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Milano, laboratorio musicale del Novecento Scritti per Luciana Pestalozza acura di Oreste Bossini Archinto Cesare Fertonani, Emilio Sala della musica a Milano nel secondo dopoguerra Per una stoi io tra le rovine di Milano, Perché questa esaltazione in me? Dovtei essere triste © wvece sono formicolante di gioia. [..] Sento che da queste rovine sorgeri una citta pitt forte, pit ricea, pitt bella Alberto Savinio, Ascolto il tuo euore, itt, 194 Quando Oreste Bossini ci chiese di collaborare al volume per gli ottant’anni di Luciana Pestalozza, pensammo subito che sazebbe stata una buona occasione per incomincia- re a taccoglicre idee, materiali, studi per abbozzare se non altro alcune linee guida di tuna ricostruzione storica della musica a Milano a partire dal secondo dopoguerra. Che editorial, il suo immaginario sonoro possa diventare in quanto tale oggetto di indagine storiogratica & un dato emergente nei piii recenti studi musicologici; si veda per esempio in tal senso Ja fortuna di un libro come quello di Reinhard Strohm sulla Bruges tardomedicevale! o il pia recente contributo di Dinko Fabris sulla Napoli barocca? Negli ultimi decen- ni anche Milano — il cui deficit di autorappresentazione rispetto a centri musicali qua- Ii Venezia, Roma, Napoli, Firenze, Torino, Ferrara, Mantova @ tanto evidente quanto soxprendente — ha finalmente attirato Vattenzione della musicologia internazionale, sebbene sinora soprattutto per cid che riguarda il periodo cinque-seicentesco; esem- plati a questo proposito i volumi di Robert L. Kendrick The Sounds of Milan, 1585- 1650 e di Christine Suzanne Getz, Music in the Collective Experience in Sixteenth- Century Milan Uno dei valori aggiunti della nuova storia culturale del paesaggio so- noro urbano @ quello di rivitalizzare e rilanciare in una diversa chiave anche gli studi locali che a Milano e in Lombardia sono sempre stati fiorenti in campo musicologico. Questi ultimi, che hanno sempre coltivato il dettaglio erudito (magari un po’ fine a se stesso), assumono, in una prospettiva antropologica (quella della storia culturale e del- Ja microstoria), un senso nuovo: come ha sostenuto Clifford Geertz, Petnografia & un’arte che opera «alla luce della conoscenza locale (local knowledge)». ‘Terminato il periodo barocco, dopo l'arrivo degli austriaci, apertura intenaziona- lee la vocazione modernista di Milano si manifestano tra l'altro nello sviluppo della sinfonia preclassica di wanni Battista Sammartini — ¢ di altri autori di rilievo - gia a partire dagli anni Venti del Settecento, Nella sinfonia la societi e la cultura dell’epo- ca trovano un modello musicale emblematico in cui riconoscersi ¢ al contempo capa- ce di proporsi sulla scena europea come prodotto di richiamo, diffusione ¢ irradia- mento internazionale; in altri termini, attraverso la sinfonia si costruisce, in un proces- Ja citta moderna con le sue istituzioni, i suoi musicisti, la sua attivi 95 s0 di autorappresentazione culturale e ideologica, identiti musicale della nuova Lom- bardia austriaca, Un altro momento ben pitt noto e celebrato della centralita culturale € del respiro europeo della cittd coincide con la Milano stendhaliana («Milano & stato per me dal 1800 al 1821 il luogo dove ho desiderato costantemente abitare»), Inte- ressante notate che in Stendhal gid presente in filigrana un'opposizione che non ha perso ancora oggi la sua forza modellizzante: da una parte Roma, Ia citi eterna e mo- umentale ¢ dall'altca Milano, cittd: moderna, vitale, elettrizzante. Ma nonostante im- portanti imagines milanesi (Alessandro Manzoni, le Cinque giornate, I fombardi alla prima crociata di Verdi, Cento aii di Rovani, la Scapigliatura, Dentetrio Pianelli di De Marchi ecc.), cui Stendhal ha dato senz’altro 'awvio, resta la difficolta di parlare di un vero € proprio «mito di Milano» come é stato fatto per Parigi o Londra. Milano resta una citi schiacciata sul presente. E cid in ragione forse della tendenza ad un attivismo che brucia ogni pausa di tipo autoriflessivo o autocontemplativo. Il che é per lo meno sorprendente se si osserva che siamo comunque di fronte a una realtfi fortemente ca- ratterizzata ¢ differenziata fin dai tempi dell’affermarsi della tradizione liturgica am- brosiana (si pensi anche, in una dimensione pitt moderna e popolare, al carnevale che non coincide cronologicamente con quello del resto d'Italia). Ma, appunto, la specifi citi di Milano non é mai diventata né mito né storia, Certo, se ¢’é un periodo in cui |'apertura internazionale e la vocazione modernista di Milano sembrano concentrarsi e assumere una dimensione di particolare efferve- scenza e consapevolezza 2 quello del secondo dopoguerra. Nella citta del 25 aprile, che sarebbe ben presto diventata «capitale morales, si liberano nuove energie e si molti- plicano le iniziative: dalla ricostruzione della Scala con il ritomo di Toscanini alla na- scita del Piccolo Teatro con 'organica presenza di un compositore come Fiorenzo Carpi; dalla costituzione dello Studio di Fonologia musicale della Rai alle esperienze delle neoavanguardie; dal proliferare dei locali di musica extra-colta con le sue nuove case editrici ed etichette discografiche alla riscoperta della «musica antica». Si tratta spesso di iniziative fra loro interconnesse, un fatto quest'ultimo di cui la ricostruzione storiogtafica non pud non tener conto. Piuttosto che isolare i singoli element abbia- ‘mo sentito l'esigena di promuovere un’indagine che valorizzasse Ia connessione, con numerosi cambi di punti di vista e diversi giochi di scala. D'altronde, l'incrocio degli elementi ¢, per esempio, il superamento di una rigida opposizione tra l'ambito colto € quello popolare é un tratto abbastanza aceettato e vistoso del mondo musicale cui fac- ciamo riferimento: Cathy Berberian ¢ Luciano Berio che passano da «Monteverdi ai Beatles», dalle «canzoni popolari» all'«opera aperta»; Roberto Leydi che sinteressa di jazz, frequenta lo Studio di Fonologia musicale e partecipa nello stesso tempo al folls revival; Fiorenzo Carpi che compone l'opera sperimentale, mai rappresentata, La por- ta divisoria su libretto di Giorgio Strehler (caso emblematico di avanguardismo rien- trato) e poi approda alla «musica applicata»; Gino Negri che spazia programmatica- mente dalla canzone a una forma particolare di teatro musicale da camera cui si ri chiama anche Luciano Chailly quando collabora con Dino Buzzati Proprio attraverso la molteplicit dei punti di vista, il rincorrersi e ’incrociarsi del- le prospettive i contributi di questo volume aprono una serie di spaccati che gettano luce sul ruolo di Milano come Iaboratorio musicale del Novecento. Llintento non & quello di offrire una storia completa ed esaustiva della musica a Milano nel secondo dopoguerta, impresa forse ancora oggi assai problematica da realizzare (basti pensare | che restano fuori dal quadro, in quanto argomenti non specificamente tematizzati, le istituzioni concertistiche, la musica sacra, la critica ¢ linsegnamento della musicologia nelle universit’}; mette conto comunque sottolineare ’autentica originalita e l'impulso propositivo delle ricerche che hanno generato i testi qui raccolti ‘Trattando delle poetiche ¢ dello stile dei compositori che pid hanno caratterizzato con la loro presenza la vita musicale della citta dal dopoguerra a ogei ~ Luciano Berio, Bruno Maderna, Giacomo Manzoni, Franco Donatoni, Niccolé Castiglioni, Paolo Ca- | staldi, Giorgio Gaslini, Salvatore Sciarrino, Azio Corghi, Adriano Guarnieri senza di- | menticare peraltro Bruno Bettinelli, Luciano Chailly e Riccardo Malipiero, sino a quel- | Ii delle ultime generazioni ~ Alfonso Alberti disegna la mappa dei rapporti tra attiviti artistica ¢ didattica della composizione, anzitutto nel Conservatorio «G. Verdi». Le «altre musiche» di cui serive Franco Fabbri abbracciano un panorama variegato quan- to ricco di relazioni ¢ interconnessioni interne che comprende lo sviluppo di un'edito- ria collegata all'industria della canzone e all’affermarsi dei cantautori, il mondo dei lo- cali ¢ ambiente del jazz, il rock'n roll, !avwentura del Nuovo Canzoniere Italiano, le numerose iniziative e aggregazioni connotate da un forte impegno politico e sociale si- no a giungere allo scenario dei secondi anni Settanta, in cui inizia «Musica nel nostro tempo». Proprio alle stagioni di questa storica rassegna di musica contemporanea é de- dicata la riflessione retrospettiva di Paolo Petazzi, primo di una serie di contributi che focalizzano l'attenzione del discorso su alcuni temi, aspetti e personaggi di questo vi- vacissimo e multiforme laboratorio musicale, Luca Civelli approfondisce la presenza € Vimportanza del jazz in uno scritto ad ampio raggio che prende in considerazione le ri viste, i local, le eticherte discografiche e naturalmente i musicisti della cittd che pud essere definita a buon diritto la capital italiana del jazz. Le radici ottocentesche del- Yeditoria musicale sono puntualmente rintracciate da Lidia Bramani, mentre Davide Verga ricostruisce storia e fenomenologia del fenomeno, macroscopico ¢ in crescita esponenziale nel corso dei decenni, della «musica antica mente affermare che, oltre che del jazz e, com’é ovvio, dell'editoria, Milano @ stata an- che la capitale italiana della cosiddetta early music). Alti saggi si occupano nello spe- cifico di personalita artistiche e culturali che hanno inciso profondamente nello scena- rio musicale della citta. Con le sue canzoni e il suo teatro, Gino Negri 2 protagonista dll contributo firmato da Marco Moiraghi; Roberto Leydi emerge nel testo di Febo »» (tanto che si pud tranquil 7 Guizzi come fondamentale figura di riferimento anche nell'ambito della nascente et- nomusicologia italiana; le significative esperienze milanesi di due tra i massimi com- positori del secondo Novecento, Luciano Berio e Karlheinz Stockhausen, sono rac- contate rispettivamente da Bianca De Mario ¢ Carlo Lanfossi. Spetta quindi a Nicola Scaldaferri rendere conto dello Studio di Fonologia musicale della Rai, luogo simbolo di una stagione decisiva nella storia della musica elettronica (e non solo} degli anni Cinquanta ¢ Sessanta, mentze Enzo Restagno conclude con un contributo sul Con- corso pianistico «Umberto Micheli». UR Stoohm, Music in Late Medieval Bruges, Clarendon Press, Oxford 1985; 1990", 2D, Fabris, Music in Seventeeuth-Century Neples, Ashgate, Aldershot 2007. 3 RL. Kendrick, The Soruds of Milan, 1585-1650, Oxford University Press, Oxford 2002, 4 CS. Geta, Music in the Collective Experience in Sisteentl-Century Milan, Ashgate, Aldershot 2006,

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