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La descrizione del comportamento di un terreno pu essere fatta allinterno di questo diagramma tridimensionale. Operare una analisi tridimensionale risulta per piuttosto difficile e quindi il nostro obiettivo sar di andare a determinare altri metodi di indagine.
Figura 9.1
Se ci troviamo nel caso in cui lo stato tensionale caratterizzato da 1=2=3 allora ci muoviamo sulla bisettrice del primo ottante (tratto OA), nel caso in cui 10 e 2=3=0 allora ci muoviamo lungo un segmento parallelo allasse 1 (tratto AB), mentre se abbiamo 1=0 e 2=30 allora ci si sposta lungo un segmento perpendicolare allasse 1 . Negli ultimi due casi, quando lo stato tensionale ha una componente nulla si pu far riferimento ad una analisi di tipo bidimensionale.
Figura 9.2 Dei ragionamenti di questo tipo possono essere fatti anche andando a considerare le tensioni efficaci.
I 1 = 1 u
I2= 2 u I3= 3 u
I due percorsi in termini di pressioni totali o tensioni efficaci risultano tra loro paralleli se la pressione dellacqua non cambia. Per questo tipo di rappresentazione non comodo.
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO Per i terreni che presentano uno stato di sollecitazione piana si possono considerare altri tipi di grafici come ad esempio il PIANO DI MOHR.
s= tI = s= t=
1 3 2 I I 1 3 2 1 3
2 1 3 2
Si ottiene quindi che: ssI=u ttI=0 la tensione esercitata sulla fase fluida e si osserva che questa non trasmette alcun sforzo tagliante. Allinterno del piano (s, t) possibile analizzare il percorso che stato visto prima. (Verifica attentamente che vero). Nel primo tratto OA vale che 1=3 e quindi si pu calcolare:
s=
1 3 2
= 1
t=
1 3 2
=0
s=
1 3 2
1 2
t=
1 3 2
1 2
s=
1 3 2
3 2
t=
1 3 2
3 2
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
axx a xz
axy a yz
a xz a zz
A= axy a yy a yz
I 1= a1 a 2 a 3
I 2= a 1 a 2 a 2 a 3 a 3 a 1
I 3= a1 a2 a3
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
nx
xx
yx yz
zx zz
e1 e2 e3
ny = xy xz nz
dove
yy zy
n= e1 , e2 , e3 xx xy xz yx yy yz zx zy zz
la normale uscente dalla superficie in esame. Per determinare una direzione principale necessario imporre che lo stato di sforzo sia parallelo alla normale n; cio:
nx ny nz
= e 2 e3
e1
0 = e2 0 0 e
3
e1
In questo modo si determinato un problema agli autovalori e quindi la sua risoluzione pu essere ottenuta imponendo che il determinante della matrice dei coefficienti sia nullo; si ottiene una equazione di 3 grado nellincognita .
3 I 1 2 I 2 I 3=0
Risolvendo questa equazione si ottengono le 3 tensioni principali che sostituite una ad una nel sistema agli autovalori forniscono le direzioni principali.
I 1= x y z =3p
I 2= x y y z x z 2 2 2 xy yz xz I 3= x y z x 2 y 2 z 2 2 2 2 2 yz xz xy xy yz xz
Che sono gli invarianti del I, II e III ordine del tensore di sforzo. Si pu osservare che se I3=0 allora si ha uno sforzo biassiale o piano, mentre se pure I2=0 allora lo stato di sforzo monoassiale. Gli invarianti sono comodi nel momento in cui necessario andare a scrivere le leggi costitutive sforzodeformazione in quanto queste ultime non dipendono dal sistema di riferimento adottato per descrivere il problema.
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
Tensione ottaedrica
In alcuni casi conveniente conoscere la tensione su un piano che taglia gli assi principali tutti con lo stesso angolo; questo significa che tale piano forma un ottaedro con il sistema di riferimento e la corrispondente tensione viene definita tensione ottaedrica. Facendo i calcoli si pu ottenere che
ott =
1 2 3 3 1 1 2
2
1 ott = 3
2 3
3 1
1 2 2
dove 1, 2, 3 sono le tensioni principali. Se abbiamo un generico stato tensionale allora le due tensioni sopra scritte possono essere viste come:
ott =
1 y z 3 x x y
2
1 ott = 3
y z
z x
2 xy
2 yz
2 zx
1 2
Iott = ott u
ott =ott
Consideriamo un generico stato di sforzo in termini di tensioni efficaci (1I, 2I, 3I) . Se allinterno del piano delle tensioni efficaci disegniamo il punto che rappresenta tale stato di sforzo e la retta bisettrice del I ottante allora conducendo la perpendicolare a tale retta passante per il punto relativo allo stato di sollecitazione riusciamo a determinare due segmenti la cui lunghezza pu essere relazionata alle tensioni ottaedriche efficaci.
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO Nei casi pi generali della meccanica delle terre vale che due tensioni principali risultano uguali tra loro, cio: I I oppure = =
2 3 2 3
ott =
1 I I 1 2 3 3
I ott
ott =
I I
2 I I 1 3 3 qI =
q= q
I
p =
da cui si ottiene che:
1 2 3 3
3 2
Iott
1 3
p= p
NOTA BENE: necessario osservare che pI e qI sono degli invarianti degli sforzi visto che lo sono pure gli sforzi ottaedrici ( Iott , Iott ). Vediamo ora una rappresentazione grafica in termini di p e q di una prova di carico eseguita su un provino, con il programma di carico che varia nei diversi tratti.
Nel tratto OA 1,2,3 (e I1,I2,I3 nel tratto OIAI ) vengono incrementate ugualmente. Il carico isotropo.
1= 2= 3
quindi
p= 1 q =0 1 0 p= 1 3 q= 1 1= 0 2= 3=0
Nel tratto AB 1 viene incrementato mentre 2,3 rimangono costanti. Il carico deviatorico.
2= 30 2 p= 3 3 q= 1
Se durante il processo di prova la pressione dellacqua rimane costante allora per determinare landamento delle tensioni efficaci possibile traslare verso sinistra il diagramma delle tensioni totali di una quantit u.
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
Figura 9.4 Nel tratto OA il provino viene caricato con una pressione isotropa, mentre il tratto AB rappresenta il carico assiale che porta a rottura il provino. Si pu osservare che sia in condizioni drenate che non drenate in termini di tensioni totali il comportamento uguale; la differenza si riscontra dal punto di vista delle pressioni neutre, infatti in condizioni drenate la pressione dellacqua non subisce nessuna variazione (u=0) e quindi landamento delle tensioni efficaci (tratto ABI) dato dalla traslazione verso sinistra del diagramma delle tensioni totali. Nel caso di prova non drenata (tratto ABII) lincremento dello stato di sollecitazione esterno si scarica completamente sulla fase liquida del terreno aumentando le pressioni neutre e di conseguenza riducendo il valore delle tensioni efficaci.
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
2. t, u=0 V0
Tenendo presente queste due situazioni possiamo disaccoppiare lo studio delle pressioni interstiziali e la riduzione delle sovrappressioni neutre dallo studio delle tensioni efficaci. Eseguiremo: unanalisi a regime delle pressioni interstiziali, unanalisi dellevoluzione delle tensioni efficaci.
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
=
yy
ij
zz
S ij
dove
xx
ij = 1 se i= j 0 se i j
v
3
xx yx zx xy yy zy xz yz zz
0
v
0 0
v
xx
1 2 xy
v yy
1 2 xz 1 2 yz
v zz
= 0 0
3 0
1 2 xy 1 2 xz
1 2 yz
Per descrivere lo stato di deformazione si possono utilizzare linvariante primo della matrice che rappresenta il tensore idrostatico della deformazione e linvariante secondo della matrice che rappresenta il tensore deviatorico della deformazione. Linvariante primo E1 della componente idrostatica della deformazione :
E 1= v = E 2=
xx
yy
zz
3 1 2 xy
3 1 2 xz
3 1 2 yz
Linvariante primo e secondo li possiamo esprimere in funzione della deformazione normale e tangenziale sul piano ottaedrico, quindi anche ott e ott sono degli invarianti, utili per la rappresentazione dello stato di deformazione:
ott
1 3 2 3
xx
yy
zz 1 2
ott =
2 xx yy yy zz
2 zz xx
2 xy yz
2 zx
1 = E1 3 8 ott = E 3 2
ott
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO Utilizziamo ora le deformazioni principali. Le componenti isotropa e deviatorica della rappresentazione matriciale del tensore di deformazione si possono scrivere in unaltro modo con le deformazioni principali, ma sono ancora degli invarianti di deformazione e lo notiamo dal legame con le deformazioni ottaedriche. DEFORMAZIONE VOLUMETRICA O ISOTROPA
v
= 3
ott
V V
interessante notare che la deformazione isotropa semplicemente la deformazione volumetrica. Con pochi passaggi lo si dimostra. Se V il volume iniziale di un cubetto infinitesimo di lati dx, dy, dz e V+dV il volume finale per effetto della deformazione, si pu scrivere che:
dV = 1
dx 1
dy 1
dz
x
Nellipotesi che dV>0 per un aumento di volume e che infinitesimi di ordine superiore al primo otteniamo:
x y z
dV V
Il segno meno stato inserito in quanto le tensioni e le deformazioni sono considerate positive se di compressione, mentre una variazione di volume V considerata positiva quando questa tende ad incrementarne il valore. DEFORMAZIONE DEVIATORICA
2 3
2 1 2 2 3
2 3 1
1 2
1 2
ott
= 2 3
2
1
le quali si pu dimostrare essere delle grandezze invarianti. Sempre nel caso di simmetria radiale o cilindrica andiamo a vedere attraverso le relazioni di legame elastico lineare per un materiale isotropo come si comportano sforzi e deformazioni. Con
I2= I3 e EI EI EI
I = 1 I I2 I3
2 3
= 2 I 3 1
I = I3 I 1 I2
otteniamo:
EI EI EI EI
I = 1 I I3 I3 I = I3 I I3 1 I = I3 I 1 I3 I = 1 2 I3 I I 4 I3 2 1
3 3
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
EI EI
I v
I = 1 2 I 1 2 I3
= 1 2 I 3p I EI
v
v
p=
I
3 1 2 I
I v
p =K
I
K =
EI 3 1 2 I
Posso trovare la relazione lineare fra le componenti deviatoriche facendo la differenza fra la prima e la terza delle relazioni di legame.
EI E
I
1 1
3 3
I = 1 I3
I I I3 1
=1
1 3
3 = 1 I qI s 2 3 EI qI = s 2 1 I qI = s 3 G I EI
Definiamo GI il MODULO DI TAGLIO :
G=
EI 2 1 I
Esiste una relazione diretta fra sforzi isotropi e deformazioni isotrope e fra sforzi deviatorici e deformazioni deviatoriche. In condizioni di elasticit lineare per un materiale isotropo uno sforzo isotropo produce una deformazione isotropa ed uno sforzo deviatorico una deformazione deviatorica. In alternativa diciamo che sforzi isotropi e deformazioni isotrope sono disaccoppiate rispetto a sforzi deviatorici e deformazioni deviatoriche, ci lo esprimiamo anche con le coppie di equazioni che seguono.
p =K q =0
I v
0 3G
I
v s s
1 K
I
pI
0q I 1 3G
I
=0 pI
qI
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO Per concludere con lo stato di tensione e di deformazione introdotti si dovrebbe fare ancora uno sforzo per mostrare che la scelta fatta congruente: questo significa che i prodotti degli invarianti di tensione e deformazione devono corrispondere al lavoro compiuto dalle sollecitazioni esterne.
Figura 9.5 Consideriamo un elemento cubico di dimensioni (a1, a2, a3). Supponiamo che le facce appartengano ai piani principali, e che su di esse agiscano le forze esterne F1, F2, F3 e che allinterno agisca la pressioni interstiziale costante u. Di seguito inidico con gli incrementi finiti ma piccoli. Se in un certo istante gli spigoli subiscono una variazione a1, a2, a3 e il volume dellacqua espulsa VW allora il lavoro W compiuto dalle forze esterne e dalla pressione interstiziale risulta:
W = F1 W V F1
a1
F2 a1 a1
a2 F2 a1 a 3
F3
a3
uV w F3 a1 a 2 a3 a3 V w V
Per ottenere il lavoro per unit di volume divido per il volume V=a1 a2 a3.
a2 a2
a2 a3
Se lelementino di terreno saturo e i grani solidi e il fluido interstiziale sono considerati incompressibili allora:
V = V w W V W V
Essendo
F1 a2 a3
a1 a1 2
F2 a1 a 3 3
a2 a2 u
F3 a1 a 2
a3 a3
V V
= 1
u V =u W V W V
I = 1
I2
I3
A questo risultato si deve arrivare anche calcolando il lavoro per unit di volume mediante gli invarianti.
= pI
qI
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO
I2= I3 p=
I
1 I 1 2 I3 3
1
q = 1 3
3
v =
Sostituendo ottengo:
s=
I
2 3
W V
= 1
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CAPITOLO 9: SFORZI E DEFORMAZIONI NEL TERRENO (Questa pagina intenzionalmente bianca.)
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