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Il Trattamento Fisiokinesiterapico PDF
Il Trattamento Fisiokinesiterapico PDF
Influenza della respirazione sulla postura cervicale e sull'allungamento dei muscoli del
rachide cervicale pag.10
Influenza della mobilizzazione cervicale sui movimenti della colonna e sul controllo
posturale pag.11
La massoterapia e la punto pressione pag.11
Il dolore Miofasciale pag.12
Le patologie reumatologiche - pag.14
Le patologie ortopediche pag.15
La terapia fisica strumentale pag.17
I tempi e la verifica dei risultati pag.18
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Il trattamento fisiokinesiterapico
nella patologia cervicale
di Giancarlo Caleffi - Terapista della Riabilitazione
Introduzione
Nell'era della pubblicit , del "look", dell'aspetto esteriore o dell'aspetto falsamente interiore, l' "Uomo" viene
fatto oggetto di bombardamenti pi o meno palesi, che tentano di convincerlo ad acquistare qualcosa che lo possa
rendere migliore, nell'aspetto, nel benessere, nella salute, nel rapporto con gli altri e con se stesso.
Inevitabilmente diventa sempre pi difficile capire ci che serve e ci che non serve.
Uno dei pi grossi affari commerciali del secolo senza dubbio quello che ruota attorno al mondo sanitario. La
salute, lo stato di benessere che si ritrova al di fuori dello stato di malattia.
Quale potrebbe essere per l' "uomo della pubblicit il momento di maggior benessere? "il momento in cui,
oltre ad avere il nuovo modello di automobile, il mobile pi ricercato, il vestito pi alla moda, e la pasta con la cottura
migliore,...avesse anche un perfetto stato di benessere fisico ed un inattaccabile equilibrio psichico. ah!."
Purtroppo non sempre possibile acquistare l'auto nuova od il vestito elegantemente firmato da qualche
famoso stilista, ma radicata la convinzione che comunque possibile avere il farmaco giusto (!?), od il giusto esame
clinico.
Anche larea rieducativa, fisioterapica, cos prossima alla medicina, ma non del tutto facentene parte, non
stata esentata dalla famelicit dell' "affare commerciale", dal Business sanitario.
La gente comune si rivolge a noi convinti che ogni problema possa essere risolto, che comunque c sempre
qualche metodo, qualche tecnica che possa far loro raggiungere il benessere. Cos in questo business difficilmente
scientificamente verificabile, sono arrivate a mescolarsi tecniche e metodiche delle pi disparate, alcune geniali, altre
che ricalcano la pi classica delle rieducazioni fisioterapiche, ma usando nomi pi eterei, altre che rasentano la
stregoneria.
Ecco, perch mi sembrato quanto mai attuale ridefinire, rivalorizzare l'intervento del Terapista della
Riabilitazione, dopo che, negli ultimi ventanni si sono affinate le metodiche e sfumate le incompatibilit tecniche;
l'esperienza terapeutica sul campo ha ribadito, se mai ce ne fosse stato il bisogno, l'interdisciplinariet delle tecniche,
che assumono come filo conduttore non lo spirito teorico della metodica, ma l'attenta valutazione del riscontro che il
Terapista ha dal paziente durante l'atto rieducativo. Solo da questo presupposto di "ascolto" di ci che il Terapista sente
e vede, si pu partire per dotare l'intervento Terapeutico dei mezzi (metodiche e tecnologie) necessari alla soluzione del
problema, nel rispetto delle esperienze e della dignit professionale di ognuno.
Dalla terza vertebra in gi si ha una morfologia simile per tutte le vertebre cervicali;
brevemente: corpo vertebrale, l'arco posteriore comprendente le apofisi articolari sulle quali vi
una faccetta articolare superiore, che si articola con la faccetta articolare inferiore della vertebra
sovrastante, ed una faccetta articolare inferiore. Le apofisi articolari sono collegate al corpo
vertebrale mediante il peduncolo dal quale originano le apofisi trasverse presentanti un foro, in
prossimit del corpo vertebrale, che lascia passare l'arteria vertebrale. Posteriormente l'apofisi
spinosa con i suoi due tubercoli.
Grossi ponti legamentosi collegano e stabilizzano questo sistema articolare, ma dilungarci
sulla descrizione di questi risulta inutile, in questo lavoro, dato che molteplici sono le fonti
autorevoli che fanno queste descrizioni. Cito senza dubbio "Fisiologia Articolare di Kapandji".
Ci che, invece deve attirare l'attenzione del Terapista, il delicato equilibrio esistente fra le
vertebre. Vedremo in seguito, che le strutture vascolari, nervose e muscolo-tendinee sono in stretta
connessione fra loro e sono poche le possibilit di compenso, di libert di movimento che vengono
supportate. Quando trattiamo questa zona dobbiamo essere consapevoli di ci che abbiamo in
mano, prima di compiere qualsivoglia manovra.
La raccolta di notizie
L'anamnesi patologica remota e recente.
Identificare eventuali incidenti che possano aver coinvolto, anche non direttamente, il tratto
cervicale. Le attivit lavorative del Paziente, Patologie che in qualche modo possano aver
influenzato le posture statiche o dinamiche.
Gli esami effettuati
Lindagine radiografica, standard ma anche dinamica, in stazione eretta, la TAC e la RNM sono le
indagini che occorre effettuare al minimo dubbio sulla stabilit del sistema, prima di effettuare
qualsivoglia manovra fisioterapica.
L'atteggiamento del Paziente
La rassegnazione, la diffidenza, lindifferenza, la depressione, lansia, sono alcuni modi di essere
dei Pazienti nei confronti della propria malattia e di chi deve affrontarne la cura. Molto
probabilmente in questi casi, pu avendo oggettivamente la possibilit di raggiungere un completo
benessere, non riusciremo a far star bene il nostro Paziente.
Le aspettative del Paziente
Dopo aver esaminato il nostro soggetto, e magari dopo aver effettuato il primo trattamento, potremo
indicargli ci che pensiamo si possa ottenere dal trattamento rieducativo. Il Paziente ci dovr dire
quali sono le sue aspettative e realisticamente dovremo dirgli quanto di quello che si aspetta potr
ottenere. Questo fa si che non alimentino speranze miracolistiche ( per i miracoli possono affidarsi
ai maghi del vicentino N.d.R.) e che non si crei dipendenza psicologica alla terapia e/o al Terapista.
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Vale la pena ricordare ci che lobiettivo della manovra che andiamo ad eseguire.
Dobbiamo ridurre le tensioni muscolari che si evidenziano sotto le nostre mani, e che in numerosi
casi instaurano il famigerato ciclo dolore, aumento del tono, aumento del dolore e cos via.
Potremmo anche avere delle eclatanti situazioni di inclinazioni e /o rotazioni del capo sul collo e del
collo sul resto del corpo che sono il risultato di un tentativo automatico di sfuggire al dolore.
In questi casi ci viene molto in aiuto il buon senso, oltre la scienza. Sar imperativo allentare la
tensione muscolare e, aggiungerei aumentare la plasticit connettivale. Partendo dal punto
insindacabile che la percussione violenta o lo strectching violento sul muscolo ne provoca la sua
contrazione, un aumento del tono, o come minimo fa dolore e quindi ricadiamo sul ciclo dolore
aumento della tensione etc., dovremo approcciare il collo del soggetto in modo molto tranquillo,
avendo cura di evitare prese puntiformi, assecondando inizialmente anche le posizioni antalgiche
assunte dal paziente. Si lascer il pz bene appoggiato sul lettino, in posizione supina, e da dietro il
suo capo inizieremo a prendere reciproca confidenza delle manovre che dovr subire. Inizieremo a
trazionare in modo molto tranquillo, con un carico massimo di un chilo circa (a seconda della massa
muscolare), si dovr tentare di porre il capo in posizione assiale, e si inizier a tirare in modo
progressivo, senza bruschi cambiamenti di tempo, con le mani simmetricamente dietro il collo
lasciando quindi completamente liberi il volto ed il mento del paziente. Si manterr questa
posizione di tensione in allungamento per una quindicina di secondi e si rilascer ancora pi
lentamente di quanto ci si messo per raggiungere la sufficiente tensione. Si ripeter la manovra
una decina di volte rimanendo sempre al di fuori del punto dinsorgenza del dolore.
Durante lespirazione se lasciamo andare la presa sul collo del nostro soggetto, verificheremo
una rotazione in estensione del capo ed un aumento della lordosi cervicale. Sar allora nostro
compito compiere le manovre di allungamento durante lespirazione rilasciando solo durante un
atto inspiratorio.
Compiremo cos un allungamento sui muscoli spinali e comunque sui muscoli della statica che
produrr tensione verso le inserzioni superiori e contemporaneamente verso le inserzione pi basse.
Inizialmente dovremo, per qualche atto inspiratorio guidare la respirazione, accompagnando
labbassamento dello sterno.
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discali, ecc Il Massaggio spesso visto come sempre benefico dai pazienti, anche se non sempre
veramente utile.
Frequentemente ha una forte valenza psicologica, e daltra parte, alcune patologie non possono
seguire uniter rieducativo di correzzione o di mobilizzazione del rachide.
Nelle malattie croniche od in quelle ove vi sia rigidit articolare da molto tempo (gravi artrosi
cervicali p.e.) sicuramente una delle poche cose che si possono fare per alleviare lo stato di dolore
cronico, sordo, e continuo che i muscoli della zona del collo provocano anche a causa della forzata
immobilit.
Vale la pena, a volte perdere un poco di tempo per ricercare su corpo muscolare interessato,
il punto pi doloroso, quello che scatena il dolore pi forte, che si irradia. In quel punto iniziamo ad
esercitare una pressione con il pollice (perch il pi resistente), inizialmente non pesante, ma in
crescita rapida. Il paziente avvertir un dolore acuto per circa 30 40 secondi e poi inizier a dirci
che il dolore cala. Se riusciremo a mantenere una buona pressione per un tempo abbastanza lungo,
otterremo sicuramente un calo del dolore generale su quel muscolo.
Il dolore miofasciale
A. De Nicola
Una patologia che colpisce praticamente tutti, almeno una volta nella vita, rappresentato dalle
sindromi miofasciali, sia come evento primario che associato o secondario ad altre patologie.
La letteratura in tema di sindromi dolorose di origine muscolare alquanto numerosa e per anni la
variet delle definizioni e la diversit di terminologia per indicare il dolore miofasciale ha generato
confusione e difficolt nella sistematizzazione della materia. (1)
La sindrome dolorosa miofasciale infatti stata chiamata anche miosite, fibrosite, mialgia,
miogelosi, miofascite, miofibrosite interstiziale, reumatismo muscolare, stiramento muscolare (2).
Attualmente la definizione di Travell "sindromi di dolore miofasciale" o analogamente "sindrome
dolorosa miofasciale", comunemente e pi brevemente chiamato "dolore miofasciale" quella pi
accreditata ed universalmente riconosciuta.
La sindrome dolorosa miofasciale comprende un vasto ed eterogeneo gruppo di patologie muscolari
che si presentano con dolore muscolare continuo, associato a contrattura, limitazione funzionale ed
occasionalmente a sintomatologia di tipo nevralgico quali parestesie e formicolio e disfunzione
vegetativa. Esse sono estremamente comuni e rappresentano, considerate in toto, una delle cause
pi frequenti di dolore.
I diritti di propriet letteraria appartengono ad A. De Nicola
Nel 1954 Janett Travell, alla quale si deve una mole enorme e preziosa di studi sull'argomento, definisce e canonizza
l'elemento caratteristico della sindrome dolorosa miofasciale, cio il cosiddetto "trigger point" (punto grilletto) in
base a tre peculiarit:
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Nessuna alterazione o particolarit istologica significativa stata evidenziata sulle biopsie effettuate nelle sedi
muscolari dei TPs.
L'area di irradiazione del dolore non segue, tipicamente, la regola dermatomerica o il decorso di un nervo (4). Molti casi
di dolore miofasciale sarebbero l'estrinsecazione del meccanismo del dolore riferito in risposta a stimoli nocicettivi
originati da strutture profonde con scarsa o senza rappresentazione nella corteccia somato-sensoriale. L'origine di questo
dolore anche potendo essere in rapporto con organi quali colecisti, polmone, cuore, stomaco, ecc., sarebbe pi
frequentemente in rapporto con strutture scheletriche, legamentose e muscolari della colonna vertebrale, del torace e dei
cingoli scapolo-omerale e pelvico.
A questo proposito Melzack ha individuato una corrispondenza tra trigger points ed i punti delle mappe di agopuntura
in una percentuale del 71% (7): elemento che potrebbe essere di aiuto diagnostico (5,6). La Travell tuttavia ritiene che i
TPs sono caratteristici di ogni muscolo ma con localizzazioni non immutabili ed estrinsecazioni personali (4). Le due
tesi contrastano solo nell'enunciato. Infatti estremamente probabile che i punti di agopuntura non siano altro che la
manifestazione cutanea di un dolore viscerale e quindi variabili da paziente a paziente: anche se la localizzazione di tali
dolori riferiti con una certa approssimazione sovrapponibile alle mappe tradizionali standardizzate (8,9).
Origine della sindrome miofasciale. L'individuo, soggetto a stress fisici ed emotivi, pu reagire con meccanismi fisiologici di difesa:
aumento di tono e contrattura di difesa dei muscoli, modificazioni vasomotorie, iperattivit simpatica, alterazioni ormonali, altre modificazioni
umorali plasmatiche e dei liquidi extracellulari.
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-Uno specifico punto (pi sensibile del tessuto limitrofo) di un muscolo o di una fascia ipertonici e stressati si affatica e segnala la sua
condizione sfavorevole al sistema nervoso centrale.
La risposta pi facilmente prevedibile coinvolge i riflessi motori: diversi muscoli associati al punto trigger diventano contratti e cominciano
ad stancarsi. Le risposte simpatiche inducono modificazioni vasomotorie nel contesto dell'area grilletto e attorno ad essa. Si produce allora
ischemia locale, che provoca alterazioni nell'ambiente extracellulare delle cellule affette, con liberazione di mediatori algogeni (istamina, chinine,
prostaglandine), modificazioni osmotiche e del pH, che insieme incrementano la sensibilit dei nocicettori di quella zona. L'attivit simpatica pu
anche provocare la contrazione della muscolatura liscia prossima ai nocicettori stessi, eccitandone in tal modo l'attivit.
L'aumento del flusso di impulsi in partenza dai nocicettori concorre al perpetuarsi del circolo vizioso, poich accresce I'attivit motoria e
simpatica, che a sua volta incrementa il dolore.
Quando la contrazione incomincia ad affaticare i muscoli, in una situazione di stimolazione simpatica e di alterazioni biochimiche locali,
anche i punti trigger di tali muscoli cominciano ad attivarsi, sommandosi al circuito di feedback positivo ed allargando il dolore ai muscoli
contigui. Alla fine lo stress dovuto al dolore e alla fatica, sommato all'aumento della tensione muscolare e del tono simpatico in tutto l'organismo,
si traduce nell'attivazione di zone grilletto in muscoli situati a distanza dall'iniziale area del dolore.
Diagnosi
Spesso la preoccupazione di ricorrere a mezzi diagnostici strumentali per dimostrare la causa di un dolore muscolare e
la disabitudine alla diagnosi clinica, fanno trascurare l'ipotesi che si possa trattare di una sindrome miofasciale (4,5,6).
Infatti la diagnosi di sindrome dolorosa miofasciale essenzialmente clinica e si fonda sulla presenza dei TPs (punti
grilletto). Ognuno di questi punti in pratica pu manifestarsi in ogni muscolo ed ha una dimensione piccola, intorno ad
un centimetro di diametro.
I tipi di dolore riferito sono talmente rilevanti, da paziente a paziente, che il medico pu diagnosticare la struttura malata
in base alla topografia ed al tipo di dolore. Entro ciascuna area di dolore riferito c' spesso uno o pi TPs con
localizzazione spesso sovrapponibile nella maggior parte dei casi. La digitopressione su tali zone determina dolore
nell'area di riferimento (target area) ed a volte anche nella struttura viscerale malata.
Interessante sottolineare come l'iniezione di anestetico locale in quelle zone particolarmente sensibili capace di
eliminare il dolore riferito e spesso anche quello della struttura viscerale alterata e porre termine al circolo vizioso.
Il problema diagnostico del dolore miofasciale pu essere chiarito quando la compressione di un determinato punto
algogeno evoca dolore riferito: cosa non sempre facile, in quanto esso non necessariamente situato dove il paziente
indica di avere dolore.
L'anamnesi dettagliata deve essere eseguita per conoscere eventuali eventi patologici, traumatici, movimenti bruschi,
sforzi improvvisi, posture anomale, lavori ripetitivi che possano aver scatenato o avviato un dolore miofasciale. Molte
volte per l'anamnesi risulta negativa.
Il dolore viene riferito come sordo, acuto, persistente, profondo quasi mai di tipo bruciante o pungente. A volte il dolore
viene definito come lanciante, folgorante ed a tipo pugnalata.
Non sempre il dolore presentato dal paziente come il sintomo principale ma la limitazione funzionale e la contrattura
muscolare che focalizzano l'attenzione.
Nell'esame obiettivo si deve porre attenzione alle anomalie del passo, alle deviazioni della postura, alle asimmetrie del
corpo, a movimenti ed atteggiamenti protettivi o antalgici mentre il paziente si muove, parla e si sveste.
Invitato il paziente a rilassarsi e sistematolo in una posizione comoda si procede all'esame obiettivo. La palpazione delle
aree sospette o indicate dal paziente deve essere sistematica. L'ammalato deve essere istruito affinch indichi quando,
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trovato il punto localmente doloroso (TP), la sua palpazione evochi dolorabilit a distanza, in qualche area di
riferimento.
Appena trovato il TP deve essere segnato con una matita dermografica e riportato in cartella.
La palpazione va fatta con l'indice con movimenti avanti ed indietro sull'area sospetta come se vi volesse "scavare" la
banderella tesa nella quale giace il TP. Questo viene percepito dal polpastrello come una nodosit. Si pu procedere
altrimenti con il pollice e l'indice, con una palpazione "a pinza", della banderella muscolare contratta. Questa
operazione pu essere compiuta su quei muscoli che possono essere facilmente afferrati come lo sternocleidomastoideo,
il grande pettorale ed il grande dorsale. Per eseguire una diagnosi pi precisa ed agevole si pu seguire il seguente
schema diagnostico:
Una moderata e prolungata pressione su di un TP, sufficientemente irritabile, produce o aumenta il dolore nella
Decorso clinico
La fase acuta del dolore miofasciale, una volta che insorto, dura da due settimane a due mesi. Quando non viene
diagnosticato, o non adeguatamente curato o non curato affatto si va verso la fase cronica o la cronicizzazione vera e
propria la cui durata non prevedibile.
Quando si eseguono trattamenti idonei i TPs vengono inattivati a lungo ed i pazienti possono reagire ad eventuali
riacutizzazioni dei sintomi senza necessit di ulteriori interventi terapeutici.
Nel caso di cronicizzazione della sindrome dolorosa miofasciale per abuso dei muscoli colpiti, per cattivo uso dei
farmaci o per inadeguata terapia locale possibile che i TPs divengano, una volta sviluppati, ipersensibili e possano
diventare maggiormente vulnerabili ad una successiva riattivazione. Gli eventi che possono riattivare i TPs sono le
attivit fisiche eccessive, l'inattivit prolungata o posture anomale del muscolo, stress particolarmente intensi, brusche
modificazioni climatiche, artriti, malattie generalizzate come un'infezione virale (ad esempio l'influenza).
Un esempio tipico "l'atleta della domenica" che per l'intera settimana stato seduto di fronte ad una scrivania e che nel
fine settimana mette in iperattivit i suoi muscoli. Il luned si presenta nell'Unit di Terapia del Dolore con una severa
lombalgia. L'esame clinico non rileva segni clinici di interesse neurologico od ortopedico ma la presenza di TPs nel
contesto del lunghissimo del dorso.
Trattamento
Passa dalla la terapia fisica (massaggi, esercizi di allungamento), lo "stretch and spray" (stiramento del muscolo e spray
refrigerante) e lo "stretch and inject" (stiramento ed iniezione del TPs).
Il blocco anestetico dei TPs resta, comunque, il trattamento di scelta. Infatti nella nostra esperienza abbiamo verificato
che l'applicazione dello spray refrigerante e del contemporaneo allungamento del muscolo affetto (stretch and spray)
non sempre praticabile in quanto non accetta dal paziente specie nei mesi invernali e nei soggetti di cultura
mediterranea.
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Le patologie ortopediche
Spondilolisi e spondilolistesi.
La Spondilolisi una situazione patologica consistente nell'interruzione dell'arco posteriore;
pi precisamente a livello dell'istmo. Situazione raramente presente a livello delle vertebre
cervicali, si trova, spesso anche in maniera asintomatica, a livello delle ultime due vertebre lombari.
Frequentemente l'evoluzione porta il crearsi di una spondilolistesi: "scivolamento in avanti della
vertebra (corpo vertebrale, peduncoli, apofisi trasverse e apofisi articolari superiori) rispetto alla sua
parte postero-inferiore ( apofisi articolari inferiori, lamine e apofisi spinosa) che resta solidale con il
metamero direttamente sottostante".
Un controllo radiografico ci pu dire esattamente la situazione vertebrale.
A volte dopo un incidente con "colpo di frusta", il controllo radiografico a distanza di tempo
ci rivela la presenza di spondilolistesi da danno del disco. Generalmente questa patologia si
stabilizza senza pi aggravarsi dopo il trentesimo anno di et.
I Pazienti giovani, vanno quindi seguiti nel tempo fino alla verifica dell'effettiva
stabilizzazione del quadro.
E' possibile avere Pazienti che non hanno dolore o limitazioni articolari evidenti e quindi,
dopo aver riallenato le possibilit di movimento, si pu lasciare il Paziente abbastanza
tranquillamente.
Si dovr fare attenzione a non trazionare eccessivamente e a non forzare le rotazioni
laterali. Occorrer intervenire sul dolore nelle diverse
situazioni posturali, ricercando i trigger point, attraverso la
punto-pressione e la terapia con corrente elettrica modulata
tipo "diadinamica". La mobilizzazione va fatta cercando di
omogeneizzare la tensione muscolare dell'arco posteriore, e
quindi va fatta una leggera trazione-massaggio rilassante
mantenendo la lordosi fisiologica; occorre evitare la
delordosi forzata perch questa non farebbe altro che
aumentare la tensione di muscoli e legamenti che
creerebbero una spinta delle vertebre verso l'interno e
favorirebbero la spinta anteriore della vertebra
spondilolistesica.
Scoliosi.
La scoliosi del tratto cervicale una patologia
abbastanza frequente, spesso come controcurvatura di una
scoliosi dorso-lombare. Se si tratta di una vera scoliosi, troveremo anche un certo grado di rotazione
delle vertebre, in caso contrario possibile che ci si trovi di fronte ad un "banale" atteggiamento
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antalgico, a seguito di un incidente traumatico per esempio, o ad una viziatura posturale. Quindi
molto importante correlare l'anamnesi con la valutazione funzionale.
Se si tratta di una "rotoscoliosi", il trattamento dovr essere essenzialmente basato sul
tentativo di recupero della possibilit di rotazione ed inclinazione verso il lato della convessit; a
volte sufficiente anche un solo grado di aumento delle possibilit di movimento per ridare la
possibilit di muoversi senza dolore. Decoattare ed eseguire una rotazione prima nel senso della
rotazione vertebrale, girare quindi il capo verso il lato della concavit e poi deruotare pi
lentamente nel senso opposto , continuando a mantenere la decoattazione e favorendo la
derotazione vertebrale agganciando dolcemente le trasverse nel loro complesso, come a riportarle
in asse. Questo movimento deve essere fatto lentamente, senza dolore e senza forzare.
Esiti di fratture
Occorre prestare molta attenzione nel trattamento di questa situazione. Assolutamente da
evitare le manipolazioni Kiropratiche e le brusche mobilizzazioni; non effettuare manovre di
controresistenza massimale (Kabath). Iniziare il trattamento solo ed esclusivamente nel caso che si
abbiano raccolte notizie certe (anamnestiche, radiografiche e diagnosi medico ortopedica)
sulleffettiva solidit della frattura. Si dovranno individuare due obbiettivi principali: il recupero di
un range di movimento funzionale, e/o lattenuazione del dolore.
Nel primo caso, ancora, si pu impostare un trattamento di tipo globale, chiedendo la ricerca
di qualche grado in pi di rotazione o flessione laterale attiva al Paziente, sempre decoattando
dolcemente (2 - 3 etti di forza di trazione), senza aiutarlo nel movimento, ma accompagnandolo con
garbo. Un controllo pi attivo va invece effettuato sui compensi a carico delle strutture pi
direttamente collegate al tratto cervicale: SCOM, Trapezi, dorsali, Pettorali fra i muscoli e sterno,
coste alte, spalle e gomiti, prime vertebre dorsali e basculamento delle scapole fra i sistemi
articolari. (Per i colleghi RPGisti, sar bene effettuare il trattamento sulle quattro famiglie di
posture, rana in arie e a terra, braccia aperte e chiuse).
In questa maniera anche se il Paziente durante la postura non riuscisse a spostare per pi di
qualche grado le sue possibilit di rotazione o inclinazione laterale attiva, correggendo i compensi,
gli avremmo comunque dato ulteriori possibilit di muoversi al di fuori della postura, anche
compensando, ma senza alcun rischio per la zona di frattura.
Quando ci troviamo in presenza di dolore post traumatico e ed esito di frattura, occorrer
accertarsi della effettiva situazione neurologica. Attraverso un esame elettromiografico, la
radiografia, la TAC o la RMN.
Esclusa una situazione anomala di compressione, che non pu essere trattata in questo caso con la
trazione (callo osseo esuberante?, inglobamento del nervo allinterno della calcificazione della
frattura? ), possiamo abbastanza ragionevolmente indirizzare la nostra attenzione ad una sofferenza
di tipo muscolare da non movimento, da errato uso dei muscoli, da stanchezza muscolare. Occorrer
recuperare una postura dinamica automatica corretta. Possiamo cos dare sfogo alla nostra fantasia
per cercare di inglobare movimenti e situazioni posturali favorevoli allinterno della modo di vivere
del Paziente. Utili sono i massaggi manuali eseguiti con poca pressione ricercando e sciogliendo
eventuali contratture, trazioni assiali senza raddrizzamento della fisiologica lordosi leggere e tenute
per poco tempo, correnti diadinamiche e leggera termoterapia esogena se siamo sicuri di non
trovarci di fronte ad uno stato infiammatorio.
Ernie.
La trazione ed il riposo sono da sempre considerati i trattamenti elettivi della FKT.
Kapandji ci conferma che "Quando si sottopone il disco ad una sollecitazione di
elongazione assiale, i piatti vertebrali tendono ad allontanarsi e lo spessore del disco aumenta;
contemporaneamente diminuisce la larghezza, mentre AUMENTA LA TENSIONE DELLE
FIBRE DELL'ANELLO FIBROSO. il NUCLEO, CHE IN CONDIZIONI DI RIPOSO
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P.E. Souchard
P.E.Souchard
F. mariotto
P.E. Souchard
M.Bienfait
S. Hoppenfeld
Mancini Morlacchi
I.A. Kapandji
Sobotta
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