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: FELi@: COSTABILE IL CONFLITTO IDEOLOGICO FRA PAGANESIMO E CRISTIANESIM( NELL'IMPERO ROMANO +k PROFILI GIURISDIZIONALI E PROBLEMI STORICI PREFAZTONE La tematica svolta in questa dispensa costituisce un apprefendimento del corse di Storia del Diritte Romane, che he tenute Mella Facolta’ di Giurisprudenza di Ca~ tanzare durante 1! anno ‘accademito 1900-09. L*_argomer resi + abitualmente ridotte a pochi-eenni nei manuall; mie? sembrate Invece che esse Ta Taehiave interpretativa piu' interessante del precesso di trasformazione storica della civilta’ anti~ a in quella medievale@ stimoli anche la riflessione su un patrimonie di ides ancor vive nel diritto e nella cultura vccidentali. F profili giurisdizionali ve piu! in generale, giuridici del rapporte fra impero ro— mano @ cristianesine non sono adeguati, se considerati isclatamente; ad esaurire la problematica storica del conflitto ideclagico, che opposa la “res publica" paga~ na alla "ciuitas Dei" cristiana. Tali profilil, in ter— ni tecnici, sone pero’; indispensabili alla comprensi- ene del fenomenc, 1a cui dimansione sterica e politica, tuttavia, Ji trascende, ne’ puot esaurientemente inda~ qgarsi alla sola luce dell! interpretazione fermale del Jiritlo. Pertanto, anche setto questo aspettc, il tema appare metedelegicamente esemplare nell" indicare la ecessita' di conoscere @ valutare il quadro generale della re..sa'+storica, nel quale il diritto si iscrive come positive predotto sociale del pensiere. Alcune idge qui esposte mi appartengono, @ mi riprometto di svolgerle, in icde specialistica. In altri casi ne ho indicate gli auturl, salve trattarsi di opimioni ormai conselidate in deverina In considerazione della destinazione didattica del latini sone stati sempre presentati an- quelli greci invece soltanto nella Le traduzioni, salvo con- state da me personalmente Libro, 4 tests che in traduzione, Versione in lingua italiana: traria indicazione, sone eseguite: Mie" infine gradi to dedicare questa dispensa, dove si parla della *iibertas", ad Alessandre Corbine, pre- Sigevamia Facolta’ di’ Glurieprudenza nelle quale Telegnoy ed a Nicola Pelazsole, mio maestro: sutrique 4 + La situazione politica della’Palestina ellenistica « Quando, dopo Ja morte di Alessandro Magno, i territori del suo impero furono divisi fra i diadochi ja_ Palestina si trove! a confinare con la Siria e con L'Egitto, governati rispettivamente dai Seleucidi e cai Tolomei. | Riusci' a questi ultimi di tenerla sotto —:1 proprio dominio per tutto il corse del IIf sec. a.C-, ma nel 198 essa fu conquistata dai Seleucidi, che 2°. mantennero il possesso esattamente per trent’ anni, sino al 168, allorche’ Giuda Maccabeo promosse una rivelta, che perto' alla istituzione di un regno ebrai— €o indipendente. Questo ebbe una vita piu’ che secola- re, cessande soltante.con la conquista remana ad opera di Fompeo Magno, che nal 43 a.C. ne espugno' 1a capita le, Gerusalemme. -Fompeo profane’ i1 Tempio di Jahve! fondato da Salomone, ‘dove i giudei, 1' unico pepole dell" epoca a praticare un culto, monoteistico, consen— tivano di accedere soltanto ai circoncisi e@, nel “sancta sanctorum", soltanto al semmo sacerdote. I remani, comunque, cercarono e trovarono alleanza nell! aristocrazia locale: solo formalmente indipenden— te, ma in realta' politicamente vassallo di Roma, si mantenne il regne.che ‘fu prima di Antipatro e poi. del figlio Erode il Grande (37-4 a.C.), regne che. perc! .sepravvisse solo un decennio alla morte del tetrarca. Infatti Archelao, a sua volta figlio di Erode e suo successore, non essendo riuscitc a sedare una rivelta che dove’ essere repressa da Quintilio Varo, fu deporte da Augusto nel 6d.C. © la Giudea, la Samaria e la Idumea, che egli aveva ereditate dal padre, costitui- reno la provincia romana della "Iudaea". ‘Questa fu sottopesta al governo di un funzionario imperiale di “as Trango equestre, investite delle “ius gladii", cice! del potere di condannare alla pena capitale i pro- vinciali. : Le fenti storiche @ letterarie, come anche la lette- ratura nuotestamentaria, .chiamane “procurater" (o so stantive greco equivalente) i] goverhatere della Giu- dea. Invece un! iscrizione mutila trevata nella capi ta— le politica della provincia romana, Cesarea Marittina, dove Ponzio Pilate aveva inaugurate un edificio pubbli~ £0 dadicato a Tiberio, attribuisce al governatere il titolo di "praefectus": (2.98 TIRERTEVM (..6 PONDTIVS PILATYS PRAEFECTVS IVDA(EAE) La divergenza si spiega con i1 mutamento delia tite latura ufficiale dei governateri di range equestre sot to Claudie. L' iscrizione di eta’ tiberiana reca il ti- folo in uso all’ epoca, mentre le fonti posteriori a Claudic, con una tipica “anticipazione sterica", attri— buiscono a Pilato 1a denominazione ufficiale dei gover— natore provinciale, vigente nell' eta’ cui quelle fonti risalgono. Continyarono a conservare i! territori loro trasmessi dal padre gli altri due figli di Erode il Grande, Erode Antipa e Filippo, tetrarchi il prima della Galilea e Wella Perea, interessate dalla stessa rivolta domata da Varo in Giudea, i] secondo della Gaulanitide, della Traconitide, della Batanea, dell‘ Auranitide a dell" Iturea. : Ma nel 34 d.C.; dededute Filippo senza eredi, 1 suet territeri fureno| annessi da Tiberic alla cenfinante provinéia proconselare della Siria. Inoltre, durante il breye principato di Gaio Cesare dotto Caligela (37-41 0.C.), anche Erede @ntipa viene deposto e per breve tempo, sino cice'-al 44 d.C., il regne e' riunito nelle mani Gi un altre erediane, Agrippa I, nipote oi Erode i Grande ed amico delle stesso Caligela. Gli succede il figlic Agrippa II, che regna sulla Palestina’ dal 48 ai 146, quando una niiova e. tremenda ribellione costringe’1" etnarca filoromano’ ad abbando- parla: Nerone vi invia a sedarla un valente stratega, quel T. Flavio Vespasiano che, plu’ tardi, nel 67 d.c., assurgera’ al soglie imperiale, Partendo per 1' Ttalia, egli lascio' al’figlio Tite i1 compito di espugnare Gerusalenme assediata, che questi rase al suole nel 70: nel 74 gli ultimi focelai di rivolta erano estinti. Essi si riaccenderanno solo fra il 192 ed il 135 ad opera di Simone bar Kesciba, determinando 1' imperatore Adriane @ costruire sulle rovine dl Gerusalemme ta ( nueva colonia romana,di “Aelia Capitolina”. Interdet~ { tone 1? accesso ai giudei circencisi, egli costruira’ sulla terrazza del. Tempio di Salomone un "Capi telium" , al cui interno ~sara’ posta una statua equestre del Principe. Le stisso'nome di Giudea vera’ cancellatc dalla intitolazione. della previncia romana, che Adriano: chiamera’ Siria Palestina. ®. Tl processo di Gesu' ed i limiti di attendibilita’ storica delle fonti neotestamentarie. Fu in questa termentata @ frammentata realtat politica che nacque e si sviluppo' 1a prima comunita* /eristiana, in quella Gerusalemme sacra all' ebraismo quale sede del Tempic salomonico di Jahve’ © nella quale il Maestro o Rabbi dell= setta, Gesu’ dette il Cristo, aveva trovato la morte mediante il supplizio tipicamente romano della crocefissione. Le piu' dettagliate informazioni sulla pre- dicazione di Gesu’, sulla sua vicenda precessuale di frente a Penzio Pilate e sulla sua condanna a morte ci sono date dai quattro Vangeli cosiddetti canonici © dagli altri scritti neotestamentari, mentre al confron= to ben rare sono le notizie di fonte pagana od ebraica sing al If secolo. Va posto tuttavia in generale il problema dell’ attendibilita’: sterica delle fonti neotestamentarie di cui disponiame ed in ispecie dei Vangeli: le finalita’ kerygmatiche @ catechetiche alle quali risponde 1a loro redazione, nonche' la "strati- ficazione" cui questi testi’ sono stati ‘seggetti prima della ora “canonizzazione" da parte della Chiesa, da un lato. ne limitano il valore per ia ricestruzione del quadro storico, dall’ altre impengone di tenere conto di una visione diacrenica della catechesi cristiana dei due primi secoli. La prima cognizione che 1' autorita’ romana ebbe dell’ esistenza di una setta cristiana in geno. al giudaismo si verifico' quando, in un anno imprecisabile atterne al 30, il “praefectus" della provincia “Iudaea" istrui' contro Gesu' il processo conclusosi con la sua condanna a morte. La predicazione di Gesu’ era stata limitata scltante ad Isracie, come attesta € Olle, - } 4 del tutto estranec # flattes 10.50 ¢ 18.24, © le ara state de " ee ee eearelAcinenieaiare Hecate em Sea eer Aferiay anes narafcieoae ere en Been aie ir Sxare sede cera eee REE eatenies tie Lean och teeeh caer cristiana primitiva e 1' ebraisme. Se puc' eee piauits, Blut ‘alfrecite et invece “detereinare tontenute’ "dela. prediearione vai" Gesuty elo" ch che ne determinarone, 1a condanna nel tribunale $d Il Brandon ha restituito a quel aassegaio una vio Tents Caepaeenastcrsmena: sel atatcet ein eabateanes See ei rea iday renee] ave Uae Meat Fee ia Sreeeiare ee aire liarataicen ater ere sieresthestah letausteriocs (eoeer mntie etelt ate aie ASE geese veutors (ainda entra eee etetoneiaatnenetee: Loe eer ares idvconterniGalapors ty ora seeeTena Lone 2 cate canmuinet vata pagan eoCalmitae ae Cee Te ct ettie TeIsineunee toe eee SOLE Torani ae ene sae Rates acs etc ee aoe aoe ee Ure ertiactya\ecaeteande ta eae SUC e AE Ge te aaa erect oe See ee carat eit care anUi toe een eee Dest rest as mraesor ea ot roticrata a eRe epee eee Lupe ei Gee ree oscar arnuie aes ee rrere ee meeerae Suey Sie areiiies fou alameleesUtiiereten Umea iRcaces STeEesaghte cin) unlaectentsteul Mier ren@ ae ati SESE ictparea aster sct crores) even cic ret oases stop avenaretaicactisesia jr caveericgaei ce Weim nemEeS Sista, USTIn: ent taT ok Guticel ooo eae Geitige, cfamstereidel aig! olaneeee alee ae Atti © da Giuseppe, sino all" ultimo, quél Simone bar Kosciba che fu capo della rivolta stroncata da Adriano, Quasi tutti costoro furono. glusticiatiy, come anche Gesu’, dalla stnena sutorits’ romans, Stante 1 fatto che dal Hossia cl si acpottava ‘1a liberazione di Israele, il solo, annuncio caieate avven— te piu' "0 meno prossime poteva costituire. una “grave sturbativa dell’ ordine pubblico agli ccchi del "race fectus" “come agil occhi delis auteri te’ teltolece e tetrarchiche, che avevano accettate il dominie® conane ed in qualche mede ne condi videvano 1 i fividevano la. gestione.” Se “pol, come tramandano i Vangel; il predicatere aveace predeso di essere egli wtesso 11 Messias vi sorance stato “un motive di piu' per” persequiris. “in “ques jungue it cape ui_inputarione, “conestata “a Gasset Frente a Fitate, qualia cine” gt eussres oreo oe Guelig cies’ GT essersi praclansinch get dei, “secondo Ta tradizione evangelica, = all BLtFo verostalle, anche se non per ete Stee pages tibile: 2 : Z a Ben’ diverso e! il caso della procedura giudiziaria Gel cui svolgimento apprendiamo dai Vangeli canonici. Non poche sono le divergenze nella stessi sinottici, descriv narrazione degli che quanto mene perc’ cencordano nel Gescrivere due ‘veri @ propri‘processi a carice di esi’, giudicate prima dal Sinedrie di Gerusalemme, Quindi da Pilato, il governatere romano che si tro. vava in quel periode nella citta' santa, essendovisi recato da Cesarea, capitale della provincia giudaica. Ma dell! iniziativa sinedrile mon v'e' traccia nel Vangelo gievanneo, di modo che diversi. eritici anche per questo hanno ritenute che il processo Sinedrile sia una creazioi tt i Zions ‘sinottica, rispondente Slftine di sgrayare in qualche modo, poiche’ era ormai impessibile negarla, la responsabilita' delle auterita’ Politiche “remane. nella condanna di Gesu’. Non’ e* | 10! dubble che questa esegesi risponda in generale agli Scepl’ degli evangelist; palesenente spologeticl nei Eenfronti di pontic Pilato in-un intento, stericanente ben spiegabiley sia di "captatio beneuolentiae” dell Autores’ romana, ‘sia di discredi te del supremi organi Secu tudeanimimeaenn vt Cie’ nenostante, deve tenersi conto che, dal _Non- nen alo duster, alle sherwin-ihitey seabra dinostrata Ta paralsienca della glucisdiztone-cclminale del Sine drio’ durante-Ti-perfede-procuratorio della -pPoviners, {nomateria di reatis religiosi econ Ia facolta’ di prenunciare sentence capitali. € tuttavia queste accer~ Ganante, storico nen Gepone univocanente a favore dell’ attendibilita’ del” precesso sinedrile descritto dai Sincttiel, dato che sotto 11 profilo giuridico nen si Wede la nécessita'y da parte del Sinedrio, di ricerrare MT triturale romafo ger ottensre Una condanna’a morte, che arebbe state in sua facolta’ di comminare per il criaine, dil blanfeats; Dvsitre canta e! @renwicerte chetities dcantectuertren wid en edevaguregrae t ieummriome Sentenza sinedrile, e tantoneno 1a sua esecuzione, ma Gn nuove precesso con un cape, d* imputazione, per cost dire; sguisitanente “politics. ta sppunte ragion! di opportunita’ politica, piuttoate che gluridiche, po: treuuere aver indotto il Ginedric a deferire: Beaut g Pilator allo stato delle conoscenze © stante 1a divisi- Ce delle critica sul prebiens, dovra’ prefersi per {T'nomento una sospenstone del giudi zie. Maggieri sono invece le certezze sul processo svol- tos di tronte a Pilato ed anzitutto indiscussa. @” la forma, tipleanante romana, di esscuzione deila sentenza Capitale” mediante crocefissione, wentre ben diversi Een orstabrmernerimess te se sfurayhcune, Giudaica (lapidaziones strangolanento, decapi tazione, Fogo). Attendibile e'inoltre 1" accusa di messianic ta’ it introdotta (dai sinedri ti?) “praefectus" romano, cio, ricorrente nell' contro Gesu’ di frente at sia essa da intendere come annun- ambiente giudeo dell’ epoca, del Prossime od imminente avvento di un Messia, sia invece* da intendere, secondo vorrebbero i Vangeli, Preclamazione messianica, tradotta, una prassi ben nota nelle province, nel “titulus" del “crimen": “oh basileus ton Ioudaion". Su altri aspetti particolari della vicenda processuale, come ad esempic quale aute~ conformemente ad il deferimento di Gesu! da Pilato ad Erode Antipa, tra mandate seltanto da Luca, non e' il caso qui. di soffer— marsi, sia per le contraddizioni dei Vangeli, sia anche per 1! ampia discrezionalita’ riconesciuta all' “impe rium" del governatore dalle forme "extra ordinem" della “cogni tio" del processo criminale provinciale. Essa puo' illuminare i1 caso, intessute per altro di elementi incredibili, della liberazione di Barabba, in luego di Gesu’, in omaggio alla volonta’ della fella. Proprio per il rigetto che 1' episodio ha incontrate netla maggior parte della critiéa neotestamentaria, va almeno segnalato un caso che, presentando una” quaiche analogia con quelte di Barabba, le rende storicamente piu’ plausibife, di quanto non ritenuto finora, nella -giurisdizione provinciale: un papiro egizio dell' anno 85 d.C. attesta infatti la facolta’ del giu- dice di “far dono alla folla" dell’ imputato “meri te vole della frusta”. 12 4 3. La comunita’ giudeo-cristiana da Tiberio a Claudio € 1' orientamento politico Uell' autorita’ impe~ riale. 1 proceseo @ 1' esecuzioné capitale di Gesu’ branc essere stati episedi sul momento privi di ancora diversi Flavie Giuseppe fama: Wecenni dope le storico giudeo-romano che pure parla di Giovanni il Batti- sta, mostra searsa @ forse nulla considerazione della ~ setta di Gesu’ @ del suo fendatore. i Potremme , dunque legittimamente presumere che nulla ne avesse “saputo anche Tiberio (14-37 d.C.), se un passo dell' “Apologeti fattorno al 197 d.C., della cui storicita’ tuttavia cum" di Tertulliano, ‘composte dubitate, non tramandasse che 1" imperatore, infer— mato della Tivelazione del Criste, ne avrebbe proposto al senato i2 riconescimenta come divinita', volendo sancire la liceita' del: "nomen Christianum". “Di frente l rifiute del senate, il principe si sarebbe infine limitate ad impedire la:persecuzione dei cristiani. TERT. nomen Christiahum in saeculum intrauit, sibi ex Syria Palestina Apol. V.2: Tiberius ergo, cuius tempore adnuntiata quae illic ueritatem is tius diuinitatis reuelauerant, detulit ad Senatumé cum praerogatiua Suffragii sui. Senatus, quia non t, respuit. Caesar in sententia per periculum accusatoribus Chri- ipse probauer: mansit, comminatus stianorum. "Percio cristiana fece il suo ingresse nel mondo, deferi al senate, Tiberio, nella cui epoca’ la comunita' con la sua preventiva approvazione, la 13° notizia riferitagli dalla’Siria Palestina, che vi era stata laggiu’ la rivelazione della vera natura divina (del Cristo). I1 senato, poiche’ non ne era rimaste convinto, nego" la sua approvazione. Cesare rimase fermo nella sua decisions @ minac- cio' di. punire colore che avessere accusato i eristiani". Nel 1946 11 Volterra per primo, “li, dal Pareti e dalla Sordi, ‘difese la storicita’ della notizia dell’ "Apologeticum", ritenendo inimmagi- nabile, da parte di un autore della fine,del II seccio, che il senate potesse opporsi alla volonta’ del cipe. Il Volterra seguito dal Cecchel~ print osservava anche 1' accortezza po- litica da ravvisare nella decisione di Tiberic di rico— Roscere un dio dei giudei che, per la prima volta, avesse un volto © si prestasse ad una rappresentazione iconografica come gli dei pagani. L' esegesi del Volterra puc", sotte queste profilo, mMantenersi anche se si accolga 1' opiniene, indubbia— mente cenvincente, della Sordi, che nella proposta di Tiberie al senato ha scorto 1" intenzione non diac Cegliere Cristo nel pantheon romana ~ cosa che riusci- Febbe alquante incredibile - bensi’ di riconoscerlo quale legittima divinita’ di una parte della nazione giudaica, ponenda un diviete alla persecuzione dei suoi Seguaci premossa dal Sinedrio, in un periedo in cui il crigtianesimo altro non era ancora che un mqvimente del x interno al giudaisme. La Serdi fornisce una interpretazione storicamente cerente del passo in esame, anche ce permane irrisolto ‘il problema della fonte’ cui Tertulliano avrebve attinto, ritenuta dal Ciaceri posteriore al-70, per ‘il nome di Siria Palestina date alla provincia romana 14 deneminata Giudea in eta! tiberiana. Alcuni anni depo la morte di Tiberio (37 d.C.), du~ rante il principate di Claudie (41-54 d.C.), "un erdine dell' imperatore allontanava da Roma tutti i Giudei” (Atti 18.2), dato confermato anche da Svetoni Claud. 25.4: Tudaeos impulsore Chresto adsidue tumiltuantes Roma expulit. “(Claudie) espulse da Roma igiudei, che prevoca~ Continuamente tumulti per istigazione di © ripreso da fenti piu’ tarde. T due passi si conferma~ ne a Vicenda, ma mentre gli Atti nascondone,. tacendolo, il fatto che i Giudei fossero stati scacciati da Roma a causa dei Cristiani, , Svetonio lo dichiara invece aper- tamente, precisande che. causa del provvedimente furone i tumulti fementati da "Chrestus" in seno alla comuni- ta’ giudaica. Ed .a Svetonic Cristo sembra essere un Capobanda vivente: siamo qui probabilmente di frente ad una interpretazione materialistica dell’ asserita “pre senza" (in senso eucaristico) di Criste nella prima conmunita’ cristiana di Rona. ts -quel_che plu’ interessa Filevare, sotte il profilo giuridica, e7 che I’ editte Gt espulsione prosulgate da —CTaudid--certamente nor. Tistingueva 1 giudel dai cristiani, in un' epoca in eae tre ien nc a beet ee eane= Townace neoeaecr Tre Fenziath. 15 4. La persecuzione neroniana. Gia' molto diversa e# dopo, quando, nel 64, N accusa di avere provocato 1' incendio di Roma, distin= guendoli nettamente, sotto il profilo della responsabi~ lita’ @ dell’ identita' associativa e, per cosi' dire, confessionale, dalla comunita’, giudaica della capitale. Ma la persecuziene neroniana, ‘cruenta, al contrario di quella di Claudie, nen senbta fondarsi su un editto, Per quanto ne sappiamo da Tacito @ da altri piu’ tardi sutori, @ men che mai su un éditte che persegiisse i eristiani in quanto tali. la Situazione qualche anno he rivelge ai cristiani 1" TAC., Ann. 18.44.2 8.7 Sed non ope humana, non largitienibus principis aut deum placamentis dece— debat infamia, quin iussum incendium crederetur. Ergo abelendo rumeri Nere-gubdidit reos et quaesi— tissimis poenis adfecit, quos per flagitia inuisos uulgus Chrestianos appellabat. Aucter nominis eius Christus, Tiberio imperitante, per procuraterem Pontium Pilatum supplicio\adfectus erat. ‘Repressa— que in praesens exitiabilis superstitio rursud erumpebat, non modo per Tudaeam, originem eius ma— ii, sed per Urbem etiam, quo cuncta undique atro— Gia aut pudenda confluunt: celebranturque. Igi tur primo correpti qui fatebantur, deinde indicio eorum multitude ingens, haud perinde in crimine incendii, quam odio humani generis conuicti sunt. Et pereuntibus addita ludibria, ut ferarum tergis contecti laniatu canum interirent, aut crucibus adfixi aut flammandi atgue ubi defecieset dies in usum necturni luminis urerentur, Hortos suos ei 16 spectaculo. Neto obtulerat et circense 1ydicrum edebat,, habitu aurigae permixtus plebi vel curri- culo insistens. Unde, quamquam aduersus sontes et nouissima exempla merites, miseratio oriebatur, tamquam non utilitate publica, sed in saeuitiam unius absumerentur. “Ma non con mezzi umani, non con elargizioni dol principe o con sacrifici espiater’ agli dei veniva meno 1! infamante convinzione che 1 incen- die fesse stato ordinate. Pertanto Nerene, per porre fine aquesta’voce popelare, cerce! dei colpevoli @ puni'’con raffinate torture coloro che, odiati per le’ loro scelleratezze, 11 popolo chiamava Crestiani.’ La loro setta ha avute nome ed crigine da Criste, che, durante 1' impero. di Tiberio, fu condannato e messo a morte dal precu~ ratore ‘Ponzie Pilato. Repressa per i1 momento, quella letale superstizione dilagava nuovamente, nen soltante attraverso la Giudea, che aveva cova to quel male, ma anche per 1' Urbe, dove tutte quello che ovunque v' e' di atroce e di vergognoso confluisce e trova seguaci. Furene dunque arresta— €1 dapprima coloro: che confessavano, quindi su lere segnalazione un grande numero di persone fu Titenuto responsabile non tanto del crimine di in- Gendic, quantc di cdio del genere umano. Ed a colore che venivano messi a morte fu aggiunte le scherno, sicche', coperti.da pelli di belve, peri- vane, dilaniati: ‘dai cani, 0 crocifissi, 0 da- ti alle fiamme perche', quando yoniva mend la luce diurna, bruciassero. come le torce che illuminano la notte. Nerone aveva offerte i suci giardimi per questo spettacolo :ed allestiva giochi. circensi confuso fra la plebe in abito di auriga o ritto 17 su un cocchio. Fer questo, nonestante fogsero cri- minali meritevoli di punizioni esemplari, destava- no compassion, perche!’apparivano sottoposti al supplizio non per i1 bene pubblico, ma per sed~ disfare 1' efferatezza di une solo", Rilevante e! il valore sterico del passo di Tacito, quale testimonianza della diffusione, sia pure relati— va, del Cristianesimo ad un trentennio circa dalla crecefissione di Criste, ma anche quale testimonianza sia dell" ostilita’ popolare alla nuova religione, sia del giudizio di “exitiabilis superstitio" che essa suscitava fra gli esponenti piu’ elevati dell’ “uterque erde". E' sintomatico che, a'seguito delle indicazioni dei primi cristiani che avevano confessato (resta ambi— gue in Tacito se il crimine di incendio o la lore fede), ne furono arrestati altri non perche' segnalati come incendiari, ma come cristiani. E' evidentemente nella dottrina’ da essi professata che 1' autorita’ Fomana inquirente prima, Tacito poi, ravvisavano quell’ edio del genere umano che si.riteneva lero caratte- ristico. s In effetti esse, in ispecie nel momento dell’ incen- dio di Roma, doveva trovare oggettive riscontro per gli inquirenti non solo nell' attesa apocalittica, da parte della primitiva comunita’ cristiana, dell’ ‘imminente avvento del Regno, ma anche-nell' acceso desiderio di questo evente, che avrebbe segnato, fra 1' altre, il momento del giudizio inappellabile contre i pagani'e 1a Civilta’ urbana che essi esprimevanc, la. "ciuitas dia- boli" come piu' tardi sarebbe stato detto. Drmai chiaramente distinti dai giudei, i cristiani non sone considerati da Tacito professanti una “reli— gio" ma una "“superstitie”, sul cui centenute le Storico nulla ci dice, probabilmente nen perche' non ne fesse al corrente, ma perche!, come Plinic {1 Giovane, non doveva ritenerlo degno in alcun medo di nota, @ men che mai di considerazione storica. Ed @! appunte a Plinio che risale la successiva e per nol piu! importante notizia sui rapporti fra 1! autorita’ romana ed i cristiani, date che a ben poco si riduce 1a parte che petrebbe ritenersi autentica del cosiddetto "testimonium Flauianum", del passo (18.3.3) cioe', quanto meno farzialmente interpolate, che parla dei cristiani, nelle “Antichita’ Giudaiche" di Flavio Giuseppe. 5S. La giurisdizione nella testimonianza II-III secolo. criminale pliniana e di contra Christianos" altre fonti del Nel LJ2.d.C. Plinio Secondo, gevernatere provinciale della Bitinia con il: range’ di. proconsole, rivolge all’ imperatore Marco Uipio Traiane alcune domande sui problemi precessuali che egli per la prima volta si trova ad affrontare nell! inquisire i cristiani. La lettera ed il "rescriptum" imperiale ci sono stati conservati nell' epistolario plinians. PLIN:, Ep. 10.96: Gfaius) .Plinius Traiano Imp(eratori)? s(alutem). Sollemne est mihi, domine, omnia de quibus du- bito ad te referre. Quis enim potest melius uel cunctationem meam regere, uel ignerantiam ins: ere? Cognitionibus de Christianis intertui 19 quam: ideo nescio quid et quatenus aut puniri soleat aut quaeri. Nec mediocriter haesitaui sitne aliqued discrimen aetatum, an quamlibet teneri minil a rebustioribus differant; detur poeniten- tiae uenia an ei, qui omnino Christianus fuit, desisse non prosit; nomen ‘ipsum, si flagitiis Careat, an flagitia coaherentia nomini punian- tur. Interim tis, qui ad me tamquam Christia- ni deferebantur, hunc sum secutus modum: interro— gaui ipsos an essent Christiani. Confitentes ite- Tum ac tertio interrogaui, supplicium minatus: perseuerantes duci iussi. Neque enim dubitabam, qualecumque esset quod faterentur, pertinaciam certe et inflexibilem obstinaticnem debere punirt. Fuerunt alii similis amentiae: quos, quia ciues Romani erant, adnetaui in urbem remittendos. Mox ipso tractatu, ut fieri solet, diffundente se cri- mine, plures species inciderunt. Propositus est libellus sine auctore multorum nomina continen: qui negabant esse se Christianos aut fuisse, cum praeeunte me deos appellarant et imagini ‘tuae, quam propter hoc iusseram cum simulacris numinum adferri, thure ac uino supplicarent, praeterea maledicerent Christo, quorum nihil ‘cogi posse dicuntur, qui sunt re uera Christiani, dim tten- dos putaui. Alii ab indice néminati esse se Chr stianos dixerunt et mox negauerunt. Fuisse quidem sed desisse, quidam ante triemium, quidam. ante plures annos, non nemo etiam ante ‘uiginti. - queque omnes et imaginem tuam deorumque simu- lacra uenerati sunt et Christo maledixerunt. Adfirmabant autem hanc fuisse summam uel culpae suse uel erroris, quod essent soliti stato die ante lucem conuenire carmenque Christo quasi deo dicere secum inuicem, seque sacramento non in 20 scelus aliquod obstringere, sed ne furta, ne la~ trocinia, ne adulteria committerent, ne idem fallerent, ne depositum adpellati ‘abnegarent Quibus peractis morem sibi discedi fuisse rursu- sque coeundi ad capiendum cibum, promiscuum tamen et innoxium. Quod ipsum facere desisse pest edic- tum meum,quo secundum mandata tua heteerias esse uetueram.” Guo magis necessarium credidi ex duabus ancillis, quae ministrae dicebantur, quid esset veri et’ per tormenta quaerere: ‘nihil aliud inueni quam superstitionem prauam et immodicam. Idea dilata cognitione ad consulendum te decu- curri. Visa est enim mihi res digna consulta- ticne — maxime propter periclitantium numerum. Multi enim omnis ‘aetatis, omnis ordinis, utrius— que sexus etiam uocantur in periculum ef — uoca~ buntur. Neque ‘ciuitates tantum, sed’ uices etiam atque agros \superstitionis istius contagic peruagata est, quae uidetur sisti et corrigh posse. Certe satis constat prope jam desolata templa coepisse celebrari et sacra sclemnia diu intermissa repeti passimque uenire uictimarum cuius adhuc rarissimus emptor inuenie- batur. Ex quo ‘facile est opinari quae turba homi- rum emendari possit,si sit paenitentiae loce. "Caio Plinio all’ imperatere Traiano: salute. Mie’ consueto, mio’ signere, sottoporti tutti quei casi, nei quali mi trove in dubbio. Chi in- fatti potrebbe meglio sorreggermi nelle mie esita— zioni o darmi istruzioni nella mia ignoranza? Non ho mai. assistito.a processi contro i cristiani: pertanto non Go che cosa e sine a qual punto si Punisce di solito o si inquisisca. Mi sone poste non superficialmente i1 problema se debba farsi a. € 4 una qualche distinzione-di eta', o se debba in qualche modo differenziarsi il ‘trattamento dei Pius gievani da quello dei piu’ anziani, se debba concedersi il perdono a chi dimostri pentimente, o s@ a colui, che risulti prevate essere stato cri- stiano, men giovi aver cessate di ‘esserlo. Si dovra' punire it appartenenza tn se, anche se non abbia comportato delitti, oppure i delitti connes- Si all’ esser cristiano? Frattante ho procedute in tal modo nei confronti di quelli che erano a. me deferiti come cristiani: 11 ho interrogati perso= nalmente se fossero cristiani., He interrogate una Seconda ed una terza volta coloro che lo hanne Gonfessato, minacciandoli della pena di morte. Guelli che persistevano he ordinate che fessero condotti al supplizio. Non he int jgualunque cosa fo: contenuto della loro. con 1 esser cristiani,-di_dever_punire deci samentte—ta-Faparbieta'e.1' inflessibile.estina. zione. Vi sono stati altri, affetti da simile paz. \zkeg—cei quali, peiche’ erano cittadini romani, ho annotate i nomi per inviarli a Roma. Non molto dopo, proprio mentre erane inscorse ie istruttoe rie, come spesso avviene, diffondendosi il crim— fe, occorsero diversi casi.' Fu presentata una lista anonima contenente i nomi di molte persone, che negavano di essere cristiani, o di vesserle stati, “invecando, su mio suggerimento, gli dei © Fivolgende suppliche con incense e ving alla’ tua immagine, che a questo scope avevo ordinato fosse pertata insieme alle statue delle divinita’, ed inoltre maledicende Cristo, comportamenti di cui neanche uno si petrebbe imporre, seconde quel che dicono, a coloro che sono veramente cristiani. Fertante he ritenute di deverli mandare liberi. ee | Altri, indicati per nome da un accusatore, din chiarareno si',di'esser cristiani, ma lo negarono subite dopo, precisando che lo erane stati un tempo, ma ehe ormai non lo eranc piu’, chi da piu di tre anniy, chi da diversi. anni, e@ qualcuno perfino da pid’ di’ venti. Tutti hanne adorate sie fa tua immagine sia le statue degii dei ed hanno naledetto Cristo. Essi pero’ sestenevanc di. non Der fatto nulla di male o di errate, poiche’ si eranc limitati a riunirsi periodicanente in un gi~ Orne stabilite prima dell' alba ed a cantare al- ternatanente un ‘inno a Cristo, come se. fesse un dio. E affermavano che si obbiigavang con giura- mento nen a conmettere qualche delitto, «ma ad dstenersi dai furti, dai latrocini, dagli adulte- Fi, a non mancare a11a parola data, a non negare la’ restituzione dei debiti scaduti. Cie’ fatto, dicevano, era loro costume andarsene © riunirsi nuovamente per cohsumare insieme del cibo, per nulla speciale tuttavia, ed innocente. Comunque proprio questo avevano cessato di fario dopo il mio editte, con id quale avevo vietato, in otten- peransa alle. tue istruionmt, la costi tuziene di Senociazioni: A maggior ragi¢ne ho credute neces sario cercare, attraverso la tortura, di sapere da due ancelle, ‘che hianavane sacerdotesse, cosa vi forse di vere. Ma non ho trovate nient’ altre che una superstizione perversa e smisurata, @ pertan= to, ‘sospesi i precessi, ricorre al tuo. parere. Infatti ta cosa mie! genbrata degna di esserti sottepesta, seprattutte per 11 numero degli accu: Sati. Molte persone, infatti, di ogni eta'y ai cami ceto sociale e pertine di entrambi i. sessi sono chiamate a rispondere dell’ accusa, e conti- nueranne ad esserie in futuro. E non séltante per ea le citta’, ma anche per i villaggi © per 1e campa~ ane e' dilagato i1 contagio di muesta supersticies Mey alla quale pero’ mt sonuce poterel porter on imite (© trovare un rinedio.’ Pesitivansnies . risultate lo sie" ottenute: fer ereraes frequentare i tempit, cho erane ermal Gesertl, ef aribrendre 1a celebrasione del sscritiel soisnnt Earne delle vittine, ‘che sino ‘ed ora, $esqntue gle Quirenti molto rarsmente. Dal ene’e: FoCtTye wate erre quale molfitudine at persone potreyne rave ores ee. spazlo “alla possibilita’’ di PLIN., Ep. 10.97: Traiamis‘Plinio s(alutem) Actum quem debuisti, ‘mi Secunde, in excutiendis Catisis eerum, qui Christian’ ad te delati fuerant sequutus es. 'Neque enim in uniuersum aliquid, quod quasi certam formam habeat, constitui potest. Con= Quirendi nen sunt: si deférantur et arguantur pus Riendi sunt, ita tamen ut qui negauerit se Chri- Stianum esse idque re ipsa manifestum fecerit, id est supplicande dils nostris, quamuis suspects in practeritum, uenian ex poenitentia impetret. sine auctore ere propositi libelli nullo locum habere debent. Nam eit nec nostri saeculi os pessimi exempli “Traiano a Plinie, salute. Hai seguite 1a cor- retta procedura, caro Secondo, nell’ istruire i Processi di quelli che ti erano stati denunciati come cristiani. Non si puo' infatti stabilire un criterio universalmente valide, fondato precisa precedura formale. Non vanne ricercati: se By “crimina", se li si fosse-ritenuti commessi. Non ef evidentemente per questo genere di crimini che Plinig. giudica "praua et immodica” la "superstitio" cristiana Piu' oltre esamineremo quali deposizioni delle schiave inquisite petrebbero aver determinate nel proconsole la formazione di tale giudizio. Quanto al "crimen maie- statis", il Vidman Io ha escluso con 1' argomentazione che proprio Traiano rispose a Plinio (10.82) che nen Fra i ‘diversi problemi che questa eccezionale” testimonianga pone, alle storice, qui specificamente interessa innanzi tutto affrontare il dibattuto tema dei fondamenti giuridici della perscuzione criminaln dei_cristiani. Mi ‘sembra che 1' “epistula" pliniana smentisca da se teoria, che ravvisa la punibilita’ dei cristiani in leggi penali determinate, come quelle che perseguivano ‘crimina". di "sacrilegium", © di “incestus", o di “infanticidium", accuse popolari che il precensole mo— stra di non aver raccolto. Inoltre, se fosse queste il fondamente giuridice delle persecuzioni, nen si capirebbe perche’ sia il preconsole sia il principe non esitino a. cencedere il perdeno ("uenia") nel caso di apostasia, che mon .avrebbe petuto cancellare quei ¢ intendeva accogliere le accuse di lesa maesta': certo a favore del Vidman depone il fatto che Plinio non invoca la “lex maiestatis", ma punisce’i cristiani per la lore “pertinacia" ed “inflexibilis obstinatio" &' piu! che chiaro non selo;che Plinic nen poteva fare riferimento a nessuna norma. che prevedesse espres- gamente la persecuzione criminale dei cristiani, ma anche, dalla risposta di Traiano, che nemmeno si” era tonsolidata una istruzione processuale tipica, ritenuta gel reste incpportuna dalle stesso principe in rapporte + Alle connotazioni strettamente individuali di eiascun caso giudiziario deferito alia cognizione del governa- tore provinciale. I riferimenti di Tertulliane ad. un “institutum Neronianum" e ad altre leggi contre i cri stiani nen trovano alcun riscontro ne’ in Plinic, net in altre fonti anteriori a Terturliano stesso. E' inve- ce evidente sia nel comportamente di Flinio, sia nelle istruzioni trasmessegli dall' imperatore, il riferimen— to all’ ampia discrezionalita' dei legittimi poteri di “coercitie" in ambito criminale:derivanti al governato— re dall' "imperium proconsulare", del che, ancora a meta’ del III secolo, i cristiani mostrano di precisa consapevolezza, tric, come dimostrano gli Acta" di Acacio: Act. Ac. If1: Tus publicum punit seortatorem, x adulterum, furem, corruptorem sexus uirilis, male— ficum et homicidam. Horum si reus sum, ante uecem tuam me ipse condemne, sin’ uerc qued deum qui est uerum colo, ducor ad poenam, non legis sed iudi- cis woluntate condemnor. "IL diritto pubblico punisce lo sfruttatore della prostituzione, 1' adultere, il ladro, 1! o- 26 ‘Felice mosessuale, il malfattore @ 1 emicida. Se ho commesse questi réati, non ti do' il tempo di parlare: sono il primo a condannarmi. Se pero! sono cendotte al supplizie perche' adoro il dio che e''vero, aller sono condannato per volonta’ non della légge, ma del giudice”. Nei primi decenni del 11f sec. d.C., Minucic ("Oct." 28) senivera’ che ai cristiani era suf- ficiente rinnegare con giuramente il "nomen" per essere presciolti da ogni colpa commessa. A me sembra che, in un' ottica speculare a quella pliniana, al fine cice' non di condannare ma di assolvere, nell’ "Octa~ uius" venga in censiderazione, per la sua rileyanza giudiziaria, quel ‘"nomen", quella pura e@ semplice appartenenza alla comunita' cristiana, sulla cui natura criminale Plinio interroga il principe. Ma bisogna anche distinguere ~ io credo - che tale appartenenza 1 Li inquisizione, non. 1 nh. del. cristisna, iT @ sole per il rifiute di To fs Gipanente ta condapna;ledea cha’sl Genira dinostrare cinesuteocanrTeate Gusts ie autorita' inguirenti open credessero punto alle voci popelariy che attribuivano ai cristiani i piu! turpi delitt. 11 momento cruciale nell! istruzione del processo e! difatti indubbiamente cello del sacrificio ai simulcri degli dei, @ in Plinie al ritratto imperiale, come anche i cosiddetti "Atti dei martiri" confermana. Oui pero'’non e' il rifiuto, della tradizionale fede religi— osa ad essere perseguito, @ men che mai il rifiute a ritenere 1' imperatore.divinita’ vivente. Quanto a quest! ultimo anzi, sv Traiano non rimprovera Plinio di aver fatto recare-in tribunale la sua immagine perche’ 27 fosse adorata, nemmeno pero’ lo ist! ruisce sul portar— vela in future: tacendo sull' ‘argemente, dispone che i cristiani siano invitati a‘sacri E' un silenzio storicamente signi fic. tezza politica del problema: Traiai dail’ imporre sia pure in provi propria "imago", tema sul quale sim se autocratiche di un principe, cl caratterizzazione orientale e@ mona potere. La suscettibilita' del sena che era costata vita e impero non = gia’ a Cesare, ma anche a Calige. Demiziano, suggeriva all’ “optimus tere al ‘lealismo dei previnciali compiere spontaneamente geati di resto, ancora attorne alla meta’ de eta’ ‘di Decio, gli "Acta Maximi* Preconsele d' Asia i1 contenute dei sinorum principum", che ribadiscono di adorazione degli dei del principe stesso: "ut omnes Christiani, re perstitione cognoscant uerum princip biacent, et eius deos adorent” (ch abbandonino la lore inutile sypersti il vero principe, cui tutte e' settor gli dei). ficare agli dei. ativo della delica— no si guarda bene neia il culto della isuravano le prete— he tendesse ad una wehica del preprie to su questo punto, lo, se si vuole, la,’ a Nerone ed a princeps" di rimet~ e@ dei “ciues" it tal genere. Del 1 III secolo, nell! fanno esporre al "decreta inuictis— lo. stesso principie + non del principe licta superflua su- em, cui omnia su- @ tutti i Cristiani zione @ riconescano messo, @ ne adorine EL nerstetii_terinan lesae Romanae religionis", co- me-To-chiama_Tertulliane-("Apol." 2% gkuridico della perseguibilita', dei -sengo_fermale ed oserei dire “gestua -isato: et -dunque iT lealismd che vi in considerazione. None! certo 1! dei della tradizione che puc' creare ficare la pena capitale agli occhi funzionari, © di principi educati da ee 7H), il fondamento cristiani, ma nel le", ‘che si_e! pre ienB a questo punto incredulita’ negli scandalo e giusti- di magistrati, di sempre nel pensie~ a ? ro filosofico stoico, epicuree o scettico. 11 fermall~ smo della religione pagana, garanzia di lealta' alla “res publica", ron richiedeva una adasicne di fede, garantendo per cio" stesso, agli ccchi dell’ autorita’ romana; ‘le liberta' di pensiero, convinzione @ co- scienza. Nei tardi Atti del martire Giulio il "praeses" precisa al prevenuto che "postea uero securus uadis in domum tua... @t de cetero nemo tibi erit molestus" (dopo (il ‘sacrificio). te ne vai tranquillo a casa tua 7 egli ha puntualizzato poco prima che 1a "uis" che egli esercita sulla “uoluntas" di Giulio esime questi da, qualsiesi responsabilita' morale verse il suc dio, a! * chiaro che. vuol qui sottintendere che, compiuta la formalita': del sacrificio, nessune gli’ impedira’ di continuare a prefessare privatamente la religione cri- stiana. Di tale atteggiamento degli inquirenti, per i] II secolo, abbiamo, a ben vedere, testimonianza e in certo senso ricondscimente negli stessi cristiani: Tertulliano infatti ("Apol." 27.2) riconosce che ai cristiani sarebbe sufficiente ottemperare ai sacrifici per. potersena andare liberi, come ripetera’ piu’ tardi Minucio Felic Ma Tertulliano, che e' forse lo stesso giurista che si incentra nei “"Digesta", sottolinea anche la contraddizione logica @ giuridica che egli ravwisa nel “rescriptum" traianeo a Plinie, esservande in forma, retorica che, se 1' imperatore Gondanna 1' esser cri-* stiani, non si comprende perche’ ordini di non ricer—, carli ("conquirendi non.sunt" aveva scritto Traiano), e dato che nen 1i ricerca, non si vede perche' nen, li assolva. : VERT. "Apol. "2.7: .., Tune Traianus rescrip- Sit hoc genus inquirendos quidem non esse, oblates” 29 wero puniri opertere. 9 sententiam -necessitate Confusam! Negant inquirendes ut innecentes et man~ dat puniendos ut ‘nocentes. ~Parcit et sacuit,dissimulat et animaduertit. Guid temetipsam Censura circumuenis? Si damnas, cur non et inqui- Fis? Si non inquiris, cur non @t ‘absoluis? “Allora Traiano rispose (a Flinio) che tali Persone nen dovevano ricercarsi: ma se’ venivano deferite (al tribunale del ‘proconscle), “diveniva necessario punirle. Che -sentenza inevi tabi lmente inspiegabile! Nega che 1i si debba. ricercare, perche’ innecenti, ed ordina di punirii come mal fattori. Risparmia e infierisce, si astiene e ca- stiga. Perche' tu, o censura, Sei intrinsecamen- te contraddittoria: se condanni, perche' non ri- cerchi? Se non ricerchi,: perche' nen assolvi?" In realta' non e' nel rigoire del formalismo giuridi- che va cercata la coerenza del "rescriptum" traia~ neo? il principe esercita 1a sua "clementia" nel non ricercare i colpevoli di queste “reate di opinione", ma quando questa opinione, ,a seguito di una denuncia ‘non anonima, si traduce in un comportamento, il rifiuto di Sacrificare, che inequivocabilmente significa, nella mentalita’ ‘romana, rifiute della “res publica” e del sue ordinamente, allora tale comportamento non potra’ godere di quella "clementia,Caesaris" accordata all’ pinione, poiche’ esse si concretera’, in quello stes momento, nel “crimen lesae religionis". Ya riconosciute a Traiane il massimo sforzo concepibile nei limiti del- 1a mentalita’ antica per attenersi a criteri di libera~ lita’, ‘seconde il principio che i reati di opiniene nen vanne perseguiti. Sotte questo aspetto, la critica di 30 Tertulliano non coglie ilo spirite del "rescriptum" ‘tra- ianeo, ma nello stesdo tempo essa ne supera in certo modo la mentalits': Piu' che sotto il profilo giuridi- co, 1' incoerenza della decisione del principe e' piut— tosto, se mai, politica, come dimostrera' la successiva storia delle persecuzidni: infatti, 1' aver sottratto all' iniziativa dello ‘stato, per rimetterla alle de~ murce dei privati,;, 1! te in Tertulliano, ma non piu' latente dope di 1ui, dell! intransigenza. .Un germe che fa si' che iat concezione della liberta' religiosa nel pensiere dell’ Apologeta~ sia in realta’ piu' vicina all’ idea di tol- leranza, che non all' idea di autentica e@ piena ammis sione della liberta’ di coscienza. Non deve dimenticar si che quei pagani, cui egli ricenosce in linea teori- ca il diritto di praticare il proprio culto, sono da lui _censiderati non adoratori di idee astratte o di mi- ti irreali, ma di-demoni riconosciuti esistenti dalla Chiesa, adorateri dunque del Male personificato. Sintomatico di tale: tendenza unidireionale del pen- siere cristiano e", circa un secolo depo, 1’ atteggia~ mento di Lattanzio, che, dopo avere prepugnate il prin- cipio di scelta volontaria della fede ("Diu. Inst." 5. 19.11: religio cogi non potest; "Ib." 5.19.23: nihil est tam uoluntarium quam religio) neli’ epoca delle persecuzioni (304-319 d.C.), e' pervaso dal ben divers spirite aggressive del momento del trionfe tiniana. Bisognera' attendere il De mortibus persecuterum", nel’ temporale della Chiesa costan- pieno IV secole perche’ 1' idea della liberta' religiosa, come dimensicne individuate “e come limite all’ ’ ingerenza” dello Stato nella vita privata, incominci a formarsi ormai al 49° crepuscolo della civilta' antica. Essa pero* non si | — soltanto per ragioni i evidente opportunita’ politica, formera’ neli! anbito dal pansicro cristiano, crmai | in un inpero in cul” la veechia e 1a nuova. religione decisanente orientate verso’ 1" intolleransa,’ benei* avevano parimanti-sequaci yma anche prebabi lmente’ per nell" "anbito del morente pensiero pagane, precursore, una sincera incertezza interiore, certanente. intrisa Nel suo uitine monente storice, della moderna concesio® Gt credense superstizicse, cu quale fosse 1a divinita® he di liberta’ di cosciensas piu: efficace a proteggere 1" inpere. la "pace della Chiesa" fu tale, dunque, per i cattolicl, non per i eristiani “eretici"y ‘che fureno soggetti a persecuziom anche cruente, nel momente in cul diveniva incruente 11 conflitte con 11. paganesine. hia il “favore Imperiale de! successor. cristiant wi Costantine per le mova fede subi’ un breve quante brusce arreste ‘con 1’ imperatore Gluliane (361-362 4.0.9, che Gregorio di Nazianze insulte’. ~ benintese dope ‘1a morte ~ con’ il saprannome di Apostata, del Guale sole 1a storiografia moderna ha fatto glustizie, Giuliane persegui’ un progetto. di. restaurasione dell" inpere nell! orma della tradizione dicelesianen, mirando a risolvere militarmente il” preblema della sicuresza, con I’ apprentare na spedizione centre. i bersiani,” cercando di ritermare i fendamenti ticle politici ‘della burecrasia Imperiale © del *potenticres" Tecali, tentando infine di ripristinare 11” paganes! ac come Sola religions. ufficiale. Ma il” paganesime ot %. La formazione dell’ idea di pluralismo religioso di liberta' di coscienza nel pensiera politico pa— gano del IV secolo @ 1 intolleranza cristiana nel— 1a fondazione della “ciuitas Dei". 11 fallimento delle persecuzioni dicclezianee e' it Presupposte storico @ politico del celebre editto di Milano pubblicato nel 313 da Licinio e Costantino. Non fu questo un semplice jeditto di tolleranza, come era state due anni prima quelle di Galeric, ma’ rese “licita", sullo stesso piano del paganesimo, la re- ligione cattolica, ed: inoltre legittime' egualmente anche le Chiese eretiche escluse nel 311. Guanto poco questo provvedimente fosse determinate in Costantine da una concezione politica o,.se si vuole, anche etica, Giuliano era una religione interiore mistica e, della liberta’ di coscienza, lo dimestra proprio 1a soprattutto, ascetica, inadatta ad incontrare il favore Persecuzione costantiniana delle eresie. Quanto al delle masse popolari pagane, cltrecche’ - ovviamente — Paganesimo, invece, 1' atteggiamento dell’ imperatore Tu sempre ambiguo o cenciliante: se a Roma rifiuto' per la prima volta di ascendere al Campidoglio, rispette’ il compimento dei riti augurali per la fondazione di Costantinopoli. Pontefice Massimo della religicne roma- na ed.al contempo “episkopos ton ektos" (vescovo per le guestioni esterne, come sembra traducibile) della Chie— $e cattolica, egil non opero’ mai una scelta decisa non cristiane, come anche il favore delle aristocrazie cittadine @ delle stesse gerarchie sacerdotali dei culti aviti. Sintomatico e' in tal senso il cenflitto che vide opperglisi 1a pepolazione di Antiochia, dove egli giunse a sottoporre a tortura cristiani sospettati dell‘ incendio del tempio di Apollo. A parte questo caso, pero', che in termini propriamente giuridici m puo' censiderarsi una persecuzione dei. cristiani in quanto tali, 1a sua cpposizione al cristianesimo non fu cruenta, ma “amministrativa" e intellettuale. Giuliano tento' anzi di combatterto con le sue stesse armi, “spiritualizzando" ed interiorizzande il paganesimo. UN tontativo per cic’ stesso utopistice, data la dimensio— Re pubblica, esteriere e’formale, della tradizione religiosa greco-romana, @ condannate altresi' al falli~ mente anche nel ricorse sia ad una eliolatria sincretistica e di tendenza monoteistica, sia alla. de— Vezione asiatica per la "Mjgna decorum ‘mater Idaea", culti privi dei contenuti'.dogmatici, che fondavanc la certezza escatologica della Chiesa. Ma nel confronto con i1 cristianesimo, che nen aveva Perse tempo a perseguitare sanguinosamente le eresie, emerge la tolleranza e 1' “Humanitas” di Giuliano, sin da fanciullo traumatizzato.@ scampate per poco’ allo spargimente "cristiano" di sangue, che ne aveva annien— tato la famiglia. Cosi’ egli scriveva il 1 agoste del 362 ai cittadini di Hostra. Ep. 114, 438: "Per. persuadere gli uomini e@ i- struirli, bisogna ricorrere alla ragione. Non mi stanchero’ di ripeterlo: che coloro che hanno zelo per la vera religione (= i pagani) non molestino, men attacchino, non insultino le felle dei Galilei dei Cristiani). Bisogna provare piu' piete' che edie per quanti hanno 1a sventura di cadere in er= Fore in una materia cosi' grave" (trad, Fontaine). La morte di Giuliano in combattimento contro i persiani, nel 363, segna la fine dell’ ultimo tentative Pagano di restaurazione, ‘suscitando tripudio Tra cristiani, come attesta Grogoric Nazianzeno, @ invece 52 fra i pagani “grande lutte non soltante nella terra di Acaia, ma anche nel monde intere ovunque impera 1' or~ dine della legge romana" (Libanio, Or. 17.1). Dopo Giuliano, Valentiniano’ I (364-375) aveva imaugurato: un periedo di tolleranza (dei cristiani erso i pagani) sancendo, egli imperatore cristiano, la ‘colendi libera facultas", ma, come ha ben osservate il principio dover? Mazzarino, nen per volonta' di affermare il della liberta' religiosa, ma per evitare di perseguire come crimine ‘la “concessa a maioribus' Feligio". Tanto poteva’ ancora nell" animo di un impera-, tere cristiano il rispetto per la tradizione romana. Ma’ a Valentiniane T va comunque riconosciute di avere con~ siderata prevalente la necessita'.della pace religiosa nell! impero, come condizione per il superamento della crisi sia‘militare sia economica, piuttoste che un’ cpera di conversione piu' o meno coatta. Ma cen il suo successore, Graziano, maturarono i tempi del piu' ele vato conflitto ideologico fra cristianusime @ cultura classica. "In pieno ‘trionfante cristianesimo, Chiesa, ormai alleata dell’ imperc, passava, dalla apologia e dalla difesa, alla condanna e all’ offesa del paganesimo, rifugiatosi ormai nel senato di Roma © in una ristretta aristocrazia ~ quella dei grandi Personaggi dei “Saturnalia” di Macrobio - la classi- allorche’ 1a cita', ancora riluttante a farsi pur essa cristiana co® me 1' impero, si fece custode del retaggic romano e pa. gano e presente’ i suoi santi ed eroi - da contrappor ai martiri - nen ricorrendo piu’ ad Apollenio di @ alla sua leggenda, contemporanee figure della storia: quali Pretestate @ Simmace, giare Ambrogio" (V. Cilento). Esattamente vent’ anni dopo 1' effimero tentative di Tiana ma presentando concrete, attuali, figure maestose, che petevane ben frentuy- 53 restaurazione giulianea del paganesime, nel 382, 1" im- peratore Graziano ritirava i: fondi pubblici déstinati al cults degli dei @ faceva rimuovere dalla "curia se- natus" 1' altare della Vittoria, collecatovi da Auguste nel 27 a:C. Nel 384, due anni dopo 1' abeliciene dei finanziamenti pubblici ai culti pagani da parte di. Gra- ziano, 1' ancer forte aristocrazia senateria pagana giudice' la situazione politica favorevele per richic— dere a1 nuovo imperatore, Valentiniano II, la resti- tuzione dell’ altare della Vittoria nella curia. A due Pagani, infatti, erano toccate in quell* anno le magi— Strature piu’ alte: la “praefectura praetorio Italiae” a Vettio Agerio Pretestato,.) 1a “praefectura Urbis” a Suinto Aurelio Simmaco. L' orazicne che questi tenne a Milano di frente all’ imperatore e 1a confutazione che ne fece il vescovo della citta’, Ambrogio, trascendonc 31 caso concrete che ne diede occasione e costi tuiscenc Per lo storico 11 documento | piu’ impressionante, per elevatezza delle argomentazieni, di due categorie ‘di Pensiero inconciliabili, che ben riassumono. il re facie intellettuate_ed 11 _plureliane relativishice” Hella cultura classica, da un lato Te-concestone asse lutists Jizzante di chi si ritiene detentore di SYMM., Rel. 111.0: >Suus cuique mos, suus ri- tus est: uarios custedes urbibus cultus mens diuina distribuit; ut animae nascentibus, ita pepulis fatales genii diuiduntur. ‘Accedit utili— tas quae maxime homini dees adserit. Nam cum ratio omnis in operte sit, unde rectius quam de memoria atque documentis rerum secundarum cognitic uenit ID., Rel. 111.10: Ergo diis patriis, diis in- digetibus pacem ragamus. Aequum est, quidiquid omnes celunt, unum: putari. Eadem spectamus astra, commune caelum est, idem nos ‘mundus inuoluit: quid interest, qua’quisque prudentia uerum requi- rat? Une itinere non potest perueniri ad tam gran- de secretum. gnune hail proprie costume, ognune ha 1a propria tradizione-religiosar la mente divina ha Gistribuite fra le citta’, come loro custodi, di~ versi culti; come a colore che nascono si assegne- fo le anine, -comi? gil spiriti protettorl sone Bssognati ai popeli cui sono predestinati. Si Sgaiunga 11 vantaggio, che plu’ d’ ogni altra cosa Tega gli dei all" wond.. Infatti, poiche' 11 pre~ blena resta imperscrutabi le ad ogni criterio razi cnale, da dove pu" venire 1a conoscenza degli dei meglio che dalla coscianza della tradisione e dalle prove concrete della prosperita’ che essi concedena?™ "Pertanto imploriame che ci sia ‘concessa la pa- ce per gli dei-patrii, per gli dei nazionali. E! giusto considerare una sola divinita’ quello che tutti adorano, quale che sia la sua natura. Osser- viamo le stesse stelle, comune e' i1 cielo che ci sovrasta, lo stesso e' il mondo in cui ci troviaq mo: che cosa importa allora che si cerchi di attingere alla-conbscenza della verita’ attraverso una certa esperienza interiere piuttoste che at— traverso un’ altra? Non attraverse un sele cammi— ho si puo' raggiungere un cosi' grande segreto". In questi passi della sua terza "“relatio” Simmace pr recorreiiconcetio antrepplagico di religions, legata all roaret ics del_popeli. gsi —esso pfpone all’ imperatore di —~fordare princips poll tico ar —arberarrres Zarebbe spuvate-—serprendente se 1+ ofatore nan espenassa Ta diustiflcazions—nistica,—Tegata alla rede a platonies srnetl CEpiriti custedi dall\ ania, della” sua csservazione positive fraalaigaverieaidell atarerste Spams naa tormequty—#aauara, "par ia prina vette nella alicia freer ok mer ag TES pan eeeaLTcaeaea SORTS TEE personale. In siffatta concezione la diversita’ delle ealnlonivfonim’ piu' rigusruata cona'arrore da’ telter rare # da correggere, se possibiles tram te la peciues Mone! = (pansiare che era s€aro proprio sia dal “maseas elas ie Vagal eet elapse varsrcinianaaeaeina een airit ie tow Picci sacnumiga tt en Feecte hielo quate nen estate ee teatia coauna/a tutti “all aomiaT® aes punto Gimnaco trascende Ia concezione propria del suo secolo e di tutto i1 monde antico, @ poi medievale, nel Jichiarare il disinteresisa politico dello State ai modi ed ai risultati di questa ricerca interiore. I fondamenti ideclogici, del pensiero politica di Sisimaco sono ben diversi da quelli di Tertullianc, ben= che! sntrambi_siana, pe . rzati dalle op= realta’ storicha (neil operang seamaster de: {che solo in apparenza Senbra essere lasigssa. Ma in Tertulliano 8a incon— tra tl limite etico della convinzione degmatica di pou- sedere il monopolio della Verita', cui si contrappene 56 Se e@ dei Nella petto fede negativa” do: suci demeni, qu: riflessione di 5! chi non condivid fondato sulla c i, pagani nelle ipostasi ali la Chiesa considera immace, invece, v' e je la stessa scelta di onstatazione mento filantropice @ ~ questo si ~ veranente qual Ha di ascendenza sto! deve compiersi i 1 imperatore eri lo ascolte, nen segui Ambros pubb1. gio ‘le convine! ica la supremazia di Sat, ql di il rispetto culto, r “positiva" della re— lativita’ di ogni "ratio", non meno che in un atteggia ica, verso gli “avversari", con i 1 cammine della vita. stiano, pur prestandogli benevo-” rat la'via indicata da era’ ad affermare ne: Simmai Lia sft del cristianesimo su qualsiesi religione, pur ammettende ancora una limitata tolleran- za del culte pagano. Ma_atewni—anni_oiu' tardi i fonda— Genki —teoretici ranne Pree riven nedioovo_ @ dell’ ets azione dette Thies Ambrogie nel 388:° il della Mesopotamia, ave ad incendiare la sinagoga ebraica. L' ordine di Teodo~ sic che il vescove la ricostruisse suscito' le mina piegare Ja resistens, pubb1 opera terra alla icamente dalla si toe! sintomati nea informatrice “relatio" del “pr AMBR. Ep. 19.84 potest perueniri moderna il monde cristiano e Vescove di Callinico, igato i cristiani cce di Ambragie, che @ spese dei del rt eed an tspeci di quella cabtplia. Nei fatti, comungue, ne-dhede prova gia’ lo stesso citta’ del luege cristi- a dell’ imperatore redarguendolo e. BSuest® ce dell' intolleranza non anc: Palesemente dichiarata, ma altrettanto chiaramente sot= ua cattedra episcopal vella confutazione aefectus Urbi" del 34, 92 "Uno", inquit, "it ad tam grande secretum". ambrosi ued ora ignoratis, id nos Dei uoce cognouimus. Et quod ues suspicionibus quaeritis, nos ex sapientia Dei et ueritate compertum habemus. Non cengruunt igi tur uestra nobiscum. Vos “pacem diis" uestris ab imperatoribus obsecratis, nos ipsis imperatoribus a Christe “pacem rogamus" “Ha dette che <>. Guello che voi non sapete, noi 10 conosciamo dalla voce di Dio. E quello. che voi cercate di sapere attraverse ragionamenti congetturali, noi le cono~ sciamo con certezza dalla sapienza di Dio e dalla Verita’. Pertanto non v' e' punto di incentre fra il vostro ed il nestre pensiere. Voi supplicate gli imperatori che <> vostri, nol invece <> Cristo <> proprio agli imperatori". Non molto tempo dopo la’ stessa linea. di Ambrogio veniva ribadita anche da Agostino, che, nella Presunzione del possesso di Una Verita'’ indiscutibile, conselidava il rifiute cristiano del pluralismo reli~ gioso. "Ritrattando" quanto, sull' orma di Simmaco, aveva scritto nei "Soliloquia" (1.13.23), “sed non ad eam (sapientiam) una.uia peruenitur", (ma a quella Sapienza non si giunge per una sola via) egli scrive verse la fine della sua vita: AVG., Retract. 1.4.9: Item qued diki: "Ad sa~ pientiae ceniunctionem nen una uia perueniri" non bene sonat; quasi alia uia sit praeter Christum qui dixitr "Ego sum via”. Vitanda ergo erat haec offensie aurium.religiosarum, quamuis alia sit illa uniuersalis.wia, aliae autem uiae de quibus in Psalme canimus: "Vias tuas, Domine, notas fac mihi. et semitas tuas doce me". “Ineltre non suona bene quello che scrissi una volta, che cioe’ <>, quasi che esista una via all! infuori di Cristo, ‘che ha detto: <>. Sarebbe stata ‘dunque da evitare questa offesa ad un crecchio pio, per: quanto altra sia quella via uni- versale, altre invece le vie cui si riferisce 11 Salmo che recitiamor <>", Ma un. altre’ paso di Agestine, confutando polemicamente le tesi dei pagani, ci consente sia di conoscere quanto foss@:ormai evoluta nell’ intellettua- lita’ pagana 1' idea della separazione fra la sfera del pubblico e la vita privata, sia quanto, al centrario Agestine avesse maturato la concezione di una "ciui— 5", appunte la "ciuitas Dei", legittimata a punire hi nuece alla propria vita" con comportamenti contra- alla morale cristiana. AVG.,. De ciu.. Dei 11.20: Verum tales cultores et dilectores deorum istorum ... nulle mode curant pessimam ac flagitiosissimam non esse rempublica Tantum stet,.. inquiunt, tantum flereat copiis referta, . uictoriis gloriosa, uel, quod est felicius, pace secura sit. Et quid ad nus? Imo ad nos magis pertinet ... Quid alienae uiti potius, 39 ¢ s quam quid‘ suae uitae’ quisque neceat, .1egibus nima. 11 libero arbitrio conduce al male e solo la gra~ aduertatur. Nullius ducatur ad iudices, nisi qui zia puo’ salvarci Ja tale pericelc, portandeci all’ u- alienae rei, domui,. galuti, uel cuiguam inuite nica, autentica ‘liberta', quella di non peccare e di fuerit importunus, ‘aut;noxius: caeterum de suis, essere servi di Dio" (Lucrezi). uel cum suis, uel cum quibusque uolentibus faciat quisque quod libet. Abundent publica scorta, uel Propter omnes quibus frui placuerit, uel propter eos maxime, qui priuata habere non possunt. 10, Conclusiani Extruantur ‘amplissimae atque ornatissimae domus, cpipare conuiuia frequententur. 1! eredita' dagli antichi. Vie! una fondamentale differenza fra le porsecuzic "Colore che amano adorare questi dei... non ni dei pagani contre i cristiani sino a Diccleziano si__curano in alcun modo che lo Stato cessi di es~ le successive persecuzioni dei cristiani contra pagani sere il peggiore @ lo'piu' scellerato. <> dicono <>”. con i1 quale si ordinava al pagano Albino, “praefectus” gell' Urbe, di perseguire anche il sole velger lo sguarde ai templi ed alle statue degli dei, che affol- lavane Roma piu! degli steesi abitanti, impenendo ai funzionari dell’ “officium" 1a denuneia del "iudex" che fosse entrato “adoraturus" in un tempic (C. Th. 16.10, per condannare al rogo, 1' accertamento cristianesimo e' compiuta: “la liberta’ di errare deve essere combattuta, perche" determina 1a morte dell’ a- i Con Agestine 1a parabola dialettica fra paganesine e | 40 or we 10), sotte sanzione di pene atroci, sine alla vivicom bustione. I cristiani realizzavano Cosi’ sulla terra le fiamme infernali, che fermamente credevano esistenti nel Regne di Satana, ancor oggi considerate entita' re- ale e personale nella dettrina della Chi cattolica (dichiarazioni pentificie 15.11.1972,* 13.8.1982, 20.8. i9g2), A confronto delle prolungate torture, che:da Teodo- sio all! Inquisizione cattolica avrebbero insaguinato 1) Europa, 1a celere condanna alla decapitazione, senza applicazione di tormenti, comminata ai martiri del 190 dal proconsole d' Africa, sembrerebbe quasi un gesto umanitario @ liberatorios Ma non soltanto 4 fini, pbensi’ anche i presupposti dell’ inguisizione pagana'e di quella cristiana, sono storicamente diversi, quest’ ultima fondata sulla ort Gossia della fede, quanto la prima generata dall* pinione “democratica" della “ciuitas". E' ben vera la cenvinzione della Sordi editto (di Diocieziano) contre i manichei, scritti di Celgo @ di Porfirio contro i cristiani, la tradizione © i1 consenso dei piu! diventano,’ per decreto divino, 1 criterio per stabilire la verita’ ¢ ja moralita’ di una dottrina religiosa". E' anche vere she "il consenso ha la sua radice nell’ antichita’", ma guanto alla conclusione che 1' antichita' ha fatto "la superiorita’ di un’ idea su di un' altra", bisogna distinguere con accortezza. I] paganesime del IV secolo pervenne gradatamente ad una elevata concezione. della liberta’ di coscienza come diritto individuale e ‘giunse a concepire @ formulare il corrispettive principio della illegittimita’ dell’ ingerenza della "respublica" nella vita privata’ dei "clues", sul fondamento della irrilevanza politica dei comportamenti privati e dell", ingsistenza di un crite= che “nell! come negli 42 i i co per la solu- Spee ie ee ea aoa miele orate ogee unm coma sso ie Lege ecco a eee siesuytty gee ineazcnpl cone cetnele theo CTH e eaeeaae 2st teeter alan Se Te ee ea eereat ges teesel arose Tata aero Sen eles comneeare ace eee nee Cee ee ree aera reret oper See eee ee cess ate aaa Sea ee ee es ; StS Gosh ty -peogr ues lai pey Ges eclibieoitteetieerreestis es cerrieas area ae non deriva "paradossalmente" da Tertullianc, come pure sie! talvolta creduto: solo superficialmente appaicne simili le enunciazioni del pagano e del cristiano, mo~ tivate da ideologie, ed espressione di concezioni de} monde, prefondamente = diverse, ed entro le quali eranc insite opposte potenzialita' steriche. Al cristianesine fu estranea sin dalle crigini-la "forma mentis" della parita’ morale del pagano o dell' eretico, dell’ equa- glianza degli uomini, in una dimensione etica e giuri- dica, nella diversita' delle scelte religiose. E! storicamente infendata 1’ opinione di quanti, co- me il Lana ed il Siniscalce, ritengone che la liberta' di coscienza sia nata con il cristianesimo e parlano perfino di "fondazione" di questa liberta’. Non bisogna cenfondere la rivendicazione della 1i- berta’ di professare la propria fede e di praticare il proprie culto da parte dei cristiani inguisiti dalle autorita’ romane, con la rivendicazione universale de) principio di liberta’ religicsa, che comporta il ris- petto di chi professi una fede diversa o non ne profes- Si sicuna. None! certo per questa universalita’. che} cristiani affrentarono la morte piuttoste che sacrifi- era la convinzione che la trasgressione della leqqe che era stata della religione pagana. E cio’ non. per Proprio in una linea-di coerenza evolutiva con q principi asscluti, fondeti nella fede in una’ verite: Soprannaturale, i’ cul es\'ti'steriel furona’ dees ‘ie Persecuzion! contro pagani ed eretici, aun late, ti Ficonoscimento, dail’ altro, al stiano di quel carisma divine, “princeps" pagano. Resta da chiedersi se 11 capovelgimente storico, cui Costantino diede inizio, abbia sortite almeno 1’ effet~ te politic di pacificare e cpnsolidare 1" impero. Non e| [necessaria una speciale analisi per constatare che impero romano cristianc e poi 1° impero bizantine che ne fu 1! erede in Oriente,” fureno dilaniati Galle Persecuzioni contro gli eretici molto piu’ di quante “dominus Augustus" ecri- che era stato negato al 64 Contre Leriatians ‘ igen Kernenann,, i eristiani monefisiti dela Siria @ dell’ pattivi panel nel Sobre nel Sab, piuttoste che difen- Spuctere Urreversitiimente, quella untta’ "cultural terra: non sone venute a portare pace, ma una spada” (Matteo, X.34). Ma nei "secoli bui" delle invasioni barbariche, 1a Chiesa sostitui' in Occidente le proprie istituzioni al crello delle strutture amministrative delle "ciui tate,” tardeantiche ed altomedievali. D' altra parte, gia’ du rante il sacco di Roma del 410, i1 cristianesi@c riusci' a parlare a quei barbari, cui non sapeva rivol— gersi 1’ inaccessibile cultura classica del paganesimo morente. Essa pero’ sopravvisse allai fine del mondo che 1' a veva prodotta, perche’ la “pietas", con cui 1’ aristo- crazia pagana dei ‘Simmachi e dei Nicomachi curava le e~ ot dizioni degli autori della latinita’ aurea nello splen- dido ritire delle sue ville, trovo' continuatori nella pace circoscritta agli “scripteria” monastic’ dell’ Europa medievale. La riscoperta dei classici'latini, e dei greci confluiti in Europa depo 1a caduta di Costan: tinopoli in mano turca, mutrira’ 1! alba dell’ eta’ moderna insieme al "Corpus iuris ciuilis". Il pensiero pelitico dell' illuminismo e del liberalismo, affondan do le radici nella civilta’ classica, segnera’ su que— sta base il ritorne a quella ragicne contre 1a quale il eristianesimo, come ha csseryato il Mazzarino, aveva avute la consapevolezza di lottare. Sara‘ questa, tre ici secoli dopo, la rivincita postuma di Virio Nicoma— co Flaviano, "praefectus praetorio Italiae" nel 390. Dandosi volontariamente 1a morte nella valle del Fri- gido, quando vide persa la battaglia contre Teodosio, egli si era sottratto alla conversicne ferzata al cristianesimo, stimando 1a sua liberta’ piu’ preziosa Wella sua vita. Le statue di Giove e gli stendardi di Ercole, due dei, che un secele prima eranc stati patroni di Diocleziano @ Massimiano, presiedetterc, il 6 settembre 394, alla disfatta dell’ ultimo esercite pagane del mondo antico. Flaviano non valle sopravvi- vere alla causa con cui si era identificato per tutta la sua esistenza, «+ benche' Teodosio fosse pronte a salvargli la vita. ..... Quando vide giunta alla fine. quella Roma per cui era vissuto, rifiute’ di accettare ogni compromesso con il nuovo ordine di cose © scelse invece la morte di Catone. fMorendo, lascic' nef'¥a sua stessa famiglia e tra i suoi amici uomini che erane prenti a salvare, in un mondo che si disintegra~ va, 1a parte piu' preziosadell' eredita' degli an- tichi" (Bloch). 66 INDICE Prefazione + ie erence . La situazione politica della Palestina el- Tenistica @ romana, seececeeseeeeeeeeees 11 processo di Gesu’ ed i limiti di atten= dibilita’ storica-delle fonti neotestamen~ tarie. : eee fe La comunita' giudeo-cristiana da’ Tiberio a Claudio e 1' orientamento politico dell autorita’ imperiale. ee ma La persecuzione neroniana. -..+- a 4 “contra Christi- La giurisdizione criminale “contra Ch anos" nella testimonianza pliniana e di al~ tre fonti del’ II-III secolo. . eres Altre testimonianze processuali: il con fronto tra "paideia" classica e dottrina cristiana nel II secolo. a 13 16 19 32

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