Testo tratto da Decimo Giunio Giovenale, Satira XI Libera traduzione di A. Virgilio Savona
INTRO: DOm FAm SIb MIb DOm FAm SOL7 DOm
DOm Se vai nelle case ricche SIb la cena non sa di niente, DOm il pesce non sa di niente, SIb la carne non sa di niente, FAm persino profumi e fiori DOm emanano solo puzza SOL se non ci si siede tutti DOm SOL DOm a un tavolo davorio.
LAb MIb Un tavolo davorio SOL7 DOm su un leopardo davorio FAm DOIm con la bocca spalancata, SOL7 DOm una bocca smisurata. LAb MIb Un tavolo comprato SOL7 DOm alle porte dEgitto, FAm DOm un bel tavolo elegante SOL7 DOm fatto con denti delefante.
DOm A me che non ho davorio SIb nemmeno pedine e dadi DOm n manici di coltelli, SIb son dosso persino quelli, FAm non capitato mai DOm di avere pietanze marce, SOL per me non mai un disastro DOm SOL DOm il sapore di un pollastro.
LAb MIb Non ho il tavolo davorio SOL7 DOm su un leopardo davorio FAm DOm con la bocca spalancata, SOL7 DOm una bocca smisurata. LAb MIb Non ho il tavolo comprato SOL7 DOm alle porte dEgitto, FAm DOm un bel tavolo elegante SOL7 DOm fatto con denti delefante.
DOm Mi manca persino un servo SIb che squarti montoni e lepri, DOm che squarti manzi e maiali SIb con tecniche speciali, FAm per quando mangio io DOm nellaria senti un profumo, SOL un profumo che si afferra DOm SOL DOm per tutta la Suburra.
LAb MIb Non ho il tavolo davorio SOL7 DOm su un leopardo davorio FAm DOm con la bocca spalancata, SOL7 DOm una bocca smisurata. LAb MIb Non ho il tavolo comprato SOL7 DOm alle porte dEgitto, FAm DOm un bel tavolo elegante SOL7 DOm fatto con denti delefante. (bis)