si abita. Il termine indica un tempio,
ad es., In Paus. 3,17,6 e nei LXX (Ps. 131,5).
[99 Sulla discussione vedi Bihler, Die Stephanusgeschichte 74; Holtz, Untersurhungen 91 n. I; Haenchen, Apg. 276; Metzger, TC 351-353; Kilgallen, Tbe Stepben Speecb 29 s. Mentre Conzelmann resta indeciso, sostengono l'originarier di
OLXep ad es. Bauernfeind, Wikenhauser e Metzger; invece per Bihler, Holtz, Haenchen e Kilgallen la lezione originaria l1E0. Cfr. sopra nota a.

649

Act. 7,45-4647"48a

r indiscusso che qui ci si riferisce all'intenzione di David


di costruire il tempio (2Sam. 7,2-r6; I Reg. 8,17s.; i Cbr.
17,r-14; 2 Chr. 6,7 s.; Ps. 132,1-5). La lezione con OLX~ dev'essere considerata lectio difficilior?" soprattutto anche in
considerazione del v. 47 (cxv-rQ = i}EQ). David, che aveva fatto l'esperienza di una particolare benevolenza da parte di Dio,
chiese a Dio stesso che gli facesse trovare una dimora (stabile?) (di Dio) per la casa di Giacobbe.'?' Col che risulta chiaro che egli non pensava necessariamente a una casa (o!xo,
v. 47); tale edificio fu costruito pi tardi dal figlio (oLxo86IJ.'YJerEv, v. 47). Se alla base del testo si pone la lezione -rQ i}EQ 'Iccxw~, il contesto risulta di pi facile comprensione: cxv-r~ del
v. 47 va poi chiaramente riferito a -rQ i}EQ. Ma anche altrimenti (dopo -rou i}Eou del v. 46) chiaro che Salomone costru una
casa per Dio (cfr. fJ,OLnel v, 49b).

47-48a. I vv. 47-48a informano sulla costruzione del tempio


da parte di Salomone (v. 47) ed esprimono su di esso un giudizio che ne riduce l'importanza (v. 48a). Il tempio una casa
costruita da un uomo per Dio, ma non pu essere frainteso
come abitazione di Dio. Haenchen invero suppone che l'oratore veda nella costruzione del tempio una defezione dal vero culto di Dio, ma ci non viene espresso nel testo, almeno in termini espliciti. L'Altissimo?" non abita in XELpO-
202

200. Accanto a criteri esterni che parlano in favore dell'originariet di oi:xep ve ne


sono anche di interni. Non c' alcun motivo plausibile che possa aver indotto uno
scrivano a sostituire frE<j) con OLXI.p; a meno che, come ritiene Haenchen, un
frEt;'>originario sia diventato illeggibile; un primo amanuense avrebbe ricostruito
quindi un OLXep (orXOC; 'Iaxwp
espressione biblica corr~nte, ad e~.: Ex. 19:3; Is.
2,5). Il testo della koin (con A Cl avrebbe poi messo di nuovo (rifacendosi a Ps.
131,5 LXX) frE<j). In questo caso, non dimostrabile, l1E<j) sarebbe allo stesso tempo
originario e secondario. Nel N.T. frEC;'!a:xwp ricorre in Me. 12,26 par. Mt. 22,32/
Le. 20,37; Act. 3,13; 7,32 e orXOC; 'Iaxw~ solo in Le. 1,33.
201. possibile che in questa richiesta si rispecchi l'intenzione di David espressa
in Ps. 132(131),5 (o la riflessione di 2 Samo 7,2).
202. V. excursus IO n. 57. Sulla critica giudaica al tempio V. Conzelmann, Apg. 56203. Altrove nel N.T.l'assoluto () v\jlLcrnc; in riferimento a Dio ricorre solo in Le.
1,32.35.76; 6,35; Act. 7048.M~ 7ofr.anche Me. 5,7 par .. Le. ~,28; ,!-et'.r6,17: H:b~_
7,1 (in questo passo: frEOC; VIjJLcr,OC;). Questa designazione di DIO <I Altissi-

650

Act7,47-48a.b-jo

1tOl:r)'"C"OL:04
Quest'affermazione riduttiva non rinnega il tempio; semplicemente chiarisce ci che gi l'A.T. sapeva: Dio
forse abita sulla terra? Ecco, il cielo e il cielo dei cieli non lo
possono contenere; tanto meno questa casa, che ho costruito,
dice lo stesso Salomone (r Reg. 8,27). Il tempio non pu costringere Dio in un luogo umano, per renderlo disponibile. E
allo stesso tempo l'affermazione del v. 48a indica - come conclusione del pi antico abbozzo storico che sta alla base del discorso - che i Giudei della diaspora per incontrarsi col loro
Dio non hanno bisogno di visitare il tempio gerosolimitano.
Quanto a Luca, la sua idea espressa nel discorso all' Areopago (17,24), dove si criticano concezioni pagane che fanno del
tempio un'abitazione di Dio.
48b-50. I vv. 48b-50 presentano ora - probabilmente per mano dello stesso Luca"" - una prova scritturistica del v. 48a:
Is. 66, I s. mostra che trono di Dio il cielo, come dice il xupLO.Egli ha creato il cielo e la terra. Perci nessun uomo pu
procurargli un luogo d'abitazione."? Mediante l'espressione
parallela '"C"67to
'"C"fi
xa'"C"a7taucrEw
il termine otxo chiaramente interpretato nel senso di un permanere (v. 49b). Sebbene la domanda: Quale casa volete mai edifcarmi (oi.xoooIJ.nO"E'"C"
(J.OL)?ricordi l'iniziativa di Salomone (obCOOO(J.i)O"E\I
mo) si trova anche nel11agrecit (riferita a Zeus ricorre ad es. in Pindaro ed Eschi10) e nel giudaismo ellenistico (LXX, Filone, test. XII Patr.i; v. Bauer, Wb., s.v. 2.
204. Il neutro plurale XE~po7tolTJ'tGt, cose fatte da mani d'uomo, si trova (accanto a Lev. 26,1; Is. 46,6, di idoli; Is. 16,12, del tempio), anche in Filone (vit. Mos.
2,168: ne~sun XE~po7tolTJ'tov va considerato Dio). Come aggettivo XE~po7tolTJ'to
nel N.T. ricorre nei seguenti passi: Me. 14,58 (vGt6); Act. 17,24 (Dio non abita v
XE~P07tO~'l)'to~ vGtoi:); Epb. 2,11 (7tEP~'tO[J.'l); Hebr.9,11 (o-XTJV1]o Xnpo7tolTJ'
'to); 9,24 (xnpo7tolTJ'tGt iy~Gt). L'aggettivo XE~po7tolTJ'to fu riferito da Filone (vit.
Mos.2,88) alla tenda del patto (LEp6v). Vedi E. Lohse, XE~po7tolTJ'to x't.., in
ThWNT IX 425 s.; Le Daut, Actes 7,48, 1964; Ramaroson Contre les temples
[aites de mains d'bomme, 1969.
'
205. Cfr. Holtz, Untersucbungen 29-31; Thornton, Stepben's Use 01 Isaiab LXVI.
I, 1974. L'ultima proposizione della citazione (v. 50) stata trasformata in una
d?n:and~ re~orica: al posto del yap motivante subentr la particella interrogativa
QUX~ e I ordine delle parole fu cambiato.
206. Anzi, Dio a indicare agli uomini il luogo della loro abitazione sulla terra
(Aci. 17,24.26).

Act.7,48b-jo.jI

65 I

a'"C"(i>,
v. 47), tuttavia anche con la citazione di Is. 66,1 s. si
critica non il tempio, ma solo un determinato fraintendimento
della sua natura e della sua furizione. Secondo la concezione di
Luca il tempio era casa di preghiera (Le. 19.44; Is. 56,7Y07
e luogo d'insegnamento; e quest'ultimo aspetto valeva specialmente per Ges (Le. 19,47 e passimi?"
5 I . Con questo versetto ha inizio la conclusione polemica del
discorso, nella quale l'oratore prende le distanze dagli uditori
giudei (cfr. ot 7ta'"C"pE
(J.W\I,vv. 51b.52a). Questa parte, che
fa riferimento a Ges, il Giusto promesso, e alla sua uccisione da parte degli uditori (v. 52), risale verosimilmente alla
rielaborazione cristiana e prelucana del discorso.f" Il rimprovero di testardaggine.?" d'incirconcisione dei cuori e degli 0recchi'" e di resistenza''" allo Spirito santo?" indirizzato
non solo ai padri giudei, ma soprattutto alla generazione attuale (v. 5 l). Solo esteriormente unito a quella parte del discorso che riguarda il tempio.'?" il suo contenuto si scaglia contro i persecutori e assassini dei profeti (di un tempo) e ai traditori e uccisori del Giusto promesso (nell'attuale generazione) (v. 52). Altrove, sulla base dell'opera storica deuterono207. Vedi anche Le. 24,53; ACI. 2,46 s.; 3,1; Schneider, Evangelium nacb Lukas
391-393.
208. Vedi anche Act. 3,1-26; 4,1 s.; 5,2I.42.
9.
Cfr.
Steck,
Geschick
der Propbeten 266-268, che vide nel discorso rielabo20
rato in senso cristiano una predica di conversione ai Giudei, il cui appello conclusivo alla meta noia sarebbe stato omesso nell'attuale contesto. Esso sarebbe venuto

Il

dopo 7,53.
210. o-x.TJPo'tpaXTJ.o espressione dei LXX (Ex. 33,3.5; 34,9; Deut: 9,6.13; Bar.
2,30; Ecclus 16,10); vedi anche Hen. gr. 98,11; I Clem. 53,3 (Deut9,13)
211. Il rimprovero &.7tEpL't[J.TJ'tO~XGtpOLGtLxGtL 'toi: wo-lv (dativo di relazione)
modellato su Leo. 26,41; Ier.e.t, Ez: 44,7.9 LXX. L'espressione indica l'indurimento (di circoncisi). Cfr. anche I QS 5,5; I QpHab II,13
212. &.v'tml7t'tw, volgersi contro, opporsi, testimoniato, ad es., in Polibio e Plutarco, oltre che nei LXX (Ex. 26,5.17; Num. 27,14)
213. Su 't 1t\IEV[J.Gt't iy~ov vedi sopra nr. 14 n. 108. Per Act. 7,5I cfr. Is. 63,10:
i]7tEl1h}C1GtVxGtL 7tGtpw1;uvGt'J -e 7tVEV[J.Gt't iy~ov Gt'tov.
2I4. Vedi invece Haenchen: Solo se quanto precede un rifiuto radical~ del culto del tempio si ha immediatamente il passaggio dal v. 50 a 51-53GlUstamente Wilckens,' Missionsreden' 214 osserva: Quest'accusa corrisponde in tutto e
per tutto allo scopo della parte centrale su Mos ....

652

Aci. 7,51.52-53

mistica o in linea con la tradizione deuteronomistica , tali


rimproveri sono rivolti ad Israele per chiamarlo a penitenza.
In simili prediche penitenziali ricorrono come topo i la disobbedienza del popolo, la magnanimit di Dio, l'ammonimento
dei profeti, la testardaggine del popolo e infine il giudizio di
Dio. Nel discorso di Stefano l'oratore pneumatico (6,5; 7,55)
critica i suoi connazionali, che si lanciano contro lo Spirito
santo. Ma neanche questa volta costoro sono in grado di resistere allo Spirito col quale egli parla (cfr. 6, IO).
P-53. L'oratore chiede agli uditori quale dei profeti non abbiano perseguitato i loro padri'" (v. 52a). S, essi hanno ucciS0216
i profeti che animnciavand'7la venuta del Giusto.':"
questo Giusto che gli uditori (abitanti di Gerusalemme)'"
ora, vale a dire in un tempo immediatamente precederite,
hanno tradito e UCciS0220
(v. 52b). Nel rimprovero conclusivo
il comportamento degli Israeliti di cui s' parlato sinora nel
discorso - senza che ora si distingua pi tra i padri e la generazione attuale - giudicato una trasgressione della legge: essi
hanno ricevuto la legge per mezzo di direttive di angeli'" (cfr .
.H5. Un profeta siffatto non esiste. Cfr. MI. 5,12; 23,30 s.37; Iust., dial. 16,+ Cfr.
inoltre Billerbeck I 943; Schoeps, Die iiidischen Propbetenmorde, I943; Steck,
Gesehick der Propbeten, I967, passim; Wilckens, Missionsreden' 214-217.
1I6. Vedi il crescendo da 15Ul;,avad a:m'x"mvav. Cfr. Le. II,47 (div. MI.): ol
151:
1ta'tpE Vj.l.WV
.1tx'tEwav av'tou. In Le. II,49 .1tox'tELVWsta accanto a 15Lwl'W. Vedi in Le. I3,I3 par. MI. 23,37 Gerusalemme che uccide i profeti.
217. Qui ol 1tpoxa'taYYEO"av'tE si riferisce ai profeti vaticinanti. In 3,18 soggetro di 1tpoxatllYYELEv Dio: egli annunci per mezzo dei profeti .
.1I8.1tEpl 'tTi EUO'EW
'tou 15LxaLouindica l'oggetto dell'annuncio profetico.
15LxaLo una designazione cristologica anteriore all'autore di AcI. (3,I4; 22,14);
cfr. sopra, nr. 8 n. 45. Il sostantivo EEUO'L
non ricorre altrove in Luca; si trova in
I Clem. 17,1; Polyc. 6,3; Aci. Phil. 78; Aet. Thom. 28. Cfr. Kilpatrick, EAEYLIL,
1945, il quale ritiene che EEUO'L
sia un termine rnessianico (144), che deriverebbe dal giudaismo e sarebbe stato fatto proprio dai cristiani.
219. Aci. 3,I5; 13,27-29; cfr. Le. 9,22; 13,34; 20,I4 s.
220. Nei suoi riguardi sono diventati 7tpo06'taL (cfr. Le. 6,16 divo Me. a proposito
di Giuda: yVE'tO7tpo15hT]) e CPOVEL
(cfr. Aet. 3,I4: .vi]p CjlOVEU,
in antitesi a
il Santo e Giusto).
221. d 15La'taya .yywv, mediante (d invece di v strumentale, vedi Zerwick, Biblieal Greek, nr. 101) direttive di angeli; cfr. sopra, n. 174.

Aci. 7,54-8,3

v. 38), ma non l'hanno osservata?" Per questo l'accusa che rivolgono a Stefano va ritorta proprio contro di loro (6,I3 s.).

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