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Papert S.

“Forse l’uso del computer potrà allontanare i bambini da alcune realtà ma


certamente li avvicinerà ad altre. Dobbiamo ricordarci che un tempo la società era
strutturate in modo diverso, i bambini crescevano in un nucleo familiare ampio,
compatto e solido, dove potevano imparare ascoltando e comunicando
costantemente con i nonni, gli zii, i cugini, oltre che con i genitori. Era un modo molto
bello di imparare, forse il più sano e naturale, ma quella realtà oggi non esiste più. La
scuola è un luogo di alienazione, non una alternativa in grado di dare alle relazioni
interpersonali la coesione di cui hanno bisogno. Sono convinto, invece, che
l’educazione tecnologica riproduca alcune caratteristiche dell’ambiente familiare e
crei un contesto stimolante in cui il modo di apprendere è simile a quello di molto
tempo fa. L’uso del computer fa avvicinare i bambini fra loro, non li isola

Leggendo questa citazione non ho potuto fare a meno di soffermarmi sulla parte del testo che parla
della società di una volta e rivivere alcuni momenti della mia infanzia. Ho ricordato con nostalgia i
momenti di gioco con i miei cugini a casa dei nonni e come giocavamo usando materiali anche non
strutturati che stimolavano la nostra immaginazione e la nostra curiosità. Come il giocare insieme,
in giardino o in casa, era un modo per crescere insieme e attraverso semplici giochi si andavano a
formare delle regole di vita sociale. Un modo di giocare totalmente diverso da quello dei bambini di
oggi che sono sempre più affascinati dai diversi strumenti tecnologici che la nostra società presenta.
Tra questi strumenti c’è il computer che con il suo aspetto multimediale da la possibilità di
conoscere diversi linguaggi:lingua scritta,parlata,suono ,grafica e tanto altro ancora. E proprio
perché il computer è considerato,anche da diversi studi psicologici e pedagogici,uno strumento
multimediale utile a sviluppare le diverse abilità di base, di apprendimento e mentali,anche gli
adulti preferiscono che il bambino giochi o lavori con questo strumento tecnologico, invece di stare
per esempio, in un cortile a giocare con i suoi amici .Una delle prime abilità che i bambini
acquistano grazie al computer è:l’ abilità spaziale. Il bambino deve sapersi orientare nello spazio
dello schermo,uno spazio che presenta caratteristiche diverse dagli ambienti di vita quotidiana. Per
agire nel gioco è necessaria una notevole coordinazione oculo-manuale e la capacità di
rappresentare lo spazio in modo diverso;per muovere il cursore sul piano verticale dello schermo si
deve spostare con la mano il mouse su un piano orizzontale. Puntare il cursore esattamente
sull’icona giusta richiede e stimola lo sviluppo della manualità fine. Il computer permette anche di
favorire la sviluppo di relazioni sociali e qui approvo pienamente l’affermazione di Paper” il
computer non isola ma avvicina i bimbi tra loro”.
Fino a qualche anno fa se avessi dovuto fare una mia riflessione su questa citazione avrei
sicuramente affermato che il computer inaridisce i rapporti sociali e ci trasporta in una realtà
totalmente diversa da quella che ci circonda. Nel momento in cui ho familiarizzato un po’ di più
con questo strumento tecnologico ho costatato personalmente che il computer ,al contrario di quanto
pensassi,favorisce la creazione di un ambiente che incoraggia ed esige l’interazione sociale. Io
insegno nella Scuola dell’Infanzia, in un paese in provincia di Napoli, e nella mia scuola non è
possibile avere per ciascun bambino un computer. Tale vincolo rende necessario un lavoro in
coppia o in piccolo gruppo che rivela le grandi potenzialità che il computer può offrire per il lavoro
collaborativo. Lo schermo condiviso mette a disposizione, di tutti, i materiali di lavoro; anche chi
non ha le mani sulla tastiera o sul mouse ha il controllo dei processi in corso e può intervenire con il
proprio apporto. Ci sono,poi,anche dei software che richiedono esplicitamente di lavorare e giocare
con altri. La collaborazione fa esplorare idee e concetti che i bambini hanno appena iniziato ad
afferrare intuitivamente. L ‘aiuto reciproco permette , pian piano anche di realizzare attività più
complesse di quanto sarebbero in grado di produrre da soli. Sembra che si va a formare un modello
di comunità che costruisce conoscenze. Con questa idea la scuola deve essere un’organizzazione
che apprende e svolge diversi compiti come quello di preparare gli studenti ad acquisire un
apprendimento costruttivo. Il problema nasce nel dover ammettere che la scuola ,alcune volte, non è
in grado di raggiungere questi obiettivi perchè è distante dalle attività che la società chiede,e non
adopera le diverse risorse che aiutano a raggiungere determinati scopi , come gli strumenti
elettronici,librerie , testi scientifici e non. Per poter modellare la scuola e farla diventare come
dice Scardamalia “ comunità di costruzione collaborativa di conoscenza” c’è bisogno di un sistema
scolastico che superi definitivamente la suddivisione disciplinare e organizzi il lavoro su progetti
specifici per acquisire le giuste competenze. Un sistema che può trovare grande successo è
considerare la classe come comunità virtuale dove non ci sono più confini ne in senso fisico che
culturale e gli spazi sono definiti dagli assetti tecnologici:dai forum di discussione ai mondi virtuali.
Ogni comunità ha un suo aspetto tecnico determinato dal software scelto,dagli argomenti
trattati,dalle attività svolte, dal tipo di relazione psico-sociale che si istaura tra i vari membri del
gruppo raggiungendo degli obiettivi specifici quali:costruire il senso di appartenenza ad una
comunità virtuale; costruire un graduale senso di appartenenza dello spazio virtuale,avere una
graduale integrazione fra i diversi strumenti di comunicazione e di interazione, avere la capacità di
saper esprimere le proprie emozioni e riconoscere quelle altrui;avere,infine,la costruzione di una
identità virtuale sia individuale sia di gruppo.

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