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Teoria perturbativa
H0 =
p2
2
+ 0 q2
2
2
(19.1.1)
374
c 88-08- 9820
(19.1.2)
= p(0). Sviluppando
la soluzione in serie di
X
q(t) =
n qn (t)
(19.1.3)
n=0
q0 + 02 q0 = 0
q + 2 q = f (t)
1
1
0 1
...
qn + 02 qn = fn (t)
(19.1.4)
dove fn (t) `e il termine nesimo dello sviluppo di f (q(t)) in serie di che dipende solo
da q0 (t), q1 (t), . . . , qn1 (t), ad esempio f1 = f (q0 ), f2 = q1 f (q0 ). Le condizioni iniziali con
cui vanno risolte le equazioni (19.1.4) sono
q0 (0) = q(0),
q0 (0) = p(0),
qk (0) = qk (0) = 0
k1
(19.1.5)
a0 =
q(0)
p(0)
+
2
2i0
(19.1.6)
Per quanto riguarda la seconda si sviluppa in serie di Fourier f1 (t) f (q0 (t)), che `e una
funzione periodica di t.
f1 (t) =
+
X
ck eik0 t ,
ck = ck
(19.1.7)
k=
c0
ck
c1 t i0 t X
q1 (t) =
e
+
eik0 t +
+
2
2
20
2i0
0 (1 k 2 )
a1 ei0 t + c.c.
(19.1.8)
k=2
dove c.c. sta ad indicare il complesso coniugato di tutti i termini che precedono. Il
termine a1 ei0 t `e la soluzione generale della equazione omogenea e la costante complessa
a1 vien determinata imponendo che q1 (0) = 0, q1 (0) = 0. Da (19.1.7) e (19.1.8) segue che
f2 = q1 f (q0 ) `e un polinomio di primo grado in t con coefficienti periodici e pertanto q2 (t)
`e un polinomio di grado 2 in t a coefficienti periodici. Per induzione si mostra che qn e
fn+1 sono polinomi di di grado n in t a coefficienti periodici. La presenza di termini non
c 88-08- 9820
375
+
X
Ak ()eik()t
(19.1.9)
k=
p(0)
sin(0 t 1 + )
0 1 +
(19.1.11)
(19.1.12)
e la soluzione si scrive
q1 =
802
2i0
(19.1.13)
q03
3q03
t sin(0 t)
(cos(3
t)
cos(
t))
0
0
3202
80
(19.1.14)
(19.2.1)
2 02 = 20 1 + 2 [20 2 + 12 ] + . . . + n 20 n +
n1
X
k=1
k nk + . . .
(19.2.2)
376
c 88-08- 9820
a=
1 i
Ae
2
(19.2.3)
p = p(Aei(t+) , Aei(t+) , ),
= (A, )
(19.2.4)
ed il metodo di Lindstedt consente di determinare lo sviluppo di q e di in serie di potenze
di . Si costruisce cos` una famiglia a due parametri A, di soluzioni, interpretabile come
il cambiamento di coordinate, che trasforma la soluzione del problema assegnato nella
soluzione del problema lineare con la stessa frequenza. Questa trasformazione `e definita
nellintorno dellorigine delimitato dalla separatrice e posto = +t rappresenta lorbita
come immagine di un cerchio di raggio A su cui il moto `e uniforme. Lampiezza A e la fase
sono fissate dalle condizioni iniziali, mentre p, q sono esprimibili come serie di Fourier
in . I coefficienti di Fourier, valutati tramite lo sviluppo perturbativo in , consentono
di esprimere la variabile dazione come funzione dellampiezza del moto J = J(A.). Il
metodo si estende a sistemi con d gradi di libert`a, il cui vettore delle frequenze sia non
risonante. Le equazioni perturbative diventano
q0 + 2 q0 = 0
q + 2 q = 2 q + f (q )
1
1
0 1 0
0
(19.2.5)
...
qn + 2 qn = 20 n q0 + gn (t)
dove gn `e una funzione nota che dipende da q0 , q1 , . . . , qn1 e da 0 , 1 , . . . , n1 . La
soluzione della prima equazione `e data da (19.2.3). Se f (q0 ) `e espressa dallo sviluppo
di Fourier (19.1.7) con 0 , la soluzione della seconda equazione (19.2.5) si ottiene
imponendo che i coefficienti di eit si annullino, in modo da eliminare i termini secolari
c1
1 =
2a0
X
c0
ck
q1 =
+
eikt + c.c.
2
2
2
2
(1 k )
(19.2.6)
k=2
3 aa
3 A2
=
2 0
8 0
(19.2.7)
(19.2.8)
c 88-08- 9820
377
(19.2.9)
q03
cos(3t) cos(t)
2
32
(19.2.10)
(19.3.1)
Oltre alla funzione generatrice, `e incognita la nuova hamiltoniana definita dal lato destro
della equazione (19.3.2). Se scriviamo F come una perturbazione di ordine della trasformazione identica F = J + F1 (, J), sostituendo nella (19.3.2) ed uguagliando i termini
di ordine si ottiene
F1
1 (J)
+ H1 (, J) = H
(19.3.3)
378
c 88-08- 9820
19 Teoria perturbativa
La nuova perturbazione H2 va espressa come funzione dei nuovi angoli tramite la trasformazione = (, J), ottenuta invertendo = + F1 /J. La funzione F1 `e definita
sul toro e la sua derivata rispetto a ha media nulla; come funzione definita sullo spazio
di ricoprimento Rd `e periodica con periodo 2 in ogni angolo. Dalla media angolare di
(19.3.3) segue
Z 2
Z 2
d
H1 (, J)d1 . . . dd
(19.3.5)
...
H1 (J) = hH1 (, J)i (2)
0
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t
Figura 19.3.1.
Il risultato `e interpretabile come principio della media: la parte integrabile della nuova
hamiltoniana `e la media angolare dellhamiltoniana iniziale, e la traiettoria, che essa determina, `e la media fatta sulle oscillazioni della traiettoria iniziale, vedi figura 19.3.1. Infatti
la soluzione delle equazioni del moto per per lhamiltoniana iniziale
d
=
(H1 hH1 i),
dt
d
hH1 i
=+
+ (H1 hH1 i)
dt
(19.3.6)
(t) = 0 + t +
hH1 i
t + g(0 + t, 0 )
(19.3.7)
(19.3.8)
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379
k H
+ H1 ,
=J+
(19.3.9)
k=1
= (, J)
F1
(, J) 2
J
"
#
d
2
X
F2
F1
F1
(, J) + . . . (19.3.10)
J
Jk Jk
k=1
333333333
33333333
333333333
33333333
333333333
33333333
333333333
33333333
333333333
33333333
333333333
33333333
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333333333
33333333
1
1
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333333333
33333333
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333333333
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Figura 19.3.2. Trasformazione di coordinate ( , )( , ) sul toro T .
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1
Equazione omologica
Lequazione di Hamilton-Jacobi (19.3.9) si risolve per via perturbativa. Scriviamo lo
sviluppo di H1 in serie di nella forma seguente
F1
N FN
+... +
= Q1 (, J) + . . . + N 1 QN (, J) + N HN +1 (, J)
H1 , J +
(19.3.12)
380
c 88-08- 9820
19 Teoria perturbativa
dove il termine Qn dipende solo da F1 , . . . , Fn1 , come mostra la espressione esplicita dei
primi termini
Q1 = H1 ,
Q2 =
H1 F1
,
J
Q3 =
H1 F2
1 2 H1 F1 F1
2 JJ
(19.3.13)
Fn
n (J)
(, J) + Qn (, J) = H
(19.3.14)
Fn
= hQn i Qn (, J)
(19.3.15)
X Qn,k (J)
eik
k
(19.3.16)
k6=0
Si noti che hQn i = Qn, 0 mentre Fn, 0 , che resta indeterminata, contribuisce al fattore di
fase arbitrario da cui la trasformazione dipende. I termini k , sono detti piccoli
divisori possono diventare arbitrariamente piccoli per k grande. Se allo sviluppo di Fourier
di H1 contribuiscono solo i vettori k con |k| = |k1 | + . . . + |kd | m, si dice che H1 `e un
polinomio trigonometrico di ordine m. Da (19.3.16) segue che Fn e Qn sono polinomi dello
stesso ordine e per induzione si prova che Qn `e di grado nm, vedi (19.3.13). Lhamiltoniana
nelle nuove coordinate `e data dal lato destro di (19.3.9) dove `e riespresso attraverso , J
tramite (19.3.10)
Se H1 non `
e un polinomio trigonometrico, la la serie che definisce F1 converge solo se si impongono restrizione alla crescita di (k)1 quando |k|. Se il decadimento dei coefficienti di H1 `
e esponenziale
|H1 k |c exp(|k|) `
e tollerabile una crescita a potenza dei divisori; questo si verifica se le frequenze soddisfano una condizione diofantina (18.3.7). Le frequenze diofantine sono generiche poich
e si prova che le
frequenze non diofantine hanno misura nulla e quindi probabilit`
a nulla in una scelta casuale. Introducendo
nello spazio Rd delle frequenze una misura normalizzata gaussiana si dimostra, vedi appendice C, che
2d
dove d `
e larea della sfera
la misura dellinsieme N delle frequenze diofantine `
e (N )1 1 (d+1)
unitaria in dimensione d. Poich
e per ogni fissato >d1 si pu`
o scegliere arbitrariamente grande, la loro
misura si avvicina ad 1 arbitrariamente. In questo modo si escludono solo insiemi di misura nulla.
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381
Loscillatore anarmonico
Come esempio di applicazione della teoria canonica si considera loscillatore quartico
unidimensionale, che `e anche esattamente solubile per quadrature, vedi paragrafo 2.8.
Loscillatore bidimensionale `e considerato nel paragrafo 23.3. Data lhamiltoniana H =
(p2 + 2 q 2 )/2 + q 4 /4 la prima equazione omologica si scrive
J2
F2
1 (J)
+ 2 cos4 = H
(19.3.17)
(J) = +
3J
3 2
=+
A
2
4
8
(19.3.18)
dove A = (2J /)1/2 `e lampiezza del moto, risultato in accordo con lequazione (19.2.8).
La funzione generatrice soddisfa lequazione
J2
J2
F1
4
4
= 3 cos hcos i = 3 (cos 4 + 4 cos 2)
8
e la soluzione si scrive
F1 =
J2 1
(sin 4 + 8 sin 2)
3 32
(19.3.19)
(19.3.20)
3
8
4
2 (J)
cos cos = H
8
(19.3.21)
35
128
2 !
J 3 17
3
= 5
8
64
(19.3.22)
J2
(cos 4 + 4 cos 2),
8 3
=+
J
(sin 4 + 8 sin 2)
16 3
(19.3.23)
382
c 88-08- 9820
Frequenze nulle
Il caso pi`
u semplice di frequenze risonanti di ordine r `e quello in cui le prime r componenti
del vettore sono nulle. Lo spazio Zr dei vettori ortogonali ad coincide con Zr . Ogni
vettore k in questo spazio ha le ultime d r componenti nulle k = (k1 , . . . , kr , 0, . . . , 0).
Allhamiltoniana
H = r+1 r+1 + . . . + d d + H1 (, )
(19.4.1)
applichiamo il procedimento descritto nel capitolo precedente ma limitatamente al sottospazio delle fasi Tdr Rdr i cui punti hanno coordinate r+1 , . . . , d e r+1 , . . . , d . In
questo sottospazio lorbita imperturbata `e densa sul toro e i divisori r+1 kr+1 + . . . + d kd
sono sempre diversi da zero. Lhamiltoniana trasformata diventa
1 (1 , . . . , r , J1 , . . . , Jd ) + 2 H2 (, J)
H(, ) = r+1 Jr+1 + . . . + d Jd + H
1 `e la media di H1 su Tdr .
dove H
Z
X
1
H1,k (J)eik
H(,
J)d
d
=
H1 =
r+1
d
(2)dr Tdr
r
kZ
(19.4.2)
(19.4.3)
c 88-08- 9820
383
La nuova hamiltoniana va riespressa in funzione dei nuovi angoli ed essendo la trasformazione prossima allidentit`a si modifica solo il resto 2 H2 . Se questo resto vien ignorato, la nuova hamiltoniana `e invariante rispetto al flusso dellhamiltoniana imperturbata,
quindi rispetto al gruppo delle traslazioni sul toro Tdr , ed ha d r integrali primi del
moto Jr+1 , . . . , Jd . La funzione generatrice `e F = J + F1 dove
F1 = i
k6Zr , k6=0
H1 k
eik
kr+1 r+1 + . . . + kd d
(19.4.4)
k6Zr
384
c 88-08- 9820
Hamiltoniani anisocroni
Se lhamiltoniana imperturbata non `e isocrona, la trasformazione risonante o non risonante
per portarla in forma completamente o parzialmente integrabile dipende dal punto considerato nello spazio delle fasi. Sia H = H0 () + H1 (, ) e () il vettore delle frequenze, A()
la matrice hessiana di H0 , che si suppone non singolare, vedi appendice A. In tutti i punti
J dello spazio delle nuove azioni, in cui (J) `e non risonante, si applica la teoria canonica
non risonante. Lequazione omologica `e ancora (19.3.14) ma dipende da J ed i termini
non omogenei Qn cambiano solo a partire dallordine n = 2, per i nuovi contributi che
vengono da H0 , vedi appedice A. Se H1 ha un numero finito di componenti di Fourier, solo
un numero finito di condizioni di risonanza possono essere soddisfatte e, per ciascuna di
queste, si individua la regione nello spazio delle azioni in cui va applicato il corrispondente
sviluppo perturbativo risonante.
Consideriamo come esempio un sistema di due rotatori perturbati la cui hamiltoniana sia
H=
21
2
+ 2 + 1 2 cos2 1 cos2 2
2
2
(19.4.6)
(19.4.7)
e mostra che solo i vettori linearmente indipendenti k = (1, 0), (0, 1), (1, 1), (1, 1) vi contribuiscono. Le frequenze dellhamiltoniana imperturbata sono 1 = 1 , 2 = 2 e quindi
la regione dello spazio delle azioni in cui `e definito lo sviluppo non risonante `e il complementare della stella di rette J1 = 0, J2 = 0, J1 = J2 . Lhamiltoniana trasformata `e data
da
J1 J2
J 2 + J22
+
(19.4.8)
H(J)
= 1
2
4
e la funzione generatrice della trasformazione vale
J1 J2 sin(21 ) sin(22 ) sin 2(1 + 2 ) sin 2(1 2 )
+
+
+
(19.4.9)
F1 =
4
2J1
2J2
4(J1 + J2 )
4(J1 J2 )
Al fine di mantenere uniformemente limitata la generatrice, `e conveniente restringere linsieme, su cui essa `e definita al complementare di un insieme di strisce di spessore costruite
attorno alla stella di rette sopra definita, vedi figura 19.4.1 (si mostra anche lintersezione
1 , J2 ) = E). In ciascuna di queste strisce facciamo la costruzione perturcon lellisse H(J
bativa risonante appropriata. In |J1 | lo sviluppo perturbativo risonante `e immediato
perche Z1 `e generato dal vettore e1 = (1, 0). Lhamiltoniana `e data da
J 2 + J22
J1 J2
H(,
J) = 1
+
(1 + cos(21 ) )
2
4
(19.4.10)
e la funzione generatrice `e ancora espressa da (19.4.9), dove il primo termine tra parentesi
`e soppresso. In |J1 J2 | , lo spazio dei vettori risonanti Z1 `e generato da e1 = (1, 1).
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385
Con il vettore e2 = (k, 1 k), dove k `e un intero qualsiasi, costruiamo una base in Z2
contiene le componenti di
ove la matrice E = (e1 , e2 ) `e unimodulare. Lhamiltoniana H
Fourier con k Z1 ed `e data da
J 2 + J22
J1 J2
1
H(,
J) = 1
+
(1 + cos 2(1 2 ) )
2
4
2
(19.4.11)
1 = J1 J2 = 2I1 I2
2 = J2
= I2 I1
I1 = J1
I2 = J1 + J2
(19.4.12)
J2
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCCCC
J
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCCCCCCCCCCCCCCCC
CCCC
Figura 19.4.1. Linee di risonanza per lhamiltoniana dei rotatori.
1
386
c 88-08- 9820
n=1
(19.5.1)
mantengono una dipendenza da se su di essi vogliamo
ove naturalmente i termini H
scaricare tutte le componenti di Fourier con k Zr ortogonali ad un vettore risonante.
Lo sviluppo perturbativo conduce ad equazioni omologiche che hanno la seguente struttura
Fn
Fn
n (J, t)
+ (J, t)
+ Qn (, J, t) = H
(19.5.2)
t
ik(J,t)
(J, t )dt
dt
(J, t)=
Qn,k (J, t ) e
Fn,k (J, t)=An,k e
(19.5.4)
c 88-08- 9820
387
dove An,k si determina imponendo che, quando `e costante (quindi Qn,k non dipendono
da t), la soluzione Fn coincida con (19.3.16), e si ha An,k = iQn,k (J, 0)/k(J, 0). Nel caso
importante in cui la dipendenza da t sia periodica di periodo T , anche F deve risultare
periodica in t con lo stesso periodo. Se indichiamo con 2T 1 la media temporale di
nel periodo T , si pu`
o esprimere la fase come segue
1
(J) =
2
t),
(J, t) = 2 + (J,
T
(J, t)dt
(19.5.5)
(19.5.6)
Qn,k (J, t ) eik (J,t )(J,t) dt
Fn,k (J, t) = C
t
k6=k0
1
e2 i k 1
t+T
ik +(J,t )(J,t)
Qn,k (J, t ) e
dt
(19.5.7)
Anche in questo caso se `e costante, si ritrova lusuale espressione dopo aver integrato su
t , tenendo conto che T = 2 .
p(q, E, )dq
(19.6.1)
388
c 88-08- 9820
W
W
= E(, ) +
t
(19.6.3)
H1 =
W0
(q(, , ), , )
(19.6.4)
H1
(19.6.5)
per
0t<
(19.6.6)
Indichiamo con T = 2/ il periodo del moto. Nellintervallo [t, t + T ] lorbita ritorna sulla
semiretta da cui `e partita e langolo ha un incremento di 2 (quando varia lorbita non
`e pi`
u chiusa ma spiraleggia). Usando le coordinate iniziali q, p calcoliamo il valor medio,
su un periodo, di E = H/t = H/
=
hEi
T
t+T
t
(q, p, ) dt =
H
p
1
1
dq =
E
(19.6.7)
1
Osserviamo infatti che dt =dq/q=(H/p)
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389
=
E+
=
=
(E hEi)
dt
E
(19.6.8)
(19.6.9)
(19.6.10)
I contributi del primo e del terzo termine sono espressi da |F1 /| e sono di ordine se
la derivata di F1 rispetto a `e limitata. La costante C `e finita se il periodo T non diverge
per 0 < t < 1 e in questo caso `e un invariante adiabatico.
Miglioramenti perturbativi
Con procedimenti perturbativi si pu`
o migliorare ulteriormente la qualit`
a dellinvariante
N
adiabatico. La generatrice F = J + F1 (J, , ) + . . . + FN (J, , ) che trasforma
lhamiltoniana H in
, ) = H0 (J, ) + H
1 (J, ) + . . . + N H
N (J, ) + N +1 HN +1 (J, , )
H(J,
(19.6.11)
+H=H
t
(19.6.12)
390
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Loscillatore lineare
Consideriamo un oscillatore H = 12 (p2 + 02 q 2 ) con frequenza variabile 0 ( ). La soluzione
W (q, J, 0 ) della equazione di Hamilton-Jacobi `e data esplicitamente in (17.7.9) da cui
segue
q
qp
W
=
(20 02 q 2 )1/2 =
= sin cos
(19.6.15)
0
20
20
0
Lhamiltoniana trasformata diventa quindi
d0
H(, , ) = 0
sin cos
(19.6.16)
0 d
Si `e provato che (t) varia meno di in un tempo 1 . Quando la dipendenza dal tempo
`e periodica 0 ( ) = 0 ( + 2), l invariante perpetuo si determina esattamente, vedi
paragrafo 23.6 ed il moto `e quasi periodico, in accordo con la teoria di Floquet, vedi
paragrafo 10.5.
Un modello solubile
Un modello in cui si riescono a fare esplicitamente i calcoli ed a verificare la stima fornita
dal teorema precedente, `e quello di una particella di massa m = 1 che si muove tra due
pareti, una in x = 0 e laltra in x = . Il vincolo unilaterale variabile si realizza con un
potenziale del tipo (5.2.9), che nel limite 0 diventa una buca di potenziale infinita.
Con questo potenziale singolare la traiettoria nello spazio delle fasi `e rettangolare e lazione
vale 2J = 2 p. Se = 0 + t anche |p| varia; la velocit`
a della parete `e e nel riferimento
p+ = 2 p
(19.6.17)
c 88-08- 9820
391
Valutiamo l azione immediatamente prima dellurto supponendo che il primo urto si abbia
a t = 0. Se con pn e tn indichiamo i momenti prima dellurto che avviene allistante tn e
n = 0 + tn `e la distanza della parete dallorigine a quellistante, lo spazio percorso fino
allurto successivo `e pn+1 (tn+1 tn ) = n + n+1 = 2n + (tn+1 tn ) e si ha la mappa
2n
(19.6.18)
pn+1 = pn 2,
n+1 = n +
pn+1
Lazione dopo ogni urto varia poco poiche da (19.6.18) segue che
22
Jn+1 = pn+1 n+1 = pn n 1 + 2 + O(3 ) = Jn + 2 Tn + O(3 )
pn
(19.6.19)
Si verifica quando il periodo del sistema congelato (con = 0 ossia costante) diverge.
Questo accade quando si raggiunge una separatrice. Per sistemi come il pendolo H =
1 2
1 2
1 2 2
1 4
2
2
2 p 0 cos q o loscillatore quartico H = 2 p 2 0 q + 4 q in cui 0 = 1 A cos
varia periodicamente con una frequenza 1, lontano dalla separatrice lazione `e un
buon invariante del moto e le orbite differiscono assai poco da quelle del sistema congelato.
Nellintorno della separatrice invece il periodo T `e grande ed il moto diventa instabile.
4
0 ( ) per loscillatore quartico e J sep =
Lazione della sepratrice, che vale J sep = 3
80 ( ) per il pendolo (avendo diviso per 2 al fine di avere continuit`a con lazione per
le orbite di rotazione), varia tra due estremi J sep , la cui differenza `e di ordine 1. In un
periodo 2/ del moto lento lazione di ogni orbita, purche inizialmente compresa tra J sep
e J +sep , ha un salto aleatorio, secondo la teoria sviluppata da Neishtadt. Indicando con
Jn il valore dellazione dopo n periodi cio`e per = 2 n, si dimostra che il salto ad ogni
periodo `e dato da
dJ sep
Jn+1 Jn =
(n ) n ,
J sep (n ) = Jn
(19.6.20)
a(n ) d
dove a1 ( ) `e il limite di T (E, )/ log |E| per E 0 energia della separatrice, e n =
log(2 sin n ) log(2 sin n ) con n e n variabili aleatorie uniformemente distribuite in
[0, 1]. Per il pendolo e per loscillatore a(t) = 0 ( ) e per il pendolo la mappa (19.6.20)
diventa
1
4 A sin n
(19.6.21)
n ,
cos n = A1 1 Jn2
Jn+1 Jn =
1 A cos n
64
Si tratta di una passeggiata aleatoria sui reali, vedi paragrafo 24.2, che d`a luogo ad un
processo diffusivo per la variabile dazione. Il salto dellazione `e di ordine in un periodo
del moto lento. Il coefficiente di diffusione `e proporzionale a 2 , nel tempo scalato /2 ove
il periodo del moto lento vale 1. Nel tempo t `e il coefficiente di diffusione `e proporzionale
a 3 e si calcola, per n grande, notando che ha media nulla e varianza 2 = 2 /6.
392
c 88-08- 9820
eDG = e
DGN
. . . e
DG2 DG1
(19.7.1)
ciascuna delle quali pone lhamiltoniana nella forma desiderata ad un ordine crescente.
Detta (, J) = eDG (, ) la trasformazione e (, ) = eDG (, J) la sua inversa, lhamiltoniana H(, ) = H0 () + H1 (, ) espressa nelle nuove coordinate diventa
H(, ) = eDG1 H(, J) = eDG1 H0 (J) + H1 (, J) = H0 + DG1 H0 + H1 +
1 (J) + 2 H2 (, J; )
eDG1 1 DG1 H0 + (eDG1 1)H1 = H0 (J) + H
(19.7.2)
2 H2 = eDG1 1 DG1 H0 + (eDG1 1)H1
(19.7.3)
La prima equazione in (19.7.3) coincide con la (19.3.2) scritta per la funzione generatrice se
poniamo G1 = F1 , poiche abbiamo definito (, J) = eDG (, ). La seconda equazione
fornisce una espressione esplicita per H2 . Per passare dal generico ordine n 1 allordine
n lalgoritmo `e simile
n
1 (J) + . . . + n1 H
n1 (J) + n Hn (, J) =
e DGn H0 (J) + H
(19.7.4)
n1 (J) + n H
n (J) + n+1 Hn+1 (, J; )
1 (J) + . . . + n1 H
= H0 (J) + H
n e Gn .
Separando i termini ordine n si ottiene lequazione omologica che determina H
n
I termini di ordine superiore a contribuiscono alla nuova perturbazione Hn+1
n (J) = DG H0 + Hn Gn + Hn (, J)
H
n
DGn
1 + . . . n1 H
n1 + n H
n + en DGn 1 n DG H0
1) H
n
(19.7.5)
Nel caso risonante lalgoritmo `e lo stesso; quello che cambia `e la soluzione della equazione
omologica. Indichiamo con il proiettore sul sottospazio delle funzioni periodiche eik con
c 88-08- 9820
393
n = Hn ,
H
(1 )Gn = (1 )Hn
(19.7.6)
Hn,k eik ,
(1 )Gn = i
kZr
X Hn,k
eik ,
k
(19.7.7)
k6Zr
H2 =
d
X
k=1
p2k + qk2
,
2
K3 = H3 + H4 + . . . + HN + . . .
(19.8.1)
dove Hn indica un polinomio omogeneo in q, p di grado n. Se si introducono le coordinate
complesse
qk ipk
qk + ipk
zk =
,
zk =
(19.8.2)
2
2
lhamiltoniana diventa
H=
d
X
k zk zk + K3 (z, z )
(19.8.3)
k=1
(19.8.4)
k=1
H
,
zk
zk = i
H
zk
(19.8.5)
(19.8.6)
394
c 88-08- 9820
e zk zk sono gli integrali primi del sistema imperturbato; essi sono gli invarianti rispetto al
gruppo G generato da H2 costituito dalle rotazioni in ciascun piano, zk eik zk .
Si dice che una funzione `e in forma normale, se risulta invariante rispetto alle trasformazioni
del gruppo. Il gruppo G `e equivalente a quello delle traslazioni sul toro Td , che `e denso
su Td se `e non risonante, su Tdr se soddisfa una condizione di risonanza di ordine r.
Ogni variabile dinamica `e rappresentata da una serie di potenze in z, z
X
zk z1k1 zdkd
A(z, z ) =
Ak,m zk z m ,
(19.8.7)
k,m
Sulla base dei monomi loperatore DH2 , che genera il gruppo G, `e diagonale e si ha
DH2 zk z m = i (k m)zk z m
etDH2 zk z m = eit(km) zk z m
(19.8.8)
Una variabile in forma normale soddisfa la condizione di invarianza rispetto alle trasformazioni del gruppo
etDG A(z, z ) = A(z, z )
(19.8.9)
ed `e rappresentata dalla serie di potenze (19.8.7) in cui zk z m sono tali che ei(km)t = 1
cio`e con k m Zr in quanto ortogonali ad . La costruzione della forma normale vien
fatta per via perturbativa scegliendo kzk come piccolo parametro. Se si fa la trasformazione
di scala q q, p p, H 2 H lhamiltoniana diventa H = H2 + H3 + 2 H4 + . . ..
Lo sviluppo perturbativo `e organizzato considerando allordine n i polinomi omogenei di
ordine n + 2 e notando che DH2 non cambia lordine di un polinomio.
Costruzione perturbativa
3
DH2 G3 + H3 = H
(19.8.12)
3 . Il polinomio H
3 `e in forma normale e appartiene allo spazio nullo
determina G3 e H
di DH2 . Se `e il proiettore nel sottospazio dei polinomi in forma normale la equazione
omologica 19.8.11 `e risolta da
3 = H3 ,
H
G3 = (DH )1 (1 )H3
(19.8.13)
2
Le equazioni agli ordini successivi sono dello stesso tipo. Si noti che lo sviluppo perturbativo fa solo intervenire operazioni tra polinomi e quindi pu`
o venir automatizzato
completante congiuntamente con quelli che permettono di valutare le serie di Lie, vedi
capitolo 16.
c 88-08- 9820
395
i
2 H0
=
,
k
i k
detA() 6= 0
(19.A.1)
(19.A.2)
Q2 =
F1
H1 F1
1 F1
A
+
(19.A.3)
X Qn,k (J)
eik
k
(19.A.4)
k6=0
sono definiti solo in quella regione dello spazio delle azioni in cui il prodotto k `e diverso
da zero, con |k| nm se H1 `e un polinomio trigonometrico di grado m. In questo dominio
+ N +1 HN +1 (, J, ) e la frequenza
risulta definita lhamiltoniana trasformata H = H(J)
= H/J
si calcola a partire sviluppo di H
(J) = (J) + 1 (J) . . . + N N (J)
(19.A.5)
Se si impone che abbia un valore non risonante assegnato , che soddisfa una condizione
diofantina, gli sviluppi risultano convergenti per N , se || `e sufficientemente piccolo.
Lazione che soddisfa questa condizione si determina tramite uno sviluppo perturbativo
(J, ) = ,
J = J0 + J1 + . . .
J0 = A1 ( 0 ),
J1 = A1 1 (J0 )
(19.A.6)
396
c 88-08- 9820
c 88-08- 9820
19.C. Stime
397
J3
J
2
J1
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
dei domini risonanti diminuisce
allaumentare dellordine perturbativo, ma le serie risultano
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
comunque non convergenti. Tuttavia `e possibile arrestare lo sviluppo ad un ordine ottimale
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
per cui il resto `e esponenzialmente
piccolo in 1/ ed ottenere delle stime del tempo di
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
stabilit`
a esponenzialmente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
grande, vedi capitolo successivo.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
19.C. STIME
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Figura 19.B.1. Insiemi di risonanze semplici Z1 e doppie Z2 nello spazio delle azioni.
Diamo la dimostrazione di alcune stime che sono state usate nel paragrafi 3,4,5. Per i
vettori x di Rd oltre alla norma euclidea utilizziamo la la norma |x| definita da
|x| =
d
X
k=1
|xk |
kxk =
d
X
k=1
x2k
!1/2
(19.C.1)
d kxk
(19.C.2)
398
c 88-08- 9820
R
x
|k|/2
|k|
|k|
e
|k| e
e|k|/2
|F1 |
|k |
2
2
k
k
k
d
X
|k|/2
d
/2
e
e 2 1e
2
2
(19.C.3)
4e
d
2
e
(19.C.4)
c 88-08- 9820
19.C. Stime
399
|k|
|k|m
= d
kkk
kkkm
x d1
ekkk dk =
kkkm
d
dx = d (/2)
m/2
m/2
(ey y d1 )ey dy
(19.C.5)
Nel secondo passaggio si `e maggiorata la somma con lintegrale, sono state usate coordinate
polari per k Rd , ponendo x = kkk. Si `e indicato con d larea della sfera unit`
a in Rd e
posto y = x/2.
Misura delle frequenze diofantine
Proviamo che questa misura `e arbitrariamente vicina ad 1 purche > d 1. Nello spazio
Rd delle frequenze sia una misura normalizzata di tipo gaussiano definita da
(D) =
d/2
ekk d
(19.C.6)
kZd
Rk ,
(19.C.7)
(Rk ) =
d/2
ekk d
(19.C.8)
|k|(|k|)
k6=0
Si scelgano d 1 vettori unitari e2 , . . . , ed che insieme con e1 = k/kkk formano una base
ortogonale e sia xk = ek un nuovo sistema di coordinate. La trasformazione `e ortogonale,
ha jacobiano 1 e quindi
(Rk )
d/2
(|k|)/kkk
(|k|)/kkk
x21
dx1
Rd1
2 (|k|)
2 (kkk)
kkk
kkk
(19.C.9)
400
c 88-08- 9820
ci`
o che cambia `e la costante di proporzionalit`
a. Per dare una stima alla misura di R si
somma (Rk ) e si maggiora la somma con un integrale
Z
2 1 X
2 1
1
(R)
kkk1 dk =
kkk
kkk1
k6=0
,
Z
1
2d
1
2 d 1+d1
x
dx =
=
d+1
(19.C.10)
1
2d
,
d+1
>d1
(19.C.11)