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L’ESTATE DI SAN MARTINO

di Carlo Betocchi

Questi che scopa, scopa


le sue foglie d’autunno
nel sol di San Martino,

questo buffo becchino,


in tuta, malinconico,
che i pensieri di casa

nella scopa travasa,


mentre la fa pei lastrici
puliti andar per nulla

tra il vento che gli frulla


le crepitanti foglie,
via! povero gnomo.

E soltanto gli giova,


di quel lavoro inutile,
quel che ripensa e cova

dell’umil vita in sé:


lì presso, intanto, un cumulo
di tali foglie brucia,

e quieto par che dica:


– Ad altro m’indirizzo
col mio bel ghiribizzo

di fumo al vento; e… senti,


senti sì come odora
di ciò che fu e sarà! –

Di quante libertà
fatto è il mattino: ognuno
ha la sua propria, e tutte

ne fann’una; e niuna è sola,


e tutte sono sole:
e c’è il sole per tutti.

Anche per me, simpatico


passeggiator che passo
e sbocconcello un pane

con l’uva e il ramerino,


e con l’occhio strapazzo
(tal quale un giovinastro

le fuggiasca ragazze),
l’aria fresca, pungente,
le frasche d’un giardino,

il mio caro spazzino.

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