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SOMMARIO
Dalla preghiera alla preghiera cristiana.............................................................2
Da quale prospettiva guardare il Padre nostro?...............................................2
Limportanza del quadro di riferimento.................................................................4
La preghiera ipocrita...............................................................................................5
La logica del merito.................................................................................................6
La preghiera magica............................................................................................8
La tirannia della paura.............................................................................................9
Una nuova rivelazione di Dio................................................................................12
Il volto famigliare di Dio........................................................................................14
Il Padre nostro....................................................................................................16
Come pregare.........................................................................................................18
Dalla manipolazione allinvocazione....................................................................19
essenziali per capire la cosa osservata nel suo complesso. Ci vero anche per
questo brano. Questa non la sede per dare conto di tutti i punti prospettici da cui
stato studiato, ma importante sottolineare che dev'essere l'evidenza interna al
brano che ci deve guidare nella direzione giusta.
Essa ci mostra anzitutto, che la terminologia greca qui usata non ci aiuta
molto a capire il punto fondamentale del brano. Il termine maggiormente impiegato
qui per la preghiera proseuchomai e viene usato indistintamente sia per il modo
di pregare degli ipocriti (v.5), che per il modo di pregare insegnato da Ges
(v.6,7,9). Nel v.6, Ges usa il verbo greco aite, tradotto chiediate dalla Nuova
Riveduta, ma questo troppo poco per vedervi una contrapposizione tra preghiera
cristiana e preghiera di richiesta, materialista o egoista4. Nellaltro brano sulla
preghiera del sermone sul monte (Mt.7:7-11), Ges usa diffusamente il termine
aite, tradotto quasi sempre dalla Nuova Riveduta con chiedere o domandare
(v.11), per spingere i discepoli proprio a chiedere, cercare e bussare al
cospetto di Dio. Quindi, anche se il termine proseuchomai pu avere un ruolo pi
specifico e pi tecnico per indicare la preghiera, tuttavia, non pare che qui, Ges
faccia leva su questo per dire cos la preghiera.
Ci che si evince dal brano la forte enfasi su Dio Padre (v.6,8,9), la
contrapposizione tra linsegnamento di Ges sulla preghiera e il mondo pagano
(v.7-9), e la contrapposizione con il mondo religioso giudaico (v.5-6). Che questi
siano punti fondamentali del brano confermato dal fatto che hanno un riscontro in
tutto il sermone sul monte. Il termine Padre vi compare 17 volte
(5:16,45,48;6:1,4,6,8,9,14, 15,18,26,32;7:11,21). Vi sono 3 riferimenti al mondo
pagano (5:47;6:7,32), pi luso del termine aramaico Mammona, cio ricchezza,
come la personificazione di una divinit pagana (Mt.6:24). Infine, molte cose che
Ges dice in questo sermone sono una presa di posizione contro il modo di
pensare degli scribi e dei farisei (Mt.5:20-48).
Osservando il nostro brano da questa triplice prospettiva, gi si iniziano a
vedere dei particolari interessanti e sorgono i primi interrogativi. Un primo
particolare interessante che Ges contrappone ai giudei ipocriti un Padre che
vede (v.6), mentre, ai pagani contrappone un Padre che sa (v.8). Che la cosa
non sia casuale lo si capisce dal fatto che, pi avanti, Ges contrappone al modo di
fare dei pagani ancora (e solo) un Dio che sa (v.32). Perch Ges fa questo?
Un secondo particolare che la preghiera del Padre nostro viene subito
dopo la critica al modo di pregare dei pagani, e non a quello dei religiosi giudei (v.89). Che la cosa non sia casuale lo si evince anche dal fatto che il correttivo
allipocrisia dei Giudei gi stato dato al v.6, con il richiamo a pregare nella tua
cameretta. E la frase il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne dar la
ricompensa, che perfettamente simmetrica con le sezioni sullelemosina (v.2-4) e
il digiuno (v.16-18) ne decreta la completezza. Allora, perch Ges presenta il
Padre nostro pi come un correttivo al modo di pregare pagano e non a quello
giudaico? Non era il suo uditorio composto soprattutto da ebrei (5:1)?
Un terzo particolare che nel v.6 c un forte richiamo a pregare nella tua
cameretta, eppure il Padre nostro tutto al plurale. Perch? Non era pi logico
dire: Padre miodammirimettiminon espormiliberami? Poi, perch il
4
riferimento alla prescienza di Dio (il Padre...sa...prima)? Gli ebrei non lo sapevano
gi? Non da poi l'idea che la preghiera sia inutile?
Limportanza del quadro di riferimento
Se non teniamo presente, nelle parole che dice Ges sulla preghiera, il
sistema religioso giudaico, rischiamo di farci sfuggire un punto essenziale. Abbiamo
gi rilevato che questo insegnamento va inquadrato in una radicale presa di
posizione contro la religiosit degli scribi e dei farisei (5:20). Approfondire questo
aspetto, ci aiuta a capire, come mai si dava tanta importanza alla preghiera
davanti agli altri. Gli altri rappresentavano per il religioso giudeo lo standard col
quale misurare se stessi e persino Dio. Questo aspetto molto ben esemplificato in
alcune parabole di Ges.
che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato" (v.30).
Questa logica del merito e di mercato aveva abbruttito il suo rapporto filiale
col padre. Non riusciva a concepire che il padre amasse ancora il figlio che aveva
dilapidato la sua eredit. Gli rinfaccia: questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi
beni. Per lui, essere figlio o essere padre, non era un legame di fondo, che non si
spezza mai, ma qualcosa di fluttuante, legata alleredita famigliare e al merito. Su
questa base egli valuta il suo essere figlio e quello del fratello: da tanti anni ti servo e ha sperperato i tuoi beni. Su questa base egli valuta lessere padre, dicendo: a me non hai mai dato neppure un capretto e tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato. Ed su questa base che egli disprezza il fratello minore chiamandolo questo tuo figlio. Avendo smarrito il senso della figliolanza e quello della paternit, ha anche smarrito quello della fraternit. il padre che gli ricorda chi il figlio minore: questo tuo fratello (v.32).
Ma il punto nevralgico di questo modo di pensare proprio il modo in cui si
concepisce il padre. La preoccupazione del figlio maggiore era che, vista laccoglienza riservata al figlio peccatore, e visto che aveva sperperato tutto, il padre
avrebbe diviso nuovamente leredit rimasta, che di diritto spettava tutta a lui (v.12).
La sua paura di fondo che il padre avesse agito ingiustamente e che la sua eredit si sarebbe ridotta considerevolmente. Da qui la rassicurazione del padre: ogni
cosa mia tua (v.31).
Dio un padre che non fa parzialit (1Pt.1:17). Egli retribuisce in modo equo
il merito del figlio giusto e ubbidiente. Ma, in quanto padre, era giusto accogliere
anche il figlio peccatore che gli chiedeva perdono: bisognava farlo (v.32). Proprio la
sua paternit lo spingeva a fare cos. Questo legame non lo cancella il demerito di
un figlio e non lo accentua il suo merito. Egli padre di entrambi. Tutto questo getta
un grande fascio di luce sul Padre nostro, come vedremo pi avanti.
La preghiera magica
La critica di Ges sul modo di pregare dei pagani s'impernia invece sul valore
che essi davano alla preghiera in s. Essa era per loro uno strumento magico,
efficace, potente, avente forza in s, capace di agire sulla divinit e di estorcere
il suo esaudimento per il gran numero delle parole (v.7) o delle troppe parole
(battalogesete). Questultima espressione ha un certo valore e studiarla ci aiuta a
capire pi precisamente le parole di Ges.
Essa ricorre soltanto qui, per cui non si hanno altri elementi per precisarla
ulteriormente. Tuttavia, i significati proposti non sono tanti: da un lato si pensa alla
verbosit delle orazioni pagane (cfr. gran numero di parole [N.Riv.], soverchie
dicerie [Diod. Riv.], multum loqui [Vulg.]), dallaltro si pensa alla vacuit di tali
orazioni (cfr. vain repetitions [A.K.J.V.], parole sprecate [CEI, Paol.], vaines redites
(Dar.), inutili ripetizioni [N.Diod.]). In passato si dato pi spazio alla prima
opzione5, mentre, gli esegeti moderni propendono per la seconda, anche in virt del
fatto che, se il punto in questione la lunghezza delle preghiere, il gran numero
delle parole e la ripetizione, ci si chiede come mai Ges abbia pregato per notti
5
Ne Il Padre nostro spiegato ai semplici laici (Claudiana, Torino 1982), Lutero diceva: Quanto pi parca di parole,
tanto migliore la preghiera, quanto pi verbosa, tanto peggiore la preghiera; poche parole e molto senso cristiano,
molte parole e poco senso pagano (pg. 10)
delimita i confini della preghiera cristiana, ci aiuta a capire dove si trova il suo
confine. Ma Ges non si limita a questo. Non solo critico, anche se lo in modo
radicale. Nel suo insegnamento egli anche costruttivo e ci mostra il centro, il
cuore della preghiera. Nel fare questo egli tocca il punto fondamentale: egli ci da
una nuova visione di Dio.
Una nuova rivelazione di Dio
Sia nella preghiera giudaica che in quella pagana, lo scopo della preghiera
era soprattutto quello di manipolare chi ascolta, sia esso uomo o Dio, per indurlo ad
assecondare i propri meriti, i propri bisogni, in una parola: la propria volont. cos
che la preghiera era diventata per i religiosi giudei una pretesa, e per i pagani uno
strumento manipolatorio per estorcere l'esaudimento della divinit.
Tuttavia, una differenza sostanziale c' tra questi due modi di pregare. Per il
pagano Ges non usa il termine tecnico della preghiera (prousechomai), anche se
non sappiamo se ci fosse intenzionale. Inoltre, contrapporre il Padre nostro al
modo di pregare pagano, suona come una rottura radicale proprio con questo
modo di pregare. Insomma, non bisogna dimenticare che l'ebreo era un
monoteista, mentre il pagano era un politeista. I pagani, pregavano un dio
impersonale, sconosciuto, anonimo, senza nome e senza volto, che proprio per
l'incertezza e l'insicurezza che lasciava, doveva essere moltiplicato all'infinito, per
azzeccare quello giusto. I giudei invece, secondo tutta la rivelazione
veterotestamentaria, pregavano un Dio personale, rivelato, giusto e misericordioso,
che talvolta chiamavano persino Padre (Gv.8:41). Ecco perch il Padre nostro
assomiglia molto alla preghiera sinagogale8. Questo mostra che la preghiera
cristiana si inserisce nel ceppo di tutta la concezione veterotestamentaria di Dio.
Ma allora, perch Ges li mette sullo stesso piano? Perch il Padre nostro
suona come una rottura con entrambi? Qual' il metro con cui li giudica? Malgrado
la loro palese differenza, qual' il punto che li accomuna e che per Ges era cos
importante da non essersi fatto scrupoli nell'accostare monoteisti e politeisti?
Qual' il punto dove, persino la preghiera monoteista dei giudei, mancava
clamorosamente l'obiettivo? Perch Ges non ha avuto paura di mettere pagani e
giudei sullo stesso piano, ben sapendo che faceva un grande torto alla sensibilit di
questi ultimi? Rispondere a queste domande diventa fondamentale per identificare
il vero standard della preghiera cristiana. Capire questo, fa passare in secondo
piano, ogni discorso, per quanto vero, sulla preghiera altruista contrapposta alla
preghiera egoista, sulla preghiera spirituale contrapposta alla preghiera
materialista, sulla preghiera di lode, contrapposta alla preghiera di richiesta.
Per capire il punto fondamentale, si noti anzitutto che la prima parola del
Padre nostro Padre. Che questo non sia casuale, lo si evince dal fatto che
Ges contrappone ai Giudei, un Padre che vede (Mt.6:6) e ai pagani un Padre
che sa (Mt.6:8). Pi avanti, per spingere i discepoli a chiedere in preghiera,
paragona Dio ad un Padre buono (Mt.7:11). Si noti infine che Padre la parola
pi ricorrente in tutto il sermone sul monte (17 volte). Questo il punto
8
La preghiera del Qaddish, pronunciata alla fine del culto sinagogale, recitava: Sia magnificato e santificato il Suo
grande Nome, nel mondo che Egli ha creato secondo la Sua volont; venga il Suo regno, durante la vostra vita.
12
1
Cosa vuol dire che Ges Cristo ci ha fatto conoscere il Padre? Cosa
dovrebbe richiamare alla mente questa espressione? In che modo potrebbe influire
sul nostro atteggiamento, quando preghiamo? Queste domande necessitano una
risposta, tanto pi se si considera che anche gli ebrei chiamavano Dio Padre e
addirittura i pagani.
Evocando un modo pagano di fare, Geremia dice del suo popolo: dicono al
legno: 'Tu sei mio padre', e alla pietra: 'Tu ci hai dato la vita!' (Ger.2:27). Sappiamo
che il dio El degli ugariti chiamato padre dellumanit; la divinit lunare
babilonica Sin padre generatore degli dei e degli uomini e in Grecia Zeus (a
cominciare da Omero) padre degli uomini e degli dei9. Inoltre, Platone, nella sua
impostazione cosmologica dellidea di padre, pone laccento sul rapporto creante
di Dio, il padre universale nei confronti di tutto il cosmo. Secondo linsegnamento
stoico, Dio governa, in qualit di padre, tutto luniverso; egli creatore e padre
conservatore degli uominiAnche la gnosi qualifica il sommo Dio come padre o
primo padre10.
NellAntico Testamento, il nome padre viene attribuito a Dio una quindicina di volte. In Deuteronomio si pu leggere: questa la ricompensa che date al Signore, o
popolo insensato e privo di saggezza? Non lui il padre che ti ha acquistato? Non
lui che ti ha fatto e stabilito? (Dt.32:6). In Isaia ancora si legge: Tuttavia, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo l'argilla e tu colui che ci formi; noi siamo tutti opera delle tue mani. (Is.64:7). E in Geremia: Vengono piangenti e imploranti; li guido, li conduco ai torrenti, per una via diritta dove non inciamperanno; perch sono
diventato un padre per Israele, ed Efraim il mio primogenito. (Ger.31:9). Ecco
perch al tempo di Ges, i suoi connazionali poterono dire: Noi non siamo nati da
fornicazione; abbiamo un solo Padre: Dio (Gv.8:41).
evidente che chiamare Dio padre non un esclusiva di Ges e dei suoi
discepoli. Gli studiosi hanno per rilevato delle differenze sostanziali. Anzitutto, per
i pagani, la paternit di Dio aveva soprattutto un senso biologico oppure
mitologico11, mentre per gli ebrei aveva un senso soteriologico12. Per Israele, la
filiazione divina non una qualit naturale; ha il suo fondamento nellelezione
divina e nella redenzione13. Tuttavia, non questo il modo principale in cui Dio si
rivelato ad Israele, ecco perch nellAntico Testamento molto raro chiamare Dio
Padre. Delle 15 volte in cui ricorre, solo 13 volte ha il senso di un attributo di Dio e
solo 2 volte compare come titolo nella preghiera. Inoltre, non si dice mai che Dio
sia padre del singolo israelita.
Con Ges ed il Nuovo Testamento, le cose cambiano radicalmente. Anzitutto
perch questo diventa lattributo principale di Dio e poi perch questo il titolo
9
AAVV, Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento (EDB, Bologna 1976), pg. 1136
Ibid
11
op.cit., pg.1137
12
Ibid
13
Ibid
10
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1
principale col quale ci si rivolge a Dio in preghiera. Per 254 volte Dio viene
chiamato Padre nel Nuovo Testamento. Ma questo non ancora tutto. stato
dimostrato che Ges ha usato il termine pi confidenziale, pi intimo e pi
famigliare che la lingua aramaica aveva per dire padre. Un termine di tutti i giorni,
affettuoso, infantile, senza quella solennit con cui i religiosi usavano rivolgersi a
Dio. Un termine che pi propriamente andrebbe tradotto con pap o caro pap.
Questo il termine che il bambino svezzato imparava a dire per primo insieme a
mamma. Questo termine abba.
Indubbiamente, la scoperta del significato di questo termine una pietra
miliare nella nostra comprensione di Dio. Esso ha attirato l'attenzione su un punto
molto importante. Tuttavia, anche oltre il significato di questo termine, si pu
rinvenire in questo brano e pi in generale, nel modo di Ges di parlare al Padre e
del Padre, il volto famigliare di Dio. Quando Ges parla della tua cameretta, parla
anzitutto del Padre che nel segreto (Mt.6:6). Egli l, presente nelle mura
domestiche, che vede e da la ricompensa. Quando poi Ges afferma che il
Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate (Mt.6:8),
una chiara allusione ad un padre, che abbastanza presente nelle mura
domestiche, per vedere i suoi figli crescere giorno per giorno.
Ges parla di un padre che abituato a prendersi cura dei propri figli, nutrirli
ed educarli quotidianamente. Questo padre sa quali sono i bisogni dei figli, perch li
vede del continuo. Le richieste dei figli, non aggiungono niente a questa
consapevolezza. In quanto loro pap egli gi informato dei loro bisogni. Questo
non toglie niente al valore delle loro richieste, anzi le riporta a quello che sono:
richieste spontanee e fiduciose che i figli, fanno, perch sanno di poterle fare, al
loro pap. Queste richieste non sono mai inutili.
Un fanciullo sa che il suo rapporto con le cose e le altre persone mediato
da quello che pensa e decide il suo pap. Egli sa che non deve prendere nessuna
iniziativa, se non lo vuole il suo pap. Sa di non possedere niente di suo, perch
tutto del suo pap, ma proprio per questo, sa che tutto suo, ed ha almeno il
diritto e la confidenza di poterlo chiedere. La sua sicurezza non data dalle cose e
dalla loro abbondanza, ma dalla presenza del padre, che ogni giorno gli da le cose
di cui ha bisogno. questo legame filiale, confidenziale, famigliare, che fonda ogni
modo di rivolgersi al pap, anche quando chiede cose infantili. Questa possibilit
di poter accedere al padre del continuo. Il poterlo guardare con questi occhi. Il
sapere che si del continuo sotto lo sguardo di questo pap. Tutto questo il
punto focale che Ges vuol insegnare ai suoi discepoli per imparare a pregare.
Le parole il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, anche prima che
gliele chiediate (v.8) ci devono ricordare che la preghiera non serve a rendere
edotto Dio sui nostri bisogni e convincerlo ad esaudirci, ma evidentemente quello di
lasciarci educare da Lui, su quali siano veramente i nostri bisogni. Probabilmente,
non tanto un riferimento alla prescienza di Dio (cosa che i Giudei gi sapevano),
quanto alla sua conoscenza di Padre, il quale conosce i bisogni dei suoi figli, ancor
prima che essi li sappiano, e quindi li chiedano. Probabilmente, Ges contrappone
le parole il Padre vostro sa proprio allincertezza dei pagani, sull'identit dei loro
dei. Per questo, egli ci presenta il carattere personale e amorevole di un Padre che
sa i nostri bisogni, e che non ha bisogno della formula giusta per essere
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1
Sulla scorta delle riflessioni fatte sin qui, si pu avere una percezione della
preghiera cristiana e del Padre nostro pi vicina al pensiero di Ges. Ora possiamo meglio capire quale sia il suo confine e quale sia il suo centro. Il confine che
la preghiera non deve essere manipolatoria, cio dominata dalla logica del merito e
dalla tirannia della paura, ne volta a mercanteggiare con Dio o ad estorcere il suo
esaudimento. Il cuore della preghiera la fiducia con cui possiamo rivolgerci ad un
Pap che ci vede, ci ascolta, ci conosce perfettamente e provvede ai nostri veri bisogni. con questi occhi che dobbiamo leggere il Padre nostro.
Padre nostro che sei nei cieli.
Queste parole di apertura mostrano che la preghiera cristiana anzitutto
invocazione. Invocare deriva dal latino vocare, che significa chiamare. In
secondo luogo, significa anche chiedere, implorare, appellarsi. Invocare pu anche
voler dire chiamare qualcuno per chiedere aiuto. Ma, prima di tutto significa dare
valore alla persona che si invoca, alla sua autorit e potenza, e, in virt di questo,
chiedere che si muova in nostro soccorso. La preghiera cristiana proprio questo:
invocare Dio e la sua azione. Non si tratta di presentargli il conto dei nostri meriti.
Non si tratta di strappargli il suo esaudimento. Si tratta di entrare in un rapporto
personale col Padre, quindi in un rapporto filiale, in virt del quale chiedere il Suo
favore ed il Suo aiuto.
Ogni preghiera che prescinde da questo rapporto personale e filiale una
manipolazione. Ogni preghiera che mette lesaudimento al di sopra della semplice
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richiesta, aspettante e fiduciosa, pensando di aver trovato la via per avere tutto e
subito, una manipolazione. Dio la sente, ma non la ascolta. Egli un Dio che si
rivela quale Pap amorevole e provvidente, ma che si nasconde ad ogni nostro
tentativo di manipolarlo. La preghiera cristiana dev'essere indirizzata a Lui quale
destinatario principale e referente diretto. Il nostro deve avere una valenza di
possesso, da significare mio, personale, ma non talmente personale da sfociare
in un rapporto esclusivista ed isolazionista. Padre nostro non significa che ne ho
lesclusiva. Il mio merito non mi da nessuna priorit. Egli anche Padre del mio
fratello pi peccatore e di quello meno meritevole.
Sia santificato il tuo nome.
Questa 1 richiesta da valore anzitutto al nome di Dio. Nel nome inclusa la natura
di Dio e la Sua gloria. La preghiera deve mirare anzitutto a dare gloria al Suo nome.
Questo nome deve apparire sempre pi santo ai nostri occhi. Non c' cosa in Dio
per la quale lo possiamo accusare ed incolpare. Egli un Dio santo, giusto e
buono. Egli giusto in tutto quello che fa. Egli libero di agire come vuole. Non
possiamo addebitargli niente. La nostra logica deve piegarsi alla Sua.
Venga il tuo regno.
Questa 2 richiesta da valore al regno di Dio, al suo programma e ai suoi piani.
Questi devono avere la priorit su tutto. Dio vuole servirsi di noi per realizzarli. Egli
pu anche fare a meno di noi, ma vuole servirsi di noi. Per poterlo fare ha bisogno
di tutta la nostra consacrazione e disponibilit. Egli vuole la nostra collaborazione. Il
Suo regno va cercato con tutto il nostro cuore (v.32). Il Suo regno va anteposto
persino ai nostri bisogni pi essenziali (v.10-11 cfr. v.32). Se noi diamo priorit al
Suo regno, egli ci nutrir e ci vestir in modo degno di un re (v.29). Egli vuole che ci
fidiamo di Lui.
Sia fatta la tua volont anche in terra com fatta in cielo.
Questa 3 richiesta stabilisce che il criterio che fonda la volont di Dio non la
logica terrestre, ma quella celeste. Non ci devono essere capovolgimenti: la
volont di Dio devessere fatta in terra com fatta in cielo e non viceversa. Dio
non si lascia comprare ne manipolare. Questa volont libera, sovrana e giusta.
Non possiamo replicare niente, ma solo sottometterci ad essa. Anche quando ci
pare incomprensibile, dobbiamo ricordare che il Padre nostro sa e noi non
abbiamo nulla da insegnargli.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Questa 4 richiesta ci ricorda che non si deve chiedere il pane di domani, il pane
della paura, il pane dellavidit. Si deve chiedere ci che necessario, ci che
sufficiente. Dio vuole restare la fonte principale della nostra sicurezza. Vuole
essere anteposto anche ai nostri bisogni pi essenziali, rassicurandoci che egli li
conosce, anche meglio di noi e vi provvede. Egli non vuol farsi rubare la scena
dalle nostre preoccupazioni ed affanni. Dio ci vuole focalizzati sull'oggi e sul
quotidiano e vuole che in quest'oggi ci sia solo Lui, promettendoci di darci in
cambio le cose di cui abbiamo bisogno.
Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori.
Questa 5 richiesta ci rammenta che la logica del merito devessere lasciata
completamente fuori dalla preghiera. Anche noi abbiamo dei debiti con Dio, per cui,
dobbiamo applicare agli altri la logica del perdono che Egli applica a noi. E che tutto
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questo sia un punto essenziale del Padre nostro lo conferma il commento finale
che Ges fa (v.14-15), dove ribadisce che anche noi abbiamo delle colpe da farci
perdonare e la necessit di perdonare le colpe altrui per avere perdonate le nostre.
Per questo motivo, il perdono richiesto devessere anche un perdono che
impariamo a dare.
Non ci esporre alla tentazione ma liberaci dal maligno.
Questa 6 richiesta forse quella pi umana di tutte. Essa ci rammenta che
nessuna falsa sicurezza deve caratterizzare la preghiera, ma la coscienza della
propria fragilit che ci spinge ad invocare laiuto di Colui che ci pu soccorrere.
Anche noi possiamo cadere come tutti gli altri nella tentazione e restare intrappolati
nelle trame del maligno. Solo per la grazia di Dio possiamo stare in piedi.
Perch a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno, amen.
Queste parole di chiusura, ci mostrano che la preghiera si apre e si chiude con lo
sguardo rivolto alla persona di Dio ed alla Sua azione. A Lui appartiene il regno
eterno che avr l'ultima parola su tutto. A Lui appartiene la potenza che cambia le
cose. A Lui solo va la gloria per tutto quello che Egli compie. Dio saldamente
seduto sul Suo trono. Nessuno lo pu manipolare o raggirare. Avviene solo ci che
Lui decide. La preghiera non un modo per umanizzare Dio e divinizzare l'uomo.
La preghiera il luogo ed il momento in cui l'uomo incontra Dio, e questo incontro
deve avvenire nella pi totale riverenza e remissione dell'uomo nei confronti di Dio.
A Dio appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno. A noi appartiene solo
la preghiera e l'amen finale, ma sufficiente, per la sola grazia di Dio, per
partecipare anche noi, a tale regno, tale potenza e tale gloria.
Come pregare
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Sl.17:8).
Pure la preghiera altruista o la preghiera di lode possono essere falsate e
riflettere, pi o meno inconsciamente, la logica del merito. Lo stesso vale per la
preghiera spirituale. Anch'essa pu rientrare nella stessa logica, oltre che scadere
in una preghiera di tipo spiritualista, dominata da un senso dualista e gnostico delle
cose. Tutto questo falsa il nostro rapporto con Dio e squalifica la nostra preghiera.
Questo tipo di preghiere, non solo non superano il tetto, ma non superano
lambito del s. Esse finiscono per essere un parlare a se stessi. Un monologo e
non un dialogo con Dio.
Ges ha mostrato chiaramente che, anche un ebreo, pi o meno ortodosso,
pu avere la sua divinit, come qualsiasi altro pagano: basta servire Mammona
(parola aramaica per ricchezza) anzich Dio (Mt.6:24). nel cuore che passa la
linea che divide la preghiera pagana o religiosa da quella cristiana. Il volto
famigliare di Dio, di un pap che vede e che sa, sfuggiva non solo ai pagani, ma
anche ai religiosi ebrei. Bisogna ricordarsi che il nostro rapporto con Lui non
mediato dal nostro merito, ma dalla bont paterna di Dio, ed in virt di questa
bont, che non c' bisogno di manipolarlo con la forza delle nostre parole. Il Suo
amore prevedente, previdente e provvidente ci avvolge e possiamo guardare le
cose e le persone senza averne paura.
Il nostro modo di rivolgerci a Lui devessere sincero come quando si soli,
umile come quello del povero in spirito (Mt.5:3), del pubblicano e del figlio
prodigo, fiducioso come quello di un fanciullo. Ci che devessere bandita
larroganza del fariseo, dei "lavoratori della 1 ora" e del "fratello maggiore", e il
delirio di onnipotenza del pagano. La preghiera non deve diventare una pretesa del
tipo: Dammi perch mi dovuto, perch me lo merito, perch sono migliore degli
altri, perch ho la formulazione giusta.
Dalla manipolazione allinvocazione
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1
Senza voler fare una censura tout court, di certi libri e dei loro autori, forse per, sarebbe meglio che titoli quali La
potenza della preghiera, Quando i coreani pregano, Che cosa succede quando le donne pregano, Se il mio popolo
prega, Cambiare il mondo con la preghiera, ecc. dedicassero un abbondante e sostanzioso primo capitolo a tracciare
la differenza tra preghiera cristiana e preghiera manipolatoria, perch, ogni ulteriore cosa si possa dire sulla preghiera,
per quanto buona ed utile, si infrange su questo punto fondamentale.
15
B. H. Wilkinson, La preghiera di Iabez (EUN, Marchirolo 2002)
16
Dove sta scritto che la preghiera unarma? La Scrittura parla di combattere nelle preghiere (Rm.15:30; Col.4:12),
ma quando parla di armatura del credente proprio alla preghiera non associa nessun tipo di arma (Ef.6:17-18) e
quando parla di armi della nostra guerra sembra pi opportuno vedervi un riferimento alla Parola di Dio che alla
preghiera (2Cor.10:4-5).
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vostro, che nei cieli, che da cose buone a quelli che gliele domandano (v.11).
Lenfasi principale sulla bont di Dio. Pi avanti Ges parler della fede che pu
spostare le montagne (Mt.17:20), ma qui nessun accenno. Che sia proprio per togliere ogni valore manipolatorio alla fede? Di sicuro, col Padre nostro Ges ha voluto sancire la priorit del rapporto personale con Dio, rispetto ai suoi risultati per
noi (esaudimento dei nostri bisogni). Una volta stabilito questo punto, diventa meno
problematico parlare di fede che sposta le montagne. Del resto, sulla scia di
Mt.6:8,30,32, si pu dire che il modello di preghiera insegnato da Ges nasce da
un atto di profonda fiducia, in un Dio che si prende cura di noi e dei nostri bisogni,
fiducia che anzitutto in Dio e poi nelle sue benedizioni.
Altre volte si pu notare un rapporto distorto con le promesse di Dio. Dio viene
quasi inchiodato alle sue responsabilit. Ci comportiamo come dei creditori, che
vogliono avere subito il loro credito e non danno pi dilazioni di tempo. Fissiamo a
Dio un esaudimento in trenta giorni. Tuttavia, il rapporto fede-promesse, nella
Bibbia mediato dal tempo. La fede biblica ha una connotazione fortemente
temporale. Lesaudimento non fine a se stesso, ma la tappa di un disegno pi
grande, che Dio sta dispiegando nel tempo. Ecco perch lesaudimento,
ladempimento delle promesse e la fede rispondono ai tempi di questo disegno e
non ai nostri tempi. E il modo in cui la Scrittura ci parla delladempimento di
promesse chiare ed inequivocabili, come la promessa ad Abramo di un figlio
(Rm.4:18-21;Ebr.11:8-12) e la promessa ai discepoli di Ges del ritorno del Signore
(2Pt.3:8-9), ci mostra che il tempo delladempimento e dellesaudimento
interamente nelle mani del Signore.
La logica del tutto e subito spacciata per fede trionfante, non lo scalfisce, non
muta il suo disegno, non accorcia i suoi tempi. Osare in preghiera, non pu mai
avere il senso di pretendere in modo sfrontato, ma solo quello di chiedere senza
paura, senza timore, in modo fiducioso (Mt.7:7-11). La fede trionfante, la si vede
nel tempo. Lo scopo che Dio persegue pi grande del nostro e ci riguarda pi da
vicino, dello scopo immediato che noi perseguiamo. Il Padre vostro sa le cose di
cui avete bisogno, prima che gliele chiediate, pu significare anche questo: Dio non
si dimenticato delle cose che avete bisogno, anche se vi fa aspettare per averle; il
vostro gran da fare per estorcergliele non serve a niente.
Forse dovremmo prendere coscienza che le concezioni e le abitudini della vita
vecchia, possono benissimo implementarsi nella nostra nuova vita in Cristo,
dandoci persino unaureola di spiritualit, pur restando ancora abituati allidolo
come i cristiani deboli di Corinto (1Cor.8:7). Imparare a pregare significa imparare a
liberarci da ogni nostra idolatria. Fino alla fine dobbiamo imparare a pregare,
perch non sappiamo pregare come si conviene (Rm.8:26). Fino alla fine dobbiamo
fare lesperienza che la preghiera non assolutamente il luogo della nostra forza,
ma della nostra debolezza che incontra la potenza di Dio. Fino alla fine dobbiamo
riposizionarci allinterno di una preghiera che non manipolatoria, ma cristiana.
Siniscola, 01/10/2007
Tonino Mele
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